Amici belli lunedì 25 – cioè domani – ci vedremo, ancora via Zoom, per leggere da Marco 5, 21-43 la narrazione di due miracoli tra loro intrecciati, come trama narrativa, detti tradizionalmente “guarigione dell’emorroissa” e “resurrezione della figlia di Giairo”. Ci fermeremo, tra l’altro, sulle parole di Gesù che dice “una forza è uscita da me”: parole che portano lontano. Nei commenti la scheda di preparazione alla lectio e l’invito a collegarsi.
Pizza e Vangelo con Gesù che chiede: “Chi ha toccato le mie vesti?”
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Segni per la fede. Due “segni” intrecciati nella narrazione e ambedue legati al tema della fede: “La tua fede ti ha salvata” dice Gesù alla donna che soffre di emorragie (v. 48); “Non temere, soltanto abbi fede e sarà salvata” dice a Giairo che riceve la notizia della morte della figlia (v. 50).
Leggeremo i due miracoli tenendoci aggrappati a questo filo della fede, che qui vuol dire fiducia, affidamento, scommessa che il rabbi di Nazaret possa guarire una figlia che sta per morire, o possa liberare una donna da un malanno che la rende impura e per guarire dal quale lei ha speso inutilmente tutti i suoi beni.
Nella prima delle due narrazioni troveremo Gesù che avverte una forza che esce da lui senza che l’abbia voluto (v. 30): forse non ci siamo mai fermati su quelle parole che potrebbero portarci lontano. Ci fermeremo su di esse.
Marco 5, 21-43 – Essendo Gesù passato di nuovo in barca all’altra riva, gli si radunò attorno molta folla ed egli stava lungo il mare. 22E venne uno dei capi della sinagoga, di nome Giàiro, il quale, come lo vide, gli si gettò ai piedi 23e lo supplicò con insistenza: “La mia figlioletta sta morendo: vieni a imporle le mani, perché sia salvata e viva”. 24Andò con lui. Molta folla lo seguiva e gli si stringeva intorno.
25Ora una donna, che aveva perdite di sangue da dodici anni 26e aveva molto sofferto per opera di molti medici, spendendo tutti i suoi averi senza alcun vantaggio, anzi piuttosto peggiorando, 27udito parlare di Gesù, venne tra la folla e da dietro toccò il suo mantello. 28Diceva infatti: “Se riuscirò anche solo a toccare le sue vesti, sarò salvata”. 29E subito le si fermò il flusso di sangue e sentì nel suo corpo che era guarita dal male.
30E subito Gesù, essendosi reso conto della forza che era uscita da lui, si voltò alla folla dicendo: “Chi ha toccato le mie vesti?”. 31I suoi discepoli gli dissero: “Tu vedi la folla che si stringe intorno a te e dici: “Chi mi ha toccato?””. 32Egli guardava attorno, per vedere colei che aveva fatto questo. 33E la donna, impaurita e tremante, sapendo ciò che le era accaduto, venne, gli si gettò davanti e gli disse tutta la verità. 34Ed egli le disse: “Figlia, la tua fede ti ha salvata. Va’ in pace e sii guarita dal tuo male”.
35Stava ancora parlando, quando dalla casa del capo della sinagoga vennero a dire: “Tua figlia è morta. Perché disturbi ancora il Maestro?”. 36Ma Gesù, udito quanto dicevano, disse al capo della sinagoga: “Non temere, soltanto abbi fede!”. 37E non permise a nessuno di seguirlo, fuorché a Pietro, Giacomo e Giovanni, fratello di Giacomo. 38Giunsero alla casa del capo della sinagoga ed egli vide trambusto e gente che piangeva e urlava forte. 39Entrato, disse loro: “Perché vi agitate e piangete? La bambina non è morta, ma dorme”. 40E lo deridevano. Ma egli, cacciati tutti fuori, prese con sé il padre e la madre della bambina e quelli che erano con lui ed entrò dove era la bambina. 41Prese la mano della bambina e le disse: “Talità kum”, che significa: “Fanciulla, io ti dico: àlzati!”. 42E subito la fanciulla si alzò e camminava; aveva infatti dodici anni. Essi furono presi da grande stupore. 43E raccomandò loro con insistenza che nessuno venisse a saperlo e disse di darle da mangiare.
Giairo il caposinagoga. v. 22: uno dei capi della sinagoga. Le sinagoghe erano rette da un consiglio di anziani che eleggevano un proprio capo. Ad apertura del capitolo 7 di Luca leggiamo del centurione romano che ha un servo ammalato e che manda da Gesù “alcuni anziani dei giudei a pregarlo di venire a salvare il suo servo” (v. 3): ecco, quegli anziani facevano parte, probabilmente, del consiglio della sinagoga.
v. 22b: gli si gettò ai piedi. Come aveva fatto l’indemoniato di Gerasa nel brano precedente: inginocchiarsi davanti a qualcuno era riconoscimento d’autorità, gesto di sottomissione, atto di supplica. Qui accompagna la supplica.
v. 23: vieni a imporle le mani. Nel mandato missionario di Marco 16 troveremo le parole: “Quelli che credono nel mio nome […] imporranno le mani ai malati e questi guariranno”. Oggi il sacerdote impone le mani nel sacramento dell’Unzione degli infermi.
v. 25: una donna che aveva perdite di sangue. Il Levitico stigmatizza severamente l’impurità derivante da perdite di sangue: “La donna che ha un flusso di sangue per molti giorni, fuori del tempo delle mestruazioni, o che lo abbia più del normale, sarà impura per tutto il tempo del flusso, come durante le sue mestruazioni […]; ogni oggetto sul quale siederà sarà impuro […]; chiunque toccherà quelle cose sarà impuro” (15, 25-27).
Il lembo del mantello. v. 27: da dietro toccò il suo mantello. In Luca 8, 44: “gli toccò il lembo del mantello”. Possiamo intendere: l’orlo. Una lettera pastorale del cardinale Carlo Maria Martini è intitolata “Il lembo del mantello” (1991-1992). Nel prologo di quella lettera – fui tra le persone che il cardinale convocò per averne spunti in vista della sua stesura – il cardinale scrive: “Leggo in questa pagina evangelica tre realtà che caratterizzano la nostra civiltà, tanto condizionata dai mass media: la massa, la persona e la comunicazione”.
v. 30: essendosi reso conto della forza che era uscita da lui. Nel passo parallelo di Luca Gesù dice: “Qualcuno mi ha toccato, perché so che una forza è uscita da me” (Luca 8, 46). In un altro capitolo di Luca c’è questo passaggio: “Tutta la folla cercava di toccarlo perché da lui usciva una forza che sanava tutti” (Luca 6, 17ss).
v. 33: gli si gettò davanti. Come già aveva fatto Giairo (v. 22). E gli disse tutta la verità. Erano verità scomode: il contatto con una donna emorragica provocava impurità. Ma già la conversazione in pubblico tra una donna e un uomo era ritenuta sconveniente e trasgressiva.
v. 37: E non permise a nessuno di seguirlo, fuorché a Pietro, Giacomo e Giovanni. Sono i discepoli prediletti: nominati per primi nell’elenco dei dodici (3, 16-17), saranno anche i soli presenti alla trasfigurazione (9, 2) e nell’Orto degli Ulivi (14, 33).
v. 41: Prese la mano della bambina. Toccare un cadavere era causa di impurità.
v. 41b: “Talità kum”, che significa: “Fanciulla, io ti dico: àlzati!”. Tutti e tre i Sinottici riportano il gesto di Gesù che prende la mano della bambina e Luca riporta – tradotta in greco – anche la chiamata di Gesù “Fanciulla alzati”, ma solo Marco segnala le parole aramaiche usata dal Rabbi di Galilea. E’ questo uno dei sei casi nei quali Marco riporta e traduce parole aramaiche. Ecco gli altri: quando Gesù dà a Giacomo e Giovanni il nome di Boanèrghes, “figli del tuono”; quando riferisce l’uso di qualificare come “Korbàn, cioè offerta sacra” un bene che così non potrà avere altra destinazione (7, 11); quando guarisce il sordomuto dicendo “effatà, apriti” (7, 34); il grido di “Osanna” dei molti che assistono all’ingresso di Gesù in Gerusalemme (11, 9): quando Gesù viene condotto al “Golgota, che significa luogo del pianto” (15, 22).
v. 42: aveva infatti dodici anni. Era l’età legale per il matrimonio.
Fede ardimentosa. Concludo con una notazione per ognuno dei due segni operati da Gesù: una notazione intesa a mettere in risalto la componente ardimentosa della fede dei due, ovvero – come ho già detto – del loro affidamento al rabbi che conoscono appena.
Il capo della sinagoga gettandosi ai piedi di Gesù (v. 22), riconoscendo cioè la sua autorità, compie un gesto fortemente compromettente. Non sappiamo dove ci troviamo, se a Cafarnao o in altro centro della Galilea, ma un capo di sinagoga che ha sentito parlare delle facoltà di guaritore del rabbi di Nazaret non può non aver sentito anche che quel rabbi ha provocato conflitti in varie sinagoghe della regione, sia operando guarigioni in giorno di sabato, sia mettendo in discussione vari aspetti della pratica ordinaria della Legge mosaica e manifestando pubblico dissenso persino verso scribi e farisei venuti a metterlo sotto inchiesta da Gerusalemme (Marco 3, 22). Dunque riconoscendo Gesù come messia questo Giàiro si espone audacemente, profilandosi a quasi discepolo di un rabbi avversato dalle più alte autorità religiose d’Israele.
Ancora più audace – se possibile – è il gesto della donna che soffre di emorragie. Le perdite vaginali di sangue rendevano impure le donne e chi ne soffriva trasmetteva l’impurità agli oggetti e alle persone che toccava. Da qui la preoccupazione della donna di toccare “da dietro” il mantello di Gesù (v. 27), in modo da non accostarsi troppo e da non essere veduta da lui e sperando che l’eventuale propria guarigione non divenga pubblica, se non altro per non procurare guai a quel rabbi già con il solo toccarlo. Anche lei, come già Giàiro, quando Gesù chiede “chi mi ha toccato” (v. 30), vedendosi scoperta si getta ai suoi piedi (v. 33), e narra quello che aveva fatto e la guarigione che ne aveva avuto. La decisione di questa donna di “toccare” in qualche modo quel rabbi è una decisione coraggiosa, propria di chi non ha altre possibilità e gioca il tutto per il tutto. Una decisione che forse solo gli intoccabili dell’India oggi potrebbero intendere appieno.
Lodando la fede dei due Gesù mostra d’aver inteso le decisioni audaci che ambedue avevano preso per avvicinarsi a lui. Da qui potrebbe venire lo spunto a interrogarci su quanto siano abitudinarie o invece audaci la nostra ricerca del Signore e la nostra conversazione con lui. La ripetizione di formule e la partecipazione a riti non comporta nessuna audacia. L’affidamento al Signore in circostanze ardue, e magari pubbliche, questo sì che potrebbe portare il segno della fede che salva.
“Una forza usciva da lui” è un capitolo del volume di Hans Urs Von Balthasar, Tu hai parole di vita eterna, Jaca Book 1991, pp. 133s. In esso vi è questo passaggio straordinario: “La domanda di Gesù che chiede chi l’abbia toccato dimostra che la forza non l’ha lasciata uscire lui stesso, ma che la fede della donna gliel’ha sottratta, esercitando lei un inconscio potere su di lui. Il che a sua volta non significa che si possa rubare a lui qualcosa contro la sua volontà, ma che in lui sussisteva una volontà più profonda: ad essere a disposizione degli uomini con tutta la sua divinoumanità […]. Come Gesù sulla terra era a disposizione della fede della donna, così la sua forza nell’Eucarestia sta a disposizione dei fedeli”.
Ma ‘sta pizza se magna? Chi voglia sapere che sia “Pizza e Vangelo” vada nella pagina che ha questo nome: è elencata per quarta sotto la mia foto, ad apertura del blog. Propongo nel blog i testi che affrontiamo nel gruppo biblico [c’è da 18 anni] perché chi può tra i visitatori mi dia una mano – un suggerimento, uno spunto, una critica – nella preparazione della lectio. Gli incontri si chiamano “pizza e Vangelo” perchè prima si mangia una pizza e poi si fa la lectio. Ora da remoto la pizza non c’è ma teniamo duro con il Vangelo in attesa che torni anche lei.
Venite oves et boves: che tradotto significa tutti. Siamo un gruppo di una ventina di lettori della Bibbia che da quasi vent’anni si riunisce a casa mia per una lettura continuata del Nuovo Testamento: abbiamo fatto ad oggi il Vangelo di Luca e gli Atti degli Apostoli e ora stiamo leggendo il Vangelo di Marco. Dall’arrivo della pandemia gli incontri avvengono via Zoom. Chi non è stato mai agli incontri in presenza e non si è mai collegato, e magari non abita a Roma, e lunedì voglia provarci, mi scriva in privato [andando alla finestra “manda un’email” che è sotto la mia foto] e io privatamente gli indicherò il modo di unirsi al meeting, che andrà dalle ore 21.00 alle 22.30 di lunedì 25. L’ultimo appuntamento fu lunedì 11 ottobre e la registrazione audio di quell’incontro la trovi nel post del 16 ottobre: http://www.luigiaccattoli.it/blog/quando-gesu-in-marco-chiede-al-demone-qual-e-il-tuo-nome/
https://gpcentofanti.altervista.org/il-guado-dello-yabbok-della-cultura/
Vorrei attirare la vostra attenzione sul numero dodici citato due volte in questo brano. della donna con emorragia si dice che era “dodici anni” che aveva questo disturbo. Della figlia di Giairo si specifica che aveva dodici anni .
25Ora una donna, che aveva perdite di sangue da dodici anni…ecc
..subito la fanciulla si alzò e camminava; aveva infatti dodici anni ecc.
Qualcuno dira’che e’ semplice coincidenza di nessuna importanza . Ma ogni numero citato nel Vangelo ha importanza, dal sette ( settanta volte sette perdonerai, la donna a cuì Gesù tolse sette demoni ecc) al quaranta ( digiuno:quaranta giorni) al tre ( dopo tre giorni risorgero’ ) .
Il numero dodici nelle Sacre Scritture non viene mai citato per “semplice coincidenza”. Il numero dodici ha un significato mistico . Inutile ricordare che gli apostoli di Gesu’ sono detti per antonomasia” I dodici” ,ma pensiamo che il numero dodici ha un significato particolare, i dodici mesi dell’anno solare, i dodici segni zodiacali, le dodici tribu’di Israele.
Dodici e’un numero significativo: e proprio dopo dodici anni la donna con emorragie fu guarita da Gesu’ , e all’eta’ di dodici anni la figlia di Giairo fu resuscitata dal sonno della morte da Gesu’ . “il Tempo e’compiuto” verrebbe da dire secondo un ‘altra tipica espressione del Vangelo di Marco . Il Tempo non misurabile secondo gli orologi :il Tempo spirituale.
Anche in un altro miracolo c’e’il numero dodici , nella moltiplicazione dei pani e dei pesci e’ il mistico numero dodici
Marco 6,42 : tutti mangiarono e si saziarono e furono raccolti Dodici panieri pieni di avanzi di pane di pesci.
E piu’ avanti Marco 8,18 : Avendo occhi non vedete e avendo orecchi non udite?Non vi ricordate quando spezzai i cinque pani per cinquemila persone quanti canestri colmi di avanzi raccoglieste ? DODICI gli risposero .. e diceva loro Come mai non capite ancora?
25Ora una donna, che aveva perdite di sangue da dodici anni 26e aveva molto sofferto per opera di molti medici, spendendo tutti i suoi averi senza alcun vantaggio, anzi piuttosto peggiorando, 27udito parlare di Gesù, venne tra la folla e da dietro toccò il suo mantello.
L’amore di Dio è meraviglioso, solo lui sa come portare ciascuna specifica persona:
https://gpcentofanti.altervista.org/la-gabbia-del-concetto-la-liberazione-del-seme/
Mc 5, 21-43 una pericope per i nostri giorni
https://gpcentofanti.altervista.org/la-logica-del-titanic/
Continuate a intervenire. L’incontro di ieri sera è andato benissimo: 22 collegamenti per almeno 30 persone. Nessuna caduta di linea o incidente comunicativo. Siamo diventati bravi a zoomare. Ringrazio Maria Cristina Venturi e don Giampaolo per il contributo che ci hanno dato con i commenti qui sopra riportati. Se qualcuno dei partecipanti volesse aggiungere un parere, un suggerimento, una domanda venuta alla mente dopo la chiusura del meeting, la metta qui.