Passato per tutte le pene del Covid Leo ringrazia il Cielo

Leo Matzneller, 77 anni, di Merano, insegnante in pensione, sperimenta per più di quattro mesi tutte le pene del Covid, compresa l’intubazione e la tracheotomia, ma infine guarisce, matura una viva gratitudine verso quanti l’hanno avuto in cura, ritrova “la voglia e la forza di pregare”, decide di ricambiare la “grazia” della guarigione con un rinnovato impegno nel volontariato della Caritas e della Comunità Cenacolo e facendosi “attivista per la pace”. Nei commenti riassumo la sua odissea ospedaliera e riporto alcuni brani di un suo testo intitolato “La mia storia di paziente Covid 19” che circola fotocopiato negli ambienti associative dei quali Leo è animatore.

5 Comments

  1. Luigi Accattoli

    Perde venti chili. Leo Matzneller, che non ha patologie pregresse, contrae il virus probabilmente durante una gita di famiglia sulle nevi di Aldino, alla quale partecipano una sorella, la moglie Emilia, il figlio medico Peter e due nipotini. La febbre arriva il 9 marzo 2020. Viene ricoverato a Merano e si ritrova subito in terapia intensive. Alla ricerca di posti in terapia intensiva, viene trasferito prima a Bressanone e poi portato in Austria, a Feldkirch. Dopo la polmonite da Covid contrae anche una polmonite batterica. Il 15 aprile i medici dall’Austria chiamano il figlio Peter per comunicargli che la situazione è “disperata”. Il 23 aprile gli praticano la tra-cheotomia. Rientra in Italia il 7 maggio, fa ancora terapia intensiva a Merano e poi riabilitazione a Bressanone. Lungo l’intera fase ospedaliera, perde venti chili di peso.

    4 Febbraio, 2021 - 21:50
  2. Luigi Accattoli

    Sono stato in ospedale quattro mesi e mezzo e ho conosciuto tutte le conseguenze, tutte le pene della malattia Covid 19. Ma ho avuto anche molto sostegno: tantissime persone hanno pregato per me. E ho avuto la fortuna di conoscere durante la malattia infermiere/i, terapeute/i bravissimi e affettuosi. Tra me e alcune di queste persone è nata un’amicizia veramente special […].
    Nel periodo seguito alla terapia intensive, oltre alla respirazione mancava anche la forza muscolare. Non riuscivo a tenere in mano il cucchiaio, a portarlo alla bocca. Le gambe, i piedi e le dita dei piedi, quasi non li sentivo e non riuscivo quasi a muoverli. Le dita delle mani non si chiudevano, non era possibile fare il pugno. Una debolezza estrema, mai conosciuta in vita mia. Alzare le braccia, alare i piedi mi costrinse inizialmente a un grande sforzo. I primi giorni non riuscivo a girarmi nel letto. Ero sempre disteso sulla schiena, nella stessa posizione, immobile. Un’esperienza scioccante. Ero come un neonato per quanto riguarda l’autonomia. Dipendevo totalmente da infermiere e assistenti. Una situazione anche umiliante, per un uomo adulto: il bisogno di cure era totale, come per un neonato.

    4 Febbraio, 2021 - 21:53
  3. Luigi Accattoli

    Non avevo voce perché mi avevano messo una cannula tracheale per rendere possibile l’apporto di ossigeno e la respirazione artificiale.
    Consapevole di essere in pericolo di vita, ebbi una grande paura della morte. Non ero pronto a morire, a presentarmi a Dio in quelle condizioni spirituali. La mia vita mi sembrava un fallimento su tutta la linea, i miei sogni tutti svaniti, i progetti falliti, un senso di colpa mi tormentava. Mi rivolsi a Dio e implorai la sua misericordia. Mi sforzavo di immaginare l’amore di Gesù, ricordandomi delle sue parole confortanti nel Vangelo, del suo atteggiamento verso malati e peccatori. Piano piano, dopo giorni di lotta interiore, mi calmai, la fede nell’amore di Gesù prevalse.
    Durante la riabilitazione, sentendomi in forze e vedendo altre persone in difficoltà, pensai di fare del bene pregando per la loro guarigione. Divenne un’abitudine che mantengo ancora e che cercherò di diffondere e di promuovere tra le persone di mia conoscenza. La preghiera è dovuta non solo ai pazienti, ai malati che soffrono come ho sofferto io, ma anche al personale sanitario, agli “angeli bianchi” che si dedicano con tanta delicatezza e tenerezza ai malati.

    4 Febbraio, 2021 - 21:54
  4. Luigi Accattoli

    Dopo cinquanta giorni in riabilitazione tornai a casa. Per alcune settimane sono rimasto tranquillo: venivano a trovarmi, dopo tanto tempo, i miei amati nipotini, proseguiva la fisioterapia a domicilio e presto feci le prime uscite in città. Dopo un po’ di tempo contattai le mie logopediste. In una lettera di ringraziamento chiesi di onorarmi della loro amicizia. Alla fine di settembre ci siamo rivisti, ci siamo trovati per mangiare insieme una pizza.
    Ora vivo questa bellissima amicizia. La considero un chiaro segno dell’amore di Dio per me. La malattia non mi sembra una sventura, ma una grazia, una benedizione. Ho una vita meravigliosa, sono rinato, la guarigione è a buon punto, anche se ci sono voluti molti mesi. Mi sento spiritualmente più forte di prima.
    Voglio ora lasciare un segno. Farò l’attivista per la pace.

    4 Febbraio, 2021 - 21:55

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