Presento a Pordenonelegge la felice biografia di Turoldo scritta da Mariangela Maraviglia (Morcelliana). In treno sfogliavo ritagli accumulati nei decenni e due mi sono entrati: uno che riporta il suo ultimo dialogo con il chirurgo; l’altro è un testo sull’Eucarestia che il padre David scrisse per il Corsera in occasione del Congresso Eucaristico di Milano del 1983. Li riacciuffo nei commenti.
Quando Turoldo disse al chirurgo: “Ci credo”
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Ci guardammo a lungo. “Mi chiamò nella fase terminale e mi disse, toccandosi il ventre indurito: ‘Professore, toglimi, toglimi…’. Gli dissi: ‘Guarda David, adesso è il momento della verità. Devi dirmi se quello che scrivi è una cosa a cui credi. Io, per conto mio, ci credo’. Poi gli chiesi: ‘Tu ci credi?’. Allora ci guardammo a lungo negli occhi. Aveva capito tutto e poi mi disse: ‘Sì ci credo. Ho capito. Va bene, va bene così’”. Ermanno Ancona su “Avvenire” del 10 novembre 1993.
Apparecchio alla morte. David Maria Turoldo è da sempre un personaggio dei miei “fatti di Vangelo”. Avevo parlato con lui più volte del suo “apparecchio alla morte”. Ma questo dialogo con il chirurgo non lo conoscevo. Ora capisco perché il nome del chirurgo è tra quelli a cui David dedicò “Canti ultimi” (Garzanti 1992).
Silenzio eucaristico. La pagina sull’Eucarestia è in un testo di Turoldo pubblicato dal Corriere della Sera del 15 maggio 1983 accanto a un mio articolo di cronaca sul Congresso Eucaristico di Milano che ero andato a seguire: “Sacramento significa: segno visibile di una realtà invisibile. L’Eucarestia è il segno del folle amore di Dio per l’uomo, di un Dio che si concede fino a farsi mangiare, per immedesimarsi e scomparire nell’uomo. Altrettanto è per la Chiesa, qualora raggiunga lo stato veramente eucaristico, allora sarà la finalità raggiunta, il segno dell’umanità finalmente composta nell’amore. Nessuna meraviglia che proprio l’Eucarestia sia il cuore stesso della Chiesa, come è l’inconscio sogno dell’umanità. Nessuna meraviglia che tutto si svolga intorno all’Eucarestia. Solo che bisogna, per questo, avere molto riguardo. Come dire che bisogna proporsi tutto il rispetto e la dignità necessaria. Più che far leva sulla esteriorità, bisogna concentrarsi e calarsi nel profondo. E raccogliersi in silenzio, al fine di sentire lo stesso silenzio di Dio, in questo infinito silenzio del tabernacolo, da questo centro del mondo della fede. Circondato di silenzio come il cuore nel corpo dell’uomo. Ecco, mettersi più che altro in ascolto dei suoi battiti, dei suoi gemiti ineffabili”. In accoglienza alle parole del padre David stasera farò un’ora di silenzio eucaristico unito a quanti sono andati in questi giorni a Genova.
Frate e vate. “David Maria Turoldo. La vita, la testimonianza (1916-1992)”, Morcelliana 2016 [pagine 447 – euro 30.00], è il volume che sono venuto a presentare a Pordenone. Una biografia coinvolgente, la prima tentata ad oggi. Ho avuto a che fare con il frate e vate Turoldo per più di tre decenni e leggendo questa ricostruzione documentale della sua avventura ho ritrovato una folla di nomi e facce e luoghi a me carissimi. E infine ho conosciuto lei, Mariangela Maraviglia, che in ogni pagina da vigile padrona di casa mette in buona luce i tanti doni dell’uomo David ma anche liberamente ne segnala i difetti, che erano rumorosi quasi quanto le virtù.
Mariangela Maraviglia: che nome suonante con tutte quelle i e a. Il suo amore per le biblioteche. La sua riconoscenza per chi l’ospitò in una decina di archivi alla ricerca delle tracce lasciate da Turoldo. Il suo racconto di detti e gesti inediti di tanti personaggi, Schuster e Montini e Dossetti tanto per dirne tre, che ebbero a che fare con Turoldo.
Scelse di chiamarsi David. Giuseppe Turodo (così si chiamava) quando vestì l’abito di “servo di Maria” nel 1934, a 18 anni, scelse di chiamarsi David come il cantore dei Salmi che anche danzava per il Signore. E così sempre ha poi fatto in vita e in morte.
Non versi ma canti. Le ultime poesie di Turoldo hanno il titolo di “Canti ultimi” (Garzanti 1992). Le ultime di Mario Luzi si chiamano “Versi ultimi” (“Lasciami non trattenermi”, Garzanti 2009). Il poeta Mario lavora i versi, il cantore David intona canti.
Bentornato nel Nordest, Luigi ! Il tempo è quello che è, tipicamente “nordestino”, ma la figura del grande Padre David Maria Turoldo è ottimo motivo per venirci a ritrovare nelle nostre terre.
Buona domenica a tutti !
Roberto Caligaris
Scusate l’OT
Al nuovo incontro per la pace ad Assisi non e’stato invitato il Dalai Lama. Non si sa perche’visto che all’incontro dell’86 era a fianco di Giovanni Paolo II. Alcuni giornalisti,i soliti Magister e Cascioli,insinuano che non l’abbiano invitato per non irritare la Cina potenza con la quale la Santa Sede sta cercando il “dialogo” per usare un eufemismo.
Non so se sia cosi’ma se cosi’fosse si comincia male:escludere uno per far piacere ad un altro piu’potente non mi pare nello spirito di San Francesco semmai nello spirito della realpolitik. Incontro per la pace ma quale pace?Quella vera che ci ha promesso Gesu'”vi do la mia pace”o la pace come la concepisce il mondo cioe'”quieto vivere”?
Il diavolo si nasconde nei dettagli.
Più che il diavolo, direi Magister ,Cascioli, e qualche zelante adepta….
🙂 🙂 🙂
Gli adepti di Magister e Cascioli non sono da meno degli adepti di Andrea Riccardi e di sant’Egidio.
😉 🙂 🙂