“Nei primi giorni avevo con me un Corano. Leggerlo mi dava conforto. Ma poi sono stato trasferito da un’altra parte e non l’ho potuto potare con me”: è il racconto al collega Renato Caprile di Repubblica fatto da Gabriele Torsello, il fotografo convertito all’islam rapito in Afghanistan da guerriglieri nati musulmani. Anche Aldo Moro prendeva conforto da una Bibbia nel carcere delle Brigate Rosse. Gliel’avevano procurata i rapitori, nati cristiani.
Quando Torsello perse il suo Corano
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Gioia per la sua liberazione, naturalmente, e solidarietà per le sofferenze patite. Però devo confessarlo: per chi, nato cristiano, si fa musulmano non provo nessuna simpatia. Faccio davvero fatica a comprendere. Per quanto uno possa aver conosciuto male il cristianesimo, per quanto male gli possa essere stato presentato, dico di più: per quanto scandalo possano avergli dato i cristiani, come fa a passare dal cristianesimo all’islam? Per carità, i percorsi della vita di ciascuno sono i più tortuosi e complessi, e Dio scrive diritto per righe storte, però lasciare il Vangelo per prendere il Corano è oggettivamente una stoltezza: per stare alla parabola, è come vendere la perla preziosa per comprare bigiotteria
Leonardo, non credo sia giusto criticare le scelte religiose degli altri: siamo cattolici, non integralisti.
La Grazia, si è detto, agisce per vie misteriose. A noi compete testimoniarla, questa Grazia, poi ognuno è libero di scegliere. Se Torsello ha voluto convertirsi ha avuto i suoi motivi, a noi interessa vivere da cristiani e vedremo se un giorno sentirà l’esigenza di tornare al cattolicesimo. Tenuto presente che alla sera della vita saremo giudicati sull’amore. E tenuto presente che sono problemi suoi. Detto senza scadere nel sincretismo e nel supermercato delle religioni, sia chiaro.
Che salvezza ci sarà, ad esempio, per uno che – nato su Alfa Centauri – non ha mai conosciuto il cattolicesimo? E per un buddista che non sia mai entrato in contatto con la nostra religione?
Certo, una delle cose che spesso dicono alcuni convertiti ad altre religioni è sempre questa: che nel cattolicesimo non si trovavano bene, hanno trovato delle risposte in altri culti. Penso che valga l’obiezione mossa da mio padre ad un collega fresco buddista: “Ma tu, hai approfondito il messaggio cattolico?”. “No”, fu la risposta.
Ecco, mentre gli altri si convertono, pensiamo noi a conoscere meglio la nostra religione. Per essere felici di praticarla e renderle testimonianza.
Per me questo mestiere ha significato anche questo: riprendere in mano catechismo, Bibbia e Martirologio per riscoprire la mia identità. Religiosa, prima di tutto: e culturale.
Sai, in Sicilia un proverbio dice che arma e cammìsa l’avemu divisa, anima e camicia le abbiamo divise. Non le abbiamo in comune, quindi ognuno si guardi la propria anima. E, possibilmente, anche la camicia.
A proposito dei brigatisti e di Moro, vorrei ricordare Buongiorno, notte: la notte prima dell’esecuzione di Moro-Roberto Herlitzka, poco prima di mangiare la minestra, i brigatisti si segnano. La scena è girata al rallentatore, a sottolineare il momento, con una zoomata sulla faccia di Maya Sansa a evidenziare il suo stupore. Non lo aveva Paolo VI, quello stupore: che in mezzo a tanti “eroi” che etichettavano i brigatisti nei modi più incredibili, ebbe il coraggio – forse il momento più alto della sua vicenda umana ed ecclesiale – di “inginocchiarsi” davanti a loro e appellarli come “uomini”.
Anni dopo ho avuto modo di incontrare Oscar Luigi Scalfaro. Non più presidente della Repubblica, venne in collegio da me a tenere una conferenza. Ero ancora studente: volli fargli una domanda, e gli chiesi del rapimento di Aldo Moro. Lui rispose dicendo di non volerne parlare (“Lei mi assolverà – disse – se non le dò risposta, ma a scanso di equivoci la rimando al mio discorso per i 20 anni da Via Fani”), poi però volle accennare alle lettere. “Ecco – disse – trovo che le lettere scritte da Aldo, specialmente quelle dedicate alla famiglia, siano state un dono di Dio. Per i familiari, e per chi gli è stato vicino”. A quattrocchi, dopo la conferenza, confessò poi che la domanda gli aveva fatto molto piacere. Ma per evitare polemiche aveva preferito censurarsi.
No, mi dispiace ma non sono d’accordo. L’obiezione di tuo padre al collega neo-buddista è giustissima: sul piano oggettivo non avere approfondito il messaggio cristiano è una colpa grave, una profonda slealtà nei confronti dell’annuncio che in qualche modo uno ha ricevuto dalla famiglia o comunque dalla tradizione in cui è cresciuto.
Può essere addirittura un modo di “iImpugnare la verità conosciuta”, come si diceva una volta, (ed era uno dei peccati contro lo Spirito Santo!). Certo, sul piano soggettivo nessuno può dire se il peccato ci sia e quanto sia grave, ma questo è un altro discorso.
Comunque, a livello di rapporti personali, fermo restando che si rispetta la libertà di ciascuno (non siamo mica musulmani!) e che verso tutti si deve essere caritatevoli, io credo che sia giusto essere assai più severi nei confronti dell’apostasia che delle incoerenze morali.
“Non siamo mica musulmani!”… semmai non siamo mica musulmani fondamentalisti o terroristi, Magdi Allam non mi pare abbia ancora preso Luigi a cazzotti… e con lui tanti musulmani moderati.
Essere severi nei confronti dell’apostasia… sì, come fanno i fondamentalisti musulmani.
Luigi, Allam ti ha fatto qualche occhio nero?
Leonardo, scusa ma mi sembra una posizione troppo dura.
Non so perchè Torselli si è convertito, siamo nello spazio di una scelta intima che non mi permetto di giudicare.
Lui, ha fatto questa scelta, ma che dire di tutti coloro che si innamorano di una ragazza musulmana e che sono obbligati di convertirsi se vogliono sposarla ?
E questo succede qui da noi, in Occidente dove una legge religiosa straniera si impone sulle nostre leggi.
Questa parentesi fatta, vorrei dire che nelle mie ricerche ,il tempo in cui mi ero allontanata dalla pratica religiosa, ho anche studiato un poco il buddismo, che non è una religione, ma una filosofia di vita.
Tutto quello che ho letto, condiviso, mi ha molto aiutata nella vita e mi permette di essere oggi una ” migliore” cristiana, grazie anche alla responsabilità di ciascuno a cui rinvia il buddismo. E so che tante persone che hanno avuto un lungo percorso nel buddismo, riscoprono il loro essere cristiani , con una maggiore consapevolezza. Del resto il Dalai Lama domanda a ciascuno di non rinnegare la sua religione.
Penso che quando una persona si converte per libera scelta, vuol dire che non ha trovato nella sua religione risposta alle sue domande, ai suoi bisogni, e qui è grande la responsabilità dei genitori, e , per il cristianesimo, dell`istruzione religiosa che non hanno saputo trasmettere il messaggio d`amore di Cristo.
Poi ogni percorso è individuale, delle volte si sente il bisogno di rinnegare il Padre o la Madre Chiesa per poi meglio ritornarvi !
Non possiamo impedire qualcuno di convertirsi, possiamo solamente dargli la voglia di meglio conoscere il cristianesimo grazie alla nostra testimonianza !
Per quel che riguarda coloro che hanno rapito, Moro o Torselli, e tanti altri, prima di essere musulmani, cristiani, buddisti, animisti, o quel che volete, sono innanzitutto dei criminali, sottomessi all`unico Dio : il denaro.
Saluti, Luisa
Scusate, è chiaro che per Aldo Moro la storia è leggermente più complicata.
Credo occorra distinguere la conversione dal cristianesimo all’islam, intesa come ripudio della propria fede da parte di un cristiano consapevole e attivo, dal passaggio all’islam di un italiano magari battezzato ma praticamente ateo. Per spiegarmi, farei l’esempio di Edith Stein: non si converti dall’ebraismo al cristianesimo, ma dall’ateismo al cristianesimo. Come risulta con chiarezza solare dall’autobiografia, lei non confessava nè praticava l’ebraismo, quando scoprì il cristianesimo. Riscoprì poi l’ebraismo – a partire dalla lettura dei Vangeli – e riuscì a comprendersi come un’ebrea cristiana! Immagino che Torsello appartenga alla schiera degli italiani che passano all’islam essendo da tempo del tutto estranei al cristianesimo. In questo caso non credo si tratti di apostasia nel senso stretto del termine. Ma anch’io penso che l’apostasia sia più seria delle incoerenze morali.
Luigi
Sì è vero, moltissimi oggi sono cristiani solo di anagrafe, in pratica sono pagani e quindi se si convertono all’ebraismo o all’islam o a qualche altra religione la loro, sul piano soggettivo, non può dirsi un’apostasia. Però il punto che mi preme mettere in risalto è la gravità di questa trascuratezza nei confronti del cristianesimo, che è comunque l’ipotesi di senso più vicina, quella che sarebbe logico verificare per prima. Perché tanti non si curano di ‘mettere alla prova’ il cristianesimo, anzi non si curano neanche di sapere che cos’è. In parte perché credono di saperlo già. Questa è la più grande tragedia del cristianesimo oggi: la gente crede di conoscerlo e invece non ne ha un’idea. Prendiamo l’Italia: le chiese ci sono (magari chiuse per la maggior parte del giorno, ma ci sono), i preti anche, il cattolicesimo fa ancora, almeno un po’ parte del panorama e così gli italiani credono di sapere che cosa sia. Non è vero, non lo sanno: i giovani specialmente sono assolutamente ignoranti. Anche dell’islam o del buddismo sono ignoranti, ma almeno sanno di esserlo, così ogni tanto qualcuno si incuriosisce, si mette a studiarlo, va dai musulmani o dai buddisti, e poi magari finisce che si converte.
Leonardo, su quest’ultima riflessione hai fatto centro su tutta la linea. Sono d’accordissimo con te.
Il problema forse è nel considerarsi ancora maggioranza nel Paese. Ma non si è cattolici sol perché battezzati; occorre, penso, una formazione continua Catechismo alla mano.
Questo spesso non avviene perché dopo aver fatto la prima Comunione, basta sapere qualche cosa e si va. Poi scopri che la gente del cattolicesimo non ne sa assolutamente niente. E quando tu ne parli ti senti chiedere: “ma tu hai studiato in seminario?”.
Un caro saluto e buona giornata a tutti.
Leonardo, grazie per la tua analisi che mi voglio ricopiare tanto la trovo pertinente.
E mi piace molto quel tuo mettere alla prova il cristianesimo che io scriverei anche senza virgolette. È una grande sfida.
Vorrei dire che ci sono pure coloro , come me, che si sono allontanati , anche perchè non trovavano più nella loro comunità , risposta a quella sete di Dio, di sacro. Io mi sono trovata a confrontarmi a un`assemblea dove la verticalità della croce cedeva sempre più il passo all`orizzontalità ,dove non c`era più spazio per il silenzio, tante parole, e nemmeno a commento della Parola, tante iniziative dei laici ,e i preti che se ne stavano in disparte, ginocchiatoi che spariscono, una liturgia oserei dire “desacralizzata”.
Ho molto sofferto, la mia anima , il mio spirito ,il mio corpo, tutto il mio essere si è rivoltato, ho fatto il giro di parecchie parocchie, e dappertutto trovavo quello spirito post-conciliare,che solo adesso posso definire mal compreso.
Il mio bisogno di silenzio, di preghiera era soffocato da quella participazione iperattiva che niente ha a che vedere con la ” participatio actuosa”.
Allora ” de guerre lasse” me ne sono andata.
Oggi ho ritrovato con immensa gioia una comunità di religiosi dove la liturgia è rispettata, le cerimonie sono belle e sentite, il latino è ancora presente in molti canti e si sente la fedeltà di questa comunità al Santo Padre, che per me è assolutamente fondamentale.
Il mio bisogno di una parola forte ( e non di parole…) che nutre il mio spirito non è ancora soddisfatto….ma per questo non che da ascoltare Papa Benedetto !
Non mi sono mai posta la domanda della conversione ,perchè la mia filiazione in Cristo è sempre stata un`evidenza, ma la Chiesa era veramente diventata per me una realtà molto lontana alla quale mi sono ribellata !
Ma i miracoli esistono, ed eccomi ritornata e felice di avere ritrovato la mia famiglia ! Saluti e buona settimana a tutti ! Luisa
mi associo al coro di elogi dell’analisi di Leonardo. Sei riuscito a centrare il problema, anzi come dici tu “la tragedia”, in poche righe. Grazie.
Caro Leonardo,concordo su tutta la linea.
Purtroppo aleggia un grave pregiudizio contro il Cristianesimo:si ha l’idea che il Vaticano voglia fare ingerenza nelle questioni di pertinenza dello Stato.Non è così:il Papa,e qualche vescovo,insiste “semplicemente” sui valori non negoziabili.Se non può fare nemmeno questo,non ha più senso parlare di fede cattolica.
Io ringrazio Papa Benedetto perchè la mia fede era stanca e vuota,quasi un’abitudine,una sorte di “tradizione” da cui non potevo prescindere ma che era quasi superflua.Ora invece ho scoperto la gioia di andare a Messa e di vivere con coerenza la mia fede.Per coerenza intendo anche portare la croce al collo e difendere il Papa quando ingiustamente attaccato.
Saluti MG
Una delle accuse rivolte al cattolicesimo è di essere oscurantista e retrogrado verso la scienza.
Qui credo che le cose stiano un po’ diversamente…
http://canali.libero.it/affaritaliani/politica/scienzallarmistica0611.html
Felicissimo per Torsello, e emozionato – come sempre quando si parla di quella vicenda, di un’emozione fisica – per il riferimento di Luigi alla “prigionia” di Moro. Delle cronache di quei giorni, mi restano le sue lettere, non per le accuse agli amici di partito ma per la visione, la finezza e la statura politica, culturale e filosofica che anche in quel frangente venivano in evidenza. Mi restano le immagini di un’ora oscura della storia del Paese, con una classe dirigente in difficoltà, come impietrita nelle sue contraddizioni e inerme nella sua “fermezza”. Mi rimane il senso di una crisi del rapporto tra la Chiesa e la Nazione, per lo meno della funzione che la Chiesa aveva esercitato in Italia a partire dal dopoguerra e simboleggiata proprio dal rapporto Montini-Moro-Andreotti. Mi scuotono ancora, ogni volta che le riascolto, le parole del Papa al Laterano, in un funerale quasi surreale perchè celebrato “non praesente cadavere”, e nell’assenza della famiglia. Quella preghiera di Paolo VI, intensa e drammatica come un Salmo, è davvero il sigillo sul suo pontificato e sulla sua storia di prete italiano, cattolico e democratico, di umanista e di politico nel senso più nobile e alto della parola.
Consiglio a tutti di prendere un piccolo libro edito dalla casa editrice La Locusta di Vicenza (il numero lo trovate su internet, cercando bene: è ormai una ditta per pochi amici), “Per Aldo Moro”, che contiene due bellissime meditazioni del filosofo urbinate Italo Mancini sull’esperienza del leader pugliese, insieme alla preghiera di Paolo VI e a una intensissima poesia di Mario Luzi.
Grazie Tonizzo 🙂
Come sempre “Affari” evidenzia ciò che altri media ignorano in buona o malafede.
Nessun cenno nei tg al discorso del Papa sullo scienza e nemmeno riguardo un episodio importantissimo e,se vogliamo,mediatico:
http://canali.libero.it/affaritaliani/papabond0611.html
Dare il buon esempio è sempre fondamentale,semprechè qualcuno ne parli…
Saluti MG
Toh, chi si rivede! 😛
Hai meditato sul secondo?
Per il resto… grazie dell’attenzione. Il discorso agli Accademici era in inglese e me lo sono dovuto tradurre da solo, ma gli insegnamenti paterni servono sempre…
Cari saluti.
Bentrovati… il lavoro ora mi lascia sempre meno spazio per scrivere, ma è bello ritrovarvi con le vostre posizioni… a volte così diverse ma tutte sincere e disinteressate, e costantemente intente a un dialogo quasi sempre fecondo!
Per quanto riguarda Torsello anch’io ammetto che il primo moto è di dispiacere… come mai uno trova nell’Islam quello che non trova nel Cristianesimo? O non ha mai cercato? Ma se non ha mai cercato, perché? In parte le responsabilità sono di noi cristiani, che siamo testimoni tiepidi e indolenti. Almeno io. In parte c’è oggettivamente un “sistema” di pregiudizi insito nel “sistema” sociale e culturale di oggi. In parte c’è, probabilmente, un certo “fascino dell’esotico” (del resto se uno va a fare il reporter in Afghanistan si vede che il fascino dell’esotico un po’ lo sente [ATTENTI: non dico assolutamente che “se l’è cercata”!, dico solo che se uno ha curiosità verso terre lontane può rimanere più facilmente colpito anche dagli aspetti religiosi]).
Comunque questa è la vera tragedia: le grandi Chiese storiche faticano a intercettare la grande e crescente “domanda di divino” del mondo di oggi. Come mai? Saperlo!! Sicuramente c’è un bisogno di assoluto inevaso, che non sempre si ritrova nelle nostre parrocchie. Io non credo che sia “solo” questione di “orizzontale vs. verticale”, come se i due aspetti della fede si facessero la lotta l’un l’altro. In una situazione sana il verticale rimanda all’orizzontale, il mistico rimanda al sociale, Dio rimanda all’uomo! E viceversa! Più che di “orizzontale” parlerei di… “appiattimento”, di un panorama di grande sciatteria. E forse anche di paura: paura di mostrare i veri tesori della nostra fede… paura di parlar chiaro di Gesù, del suo amore, della sua scelta radicale, assoluta! E, forse, paura di vivere quell’amore fino in fondo. Paura in noi, beninteso: in noi cristiani, preti e laici!
Se si testimonia – a parole e a fatti! – l’Assoluto, la semina non resta senza frutti. Ma ci rendiamo conto cosa vuol dire (se Luigi mi conferma il dato che si leggeva qualche settimana fa sui giornali) SEIMILASETTECENTO ragazze/donne che si fanno suore contemplative, in Italia, nell’ultimo anno? (Ne conosco almeno una anch’io, tra parentesi, e vi assicuro che è la ragazza più straordinaria [lettrici e morosa escluse] che abbia mai conosciuto…). La santità dà frutti, eccome. Più delle nostre strategie pastorali, “progressiste” o “conservatrici” che siano. Più dei nostri convegni ecclesiali e non. Più dei bollettini parrocchiali, delle radiomarie e dei siti internet. Non sono “anti-strutture”… ma la vera Struttura, quella robusta, è la Gerusalemme celeste, la Comunione dei santi. Ci siamo dimenticati che ci siamo dentro anche noi?
Forse non mi sono spiegata bene. Non ho detto che la verticalità e l`orizzontalità fossero in lotta . Mantengo il mio termine di orizzontalità perchè è così che io l`ho vissuto, direi dolorosamente .
Liturgie lasciate all`inventività di preti e laici , liturgie con l`uomo al centro della celebrazione, lasciando poco spazio per rivolgere la mia attenzione, verso Cristo, la verticalità. Liturgie che celebravano l`uomo e non il Mistero.
Non c`era quell`incontro al centro della croce, in quel punto dove i due bracci della croce si incontrano, quel rinvio di cui tu parli, Luca.
Metto le mie frasi all`imperfetto, anche se sono cosciente che questa è ancora la realtà in molte parrocchie, perchè per me queste esperienze fanno parte del passato.Saluti, Luisa
Luca ha scritto:
del resto se uno va a fare il reporter in Afghanistan si vede che il fascino dell’esotico un po’ lo sente
Chissà se ‘sto fascino lo sentono pure i missionari comboniani… 😎
Detto questo, è perfettamente vero quanto dici sulla domanda di senso del divino che la Chiesa non riesce a intercettare. Sennò non riusciremmo a comprendere perché la gente va dai maghi o chiama Vanna Marchi.
Però, però, però… come fai ad andare in mezzo a tutti i fratelli della tua porzione di popolo di Dio se sei un solo parroco e hai una parrocchia di oltre 20.000 anime?
Vorrei dipingervi una situazione, poi vediamo se possiamo darle un senso tutti insieme.
Sant’Onofrio, provincia di Vibo Valentia, diocesi di Mileto-Nicotera-Tropea, Calabria. Popolazione: 5.000 anime. Due parrocchie, un arciprete e un sacerdote. Il parroco le amministra entrambe.
Sennonché, il parroco è di un paese ad una trentina di km di distanza e non abita a Sant’Onofrio. Se qualcuno dovesse avere bisogno dell’estrema unzione in piena notte che si fa?
Secondo esempio: Bagheria (PA), diocesi di Palermo, popolazione di 50.000 abitanti.
Parrocchia della Matrice (cioè la cattedrale), dove sono stato battezzato. Un parroco e un diacono. E stop. Il giorno di Pasqua del 2004 cerco di confessarmi, ma senza esito. Lampo di genio: a 200 metri dalla Matrice c’è la chiesa delle Anime Sante: entro e trovo il parroco. Tutto a posto.
Allora, diciamo che di pastori non ce n’è assai in giro, grandi centri o piccoli non importa. Diciamo pure che i pastori non riescono a visitare molte pecorelle. E diciamo pure che certe volte mancano delle piccole iniziative che potrebbero essere un modo di avvicinare la Chiesa alla gente: perché qui a Magenta, nel profondo Nord, il sacerdote quattro giorni prima informa con apposito cartello quando passerà a benedire le case, e nella mia parrocchia a Vibo questo non si fa? Penso sia un piccolissimo gesto, eppure quanta gente in più si potrebbe incontrare?
Buona giornata, vado a prendere il treno e lavorare…
Per continuare con gli esempi: oggi, ore 11,45, cattedrale della mia città. Chiusa, sprangata: la cattedrale è ovviamente in centro, c’è via vai di persone, quando è aperta c’è sempre chi entra a pregare (una volta si diceva: “a fare una visita al Santissimo”, ed era un modo bellissimo di dire, molto tenero e molto umano). Se c’è un prete che confessa, il confessionale non è mai vuoto. Domanda: davvero non si riesce a tenere aperta e ‘servita’ neppure la cattedrale fino ad un’ora decente? Da noi in genere la pausa pranzo è intorno alle 13/ 13.30: almeno fino a quell’ora uno si aspetterebbe di trovare le chiese del centro aperte (e poi, non sarebbe bello tenere aperta almeno una chiesa proprio durante quel tempo, quando magari uno può andarci prima di rientrare in ufficio?). È vero, i preti sono pochi e sono anche vecchi, ma se si dedicassero solo a fare i preti forse … Invece c’è la ‘gestione’ da mandare avanti: beghe burocratiche, affari economici, commissioni, progetti … (quella che il cardinale Ratzinger chiamava l’autooccupazione della chiesa).
(Poi le cose non sono mai semplici: un mio caro amico sacerdote, che teneva lodevolmente aperta la sua chiesa da mattina a sera, ha subito giorni fa un furto sacrilego, sono state portate via le ostie consacrate: satanisti? ‘semplici’ idioti? Comunque sia, una cosa terribile)
Riguardo alla benedizione delle famiglie:
nella mia diocesi in genere i sacerdoti passano casa per casa nel primo pomeriggio, e rigorosamente prima della Messa vespertina. A quell’ora chi sperano di trovare in casa? Che senso ha?
Ho l’impressione che a volte le cose si facciano solo perchè si devono fare.
Siamo davvero testimoni tiepidi e indolenti, come dice Luca.
A Tonizzo, brevemente e in ritardo: Ripeto che non c’è nulla di male a sentire il fascino dell’esotico: io un po’ lo sento ma non sono coerente, c’ho pure paura di volare. Torsello è stato più coerente e più coraggioso, come coerenti e coraggiosi sono i missionari… e pure in loro un po’ dell’antico fascino dell’avventura in terre lontane rimane. Be’, mica stona, no?
Luca, grazie per la risposta. Mah, messa così per me è ok. Avevo frainteso, sorry.