Vai piano – portiamo una colonna e un capitello – mica un fuscello
4 Comments
Luigi Accattoli
Costruttori di chiese. Alla trave che è sopra il riquadro è appesa una lampada accesa in segno di affidamento al Padre che è nei Cieli dell’opera che si sta realizzando: ci aiuti a portarla a termine. Sul carro tirato da due cavalli scalpitanti, frenati a briglia e frusta da un garzone di stalla, è poggiata una colonna con capitello dorico che il capocantiere in persona tiene ferma con una mano perché non risenta dei sobbalzi delle ruote sul massiccio basolato della strada. Sopra la testa del garzone con copricapo berbero pende un piccone a segnalare che altri operai stanno svolgendo tutt’intorno altri lavori. Il capocantiere impugna anche lui una frusta che usa a trattenere e non a spronare. Diceva molte parole affastellate, tra le quali mi è parso di udire quelle che ho messo nel titolo.
14 Febbraio, 2024 - 11:26
Luigi Accattoli
– Vale mastro et magister. Ma non erat melius de mettella piana piana super pavimentum del carro illa gloriosa columna?
– No messer passeggere. Columna est magis longa quam carro. Et habemus etiam de più longhe.
– Quante in toto: triginta vel quadraginta?
– Quinquaginta, Deo juvante.
– Et lucerna super trabeculam? Quid facit illa lucilla?
– Ora at Deo. Si isso non facet nobiscum, vanum est opus nostrum.
– Isso?
– Isso: ipse Dominus noster…
14 Febbraio, 2024 - 13:25
fiorenza
Luigi,” il concitato dialogo” che hai avuto “con quel trasportatore di colonne del V secolo dopo Cristo” mi piace da impazzire. Lo rileggo a intervalli regolari, come si prende una medicina. Una medicina che guarisce. “Ma non erat melius de mettella piana piana —“. Mi sento una privilegiata: curarsi ridendo non è mica una cosa da tutti.
Fiorenza Bettini
17 Febbraio, 2024 - 21:47
Luigi Accattoli
Fiorenza non ti lasciare impressionare dal fatto che qui nessuno più commenta. Tu continua a farlo. Io ti ho presente quando scrivo. E mi sento privilegiato. Proprio come dici che capita a te.
Costruttori di chiese. Alla trave che è sopra il riquadro è appesa una lampada accesa in segno di affidamento al Padre che è nei Cieli dell’opera che si sta realizzando: ci aiuti a portarla a termine. Sul carro tirato da due cavalli scalpitanti, frenati a briglia e frusta da un garzone di stalla, è poggiata una colonna con capitello dorico che il capocantiere in persona tiene ferma con una mano perché non risenta dei sobbalzi delle ruote sul massiccio basolato della strada. Sopra la testa del garzone con copricapo berbero pende un piccone a segnalare che altri operai stanno svolgendo tutt’intorno altri lavori. Il capocantiere impugna anche lui una frusta che usa a trattenere e non a spronare. Diceva molte parole affastellate, tra le quali mi è parso di udire quelle che ho messo nel titolo.
– Vale mastro et magister. Ma non erat melius de mettella piana piana super pavimentum del carro illa gloriosa columna?
– No messer passeggere. Columna est magis longa quam carro. Et habemus etiam de più longhe.
– Quante in toto: triginta vel quadraginta?
– Quinquaginta, Deo juvante.
– Et lucerna super trabeculam? Quid facit illa lucilla?
– Ora at Deo. Si isso non facet nobiscum, vanum est opus nostrum.
– Isso?
– Isso: ipse Dominus noster…
Luigi,” il concitato dialogo” che hai avuto “con quel trasportatore di colonne del V secolo dopo Cristo” mi piace da impazzire. Lo rileggo a intervalli regolari, come si prende una medicina. Una medicina che guarisce. “Ma non erat melius de mettella piana piana —“. Mi sento una privilegiata: curarsi ridendo non è mica una cosa da tutti.
Fiorenza Bettini
Fiorenza non ti lasciare impressionare dal fatto che qui nessuno più commenta. Tu continua a farlo. Io ti ho presente quando scrivo. E mi sento privilegiato. Proprio come dici che capita a te.