Per una volta ecco Gesù alle prese con l’imperatore Tiberio e il Divino Augusto
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Luigi Accattoli
E’ lecito pagare il tributo a Cesare? Leggiamo stavolta una delle parole più famose di Gesù, forse la più ripetuta in assoluto, perché viene evocata non solo dai cristiani ma anche dai non credenti, con riferimento, anche polemico, alle intromissioni della Chiesa nelle questioni temporali e nelle vicende politiche: “Quello che è di Cesare rendetelo a Cesare e quello che è di Dio, a Dio”.
Pur così noto questo detto è di ardua interpretazione e viene tirato spesso di qua o di là, a seconda dei convincimenti di chi lo richiama. Vedremo di chiarire tre questioni preliminari sulle quali gli studiosi hanno raggiunto un sostanziale accordo. Oltre a queste basi, converrà rispettare una certa libertà interpretativa che Gesù stesso, come in altre occasioni, anche stavolta ha inteso lasciarci.
Primo. E’ una risposta a una domanda studiata per coglierlo in fallo e come tale la dobbiamo intendere, senza sovraccaricarla d’altre intenzioni e di altri significati. Gesù aveva posto ai suoi antagonisti una simile domanda a incastro su Giovanni il Battista alla fine del capitolo 11 e ora gli antagonisti giocano la stessa carta contro di lui: egli è un rabbi che disputa con altri rabbi.
Secondo. Con la sua inaspettata risposta Gesù rifiuta di entrare nel merito della domanda sulla liceità del tributo e dunque non rispettiamo la sua intenzione se dalle sue parole tiriamo la conclusione che il tributo a Cesare va pagato o non va pagato.
Terzo. La risposta è geniale perché con essa Gesù, oltre a schivare il tranello che gli era stato teso, sposta la questione dal piano immediato della sudditanza israelitica a Roma al piano universale e cosmico, dove tutto appartiene a Dio e dove dunque il giusto verso Dio sarà sempre un potenziale obiettore di coscienza verso Cesare.
Tra i testi evangelici che possiamo raccordare a questo brano, indico Matteo 17, 23-27, sul pagamento del tributo al Tempio; e Luca 23, 2 dove il Sinedrio consegna Gesù a Pilato con questa accusa: “Abbiamo trovato costui che metteva in agitazione il nostro popolo, impediva di pagare tributi a Cesare e affermava di essere Cristo re”.
Con testi che riporto a conclusione della scheda (Lettera ai Romani, Lettera a Tito, Prima lettera di Pietro) segnalo come le parole di Gesù sul tributo a Cesare siano state interpretate dalle primissime comunità cristiane come compatibili con la loro scelta di rispetto delle autorità costituite e di accettazione dei tributi da loro comandati.
10 Dicembre, 2023 - 23:02
Luigi Accattoli
Marco 12, 13-17. Mandarono da lui alcuni farisei ed erodiani, per coglierlo in fallo nel discorso. 14Vennero e gli dissero: “Maestro, sappiamo che sei veritiero e non hai soggezione di alcuno, perché non guardi in faccia a nessuno, ma insegni la via di Dio secondo verità. È lecito o no pagare il tributo a Cesare? Lo dobbiamo dare, o no?”. 15Ma egli, conoscendo la loro ipocrisia, disse loro: “Perché volete mettermi alla prova? Portatemi un denaro: voglio vederlo”. 16Ed essi glielo portarono. Allora disse loro: “Questa immagine e l’iscrizione, di chi sono?”. Gli risposero: “Di Cesare”. 17Gesù disse loro: “Quello che è di Cesare rendetelo a Cesare, e quello che è di Dio, a Dio”. E rimasero ammirati di lui.
10 Dicembre, 2023 - 23:03
Luigi Accattoli
Farisei ed erodiani. v. 13: Mandarono da lui. I mandanti di questa nuova questione – la seconda delle cinque controversie di Gerusalemme – sono sempre gli stessi: i capi dei sacerdoti, gli scribi e gli anziani, cioè le tre componenti del Sinedrio.
v. 13b: alcuni farisei ed erodiani. Li abbiamo già visti nel capitolo terzo di Marco riuniti a consiglio contro Gesù “per farlo morire”. E ora ci riprovano. Sono in grande disaccordo tra loro, anche sul tributo da pagare a Cesare (favorevoli gli erodiani, contrari i farisei), ma sono uniti dall’avversione verso il Rabbi di Galilea. Insieme costituiscono la componente che gli è più accanitamente contraria dell’intera comunità ebraica del tempo e Gesù ne è consapevole: “Guardatevi dal lievito dei farisei e dal lievito di Erode” l’abbiamo sentito ammonire nel capitolo 8, 15.
v. 14: Maestro, sappiamo che sei veritiero e non hai soggezione di alcuno, perché non guardi in faccia a nessuno, ma insegni la via di Dio secondo verità. La lode alla tonalità veritiera dell’insegnamento di Gesù mira a indurlo a una risposta tranciante, che immaginano debba essere contraria al pagamento del tributo: e così gli erodiani potrebbero menarne scandalo e accusarlo davanti al procuratore romano. Se invece la risposta sarà favorevole al pagamento ci penserebbero i farisei a segnalarla al popolo che odiava il tributo imposto dagli occupanti.
v. 14b: È lecito o no pagare il tributo a Cesare? Si trattava di un tributo annuale pro capite che doveva essere pagato da ogni abitante della Provincia di Siria alla quale apparteneva la Palestina; ed era in funzione di questo pagamento – che era dovuto dai 14 ai 65 anni – che si facevano i censimenti.
v. 15: Portatemi un denaro. Si calcola che il denaro romano coniato in argento avesse un valore corrispondente all’incirca alla paga quotidiana di un soldato. Nella parabola degli operai mandati nella vigna è la paga pattuita per una giornata di lavoro: “Si accordò con loro per un denaro al giorno” (Matteo 20, 2).
v. 16: Questa immagine e l’iscrizione, di chi sono? “Il termine denaro (denarius) indica una moneta romana usata dal III sec. a.C. al III sec. d.C. Al tempo di Gesù, da un lato recava la testa dell’imperatore con l’iscrizione TI[BERIVS] CAESAR DIVI AVG[VSTI] F[ILIVS] AVGVSTVS («Tiberio Cesare, figlio del divino Augusto, lui stesso Augusto»), dall’altro l’immagine di Livia, madre dell’imperatore, assisa, con lo scettro olimpico (simbolo di potere) nella mano destra e un ramo d’ulivo (simbolo di pace) nella mano sinistra, il tutto accompagnato dall’iscrizione PONTIF[EX] MAXIM[VS]” (Giacomo Perego, Marco, San Paolo 2011, p. 223).
v. 17: Quello che è di Cesare – quello che è di Dio. Nelle parole usate da Gesù è la chiave della profondità del suo insegnamento, che va molto oltre la domanda sul tributo. A Cesare – ovvero: alle autorità umane – spettano molte altre cose che non le sole monete e tasse, ma a Dio spetta tutto: tutto è di Dio, compresa l’esistenza di un Cesare.
10 Dicembre, 2023 - 23:04
Luigi Accattoli
Tre altri testi del Nuovo Testamento. Paolo ai Romani 13, 1-7. Ciascuno sia sottomesso alle autorità costituite. Infatti non c’è autorità se non da Dio: quelle che esistono sono stabilite da Dio. 2Quindi chi si oppone all’autorità, si oppone all’ordine stabilito da Dio. E quelli che si oppongono attireranno su di sé la condanna. 3I governanti infatti non sono da temere quando si fa il bene, ma quando si fa il male. Vuoi non aver paura dell’autorità? Fa’ il bene e ne avrai lode, 4poiché essa è al servizio di Dio per il tuo bene. Ma se fai il male, allora devi temere, perché non invano essa porta la spada; è infatti al servizio di Dio per la giusta condanna di chi fa il male. 5Perciò è necessario stare sottomessi, non solo per timore della punizione, ma anche per ragioni di coscienza. 6Per questo infatti voi pagate anche le tasse: quelli che svolgono questo compito sono a servizio di Dio. 7Rendete a ciascuno ciò che gli è dovuto: a chi si devono le tasse, date le tasse; a chi l’imposta, l’imposta; a chi il timore, il timore; a chi il rispetto, il rispetto.
Lettera di Paolo a Tito 3, 1s: Ricorda loro di essere sottomessi alle autorità che governano, di obbedire, di essere pronti per ogni opera buona; 2di non parlare male di nessuno, di evitare le liti, di essere mansueti, mostrando ogni mitezza verso tutti gli uomini.
Prima lettera di Pietro 2, 13-14: Vivete sottomessi ad ogni umana autorità per amore del Signore: sia al re come sovrano, 14sia ai governatori come inviati da lui per punire i malfattori e premiare quelli che fanno il bene.
10 Dicembre, 2023 - 23:05
Luigi Accattoli
La parola a un maestro: Gianfranco Ravasi. “Dopo aver ‘reso a Dio quel che è di Dio’ nel tempio della liturgia, della casa, della coscienza personale, il cristiano deve ‘rendere a Cesare quel che è di Cesare’ nella città, nel lavoro, nella politica, nella società” (Secondo le Scritture. Anno A, p. 285).
10 Dicembre, 2023 - 23:06
Luigi Accattoli
Dicesi pizza. Chi voglia sapere che sia “Pizza e Vangelo” vada – qui nel blog – nella pagina che ha questo nome: è elencata per quarta sotto la mia foto, ad apertura del blog. Propongo nel blog i testi che affrontiamo nel gruppo biblico [c’è da più di 20 anni] perché chi può tra i visitatori mi dia una mano – un suggerimento, uno spunto, una critica – nella preparazione della lectio. Gli incontri si chiamano “pizza e Vangelo” perchè prima si mangia una pizza e poi si fa la lectio. Ora da remoto la pizza non c’è ma teniamo duro con il Vangelo in attesa che torni anche lei.
10 Dicembre, 2023 - 23:07
Luigi Accattoli
Lettori della Bibbia. Siamo un gruppo di una trentina di lettori della Bibbia che da più di vent’anni si riunisce a casa mia per una lettura continuata del Nuovo Testamento: abbiamo fatto ad oggi il Vangelo di Luca e gli Atti degli Apostoli e ora stiamo leggendo il Vangelo di Marco. Dall’arrivo della pandemia gli incontri avvengono via Zoom e il giro si è allargato da trenta a cinquanta e oltre. Chi non è stato mai agli incontri in presenza e non si è mai collegato, e magari non abita a Roma, e lunedì voglia provarci, metta qui sotto nei commenti la sua richiesta o mi scriva in privato [andando alla finestra “manda un’email” che è sotto la mia foto] e io privatamente gli indicherò il modo di unirsi al meeting, che andrà dalle ore 21.00 alle 22.30 di lunedì 11 dicembre. L’appuntamento precedente fu lunedì 27 novembre e la registrazione audio di quell’incontro la trovi nel post del 4 dicembre:
E’ lecito pagare il tributo a Cesare? Leggiamo stavolta una delle parole più famose di Gesù, forse la più ripetuta in assoluto, perché viene evocata non solo dai cristiani ma anche dai non credenti, con riferimento, anche polemico, alle intromissioni della Chiesa nelle questioni temporali e nelle vicende politiche: “Quello che è di Cesare rendetelo a Cesare e quello che è di Dio, a Dio”.
Pur così noto questo detto è di ardua interpretazione e viene tirato spesso di qua o di là, a seconda dei convincimenti di chi lo richiama. Vedremo di chiarire tre questioni preliminari sulle quali gli studiosi hanno raggiunto un sostanziale accordo. Oltre a queste basi, converrà rispettare una certa libertà interpretativa che Gesù stesso, come in altre occasioni, anche stavolta ha inteso lasciarci.
Primo. E’ una risposta a una domanda studiata per coglierlo in fallo e come tale la dobbiamo intendere, senza sovraccaricarla d’altre intenzioni e di altri significati. Gesù aveva posto ai suoi antagonisti una simile domanda a incastro su Giovanni il Battista alla fine del capitolo 11 e ora gli antagonisti giocano la stessa carta contro di lui: egli è un rabbi che disputa con altri rabbi.
Secondo. Con la sua inaspettata risposta Gesù rifiuta di entrare nel merito della domanda sulla liceità del tributo e dunque non rispettiamo la sua intenzione se dalle sue parole tiriamo la conclusione che il tributo a Cesare va pagato o non va pagato.
Terzo. La risposta è geniale perché con essa Gesù, oltre a schivare il tranello che gli era stato teso, sposta la questione dal piano immediato della sudditanza israelitica a Roma al piano universale e cosmico, dove tutto appartiene a Dio e dove dunque il giusto verso Dio sarà sempre un potenziale obiettore di coscienza verso Cesare.
Tra i testi evangelici che possiamo raccordare a questo brano, indico Matteo 17, 23-27, sul pagamento del tributo al Tempio; e Luca 23, 2 dove il Sinedrio consegna Gesù a Pilato con questa accusa: “Abbiamo trovato costui che metteva in agitazione il nostro popolo, impediva di pagare tributi a Cesare e affermava di essere Cristo re”.
Con testi che riporto a conclusione della scheda (Lettera ai Romani, Lettera a Tito, Prima lettera di Pietro) segnalo come le parole di Gesù sul tributo a Cesare siano state interpretate dalle primissime comunità cristiane come compatibili con la loro scelta di rispetto delle autorità costituite e di accettazione dei tributi da loro comandati.
Marco 12, 13-17. Mandarono da lui alcuni farisei ed erodiani, per coglierlo in fallo nel discorso. 14Vennero e gli dissero: “Maestro, sappiamo che sei veritiero e non hai soggezione di alcuno, perché non guardi in faccia a nessuno, ma insegni la via di Dio secondo verità. È lecito o no pagare il tributo a Cesare? Lo dobbiamo dare, o no?”. 15Ma egli, conoscendo la loro ipocrisia, disse loro: “Perché volete mettermi alla prova? Portatemi un denaro: voglio vederlo”. 16Ed essi glielo portarono. Allora disse loro: “Questa immagine e l’iscrizione, di chi sono?”. Gli risposero: “Di Cesare”. 17Gesù disse loro: “Quello che è di Cesare rendetelo a Cesare, e quello che è di Dio, a Dio”. E rimasero ammirati di lui.
Farisei ed erodiani. v. 13: Mandarono da lui. I mandanti di questa nuova questione – la seconda delle cinque controversie di Gerusalemme – sono sempre gli stessi: i capi dei sacerdoti, gli scribi e gli anziani, cioè le tre componenti del Sinedrio.
v. 13b: alcuni farisei ed erodiani. Li abbiamo già visti nel capitolo terzo di Marco riuniti a consiglio contro Gesù “per farlo morire”. E ora ci riprovano. Sono in grande disaccordo tra loro, anche sul tributo da pagare a Cesare (favorevoli gli erodiani, contrari i farisei), ma sono uniti dall’avversione verso il Rabbi di Galilea. Insieme costituiscono la componente che gli è più accanitamente contraria dell’intera comunità ebraica del tempo e Gesù ne è consapevole: “Guardatevi dal lievito dei farisei e dal lievito di Erode” l’abbiamo sentito ammonire nel capitolo 8, 15.
v. 14: Maestro, sappiamo che sei veritiero e non hai soggezione di alcuno, perché non guardi in faccia a nessuno, ma insegni la via di Dio secondo verità. La lode alla tonalità veritiera dell’insegnamento di Gesù mira a indurlo a una risposta tranciante, che immaginano debba essere contraria al pagamento del tributo: e così gli erodiani potrebbero menarne scandalo e accusarlo davanti al procuratore romano. Se invece la risposta sarà favorevole al pagamento ci penserebbero i farisei a segnalarla al popolo che odiava il tributo imposto dagli occupanti.
v. 14b: È lecito o no pagare il tributo a Cesare? Si trattava di un tributo annuale pro capite che doveva essere pagato da ogni abitante della Provincia di Siria alla quale apparteneva la Palestina; ed era in funzione di questo pagamento – che era dovuto dai 14 ai 65 anni – che si facevano i censimenti.
v. 15: Portatemi un denaro. Si calcola che il denaro romano coniato in argento avesse un valore corrispondente all’incirca alla paga quotidiana di un soldato. Nella parabola degli operai mandati nella vigna è la paga pattuita per una giornata di lavoro: “Si accordò con loro per un denaro al giorno” (Matteo 20, 2).
v. 16: Questa immagine e l’iscrizione, di chi sono? “Il termine denaro (denarius) indica una moneta romana usata dal III sec. a.C. al III sec. d.C. Al tempo di Gesù, da un lato recava la testa dell’imperatore con l’iscrizione TI[BERIVS] CAESAR DIVI AVG[VSTI] F[ILIVS] AVGVSTVS («Tiberio Cesare, figlio del divino Augusto, lui stesso Augusto»), dall’altro l’immagine di Livia, madre dell’imperatore, assisa, con lo scettro olimpico (simbolo di potere) nella mano destra e un ramo d’ulivo (simbolo di pace) nella mano sinistra, il tutto accompagnato dall’iscrizione PONTIF[EX] MAXIM[VS]” (Giacomo Perego, Marco, San Paolo 2011, p. 223).
v. 17: Quello che è di Cesare – quello che è di Dio. Nelle parole usate da Gesù è la chiave della profondità del suo insegnamento, che va molto oltre la domanda sul tributo. A Cesare – ovvero: alle autorità umane – spettano molte altre cose che non le sole monete e tasse, ma a Dio spetta tutto: tutto è di Dio, compresa l’esistenza di un Cesare.
Tre altri testi del Nuovo Testamento. Paolo ai Romani 13, 1-7. Ciascuno sia sottomesso alle autorità costituite. Infatti non c’è autorità se non da Dio: quelle che esistono sono stabilite da Dio. 2Quindi chi si oppone all’autorità, si oppone all’ordine stabilito da Dio. E quelli che si oppongono attireranno su di sé la condanna. 3I governanti infatti non sono da temere quando si fa il bene, ma quando si fa il male. Vuoi non aver paura dell’autorità? Fa’ il bene e ne avrai lode, 4poiché essa è al servizio di Dio per il tuo bene. Ma se fai il male, allora devi temere, perché non invano essa porta la spada; è infatti al servizio di Dio per la giusta condanna di chi fa il male. 5Perciò è necessario stare sottomessi, non solo per timore della punizione, ma anche per ragioni di coscienza. 6Per questo infatti voi pagate anche le tasse: quelli che svolgono questo compito sono a servizio di Dio. 7Rendete a ciascuno ciò che gli è dovuto: a chi si devono le tasse, date le tasse; a chi l’imposta, l’imposta; a chi il timore, il timore; a chi il rispetto, il rispetto.
Lettera di Paolo a Tito 3, 1s: Ricorda loro di essere sottomessi alle autorità che governano, di obbedire, di essere pronti per ogni opera buona; 2di non parlare male di nessuno, di evitare le liti, di essere mansueti, mostrando ogni mitezza verso tutti gli uomini.
Prima lettera di Pietro 2, 13-14: Vivete sottomessi ad ogni umana autorità per amore del Signore: sia al re come sovrano, 14sia ai governatori come inviati da lui per punire i malfattori e premiare quelli che fanno il bene.
La parola a un maestro: Gianfranco Ravasi. “Dopo aver ‘reso a Dio quel che è di Dio’ nel tempio della liturgia, della casa, della coscienza personale, il cristiano deve ‘rendere a Cesare quel che è di Cesare’ nella città, nel lavoro, nella politica, nella società” (Secondo le Scritture. Anno A, p. 285).
Dicesi pizza. Chi voglia sapere che sia “Pizza e Vangelo” vada – qui nel blog – nella pagina che ha questo nome: è elencata per quarta sotto la mia foto, ad apertura del blog. Propongo nel blog i testi che affrontiamo nel gruppo biblico [c’è da più di 20 anni] perché chi può tra i visitatori mi dia una mano – un suggerimento, uno spunto, una critica – nella preparazione della lectio. Gli incontri si chiamano “pizza e Vangelo” perchè prima si mangia una pizza e poi si fa la lectio. Ora da remoto la pizza non c’è ma teniamo duro con il Vangelo in attesa che torni anche lei.
Lettori della Bibbia. Siamo un gruppo di una trentina di lettori della Bibbia che da più di vent’anni si riunisce a casa mia per una lettura continuata del Nuovo Testamento: abbiamo fatto ad oggi il Vangelo di Luca e gli Atti degli Apostoli e ora stiamo leggendo il Vangelo di Marco. Dall’arrivo della pandemia gli incontri avvengono via Zoom e il giro si è allargato da trenta a cinquanta e oltre. Chi non è stato mai agli incontri in presenza e non si è mai collegato, e magari non abita a Roma, e lunedì voglia provarci, metta qui sotto nei commenti la sua richiesta o mi scriva in privato [andando alla finestra “manda un’email” che è sotto la mia foto] e io privatamente gli indicherò il modo di unirsi al meeting, che andrà dalle ore 21.00 alle 22.30 di lunedì 11 dicembre. L’appuntamento precedente fu lunedì 27 novembre e la registrazione audio di quell’incontro la trovi nel post del 4 dicembre:
http://www.luigiaccattoli.it/blog/il-padrone-della-vigna-fara-morire-i-contadini-e-dara-la-vigna-ad-altri/