Il 28 giugno è stato annunciato il riconoscimento del martirio di don Giuseppe Puglisi ucciso dalla mafia di Palermo nel 1993, il 10 maggio era stato annunciato quello di Odoardo Focherini (1907-1944) che diede la vita per salvare ebrei durante l’occupazione tedesca. In ambedue i casi abbiamo avuto una primizia alla quale seguiranno altre proclamazioni: Puglisi è il primo martire di mafia, Focherini è il primo nostro martire dell’aiuto agli ebrei. – E’ il piano avvio di un mio insinuante articolo pubblicato martedì 17 dal quotidiano LIBERAL a pagina 14 con il titolo La Chiesa ripensa il martirio.
Puglisi e Focherini primizie tra i martiri di oggi
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Fai bene, Luigi, a proporre questi temi alla nostra meditazione. Le diatribe che imperversano in altri blog avranno forse più “audience”, ma non aiutano.
Ringrazio Luigi con tutta la forza e la passione( non molte in verità) di cui sono capace. Nelle storie dei martiri sta racchiusa la verità che ci riguarda tutti. Si puo’ amare, diciamo anche solo volere bene, per davvero, soltanto dando un pezzo di sé. E quando si incomincia a farlo, se ne scopre la potenza creativa, la possibilità di generare vita nuova, il calore, sconosciuto prima, che te ne deriva. E dare pezzi di vita, vita tua, vita vera, diventa naturale e trascinante, una cosa che ti viene dal di dentro. Perché ci fa tanto paura, perché ci sembra così strano e fuori dal mondo? Chi ha dei figli sa benissimo che non gli costa nessuna fatica, che non è affatto un dovere, ma una spinta potente e del tutto spontanea e naturale, in caso di pericolo e di bisogno, non pensare affatto a sé e alla propria vita, e solo a quella di chi si ama. Se uno ha la ventura ( se sapessi parlare teologicamente difficile direi: la grazia) di potersi trovare in determinate situazioni, in cui dare la vita – di colpo o giorno per giorno- diventa una possibilità reale, niente di eroico e trascendente, un’ipotesi di comportamento, una scelta operativa… allora tutte quante le parole di Cristo che hai sentito, e rimuginato,e amato da quando sei nato, te le risenti all’orecchio in modo nuovo. Le senti per quel che sono: non un invito a fare cose alte, a bei principi, a puntare all’empireo. Ma una ricetta di vita: concreta, praticissima, che ti sembra sparata per te in quel preciso momento lì. E tu, con lo stupore e la commozione addosso, non puoi che pensare: è tutto vero, è vero tutto!
Non c’è amore piu’ grande di questo: dare la vita per i propri amici.
Come si fa a restare gli stessi quando questa cosa te la senti tra le mani, la puoi vivere, la sperimenti, e ne sei incendiato?
Che senso ha parlare ancora di “Dio”, quando tu lo provi davvero che Gesù è un amico che ti parla, un fratello che ti dice le cose come stanno, uno che ti vuole bene, che quello che dice lo ha provato, lo ha vissuto, e ti spiega come trovare la felicità?!Mordi il cuscino, non sai se piangere o ridere, e vorresti dirgli io ti amo, se non ti sentissi un bigottone di ultima, e te ne astieni, ma tutto dentro ti ribolle.
Ecco. è questo: la fede e la religione, almeno la nostra, ti spalancano questa notizia sbalorditiva. Nel momento in cui ti lasci fare a pezzi, ti consegni e ti dimentichi di te -se non per il male che hai sentito e che ti fa sentire vivo- ti scoppia in mano la felicità. Dio, che banalità pazzesche sto scrivendo. Che termini iperabusati…Eppure è così. Io sono certo che il martire è un uomo felice, così come sono certo che Gesù è un uomo felice, Dio e uomo felice allo stesso tempo. e felice come lo vedremo noi, coi segni dei chiodi melle mani e nei piedi, felice dalla croce. Non perché la croce sia stata solo un segno, ma proprio per il contrario: perchè è stata una croce vera, come le nostre.
La felicità è davvero alla portata nostra.
E con questo, mi taccio, perché ho detto troppo e fin troppo.
Scusatemi tutti.
Ma Luigi, grazie, davvero!:
Già che c’eri potevi aggiungere alle primizie,
il piccolo Rolando Rivi, di cui è stata riconosciuta la validità del martirio,
in odium fidei, il 18 maggio scorso,
primo (seminarista) martire dei partigiani.
Hai ragione Fabi, anche Rolando Rivi può essere considerato una primizia martiriale. Seguendo la terminologia proposta da Giovanni Paolo II lo qualificherei come “martire della dignità dell’uomo”. Tuttavia la mia scelta delle due “primizie” aveva una ragione specifica: per Focherini e Puglisi abbiamo avuto – alle date indicate nel post – la pubblicazione del decreto di riconoscimento del martirio, mentre per Rolando Rivi non siamo ancora a questo. Alla data da te indicata la commissione dei teologi “censori” ha approvato la validità del suo martirio ma devono ancora esserci il voto della Congregazione e la decisione papale della pubblicazione del decreto. Un bel saluto – Luigi
Lorenzo, tu dici :”Mordi il cuscino, non sai se piangere o ridere, e vorresti dirgli io ti amo, se non ti sentissi un bigottone di ultima, e te ne astieni, ma tutto dentro ti ribolle.”
Quando c’è l’amore vero quale è quello che tu descrivi, non ci si può sentire “bigottoni” nel dirGli “io ti amo”. Anzi, direi che lo si deve dire, forse gridare.
La bigotteria è altra cosa. È dire e non sentire, è un falso ossequio, soprattutto per mostrare agli altri la propria “vuota” devozione.
È badare ai rituali, che vengono considerati importanti ed essenziali, mentre non lo sono.
Perché Dio bada al cuore, non alla forma. E molti ancora non l’hanno capito.
…insinua pure Luigi, insinua, continua a insinuare, magari anche piu’ spesso!
Certo Luigi, ci mancherebbe!
So che manca il decreto, ma siccome la validità del martirio è stata riconosciuta e tu parlavi di martiri e di primizie … lui ci sta.
Rolando: ‘Martire della dignità dell’uomo’, mi spieghi cosa intendi?
Trovato stamani nelle mie mail:
” Dio non ci chiede di andare in chiesa, Egli ci chiede di ESSERE chiesa: la speranza del mondo”
“Già perché se oggi ti mando il fascio di auguri non è da oggi che penso alla tua festa e questo puoi immaginarlo come puoi immaginare quanto costi il non esserti vicino anche materialmente quel giorno che anche l’anno scorso fu a te dedicato..
Ciò che non potrò farà quel giorno sarà di aumentare la vicinanza di spirito e di anima, ché da un pezzo ho raggiunta la saturazione e credo che più di così non ti sipossa esser vicini, non si possa esserlo per impossibilità di tempo e di potenza.
Non vi è attimo del giorno e della notte che non sia per te e per voi. Più di così non posso per impossibilità.
Mariolina mia avanti e coraggio che il Signore non ci abbandona anche se ci prova,anzi. Più uniti e più vicini continuiamo fidenti.
Da una lettera di Focherini alla moglie dalla prigionia.
Questa è una lettera di un marito preso della sua donna e costretto a starne lontanissimo.
Nelle lettere di Focherini ci sono tantissimi passaggi intensi e densi di significato . Ma quello che a me colpisce maggiormente, come in altri casi , è scoprire lì dentro un uomo assolutamente normale, con i suoi affetti, i suoi desideri, le sue speranze.Affetti, desideri, speranze che capiamo bene, perché sono gli stessi nostri. A riprova del fatto che i martiri non sono dei supereroi che stanno su un altro pianeta, ma gente come me, con i piedi ben piantati a terra, e una vita pienamente e concretamente vissuta.A tal punto, da perderla.
Questo mi incoraggia molto: anche noi possiamo tranquillamente farcela!
Bell’articolo, Luigi: complimenti !
Sarebbe da approfondire lo spunto da te suggerito sul motivo del ritardo (ammesso sia tale) con cui sono stati individuati e riconosciuti i martiri italiani dell’aiuto agli ebrei (come, appunto, Odoardo Focherini, o come, se lo sarà proclamato, Giovanni Palatucci).
Approfitto per ricordare al “pianerottolo” il martirio di Giuseppe Taliercio, Direttore dello stabilimento del Petrolchimico di Porto Marghera rapito e, poi, ucciso dalle Brigate Rosse nel 1981, e ricordato, ancora in occasione del Giubileo del 2000, dallo stesso Papa Giovanni Paolo II: ho sempre avuto il dubbio che l’eroico, silenzioso sacrificio di quest’uomo di rara fede cristiana (al quale anche tu, Luigi, avevi dedicato degli scritti, se non ricordo male) non abbia goduto, nè allora, e neppure dopo, di adeguata attenzione.
Buona domenica agli amici !
Roberto 55
A Fabi. Nel volume NUOVI MARTIRI ho elencato Rolando Rivi tra i MARTIRI DELLA DIGNITA’ DELL’UOMO, capitolo che avrebbe anche potuto avere il titolo di MARTIRI DELLA SECONDA GUERRA MONDIALE. Queste sono le parole di Giovanni Paolo II alle quali mi ero ispirato per quella intitolazione: Anche oggi l’umanità si interroga sul significato di quelle vittime. Soprattutto non può dimenticare gli uomini e le donne che, in ogni Paese, offrirono la vita in “sacrificio” per la causa giusta, la causa della dignità dell’uomo. Essi affrontarono la morte da vittime inermi, offerte in olocausto o difendendo in armi la propria libera esistenza. Resistettero non per opporre violenza a violenza, odio contro odio, ma per affermare un diritto e una libertà per sé e per gli altri, anche per i figli di chi allora era oppressore. Per questo furono martiri ed eroi [Messaggio Urbi et Orbi, Pasqua 1985].
Nell’introduzione a quel capitolo ho così ripreso quell’indicazione papale: Consideriamo martiri della dignità dell’uomo sia chi morì per una consapevole ribellione al nazifascismo, sia chi di esso fu vittima incolpevole, sia chi fu ucciso dalla parte avversa, cioè dalle formazioni partigiane, o fu oggetto di vendetta da parte di ex partigiani. Analogamente consideriamo testimoni della dignità dell’uomo sia coloro che morirono di “inedia”, cioè di fame, nei lager tedeschi come quelli che di “inedia” morirono nei gulag sovietici.
Roberto 55: il martirio di Palatucci non è ancora riconosciuto. Quello di Focherini è il primo riconoscimento per tutti i “martiri” italiani della seconda guerra mondiale. Né ovviamente è ancora riconosciuto il martirio di nessuna delle vittime del terrorismo nostrano, di Taliercio come di Bachelet. Sì, ricordi bene: di Taliercio, come di Rivi, di Bachelet – e di 393 in totale – mi sono occupato nel volume NUOVI MARTIRI.
Luigi,
io non trovo il nome di Rolando Rivi menzionato nel tuo libro…
sono io? 🙂
Grazie di averlo segnalato: io non sapevo che esistesse.
Ops!
Essere Chiesa , bellissimo spunto di riflessione: vuol dire farsi “Tempio”…ma, a ben pensarci si può anche diventare “profanatori” del Tempio. Si profana il tempio interiore quando si vuole ridurre il cristianesimo a dimensioni “ragionevoli”, quando lo si vuole cucire a forza, e sulle nostre misure abulimiche. Quando si accorciano le dimensioni sconfinate di Cristo, quando le azioni smentiscono i singoli articoli di quel “Credo” esigente, e ci si addormenta nell’attesa. Si profana il tempio quando si vorrebbe fare della religione una polizza assicurativa contro eventuali rischi dell’al di la’, quando si prova allergia per la croce, e non si ha il coraggio, né la perseveranza di vivere il Vangelo, anche soffrendo, nel tempo che ci è dato…
Principessa, trovo molto pertinente l’espressione ” Dio non ci chiede di andare in chiesa, Egli ci chiede di ESSERE chiesa: la speranza del mondo”.
Lorenzo dice: “i martiri non sono dei supereroi che stanno su un altro pianeta, ma gente come me, con i piedi ben piantati a terra, e una vita pienamente e concretamente vissuta.A tal punto, da perderla.”
Mi avete richiamato alla mente qualcosa che ha detto il parroco nell’omelia:
noi siamo effettivamente “chiesa”? Essere cristiani non significa fare grandi cose; significa “essere vita” per gli altri e con gli altri anche nel piccolo. Gesù vuole questo da noi.
Queste alcune sue parole.
Tutto ciò non ha niente a che vedere con le sterili elucubrazioni negative di chi ritiene di essere più credibile dicendo: si profana il tempio interiore quando si vuole… “cucire a forza” il cristianesimo…” sulle nostre misure abulimiche. Quando si accorciano le dimensioni sconfinate di Cristo”.
Quanta inutile e insopportabile retorica!
Quanta incapacità di fare una lettura equilibrata del Vangelo.
Per la deplorevole presunzione di aver capito tutto.
Davvero si è capito tutto? A me non sembra.
Tutti, proprio tutti, dobbiamo imparare ancora molto.
Fabi dici bene che non lo trovi nell’indice dei personaggi, ne parlo infatti in una nota con questo testo:
Rolando Rivi seminarista di 14 anni, ucciso da un gruppo di partigiani nella zona di Monchio il 13 aprile 1945, perché vestito da prete. Gli uccisori – appartenenti a un battaglione della brigata “Dolo” – saranno condannati, dopo la liberazione, dalla Corte d’Assise di Lucca, con sentenza che sarà confermata in Appello in Cassazione [vedi Ermanno Gorrieri, “La Repubblica di Montefiorino”, Bologna 1966, p.644].
Ciao a tutti.
@Pincipessa, tra l’ “andare in chiesa” e l’ “essere Chiesa” c’è un passaggio molto delicato e – se vogliamo – che “martirizza” il nostro ego sempre un po’ troppo grasso.
E’ il “fare Chiesa”
Cara Marta, ben tornata. Nella Chiesa c’è di tutto, trovi di tutto: il buono e il cattivo, l’erba commestibile e la gramigna. Alcuni sono capaci di contraddire tranquillamente anche le proprie opinioni, quando sono sulla bocca altrui. Fa parte degli spiriti meschini.
Ci sono persone alle quali si riempie la bocca nel parlare di “Amore” “Carità”…”Misericordia”, si fanno addirittura paladini/e, difendono a spada tratta questi lemmi quasi fossero investiti/e di divina autorità…ma…poi, nei fatti, contraddicono immediatamente ciò che un attimo prima avevano asserito diventando forcaioli del vicino, come quelle feccie fascistoidi, o sinistroidi, che amano provocare per il gusto di sentirsi appagati, finalmente vincenti, forti della loro prepotenza; e lo fanno con tutti i mezzi che possiedono..
Ecco, siffatti, squallidi personaggi sono fauna frequente, li ritrovi in tutti gli ambienti: sui blog, sull’autobus, nelle Chiese a proclamare il loro “supposto” AMORE….ma in realtà , sono gusci vuoti, neppure tanto grassi, poveri e miseri, di cui bisogna avere pena..
“Santità non è farsi lapidare in terra di Paganìa o baciare un lebbroso sulla bocca, ma fare la volontà di Dio, con prontezza, si tratti di restare al nostro posto, o di salire più alto” . Trovo questa frase di Clodel interessanti, le sento mie e pregna di una grande verità. Questo, in fondo, hanno fatto i nostri amici: il giovane Rivi , Focherini, e l’innumerevole schiera di santi e sante anche anonimi , che hanno sacrificato la loro vita restando al loro posto pur potendo fuggire verso la felicità…hanno preferito rimanere dove c’era più bisogno di loro, perdendo così la loro vita, obbedendo a quella voce interiore che ripete: “Chi ama la propria vita la perde…”
Chiedo venia: la parola “Feccia” non contempla il plurale….poiché è un aggettivo dispregiativo femminile singolare.
Cara Clodine, pur apprezzando la passione con cui difendi le tue idee, osservo che da un po’ di tempo non fai altro che usare “aggettivi dispregiativi”, di tutti i generi e numeri. E feccia è un sostantivo femminile, come sai.
A Luigi e a tutti gli amici e le amiche del Blog mando un bel saluto da Firenze, dove mi trovo per una visita di qualche ora alla citta`. Poi nel pomeriggio rientro in Lombardia.
Firenze: stupenda,ma, qui ci vorrebbe Clodine per spiegarti tutto e farti apprezzare ancora di piu’ le bellezze artistiche di questa citta`
Già, Clo, la cosa difficile è fare Chiesa con tutto quello che quotidianamente si trova.
Ma la bellezza del martirio è che i martiri non sono mai caduti nella vendetta, nel rancore ed hanno comunque perdonato e perdonato di cuore.
Nel Vangelo esiste anche un altra frase di Gesù oltre a quella citata del ” Non c’è amore piu’ grande di questo: dare la vita per i propri amici. Una frase che scombina tutto:
Ma a voi che ascoltate, io dico: amate i vostri nemici; fate del bene a quelli che vi odiano; benedite quelli che vi maledicono, pregate per quelli che vi oltraggiano. A chi ti percuote su una guancia, porgigli anche l’altra; e a chi ti toglie il mantello non impedire di prenderti anche la tunica
Non credo sia la morte cruenta ad identificare il martirio (tanti muoiono in modo violento e a causa di ingiustizie), ma è ciò che hanno nel cuore queste persone, quali sentimenti animano queste vittime.
Il rancore e la rabbia non entrano nel quadro tipico del martire.
Questo è il passaggio personale che è veramente e solo frutto della Grazia.
Guardo sempre ai martiri con occhi ammirati e sgomenti ben sapendo che io non ne sarei mai capace, non sarei mai capace di evitare – appunto – rabbia, rancore, lamentela e mormorazione.
Difficilissimo essere coerenti con quello che si proclama, difficilissimo difendere il proprio Credo senza offendere la persona. Difficile, ma non impossibile.
Leopoldo forse dovresti leggere meglio…ecco: leggi, attentamente,perché, vedi, ad ogni azione segue sempre una reazione. Forse, dico, forse, se invece di leggere solo e soltanto me – e ti ringrazio per l’attenzione che mi dedichi, leggessi altrettanto attentamente anche “altro”…vedresti che c’è un perché al mio atteggiamento, da qualche tempo, assai caustico.
Leopoldo, perché non me ne citi qualcuno di questi “aggettivi dispreggiativi” che ritieni abbia detto?….Visto che mi leggi così attentamente, allora, mi saprai anche dire il contesto. Attendo risposta.
Fabri, salutami il Davidone….che pezzo d’uomo!
Certo, sono d’accordo con Marta: non è la morte cruenta di per sè ad identificare il martirio, e in certi casi, il cosiddetto ” martirio bianco” , non c’è nemmeno la morte cruenta… E’ quello che c’è dentro queste persone che li identifica. Il libero dono di sè, innanzitutto e, certamente, la ” mancanza” del rancore e della rabbia. Però bisogna intendersi su questa “mancanza”. I martiri, e i santi in genere, non sono uomini idealizzati, esenti per Grazia da certe cose che invece abbondano in noi uomini normali.Al contrario, sono ricchissimi di queste stesse cose, esattamente come noi. Basterebbe pensare a Pietro e Paolo che proprio esenti da rabbia e da rancore non erano, con i caratteracci esplosivi che si ritrovavano addosso. E Pino Puglisi, a leggere di lui, non era certo una mammola con l’occhio pio sempre rivolto al cielo e la guancia volta allo schiaffo del nemico: ha lottato, ha reagito duramente e seccamente a molte intimidazioni, ha avuto scatti e incavolature gigantesche come è naturale che fosse.Mario Borzaga , se se ne legge il diario, vive addosso a sé tutta la gamma delle emozioni e delle sensazioni che chiunque di noi avrebbe vissuto al posto suo: paure, angosce, incertezze, recriminazioni, delusioni, rabbia, lamentele, mormorazioni.Su di sé e anche su altri. Queste persone sono persone VERE. D’altra parte Gesù stesso, non uno qualunque, e su cui non possiamo avere dubbi di coerenza, ha avuto i suoi bei momenti di incazzatura, se mi passate l’espressione, le sue belle rispostacce, e quella guancia, prima di porgerla definitivamente e con tutto il resto del suo corpo alla croce, ha faticato il giusto per poterlo fare.
Questo lo dico a nostro incoraggiamento e consolazione. Se non altro a mio incoraggiamento e consolazione. Credo che si possa guardare ai martiri con occhi pieni di affetto e di amicizia, cercando di penetrarne fino in fondo la carica di un amore e di una voglia di seguire Gesù così forti da renderli capaci
di superare alla fine, in un botto solo o progressivamente, le rabbie, le paure, i rancori, le lamentele e le mormorazioni che avevano giustamente e comprensibilmente nel cuore.La cosa che mi intenerisce sempre è capire come anche loro non si sentissero all’altezza, ben sapendo di non essere capaci, di loro e da loro, di questa grandezza e di questa libertà inaudita che è il martirio.
E torno a dire: ci sono riusciti loro. Non c’è un motivo, nemmeno uno, perché non ci possa riuscire io, se lo voglio veramente.Anche per loro è stato difficilissimo essere coerenti con quello che si proclama, difficilissimo difendere il proprio credo senza offendere la persona.Il vangelo ci racconta che è stato difficilissimo anche per gli apostoli, e non è stato una passeggiata nemmeno per Gesù. Stanno tutti lì a dimostrarci che è stato difficilissimo, ma possibilissimo.
Morale. Io non ho alibi per dire: non è roba da me. Troppo facile dire anche: non ne sono degno.E sulle capacità di farlo, non ne sono richieste: se incomincio a lasciarmi fare, la Grazia di cui parla Marta farà il resto.
Quindi….
Vedi, Leopoldo, io rispetto tanto il tuo ateismo, lo rispetto talmente che non oserei farti alcun tipo di obiezione, né proporti alcunché e sai perché? Perché -contrariamente alla tua percezione in merito- io non difendo alcuna idea. Semmai posso provare ad esprimere, sempre in modo goffo e mai esaustivo, la mia esperienza spirituale, di fede, personale, ma è la mia esperienza, in base al mio cammino, senza pretesa alcuna che altri comprendano o condividano. Ma il rispetto per quel cammino, per quella esperienza, per la mia persona… lo esigo. Perché vedi, Leopoldo, il rispetto mantiene sempre un margine di distanza, non si insinua nell’altro, e neanche permette all’altro di insinuarsi in me, di attribuirmi qualcosa che non mi riguarda o di disporre di me secondo la sua immagine…
Leggo in un post di benvenuto ad un’amica del blog espressioni di dileggio quali “sono gusci vuoti, neppure tanto grassi, poveri e miseri, di cui bisogna avere pena.” Che bontà! Ci starebbe bene anche una preghiera per quei “gusci vuoti”. Vuoi vedere?…
Perfetto!!
Non si capisce per niente a chi vengono indirizzati tali gusci, e peccato che non siano pieni.
Però alcune riflessioni me le suscitano in replica al tono di sufficienza usato.
Nella Chiesa esistono anche “squallide” persone che, contraddicendo il loro convinto dirsi ” davvero cristiane”, in realtà calpestano di brutto il “loro” cristianesimo, sommergendolo di sovrastrutture inutili che ne fanno scomparire la sostanza, mettendo a tacere la voce di Gesù.
Sono persone presuntuose, solo apparentemente devote, che mettono in primo piano il loro EGO, lasciando che il messaggio del Cristo si disperda nel nulla.
Sono persone che frequentemente, con falsa modestia, ti sbattono in faccia citazioni bibliche, testi spirituali e quant’altro, per mostrarsi “sinceri e preparati religiosi” agli occhi dei più ingenui che, così, li gratificano con applausi di un’ insulsaggine unica.
Mentre a chi non approva e contesta, riservano sdegnosamente epiteti e definizioni che della carità non hanno nemmeno un lieve sentore. Vedi sopra.
E vorrebbero che tali abominevoli persone scomparissero per sempre, per non essere disturbati nei loro soliloqui la cui eco è il silenzio di un vuoto desolante.
E per veder giganteggiare sempre più il loro EGO fino a scoppiarne ( la favola della rana e del bue).
E sono pronte, queste persone, a tacciarti, stupidamente e falsamente– solo perché non condividono le tue idee– di orgoglio e di infedeltà alla Chiesa, nell’intento di inculcarti, invano, sensi di colpa ( quelli stessi da cui loro sono oppressi e da cui non riescono a liberarsi, per una malintesa lettura della parola di Dio).
E– incredibile ma vero!–, ti accusano, senza neanche una pausa di riflessione, di “guardare dall’alto in basso, con compatimento” chi è sulle loro linee, non condivise né condivisibili, di religione. Vedono cioè fantasmi inesistenti.
Tu dici “bianco” e loro, per partito preso, ribattono “nero”; dici ” verde” e loro “rosso”. Ai loro occhi sbagli tutto perché seguono a testa bassa la logica del pregiudizio.
Sono persone che vorrebbero mostrarsi “umili, obbedienti,contrite, pronte all’ ascolto( della gerarchia,s’intende ) e propongono, come improbabili esempi, se stessi, i quali, manco a dirlo, fra uno schiaffo e l’altro( leggi: derisioni,sottintesi, ironia malevola, anche insulti) evidenziano “amorevolmente” che loro tutte quelle belle virtù non le possiedono manco per niente, ma naturalmente le pretenderebbero, con grande faccia tosta, da te.
Perché magari per loro –veri fedeli cristiani–sei un verme senza spina dorsale, a cui è vietata la replica.
Altrimenti, questi “vermiciattoli”, rispondendo alle loro contumelie, dimostrerebbero di tradire–vergogna!– quella carità a cui osano appellarsi molto di frequente e indegnamente.
Vedono il fuscello nel tuo occhio ma si guardano bene dal vedere la trave nel loro occhio.
Insomma una frittata rigirata.
Cosa dire se non che, in questo modo di fare, prende chiara forma una IPOCRISIA, da parte di costoro, che cancella con un colpo di spugna tutte quelle decantate belle qualità con cui pretenderebbero di farsi belli e credibili e che esistono nel loro immaginario? Se poi ci aggiungi un pizzico di vittimismo, il gioco è fatto.
Questo tipo di religiosità io lo definisco “FUMO”, nient’altro che fumo, dietro il quale c’è una LARVA di religione.
La peggiore specie di religiosità, quella che non servirà MAI a niente e a nessuno.
“Fuffa” ha detto giustamente Nino.
Non mi rompere le palle,
fraternamente!
All’amministratore del Blog Dott. Luigi Accattoli
Carissimo Luigi
Come accadde per Geob, ti pregheri -visto che ne ho facoltà e non vi è alcun regolamento che impone a coloro i quali approcciano, questo, come altri blog, di doversi santificare esercitanto stoicamente l’eroica pazienza, la quale, nel contesto ,non ha alcuna parvenza d’eroico- ti pregherei di dire a questa signora qua sopra di non importunarmi, ed evitare di riprendere ogni concetto da me formulato nel tentativo nel tentativo di provocare una reazione, di denigrare,riformulare, giudicare, usare parola per parola a mo’ clava strumentalizzando, manipolando e quant’altro,ad ogni piè sospinto, animata – e mi sembra evidente- da cieco, furente incontrollato odio..
Te lo chiedo per favore sapendo che a te non costa nulla e che, da buon amministratore qual sei, non troverai difficoltà nell’accettare questa richiesta, compatibilmente ad eventuali clausole che potrebbero impedirtene l’assolvenza. Nel qual caso preferirei evitare ogni intervento nel tuo blog, e lasciarlo, stavolta si, definitivamente.
In attesa di un tuo positivo riscontro
Ti saluto con un abbraccio
Grazie Luigi
Vorrei parlare per un attimo dei martiri cristiani in Nigeria, in Africa e nei paesi a maggioranza maomettana.
Senza sminuire coloro che vengono uccisi in tante altre parti della terra in oduium fidei, io mi soffermerei sulla tristissima sitazione dei cristiani in terra d’Africa (e d’Asia) ( per informazioni più dettagliate: http://acs-italia.org/).
Muoiono a centinaia i cristiani della Nigeria e del Kenya, sterminati dai terroristi islamici. Il progetto è di far salire in cielo un solo richiamo della preghiera islamica dai minareti libici alla moschea di Durban, in Sudafrica. L’obiettivo delle stragi è cambiare la geografia religiosa e demografica del continente, per forgiare nel sangue un gigantesco continente afromusulmano. In Africa si gioca il fragile equilibrio fra la croce e l’islam, l’occidente e l’oriente.
Mentre i giornali italiani continuano a propinare a milioni di lettori la farsa idiota della “moderazione” e della “democrazia” (penso anche alla cosiddetta “primavera araba”), dentro a tanti gruppi fanatici continua a crescere il seme d’un odio autentico, puro, eterno contro i Cristiani.
Ricordiamoci di queste nostre sorelle e fratelli e preghiamo per loro.
@Clodine,
stai scherzando, vero? Non ti farai mica impressionare da quattro chiacchiere da portierato? Capisco benissimo quanto sia pesante sopportare la “signora” in questione e i suoi sproloqui, ma considerala come un’opportunità di esercitare le opere di misericordia spirituale.
Mi permetto di riproporle, perchè ho l’impressione che i furori anticlericali di qualcuno (non certo tu, cara Clodine) abbiano rimosso dalla memoria “adulta” queste sette perle:
1. Consigliare i dubbiosi.
2. Insegnare agli ignoranti.
3. Ammonire i peccatori.
4. Consolare gli afflitti.
5. Perdonare le offese.
6. Sopportare pazientemente le persone moleste.
7. Pregare Dio per i vivi e per i morti.
Quindi, cara Clodine, lascia perdere: perdona le offese ricevute e sopporta pazientemente le persone moleste (anche gravemente moleste). Continua ad intervenire nelle discussioni di questo pianerottolo, portando consiglio, insegnamento, ammonimento, consolazione. E prega per i tuoi “vicini” di pianerottolo, molesti e non molesti, perchè tutti abbiamo bisogno di preghiera nel nostro cammino di conversione. Tutti abbiamo bisogno della misericordia del Signore e dei nostri fratelli.
Ho fatto un discorso di questo tenore alla “signora” in questione, che naturalmente ha frainteso e si è risentita: sono certo che tu sei di un’altra pasta e saprai cogliere lo spirito di questo mio intervento.
Non mollare!
Carissimo Luca, la penso esattamente come te. Gli stessi pensieri espressi qualche post addietro. Il nazionalismo che sottende all’Islam si fa sempre più evidente e cruento. Ultimamente venne a trovarmi un giovane nigeriano che avea perso di vista da un po’ di anni, il quale, proprio in merito all’argomento mi raccontò della atrocità che patite; mi disse di quanto i musulmani impongano il dispregio per la croce. Delle minacce, percosse, violenze anche sessuali su giovani donne cristiane. Mi raccontò cose dell’altro mondo dicendomi in un italiano stentato ” musulmani, vogliono, tutti paese musulmano..tutti musulmani tutti musulmani, io , famiglia, gente sud – nord Nigeria..tutti musulmani!”…è una situazione di violenza insostenibile..
Ti voglio bene Federico, ti voglio veramente bene, grazie di cuore…mi sei stato di grande conforto.
Però, spero tanto che Luigi mi affranchi da tanta sgradevole presenz. Lo spero .
Ti abbraccio
Clo
@Clodine,
ricambio con affetto il tuo abbraccio!
Pur essendo oggetto di psico-virtuo-mobbing
da parte di taluni fratelli cattolici
non mi sono mai sognato di chiedere all’amministratore del Blog
di prendere provvedimenti.
Vedo che quando non sono in grado di reggere
mi prendo pausa.
Divertentissimo
questo tirare l’Accattoli per la giacca,
come anche io facevo da bambino con il mio babbo
verso i miei fratellini stronzi.
Comunque la massima comprensione
per chi sta soffrendo il caldo di questi giorni,
anche se oggi
la temperatura romana,
la pioggia
sta rinfrescando gli emisferi cerebrali. 🙂
Caro Luca, penso anch’io con angoscia alla mattanza continua di cristiani uccisi per il loro solo fatto di essere cristiani in Asia e in Africa. Pregho per la loro gloria e per i criminali che, magari pure in ” buona fede” ( San Paolo versione Saulo docet) li fanno fuori. E mi vengono in testa due idee: la prima. che non è cambiato nulla dai tempi di Cristo, e finché ci sarà il suo nome, ci sarà qualcuno che coltiva e scatena il seme d’un odio autentico, puro, eterno contro i Cristiani. La seconda, che non possiamo mai saperlo, e che al posto di quei fratelli kenyoti o nigeriani potremmo benissimo capitarci noi: giova ricordarcelo e essere preparati.Sta nel rischio del nostro essere di Gesù.
Ma detto tutto questo, io direi dal guardarci bene di generalizzare e di fare un mare magnum di tutto l’islam, primavera araba, fratelli musulmani, terroristi islamici, integralisti.Proprio nei momenti piu’ tesi e bui occorre saper distinguere e differenziare. Anche se, ti do ragione, io posso permettermi di star qui a differenziare comodo, savio e pacioso, mentre all’altro lato del mondo i miei fratelli vengono scannati.
Se per alcuni di qui “sgradevole presenza”, “pesante sopportazione di una certa signora”, “quattro chiacchiere da portierato” significano in tutta evidenza non tollerare la verità che viene messa sotto gli occhi di tutti con sincerità, questo per me vuol dire che si ha la coda di paglia.
Non considerando le espressioni offensive nei miei confronti.
Tengo a dire che nessuno mai mi impedirà di dire quel che penso. NES-SU-NO.
Non mi sento intimorita da alcunché, tanto meno da una protesta che ha un aspetto ridicolo di “ufficialità”, che già un’altra volta ho visto in questo blog ad opera della stessa persona.
Se il dott. Luigi riterrà opportuno allontanarmi dal blog per un motivo qualsiasi, lo farò per rispetto verso di lui, e per nessun’ altra
ragione. Il mondo dei blog è vasto.
Mi ritengo completamente libera di esprimere il mio pensiero con la massima franchezza– pari a quella di chi ora si lamenta– anche quando ciò dovesse disturbare altri che non la pensano come me.
Questa è semplicemente DEMOCRAZIA.
E in questa libertà mi sento di dire che l’atteggiamento di ricatto assunto nei confronti del dott. Accattoli– via lei o via io–lo trovo di una puerilità unica e risibile oltre ogni dire. Lo ribadisco: non posso fare a meno della sincerità.
Potrei aggiungere qualcos’altro che urge nella mia mente, ma preferisco sorvolare perché forse sarebbe davvero offensivo.
Matteo,
se fossi come qualcun altro di qui, ti manderei un “sentito grazie” con tanti sbaciucchiamenti di rinforzo.
Ma mi guardo bene dal farlo perché non voglio cadere nel ridicolo anch’io.
Ti saluto.
@Marilisa,
che disprezza le manifestazioni verbali di affetto:
pensi di essere tu la dispensatrice della verità? Quella che mette la VERITA’, con sincerità, sottogli occhi di tutti? Ma ti rendi conto dell’enormità che hai scritto?
Non consideri le espressioni offensive nei tuoi confronti?
E quelle che usi tu per disprezzare e denigrare chi non la pensa come te?
Ma dai!
Direi a Matteo che non c’è proprio nulla di trascendentale in questa mia richiesta. Per altro già sperimentata con successo in relazione alle continue vessazioni da parte di Geob. Per cui, non prenderti pena Matteo, Luigi non la pensa come te, è di gran lunga più intelligente …tranquillo!
Marcet sine adversario virtus…direbbe Seneca
Ad Maiora
in quanto agli emisferi cerebrali, di fontanoni d’acqua ghiacciata, ce ne sono di svariati nella nostra Urbe, ecco, tuffaci il tuo nano cervello..vedrai Matteo…sarà un toccasana, hai visto mai ti rinsavissi…può darsi che riuscirai a formulare un discorso serio, di senso compiuto…che ne sai?! tutto può succedere. I miracoli accadono quando meno ce l’aspettiamo! Su, coraggio, non disperare…
Mi piacciono molto le definizioni di martiri “del dialogo”, “della carità”, “dell’aiuto agli ebrei” e quante altre nasceranno in futuro.
Ricordiamoci -però- che sono soltanto delle aggiunte all’unico martirio previsto dalla Chiesa. Il martirio della fede.
Marcet sine adversario virtus….vedi, prefisco privarmi dell’appellativo di “virtuosa” , pur di non avere a che fare con i fratelli stronzi [frase da te usata con nonchalace caro matteo] eh..si..sai perché : giocare con la popò non è cosa piacevole, ci si finisce sempre con lo sporcare, e se proprio mi si chiede di farlo, preferire sporcarmi per una giusta causa, non certo per simili “commarellate” da cortile!
Federico B., non ti è mai passato per il cervellino che siete voi a “leggere” storto le mie parole perché vi danno tanto, ma tanto, fastidio?
Tu credi che gli altri non se ne accorgano? Che io non ci faccia caso?
Di quale “enormità” vai parlando? Credi di mettermi a disagio con certe domande retoriche, che non possono avere risposta?
Mai dette enormità, fratello. Non è nel mio stile. Non conosco una sola persona che mi abbia detto questo da quando sono nata.
Evita di interloquire con me. Già una volta ti ho detto : il tuo ( ma anche quello dell’altro F.) modo di fare, di essere, di ragionare, che denotano connivenza, pregiudizio ed estrema parzialità, e pure qualcos’altro, non mi piace per niente.
Ragion per cui, fatti da parte.
E se ci riesci, ma ne dubito data la connivenza di cui sopra, metti in evidenza anche le cavolate e le scurrilità a cui la tua amica infantilmente si abbandona quando non le fanno gli applausi.
Prova, se sei capace, a farle un predicozzo “cristiano”, magari un po’ addolcito per non innervosirla troppo, quando va fuori dai gangheri.
Ne sei capace? Faresti un’ opera di carità, lo sai vero?
“Mi piacciono molto le “definizioni” di martiri. Ricordiamoci -però- che sono soltanto delle aggiunte all’unico martirio previsto dalla Chiesa.
Il martirio della fede.”
Marcello, che hascritto questo, ha ragione.
Leggendo questa frase in mezzo a tutto il dibattitone , a tutti gli interventi , e tra questi pure i miei, oviamente, mi viene da farmi questa domanda.
Siamo tutti disposti a prendere giustamente fuoco in una discussione, e ci battiamo gagliardi e appassionati per difendere la nostra idea di fede.
Ma: se in questo momento ci puntassero un pistola alla testa, e ci dicessero . ripeti! la nostra testimonianza resterebbe lì, urlata fino a che ci facessero saltare le cervella, o ci ritroveremmo di colpo buonini, ragionevoli, moderati,pronti a ogni riconsiderazione necessaria?
Noi, ci possiamo prendere in giro alla grande.
Gesù, mica lo facciamo fesso.
“Preoccupati più della tua coscienza che della tua reputazione. La coscienza è quello che tu sei, mentre la reputazione è quello che gli altri pensano di te: e quello che gli altri pensano di te sono problemi loro e non tuoi”
(Charlie Chaplin)
Absit iniuria verbis
Pri, volevo chiederti: le melanzane alla parmigiana devono essere rigorosamente fritte!?? E se le griglio!?…No è…mmm….mi sa che non è la stessa cosa…
Posso:
Signorina Marilisa, che lei resti, o se ne vada alla sottoscritta non interessa un tubo, forse non ci stiamo capendo. La richieste verte su altro : lei non mi deve rompere i maroni, semplicemente…ma le costa così tanto nééé !!!???
Ho fatto espressa richiesta e spero venga accolta: non voglio essere rotta i maroni.
E’ un mio diritto…Se ne stia tranquillamente sul blog a blaterare le sue ragioni, idee, si sfoghi come vuole e meglio crede se ne sente il bisogno, se questo la fa stare bene…ci mancherebbe.
Però, non rompa i maroni alla sottoscritta. Non ci vuole tanto, basta ignorarmi !!???
Come io ignoro molto volentieri lei, tanto che non la leggo proprio, sorvolo a tutta mancina i suoi interventi semplicemente perché non mi arricchiscono, non mi servono….non mi sono di alcuna utilità.Salvo quando vedo l’estremo accanimento nei confronti della mia persona, che vedrebbe anche un orbo.. Guardi, glielo dico senza alcuna acredine: lei non mi interessa, lei per me è come una ” natura morta” del peggiore astrattismo, accanto ad un “San Giovanni decollato di Caravaggio”…. non so se ho reso. Tutto qui
Ricapitoliamo , se ce ne fosse ancora bisogno: ” n o n m i r o m p a i -c o s i d d e t t i m a r o n i “..ci siamo!?
GRazie!
@ Clo
se le grigli fai un favore al tuo fegato. Non è la stessa cosa, ma se abbondi di basilico e buona mozzarella non si nota poi tanto la differenza! e la salute ne guadagna…
sei un Angelo…smacckkkk
cara clo’
rimango del parere
che non mi sognerei mai di andare a lamentarmi con papà
che ciccio mi pizzica.
Ad ognuno il suo infantilismo.
Con tua buona pace.
Rassicurati.
Non ci tengo a rinsavire,
non ho ancora manie di roghi.
“Or tu chi se’, che vuo’ sedere a scranna,
Per giudicar di lungi mille miglia
Con la veduta corta d’una spanna? ”
Dante Alighieri…
P.S
“Tutto è lecito, ma non tutto edifica”, dice l’Apostolo.
E aggiungo, caro Matteo che c’è un limite oltre il quale la sopportazione cessa di essere una virtù!
“Or tu chi se’, che vuo’ sedere a scranna,
Per giudicar di lungi mille miglia
Con la veduta corta d’una spanna? ”
Ecco, appunto.
Se lo incolli bene nella memoria.
Maroni o non maroni, sembrano scritte per lei.
“Con la veduta corta d’una spanna” , sembrarebbe che il Vate abbia letto in anticipo qualcuna delle sue sciocchezze.