Papa Bergoglio va fiducioso – fin troppo – in mezzo alle folle ma resta guardino con i media, perché sta scritto “siate candidi come colombe e astuti come serpenti”: è la chiusa ad effetto di un mio articolo pieno di supponenza pubblicato oggi dal “Corriere della Sera” a pagina 21 con il titolo Tra la folla come Wojtyla ma senza dominarla.
Perché Francesco non dà interviste
51 Comments
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Luigi, tu non sei mai supponente, sei, invece, lungimirante ed uno, il migliore direi, dei Vaticanisti di lungo corso esperti in questo tipo di eventi. Tra tutte le qualità dell’anima dell’anima la più eminente è la saggezza, ma la più utile è la prudenza. Anzi, la santa prudenza!
Mi piace la lettura che dai del rapporto di Giovanni Paolo e di Francessco con le folle.
Apprezzo soprattutto, di Francesco, l’attitudine di non voler dominare le folle, mi piace, perché va all’essenziale, rende efficace testimonianza alla verità, svolge la sua funzione di guida. Devo ammettere che quando disse di invocare Gesù, Gesù invece che Francesco, Francesco non ero così convinto che fosse una buona mossa… infatti, il paradosso è che più lui cerca di allontanare le folle, il devozionismo papista e i vari salamelecchi, più gliene vengono. Ma mi accorgo che lui li respinge con senso profondo della sua funzione di pontefice. E io penso che questo messaggio passi, alla fine…
Mi sono trovato molte volte in una delle piazze di Woityla, da quelle che all’inizio teneva misteriosamente in pugno da condottiero, che sapeva far palpitare e sentire come una persona sola, a quelle che lo seguivano affrante e cariche di amore alla fine, quando ogni rantolo e ogni respiro strappato a fatica si ripercuoteva sui volti e nelle anime dei fedeli in empatia….Uso il termine ” misterioso” perché il legame che Giovanni Paolo II stabiliva con la folla era tale per davvero. C’era tutta la sua incredibile comunicativa, la sua forza espressiva, la padronanza del linguaggio verbale e gestuale, l’uso delle pause, tutto quello che Luigi spiega e dice assai meglio di me. Ma tutto questo non bastava a spiegare quella sensazione di appartenenza e di partecipazione, di essere e appartenere a un corpo solo, di sentirsi in una unione che aveva rapide palpitazioni quasi mistiche.
Con Francesco l’entusiasmo e l’appeal si ripetono, ma sembrano anche a me molto diversi, come molto diverso- a parità di naturalezza e di spontaneità del comportamento- è l’atteggiamento di Bergoglio davanti alla “sua gente”.
Credo che l’indole, la personalità e la formazione, come sempre, giochino il loro ruolo.
Direi c’e una certa mimettizzazione di papa Francesco nei confronti di Giovanni Paolo II ma i 2 mondi neppure si sfiorano.
Clodine sono d’accordo con la prudenza ma c´e anche l’alro lato della medaglia
la fortezza….Per un vescovo la mancanza di fortezza é l’inizio della sconfitta…La piú grande mancanza di un apostolo é la paura.A destare la paura é la mancanza di fiducia nella potenza del maestro…Mediante la paura constringere a tacere? é il primo compito della stategia degli empi.pag 143-144
Alzati andiamo 2004 Jpii
Continuando a pensarci, GPII comunicava fondamentalmente una sensazione tangibile di forza e di potenza, unita a quella altrettanto percepibile di paternità.
All’inizio credevo anch’io che dipendesse dal vigore fisico, dalla gestualità trascinante e dal pastorale impugnato a clava, dal modo di fare e di guardare e di parlare così inusuale per un prete e per un vescovo, figuriamoci per un papa! Poi ho capito che la cosa era assai piu’ profonda e spirituale , tant’è che andava crescendo esponenzialmente con il declinare delle forze e con il devastarsi proprio di quei segni fisici ed evidenti che erano stati la sua bandiera: il passo, il gesto, la voce, la mimica parlante a vista. Da quel suo trono mobile, autentica croce moderna con le ruote, in cui esprimeva tutto il disastro della malattia imprigionante e ingovernabile, la forza di Giovanni Paolo usciva amplificata e sconvolgeva dentro.
Francesco, al contrario, mi sembra ispirare altre sensazioni.
Il suo ” carisma” mi pare attinente alla vicinanza, alla delicatezza, al mettersi alla pari, al essere in mezzo. La gente lo percepisce da subito come uno dei suoi, e come tale lo tratta, con immediata confidenza ricambiata e manifesto e sorprendente affetto ( sorprendente dato il pochissimo tempo).C’ è una evidente presa di distanza, nei gesti, nei simboli le e nelle parole di Francesco, dalle manifestazioni e dai segni della potenza e del potere, di ogni genere e tipo. Sono rimasto colpito dall’unico, lunghissimo momento di mancato sorriso della sera del suo arrivo a Rio: quello dell’ascolto degli inni.
Lì Francesco mi è sembrato piu’ che serio, piu’ che assorto: quasi a disagio, al limite del contrariato, come chi si trova davanti a qualcosa di fuori posto, che non c’entra nulla. Sarà per quella sua faccia da vecchio piemontese, ma aveva la stessa espressione che aveva barba Geniu- lo zio Eugenio di mia madre, che stava a una manciata di km. da Portacomaro e aveva sempre vissuto in campagna- quando lo obbligavano a vestirsi di tutto punto, giacca cravatta e scarpini stretti per venire a qualche matrimonio, o festa di famiglia, o funerale a Torino. Allora, lui sempre così arguto, sorridente, saggio e dalla battuta parca ma fulminante, se ne stava tutto il tempo così, come Francesco l’altra sera: un po’ imbronciato, fuori posto e fuori umore, guardandosi intorno di sotto in su serio serio come per dire: ma che ci sto a fare qui? Non è il mio posto,. questo.
Suggestioni dovute certamente ai tratti della fisiognomica collinare astigiana.
Ma io ho avuto l’impressione che quei lunghissimi momenti siano stati gli unici “non belli” per il papa dell’altra sera ( chissà che non abolisca o perlomeno cambi quella lunghissima brodiga dell’inno vaticano?)
Oooooooh…
http://www.dedonno.net/wp-content/uploads/2013/04/stupore.jpg
Forse che gli Inni sono una cosa seria e c’è poca da ridere e da sorridere…
Papa Francesco è anziano è come tale sa che -lo ha detto lui- “gli anziani hanno la saggezza della storia, della patria…”
(e qui ci sarebbe di nuovo da fare il discorsetto sul fatto che l’annetto di militare farebbe bene a molti “giovani”…)
(Ps. Lo so che Bergoglio il militare non lo ha fatto, ma è cmq un uomo che capisce i valori, cosi come li capiva Wojty?a di cui molti farebbero bene a rileggersi e intendere -per quanto nelle loro facoltà- quanto avesse alto il valore e il senso di “patria”…)
“Sostieni la nostra speranza e la nostra fede”è l’invocazione finale della preghiera alla Vergine di Aparecida appena pronunciata dal Papa:
http://www.news.va/it/news/il-papa-affida-i-giovani-a-nostra-signora-di-apare
Vescovi e popolo. “In questo santuario, dove sei anni fa si è tenuta la V Conferenza Generale dell’Episcopato dell’America Latina e dei Caraibi, è avvenuto un fatto bellissimo di cui ho potuto rendermi conto di persona: vedere come i Vescovi – che hanno lavorato sul tema dell’incontro con Cristo, il discepolato e la missione – si sentivano incoraggiati, accompagnati e, in un certo senso, ispirati dalle migliaia di pellegrini che venivano ogni giorno ad affidare la loro vita alla Madonna: quella Conferenza è stata un grande momento di Chiesa. E, in effetti, si può dire che il Documento di Aparecida sia nato proprio da questo intreccio fra i lavori dei Pastori e la fede semplice dei pellegrini, sotto la protezione materna di Maria“: così Francesco nell’omelia della celebrazione che ha appena concluso.
No al lutto perpetuo. “Il cristiano non può essere pessimista! Non ha la faccia di chi sembra trovarsi in un lutto perpetuo. Se siamo davvero innamorati di Cristo e sentiamo quanto ci ama, il nostro cuore si infiammerà di una gioia tale che contagerà quanti vivono vicini a noi“: sono altre parole del Papa nell’omelia.
“Il lavoro del Pastore che si intreccia alla fede semplice del pellegrino, sotto la protezione materna di Maria.”
Mi pare un ottimo condensato di programma di pontificato.
“I vescovi che si sentono incoraggiati, accompagnati e in un certo senso ispirati dalle migliaia di fedeli.”
In questa notazione, c’è tutto il rapporto biunivoco che sta alla base della relazione papa Francesco/ fedeli.
No al lutto perpetuo…
Please, prendere buona nota per quando indossiamo l’abito del profeta di sventura.
“Se siamo davvero innamorati di Cristo.”
Il casino sta tutto in quel “se”. Tradotto: siamo per davvero innamorati di Cristo?
Che è cosa ben diversa dal ” credere” in Lui, che è già cosa grandissima.
Diciamo la verità: siamo in grado di parlare e parlare su storia, dottrina, magistero, teologia e esegesi della Parola ( magari, come nel caso mio, senza titolo alcuno) , ma se qualcuno ci chiedesse a bruciapelo, sei innamorato di Gesù, non proviamo a negare che ci sentiremmo imbarazzatissimi….
Perché?
Il casino sta tutto in quel ” se”
“Dio riserva sempre il meglio per noi. Ma chiede che noi ci lasciamo sorprendere dal suo amore, che accogliamo le sue sorprese. Fidiamoci di Dio!”
Anche questa è da memorizzare. Per quando siamo convinti di conoscere a menadito Dio, Cristo, Vangelo, Chiesa, noi stessi. Se solo si verifica uno scarto, uno scartino, uno scartinino da queste nostre certezze granitiche,dal binario dei teoremi, tragedia!
E invece sappiamo un tubo, conosciamo ancor meno, e dobbiamo essere aperti alle Sue sorprese. Votare con la paletta in mano: questa è ok, questa così così, questa nun me piace, questa nun se ppò vede’, questa nun sse ppò ffà…. va bene, tutto è legittimo. Ma a che serve? Via le palette, largo alla accoglienza.
Giovanni Paolo II è stata una sorpresona di Dio; Benedetto si è rivelato una sorpresa continua e maiuscola; le sue dimissioni una sorpresissima; Francesco
sembra non smetta di sorprendere ogni giorno,e lo fa, anche se molto spesso la sorpresa sta piu’ che altro nel nel fatto che tanti si sorprendano…
Questo limitatamente ai papi. Figurarsi nelle nostre vite che càpita!
Nella notte arriva dall’Ospedale di San Francesco l’invito ad imparare ad abbracciare.
Abbracciare la carne sofferente di Cristo.
Chiedere a Dio che riempia di speranza il cammino di chi lotte e soffre,”e anche il nostro.”
Ringrazio Francesco che da luce e spessore a questa notte. E quanta luce e quanto spessore c’è , in chi soffre.
Buona notte a tutti.
… mi pare che sia un Papa che ASCOLTA (quindi sorride, parla, guarda, bacia, abbraccia …). Sbaglio o e’ la cosa che le persone piu’ gradiscono da noi vescovi, preti, diaconi…?
Non sbagli, Giorgio.
Giorgio Licini, io apprezzo molto anche i preti che parlano, ma non mi piacciono i preti che parlano senza aver ascoltato
La Chiesa è Madre e Maestra.
Non mi pare che le madri e i mastri si limitino ad ascoltare.
Dubito che figli e discepoli alla lunga possano accontentarsi di essere ascoltati.
Un papa che ascolta è una ricchezza per la Chiesa, ma per essere una grazia occorre andare oltre.
Dai poveri come già Benedetto. “L’attenzione ai poveri, anche se Papa Francesco ne parla in modo così efficace e continuamente, è qualcosa che è stato sempre ben presente alla Chiesa. Io ricordavo questa sera che Benedetto XVI, proprio in Brasile, aveva visitato la Fazenda da Esperança, che era una struttura, anche se un po’ diversa, analoga, nel tipo di impegno e di recupero dei giovani dalla droga, a quella che ha visitato il Papa questa sera all’Ospedale San Francesco di Assisi. Per quanto riguarda le favelas, Giovanni Paolo II aveva visitato proprio una favela a Rio de Janeiro come Papa Francesco“: così il padre Lombardi intervistato dalla Radio Vaticana sulla giornata di ieri.
No alla liberalizzazione delle droghe. “Quanti ‘mercanti di morte’ che seguono la logica del potere e del denaro ad ogni costo! La piaga del narcotraffico, che favorisce la violenza e semina dolore e morte, richiede un atto di coraggio di tutta la società. Non è con la liberalizzazione dell’uso delle droghe che si potrà ridurre la diffusione e l’influenza della dipendenza chimica”: così ha parlato ieri il Papa visitando l’Ospedale San Francesco d’Assisi di Rio de Janeiro. Ha sostenuto che è nella maggiore giustizia, nell’educazione, nell’accompagnamento che si costruisce la speranza nel futuro. “Abbracciare non è sufficiente, bisogna tendere la mano a chi è caduto nel buio della dipendenza ma poi il cammino ognuno deve farlo con le proprie forze: devi essere protagonista della salita; questa è la condizione indispensabile! Troverai la mano tesa di chi ti vuole aiutare, ma nessuno può fare la salita al tuo posto”.
Non ne saranno contenti i giovani dei centri sociali, i GD e i militanti delle varie organizzazioni della sinistra giovanile…
https://www.facebook.com/notes/gd-napoli/giovani-democratici-favorevoli-alla-legalizzazione-delle-droghe-leggere/196000800533631
http://telenord.it/2013/01/16/sel-dopo-le-elezioni-proposta-di-legge-per-legalizzare-le-droghe-leggere/
http://droghe.aduc.it/notizia/liberalizzazione+droghe+leggere+ok+dai+tre_121812.php
“nessuno può fare la salita al tuo posto”
Mi fa venire in mente la “salita al Monte Carmelo” di San Juan de la Cruz
La salita è una metafora potente: che oggi si tende ad eliminare in un mondo reso “piatto” da una mentalità che non conosce ( non vuol conoscere! ) ne’ gli abissi ne’ le vette. un tempo invece si parlava e si pensava in termini di
caduta dell’abisso , di risalita e di conquista delle vette!
Sono contenta che il papa abbia riproposto questi vecchi e dimenticati concetti.
Non si vive in una dimensione “piatta” orizzontale, come la mentalità odierna ci vuol far credere, ma la vita di ogni uomo è fatta di alti e di bassi.. e appunto quando sei sprofondato nel punto più basso “nessuno può fare la salita al tuo posto!”
San Giovanni della Croce nella Salita al Monte Carmelo indicava tre sentieri destra c’era il Sentiero di imperfezione mondana: possesso, gioia, scienza, consolazione riposo.
A sinistra il Sentiero di imperfezione celeste: grazia, gioia , scienza, consolazione , riposo.
Nel mezzo il sentiero di Perfezione: nulla, nulla, nulla , nulla.
“quando ti soffermi in qualcosa cessi di tendere al tutto
per arrivare compiutamente al tutto
devi abbandonarti compiutamente in tutto
e quando lo terrai completamente
devi tenerlo senza volere nulla…. “
Mi è piaciuta molto, di ierisera, una sottolineatura aggiuntiva a un concetto che Papa Francesco aveva già espresso in precedenza.
Il concetto ribadito è:” Non lasciatevi rubare la speranza! ”
L’aggiunta integrativa è.
“Ma vorrei dire anche: non rubiamo noi la speranza!!! ”
…cosa che ultimamente i cattolici mi sembrano indulgere al fare.
Ci sono molte somiglianze , fra la mistica di San Juan de la Cruz e la mistica orientale..tuttavia il “NULLA” di SAN Juan non è il “NULLA” dei buddisti.
Vuol dire solo il DISTACCO totale da ogni cosa che meno che l’ASSOLUTO- che è Dio.
Certo per noi poveri contemporanei impastoiati e legati da legami inscindibili con ogni sorta di scemenze e materialità, come gente caduta nelle sabbie mobili, da cui difficile è uscire, è difficile se non impossibile tendere al Sentiero di Perfezione indicato da San Juan de la Cruz…il Sentiero che non cerca NULLA, che non cerca consolazione o riposo o gioia in NULLA che non sia Dio stesso.
Caro Lorenzo , vorrei che sempre, dopo il termine “speranza” si specificasse speranza in che cosa!
il termine speranza in se’ stesso è molto vago come il termine amore. ma di termine vago in termine vago la confusione si fa sempre più sovrana.
Si può avere la speranza di far soldi, di diventare ricchi e potenti, si può sperare di fare un buon matrimonio, si può sperare che crepi tuo padre così ti lascia l’eredità, si può sperare che il marito/ moglie non venga a sapere del proprio tradimento.. insomma si può sperare in un sacco di cose In tutte queste persone c’è la SPERANZA. Ma la speranza è buona in se’ e per se? Oppure è buona se si sperano cose buone e sante ?
per questo sarebbe più logico specificare . per esempio: non lasciatevi rubare la speranza in un mondo migliore dove la Legge di Dio sia seguita, oppure non lasciatevi rubare la speranza che giustizia sia fatta, oppure non lasciatevi rubare la speranza di non soccombere al male..
insomma si dovrebbe secondo me specificare.. altrimenti come per l'”amore” ci si ferma a luoghi comuni vaghi e buoni per tutti…
Anche l’amore.. c’è chi ama solo se’ stesso, chi ama il proprio cane, chi ama i soldi, chi ama il piacere, chi ama i minorenni, chi ama il potere. chi ama i videogiochi—. Tutti costoro amano, ma il loro amore è diretto verso un oggetto sbagliato…
Insomma anche il termine amore , come il termine speranza è talmente vago e talmente omnicomprensivo !!!!
Bisognerebbe essere più taglienti:
come la spada tagliente che fu Gesù, Lui mai vago , ma come disse LUi stesso “sono venuto a dividere.. sono venuto a portare la guerra , non la pace”
Tutto molto condivisibile, discepolo.
Ma noi siamo di Cristo, o no?
La nostra speranza – unica, ma definitiva- è in Gesù Cristo.
CHE FA NUOVE TUTTE LE COSE.
Come è possibile ruminare pessimismo a 360 gradi?
Questo pessimismo endemico, strisciante e pervasivo fa da contraltare a quell’ottimismo della volontà, della ragione e della cultura secondo cui : se io voglio, io posso.
Ma noi siamo di Cristo , o no?
E allora, devo sapere e dire che, anche se io voglio, SENZA DI CRISTO non posso.
Se no si macina un ottimismo sterile e di facciata, anticamera a sicuri mal di pancia, frustrazioni, recriminazioni, delusioni che sfociano poi, dritti dritti, nel pessimismo di cui sopra.
Abbarbicati a Gesù come una cozza, e vivere tutto quanto fino in fondo, adesso, qua.
… non mi pare proprio che questo Papa non parli… tra l’altro ha appena pubblicato un’enciclica… che forse restera’ l’ultima; perche’ in effetti si puo’ fare di meglio quanto a comunicazione… Ma parlera’ parlera’,,, anche su cio’ di cui si dice che non parli… Ma lo fara’ coi gesti piu’ che coi discorsi… Quando uno fa una cosa sbagliata (aborto, eutanasia e via dicendo…) lo sa anche lui che sbaglia. Glielo dice la sua coscienza anche se non vuole ascoltarla. Il problema del prete (e del Papa) e’ di come portarlo/a capire, accettare e cambiare… Come? Con una dichiarazioe di principio? Puo’ darsi che aiuti, ma certamente non e’ la carta vincente. Nella maggior parte dei casi forse fa ancora piu’ intestardire l’errante… Con cio’ non voglio dire che l’Humane Vitae o altro siano inutili o controproducenti. Ci mancherebbe! Ma una volta ben ribaditi i principi, poi il lavoro da fare e’ altro e molto…
Caro lorenzo cosa c’entra il pessimismo col chiedere, soprattutto ai Pastori agli uomini di Chiesa di essere meno “vaghi” nelle loro omelie?
il chiedere di essere più taglienti, più logici,più originali nelle idee, meno sentimentali, meno piacioni, non c’entra nulla col pessimismo, che è una caratteristica psicologia individuale,
quello che io chiedo è più teologia,più filosofia nel senso classico di San Tommaso d’Aquino, e meno marketing….
Caro Lorenzo una volta che tutti avremo gridato col cuore e col sentimento “viva il Papa” cambierà forse qualcosa nella vita ? nella mentalità dominante di questo mondo? Nell’esistenza concreta di milioni, miliardi di persone ?
Persone che credono che l’importante nella vita è “essere liberi” avere “diritti”, vivere bene, essere belli ( soprattutto Belli e Magri!!) e sani e se non sei bello e sano meglio che crepi, e se tuo figlio rischia di nascere non bello e sano meglio che crepi prima di nascere, e se hai un tumore incurabile meglio che crepi subito coll’eutanasia,
sono le IDEE che cambiano il mondo ( vedi Marx che colle sue idee ha cambiato il mondo per l’URSS e non solo)
Sono le idee che accolte dalle massa dopo anni e anni che sono state espresse dai pensatori cambiano il modo di vivere. Noi viviamo seguendo i valori e le idee di gente che ha pensato questi valori ed idee nel 1960. Figuriamoci! Sono passati cinquant’anni e quello che il pensatore , l’intellettuale del 1960 giudicava rivoluzionario e intelligente adesso è diventato NORMALE e routinario per la massa: fare sesso libero dai 13 anni in poi, sbeffeggiare l’Autorità , qualsiasi autorità, come ridicola, essere liberi , fumare mariuana, fregarsene delle leggi, insomma quello che per l’intellettuale del 1960 era “trasgressivo” oggi è la norma per qualsiasi persona..
E allora? e allora , quello che pensano gli intellettuali di oggi sarà recepito dalla massa circa cinquanta, sessanta anni nel futuro..
Ma cosa pensano gli intellettuali di oggi? forse che la rivoluzione del ’68 non è stata poi così geniale, e non ha reso le persone più felici…
con la visita alla favelas, di Francesco,
ho ricordato il nostro amico somasco del blog.
Che D. vi benedica per il bel lavoro che fate in ogni parte del mondo,
anche quando il maligno vi ferisce nella carne.
Rivivo l’apostolicità di GPII,
ma
meno papismo
e più vescovo,
meno teologismo da pipponi
e più carne
che continua a soffrire
negli ostensori, non d’argento o d’oro,
ma trale finestre povere delle case
carne viva e con ferite lancinanti.
Senza trionfalismi,
eccolo a
mostrare il vero corpo di Xr.,
senza oro,
senza argento.
Che consolazione Luigi,
per il mio cuore indifferente e pessimista
Per mettere fine a tante ingiustizie. Francesco alla favela Varginha 1. Vorrei fare appello a chi possiede più risorse, alle autorità pubbliche e a tutti gli uomini di buona volontà impegnati per la giustizia sociale: non stancatevi di lavorare per un mondo più giusto e più solidale! Nessuno può rimanere insensibile alle disuguaglianze che ancora ci sono nel mondo! Ognuno, secondo le proprie possibilità e responsabilità, sappia offrire il suo contributo per mettere fine a tante ingiustizie sociali. Non è la cultura dell’egoismo, dell’individualismo, che spesso regola la nostra società, quella che costruisce e porta ad un mondo più abitabile, ma la cultura della solidarietà; vedere nell’altro non un concorrente o un numero, ma un fratello.
Non ha altro che la sua povertà. Francesco alla favela Varginha 2. Desidero incoraggiare gli sforzi che la società brasiliana sta facendo per integrare tutte le parti del suo corpo, anche le più sofferenti e bisognose, attraverso la lotta contro la fame e la miseria. Nessuno sforzo di “pacificazione” sarà duraturo, non ci saranno armonia e felicità per una società che ignora, che mette ai margini e che abbandona nella periferia una parte di se stessa. Una società così semplicemente impoverisce se stessa, anzi perde qualcosa di essenziale per se stessa. Ricordiamolo sempre: solo quando si è capaci di condividere ci si arricchisce veramente; tutto ciò che si condivide si moltiplica! La misura della grandezza di una società è data dal modo con cui essa tratta chi è più bisognoso, chi non ha altro che la sua povertà!
C’è una fame più profonda. Francesco alla favela Varginha 3. Vorrei dirvi anche che la Chiesa, “avvocata della giustizia e difensore dei poveri contro le disuguaglianze sociali ed economiche intollerabili che gridano al cielo” (Documento di Aparecida, 395), desidera offrire la sua collaborazione ad ogni iniziativa che possa significare un vero sviluppo di ogni uomo e di tutto l’uomo. Cari amici, certamente è necessario dare il pane a chi ha fame; è un atto di giustizia. Ma c’è anche una fame più profonda, la fame di una felicità che solo Dio può saziare.
I beni immateriali di una nazione. Francesco alla favela Varginha 4. Non c’è né vera promozione del bene comune, né vero sviluppo dell’uomo, quando si ignorano i pilastri fondamentali che reggono una Nazione, i suoi beni immateriali: la vita, che è dono di Dio, valore da tutelare e promuovere sempre; la famiglia, fondamento della convivenza e rimedio contro lo sfaldamento sociale; l’educazione integrale, che non si riduce ad una semplice trasmissione di informazioni con lo scopo di produrre profitto; la salute, che deve cercare il benessere integrale della persona, anche della dimensione spirituale, essenziale per l’equilibrio umano e per una sana convivenza; la sicurezza, nella convinzione che la violenza può essere vinta solo a partire dal cambiamento del cuore umano.
@Giorgio Licini
Non pensavo affatto al Papa quando dicevo che è bene che vescovi, preti e diaconi – dopo aver ascoltato – parlino pure!
Mi dispiace che si sia creato l’equivoco. Ci troviamo d’accordo. Parlare e ascoltare, ascoltare e parlare.
Ma no, caro discepolo, chiedere ai pastori di essere meno vaghi e più taglienti, non c’entra proprio nulla col pessimismo.
Anzi, è una richiesta a cui mi associo sempre volentieri. Questo Papa, quando parla, di tutto puo’ essere tacciato fuorché di essere vago, poco chiaro, indiretto, a interpretazione variabile, non tagliente. Il fatto che si esprima con tono misurato e gentile non gli impedisce di tirarci le giuste “legnate”, quando vanno tirate. Quella sull’essere ladri di speranza, è una di quelle: chiarissima.
Quand’è che “ruberemmo la speranza”? Quando, in ottima fede, ci mettiamo a spargere intorno pessimismo diffuso, della serie tutto crolla, tutto è in rovina, siamo alla’Apocalisse… e questo in politica, nella vita sociale, nella religione, nella Chiesa. Che puo’ anche essere parzialmente vero, ma la fede in Gesù Cristo, dov’è?
Questo significa ammorbare l’aria, sollevare un polverone in ultima analisi rinunciatario, autoassolversi e chiamarsi fuori ( tanto la situazione è da canna del gas), rifugiarsi nell’elegia dei bei tempi andati, o sperticarsi verso l’indistinto Paradiso. Tutte e cinque le cose combinate insieme hanno un effetto deprimente e paralizzante, e rischiano veramente di farci buttare via la vita nell’amarezza e nel rimpianto di non si sa bene cosa.
Che poi lo stesso effetto paralizzante , seppur dal verso opposto, lo abbiano anche quelli che ” tutto va ben madama la marchesa” sempre e comunque, i buonisti a oltranza, questo è anche vero….
Però, tornando a quello che scrivi: sulla mentalità , sul modo di vivere e sul ruolo degli intellettuali. Posso anche condividere in larga parte.
Certo, se anche gridassimo tutti all’unisono “viva il Papa” ( cosa che già di per sè mi pare largamente irrealizzabile :)), tu ti chiedi : cambierà forse qualcosa nella vita?
Io da parte mia ti rispondo: assolutamente nulla.Se ci limitiamo a quello ( o allo spernacchio, opposto ma uguale)
E infatti si succedono i Papi, anche fior di Papi, e noi siamo sempre gli stessi, tetragoni al NOSTRO cambiamento. Non ha nessun senso chiedersi, come va molto di moda nei talk e nei blog: ma questo Papa cambierà “le cose”? Domanda del tutto irrilevante ora, e a cui solo gli storici di una o due generazioni dopo potranno azzardarsi a dare una minima risposta. La domanda che invece non ci facciamo, e che dovremmo farci, noi cattolici , è: in che modo cambio la mia vita sulla base di quello che mi insegna il Papa? Perché ” le cose”, con tutta evidenza, non dipendono da noi se non in minimissima parte: ma la mia vita, cavolo, quella dipende da me eccome! Se io non cambio una cippa, se anzi non mi pongo nemmeno la domanda, se rimango vittima a vita della ” sindrome da platea”, per cui ritengo di esaurire il mio compito in un dire bravo o peste & corna a seconda dell’argomento, del papa, del mio umore o di chissà che…. getto via tempo, tempo che non torna , e vita.
Se sono di Cristo, la cosa si complica, perché così facendo io getto via anche un pezzo di Cristo, quello che vive in me.
Abbiamo avuto GP2, ormai praticamente un santo, e abbiamo finito col dibattere se doveva mostrarsi o no con la malattia..Abbiamo avuto Benedetto, con le sua parole limpide e splendenti , e ci siamo trastullati sul ritorno alla tradizione ed altre marginalia; ora c’è Francesco, che piu’ diretto e meno obliquo nel parlare non si potrebbe, e noi a discettare di croci di ferro, poltrone vuote ai concerti, ferule e pastorali variopinti….
Certo che non cambierà nulla. Cambierà mai nulla se non mi decido a cambiare( meglio: a lasciarmi cambiare ) IO.
Se questo non avviene,da subito, da adesso, e per sempre e in tutta quanta la mia vita, intendo dire quella FUORI DALLA CHIESA, io sono responsabile del rendere il cristianesimo marginale e irrilevante. Ma se il cambiamento avviene, e avviene per davvero, prima o poi, “la massa” ne risente, eccome.
Francesco( il santo, questa volta) docet.
Luigi
immagino che hai il televisore sotto l’omprellone in spiaggia,
amenocchè la radiolina puntata su radiovaticana 🙂 🙂 🙂
un abbraccio
Sono due anni che mi manca l’Adriatico !!!!!
da quando abbiamo venduto casa a Lanciano !!!!
Quelle spiagge che da s. vito scendevano verso le Morge di Casalbordino….
Gli stupendi trabocchi….!!!
snifffff 🙁
L’uomo può cambiare. Francesco alla favela Varginha 5. Qui, come in tutto il Brasile, ci sono tanti giovani. Voi, cari giovani, avete una particolare sensibilità contro le ingiustizie, ma spesso siete delusi da fatti che parlano di corruzione, da persone che, invece
di cercare il bene comune, cercano il proprio interesse. Anche a voi e a tutti ripeto: non scoraggiatevi mai, non perdete la fiducia, non lasciate che si spenga la speranza. La realtà può cambiare, l’uomo può cambiare.
La Chiesa esca sulle strade. Francesco improvvisa parlando ai giovani argentini: “Dalla Giornata mondiale della gioventù mi aspetto che facciamo rumore! … Voglio che la Chiesa esca sulle strade; voglio che ci difendiamo da tutto quello che è mondanità, comodità, clericalismo, dall’essere chiusi dentro di noi: le parrocchie, i collegi, le istituzioni devono andare fuori perché altrimenti si convertono in una Ong, e la Chiesa non può essere una Ong”.
La fede è uno scandalo. Ancora ai giovani argentini: “Mi perdonino i vescovi e i sacerdoti se qualcuno crea disturbo. Grazie per tutto quello che possono fare”. “La fede in Gesù Cristo non è uno scherzo: è uno scandalo! Che Dio si sia fatto uno di noi, che sia morto in Croce, è uno scandalo. La Croce continua ad essere scandalo, ma è l’unico cammino sicuro, quello della Croce, l’Incarnazione di Gesù”.
Dovete disturbare. Sempre ai giovani argentini: “La fede non può essere un frullato! Non si può fare della fede un frullato! La fede nel Figlio di Dio fatto uomo, che mi ha amato e che è morto per me …”. E ha ribadito: “Dovete fare rumore, disturbare” affinché gli anziani e i giovani “non annacquino la fede”. Per fare questo “bisogna leggere il Vangelo delle Beatitudini e il capitolo 25 di Matteo dove si parla del giudizio finale che si baserà sull’amore concreto verso gli altri“.
“sono venuto per essere confermato dalla vostra fede”…..
Sono parole veramente nuove e rivoluzionarie,
che ricordano
il primo affaccio del buovo papa dalla loggia di s. Pietro.
in cui il papa stesso chiede al popolo la benedizione del Signore.
Un vecchio detto popolare affermava il mondo é bello perché é vario.
Lorenzo comunque, sono in buona compagnia nella mia tesi, che ora i tempi che stiamo vivendo sono tempi diffiicili, dolorosi,
come le rivelano le sacre scritture in timoteo nella seconda lettera http://www.bibliaonline.com.br/riveduta/2tm/3.
…Mi pare che Hans Urs von Balthasar abbia trovato, nelle sue ricerche, che dietro ad ogni grande teologo vi sia sempre prima un profeta .Credo che si possa dimostrare come in tutte le figure dei grandi teologi sia possibile una nuova evoluzione teologica solo nel rapporto tra teologia e profezia. Finché si procede solo in modo razionale, non accadrà mai nulla di nuovo. Si riuscirà forse a sistemare meglio le verità conosciute, a rilevare aspetti più sottili, ma i nuovi veri progressi che portano a nuove grandi teologie non provengono dal lavoro razionale della teologia, bensì da una spinta carismatica e profetica. Ed è in questo senso, ritengo, che la profezia e la teologia vanno sempre di pari passo. La teologia, in senso stretto, non è profetica, ma può diventare realmente teologia viva quando viene nutrita e illuminata da un impulso profetico. Intervista al Cardinale JOSEPH RATZINGER
Schönborn: per dubitare che a Medjugorje scorrono fiumi di Grazia, dobbiamo chiudere gli occhi. Per me questa è una evidenza che la Chiesa non può certo ignorare. È troppo chiaro che qui agisce la pienezza della Grazia. Per quanto riguarda l’aspetto carismatico, le locuzioni, le parole, faccio riflettere che S. Faustina per anni ha avuto apparizioni di Gesù quasi ogni giorno. Questo fu accuratamente studiato da Roma, inizialmente in modo molto critico, ma gli esami successivi dimostrarono senza alcun dubbio la solidità delle apparizioni. In tema di locuzioni e visioni la Chiesa è sempre stata molto prudente, ed è bene sia così. La cosa importante è che i frutti non vengano ostacolati. Sono particolarmente colpito dal grande numero di opere sociali che sono nate dall’impulso di Medjugorje: per esempio la Comunità Cenacolo, che ha un incredibile successo con i tossicodipendenti, che trovano la guarigione in una forte vita cristiana. Medjugorje è diventata un trampolino di lancio per la Comunità Cenacolo, perché da questo luogo il messaggio di speranza si è diffuso tutto il mondo. Un secondo esempio è il Villaggio della Madre, fondato da Padre Slavko inizialmente per le donne vittime di stupro e della terribile guerra.
Nel 1990, in un suo libro, Don Amorth scriveva: «A Lourdes la Vergine appariva al primo albeggiare; a Fatima a mezzogiorno; a Medjugorje al tramonto».http://www.euve24544.startvps.com/ar3/amorth-ultimo-esorcista/index.html
-Tuttavia negli stessi messaggi della Regina della Pace vi sono degli elementi ch sottolineano il carattere apocalittico di queste apparizioni.La Madonna appare su una nuvola grigia, che evoca la vevenuta escatologica del figlio di Dio come Giudice del Mondo(cfr.Marco 13, 26):Inoltre ha il capo circondato da una corona di vivissime stelle, che richiamano la Donna vestita di sole dell´apocalisse e la sua lotta contro il dragone infernale.Satana é indicato in oltre 70 messaggi della Regina -della Pace come il nemico dell´opera di Dio e l´oppositore dei suoi piani di salvezza.
A dare una prospttiva apocalittica a questo grande evento marianodei tempi moderni é soprattutto la prospettiva dei dieci segreti.Si tratta di eventi che verranno resi pubblici 3 giorni prima che accadano.Il tempo prima dei segreti é un tempo di grazia, durante il quale gli uomini devono rispondere all´appello della conversione.Poi per molti sará troppo tardi (23 dicembre 1982)
Questo secolo ha detto la Madonna a Mirjana é sotto il potere del diavolo, ma quando i segreti che ti ho annunciato saranno passati, il suo, potere srá distrutto ( 30 Novembre 1982). Padre Livio in un suo libro
Nel 1846, la Madonna de La Salette diceva dei nostri tempi: “I giusti soffriranno molto. Le loro preghiere, le loro penitenze e le loro lacrime saliranno fino al Cielo e tutto il popolo di Dio chiederà perdono e misericordia e implorerà il mio aiuto e la mia intercessione. E allora Gesù Cristo per la sua giustizia e la sua grande misericordia comanderà ai suoi Angeli di mettere a morte tutti i suoi nemici. E d’un colpo i persecutori della Chiesa di Gesù Cristo e tutti coloro dediti al peccato periranno e la terra sarà come un deserto. E allora sarà ristabilita la pace e l’uomo sarà riconciliato con Dio e Gesù Cristo sarà servito, adorato e glorificato. La carità fiorirà ovunque… Il Vangelo sarà predicato dappertutto… e l’uomo vivrà nel timore di Dio.” E qui un video di Nostra Signora D’Ogni Pazienza (per ricordare un Cantico(145) di San Louis Maria Grignon de Montefort)
https://www.youtube.com/watch?v=Z_gfHMvdffk
Non c’entra nulla con il post ma mi piace ricordare queste parole di tiziano terzani, in un intervista con il figlio affermava, Non é stata la Storia per me Sono stati alcuni strani incontri con le persone .A volte l’amore.
E il lama tibetano che mi ha fatto perdere coscienza per qualche minuto.E Madre Teresa e la casa dei moorenti a Calcutta.Questi sono stati i momenti piú immensi della mia vita .Dal libro.La fine e´ il mio inizio.
Tiziano Terzani
Molto interessante la riflessione sui “beni immateriali di una nazione”: spero che i giornali ne diano il giusto risalto.
Interessante anche l’invito ai giovani di scendere in piazza, far sentire la propria voce, “disturbare” il mondo, non “annacquare” la fede.
Tanti ottimi spunti che, temo, verranno nascosti da immagini più “popolari” come la visita alla favela o l’idea che la Chiesa non sia un ONG…
scusate ma mi piace non si dice..
“Mettete Cristo nelle vostre vite” non è molto diverso da “aprite le porte a Cristo”.
Andando avanti scoprirermo che le analogie tra Francesco e i suoi predecessori sono più rilevanti delle differenze.