“Ottimo scrittore e spirito mordace, amava polemizzare con le femministe, i pacifisti, i verdi, i cultori della non violenza, la sinistra bolognese e italiana”: frammento di un mio articolo in morte del cardinale Biffi scritto con falso distacco e pubblicato oggi dal Corsera. Nei primi commenti qualche personale ricordo di sue battute e una mini rievocazione della sua opposizione al “mea culpa” di Papa Wojtyla.
Per Biffi forte di fede e tagliente di lingua
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Abbastanza malfamato. “Sono Accattoli” gli dissi la prima volta che lo vidi dopo la nomina a cardinale. Rispose: “Lei è abbastanza malfamato perché io la conosca. Ma le sono grato perché ha scritto che io sono pigro ed è vero e per questa verità le perdono l’altro che ha scritto”.
Perigliosa all’eterno. Durante una conferenza stampa – era legato papale al Congresso Eucaristico di Siena, giugno 1994 – svolse la solita polemica con i media: “Del resto io vi ho cari perché il vostro lavoro non vi aiuta per la vita eterna”. Facendo una domanda io premisi che tra noi doveva esserci solidarietà perché anche quella dei cardinali era una via perigliosa all’eterno. M’interruppe al volo: “In questo ha ragione”.
Però mi dispiacerebbe. In altra occasione – in merito a una visita pastorale che stava conducendo in Bologna – apprezzai questa sua narrazione: “In una parrocchia un bambino mi chiese: saresti disposto a dare la vita per il Signore? E’ l’unica domanda che mi abbia messo in difficoltà. Risposi: sarei disposto, però mi dispiacerebbe”.
Jattura del Papato. Interrogato sull’eventualità dell’elezione a Papa disse: “Sarebbe una jattura: sono milanese e non mi troverei bene a Roma, a malapena mi sono adattato a Bologna, più in giù non potrei andare; inoltre sono pigro e per me fare il Papa sarebbe un inferno”.
Una volta m’invitò a parlare ai diaconi di Bologna sui “fatti di Vangelo”. Quando recensivo i suoi libri sempre mi scriveva ringraziando. Mi ringraziò anche per la referenza critica al suo atteggiamento sul “mea culpa” giubilare che lesse nel mio volumetto Quando il Papa chiede perdono e che riporto abbreviata al commento seguente.
Biffi e Wojtyla. Così scrivevo nel mio volumetto del 1977 citato al commento precedente: Biffi è l’unico cardinale di cui conosciamo dettagliatamente le obiezioni al progetto papale. Ecco il cuore della sua critica com’è esposta in una «nota pastorale» che dedicò alla questione sotto il titolo “L’autocritica ecclesiale” [in “Christus hodie”, Bologna 1995, pp. 23-26]:
«Con grande insistenza Giovanni Paolo II ci esorta a prepararci al grande Giubileo del duemila con un profondo e sincero spirito di pentimento e di autocontestazione. E’ un tema di notevole rilievo e anche di notevole delicatezza, che può diventare fonte di ambiguità e perfino di malessere spirituale specialmente tra i fedeli più semplici […]. La Chiesa considerata nella verità del suo essere non ha peccati, perché è il “Cristo totale”: il suo “capo” è il figlio di Dio, al quale non si può attribuire niente di moralmente deplorevole. Però la Chiesa può e deve far propri i sentimenti di rammarico e di dolore per le trasgressioni personali dei suoi membri. Giovanni Paolo II così si esprime: “La Chiesa, pur essendo santa per la sua incorporazione a Cristo, non si stanca di fare penitenza: essa riconosce sempre come propri i figli peccatori” (“Tertio millennio adveniente”, n. 33). Suoi sono i figli, non i loro peccati; anche se i peccati dei suoi figli meritano sempre le sue lacrime di madre incontaminata […]. E’ giusto e opportuno che abbiamo a chiedere perdono degli errori ecclesiastici dei secoli passati? E’ giusto, se sono storicamente provati con indagini oggettive e soprattutto senza valutazioni anacronistiche (cosa che non sempre avviene). Può servire anche a renderci meno antipatici e a migliorare i nostri rapporti con i rappresentanti della cultura così detta laica, i quali si compiaceranno della nostra larghezza di spirito, anche se non ne ricaveranno di solito nessun incoraggiamento a superare la loro condizione di incredulità».
Formalmente Biffi dà avvertimenti di prudenza sul modo di condurre e concludere l’esame proposto dal papa, non dice se quell’esame vada fatto o no. Ma il senso del suo richiamo è che sarebbe meglio non farlo, perché possibile «fonte di ambiguità e perfino di malessere spirituale».
Messori Socci Brandmueller. In quel mio volumetto al riferimento biffiano segue questa nota, che può aiutare a intendere qualcosa degli attuali oppositori di Papa Francesco: Una posizione analoga a quella del cardinale Biffi è stata più volte affermata dal vescovo di Como Sandro Maggiolini (vedi per esempio “Il Messaggero di sant’Antonio”, dicembre 1995, p. 7: “La chiesa deve recitare il mea culpa?”). Vittorio Messori che aveva criticato il “Promemoria ai cardinali” per il Concistoro del giugno 1994, accusandolo di “atteggiamento diffamatorio verso la Chiesa cattolica”, ha poi mitigato la sua posizione, quando il Papa ne ha rivendicato la paternità. La valutazione più polemica sulla stampa italiana l’ha espressa Antonio Socci: «L’attuale Pontefice ha fatto autocritica e ha chiesto perdono per quasi ogni genere di colpa e di orrore, pure per quelli che i cattolici non hanno mai commesso […] A rigor di logica parrebbe di poter concludere che in duemila anni la Chiesa è stata un autentico flagello per l’umanità, almeno fino all’arrivo di papa Wojtyla a cui il riconoscimento di tutte queste colpe viene accreditato come un commovente gesto di cristiana umiltà […] Ormai la sequela di crimini che l’attuale successore di Pietro continua, più o meno esplicitamente, ad attribuire alla storia della Chiesa cattolica sta cominciando a creare un certo disagio […] Sembra che gli ecclesiastici trovino una particolare soddisfazione in questa opera di «autodemolizione» […] Questo non renderà certamente il loro cristianesimo più interessante. Ma sicuramente lo rende più patetico» (“Il Giornale” 26 giugno 1996). Fuori d’Italia la critica più decisa fu quella dello storico della Chiesa Walter Brandmueller, docente all’università di Augsburg: in un intervista a “Trentagiorni” (4/1996, pp. 64-67) svolse argomenti simili a quelli del cardinale Biffi e invitò a una vigilanza serrata verso i pericoli più acuti di oggi, piuttosto che a uno sguardo retrospettivo accusatorio.
Per dare una idea della “lingua tagliente” ma sempre spiritosa del Card. Biffi
“L’ottimismo è di rigore.
Una delle mode culturali più curiose invalse nella cristianità in questi decenni interdice a chi si accinge a stilare un documento o proporre una riflessione sulla odierna condizione umana e sui tempi presenti di iniziare dai rilievi “negativi”: è d’obbligo partire da una rassegna dei dati improntata a un robusto ottimismo; bisogna sempre collocare in capo a tutto un esame della realtà che non tralasci di mettere in giusta luce i valori, la sostanziale santità, la “positività prevalente”.
Qualche volta mi sorprendo a immaginare, per mio personale divertimento, come sarebbe stata la lettera ai Romani se, invece che da quell’uomo difficile e sdegnoso che era l’apostolo Paolo, fosse stata stesa da qualche commissione ecclesiale o da qualche gruppo di lavoro dei nostri giorni.
L’epistola avrebbe cominciato a notare nel primo capitolo col dovuto risalto tutte le ricchezze spirituali e culturali espresse dal mondo pagano: le altezze sublimi raggiunte dalla filosofia greca; la sete del trascendente e il naturale senso religioso rivelati dalla molteplicità dei culti mediterranei; gli esempi di onestà morale, di correttezza civica, di abnegazione disinteressata, offerte dalle vicende edificanti della storia romana che una volta si insegnavano al ginnasio. Senza dubbio se la litanìa immisericorde dei vizi e delle aberrazioni mondane contenuta nell’attuale pagina ispirata, fosse suggerita oggi come contributo al testo da qualche incauto collaboratore, susciterebbe una concorde indignazione. E in realtà il giudizio di Paolo suona alle nostre orecchie insopportabilmente sgradevole: per lui gli uomini senza Cristo sono “colmi di ogni sorta di ingiustizia, di malvagità, di cupidigia, di malizia; diffamatori, maldicenti, nemici di Dio, oltraggiosi, superbi, fanfaroni, ingegnosi nel male, ribelli ai genitori, insensati, sleali, senza cuore, senza misericordia” (Rm 1,29-31).
Messi in bella evidenza i pregi del paganesimo, la nuova lettera ai Romani passerebbe poi a esaltare le prerogative dell’ebraismo e la funzione già incoattivamente salvifica della Legge mosaica, della circoncisione, delle prescrizioni rituali.
Infine, arrivata al capitolo quinto, chiarirebbe che l’opera di Adamo non è stata poi così nefasta come una volta si diceva, dal momento che la creazione resta in se stessa buona; anzi in quanto è uscita dalle mani di Dio non può non essere già santa e sacra, senza che siano necessarie altre sopravvenienti consacrazioni.
Certo, a questo punto il discorso su Gesù Cristo, la sua redenzione, il suo intervento indispensabile per il riscatto dell’umanità dall’ingiustizia, dal peccato, dalla morte, dalla catastrofe, diventerebbe meno incisivo e convincente di quanto non sia nella prosa scabra e drammatica di Paolo; ma non si può avere tutto.Non è che i ragionamenti qui giocosamente ipotizzati siano del tutto erronei in se stessi. Al contrario, contengono molta verità e vanno doverosamente compiuti, ma non come primo approccio alla realtà delle cose. Da essi non si può partire; ad essi si può solo approdare al termine di un lungo pellegrinaggio ideale: soltanto dopo che la visione della spaventosa miseria dell’uomo ci avrà aperto la mente e il cuore a desiderare e a capire la sospirata salvezza di Cristo, ci sarà consentito di apprezzare tutto quanto di bello, di giusto, di vero, riluce già nella notte del mondo, come riverbero del Redentore, che è la verità, la giustizia, la bellezza rese persona e divenute percepibili in un volto d’uomo.
Ogni autore cristiano ha sempre avviato il suo canto da un’ode tragica sull’umano destino per arrivare all’inno di vittoria e di gratitudine al Figlio di Dio crocifisso e risorto, unica nostra speranza, che solo ci ha ottenuto la salvezza.
L’uomo, che voglia celebrare veramente la propria grandezza, non può che principiare da un “epicèdio”, cioè da una lamentazione sullo stato di morte che enigmaticamente dall’inizio ha colpito l’universo e lo serra ancora in una morsa ineludibile.
Il fondamento dell’ottimismo cristiano non può essere la volontà di tener chiusi gli occhi. Bisogna per prima cosa guardare in faccia alla “Bestia” e renderci conto di quanto siano aguzzi i suoi denti e terrificanti i suoi artigli, se si vuole onorare e amare il “Cavaliere”, e si desidera capire davvero quale dono sia la nostra liberazione e la felicità che ci è stata assegnata in sorte.
(Giacomo Biffi “La Bella, la Bestia e il Cavaliere. Saggio di teologia inattuale.” JACA BOOK 1984)
Polemico, destrorso e invidioso che i rossi avessero reso ricca e prospera l’Emilia. Favorí vergognosamente CL a discapito di altri movimenti altrettanto degni. Non piaceva a molti cattolici. Troppo politicizzato degnamente sostituito da Cafarra.
Oddio, Luigi! Se volevi mostrare l’immagine di un ecclesiastico antipatico per eccellenza, ci sei riuscito in pieno e non posso che complimentarmi con te.
Avevo letto qualcosa di lui e non mi era piaciuto affatto. Ma ora che riporti a galla quei dettagli, io mi auguro che siano pochi nella Chiesa i prelati di tale stoffa. E soprattutto che siano un estinzione. Prima scompaiono, meglio è.
Ottimo scrittore? E chi se ne importa! La sua era fede o ideologia?
Grande fede quella di Biffi? Ma dove, ma quando? Ma aveva letto il Vangelo? Forse ne aveva scritto uno per conto sulla falsariga molto stonata di quello di Gesù.
Il peggio è che aveva insegnato per lunghi anni in seminario, e allora è facile spiegarsi il perché di tanti preti di fronte ai quali dirsi: “miserere mei!”.
Che miscuglio penoso nella Chiesa! Dio abbia pietà di noi.
Comunque, Dio abbia in gloria anche lui.
Ps
Che bel terzetto quello di quei tre che hai nominato! Sai che voglia ho? Prova a immaginare…
Per conto suo…
Ho letto il coccodrillo di Luigi, che lui dice esser stato scritto con falso distacco. Falso che sia falso, direi io. Del resto i coccodrilli sono animali a sangue freddo.
Un uomo come Biffi non poteva piacergli, e si sente.
Le fetide deiezioni che la checca e la demente si sono affrettati a depositare sul suo cadavere ancora insepolto si comprendono facilmente.
Era un uomo straordinariamente intelligente e saggio.
Concordo sull’intelligente.
Oggi siamo andati a Castellucio per la fioritura delle lenticchie, passando per Norciao sono portata via da un’edicola l’osservatore romano uguale all’anno scorso.
C’era un articolo li e sul l’avvenire, mi fa piacere conservarli cartacei.
uguale all’anno scorso nel senso che anche l’anno scorso mi capitò l’osservatore romano in quell’edicola di Norcia, da noi non l’ho visto mai.
La fioritura delle lenticchie bellissima, è la prima volta che la vedo, i campi invasi da fiordalisi e papaveri con macchie di colori da quadro impressionista.
http://www.castellucciodinorcia.it/castellucciodinorcia/project/fioritura-castelluccio-2015/
Notte
Quando ero ragazzo venne in visita pastorale alla nostra parrocchia. Aveva un’aura severa che incuteva rispetto. Alla fine del suo saluto non risparmio’ una frecciata di carattere più generale. Disse che anche per lui mangiare tortellini era bello, ma lo era di più se si pensava che oltre ai tortellini ci fosse qualcos’altro. Era questo che voleva che capissero a Bologna (e fuori).
Mi ricordo’ Catone nel senato romano, e la sua ostinazione a lanciare strali contro Cartagine.
A mio padre non piaceva, per via di un episodio precedente in cui aveva dimostrato una certa freddezza con un gruppo di ragazzi radunati per incontrarlo.
Io ho piu’ simpatia per i caratteri intelligenti e schiettamente antipatici. Forse da un pastore ci si aspetta più amorevolezza che combattivita’.
Sono troppo piccolo per giudicare.
Possa riposare in pace.
La sua teologia del tortellino era famosa.
A Franti @23:11
“Checca” e ” demente” se li attacchi pure al naso. Ma starebbero meglio ben al di sotto.
Un persona fetida come lei e dalla religiosità lecchina quale è la sua, non può far altro che avere certi idoli su cui specchiare la propria deficienza mentale priva di un pizzichino di sale e piena di quella prosopopea che è l’ esatto contrario del messaggio del Cristo.
Lo abbiamo capito tutti qui, credo, tranne alcuni che coltivano la stessa religiosità che attinge ai libri e non alla fede scaturita dall’ incontro con la Persona del Cristo.
La sua ira furibonda contro chi non è del suo stesso avviso, mostra la bava schiumante del suo essere imputridito nel turpiloquio.
Sappia comunque che l’ intelligenza non è di quelli che hanno le nostre stesse idee, buone o cattive che siano.
L’ intelligenza è, invece, di chi non si accoda al sentire comune, ma le guarda con distacco per formulare le proprie idee, mettendo a confronto quelle degli uni e quelle degli altri, e percependo che
può esserci una verità altra da quella riposta in chi ci aggrada per affinità di idee. Chiamasi, questa, autonomia di pensiero, ed è quella che, ahimè, manca a lei e ad altri qui nel blog.
Un deficit non da poco.
Non si deve per forza parlar bene di un morto. Qui dentro siamo ancora a questo livello? Dirò sempre quello che penso Franti. Le sue reazioni isteriche non mi impressionano.
bellissima la fioritura Sara. Questi spettacoli ci avvicinano a Dio. Mi hai fatto ricordare quando tanti anni fa feci il Cammino di Santiago e passavamo in mezzo ai campi di girasole in fiore…
Mah, a me Biffi pareva un po’ migliore del suo stereotipo, era una voce schietta e acuta in un contesto episcopale plurale, dove risonavano diverse tonalità, come è giusto che sia.
E poi era un uomo appassionato, anche questo conta.
Forse poi non è stato dato tanto rilievo al fatto che appartiene a una bella stagione di personalità ecclesiastiche, nei primi anni di Wojtyla.
C’erano lui a Bologna, Martini a Milano, Cè a Venezia, Benelli/Piovanelli a Firenze, Pappalardo a Palermo (ereditato da Paolo VI). E poi Lustiger a Parigi, O’Connor a New York, Hume a Londra (anche lui proveniente da Paolo), ecc.ecc.
Gli anni successivi sono stati meno felici, come concerto generale.
Per petrus: rilegga, sweetheart, il suo commentino delle 21.23. Converrà che è come fare pipì su una tomba (ancora aperta, per giunta). Una cosa poco elegante.
Oltretutto, nel suo ruttino acido ci ha messo un bel po’ di sciocchezze, come quella dei rossi che avrebbero reso ricca e prospera l’Emilia, e di insinuazioni gratuite e malevole (“favorì vergognosamente CL”: prove, please).
“De mortuis nihil nisi bene” (o bonum, che dir si voglia) sarà anche un precetto un po’ datato, ma ha tuttavia un suo perché.
(Io, per esempio, se ci sarò quando morirà Bergoglio, spero di stare assolutamente zitto).
Non mi aspettavo che qui si dedicasse tanto spazio alla scomparsa del Card. Biffi. Per come lo ricordo io è stato un pastore straordinario, una persona acuta e intelligente, un vescovo amorevole e dedito alla sua diocesi. Gli si rimprovera la combattività, ma si dimentica gli attacchi che ha dovuto subire come arcivescovo e come cardinale. Era sinceramente preoccupato per quella che potremmo chiamare “apostasia” di fatto di tanti cattolici, sempre più indifferenti rispetto alla fede, alla morale e ai valori cattolici: Benedetto XVI ci ha insegnato a chiamare questo fenomeno “soggettivismo” e “relativismo”.
Lo ricordo con affetto e riconoscenza. Sapevo che era malato, ma la notizia della sua scomparsa mi ha ugualmente impressionato.
Mi spiace leggere commenti tanto inutilmente sgradevoli e sgarbati.
La sapienza antica ci ricorda che de mortuis nihil nisi bonum.
Anche questo è significativo del segno che ha lasciato il suo apostolato nella Chiesa italiana.
Concordo naturalmente con Franti.
La carità cristiana e la misericordia non vanno solo pretese per sé, ma anche concesse a chi nella Chiesa ha assunto con forza posizioni diverse dalle nostre.
Che meschinità.
Diciamo che ieri ho letto articoli migliori su di lui, del resto anche il giornale scrisse cose di parte alla morte di Martini, quando si è troppo presi dalla mischia finisce sempre un po’ così ed è un peccato.
Opere di misericordia spirituale:
7. Pregare Dio per i vivi e per i morti.
Essu Spiletti che Biffi era pungente e intelligente non certo il tipo da cattolicesimo dolciastro e formulette.
Era simpatico proprio perchè smontava certi bigottismi.
Sì, era molto simpatico (proprio perché non si sforzava di esserlo). Il mio cardinale preferito, direi.
Sì, però non si può invocare carità e misericordia ogni due per tre e poi scrivere certe cose alla prima occasione.
Se si è incapaci di essere misericordiosi, si abbia almeno la carità di tacere.
In ogni caso, Sara, era evidente che ricordare il Card. Biffi qui, in partibus infidelium, avrebbe significato scatenare polemiche di questo genere.
Da parte mia non voglio alimentarle ulteriormente.
Il Signore ricompensi la generosità del Card. Biffi e la nostra.
Può essere Spiletti però lui non invocava misericordia e non ha mai fatto vittimismo, anzi…
Ecco come parlava un vero “servo di Dio” , il Card. Biffi
IL «SERVIZIO DEL MONDO»
L’affermazione (il «servizio del mondo») è carica di ambiguità e, se non è chiarita, può alla lunga provocare una visione distorta dell’impegno cristiano. Gli equivoci possibili sono due: sul concetto di «mondo» e sul dovere del «servizio».
Per «mondo» qui si può intendere solo l’umanità che – dolorante, sviata, senza luce – è in attesa della salvezza. Non certo il «mondo» per il quale il Signore non ha pregato e che noi dalla parola di Dio siamo invitati a odiare; della cui oscura esistenza non dobbiamo mai dimenticarci.
E il «servizio» più urgente e necessario che può essere reso agli uomini decaduti e infelici è l’annuncio del Salvatore e del progetto d’amore che il Padre ha pensato per noi: questa è la vera «promozione umana», che poi diventa la molla propulsiva di ogni altro «progresso» nel benessere, nella pace sociale, nella giustizia terrena.
Va anche detto che l’unico a dover essere propriamente servito da noi è il Figlio di Dio , Gesù Cristo. «Ci sono diversità di ministeri, ma uno solo è il Signore» (1 Cor 12,5). Nessun altro può essere riconosciuto come padrone.
Vero è che l’unico nostro Signore si è fatto «servo» di tutti: e noi, se vogliamo veramente e concretamente servirlo, dobbiamo servirlo anche associandoci a lui in questo servizio degli altri e attendendo dunque alle necessità reali di tutti.
(…) Noi, servi di Cristo, diventiamo in lui servi degli uomini; ma non per questo siamo tenuti a dare agli uomini sempre ciò che a loro piace o che da noi essi si aspettano. Noi abbiamo il dovere di servirli secondo la volontà e le decisioni dell’unico vero Signore, che si è fatto loro servo, cioè si è posto al servizio della loro vera felicità. A lui e a nessun altro renderemo conto un giorno di tutte le nostre azioni.”
Scusa, Franti del 12 luglio 2015 @ 23:19 , io spesso apprezzo il contenuto dei tuoi interventi e a volte anche la forma mordace , ma davvero non capisci che scrivere “…la checca e la demente…” è solo insulto e non salutare scorrettezza politica? Si può dissentire, anche radicalmente, senza umiliare l’interlocutore?
“Io ho piu’ simpatia per i caratteri intelligenti e schiettamente antipatici.”
Almeno mi conferma che non sono il solo al mondo … Grazie.
Se si è intelligenti si è ironici, mai beffardi. E l’ironia, per orecchie e animi che sanno intendere è tagliente, e procura antipatie.
Cacciari dixit: “L’ironia è il sorriso di Gesù” …
Requiescat in pace.
Gentile Rosa, le devo una spiegazione, perché lei forse non frequenta da molto questo luogo. Per me Marilisa, petrus e tutti gli altri che qui si esibiscono sotto pseudonimo (compreso me stesso) sono maschere, personaggi letterari e niente di più. So naturalmente che dietro le maschere ci sono degli uomini e delle donne in carne ed ossa, ma non li conosco e di loro non parlo. È con le maschere (o burattini, si potrebbe anche dir meglio) che me la prendo, ma è un gioco. Anche Franti, dal canto suo, è stato sovente bastonato: purtroppo quasi sempre in modo sciatto e volgare, senza un filo d’inventiva, però non se la prende affatto.
Chiarito questo, a me pare che non vi sia nessun dubbio sul fatto che Marilisa è totalmente stupida: l’ho seguita per molto tempo (ora ho quasi smesso, perché a lungo andare stucca) e non le ho mai sentito dire nulla in cui brillasse un barlume d’intelligenza. Quanto a petrus, beh se osserva certe mossettine, certi sculettamenti stilistici a cui ogni tanto si abbandona, converrà che “checca” (come dicevamo noi trogloditi di una volta) ci sta. Lui del resto è simpatico e giustamente mi pare che non se ne sia adontato.
Devo dire che ho letto diversi bei commenti, anche da persone lontane dalla sua sensibilità:
http://www.ilrestodelcarlino.it/bologna/morto-arcivescovo-biffi-don-nicolini-1.1141747
http://www.famigliacristiana.it/articolo/addio-a-biffi-il-cardinale-della-schiettezza.aspx
Grazie Rosa. La maschera Franti si commenta da sé.
Cara Sara quando muore una brava e retta persona, come il Card. Biffi, le “sensibilità” è giusto che vadano in secondo ordine per non dire al posto che gli competano: quello della ridicola soggettività.
Penso che anche tu se muore un tuo conoscente che pur avendo idee opposte alle tue tu sai che è stato un persona retta e stimabile, lascerai perdere l’ideologia o la partigianeria per dirne bene, o no?
solo i miserabili e i meschini sputano su un morto solo perchè apparteneva al campo di battaglia diverso dal loro.
http://www.paginecattoliche.it/lamentazioni.htm
Prima di tutto mi piace puntualizzare circa l’asserzione di un frequentatore del blog, il quale se n’è uscito con questa frase concettualmente errata:”E l’ironia, per orecchie e animi che sanno intendere è tagliente, e procura antipatie.”
Mi dispiace, non è così. Quella ironia lì, ovvero “tagliente”, si chiama SARCASMO e giustamente procura antipatie. Molti ne fanno uso, dipende dalle circostanze. E comunque vale la pena imparare i distinguo dei termini. Imparare per usarli appropriatamente.
Lo dico per chi parla quasi sempre pro domo sua, e io spero abbia orecchie per intendere.
Detto ciò, faccio una replica per un certo Franti, il quale si duole assai per essere stato, a detta sua, più volte “bastonato” qui nel blog. Dimentica che gli va a pennello il noto proverbio: chi la fa, l’aspetti. Voglio dire ovviamente che le bastonate che gli sono arrivate da alcuni bloggers erano il meno che gli si potesse dare. Davvero il meno. Perchè ad avere di fronte un individuo del genere in carne ed ossa, avrebbe meritato ripetute pedate nel sedere, tanta è sempre stata la sua scorrettezza volgarissima e vigliacca, nascosta dietro gli pseudonimi. Soprattutto nei confronti di chi giudicava essere una persona di idee diverse dalle sue, politicamente e dal punto di vista della religione. C’è un frequentatore qui nel blog che sa qualcosa delle sue persecuzioni, per cui giustamente, ad un certo momento, gli ha dato delle bastonate ben assestate, tanto da costringerlo ad uscire. Allora ribadisco: chi la fa, se l’aspetti. E questo lo dico senza voler prendere le parti di nessuno, in nome di quella obiettività che io ho sempre difeso a spada tratta, e che purtroppo raramente viene presa come riferimento basilare quando si fanno delle argomentazioni serie su qualsiasi argomento.
Di più: questo individuo, che oggi con grande APPARENTE noncuranza mi attribuisce “stupidità”, cosa della quale non posso che ridere di gusto, già una volta ebbe a trincerarsi dietro alla questione pretestuosa delle “maschere” per poter avallare il malcostume di dire di tutto e di più verso chi non gli è gradito. E se quest’ ultimo– nella fattispecie io stessa– è in grado di tenergli testa senza arretrare di un passo di fronte ai termini offensivi di cui si riempie la bocca, quasi gli piacesse identificarsi in una latrina, allora il tizio in questione adotta il sistema, tanto puerile quanto risibile, di ignorarlo ( ma è una pietosa bugia) perché–sostiene–la stupidità non merita la sua preziosa attenzione.
Ineffabile Franti, ma lei ci è o ci fa?
Le do un consiglio: molli la presa quando trova pane per i suoi denti ( in tutti i sensi). Lo stesso consiglio lo do, spassionatamente, ad alcuni altri del blog.
Qui dentro vi scandalizzate senza ragione. Professionisti dello scandalo facile. Vi pagano almeno o lo fate per passione?
“…quello della ridicola soggettività.
Penso che anche tu se muore un tuo conoscente che pur avendo idee opposte alle tue tu sai che è stato un persona retta e stimabile, lascerai perdere l’ideologia o la partigianeria per dirne bene, o no?
solo i miserabili e i meschini sputano su un morto solo perchè apparteneva al campo di battaglia diverso dal loro.”
Così dovrebbe essere, discepolo. Ma purtroppo spesso non è così.
Se, puta caso, morisse il papa attuale ( sto facendo le corna in questo momento) che, come ben sa, risponde al nome di Bergoglio, lei lascerebbe perdere la partigianeria per dirne bene?
Lo dica sinceramente. Io ne dubito assai.
http://vaticaninsider.lastampa.it/news/dettaglio-articolo/articolo/paoli-francesco-francisco-francis-42349/
Notizia data subito mentre Biffi che io sappia ignorato da VI.
Questa è partigianeria, perchè un conto è condividere o meno e avere simpatia o meno un conto ignorare proprio, hanno dato la notizia giornali di sinistra come il Fatto e Repubblica con begli articoli, Tornielli ci è passato su come una ruspa.
E’ così difficile tenere dentro sensibilità diverse, alla fine se togli la coperta del Papa (un giro si e un giro no) siamo come i protestanti.
La partigianeria del “nuovo corso” fa rimpiangere il passato.
Grazie Sara1 dell’osservazione. Non sapevo che quel sito avesse ignorato la morte del cardinale Biffi. Degno di loro. E degno di lui essere scotomizzato anche post mortem da gente come quella. Tornielli!
http://bologna.repubblica.it/cronaca/2015/07/12/news/biffi_un_intransigente_fra_gli_edonisti-118914111/?refresh_ce
Solo per intenditori …
“La carità pastorale, essendo tesa al vero bene degli uomini, è lotta senza tregua contro ogni forma di errore, di perversione, di ingiustizia, di opposizione al progetto del Padre.”
“Una delle cose che mi impressionano di più è che al giorno d’oggi non è tanto l’eresia quanto l’ortodossia a fare notizia”
“Ormai non c’è errore che possa essere più condannato entro la cattolicità a meno di peccare contro il dovere primario della comprensione e del dialogo, diventa oggi difficile, tra i teologi e i pastori, il coraggio di denunciare con vigore e con tenacia i veleni che stanno progressivamente intossicando l’innocente popolo di Dio”
“Il cuore davvero credente è affascinato dall’ortodossia e dalla sua capacità di far crescere lo spirito e approssimarlo a Dio”
“Troppe parole di Gesù oggi risultano censurate dalla cristianità; almeno dalla cristianità nella sua parte più loquace”
http://le-citazioni.it/autori/giacomo-biffi/
Beh, se l’eterno giudice, nel giorno nel giudizio necessitasse di validi collaboratori, diciamo che in questo blog troverebbe risorse con lungo curriculum di condanne.
I giudizi suoi morti sono estremamente fastidiosi e disdicevoli. A maggior ragione a funerali non ancora celebrati. Pietà vorrebbe che anche nei casi peggiori si cercasse qualcosa di buono che la “buonanima” possa aver combinato nel corso della sua esperienza terrena.
Biffi aveva certamente una suo visione del mondo, del cattolicesimo, della chiesa. Una visione che l’ha messo in contrasto con i sostenitori della modernità e del progressismo tout-cour.
Una visione che per me è difficile da condividere in quanto espressione di un mondo segnatamente lontano dalla realtà quotidiana. Una realtà che a lui non è mai interessato condividere.
Ma ha ragione Accattoli ad apprezzarne comunque le qualità di scrittore e l’innata combattività; una persona mai banale, anzi.
RIP
Di Biffi ricordo sempre questo:
“L’alternativa è tra l’assurdo e il mistero, perchè di queste cose noi non sappiamo molto. Allora dobbiamo fare il salto e abbracciare il mistero: questo è l’atto di fede. Perchè questa è la sola condizione che ci è data: salvare la ragione per salvarci dall’assurdo. Qualche volta a me capita di fare questo esempio: io sono al secondo piano di un edificio e a un certo punto al primo piano si sviluppa un incendio; la scala è crollata, le fiamme salgono e… rendendomi conto di questo, mi affaccio alla finestra e sento una voce che mi dice “gettati, che c’è il telone dei pompieri”. Tutto il mio essere non ha voglia di gettarsi, vorrebbe scendere la scala gradino per gradino, ragionamento per ragionamento… ; ma la scala non c’è più. Allora quello che sarebbe per se un atto irragionevole – gettarsi dalla finestra – diventa l’unico atto ragionevole. Così è l’atto di fede. In sostanza, l’annuncio del Vangelo è la voce che mi dice: “c’è il telone dei pompieri, buttati!”.
http://chiesadibologna.it/omelia-discorso-giacomo-biffi-cardinale-arcivescovo-metropolita-emerito-1998-et-aldila.html
Fa molto Kierkegaard e in genere non è nelle mia corde però quando penso a lui penso sempre: “c’è il telone dei pompieri, buttati”
sara
su vatican insider è stato pubblicato appena avuta notizia della morte questo articolo:
http://vaticaninsider.lastampa.it/vaticano/dettaglio-articolo/articolo/biffi-42305/
Tornielli è in viaggio con il papa.
anche l’articolo sulla morte di Paoli non è stato scritto da Tornielli
Allora ho sbagliato io Picchio, non lo avevo letto chiedo scusa.
Sara una curiosità? Perché spesso posti pensieri che poi sottinei non essere nelle tue corde? Masochismo?
In che senso?
Se parliamo di curiosità tutto è nelle mie corde.
intervista del papa sul volo di ritorno. Parla anche della croce sulla falce e martello che porta in Vaticano. A Socci verrà una sincope.
http://it.radiovaticana.va/news/2015/07/13/il_colloquio_del_papa_con_i_giornalisti_sul_volo_di_ritorno/1158206
“L’ alternativa è tra l’ assurdo e il mistero, perchè di queste cose noi non sappiamo molto”…
Vero. Ma a questo punto qualcuno potrebbe chiedere: perché guardare con sufficienza chi in quel mistero ha visto delle coordinate che parlano di una Presenza?
Arturo Paoli, grande nella sua semplicità, le ha trovate quelle coordinate; le ha trovate camminando nel deserto.
Altri no, non ci riescono quando si attaccano ad una religione che in realtà non è fede ma solo un ginepraio di regole e di forme esteriori da rispettare.
San Paolo Chiede di rispettare i deboli nella fede altrimenti il cristianesimo sarebbe la religione di una setta di superiori.
Come cantavamo da bambini, siamo arrivati da mille strade diverse, in mille modi diversi, in mille momenti diversi….
Marilisa, ma perché non accetti che ognuno viva la fede giusta o sbagliata che sia come vuole? E che ognuno magari diversamente da te consideri fede quello che per te è un ginepraio.
Il sito dedicato all’ultima fatica editoriale del cavalier pulzella Vera Kacatina Sciorda’skaja “Il relativo e le sue forme mistiche”, con prefazione della mistica Galina Alita Puzzkafjatova.
http://www.tiescelacodadafuori.it
Caro Fides…che dire …qui l’alternativa è tra la psicopatia e il borderline…dove il ginepraio è solo nella testa bacata di chi scrive certe assurdità!
“Per quanto riguarda la Grecia e il sistema internazionale: io ho una grande allergia all’economia, perché mio papà era ragioniere e quando non finiva il lavoro in fabbrica lo portava a casa e il sabato e la domenica con quei libri lavorava a casa. Non capisco bene com’è la cosa, però certamente sarebbe semplice dire: la colpa è soltanto di questa parte! I governanti greci che hanno portato avanti questa situazione di debito internazionale hanno una responsabilità. Col nuovo governo greco si è cominciata una revisione un po’ giusta. Io mi auguro che trovino una strada per risolvere il problema greco e anche una strada di sorveglianza perché altri Paesi non cadano nello steso problema, e che questo ci aiuti ad andare avanti perché quella strada dei debiti non finisce mai. Mi hanno detto, un anno fa più o meno, che c’era un progetto all’Onu per il quale un Paese può dichiararsi in bancarotta, che non è lo stesso del default, ma non so come è andato a finire. Se un’impresa può fare una dichiarazione di bancarotta, perché un paese non può farlo e lo si aiuta?”
“Lei nell’omelia di Guayaquil ha chiesto di pregare perché il prossimo Sinodo possa trovare soluzioni ai problemi della famiglia, e perché Dio compia il miracolo anche con ciò che ci scandalizza e che ci sembra impuro. Aveva in mente casi particolari e concreti quando ha fatto queste affermazioni?
«Anche qui farò ermeneutica del testo. Stavo parlando del miracolo del buon vino alle Nozze di Cana. C’erano anfore d’acqua piene, ma servivano per la purificazione. Ogni persona che entrava alla festa faceva la sua purificazione e lasciava le sue sporcizie spirituali. Noi adesso l’abbiamo nell’acqua benedetta… Gesù fa il vino proprio con l’acqua delle sporcizie, col peggio. Ho pensato di fare questo commento: la famiglia è in crisi, lo sappiamo tutti, basta leggere l’Instrumentum laboris del Sinodo. Facevo riferimento a tutto questo: che il Signore ci purifichi da tutto questo che è descritto da queste crisi, che ci faccia migliori e andiamo avanti. Ma i casi particolari sono tutti nell’Instrumentum». ”
” Invece il Cristo di legno lo porto con me”
http://vaticaninsider.lastampa.it/vaticano/dettaglio-articolo/articolo/francesco-sudamerica-42350/
Fides, io posso accettare tutto. Ma il brutto è l’ equivoco che si è creato nell’ identificare la fede con la religione. Voglio dire che avere fede non è essere inseriti in una struttura religiosa che ha delle regole da rispettare doverosamente. Questa era la fede dei farisei. Gesù è venuto per dirci che quella non è fede. Ma molti non hanno ancora capito.
La fede esige primariamente un rapporto personale con Dio e con il prossimo, per cui è tutta un’ altra cosa rispetto alla religione.
Ora io noto che, al contrario, la cosiddetta fede di molti cattolici è in realtà religione o religiosità, cioè qualcosa che tiene legati. Mentre Dio non ” lega”.
Solo questo dico. E dico anche che sarebbe ora che chi dice di essere cristiano capisse una buona volta che quelli che si adoperano per indicare la vera fede, non venissero demonizzati come se stessero dicendo delle stupidaggini. E bollati come degli analfabeti in materia di fede. Perché , caso mai, è proprio il contrario.
Per il resto, continuino
pure a fare quel che vogliono.
A me non potrebbe interessare di meno.
Solo mi ripugna la prosopopea di certi pseudo teologi, che fanno piangere.
“si adoperano per indicare la vera fede”
Beata lei che ci è arrivata, noi arranchiamo ancora in retrovia….
Esatto! Esattissimo!
Il Cardinal Biffi è stato un grande, lo preferii sempre e di gran lunga a Martini [gesuiti entrambi]. Coraggioso e senza peli sulla lingua il primo -Biffi- tanto da asserire senza troppe smancerie che Giovanni XXIII fu “buon pastore ma pessimo maestro”, per quanto ingenuo il secondo, nel suo progressismo incauto : il vero pericolo infatti, a distanza di qualche anno dalla sua dipartita, non fu lui, ma i suoi discepoli per il modo con il quale hanno usato stanno usando e useranno i suoi scritti ed insegnamenti…
Requiem aeternam dona eis, Domine,
et lux perpetua luceat eis.
Rex tremendae maiestatis,
qui salvandos salvas gratis,
salva me, fons pietatis.
Visto che l’OT è su papa Francesco, a parte l’intervista sull’aereo, è molto piaciuto questo (su cui i media hanno abbondantemente taciuto …) :
“Liz mette in pratica il quarto comandamento: “Onora tuo padre e tua madre”. Liz esprime la sua vita – la brucia! – nel servizio a sua madre. E’ un grado altissimo di solidarietà, è un grado altissimo di amore.”
…
E Manuel non ha avuto una vita facile. Manuel non è un “cocco di mamma”, non è stato un “pupo”; non è stato un bambino e oggi un ragazzo dalla vita facile.
…
Come vedete, la vita non è facile per molti giovani. E questo voglio che lo comprendiate. Voglio che ve lo mettiate in testa. “Se per me la vita è relativamente facile, ci sono altri ragazzi per i quali non è relativamente facile”
…
E questo è ciò che abbiamo bisogno di trovare nei giovani oggi: giovani con speranza e giovani con fortezza. Non vogliamo giovani “smidollati”, giovani del “fin qui e non di più”, né sì né no. Non vogliamo giovani che si stancano subito e vivono stanchi, con la faccia annoiata. Vogliamo giovani forti. Vogliamo giovani con speranza e con fortezza. Perché? Perché conoscono Gesù, perché conoscono Dio. Perché hanno un cuore libero. Cuore libero! Ripetete! [i giovani ripetono ogni volta] Soldarietà! Lavoro! Speranza! Impegno! Conoscere Gesù! Conoscere Dio mia fortezza! Un giovane che vive così ha la faccia annoiata? [“No!”] Ha il cuore triste? [“No!”] Questa è la strada!
…
Però per questo ci vuole sacrificio, bisogna andare controcorrente. Le Beatitudini che abbiamo letto poco fa sono il progetto di Gesù per noi. Ed è un progetto controcorrente.
…
Nella Bibbia, il demonio viene chiamato il padre della menzogna. Quello che ti prometteva, o meglio ti faceva credere che facendo determinate cose saresti felice. E poi ti rendevi conto che non eri per niente felice, che eri andato dietro a qualcosa che lungi dal procurarti la felicità, ti ha fatto sentire più vuoto, più triste. Amici: il diavolo è un “venditore di fumo”. Ti promette, ti promette, ma non ti dà nulla, non mantiene mai nulla di ciò che promette. È un cattivo pagatore. Ti fa desiderare cose che non dipendono da lui, che tu le ottenga o no. Ti fa riporre la speranza in qualcosa che non ti renderà mai felice. Questo è il suo gioco, la sua strategia. Parlare molto, promettere molto e non fare nulla. E’ un gran “venditore di fumo” perché tutto quello che ci propone è frutto della divisione, del competere con gli altri, dello schiacciare la testa agli altri per ottenere le nostre cose. È un “venditore di fumo” perché, per raggiungere tutto questo, l’unica strada è mettere da parte i tuoi amici, non sopportare nessuno. Perché tutto si basa sull’apparenza. Ti fa credere che il tuo valore dipende da quanto possiedi.
Al contrario, abbiamo Gesù, che ci offre il suo gioco. Non ci vede fumo, non ci promette apparentemente grandi cose. ”
http://w2.vatican.va/content/francesco/it/speeches/2015/july/documents/papa-francesco_20150712_paraguay-giovani.html
Sì, requiem aeternam…
ma intanto Martini è inarrivabile e conosciuto in tutto il mondo.
Lui sì, è un grande- grandissimo, come Bergoglio. Antesignani illustri di un cristianesimo del cuore. Finalmente!!
Una Chiesa che respira; era ora!
Grazie, Signore!
Inarrivabile è solo il Creatore. Per il resto “requiescat in pace”! Deo gratias.
Certo non i salesiani…
Franti solo un non bolognese può non sapere che negli anni di Biffi l’Università di Bologna diventò feudo di CL. Io quegli anni li ho vissuti e ho visto come altri movimenti come AC e la FUCI sono stati annientati da quell’uomo. Stessa cosa fece Cafarra a Ferrara.
Il Creatore è l’ Indicibile.
Gli uomini illuminati sono pervasi dal suo Spirito ed esprimono la verità che Lui vuole trasmettere attraverso di loro.
Petrus, perché parli ai sordi?
Anche il demonio, separatore indicibile, e’capace di pervadere del suo spirito ed esprimere le “verità” che vuole trasmettere soprattutto attraverso persone illuminate (e con maggior accanimento su Vescovi e prelati) poiché il suo scopo è annientare la Chiesa “strumento di salvezza ” e ridurla ad una mera entità protestante. …
Ma piantala di dire stupidaggini Claudia e porta rispetto
per i nostri fratelli protestanti. Andremo certamente all’inferno nelle stesse proporzioni noi cattolici. Per superbia.
Gli uomini illuminati sono pervasi dal suo Spirito ed esprimono la verità che Lui vuole trasmettere attraverso di loro.
In compenso ce ne sono milioni di uomini che sparano idiozie a raffica. Il mondo è pieno di persone stupide che sostengono di essere i fortunati prescelti per l’illuminazione; conoscere il “bene” e il “male” e impossessarsene per giudicare gli altri.
La sola “intelligenza” che io conosca è l’umiltà di riconoscersi piccoli, limitati, peccatori, capaci di piccoli passi e piccole scoperte. Ed è questa una delle poche virtù che il Nazzareno seppe apprezzare. L’intelligenza di mettersi all’ultimo posto fra gli invitati al banchetto. L’intelligenza di aprire la bocca senza la presunzione di pensare che tutto quello che si dice sia la sola, unica grande verità, espressione di una fortunata illuminazione di cui siamo stati destinatari.
L’intelligenza di ascoltare, perché a volte è proprio dalle persone più distanti dal nostro punto di vista, persone che noi tendiamo a rinchiudere nel recinto di una categoria sgradita, che vengono considerazioni importanti che possono contribuire ad estendere il nostro orizzonte e aiutare ad accrescere la nostra consapevolezza.
Questa cosa degli uomini superiori la ripete sempre anche Marilisa (da Martini a lei stessa): i padri della Chiesa hanno combattuto lo gnosticismo proprio per questo.
La verità e’ accessibile a tutti (anzi beati gli umili) non a una setta di illuminati.
Caro Petrus, ti, rammento, se ce ne fosse bisogno, che Santa Madre Chiesa della quale tutti, dal papa fino alla più piccola rondella dell’ingranaggio in cui mi riconosco [inutili servitori in Cristo] è ben conscia d’essere depositaria e dispensatrice dei mezzi di salvezza perciò non si mai disinteressata, solo perché una ed unica, dei suoi figli prodighi e dei suoi rami secchi . Se lo avesse fatto sarebbe venuta meno ai suoi doveri di madre. Ed in effetti mai lo fece nella sua bimillenaria esistenza ma sempre rispose da madre , a volte con il volto corrucciato, a volte bagnato di pianto, chiedendo ella stessa perdono e perdono ancora , sempre con le braccia allargate a chiunque dei figli suoi fosse caduto nello scisma e nell’ errore. Né fu meno madre quando tentò di richiamare i transfughi con minacce e anatemi…
Basterebbe avere piccolissime nozioni della storia della Chiesa per rendersi conto di quanto certi “illuminati” di tutti i tempi, dai social rivoluzionari agli spiritualista: alti prelati che mediante il ministero ecclesiastico si richiamassero con predilezione al Vangelo di Giovanni poiché “Lo Spirito introduce alla Verità tutta intera” e perciò convinti che lo stesso Spirito insegnasse loro particolari verità che andassero oltre quanto Gesù stesso ha detto…
Ha ragione Fides: “Il mondo è pieno di persone stupide che sostengono di essere i fortunati prescelti per l’illuminazione; conoscere il “bene” e il “male” e impossessarsene per giudicare gli altri”…
La verità è accessibile a tutti. Basta volerlo.
Condivido parola per parola, virgola dopo virgola gli interventi di Claudia, che ringrazio di cuore.
@petrus,
Ac e Fuci sono state e sono in sofferenza in tutte le città, persino nella Milano del Card. Martini. E’ il frutto della scelta religiosa e della difficoltà di vivere il cattolicesimo in tutte le dimensioni della vita.
CL ha molti limiti, ma nelle Università ha avuto fortuna perché ha puntato sull’identità cattolica mentre gli altri gruppi, distratti dall’illusione di dialogo, si sono snaturati e hanno perso forza.
Se le messe nella cappella dell’università sono frequentate solo dai ciellini, se sono solo i ciellini a portare avanti certe iniziative, se sono gli unici visibili e identificabili come cattolici… Non è colpa dei vescovi, ma dei tempi che richiedono ai cattolici un’identità chiara e una testimonianza coerente. Quando frequentavo io l’università ci fu molta partecipazione per una raccolta firme sui diritti degli embrioni promossa dal MpV. I ciellini si schierarono, i gruppi laici e di sinistra tentarono di ostacolare, ma gli altri dov’erano? A forza di distinguersi si sono annullati da soli.
Non diamo la colpa a quei pastori che, forse, hanno cercato di rimediare.
E poi, ripeto, nelle diocesi guidate da vescovi “progressisti” era ed è anche peggiore.
Mai conosciuto persone che sostengono di essere illuminate dallo Spirito.
Chi lo dicesse, sarebbe un emerito cretino.
Io ho fatto un altro discorso; per chi lo avesse voluto capire.
Ma siccome qua ci sono persone a cui non pare vero di fraintendere, ogni discorso in merito si vanifica.
A Sara dico solo che io non mi sono mai sentita superiore a nessuno.
È lei che ripete spesso questa idiozia; il che la qualifica per quello che è: una persona che parla per preconcetti, dicendo scemenze non rispondenti al vero.
A Fides, dico più o meno le stesse cose, aggiungendo solo che la sottoscritta non ritiene affatto di possedere la verità. Io non faccio altro che dire ciò che penso, senza alcuna presunzione di essere depositaria di verità.
E, come altre volte ho detto, l’ umiltà non c’ entra, in questo caso, nulla di nulla.
Se qualcuno, come Fides, incorre in un errore madornale come questo, credo che ci sia un problema di fondo: un grosso pregiudizio causato dal fatto che dà enorme fastidio chi
parla un linguaggio diverso da quello cui ci si è abituati. Un disagio che scambia( vuole scambiare!) per mancanza di umiltà la franchezza con cui alcuni -in questo caso io– esprimono il proprio pensiero che non si uniforma, a volte, a quello degli altri.
Marilisa palerà diverso da Discepolo ma uguale a tanti altri.
Nulla di nuovo sul fronte occidentale.
Amen!
Parlare un linguaggio diverso….andrebbe anche bene…perché non sia infarcito di idiozie.
Purché…
Sempre a giustificare le scempiaggini di pastori poco accorti purché di destra, vero spiletti…
E’ la testimonianza di una esperienza mia personale.
Comunque lasciamo perdere i “pastori di destra”, vaimo pure a vedere cose è successo a AC, Fuci e CL nelle diocesi guidate da “pastori di sinistra”.
L’unica scempiaggine è quella scritta da te per offuscare l’immagine due arcivescovi che ti sono antipatici solo perché hanno difeso, come loro dovere, i valori del cattolicesimo.
Cara Marilisa,
può anche darsi che io (noi) commetta (commettiamo) un errore madornale.
Ma l’impressione che si ha immediatamente dai tuoi messaggi è che sembrano uscire come per incanto dalla bocca della verità.
Mai un’esitazione, mai l’apertura ad un confronto, mai un arretramento su posizioni di confronto.
I tuoi scritti sono quasi sempre drastici; e chi non la pensa come te si becca i peggiori epiteti, che a tuo dire sono ovviamente invece giudizi imparziali e oggettivi dovuti.
Parrebbe che tu abbia diviso il mondo in buoni e cattivi, come si faceva alle elementari con gessetto sulla lavagna: e i buoni sono sempre buoni e non possono altro che essere buoni e guai a criticarli; e allo stesso modo i cattivi sono sempre e solo cattivi e vigliacco il mondo se possono dire qualcosa di condivisibile.
Da certi tuoi interventi, Marilisa, sembrerebbe che tu abbia già provveduto in anticipo alla separazione degli agnelli dai capri, in una sorta di pre-giudizio universale. Da una parte i Socci, i Biffi, ma anche gli Spiletti, le Clodine…; all’altra i Bergoglio, i Mancuso, i Martini e i progressisti che scrivono su questo blog.
Arrivi perfino ad augurare di scomparire a chi è posizioni diverse dalla tua, perché ovviamente solo chi la pensa come te è nel giusto e ha diritto di parola (cit. “Prima scompaiono, meglio è.” 12 luglio ).
Ti prego di considerare sincero questo mio intervento che non vuole essere offensivo nei tuoi confronti, ma semplicemente metterti di fronte a quello che esprimi, e a quanto pare non solo a me, con la tua comunicazione.
Fatica sprecata.
Anzi, rischi di essere mandato tra i lefebvriani seduta stante…
Spiletti,
io non ho nulla da rischiare qui e sui tuoi commenti, più simili a slogan pubblicitari, ho già avuto modo di esprimermi.
Ti distingue il tuo raro abbandonarti a insulti, anche se qualche volta pure tu ci sei cascato, ma tua la lavagnetta dei buoni e cattivi è tale e quale.
Fides, ti considero sincero, come no?
E tuttavia, siccome questa è la tua impressione (la vostra, sempre il solito gruppo), dovrei abdicare alle mie idee?
Ma certo che no, non potrei proprio farlo. E comunque ti faccio presente che ci sono persone qui che manifestano esattamente la stessa drasticita’ ma in senso opposto al mio.
E tu stranamente non fai una piega nei loro confronti. Perché? Per il motivo che sei più affine a quel gruppo.
Stattene pure zittissimo quando qualcuno, accennando a me, parla di ” stupidità” o di ” idiozie” o di altre robe del genere. Ma permetti che io abbia una fede di genere diverso dal vostro e che la manifesti liberamente. Il che non è una colpa, direi. Questo, caso mai, va a carico della mia coscienza. Per cui, non tu, non voi dovete giudicare, come alcuni fanno stizzosamente.
Io so bene qual è in realtà il motivo vero che sta alla base dell’ equivoco. E se foste sinceri con voi stessi, lo direste almeno a voi stessi. Senza cavilli e pretesti di alcun genere.
Detto ciò, tengo a precisare che io non divido affatto il mondo in buoni e cattivi. È proprio l’ esatto contrario, a motivo del fatto che la mia fede è quella predicata dalla Chiesa postconciliare, ben più indulgente di quella cui si rifanno molti bloggers categorici di qui.
Dunque, caro Fides, ti invito a leggere bene i miei post e a non dare giudizi affrettati.
Peraltro confermo che la Chiesa preconciliare ha fatto molti danni, e spero che quella religiosità vada in estinzione, come già sta avvenendo.
Sono in molti a sperarlo, non solo io.
Tu, Fides, sei libero di pensarla come vuoi e di aderire a ciò che vuoi.
Ma quando parli, fallo a ragion veduta e non perché hai ” un’ impressione”. Se mi conoscessi
personalmente, credo che cambieresti idea in un attimo e forse apprezzeresti la franchezza con cui parlo.
È ciò che fanno generalmente quelli che mi conoscono di persona.
L’Omelia del Cardinal Caffarra al funerale del suo predecessore:
“Venerati fratelli vescovi, carissimi fedeli tutti, la professione di fede detta da Pietro sotto divina rivelazione, risuona in questo momento in questa cattedrale. Il nostro fratello, il vescovo Giacomo, ha costruito la sua vita, il suo pensiero teologico, il suo ministero pastorale sulla roccia di quella professione: il Cristo, il Figlio – è stato l’incipit -. Sopra questa certezza, il nostro fratello, il Vescovo Giacomo, ha edificato il suo cammino di fede, la sua profonda esperienza cristiana. Il cristianesimo, egli scrive, «primariamente e per sé è un fatto, il fatto della morte, della risurrezione, della totale e perenne vitalità in atto di Gesù di Nazareth».
«Benchè morto il vescovo Giacomo parla ancora, e ci dice: questo è il vangelo che vi ho annunziato e che voi avete ricevuto, nel quale restate saldi, e dal quale ricevete la salvezza, se lo manterrete in quella forma in cui ve l’ho annunziato. Alla luce di questa lucida consapevolezza della grandezza, del primato dell’imparagonabile unicità del Signore Gesù e dei suoi Misteri, possiamo comprendere uno degli aspetti, delle dimensioni della persona e del ministero del vescovo Giacomo. Consentitemi di dirvelo attraverso una confidenza fattami da uno dei più grandi medici del secolo scorso. “Amo troppo ogni ammalato per non odiare ogni malattia”.
Il vescovo Giacomo amava profondamente ‘la bella Sposa, che s’acquistò con la lancia e coi clavi’. Sentiva come una sorta di gelosia perché la sposa non guardasse con desiderio altri all’infuori di Cristo. Egli amava ripetermi di non fare alcuna fatica ad osservare il nono comandamento, poiché la sposa che il Papa gli aveva dato – la Chiesa di Bologna – era così bella da non desiderarne altre. E’ da questa mistica gelosia che nasce la messa in guardia di questo gregge santo di Bologna dagli errori, dimostrandone – a volte in modo tagliente – l’intima inconsistenza. Egli aveva un concetto molto alto del dialogo, e disprezzava profondamente chi lo praticava o come sforzo di ridurci tutti ad un minimo comune denominatore o al perditempo della chiacchiera da salotto. In breve: il dialogo coincide con l’evangelizzazione.
Egli aveva una grande venerazione della fede dei piccoli, dei semplici, e non permetteva che fosse minimamente vulnerata da sedicenti teologie. Parlando dei poveri, dei semplici non posso tacere un aspetto poco conosciuto del suo ministero: l’esercizio della carità verso chi si trovava in difficoltà di ogni genere. Anche economiche. Carissimi fratelli vescovi, carissimi fedeli, compio ora il grato dovere di testimoniare che il vescovo Giacomo fu maestro di fede anche nella lunga tribolazione della malattia. Non potrò mai dimenticare il modo con cui accettò l’amputazione di una gamba. Il volto emanava serenità, pace, abbandono. La fede era diventata vita nel senso più profondo.
«Egli ci ha fatto conoscere il mistero della sua volontà…il disegno cioè di ricapitolare in Cristo tutte le cose». Carissimi fratelli vescovi, carissimi fedeli, il fatto che il nostro vescovo Giacomo vivesse come una sorta di con-centrazione in Cristo, non solo non lo distoglieva dalla vicenda umana, ma nel suo cristocentrismo ne trovava la chiave interpretativa ultima. Cari amici, possiamo considerare la confusa vicenda umana come potremmo guardare un ricamo. La parte inversa è una gran confusione di fili; la parte retta è un disegno intelligibile. La concentrazione cristologica che caratterizza la vita ed il magistero del nostro vescovo Giacomo, gli consente di vedere dentro le vicende umane il disegno del Padre. Ho potuto constatare più di una volta che quando parlava del disegno di Dio dentro la storia umana, era preso come da una sorta di incanto che lo affascinava.
Un religioso, visitandolo negli ultimi giorni, meravigliato dalla sua serenità e pace interiore, gliene chiese la ragione. Rispose: “La considerazione dell’unitotalità che ho imparato leggendo i teologi russi”. Cioè la considerazione che tutto è integralmente e simultaneamente sotto lo sguardo della misericordia di Dio. Questo modo di guardare la realtà gli dava una grande libertà di giudizio – ubi fides, ibi libertas: era il Suo motto – sui fatti di oggi e del passato, anche dal punto di vista rigorosamente storico. Possiamo dire, usando le parole di S. Massimo il Confessore, che il nostro vescovo Giacomo ci ha insegnato a pensare ogni cosa per mezzo di Gesù Cristo, e Gesù Cristo per mezzo di ogni cosa. E Dio solo sa quanto oggi nella nostra Chiesa italiana abbiamo bisogno di una fede capace di generare un giudizio sugli avvenimenti.
«Ricordatevi dei vostri capi, i quali vi hanno annunziata la parola di Dio; considerando attentamente l’esito del loro tenore di vita, imitatene la fede» [Eb 13, 7]. Questa è la raccomandazione che l’autore sacro fa ai suoi fedeli. La Chiesa non può, non deve perdere la sua memoria, ma deve custodire i suoi “ricordi” fedelmente. Fra poche ore il nostro vescovo Giacomo sarà deposto nel sepolcro in attesa della beata resurrezione. Scomparirà del tutto la sua presenza visibile, ma deve essere depositata nella memoria della nostra Chiesa la testimonianza di chi ci ha annunciata la parola di Dio. Cioè: «Cristo è tutto in tutti».
«E’ finito il tempus faciendi», scriveva quando si ritirò, «i miei giorni residui sono diventati soprattutto il tempo dell’attesa». Ora anche il tempo dell’attesa si è compiuto. Prega per noi pastori soprattutto, caro fratello, perché non dimentichiamo mai che la più grande povertà dell’uomo è non conoscere Gesù Cristo”.
http://www.ilrestodelcarlino.it/bologna/biffi-morto-cardinale-funerale-omelia-1.1145234
Saaaaaaantooooooo suuuuuibbbbbitoooooo!!!!
Quanto sei irriverente, petrus!
🙂 🙂
Biffi avrebbe apprezzato. Detestava i ben pensanti.
L’ennesima mancanza di carità che qualifica una persona più di mille parole.
Tu infatti sei già ampiamente qualificato… ma non temere, la gara in fatto di mancanza di carità la vinci tu…
Prendersela con i vivi fa parte della normale dialettica, ma infierire sui morti…
Non ce la faccio, non mi ci abituerò mai.
Come scriveva Guareschi, purtroppo io vengo da “quel paese strampalato dove il sole picchia martellate in testa alla gente e la gente ragiona più con la stanga che con il cervello, ma dove, almeno, si rispettano i morti”.
Rispetta i vivi innanzi tutto. Poi i morti.
Tu non rispetti né i vivi né i morti.
Concludo aggiungendo che raramente in questo blog si era arrivati tanto in basso.
L’arrivo della brigata busona avrebbe dovuto ingentilire l’ambiente e invece ne ha accelerato la degenerazione.
Persino io, che non mi depilo e ho un buon pelo sullo stomaco, comincio ad averne abbastanza e ad aver bisogno di ossigeno.
Ma dove sta la mancanza di carità da parte di petrus? Giuro che non riesco a vederla. Vedo solo dell’ ironia. Mancanza di carità è altra cosa, mi pare.
“L’arrivo della brigata busona…”
Ma che è la brigata busona? Non lo so, ma è il termine “brigata” a non piacermi per niente. Dà l’idea di un bel gruppo di persone che vorrebbero coartare altre persone. Non mi sembra che qui sia avvenuto qualcosa del genere.
Allora chi lo usa in tal senso, dovrebbe fare un bell’ esame di coscienza per pentirsi della menzogna propinata come fosse una caramellina innocua.
Spiletti finisci gli argomenti e diventi volgare? Touche!
E dov’è la volgarità?
Al mio paesello “buson” significa fortunato.
Più fortunato di te non c’è nessuno.
Quanto alle “menzogne propinate”, avete proprio una bella faccia tosta.
Ricordo le parole di Sua Santità Benedetto XVI:
I «tentativi» di rendere il matrimonio fra un uomo e una donna «giuridicamente equivalente a forme radicalmente diverse di unione» sono «un’offesa contro la verità della persona umana» e «una ferita grave inflitta alla giustizia e alla pace».
http://w2.vatican.va/content/benedict-xvi/it/messages/peace/documents/hf_ben-xvi_mes_20121208_xlvi-world-day-peace.html
Spiletti
Cosa intendevi con brigata busona lo abbiamo capito tutti. Poi , come tuo solito, quando qualcuno ti fa notare la tua mancanza di bon ton fai il finto tonto o tiri fuori il “stavo solo scherzando”.
Come ha detto Rosa l’altro giorno si può evitare l’uso di un linguaggio tanto sopra le righe no?
Oggi fate la parte delle verginelle da educandato? non è che i vostri interventi siano sempre scevri di termini più o meno equivalenti.
Comunque non stavo affatto scherzando.
Basta girare per i bar della mia provincia per sentire pronunciare, tra altre mille amenità, la parola “buson” nel senso di fortunato al gioco.
In italiano si direbbe “fattore c.”.
Quello che intendevo è chiaro, ma lasciatemi dire non è triviale quanto l’ironia su una persona appena sepolta.
Voi fatevi pure andare bene tutto, ma a me continua a dare fastidio.
Anche a me continua a dare fastidio il suo clericalismo ferito ogni volta che qualcuno osa fare una battuta che lei interpreta come offesa, o mancanza di carità, o irriverenza nei confronti di un ecclesiastico che lei considera eccelso, mentre altri sono di diverso avviso.
Lei ha parlato perfino di ” bassezza mai raggiunta finora”.
Se vuole scherzare è un conto; se dice sul serio, prenda in seria considerazione il fatto che deve esserci un problema di fondo nella sua personalità, che la induce ad un’ esagerazione inammissibile.
Spiletti
Sei patetico e infantile.
Uno fa ironia su un morto e tu nsulti un vivo negando in modo puerile di averlo fatto.
Insultare un vivo, che può rispondere a tono, e un morto, che merita comunque rispetto, è molto differente.
Forse non riesci a comprendere la differenza ma a me sembra enorme.
Lo spessore umano e morale di una persona si misura anche da queste cose, ma è chiaro che tu preferisca far finta di niente.
Anche il tuo “patetico e infantile”, rivolto a me che posso risponderti a tono e mandarti a quel paese, è una sciocchezzuola se indirizzata a un vivo, un oltraggio se rivolto a un defunto. Non capirlo è grave.