Intervistato oggi da La Stampa Francesco riafferma la disponibilità della Santa Sede “a fare tutto il possibile per mediare e porre fine al conflitto in Ucraina”: parole generose e indubbiamente sincere, oltre che disinteressate. Ma si tratta anche di parole che il mondo dei media sovraccarica di aspettative, come se Papa e Vaticano abbiano reali possibilità di mediare in senso diplomatico tra le parti in conflitto. Reputo che queste aspettative siano illusorie e dico il perché nei commenti, dopo aver riportato per intero le parole papali.
Perché non credo che il Papa possa davvero mediare tra Kiev e Mosca
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Che effetto Le fa dovere affrontare da Pontefice la «terza guerra mondiale», come lei l’ha definita, con una nuova minaccia nucleare?
«È assurdo. E provoca particolare rabbia e tristezza la consapevolezza che dietro tutte queste tragedie ci sono la brama di potere e il commercio delle armi […].
C’è qualche novità diplomatica tra Vaticano e Cremlino?
«Siamo continuamente attenti all’evolversi della situazione. Come ho detto sull’aereo tornando dal Bahrein, la Segreteria di Stato lavora e lavora bene, ogni giorno, e sta valutando qualsiasi ipotesi e dando valore a ogni spiraglio che possa portare verso un cessate il fuoco vero, e dei negoziati veri. Nel frattempo, siamo impegnati nel sostegno umanitario al popolo della martoriata Ucraina, che porto nel cuore insieme alle sue sofferenze. E poi cerchiamo di sviluppare una rete di rapporti che favorisca un avvicinamento tra le parti, per trovare delle soluzioni. Inoltre, la Santa Sede fa quello che deve per aiutare i prigionieri».
Il Vaticano è pronto a ricoprire un ruolo di mediatore di pace, a ospitare eventuali trattative?
«Come confermiamo da mesi, e come ha dichiarato più volte il Cardinale Segretario di Stato Parolin, la Santa Sede è disponibile a fare tutto il possibile per mediare e porre fine al conflitto in Ucraina».
Lei ha speranza che possa avvenire una riconciliazione tra Mosca e Kiev?
«Sì, ho speranza. Non rassegniamoci, la pace è possibile. Però bisogna che tutti si impegnino per smilitarizzare i cuori, a cominciare dal proprio, e poi disinnescare, disarmare la violenza. Dobbiamo essere tutti pacifisti. Volere la pace, non solo una tregua che magari serva solo per riarmarsi. La pace vera, che è frutto del dialogo. Non si ottiene con le armi, perché non sconfiggono l’odio e la sete di dominio, che così riemergeranno, magari in altri modi, ma riemergeranno».
Vaticano e Papa mediatori. Non credo che Francesco e la Santa Sede abbiano reali possibilità di svolgere un ruolo mediatore – nel senso tecnico e diplomatico del termine – tra Russia e Ucraina perché si tratta di due mondi ortodossi con scatenate suscettibilità nazionalistiche e confessionali, dove il ruolo del Papa di Roma è visto – in primis e già di suo – come provocatorio, avverso, complicante e non facilitante. Basti ricordare le convulsioni interne alla Chiesa ortodossa russa quando Francesco incontrò Kirill, a Cuba, nel 2016. E basti vedere come il mondo ucraino ha sempre letto male ogni gesto mediatore del Papa dal febbraio scorso a oggi: invita una donna russa e una ucraina a portare la croce il Venerdì Santo e il mondo ucraino (compresi i cattolici) guarda a quella proposta evangelica come a un atto ostile assolutamente intollerabile. Francesco dice che l’attuale conflitto si configura come una “guerra tra cristiani” e a Kiev si stracciano le vesti: cristiani i russi? Francesco ha chiesto dall’inizio dell’invasione di poter incontrare Putin e quello neanche gli ha risposto. Ha assunto una saggia e responsabile posizione di equivicinanza [parole di Parolin] ai due popoli e ogni settimana qualcuno in Ucraina salta su ad accusarlo di fare il gioco della Russia. No, proprio no: il Papa è pronto a fare di tutto per avvicinare i due contendenti, ma che i due siano disposti ad accettarlo come mediatore, questo proprio non si può dire.
Il papa ha una sua influenza ma ci sono vie che possono venire sviluppate
https://gpcentofanti.altervista.org/cosa-dimostra-kirill/