“Noi (uomini di Chiesa) siamo chiamati ai massimi livelli di perfezione e quando tradiamo questa fiducia non possiamo certo cavarcela criticando i mezzi di comunicazione sociale. Può anche darsi che alcuni media provino gusto nell’offrire un’immagine della Chiesa come un idolo dai piedi d’argilla. Ma comunque il fallimento è stato nostro, non loro“: così il cardinale John Patrick Foley, statunitense, già presidente del Pontificio Consiglio delle Comunicazioni Sociali, risponde a una domanda dell’Osservatore romano di oggi sullo scandalo dei preti pedofili negli Usa. Il giornalista chiede se i media non abbiano dato “troppo rilievo agli scandali” e il cardinale nel rispondere fa questa premessa: “Alcune persone sono pregiudizialmente ostili alla Chiesa, ma è anche vero che da noi ci si aspetta il bene“. E’ un punto chiave da avere presente ogni volta che si avverte un eccesso di aspettativa. Buono anche il consiglio sul “candore”, che possiamo intendere come un equivalente di “schiettezza”: “Un cardinale americano mi ha chiesto: che cosa possiamo fare per affrontare questa crisi? Io gli ho risposto: virtù, e in assenza di virtù, candore, che è di per sé una virtù“. Conosco Foley dal 1979, quando era il responsabile del rapporto con i media per conto della Conferenza dei vescovi statunitensi in occasione della prima visita di Giovanni Paolo negli Usa – feci quel viaggio che rifaccio ora con Benedetto – e ho sempre apprezzato la sua schiettezza. Mi è stato vicino in un grave lutto. Gli mando un abbraccio.
Preti pedofili: il cardinale Foley scagiona i media
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Sono contento che nella mia Chiesa,
qualcuno parli con chiarezza, mettendo al bando ogni “politichese”, sugli argomenti che non fanno piacere in genere a noi cristiani.
Il mio plauso fortissimo al cardinale John Patrick Foley, che ha la capacità di parlare senza peli sulla lingua,
facendo così il bene della Chiesa tutta.
Inviterei anche gli altri responsabili a “saper comunicare con i media”, che è la cosa che riesce peggio nella nostra amata Chiesa, che nella maggior parte dei casi è incapace di comunicare con i media odierni, tranne che darne a loro la colpa di fraintendimenti…..
forse è da questi responsabili di Chiesa che ha imparato un politico italiano molto in vista….
ciao a tutti.
Grazie Luigi, per queste notizie positive.
mi sembra una bella (e nient’affatto debole o remissiva) risposta.
Soprattutto considerando che chi gli ha rivolto la domanda, forse, voleva fargli un assist in un’altra direzione.
straordinario cardinale, straordinario uomo.
Abbiamo sempre bisogno di uomini di Chiesa coraggiosi, soprattutto in questo campo. E bisogna continuare con la tolleranza zero nei confronti dei preti pedofili, ricordando però a tutti che la Chiesa ha il peso e la statura per ammettere i propri errori e porvi rimedio. Nonostante intellettuali veri o presunti col dito puntato e altre parti più o meno politiche che non hanno mai avuto il coraggio di chiedere perdono alla Chiesa per gli attacchi e le “scomuniche” laiciste lanciate nel corso dei secoli.
Basta discorsi polite!
Cavolo! Siamo proprio messi male! Applaudiamo e consideriamo coraggioso una persona che condanna la pedofilia nella Chiesa.
Quello che ha detto il cardinale John Patrick Foley non dovrebbe assolutamente risultare eccezionale, ma dovrebbe essere il pensiero corrente.
Vorrei che vi soffermaste bene sul problema della pedofilia: presumo che molti di voi abbiano dei figli, magari ora sono piu’ grandi ma pensateli quando avevano 10 anni. Voi mandate il vostro figlioletto, non un bambino qualunque, proprio vostro figlio di 10 anni, in Chiesa e lo affidate, con fiducia, ad una persona che lo dovrebbe fare crescere. Quale peggior tradimento di una persona che aprofitta della fiducia di un piccolo? C’e’ da impazzire al solo pensiero che una persona, perdipiu’ un Sacerdote, possa importunare un fanciullo.
Sui rimedi: saro’ politically incorrect, ma se virtu’ e candore non bastassero, non dico di “usare le forbici” ma un po’ di bastonate non hanno mai fatto male a nessuno.
E le bastonate non solo le darei al colpevole, ma anche, e soprattutto, a chi sapeva e non ha fatto nulla per evitare il ripetersi.
Le parole del card. Foley mi sembrano chiarissime e del tutto condivisibili. Lo scandalo dei preti pedofili è terrificante, e presentandolo in tutta la sua efferatezza i media fanno nient’altro che il loro mestiere.
Però:
Non sarebbe male che mettessero in evidenza più l’aggettivo che il sostantivo. La pedofilia è un’oscena aberrazione anche se perpetrata da un pastore valdese; dal segretario di redazione di un quotidiano; da un regista cinematografico/poeta/scrittore di gran fama; in famiglia, da un padre o da uno zio; da un insegnante; da un assistente sociale; da un medico; dal segretario della sezione del PD; dal tesoriere del circolo PLD; da un responsabile di circolo culturale; dal maestro di pianoforte; dal presentatore televisivo; dal gestore di palestra o di sala giochi; ecc. ecc.
E qualora i media provassero a coinvolgere – nella condanna di un reato penale, che è SEMPRE personale – la Tavola valdese; la categoria dei giornalisti; i registi/poeti/scrittori di nome Pier Paolo; tutti i genitori e gli zii; tutti gli insegnanti e con loro l’intera organizzazione della scuola; ecc. ecc. ecc…. farebbero una porcata e una cattiva azione. O no?
Foley, degno, degnissimo Principe di Santa Romana Chiesa.
ragazzi, è vero, è tutto vero. Hai ragione Bruno, l’indignazione che pervade tutti noi di fronte a queste bestialità è incommensurabile. La Chiesa di Cristo è stata infangata da molti scandali, sempre, fin dagli albori: basti leggere la vita di qualche papa, le scorribande, i festini le promiscuità e non solo..per avere un piccolissimo assaggio. Sono passati i secoli, tutto si evolve e matura tende a perfezione: ma l’animo perverso dell’uomo difficilmente potrà.
Perchè l’uomo è l’animale più complesso, il più crudele in assoluto. In esso, come un tarlo, vi sosta il maligno. E’ lui che tenta e sussurra le cose più mostruose, che entra nella libido, nel pensiero, distorcendolo, e i preti sono ancora più facile preda proprio per la loro vita. Ora ci chiediamo: “ma gli uomini di chiesa, sono di Cristo: orrore!” Ebbene, non dovremmo stupirci, perché è proprio lì che il male ramifica, nel cuore della chiesa, dove batte il sangue del Redentore.
Però, permettetemi, non sempre è così. Ci sono religiosi e religiose che lavorano tantissimo per i giovani, li difendono, danno la vita. Migliaia di organizzazioni, dai salesiani ai comboniani..ma sono tantissime le congregazioni che si adoperano nel mondo per salvare i bambini più a rischio. E ne conosco tantissimi tra i salesiani, veramente… veramente!
La zizzania e il grano convivono, e non come disse qualcuno in noi ma fuori di noi innanzitutto, e lo constatiamo continuamente! Non possiamo fare nulla che non sia la condanna esplicita, l’allontanamento immediato e soprattutto la denuncia, senza timore di apparire in contraddizione. Il famoso motto:” i panni sporchi si lavano in casa” -che voleva rappresentare la “copertura” e un “mettere a tacere” – mi fa orrore e deve essere bandito categoricamente!
Detto questo lasciatemi, tuttavia, spendere due parole, due sole parole a salvaguardia e onore del vero.
Parlo per me, per la mia esperienza:” personalmente sono cresciuta con le suore e con i sacerdoti salesiani-dopo un grosso lutto avvenuto in famiglia era li che trovavo il sorriso- fina dalla più tenera età. Premetto che ero una bambina molto carina, vivace, cantavo, veramente molto, molto (graziosa (ero mi sono guastata nel crescere) e la mia presenza nell’ambiente religoso era costante. Per cui di sacerdoti che andavo e venivano una miriade, chiunque avrebbe potuto farmi del male. Eppure mai, nessuno di loro ha mai osato infrangere la mia innocenza o quella di altri bambini.
Sono stati per me madre e padre…sacerdoti e suore meravigliose a cui devo tantissimo.Questa è la mia testiomonianza e mi sento in dovere -quando si parla di pedofilia e scandali che avvengono all’interno delle parrocchie o negli oratori- di comunicarla con tutto il pathos di cui sono capace.
Vi abbraccio
Grazie, Clodine.
Per quel che può valere, fino ai nove anni sono vissuto in parrocchie di paese; dai nove ai diciotto, in collegi gestiti da religiosi. Non mi è mai successo nulla di spiacevole, né ho mai avuto sentore di fatti spiacevoli capitati a miei compagni (con l’eccezione di un episodio, un tentativo di approccio, sgradevole ma causato da un ragazzo più grande, non dal personale del collegio).
E’ normale che sia così, dirà qualcuno. Certo, è normale. Ma forse i media potrebbero dedicare un po’ di spazio anche alle cose normali, accanto alle aberrazioni.
E’ vero Sump, grazie per la tua testimonianza. E’ giusto che accanto alle aberrazioni si dicano le cose edificanti, e sono tante..
Mi sei piaciuto nel post precedente..molto! Anche se il nostro amico Ignigo si difende alla grande. Bei commenti, ve le siete suonate di santa ragione ma, mi siete piaciuti entrambi…
“È la Chiesa che ha abbandonato l’umanità, o è l’umanità che ha abbandonato la Chiesa? (Cori da “La Rocca”, Coro VII)”.
w il Foley che ha … cateteterizzato bene la situazione.
ops!
w il Foley che ha … cateterizzato bene la situazione.
Ringrazio monsignor Foley per le sue parole limpide e oneste. Ritengo altrettanto meritoria e particolarmente significativa la forte presa di posizione del cardinale Tarcisio Bertone. Mi riferisco all’intervista al Segretario di Stato vaticano, rilasciata a Fox News alla vigilia del viaggio apostolico negli Usa di Benedetto XVI. Fra i temi che il Segretario di Stato vaticano ha affrontato nella lunga intervista, ci sono il rapporto che gli Usa hanno con la religiosità, e, appunto, gli scandali a sfondo pedofilo che hanno toccato la Chiesa anche Olteoceano, dove il Papa si sta per recare. A proposito della pedofilia, il numero due vaticano spiega che «ha ferito la Chiesa cattolica negli Stati Uniti così come la Chiesa cattolica in tutto il mondo» e «il Papa ne parlerà in modo specifico nella cattedrale di San Patrizio, nel suo discorso ai sacerdoti, sabato 19 aprile. Naturalmente il Papa cerca, insieme con i pastori della Chiesa, le vie della guarigione e della riconciliazione. È con questa intenzione che il Papa esorterà tutti a partecipare in modo deciso e con una purificazione, una purificazione della vita, per costruire una cultura di integrità morale, di giustizia, di fiducia reciproca, soprattutto nel campo educativo».
Giacomo Galeazzi
Sono perfettamente d’accordo con lei dott. Galeazzi circa la decisa presa di posizione della chiesa resa nota dal cardinal Bertone in quella intervista da lei citata.
Ma non bastano le parole, per quanto severe e incisive, non basta esortare alla purificazione e rendere manifesta indignazione perdono e quant’altro. Non sono sufficienti le parole per sanare un’onta così enorme, quando c’è da ricostruire un tessuto (quello della chiesa intera) così gravemente danneggiato,non basta! E’ necessario che le autorità ecclesiastiche si adoperino per una prevenzione a tappeto circa il problema che deve agire su due fronti: in primis il discernimento e serietà riguardante la preparazione umana e spirituale dei seminaristi , e questo è un concetto più volte sottolineato.
L’altra riguarda, a mio avviso, il ripristino di luoghi di aggregazione per ragazzi e fanciulli i quali altri non sono che gli oratori, ma resi moderni, all’avanguardia, con sacerdoti e personale di volontariato e c’è tra i fedeli, glie l’assicuro dott Galezzi ci sono modelli di riferimento di adulti che non chiedono altro. Recentemente il Santo Padre nella sua prolusione ai salesiani ha detto cose straordinarie al riguardo. Ma una cosa è stata omessa, ed è la principale: i salesiani non sono più nell’ottica del fondatore, invero, la loro unica aspirazione è l’ascesa sul “nido del cuculo”. I SALESIANI hanno perso il SALE, essendo sciapiti e insipidi sono solo “SIANI” –non so se mi spiego- e i “siani” senza “sale” farebbero meglio a chiamarsi con altro nome evitando di usare il caro Don Bosco come gagliardetto! Quel grande santo che tanto amò e tanto si prodigò per la salvezza dei giovani.
Quando un ordine religioso perde i suoi connotati e anziché aprire gli oratori –dono di benefattori per le popolazioni, non per le loro tasche- li chiude tradendo la loro spiritualità,come possono continuare a proclamarsi: “amanti della gioventù”? Anche questo è uno scandalo! “fede e opere” devono andare di pari passo. E’ inutile che la chiesa parla e parla: le parole a poco servono. I fatti ci vogliono. E quelli mancano purtroppo…
Bene ha fatto il Card. Foley a parlare di “fallimento nostro e non loro”.
Quello della pedofilia è uno scandalo molto grave, che purtroppo ha coinvolto anche nostri Sacerdoti…
Oltre a riconoscere le colpe però, non dobbiamo dimenticare tutto il bene che Sacerdoti e Suore compiono, a volte anche pagando di persona.
Bene hanno fatto Sump. e Clodine a ricordare che molto di edificante vi è nella Chiesa.
X Clodine: Sento la tua sofferenza per la situazione dei Salesiani….E’ la sofferenza di una persona che ama moltissimo la Chiesa e l’ordine fondato da Don Bosco; e patisce molto quando i suoi figli “si perdono.” Mi spiace che la situazione non sia delle migliori, carissima Clodine. Ora vado alla Celebrazione Eucaristica e “pregherò perchè possa tornare il sale”
Un caro saluto a tutti…a Luigi e Clodine in particolare.
F.
Clodine, come lei sa, il Signore è capace di scrivere dritto con le nostre linee storte. Putroppo, però, fa più rumore un albero che cade di una foresta che cresce. Quel prodigio di carità che fu Madre Teresa è a un passo dalla santità per la guarigione miracolosa di un salesiano. A pochi mesi dalla pubblicazione del clamoroso epistolario che aveva gettato ombre sulla sua fede rivelando una drammatica crisi religiosa che la tenne per molti anni «lontana da Dio», adesso grazie ai referti medici di padre V.M. Thomas, anche l’ultimo ostacolo verso la canonizzazione sta per essere superato. Secondo la procedura, perché sia proclamata santa è necessario un miracolo avvenuto dopo la sua beatificazione (19 ottobre 2003). L’arcivescovo di Guwati, Thomas Menamparampil ha inoltrato i referti scientifici: manca solo il definitivo sigillo vaticano sulla guarigione del sacerdote. I medici hanno certificato che aveva un calcolo di 13 millimetri di diametro all’uretra, diabete e ipertensione. Pochi mesi fa fa avrebbe dovuto sottoporsi a un intervento chirurgico, ma il calcolo è scomparso in modo «inspiegabile» dopo aver celebrato la messa e pregato Madre Teresa il 5 settembre, anniversario della sua morte. Il salesiano, 56 anni, vive a Guwahati, centro principale dell’India nord-orientale, a duemila chilometri da Nuova Delhi. Ha frequentato Madre Teresa fino alla sua morte nel 1997.
Il sacerdote è entrato in ospedale a Guwahati il 4 settembre scorso. Gli esami hanno confermato la presenza di un calcolo nell’uretra e i medici hanno fissato l’intervento per il 6 settembre. Ma quando gli è stata fatta l’ultima radiografia prima dell’operazione, i medici non sono riusciti a trovare il calcolo. Anche gli altri esami hanno dato esito negativo. I medici hanno disposto ulteriori verifiche agli ultrasuoni, ma anche stavolta nessuna traccia del calcolo che da tre mesi era la causa di violente coliche renali e di «dolori atroci». Il chirurgo, perciò, ha certificato che «la scomparsa del calcolo non ha spiegazioni mediche». Il calcolo sarebbe stato miracolosamente rimosso dal corpo del salesiano durante la celebrazione della messa a Shishu Bhavan, una casa per bambini abbandonati che Madre Teresa aveva fondato a Guwahati. Il sacerdote si era recato lì dall’ospedale il 5 settembre, contro il parere dei medici, per officiare una funzione religiosa e chiedere l’intercessione della Beata perché l’operazione andasse a buon fine e la convalescenza fosse rapida. Al suo ritorno, si sentiva bene e ha dormito tranquillamente. Nel rapporto, firmato l’11 settembre e reso noto dalle agenzie cattoliche «UCA News» e Zenit, il chirurgo Subhash Khanna afferma: «Sembrava davvero un miracolo che il calcolo, che non era stato eliminato con la medicina, fosse scomparso. Il calcolo non era più nell’uretra e non era stato espulso urinando. L’operazione è stata quindi cancellata». A un decennio dalla morte della suora beatificata a tempo di record da Giovanni Paolo II, la recente pubblicazione della corrispondenza inedita tra la religiosa, i suoi confessori e i superiori aveva creato forti perplessità. Il «diario dell’anima», infatti, svela il «vuoto spirituale» di una ricerca di Dio che per mezzo secolo la tormentò e la rese infelice. Hanno fatto discutere anche in Curia le lettere conservate contro il suo volere (aveva richiesto che fossero distrutte): ne scaturisce un’immagine agli antipodi rispetto a quella comunemente accettata. Non avvertiva «la presenza di Dio né nel suo cuore né nell’eucaristia». Lamentava «aridità, oscurità, solitudine, torture», paragonando quest’esperienza all’Inferno e confessando che il calvario sofferto l’aveva portata a «dubitare dell’esistenza del Paradiso e persino di Dio». Si rendeva conto, inoltre, della clamorosa distanza, della «scandalosa» discrasia tra i suoi sentimenti e il comportamento in pubblico. «Il sorriso è una maschera o un mantello che copre ogni cosa», mentre è tormentata dal «cercare e non trovare Cristo» e dall’«ascoltare senza udire». Nonostante, però, il silenzio spirituale che sentiva dentro di sé, l’«apostola degli ultimi» continuò a professare e fare del bene in nome di Dio. Fino agli onori degli altari. Giacomo Galeazzi
Sumpontcura scrive “E qualora i media provassero a coinvolgere – nella condanna di un reato penale, che è SEMPRE personale – la Tavola valdese; la categoria dei giornalisti; i registi/poeti/scrittori di nome Pier Paolo; tutti i genitori e gli zii; tutti gli insegnanti e con loro l’intera organizzazione della scuola; ecc. ecc. ecc…. farebbero una porcata e una cattiva azione. O no? ”
Purtroppo diversi vescovi americani hanno coperto preti pedofili spostandoli di parrocchia in parrocchia dove hanno continuato a violentare indisturbati. Il card Law di Boston, diede a un prete che sapeva colpevole una lettera di referenze perchè fosse incardinato in un’altra diocesi. Questo prete venne poi condannato perchè aveva violentato più di 200 bambini, il più giovane di appena quattro anni.
Law è stato costretto a dimettersi a causa delle pressioni dei fedeli e nel corso dei funerali di Papa GP II tutti i card Usa si sono rifiutati di concelebrare con lui una delle messe di suffragio nella basilica di cui ha titolarità per non scatenare i fedeli in patria.
E’ questo che ha scandalizzato i fedeli americani: che i vescovi sapessero e nonostante tutto abbiano taciuto e coperto i colpevoli.
Io credo che a un certo punto bisogna guardare a questo male che la chiesa vive (un male procurato da ministri sciagurati, malati, che andrebbero curati e mai lasciati soli) con occhi di pietà, veramente fratelli: guardiamo alla chiesa -che prova una vergogna immensa- con occhi pieni di lacrime come piangessimo su quei ragazzini martirizzati da quei ministri ai quali erano affidati, ignari che dietro quelle vesti si nascondesse l’orco.
Quando a noi cristiani cattolici viene chiesta ragione della nostra fede nella chiesa nonostante questi obrori, l’impulso è di sprofondare sotto un metro e mezzo di terriccio; allora mi chiedo:” quanto desolante e umiliante debba essere per un pontefice che vergogna atroce, come comportarsi, cosa dire!? cosa! ” si vive in un brutto incubo, si ha voglia di svegliarsi alla realtà e guardare con fiducia a quella tanta parte di santità che si eleva da ogni angolo della terra. Ha ragione il dott Galeazzi quando fa riferimento alla immensa opera di madre Teresa la quale, in una maniera a dir poco sconcertante ci rivela il suo dramma interiore, la sua notte oscura durata l’intera vita. O a San Giovanni Bosco, che bussava a tutte le porte elemosinando pur di garantire una minestra calda agli orfani di tutta Torino e dintorni. E santi e sante che hanno sofferto per amore e migliaia di religiose che hanno salvato milioni di ebrei nei loro conventi. Quante belle anime, quale grande tesoro racchiude la Chiesa. Non fermamoci al chiodo arruginito, al marciume che si annida nelle parti basse, per carità, rischiamo di non uscirne più. Guardiamo in alto, lassù, sù sù..in alto, l’alto della costruzione…e forse riusciremo alzare la testa e ..se il rossore ancora ci imbarazza, lo esibiremo con più dignità!
Caro Picchio,
esiste anche un reato definibile come complicità: nel nostro caso non è – forse – meno orribile del comportamento pedofilo vero e proprio.
Ma anch’esso è – sempre – personale.
Parlare di Chiesa pedofila o complice di pedofilia corrisponde esattamente ad affermare che i siciliani sono mafiosi, i giornalisti bugiardi, i comunisti assassini, gli albanesi banditi, i musulmani terroristi, i napoletani superficiali e camorristi, le modelle anoressiche, i sarti omosessuali, eccetera eccetera. Fare, cioè, una porcata e una cattiva azione.
A parte la malizia degli avversari, c’è una logica nella maggiore severità dei media verso i preti pedofili che non – poniamo – verso i baristi responsabili dello stesso reato ed è da vedere nel fatto che i preti fanno la morale a tutti. Se uno ti sta addosso con la predicazione più esigente e poi traligna, tu ti rifai. E’ l’aspetto della questione che il cardinale Foley coglie in positivo con le parole “da noi ci si aspetta il bene”. – Io credo poi che le aspettative nei confronti del clero siano oggi eccessive. Immagino che un riequilibrio dei ruoli tra cristiani nel senso di un ridimensionamento dell’importanza dei preti e di una crescita dei cristiani comuni aiuterebbe a far fronte senza angoscia alla diminuzione numerica del clero e un poco anche agli scandali che si manifestano nella sua compagine.
Quelle di Foley sono parole importantissime per il loro valore di franchezza, semplicità e per il fatto che a dirle è un cardinale.
Quello che colpisce, nella vicenda della pedofilia del clero, non è solo la gravità dei fatti, ma alcuni meccanismi psicologici e istituzionali che hanno portato a coprire i colpevoli, come: l’imperizia e la superficialità con cui si è dato credito all’opinione di analisti e pseudo-medici che seguivano gli interessati; la preoccupazione prevalente di coprire lo scandalo, comprensibile ma non sino al punto di non fare nulla e limitarsi a trasferimenti di parrocchia; il fraintendimento dei concetti di fraternità presbiterale e paternità episcopale, troppo spesso degradati a complicità settaria o a ipocrita cecità; il fraintendimento dello stesso concetto di “elezione” sacerdotale, trasformato anche inconsciamente in un motivo di negazione e rimozione di tutto ciò che macchia e ferisce un modello eroico; la disinvoltura con cui si trattano questioni come il peccato, la redenzione, l’assoluzione, ecc., tipica di certa cultura cattolica, non solo clericale ma anche laicale; la difficoltà di parlare il linguaggio della verità, di riconoscersi colpevoli, di ammettere gli errori e chiedere perdono a Dio e al mondo, senza tante storie.
Se si parte dalla valorizzazione di questi dati, si riesce a trovare parole di verità, come quelle di Foley o quelle di Fisichella ad AnnoZero, quasi un anno fa. Solo con questa credibilità, poi, si può evidenziare l’ostilità dei media e la santità della maggior parte dei preti. Ma dopo essersi mondati, non prima
Non prima.
mettetemi dentro per vergognosa adulazione ma… W Accattoli (l’ultimo commento lo sottoscrivo parola per parola)!
p.s. carissimi tutti, possono ecumenicamente dire che, se possibile, sono d’accordo con tutti? D’altra parte, io invece potrei raccontare di un certo religioso che spesso entrava negli spogliatori della mia squadretta all’oratorio e nell’ammonirci severamente con frasi del tipo “guardate che poi diventate ciechi”…. passava le mezzore a guardarci fare la doccia e rivestirci… (ha un nome e cognome che non farei mai, perchè poi nel suo caso credo che tutto finisse lì).
p.s.2. … ma perchè dobbiamo fare i pompieri, sempre, quando qualcuno mette in evidenza la realtà di un’esperienza tutta umana (seppur animata dalla presenza stessa di Cristo) che è la mia e nostra Chiesa?
ps 3. Pietà per la nostra Chiesa… sì, certo. Ma pietà soprattutto per le vittime: mi pare che sia una frase cha qualche volta fatichiamo a contemplare, soprattutto nella prola di certi integerrimi monsignori (che forse non hanno mai fatto i parroci). Un po’ come quando viene violentata una donna “un po’ troppo scollacciata”… (17 righe)
Per quanto mi riguarda, quello che mi dà più fastidio nelle reazioni di certi media (e di una certa parte politica oggi allegramente intruppata sotto un’altra bandiera, ma pronta a riemergere uguale quando si parlerà di otto per mille, ingerenze, oscurantismo, privilegi e, appunto, pedofilia – mi fermo almeno fino alla chiusura dei seggi) ai casi di pedofilia nel clero è l’equazione:
Chiesa Cattolica = sessuofobia = imposizione del celibato ecclesiastico = causa della pedofilia
che mi sembra, oltre che falsa, estremamente irrispettosa nei confronti di tutti coloro che vivono il celibato (con tutte le difficoltà conseguenti) con fedeltà!
(11 righe)
caro ezio, il giusto problema della cattiva interpretazione del celibato (come pure, mutatis mutandis, la riduzione ai minimi termini del grande concetto della “castità”) rientrano secondo me nell’osservazione di fondo che ha fatto (anzi, rifatto) Luigi sulla migliore “ridefinizione dei ruoli” e dei ministeri nella Chiesa. Che aiuterebbe a chiarire le cose a tutti (anche ai sacerdoti), anche dal punto di vista vocazionale. (E io sono un tifoso del celibato per i preti).
ps. non so se si è capito (ironia): il mio richiamo alle “tue 20 righe” è assolutamente divertito e concorde con l’iniziativa.
Anch’io condivido parola per parola l’ultimo intervento di Luigi.
Credo che sia proprio questo il centro del problema: si è calcato troppo la mano (per secoli) su una presunta superiorità dei preti, in tutti i campi del sacro (dal morale al sacramentale). Non è forse figlia di questa scuola l’idea che la comunione si debba prendere in bocca perchè l’ostia la può toccare solo il santo e puro prete? (Non voglio dire che tutti coloro che prendono la comunione in bocca la pensano così, ma gira anche sta tesi…). E’ inevitabile che a questa sedimentata e secolare idea di superiorità si sia collegato nell’immaginario collettivo, più o meno inconsciamente, il celibato dei preti: la purezza è il celibato…. l’impurità il sesso. Nessuna meraviglia allora che la bomba della pedofilia di alcuni preti abbia avuto tale rumorosa deflagrazione sui media… come ha detto giustamente il cardinale… da noi ci si aspetta il bene! E non solo … direi io.. da noi ci si aspetta molto di più del solo bene!
Pertanto, l’intervento di Luigi mi sembra da condividere in toto.. cominciamo a far scendere dal piedistallo i preti (dove ci siamo messi noi stessi, dato che la teologia l’abbiamo sempre fatta noi per 2000 anni)… così quando cadranno faranno meno rumore.. cadendo da quote più basse.
caro moralista, ho aggiunto anch’io il conto delle righe proprio per supportare la tua ripresa del mio minimo suggerimento: se lo faranno anche altri, sarà una specie di “moral suasion” nei confronti di chi sconfina (ma resta ovviamente legittimo sconfinare, un po’ come accade nel “comply or explain” per fare una citazione legata al mio lavoro!!)
comply and explain ???? Explain, please! 😀
p.s. grazie a don78 a nome di un “impuro” sposo…
“comply or explain” è la facoltà (data soprattutto negli ordinamenti anglosassoni, ed in particolare in tema di bilancio) di adeguarsi ad una norma NON imperativa ovvero di spiegare le ragioni del mancato adeguamento; nel nostro caso le spiegazioni potranno essere anche implicite (nel senso che il post lungo si spiegherà implicitamente con l’impossibilità di sintetizzzare – e intendo VERA impossibilità…)
PS dimenticavo di dire che anch’io sono d’accordo con quasi tutto… fatta eccezione per il bastone di Bruno!!
forse è vero che ci si attende troppo dai preti, occorre aiutarli a scendere dal piedistallo, per il loro stesso bene
ma io sono complessivamente a favore del cosiddetto “statuto eroico” del sacerdozio, in mancanza del quale viene meno anche il senso del celibato, ovvero la sua accettabilità in termini di sistema (a prescindere dalle ragioni teologiche, comunque importanti), e a favore anche dei segni esteriori della differenza, che è testimonianza e segno di contraddizione
“statuto eroico” è ovviamente un’espressione che dice una tendenza, dentro la quale c’è la totale disponibilità al dono di sè, e quindi la “differenza” sta tutta qui, in una pratica coraggiosa, aperta, dinamica e baldanzosa di tutto quanto di sè (anche il proprio corpo) si mette a servizio di un compito radicale
dentro questa pratica c’è poi la virtù del dire la verità, e ammettere tutte le proprie macchie, sapendo che quanto più alti sono i parametri di virtù scelti, tanto maggiori sono i rischi di caduta e tradimento
ma starei attento: sclericalizzare la figura del sacerdote non dovrebbe implicare il rischio di eguagliarla alle altre; lo specifico deve restare, e ben percepibile anche superficialmente
Ehh vabbé don78..fino a un certo punto però…i preti sul piedistallo non ce li abbiamo messi noi, ma Santa Romana Chiesa. E come ce li ha messi ed ha preteso per secoli riverenza verso l’abito talare allo stesso modo deve invertire la rotta!
Come? Mandandoli a lavorare per esempio. Perché il prete non deve lavorare in cantiere o in fabbrica scusate, allora: per vestire il ginz e polo all’ultimo grido si, e per “alzare la cofana” no?!
Cominciamo a ridurre tutti i previlegi di cui godono: dalle bellissime case canoniche e conventi sparsi nei posti più ameni, ai tanti agi più o meno dispendiosi; non si fanno mancare niente, ve l’assicuro! Il prete deve poter essere credibile, deve scendere in piazza tra la gente, condividerne le pene e la povertà se necessario. Invece mi sembra di vedere che la maggior parte se ne stanno chiusi nella loro torretta d’avorio e buonannotte ai suonatori…
Come questi salesiani, mi domando e dico:” che bisogno c’è di chiudere gli oratori con questa fame di sacro e di Dio rintracciabile ovunque tra i giovani, che non hanno punti d’incontro se non le discoteche e spesso in balia di balordi. E i soldi, tanti miliardi, dove cavolo li mettono, come li spendo vorrei sapere. A poco serve la scalata al Vaticano, a poco serve spendere miliardi sulle biblioteche degli atenee per aumentare il prestigio , non è la cultura che fa santi.
Non è vero che i soldi vanno alle missioni, lo dico per esperienza personale:” ho inviato io, di tasca mia e altre cooperatrici 2mila euro all’istituto salesiano di Racife per cementare un pezzo di terreno sabbioso antistante un refettorio, roba che quando si alzava il vento i ragazzi mangiavano minestra e sabbia! Ho ricevuto la segnalazione da un sacerdote mio amico da anni.
Perciò: è il sistema che deve cambiare, non basta dire:” facciamoli scendere dal piedistallo”…alcuni e sono pochi, ne sono scesi altri – la maggior parte- fa una grande fatica perché stare “fuori” dalla mischia è più comodo e si rischia meno! Se è vero che l'”ozio è il padre dei vizi”, mettiamoli nel mondo questri nostri preti . C’è un detto che dice :” il prete non fa figli ma fogli”..che nel senso che scrivono, sono colti;
bhé preferei che facesse i figli invece dei fogli, scusate eh..
Francesco73, però nessuno ha detto di sclericalizzare la figura del sacerdote (impossibile e innaturale)… ma di sclericalizzare le nostre capocce fatte sempre (troppo) “a forma di prete”… (preti inclusi).
Conosco un prete che è stato anche prete-operaio a Roma. Non ne fa e non ne faceva allora un fatto ideologico (della serie, “i preti operai sono catto-comunisti o communisshti proprio”) ma perchè credeva e crede che fosse importante non pesare completamente sulla comunità parrocchiale che serviva. Ergo: molto tempo dedicato alla preparazione della Domenica e dell’Eucarestia, meno tempo per cose che delegava e delega a laici e famiglie (e non solo cose “pratiche”, chè il più praticone è proprio lui).
Io credo che faccia parte della vocazione cristiana ovvero della forza autentica del vangelo de-sacralizzare il sacerdote, innanzitutto chiamandolo presbitero, prete. Sacerdozio è parola pagana, presbitero solo cristiana. E’ certamente superfluo ribadire ad un pianerottolo così erudito il fatto che nella chiesa delle origini il presbitero non era specializzato in questo ma era solo il più anziano nella fede…tantè, repetita iuvant.
Desacralizzare il sacerdote non vuol dire relativizzarlo: significa diventare insieme più veri, più uomini, ovvero più evangelizzati.
Ci vuole coraggio, certo: il cardinale Tettamanzi ha da poco invitato tutti i fedeli a “riscoprire il sacerdozio comune dei battezzati”.
Vorrei dire a Clodine e Giacomo Galeazzi che la regola delle 20 righe mi sembra gradevole.
Vorrei dire a Giacomo Galeazzi che il suo racconto sul calcolo scomparso mi lascia del tutto indifferente e piuttosto infastidito: mi ha ricordato per linguaggio e contenuti la carissima Flannery O’Connor quando parlava del proprio ambiente “tutto religioso e per nulla evangelico” ( the bible belt, la cintura della bibbia, un pezzo di america del nord-sud cristianizzatissima…)come di un ambiente “infestato da Cristo”, un Cristo tutto religioso, ricattatorio, incombente, opprimente, posticcio, scadente, consolatorio e non consolante. 20 righe, stop.
Ignigo io non lo sapevo della regola delle 20 righe. E perché nessuno me l’ha detto..accidenti..mi dispiace di avervi afflitti con le mie filippiche…
Scusate eh. Non lo farò più lo prometto con la croce sul cuore!
… in realtà non c’è nessuna regola… è ezio che giustamente ha proposto una “moratoria ai pistolotti” proponendo un max di 20 righe a commento…. per me, che per mestiere scribacchio, la sintesi dovrebbe essere un’ovvietà… invece, ezio ha fatto una provocazione che colpisce nel segno…
Un limite di righe facilità la lettura e, con un piccolo sforzo di chiarezza e di ordinamento dei concetti per priorità, anche la scrittura.
(6 righe!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!)
7, in realtà, e con un refuso 🙁
Sacro e religioso
Da questo richiamo si pone una distinzione netta tra sacro e religioso. Religioso significa legame (da religio), ed è bellissimo poiché il legame ha una funzione di rassicurazione. I sentimenti sono i legami che una persona stabilisce con un’altra, e nel legame si seda la paura.
Ebbene, la religione è la risposta ai bisogni del sacro. Dunque, il sacro è umanissimo, ed è esperienza di questa terra; e la religione è la risposta totale, senza dubbi, senza rimandi, affermata persino da un’autorità che ha il nome di Dio, dell’Assoluto.
Il sacerdote dunque è, dal mio punto di vista, un uomo religioso che dà risposte – attraverso gesti, liturgie, cerimonie – ai bisogni del sacro che ogni uomo prova.
Se il sacro è una funzione della mente, e dell’essere uomo, e una caratteristica potremmo dire della sua biologia, allora si capisce bene perché a proposito del sacerdote si parla anche di una funzione sociale, ossia di un livello squisitamente terreno della sua funzione.
14 righe..e..nessu refuso! Ehhh..la medaglia pleas..!
D’accordo sulla necessità di non pensare alla sessualità dei laici come “impurità” dalla quale il prete celibe sarebbe esente; ed anche di non mettere il prete su di un piedistallo. L’idea del “sacro” come separatezza va ripensata; e va riscoperto sempre più il valore del sacerdozio comune dei fedeli. Ma credo anche che questo non debba significare una “mondanizzazione” della figura del prete, né un’assimilazione anche solo inconscia del modello del “pastore” protestante; il prete deve rimanere l’uomo che parla di Dio, che rinvia alla centralità di Dio con i suoi gesti sacramentali (che non sono opera dell’uomo ma di Dio e della sua iniziativa salvifica), con la sua predicazione. Pensiamo al noto episodio degli Atti degli apostoli: Pietro invita gli apostoli (quindi anche vescovi e preti) a pensare alla preghiera ed alla predicazione, non alle “mense” (compito dei diaconi).
e infatti, Savigni, almeno io scrivevo che i preti dovrebbero concentrarsi di più sul momento Eucaristico, che è il centro del loro proprio ministero (che poi ha il suo culmine nella Domenica, in cui la comunità, una sola comunità, si riunisce).
4 RIGHE!!!!! (merito il Paradiso)
Sono d’accordo con Francesco73 quando dice che il celibato ha ragioni di “imparzialità” (intesa come “totale disponibilità al dono di sé”) e non di “purezza”: se sei chiamato ad amare TUTTI, e dello stesso amore TOTALE che ti fa mettere il bene di chiunque prima del tuo, allora TU non puoi essere DI NESSUNO.
Proprio perché il sacerdote è la figura che risponde all’esigenza di sacro nell’uomo attraverso la liturgia e nella società (cito Clodine) questa “imparzialità” non dovrebbe voler dire starsene su un piedistallo separati dalla vita sociale, anzi, operare concretamente il bene NEL tessuto sociale dovrebbe essere per chi ha consacrato la sua vita a Dio un impegno altrettanto prioritario e parallelo a quello della predicazione: ecco se ci dovesse essere un “lavoro” per i sacerdoti dovrebbe essere questo, che è anche una forma di testimonianza; già di per sè sarebbe un bel lavoro: difficile e h24.
Ma a mio avviso non è il celibato, la mancanza di lavoro o chiamarsi sacerdoti e non preti a far stare parte del clero lontana dalla vita sociale o a creare certe devianze (perché la pedofilia/l’omosessualità esistono pure tra quelli che il vincolo di celibato non ce l’hanno…no? ) per cui eliminare i voti, cambiare i nomi…boh…sembrano più palliativi che soluzioni.
Piuttosto forse –concordo con Galeazzi- è il caso che anche il bene cominci a fare eco. E’ vero –come diceva Clodine- che alcune realtà come quelle delle missioni non sono finanziate adeguatamente, che molte strutture presenti sul territorio restano chiuse ai giovani e mancano di essere veri punti di riferimento, che si dovrebbe fare di più e meglio… ma è pur vero che queste realtà ESISTONO e ce se ne dimentica: il bene c’è e c’è chi lo fa, non solo “spiriti magni” conosciuti e riconosciuti da tutti, ma anche singoli sacerdoti, missionari o piccole comunità che portano avanti la loro opera senza tanto clamore e spesso con sacrificio. Bisognerebbe dare un po’ più di voce a queste, di realtà, e alle loro esigenze, non soltanto quando c’è da fare da contrappeso agli scandali.
Gli angoli bui ce li hanno tutti: le quasi-sante come Madre Teresa, i comuni uomini, le Istituzioni fatte di uomini, ma ciò non impedisce ai medesimi soggetti di continuare ad adoperarsi nonostante difficoltà, senso di abbandono, difetti personali…e visto che nella maggior parte dei casi il meglio viene fatto “sottovoce” sarebbe auspicabile anche per QUESTI episodi un po’ della stessa mediatica amplificazione.
Ah, rimanendo in argomento, una domanda: perché parlare di de-sacralizzare i sacerdoti cambiandogli nome va bene, mentre a dire che perfino i beati -pur compiendo il loro cammino di rettitudine- hanno comunque attraversato periodi di frustrazione…si viene tacciati di “Connorismo”?
Ventesima riga (del mio Word). Stop. ….(…è pure la prima volta che posto, quindi siate clementi 😉
D’accordo con l’ultima affermazione del Moralista
In che senso Connorismo?
Forse non hai inteso o forse non ho inteso io.
Il mio benvenuto nel blog a felixcivitas, chiedendogli scusa per l’attesa che ha dovuto fare prima di essere “moderato” da me: ciò è necessario per il primo commento di ogni visitatore, d’ora in poi i suoi commenti entreranno in automatico. Ha dovuto attendere perchè ero in volo sull’Atlantico con il papa e finalmente siamo arrivati a Washington – dieci ore di volo – e da qui saluto tutti voi del pianerottolo!
“Connorismo” è una “licenza” che mi sono presa in riferimento alla frase:
“…mi ha ricordato per linguaggio e contenuti la carissima Flannery O’Connor quando parlava del proprio ambiente …”
e allora Felix non hai compreso o non mi sono spiegato bene:
la O’ Connor è voce profetica e pertanto evangelica di autentica fede libera e liberante. La sua critica all’esteriorità del culto e all’ossessiva presenza religiosa – anche cristiana – è uno strumento di straordinaria lucidità.
Pertanto la parola connorismo (che comunque non è bella) non funziona: è un pregio avere lo sguardo lucido della O’Connor, mica un difetto.
Il difetto è essere pagani mascherati da cristiani.
Correggo il benvenuto che le facevo: felixcivitas è donna e sono dunque due volte contento della sua venuta tra noi. Mi pare che sia bellissimo il nome che si è data per fare capolino nel pianerottolo. Coraggio Clodine e Marta Paola, qualcuna arriva!
benvenuta felixcivitas. Noi -io e Marta Paola- ci sentivamo sole!
Concordo decisamente circa le tue riflessioni. Non ti preoccupare per le 20 rughe. Benché posti da un bel po’ sul pianerottolo del dott Luigi, spesso mi dilungo e non sapevo fino a ieri delle 20 righe..non parliamo poi dei refusi! Sono la mia croce, per non farli mi ci devo impegnare, spesso scrivo di corsa e..il risultato talvolta è un delirio!
W le donne!!
tanto per fare un esempio :” tra righe e “rughe” ..la vocale fa la differenza ! (mamma mia che figuraccia!)
Clodine, thanx a lot 🙂