Da un fioraio di via del Gambero, a due passi da Montecitorio, ho incontrato ieri sera il ministro Rosy Bindi e le ho rinnovato il mio abbraccio di solidarietà. In un post del 10 febbraio intitolato Difendo Rosy Bindi avevo scritto che – tuttavia – “non difendo” i Dico e mi è stato chiesto perché e ora provo a dirlo, dopo quasi due mesi di riflessione. Mi era piaciuta l’idea formulata nel programma dell’Unione di riconoscere i diritti dei conviventi senza creare l’istituto delle convivenze. Ma poi si è andati a un disegno di legge del Governo che forse di fatto quelle convivenze le riconosce: era necessario questo passo? Magari un parlamentare dell’Ulivo dirà che era “politicamente” necessario e io rispetto questa opinione, in forza della responsabilità propria del politico che si esercita nella mediazione. Ma io non sono un politico e da giornalista che pure ha votato per l’Unione dico che in tale delicatissima materia sarebbe stato preferibile – direi anzi obbligante – che si cercasse una più larga convergenza. Prodi oggi afferma che in materia di legge elettorale una maggioranza non può fare e disfare senza tener conto dell’opposizione e allora io dico: il destino della famiglia e dei conviventi non è altrettanto importante? Magari poteva risultare che anche andando a una larga intesa si arrivasse a formulare una legge che “comunque” un vescovo – come ogni cittadino timoroso dell’indebolimento della famiglia – avrebbe giudicato “inaccettabile e pericolosa”, ma almeno in qual caso sarebbe risultato lampante lo stato di necessità politica in cui quella soluzione era stata adottata. Ora invece si può dire che ogni tentativo per trovare un’alternativa sia stato fatto? Io credo di no, non essendo stata esperita la via dell’intesa con l’opposizione. Una via che a mio parere si può e si deve ancora tentare nella Commissione Giustizia del Senato, dove si stanno discutendo le dieci proposte giacenti e in ogni sede.
Perché difendo Rosy Bindi ma non difendo i Dico
11 Comments
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Caro Accattoli, leggo con conforto questa sua riflessione circa il “metodo” sbagliato con cui si è arrivati alla proposta Dico. Ricorderei quanto lo stesso Fassino riconobbe in campagna elettorale, riflettendo sugli esiti del referendum sulla legge 40: “Sulle questioni eticamente sensibili è auspicabile la ricerca in Parlamento di soluzioni il più possibile condivise, che guardino oltre ai confini delle maggioranze politiche”. Detto…e contraddetto.
Bè, la condizione per una discussione ragionevole sarebbe quella di de-ideologizzare la cosa. Ma fin qui non è stato possibile, perchè il fronte pro-pacs (quella dei Dico è stata solo una mediazione recente) ne ha fatto una questione di principio, impostando tra l’altro su questo uno dei capitoli fondamentali della lotta contro le discriminazioni.
Il tema è molto difficile, perchè bisognerebbe unire tante cose:
1) la salvaguardia dell’unicità dell’istituto familiare;
2) la decisa differenziazione di qualsiasi altro riconoscimento, proprio per la differenza dell’oggetto;
3) la contemporanea lotta a qualsiasi discriminazione verso le persone omosessuali (perchè i Dico, politicamente, si fanno per loro e sono richiesti da loro, inutile raccontarla diversa): questa impresa la vedo dura davvero;
4) l’accettazione della differenza tra eguaglianza e parificazione: mentre la prima cosa ha a che fare con le persone come tali e la loro identità umana, la seconda riguarda la condizione che vivono, che appunto va accettata nelle sue conseguenze e implicazioni, anzitutto da parte loro,e poi da parte degli altri; fatta salva la dignità eguale delle condizioni personali, resta la non parificazione concreta e operativa di cose appunto diverse. Su questa forte premessa di fondo, sarebbe forse possibile trovare la “quadra”;
5) l’abbassamento dei toni e della temperatura su tali temi, da parte di tutti: non ci sia una classe politica che parla solo di Dico, nè una gerarchia che – costretta a rispondere e a dire la sua – passi per esperta solo ed esclusivamente di bioetica.
Se avessimo, come per incanto, tutto questo, forse si potrebbero trovare delle soluzioni.
Ma mi pare che il dato ideologico prevalga, con rischi seri per tutti, soprattutto perchè le questioni sono dolorose e tagliano spesso la vita delle persone concrete, ben più di una legge elettorale o del caso Telecom…
Propongo anche io, come Andreotti, di mettere la cosa in naftalina per un annetto, riflettere tutti meglio e poi riparlarne.
Alessandro benvenuto nel blog! Che un “punto di equilibrio” su famiglia e convivenze debba essere cercato all’interno della maggioranza suona già a dirlo come un controsenso… Luigi
Anche io esprimo la più piena solidarietà al ministro Bindi.
Avrei preferito che, in un’ottica di comunione ecclesiale, il suo operato fosse stato guardato con maggiore benevolenza perchè i dico rappresentano l’unica proposta anche cattolica in campo.
Fatto sta che così non si è preferito e si è fatto dei dico lo spauracchio contro cui lottare. Intanto nella commissione giustizia del senato che è composta per la maggioranza da senatori ad alto tasso di laicismo si fa largo la proposta dei CUS di Biondi che presentano un contratto tipizzato che rappresenta un riconoscimento delle coppie conviventi.
Quindi devo dissentire dal dottore Accattoli perchè penso che comunque ,lasciando l’iniziativa al parlamento ed in assenza di una proposta legislativa “cattolica”, si sarebbe arrivati ad un qualcosa di comunque inaccattabile per i cattolici.
Detto questo devo però ammettere che i DiCo strutturalmente non rappresentano un simil-matrimonio: infatti nei dico c’è una dichiarazione unilaterale ad un soggetto che non è p.u. (su questo Ceccanti e Balduzzi sono stati attentissimi), nel matrimonio invece c’è un accordo che è essenzialmente un vcontratto sia pur sui generis.
Invece sostanzialmente sono un simil-matrimonio perchè riconoscono ai conviventi (sia pure dopo un determinato numero di anni) dei diritti, come quello agli alimenti e alla successione legittima, che discendono invece dalla stabilità propria dell’istituto matrimoniale.
Concludo allora ribadendo la mia solidrietà alla Bindi e auspicando che i DiCo diventino una base di partenza per un dialogo costruttivo e concreto su quelle”situazioni concrete per cui sono utili garanzie e tutele giuridiche per la persona che convive.”
Infine devo esprimere un certo rammarico per la piega che sta prendendo il dibettito e soprattutto il family. Spero che chi scendera in piazza il 12 maggio lo faccia per fare delle proposte e non delle proteste.
Carissimo Accattoli,
mi sentirei di dare anche io molto volentieri un grosso abbraccio a Rosy Bindi.
Sono assolutamente frastornato e deluso profondamente dalle note CEI, pur capendo la preoccupazione di chi pensa che la famiglia sia in difficoltà. Tuttavia se è criticabile il metodo con cui si è arrivati ai pronunciamenti dle Governo sulle convivenze, è cotestabile il modo di recepirli e di porsi in questo modo. La famglia è minacciata più dall’individualismo, dalla instabilità economica, dalle condizioni sfavorevoli piuttosto che da Rosy Bindi e Barbara Pollastrini. Gli anatemi lanciati contro l’immoralità politica e gli omosessuali non mi paiono un bel segnale, nè secondo me sono giustificabili. Come non ho gradito le posizioni anticlericali per forza. Credo che la Chiesa abbia il diritto di esprimersi, ma credo pure che dovrebbe concentrare così tante energie anche nel contrastare ciò che ostacola la vita come le guerre nel mondo e le iniquità sociali in tanti paesi. Pertanto ritengo che siano venuti a mancare per colpe attribuibili non ad una sola parte, i presupposti, le premesse per condividere soluzioni che non inficino le sensibilità ma che siano socialmente eque. Non è tardi, si può tornare indietro…il più è volerlo ed ascoltarsi. E’ così difficile?
Grazie.
http://franzcos.spaces.live.com/
Benvenuto Franz! E Buona Pasqua a te e a tutti i visitatori. Luigi
Aggiungo i miei auguri a tutti per una Pasqua “nella gioa del Signore Risorto”.
Fabrizio
Caro Accattoli,
sono entrato sul blog perché volevo fare qualche commento al tuo pezzo sul Regno che mi è arrivato oggi. in particolare ti chiedo: è vero che spesso testi, documenti e interventi della Chiesa sono piegati a interpretazioni politiciste di breve periodo, ma la cultura delle distinzioni è propria di tutti nella Chiesa ed è assente solo fuori? Qualdo alcuni uomini di Chiesa prendono una posizione non sanno già prima comeessa verrà interpretata e talvolta non possono anch’essi volere che sia interpretata in quelmodo? Per alcuni uomini di Chiesa, ad esempio, far cadere un certo Governo è un obiettivo propriod el tutto alieno? Nella loro mentalità ciò non è legato anche all’idea di un conflitto che ha una valenza anche religiosa?
Vistoeprò che quiparlate dei dico e che sono anche citato,a questo punto
vorrei solo fare qualche precisazione tecnica:
1- il Governo non aveva fretta di presentare un ddl sui Dico, lo ha fatto perché glielo hanno chiesto tutti i senatori della maggioranza, una parte dei quali si rifiutava di votare nella Finanziaria una norma sulle successioni relativa ai conviventi se non vedeva il disgeno integrale (alcuni di questi, visto il disegno integrale, hanno poi detto che sarebbe meglio risolvere i problemi uno per uno come si era cercato di fare nella Finanziaria…) ;
2- intervenire sulla legge di anagrafe era stata un’idea, tra gli altri, di Ermanno Gorrieri per deideologizzare la questione: si prendono le persone conviventi dove esse già sono, senza riconoscere le coppie come tali (altrimenti se ne dovrebbe dedurre che sono già riconosciute e che la legge sull’angrafe vigente dal 1958 andrebbemodificata); a me sembra difficile dire oggettivamente che questa soluzione varata coi dico sia più para-familiare piuttosto che emendare con legge il codice civile (come si dice in varie sedi ecclesiali), Codice dove è regolata anche la famiglia; scommetto che avessimo emendato coin legge il codice (che è una legge) ci avrebbero detto di modificare la legge sull’anagrafe…
3- il fatto che il Governo presenti un ddl non impedisce affatto le necessarie convergenze con l’opposizione, anzi può essere utile che ognuno metta le carte in tavola in partenza. Il fatto è che nessuna opposizione fa intese bipartisan con un governo se è convinta che esso possa cadere, tanto più se può cadere proprio per un voto su quella legge. Fin dall’inizio in privato vari esponenti dell’opposizione cel’hanno detto: non è un problema di merito dei dico né per il fatto che il Governo ha proposto un ddl. Con 3 voti di maggioranza in senato non ci possono essere aiuti dell’opposizione. Il che dovrebbe indurci a riflettere sulla bontà dell’attuale legge elettorale e sulla difficoltà di cambiarla senza referenmdum.
Carissimi saluti
Stefano
Grazie Stefano del tuo intervento! Ho appena spedito al Regno un terzo pezzo “dal nostro inviato in Babilonia”. In esso faccio un paragone tra legge elettorale, per la quale si sta tentando una soluzione concordata con l’opposizione e Dico, per i quali non pare ci si riesca. Grazie dell’attenzione, Luigi
Le dirò: da cattolico che non ha votato Ulivo, anche io difendo Rosy Bindi e trovo coraggiosa la sua battaglia interna a una coalizione che le è in gran parte ostile sui temi etici (e spesso ammiro di più il suo tentativo di ottenere più christianitas possibile nel mondo secolare di chi, nella mia coalizione, si arrocca in posizione difensiva). Al commentatore che ha espresso delusione per la nota Cei, io vorrei riportare un passaggio che sembra ritagliato proprio su Rosy Bindi e sui suoi sforzi:
“Comprendiamo la fatica e le tensioni sperimentate dai cattolici impegnati in politica in un contesto culturale come quello attuale, nel quale la visione autenticamente umana della persona è contestata in modo radicale. Ma è anche per questo che i cristiani sono chiamati a impegnarsi in politica.”
Non mi sembra che sia un attacco nei confronti dei cattolici democratici, semmai un riconoscimento.
Una domanda ad Accattoli: quante possibilità ha la proposta Biondi di essere base di partenza per un dialogo ad ampio respiro?
Benvenuto ad Harry: spero che il dialogo ampio ci sia, Biondi o non Biondi. Credo che l’unica vera possibilità sia ripartire da zero, utilizzando il meglio di ognuna delle proposte già disponibili. Luigi