“Don Milani volle segnarmi come con un marchio a fuoco facendo un gesto per indicare il nostro benessere e dicendo: per tutto questo non sei ancora in colpa; ma dai diciotto anni, se non restituisci tutto, incomincia a essere peccato”: parole del senatore Pietro Ichino (già Pd, ora Scelta Civica) nel racconto del 18 aprile sul “Corriere della Sera”, a pagina 50, a riguardo dell’influenza che ebbe su di lui, nella prima giovinezza, don Lorenzo Milani, che era a volte ospite dei suoi genitori a Milano. Saluto il bel racconto di Ichino con un bicchiere di Vino Nuovo. Per una mia reazione immediata al “recupero” di don Milani da parte del cardinale Betori, in buona parte simile a quella di Ichino, vedi il post del 16 aprile e i primi tre commento a esso.
Pietro Ichino marchiato a fuoco da don Milani
60 Comments
Lascia un commento
Devi essere connesso per inviare un commento.
Concordo anch’io sulla posizione di Ichino riguardo alle modalità e alla formula
ambigua e offensiva scelta da Betori per la riabilitazione degli scritti di Don Milani.
In compenso nè lui, Betori, nè altri papaveri porporati hanno commentato le mirabili gesta dell’ex segretario di stato il grandissimo e reverendissimo salesiano Bertone, che anzichè tornare a casa dai suoi confratelli per concludere dignitosamente la sua brillante carriera, andrà ad abitare accanto a Francesco in un appartamento di 600 mq + terrazza di 100 mq.
Ripenso al venerabile Padre Carlo M. Martini che tornato da Gerusalemme dove viveva ospite al biblico in una stanzetta di pochi mq, è tornato a Gallarate nella casa dei suoi confratelli vivendo in comunità e abitando ache li in una stanzetta.
Questione di stile e di senso della decenza.
Un fuori onda.
http://www.repubblica.it/
“Il Papa mi ha chiamato e ha detto che un divorziato non fa niente di male a prendere la comunione”
Il racconto di una donna argentina
Una fedele argentina avrebbe ricevuto la telefonata di Francesco in risposta a una lettera in cui esprimeva il suo disagio per non poter partecipare al sacramento. A raccontarlo su Facebook è il secondo marito della donna.
Speriamo che la notizia sia una bufala, altrimenti da queste parti apriti cielo.
Straccio di vesti, digiuni e Messe purificatrici.
A scandalizzarsi, da queste parti, dovrebbero essere coloro che fecero fuoco e fiamme per la comunione a B. e per le parole di Mons. Fisichella…
Don Milani dovrebbe essere ricordato anche per la sua scuola libera e per la formazione “alternativa” a quella statale. Dipingerlo come un “santino” della sinistra non gli rende onore.
Già che ci siamo, dite al “vostro” Renzi che questo governo non è un monocolore del PD e che, se desidera che le sue proposte vengano approvate dalla maggioranza, deve provvedere a concordarle con i suoi alleati di governo. Imporre voti di fiducia non serve, lo abbiamo già sperimentato. Ma forse lui è troppo “nuovo” per ricordarselo…
Con tutto il rispetto per chi la pensa diversamente, ritengo che l’articolo linkato da repubblica.it esponga il Papa a notevoli rischi di fraintendimento. Come tutte le volte che alcune sue affermazioni vengono assunte come aforismi a sé stanti. E magari trasformate in chiavi ermeneutiche del pensiero di Francesco.
Papa Francesco ha attratto su di sé la grande attenzione dei media grazie ad uno stile anti-conformista e ad interviste colloquiali.
La stampa popolare – e quella anticlericale – ha per lo più elogiato le sue dichiarazioni, ha ascoltato ciò che vuole ascoltare, ma ha preferito ignorare il suo motto ricorrente: “Io sono figlio della Chiesa”.
“La dittatura del pensiero unico” (cit. dalla omelia a S. Marta del 10 aprile 2014), all’opposto, ritiene che la chiave di spiegazione di tutto il Pontificato di Francesco sia esclusivamente il celeberrimo “chi sono io per giudicare?” detto dal Papa nella conferenza stampa durante il viaggio di ritorno dal Brasile, ed arbitrariamente estratto dal contesto e strumentalizzato per i propri fini.
Ricordiamo sempre: “Io sono figlio della Chiesa”.
Tornando al tema del post, personalmente sarei contentissimo se le notizie su Don Milani fossero confermate e la sua esperienza venisse studiata seriamente.
http://vaticaninsider.lastampa.it/inchieste-ed-interviste/dettaglio-articolo/articolo/milani-33615/
http://vaticaninsider.lastampa.it/fileadmin/user_upload/File_Versione_originale/Don_Milani26_giu_2007.pdf
A proposito di libri proibiti sto leggendo Alla ricerca del Dio vivente
http://www.fazieditore.it/Libro.aspx?id=1270
C’è scritto nel frontespizio libro “censurato” un tocco di vita su.
Devo dire e’ molto carino magari la parte su Dio e la Sophia femminile meno ma ci sono spunti interessanti.
Poi ho visto che e’ uscito questo http://www.campodeifiorifazi.it/il-tao-della-liberazione-2/
Ma a suo tempo avevo già letto il tao della fisica non so sembra concedere un po’ troppo alla moda.
Bertone….che dolor… Quando Benedetto non venne più in vacanza qui in Valle D’Aosta cominciò a venire Bertone che si comportava come un vice papa: autorità ad accoglierlo all’aeroporto con lunga cerimonia di saluti, viaggio in auto con la scorta, uscite per passeggiate sempre con la scorta, ecc
Non è esattamente come tu dici, Luca73.
Tutti sanno bene che papa Francesco appartiene compiutamente alla Chiesa. È talmente evidente che non ci sarebbe bisogno che lui lo evidenziasse, come a volte fa.
Dunque nessuno ignora niente.
Invece mi colpisce il fatto che i clericali ogni tanto si affannino a precisare che non c’è nessun distacco fra il Papa e la Chiesa.
Traspare il chiaro timore che ci sia un travisamento che, invece, non c’è. E,se mi è consentito dirlo, per molti si tratta di un vero disappunto, proprio di chi guarda di traverso e con l’amaro in bocca alle novità.
Certo è anche chiarissimo che questo Papa è “nuovo”, nel senso che annuncia il Vangelo in modo diverso, molto più vicino al sentire del popolo. Il che è una novità straordinaria che forse si può apprezzare pienamente se si è semplici, se si comprende con l’intelletto e con il cuore che il papa è sì il vicario di Cristo, ma di un Gesù Cristo che, lungi dal sentirsi un principe o un re in senso mondano, parlava con semplicità alla gente del suo tempo e intuiva il pensiero di chi gli stava di fronte, sentendosi al servizio umile di tutti. Lui figlio del Padre, gli uomini figli dello stesso Padre.
Questa è la strada di papa Francesco. E lo dice apertamente.
Luca73 anche il mio parroco ” figlio della Chiesa” portava la comunione alla mia vicina di casa divorziata e risposatasi in comune. lei era sta abbandonata dal primo marito che si era accasato con l’amante. Io sarei d’accordo nello trattare in modo diverso i divorziati senza colpa e gli altri. Ai primi concederei un’altra possibilità .:-)
Comunque credo che tutto questo discutere dei divorziati non riguardi in realtà loro, ma il vero problema per il Vaticano sia quello della trasmissione della fede. Se una famiglia si allontana dalla Chiesa lo faranno anche i loro figli, nel senso che non ci saranno i sacramenti dell’iniziazione cristiana. Quindi se già ora su 100 bambini quelli che continuano ad andare in chiesa dopo la Cresima sono un’esigua minoranza, saranno ancora meno se diminuiranno i bambini battezzati e iscritti al Catechismo per la prima Comunione.
Non per smorzare l’importanza delle parole del Papa, ma parole pronunciate nel corso di una telefonata colloquiale privata, e per giunta riportate di seconda mano e per giunta strombazzate sui giornali hanno una validità del tutto relativa. Io , personalmente ( quindi importanza zero) non gliene attribuisco nessuna.
Così come assai relativa è anche la ormai celeberrima battuta del ” chi sono io per ? ” pronunciata nel corso di una chiacchierata con i giornalisti. Queste chiacchierate con i giornalisti sono sempre state foriere di presunti ” scoop” e titoli urlati a cui non corrisponde alcuna sostanza di fondo. Il fatto che i papi, tutti gli ultimi a partire da GPII e con vette parossistiche con Francesco, godano di una esposizione mediatica a 360 gradi da un lato espone al rischio che ogni mezza parola venga scambiata per vangelo, dall’altra che chiunque sia in grado di imbastirci sopra castelli di fumo: cosa che puntualmente avviene. E’ evidente che Francesco non intende rinunciare a nessuna delle opportunità di contatto umano e di espressione di pensiero , proprio a nessuna, infischiandosene del fatto che una cosa è essere un pinco pallo qualunque, una cosa è essere il Papa, e Papa Francesco, poi!. Il fatto in sé ci permette senz’altro di averne una conoscenza approfondita sul piano caratteriale e personale, ma non ha alcun riverbero sulla sostanza dottrinale del suo magistero.
Vorrei a questo punto, non per smorzare entusiasmi dei peanisti o medicare ferite dei ringhiosi, chiedere a chi ne sa più di me, e in particolare a Luigi, se, nel corso di questo anno di pontificato, ci sono stati non dico strappi, ma strappetti, strappini, scuciture, anche solo larvate innovazioni dottrinali nel magistero rispetto all’esistente.
Perché io non ne vedo manco una.
Grandi , anzi grandissime differenze di stile- specie comunicativo- di intendere e vivere “l’ufficio” di Papa ( ma nessuna nel ruolo)- mezza rivoluzione nei segni, nei piccoli simboli e nei gesti, ma tutto finisce lì.
Come, peraltro, mi sembra che fosse naturale.
Chiedo anche a Luigi e a tutti gli altri se questo affannarsi continuo di tutti dietro alle novità di comportamento di Francesco non sia in realtà un comodissimo alibi per non fare nessuna novità in noi stessi, e nelle comunità e nei gruppi.Dove io vedo una sostanziale “morta”.
Non sono i papi che fanno la Chiesa, è al contarro la Chiesa che fa i Papi.
E questa benedetta ” Chiesa di Francesco” a me pare una bella bolla mediatica.
Se sbaglio, mi corrigerete.
Lorenzo c’è il magistero, che Francesco non ha ovviamente cambiato di una virgola, e c’è la pastorale che possiamo definire come la maniera di applicare quel magistero.Ebbene molti teologi, rettori di università cattoliche, professori universitari ( sacerdoti e religiosi) in campi borderline come la bioetica hanno vissuto il pontificato di Francesco ” come una primavera” dopo anni e anni di spade di Damocle pendenti sulla loro testa, notificazioni vaticane, rimozioni in alcuni casi imposte dal Vaticano in altri casi da episcopati in certi casi più papisti del papa, come quella spagnola, interdizione di pubblicare, ecc.. E’ questo secondo me il cambiamento più grande, che si percepisce in giro per il mondo.
Vera primavera e’ tornata anche Picchio dopo gli anni bui di Ratzinger.
Che ” sia vissuta come una primavera”, non c’è dubbio alcuno.
Ma che lo sia, lo sarà anche, ma siamo ancora alle belle( a seconda dei punti di vista) speranze.
Non vorrei dire: quel diplomatico di establishemente di lungo corso di Roncalli, tradizionalista nei gesti e nella liturgia fino al dettaglio, dopo qualche solo mese di pontificato se ne uscì con la bomba del Concilio.
Qui siamo lontani anni luce, con tutto il rispetto e la simpatia.
Ai tempi di Gesu’non c’era il telefono,ma alcuni ebrei osservanti posero a Gesu’la stessa domanda:puo’uno ripudiare la propria moglie e sposarne un’altra? La Legge di Mose’infatti pernetteva sia il ripudio e il divorzio che il secondo matrimonio. Ai tempi di Gesu’il divorzio dunque ,anche per i pii ebrei osservanti esisteva. Voi tutti sapete ,credo,coea rispose Gesu’.E quelle parole,come ogni parola che ha pronunciato Gesu’e(parola eterna,che nessuna moda o nwssuna storicita’potra’mai cambiare.Neppure un Papa puo’cambiare le parole ei Gesu’.Neppure con una telefonata.
…establishment , non establishemente come ho battuto….
Se poi qualcuno ,come Picchio preferisce credere agli uomini di Chiesa del suo tempo,teologi preti e compagnia bella,piuttosto che a aDio questo non fa chw confermare quanto della natura umana ci dice la Bibbia:l’uomo preferisce credere a qualsisi cosa,a qualsiasi idolo,la modernita’,i diritti civiliEugenio Scalfari ,ecc a tutto preferiscecredere. L’uomo piuttosto che credere semplicemente alle parole di Dio rivelate prima dai profeti poi dal suostesso figlio. Il figlip e’venutp si e’fatto crocifiggere ed e’risorto per testimoniare la Divinita’della sua parola. Ma e’tutto inutile!Gli uomini amano solo se’stessi le proprie idee e propri “diritti”le proprie medipcri vostruzipni mentali. Si credera’con piu’entisiawmo a qualsiasi balla dei nuovi teologi piuttosto fhe all’eterna. Parola di Dio.
Non piantiamo la solita caciara, discepolo, mewscolando in un unico minestrone idoli, Eugenio Scalfari e la Chiesa.
Credere a una dicotomia tra ” Dio ” e “Chiesa” porta lontano dalla cattolicità apostolica romana.
Chi, se non la Chiesa, dovrebbe sancire per un cattolico, se una cosa è conforme alla volontò di Dio o no? Io? Discepolo? Il tal teologo o quiell’altro?
I Francescani dell’Immacolata? Le comunità di base?
Non facciamo ridere i polli.
Le telefonate e le interviste valgono niente, ma la voce e la volontà della Chiesa, se mai ci sarà, sarà normativa.
Come sempre.
Salvo chiamarsene fuori.
“Così come assai relativa è anche la ormai celeberrima battuta del ” chi sono io per ? ” pronunciata nel corso di una chiacchierata con i giornalisti.”
Quella battuta, Lorenzo, non si prestava per niente ad equivoci. Era chiarissima per chi non volesse (e voglia) strumentalizzare le parole di una persona qualsiasi.
Il Papa ha detto che se qualcuno cerca con sincerità Dio, nessuno può giudicare il modo di essere di un fratello, anche se questi viene visto, ossia giudicato, come un peccatore.
Appunto,”chi sono io (peccatore per altri versi) per giudicare”? Posso entrare io nell’animo, nel cuore e nella mente di un mio fratello? Solo Dio può farlo.
Invece chi crede di essere superiore ad un altro, si ritiene in dovere di giudicare. E questa è presunzione che sa di peccato.
E presuntuosi erano i farisei del tempo di Gesù.
@discepolo
dici “E quelle parole,come ogni parola che ha pronunciato Gesu’e(parola eterna,che nessuna moda o nssuna storicita’potra’mai cambiare.Neppure un Papa puo’cambiare le parole di Gesu’.”
nessun papa può cambiare le parole di Gesù???? Ma per favore!! ti informo che nell’ultima cena Gesù ha detto ” prendete e mangiate” e non ha detto ” tirate fuori la lingua e mangiate” eppure il tuo amato Ratzinger se ne è fregato delle cristalline e chiarissime parole di Gesù, facendo il contrario di quanto Gesù ha ordinato ai suoi discepoli. Secondo la tua definizione Ratzinger credeva ai teologi e non in Dio.
Per tornare a bomba:
“Don Milani riabilitato? Ma da cosa? Da quali colpe? E’ la Chiesa che ha commesso gravi errori, inflitto ingiuste sofferenze, dato grave scandalo. Quel lavoro (il libro “Esperienze pastorali”) rivelava in ogni pagina un amore attento e costante da parte di un giovanissimo prete verso il suo popolo”. La responsabilità della Chiesa è stata quella di “far sparire per anni un libro che avrebbe potuto portare linfa vitale”.
Così la professoressa Adele Corradi che a Barbiana lavorò a fianco di Don Milani. E’ la Chiesa, sostiene la Corradi, che dovrebbe chiedere la riabilitazione.
In tutta questa lotta a chi è’ più contro non si capisce cosa c’entrino Ichino e Monti con Don Milani…
Discepolo non riuscirà mai a capire che la Chiesa non è solo quella fondata sulla cosiddetta Tradizione.
La Chiesa è un’entità che deve camminare con il popolo dei fedeli, il quale si rinnova in continuazione col passare dei tempi. E i tempi nuovi hanno esigenze nuove con le quali la Chiesa deve confrontarsi.
Possibile che sia tanto difficile da capire?
I princìpi morali restano gli stessi, non sono passibili di cambiamenti, ma l’Umanità non resta la stessa. C’è una maturazione insita nella crescita: dell’uomo come individuo così come dell’uomo inteso come collettività.
E alla luce di questa maturazione i valori vengono percepiti con un discernimento che lascia spazio alla voce del cuore e della coscienza.
Quando qualcuno sente il bisogno di regole RIGIDE che imbrigliano la persona umana, significa che il rapporto fra l’uomo e Dio ha soffocato, ha “legato” l’individuo e la collettività.
Ma Dio ha creato l’uomo libero. E l’unico comandamento ( difficilissimo da seguire),spesso disatteso, su cui ha insistito Gesù e che si coniuga con la libertà dell’uomo, è l’amore per il prossimo e per Dio stesso, e viceversa.Tutte le altre indicazioni, formulate come comandamenti, sono varianti dei primi due.
Su questo deve insistere la Chiesa per essere aperta, per non essere inutilmente moralistica.
Deve essere “aperta allo Spirito, che parla al credente attraverso la vita, nell’originalità delle situazioni che egli vive nel presente, nel vivo di un momento storico e nella comunità dei credenti.”
consiglio a chi non lo avesse ancora letto “Lettere di Don Lorenzo Milani Priore di Barbiana”, ti fanno scoprire un Don Milani profondamente “figlio della Chiesa” e assiduo frequentatore del sacramento della riconciliazione. Un uomo di preghiera. Purtroppo non compreso dai suoi vescovi.
‘per tutto questo non sei ancora in colpa; ma dai diciotto anni, se non restituisci tutto, incomincia a essere peccato’.
Della serie: come colpevolizzo chi è nel benessere.
Ecco, ho un grande rispetto per don Milani, ma francamente non riesco a capire quella frase.
Dove sta il “peccato” in questo caso ? “Restituire” che cosa? Si restituisce ciò che si è preso a qualcuno.E se non si è preso a nessuno, a chi restituire?
Se qualcuno raggiunge il benessere col sudore della propria fronte, deve sentirsi colpevole? Deve cospargersi il capo di cenere?
Aiutare i più bisognosi, certo. Non essere egoisti, va benissimo.
Ma vedere il “peccato” dove non c’è, mi sembra una paradossale stravaganza deviante. E inculcare in un bimbo sensi di colpa, questo, sì, è peccato.
Luigi, se puoi, cerca di farmi capire. Altrimenti io stessa mi colpevolizzo per non aver capito.
Se quando cresci non ti dai da fare per rendere in qualche modo ciò che ti è stato donato sei in peccato.
È se le sembra dura questa si butti sulla regola non bullata di Francesco poi vede.
Come si fa a volere il vangelo sine glossa e stupirsi di queste cose????
Pensate che i ricchi siano solo i miliardari?
O.T. (Scusate)
“Lancio un petardo:”
a Econe si stano sbizzarrendo versus canonizzazioni di Domenica prossima. (Chissà se c’è da ridere o da piangere). Boh…..
Che tristezza il primo messaggio di Nino con cui si apre questa discussione. E quanto squallore in questa misurazione dei metri quadrati altrui (o della cilindrata della macchina, o della marca dei pantaloni o di quanti fagioli uno ha nel piatto, fate voi …)!
Ma davvero ci vogliamo ingaglioffire in queste miserie? Il mio reddito è molto inferiore al suo (penso che sarà assai meno di un quinto, se così a occhio valuto la sua pensione d’oro di ex boiardo di stato, il cui importo – non per nulla – tiene rigorosamente riservato, eppure parla tanto spesso di povertà …), la mia auto è una piccola utilitaria, non vado mai in vacanza né mangio fuori casa, i miei vestiti sono sempre gli stessi da anni e anni … dovrei forse vedere un merito in tutto questo? Neanche per idea. È solo un modo di vivere come un altro. E se il cardinal Bertone si è fatto un appartamento così grande, al massimo lo considero solo un po’ sciocco (ma questo forse si capiva anche da altre cose), ma quanto al resto … “chi sono io per giudicarlo”?
Mi spiace, ma il moralismo alla Nino è quello di Giuda. E se Bergoglio, magari inavvertitamente, gli desse corda sbaglierebbe gravemente.
Il messaggio di testadipicchio delle 14.03, invece, è da incorniciare: ma dai, non può essere vero! Non può esistere veramente, è un cartone animato, la disegnano così …
Sara1, probabilmente non hai capito il mio pensiero. Per troppa fretta, per eccessiva superficialità. Per voglia di contestare.
E lascia stare il Papa, per favore. Non tirarlo per la manica.
So bene cosa è un “dono”. So benissimo che ciò che io ho avuto da Dio, devo ( o dovrei) metterlo al servizio degli altri. So altrettanto bene–almeno quanto te– che ricchi non sono solo i miliardari. Possono esserlo molto di più quelli che si accontentano del poco e hanno tante risorse morali e spirituali e culturali da condividere con gli altri.
Ma vedi, io sono partita da questo passaggio dello scritto di Ichino:”eravamo tutti – lui, i miei genitori, le mie sorelle e io – nel bel soggiorno della nostra casa di via Giotto; e lui, a bruciapelo, mi disse, facendo un gesto circolare per indicare tutto quel benessere: ‘per tutto questo non sei ancora in colpa; ma dai diciotto anni, se non restituisci tutto, incomincia a essere peccato’.
Qua si parla chiaramente di un benessere materiale derivato non so come e non so da dove. E si parla di “restituire”. Restituire che?
Proseguendo nella lettura si vede bene che P.Ichino, notevolmente influenzato dalle parole di don Milani, ha inteso “restituire” prestando la propria opera in un sindacato e in un partito che da sempre si sono battuti per cercare di eliminare le discriminazioni sociali e i privilegi
Resta il fatto che per me è inappropriato il termine “restituire” anche perché, come ho già detto, si può raggiungere un benessere economico senza avere avuto alcun privilegio di sorta, sudando le proverbiali sette camicie.
Allora, a me pare che qualche distinguo sia lecito, Vangelo o no.
Sulle telefonate di “(Jorge) Mario Pio”, invece, è bello tacere. Son cose private, come giustamente è stato qui osservato, e tali restino.
(Per chi non sapesse di Mario Pio: https://www.youtube.com/watch?v=IJ3vH443WNU)
Sappiamo tutti–credo– di Mario Pio (il grande Alberto Sordi).
Mi sembra irriverente associare il Papa a lui.
Sì, ripensandoci l’accostamento è sbagliato: Mario Pio più che chiamare rispondeva al telefono.
Luigi Franti ho già capito che tu sei uno di quelli che il Vangelo se lo ritaglia su misura.
come fa discepolo
mi dispiace ( scherzo) non essere qua il giorno dei 4 papi in piazza, ma vado a Porto e non credo avrò tempo per la televisione
Marilisa senza offesa parlare con lei e’ come parlare con il vento.
Il senso delle parole di don Milani e’ chiarissimo non ci vuole tanto a capirlo.
E io non sono pauperista non sogno una Chiesa povera che sia Bertone o la mia parrocchia.
Però mi fa ridere che si critichi la Chiesa per avere tenuto a bada Don Milani e poi si dica quello che mi son guadagnato e’ mio e basta che è più di quello che era contestato a Don Milani stesso.
A Porto, eh (che figata, dirlo in portoghese!) … ma quanto spende di aereo? E di pernottamento? E ai poveri non ci pensa?
In ogni caso, al ritorno passi da Nino e si faccia vidimare la nota spese.
«Luigi Franti ho già capito» … no ci deve essere un errore. Una delle cinque parole è impossibile.
http://m.youtube.com/watch?v=Q0CdSem6dVI
Volevo dire, Marilisa, a proposito del ” chi sono io per ” bergogliano , che un conto è se questa affermazione viene messa nero su bianco, magari in una enciclica, in una esortazione apostolica; un conto se è pronunciata in una omelia ufficiale; un conto se è pronunciata in una omelia a braccio…un conto è se è detta all’impronta in una chiacchiera informale, di botta e risposta con i giornalisti.( anche se fa infinitamente più rumore sui giornali uno sternuto in conferenza stampa seppur improvvisata che una sottigliezza dottrinale o dogmatica enunciata in un documento ufficiale)
Non è che si presti ad equivoci.
E’ che la forza è diversa, e la forza vincolante, nulla.
Non è per fare gli snob, ma anche la parola di un papa, specie oggi quando un suo fremito di voce fa il giro del mondo in tempo reale, non vale sempre allo stesso modo e corre il rischio di essere inflazionata abbastanza rapidamente.
Quindi, almeno noi che siamo cattolici, atteniamoci alle parole non dico ex cathedra , ma ufficiali, e il resto prendiamole per quel che sono: libere parole in libertà, anche se di un papa.
“Però mi fa ridere che si critichi la Chiesa per avere tenuto a bada Don Milani e poi si dica quello che mi son guadagnato e’ mio e basta che è più di quello che era contestato a Don Milani stesso.”
Anche per me, Sara1, parlare con te è “come parlare con il vento” dal momento che continui a non capire.
Io non ho detto “quello che mi son guadagnato e’ mio”;suona molto male detto in questo modo ed è molto restrittivo.
Il Vangelo, cara Sara,non la pone così sbrigativamente.Il Vangelo parla di “condivisione” (se hai un mantello, dividilo con un altro) che è tutta un’altra cosa. Non dice di “restituire”.
Si restituisce quello che si è tolto ad un altro.
Se io prendo quello che mi viene dato per il mio lavoro onesto e faticoso, ti sfido a dire che devo restituire qualcosa a qualcuno.In cambio del mio duro lavoro, io sono stato pagato, e non devo restituire alcunché.
I cavilli, Sara1, lasciali perdere.
Il buonismo sic et simpliciter non mi convince neanche un po’, anzi non mi piace proprio.
Per il pauperismo varrebbe la pena fare un altro discorso.
Cosa significa restituire lo dice il catechismo senza dover passare per Marx o particolari teologi della liberazione.
http://www.vatican.va/archive/catechism_it/p3s2c2a7_it.htm
Per il resto se preferisce ignori i miei messaggi che facciamo prima.
P.s. Pensi se era lei a dover giudicare Don Milani….
Lascia perdere, Sara. Ogni tanto tu prendi lucciole per lanterne. Buon pro ti faccia.
Lorenzo, ho capito il tuo discorso, ma non sono del tutto d’accordo.
Vero è che rifarsi a delle frasi dette in una conversazione informale potrebbe limitare il pensiero del Papa e causare delle strumentalizzazioni a buon mercato. Però non è detto che le parole avulse da un testo formalmente redatto e divulgato debbano essere necessariamente considerate di scarsa importanza.
Papa Francesco si distingue dai suoi predecessori per la spontaneità e la naturalezza con cui si rapporta alla gente. Questa è la grande novità di questo Papa. Per questo è apprezzato.
Lui ha evidenziato la necessità per la Chiesa di non chiudersi in “laboratori di pastorale”. Teme una pastorale “ossessionata dalla trasmissione di una moltitudine di dottrine da imporre con insistenza”. Lui ritiene più importante accompagnare l’uomo lungo la strada all’incontro personale tra Dio e l’uomo.
Infatti ha detto che “quando la Chiesa comunica solo con documenti, è come una mamma che comunica con suo figlio per lettera.”
Tutto ciò io lo trovo vero e giusto. Il suo disegno è quello di avvicinarsi il più possibile alle persone nella loro concreta condizione esistenziale.
Questo a me piace molto.
E, del resto, lo vediamo ogni giorno. Così si capiscono anche le telefonate che fa a chi gli parla di sofferenza e di disagio.
Le sue omelie tanto concrete sono forse dei documenti ufficiali? Non direi. Eppure tutto quello che dice, tocca in profondità chi presta orecchio alle sue parole, che sono vive perché sono altrettante risposte alle nostre domande.
Tutto questo per dire che non solo l’ufficialità è quella che conta.
Questo papa, poi, ha rotto ogni schema, e per questo piace a tutti o quasi.
marilisa condivido pienamente quello che dice Sara.E’ Vangelo.
Luigi Franti sei tu che non capisci, quindi invece di leggere me vai a leggere qualcun altro, come io farò con te d’ora avanti. La vita è troppo corta per perdere tempo.
La notizia del giorno passata quasi inosservata è secondo me il fatto che il vescovo Tobin è stato richiamato a far parte della congregazione dei religiosi. Quando ne faceva già parte e doveva condurre l’inchiesta sulle suore americane venne giudicato troppo tenero con loro e troppo progressista. I conservatori americani, capeggiati dai loro vescovi “repubblicani” Chaput. Lori, ne chiesero la testa a Benedetto che prontamente ubbidì . Ora viene richiamato a far parte di quella congregazione. Molto interessante.
picchio@@ 21:55, forse anche tu non hai capito il mio pensiero.
Il Vangelo parla a chiare lettere di condivisione di ciò che si ha.
Restituzione è altra cosa. Non mi sembra tanto difficile da capire.
Nel catechismo sta scritto: “Esso [il comandamento “non rubare”] prescrive la giustizia e la carità nella gestione dei beni materiali e del frutto del lavoro umano. Esige, in vista del bene comune, il rispetto della destinazione universale dei beni e del diritto di proprietà privata. La vita cristiana si sforza di ordinare a Dio e alla carità fraterna i beni di questo mondo.”
Tutto questo è condivisione, non “restituzione”.
Sta scritto anche:”Coloro che, direttamente o indirettamente, si sono appropriati di un bene altrui, sono tenuti a RESTITUIRLO, o, se la cosa non c’è più, a rendere l’equivalente in natura o in denaro, come anche a corrispondere i frutti e i profitti che sarebbero stati legittimamente ricavati dal proprietario.”
Come si vede, il termine “restituzione” ha il preciso significato di ridare un bene a coloro a cui è stato sottratto. Questo è ciò che io ho detto dal principio.
Ripeto per l’ennesima volta: se io non ho sottratto beni ad alcuno e mi sono procurata un benessere–e non è una colpa– col lavoro onesto, non devo restituire niente. Devo, caso mai, condividere quel che ho per “aiutare ciascuno a soddisfare i propri bisogni fondamentali”. Il che significa solidarietà e carità, cioè amore per il prossimo.
Mi dispiace dirlo, ma don Milani, che io peraltro apprezzo per diversi motivi, e di fronte al quale mi sento piccola piccola, in quella occasione usò un termine inappropriato. E, secondo me, l’intera frase “dai diciotto anni, se non restituisci tutto, incomincia a essere peccato” non fu un’espressione felice.Tutt’al più posso considerarla una provocazione o, quanto meno, una esagerazione.
Dice Pietro Ichino: “don Milani volle segnarmi con un marchio a fuoco”…Fece bene? Non so.
A me è sembrata una frase dura e inopportuna.
Non è detto che sia da approvare sempre e comunque ogni parola pronunciata da persone sante o ammirate ed insigni per qualsiasi motivo.
2403 Il diritto alla proprietà privata, acquisita o ricevuta in giusto modo, non elimina l’originaria donazione della terra all’insieme dell’umanità. La destinazione universale dei beni rimane primaria, anche se la promozione del bene comune esige il rispetto della proprietà privata, del diritto ad essa e del suo esercizio.
La proprietà di un bene fa di colui che lo possiede un amministratore della provvidenza; deve perciò farlo fruttificare e spartirne i frutti con gli altri, e, in primo luogo, con i propri congiunti.
Poiché i beni sono originariamente donati a tutti se io causa famiglia o lavoro mi trovo nella condizione di avere accomunato tanto sono tenuto a “restituirli” alla comunità.
Io penso che in molti casi ciò che Papa Francesco ha detto (o pensato) sia solo un pretesto per annunciare che finalmente la Chiesa abbandona la sua dottrina tradizionale riguardo ai Sacramenti e alla morale, per abbracciare una religiosità che non entra in conflitto con il mondo.
Insomma, quello che viene solennemente etichettato come «effetto Bergoglio» ha solo marginalmente a che vedere con il Papa Francesco reale, molto invece a che vedere con le aspettative del mondo riguardo la Chiesa.
Un esempio (tratto dalla stampa): tra giovedì 10 e venerdì 11 aprile, Papa Francesco si è scagliato contro “la dittatura del pensiero unico”.
Poi ha difeso con forza “il diritto dei bambini a crescere in una famiglia con una papà e una mamma, così preparando la maturità affettiva”.
Poi ancora ha espresso giudizi durissimi contro “gli orrori della manipolazione educativa” che “con pretesa di modernità spinge i bambini e i giovani a camminare sulla strada dittatoriale del pensiero unico”.
E ha concluso ribadendo la contrarietà della soppressione di ogni “nascituro nel seno materno”, citando il chiaro giudizio del Concilio VaticanoII: “L’aborto e l’infanticidio sono delitti abominevoli”.
I riferimenti a fatti, a leggi, a sentenze, a campagne di stampa e di opinione riconducibili all’ideologia del “gender”, entrati nelle cronache recenti in Italia e in altri paesi, erano trasparenti nelle parole di papa Francesco.
Ma nei media questi moniti di Papa Francesco hanno avuto un impatto praticamente nullo. Come fossero pura astrazione, ininfluente sulla realtà.
Perché la chiave di spiegazione di tutto è ormai diventato il “chi sono io per giudicare?” detto dallo stesso Papa nel viaggio di ritorno da Rio de Janeiro, peraltro – come giustamente detto nel blog – non con una formula “ex cathedra”, ma semplicemente durante un colloquio amichevole ed informale con i giornalisti.
Un altro esempio mostra come un uso distorto del “chi sono io per giudicare?” abbia fatto breccia anche dentro la Chiesa.
Ad inizio aprile, in un’affollata conferenza stampa a Roma, il direttore de “La Civiltà Cattolica” padre Spadaro, ha detto: “Se non ci fosse stato papa Francesco non sarebbe stato facile battezzare una bambina nata da una coppia lesbica”.
Il religioso si riferiva al battesimo annunciato con grande risalto e poi amministrato nella cattedrale di Córdoba (Argentina) della figlia di una donna unita in “matrimonio” civile con un’altra donna, entrambe presenti al rito come “madri” e assistite come “madrina” dalla presidente argentina, attiva promotrice della legge che ha consentito alle due di unirsi in “matrimonio”.
Ma, a parte i gridi di giubilo di tanti sedicenti progressisti, non va dimenticato che non c’è nulla di nuovo, ma molto di tradizionale nel battesimo di una neonata, comunque venuta al mondo.
Sono soltanto talune correnti cattoliche progressiste ad essere contrarie alla pratica plurisecolare del battesimo dei bambini.
Ma, io penso che nella iper-pubblicizzata cerimonia di Córdoba tutto – dalla innaturale “famiglia”, alle due “madri”, al nascosto padre biologico della neonata – indicava una totale appiattimento a quel “pensiero unico” tanto criticato da papa Francesco.
Io direi di fare attenzione ad un uso strumentale del pensiero del Papa.
Lasciamolo lavorare in pace.
E smettiamo di arruolarlo a forza fra le nostre fila.
Concordo con Luca.
Lasciamolo lavorare in pace.
Soprattutto pensiamo a lavorare noi.
Condivido l’intervento sensato di Luca e quelli di Franti.
http://vaticaninsider.lastampa.it/vaticano/dettaglio-articolo/articolo/francesco-francis-francisco-divorzio-divorce-divorcio-33660/
Sara negli USA ( chiesa molto influente, almeno dal punto di vista della grana) sono invece i cattolici conservatori ad opporsi al battesimo dei figli di coppie gay visto come un avvallo del loro stile di vita.
scusa sara il mio commento era indirizzato a luca
In teoria il battesimo in passato era più imposto che rifiutato. Dare un’adeguata preparazione e’ frutto di una visione progressista che presuppone la partecipazione consapevole al sacramento.
Oggi pare che si siano ribaltate le cose un’altra volta mah chi ci capisce e’ bravo.
http://chiesa.espresso.repubblica.it/articolo/89247
http://chiesa.espresso.repubblica.it/articolo/1341210
Quello che logicamente non si riesce a capire è come chi non crede per nulla nel matrimonio cristiano e nella morale cristiana possa credere nel Battesimo per i propri figli e possa educare i figli nella fede cattolica.
Ma la LOGICA si sa nella Chiesa dei modernisti è tabù: va’ dove ti porta il cuore , l’emotività, il folclore della bella cerimonia, i diritti umani ed il consenso dei media…..