Una piccola mamma venuta dal Darfur con cinque figli chiede aiuto a una volontaria di un centro di accoglienza a Torino. Visti i piccini la volontaria che è single li prende con sé nella sua casa spaziosa ma “solo per una settimana” – dice loro – perché non ha denaro per sfamare sei bocche. Trascorsa la settimana lei si è affezionata ai cinque pulcini piccoli e neri e li vuole tenere ancora. Telefona agli amici che fanno una colletta, le passano il denaro e la vanno a trovare per giocare con i bimbi e aiutare la donna a cercare un lavoro. – La donna nera rappresenta i rifugiati per protezione umanitaria, la volontaria i volontari che li soccorrono, gli amici che fanno la colletta è il comune di Torino che ieri ha deciso di offrire 300 euro come parziale rimborso spese ai cittadini che accolgono un rifugiato in “affido residenziale”. La notizia è oggi nella cronaca di Torino del quotidiano La Stampa ma meriterebbe la prima pagina di tutti i giornali. Essa è un segno che l’umanità non sta regredendo.
La buona ventura di un’africana a Torino
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Grazie per mantenere viva la attenzione per il bene e aiutarci nel tenere viva la speranza.
se fosse in prima pagina
si potrebbe cominciare a credere che le Beatitudini
sono una cosa reale-concreta
(come d’altronde è, perchè migliaia di altre persone le vivono nella normalità-quotidianità senza gesti eclatanti)
Ma accidenti!
se potessimo avere cronaca BIANCA in prima pagina sui quotidiani,
sarebbe un segnale fantastico…..
si lancerebbero imput positivi,
è ovvio che se si lancia sempre cronaca negativa intrisa di malvagità,
le genti si rassegnano a questa immagine che appare vincente,
ma se si cominciasse a lanciare cronaca positiva, vera, vissuta,
(che non è gossip e spettacolo)
le genti riprenderebbero a sperare in positivo verso il presente ed il futuro,
allora, sì che si avrebbe una crescita generale in ogni senso,
da quello economico a tutti gli altri ambiti del vivere sociale,
ma sogno?
in questi decenni ho visto su tutti i media la rincorsa a quanto c’era di più negativo e morboso,
Comunque,
grazie a La Stampa e a quanti ogni tanto si sforzano di
mostrare il buono che esiste senza far rumore.
L’ho già detto, ma mi ripeto: c’è ancora gente per bene là fuori. In saccoccia a tutti i casi di violenza ottusa che toccano questo Paese. E quelli che vogliono lucrarci sopra trasformando un omicida in un testimonial o altro.
C’è tanta speranza in questo. Il genere umano riesce ancora ad essere umano.
su un giornale che conosco, ci sarà una nuova rubrica che si chiama Ultima pagina dove andranno in evidenza tutte queste notizie qui…
Siamo tutti buoni con gli immigrati ma non posso non registrare che molti, su questo forum, continuano e esprimere spiccate simpatie per il centro-destra (quanto meno per i suoi boiardi), in virtù di una presunta maggiore vicinanza alle posizioni della Chiesa su questioni “cruciali” – perdonate le virgolette – come interruzione della gravidanza, unioni di fatto, omosessualità, ecc. (Radio Maria e il suo esiziale Fanzaga insegnano). Ci accorgeremo presto di come cambierà l’aria nelle questure e nelle prefetture fra qualche mese, dopo le elezioni che la destra vincerà a mani basse, per tante “piccole mamme venute dal Darfur”.
Tranquilli comunque, se ne tornino pure nei loro disgraziati Paesi questi stranieri “improduttivi e inutili alla nostra economia”, l’importante è che “la famiglia sia salva”. E già, ma del resto, tutto non si può avere no? Solo, meglio che lo abbiamo tutti ben chiaro.
Esiziale sara’ lei, caro Leopoldo, e glielo dico cordialmente, cosi’ impara a dire cafonate. Forse poi lei non sa come venivano trattati gli immigrati regolari nella questura e nei commissariati o nelle stazioni dei carabinieri di Roma durante gli anni scorsi, sotto il magnifico governo della felicita’. Se un immigrato in regola andava per rinnovare il visto di soggiorno, veniva mandato da un ufficio all’altro per mesi e mesi. Se un immigrato in regola e onesto denunciava un furto, gli veniva detto di andare a sporgere denuncia da un’altra parte. Se un immigrato in regola e onesto denunciava violenze da parte di un pregiudicato italiano che per sua sfortuna abita vicino a lui e fa il prepotente impedendo l’amministrazione del condominio (e’ successo per esempio a Via degli Angeli, Roma, quartiere Tuscolano) e magari tiene stipati immigrati clandestini e fa traffico di droga, i carabinieri neanche prendono la denuncia perche’ dicono che tanto e’ inutile.
Ecco il governo della felicita’: chi e’ furbo fa i porci comodi, chi e’ onesto fa la figura del fesso. Bella lezione, davvero, altro che ‘l’esiziale Fanzaga”, che ha il solo torto di annunciare Cristo anziche’ predicare “le magnifiche sorti e progressive”. Ah, forse non lo sa, ma molti immigrati, anche africani, sono cattolici ferventi, vanno a messa tutte le domeniche, non vogliono i comunisti al potere nel loro Paese e hanno parenti preti e monaci (gia’, monaci di clausura, africani, anche in Italia). Forse lei invece per immigrati intende la marmaglia che bivacca nei luoghi pubblici e orina per le strade (vada a vedere presso la chiesa di San Vito a Roma, Accattoli abita da quelle parti, per inciso) e che viene in Italia non perche’ ama e apprezza il nostro Paese, di cui non sa nemmeno la lingua e non vuole parlarla, ma perche’ qui ognuno puo’ fregarsene della legge (e infatti costoro – non gli altri – vivono delinquendo, non perche’ sono tanto poveri e sventurati, ma perche’ quello vogliono fare}.
Tutto questo sarebbe “di sinistra’? Fregarsene della legge e’ “di sinistra’?
Ma si’, facciamo un bel corteo per la “sanatoria”…Facciamoci ridere dietro da tutti i Paesi europei, tanto c’e’ Prodi che salva il mondo (per inciso: lo sa che Prodi nel resto de’Europa e’ considerato un imbecille, letteralmente, e quando e’ andato via da Bruxelles hanno fatto festa?). S’informi, illustre Leopoldo, s’informi prima di sparare fesserie e di insultare chi usa la testa.
Il tramonto del “prodismo”
di Flavio Felice
Giovedì 24 gennaio 2008 tutti i nodi del “prodismo” sono venuti al pettine. Potremmo scrivere che il secondo governo Prodi sia caduto a causa di una congiura ordita dalla magistratura, oppure dalla decisione dei poteri forti di non appoggiare più quel governo ovvero avremmo ragione di affermare che l’ennesima crisi sia dovuta al reiterato trasformismo di qualche senatore. Tutto vero: la magistratura ha tirato un evidente colpo basso al partito-famiglia-clan di Mastella, Lamberto Dini è noto da sempre che oltre se stesso e sua moglie rappresenta qualche significativo potere forte ed infine è indubbio che il trasformismo costituisce una malattia congenita della giovane e malconcia democrazia italiana; non è un caso che di simile malattia si sono giovati ed hanno patito alternativamente il centro sinistra ed il centro destra. Questa volta ne ha fatto le spese il centro sinistra in passato era toccato al centro destra.
Dunque, le ragioni della crisi sono molteplici e tutte perfettamente calzanti, ad ogni modo rappresentano l’epifenomeno di una ragione ben più profonda, le cui radici sono rintracciabili nella filosofia politica stessa del “prodismo”; una visione politica le cui radici si intrecciano con il faticoso avvento della modernità, ovvero, con una sua possibile interpretazione che ha attraversato e condizionato la storia repubblicana e che negli ultimi quindici anni ha conosciuto il concreto e legittimo tentativo di essere inverata.
Per carità di patria, con ciò non s’intende minimamente sostenere che le ragioni che oggi manifestano la crisi siano l’esito intenzionale o riflesso della suddetta filosofia! Sappiamo bene che l’interpretazione dei fenomeni sociali – in breve, fare storia – non può sfuggire dalla constatazione che istituzioni e fenomeni sociali il più delle volte sono l’esito non intenzionale – irriflesso – di azioni umane intenzionali: in definitiva, si tratta di ciò che filosofi e scienziati sociali chiamano “eterogenesi dei fini” o teoria delle unintended consequences.
Ebbene, il “prodismo” ha voluto rappresentare la forma aggiornata e a tratti sfigurata di quell’idea della modernità e del problema politico dei cattolici che considera il secolarismo e la progressiva scristianizzazione esiti necessari della vicenda storica occidentale. L’assunto teorico dal quale prende forma tale congettura è che la modernità rappresenta il luogo nel quale i cattolici sperimentano la possibilità di liberarsi una volta per tutte dalle scorie dell’“antico regime” e di congiungersi con le anime culturali più avanzate, quelle che esprimono la dinamica dell’ineluttabile “progresso”, per essere definitivamente traghettate sulla sponda della modernità, la “città ideale” dove finalmente ai cattolici è riconosciuta la piena e legittima cittadinanza democratica.
Una tale filosofia politica, prima di intercettare in Prodi il suo possibile epigono, ha conosciuto alcune tappe fondamentali. In epoca recente, come ebbi modo di scrivere su questo giornale in un precedente articolo sull’interpretazione del Concilio Vaticano II elaborata dalla cosiddetta “Officina bolognese”, guidata dal compianto professor Alberigo, tra la fine degli anni Cinquanta e i primi anni Sessanta, soprattutto presso i teologi che con le loro opere prepararono i lavori del Concilio, si andava diffondendo la convinzione che la filosofia del futuro dovesse essere necessariamente una “filosofia dell’uomo” che conciliasse l’esistenzialismo ateo con quello religioso. Era altrettanto forte la convinzione che, in virtù di tale conciliazione, il secondo avrebbe avuto la meglio sul primo. Ad ogni modo, accanto a ragioni di ordine politico e sociale, sono in molti a riconoscere che motivi di carattere intellettuale furono alla base della crisi post-conciliare, ed in particolare, del cedimento dell’esistenzialismo religioso nei confronti di quello ateo e del confluire di quest’ultimo nel marxismo. In seguito a questa evoluzione dell’esistenzialismo, i cosiddetti “progressisti”, affinché potessero dialogare con la modernità, si videro costretti a notevoli cedimenti nei confronti del marxismo.
La crisi della Democrazia Cristiana ed il suo successivo scioglimento all’inizio degli anni Novanta sembrarono spianare la strada verso ciò che appariva alla mente di illustri intellettuali cattolici e non come l’esito inevitabile del problema politico dei cattolici in Italia. A questo punto, una parte della classe dirigente del Partito Popolare Italiano, considerando la vittoria congressuale di Rocco Buttiglione alla segreteria del partito un incidente di percorso ed una perversione rispetto all’ineluttabile destino dei cattolici in politica, individuò in Prodi colui che, in chiave tecnocratica e post-ideologica, avrebbe potuto realizzare il traghettamento dei post-democristiani verso i post-comunisti e la conciliazione dei primi con la democrazia. La DC aveva esaurito il suo compito storico, quello di convertire i cattolici alla democrazia, non le restava altro che suicidarsi. Oggi il “prodismo” è in crisi e con esso appaiono tramontate le ragioni che avrebbero dovuto legittimare questa interpretazione della modernità e dello stesso ruolo della DC.
Al “prodismo” – un “dossettismo” aggiornato e sfigurato in chiave tecnocratica (si consideri l’intervista di Angelo Rovati a Lucia Annunziata e il riferimento alle nomine degli enti pubblici) – da sempre si è contrapposta l’idea “leoniana”, “sturziana” e “degasperiana” di democrazia cristiana. Secondo questa interpretazione, il partito, piuttosto che vestire gli abiti di Caronte, avrebbe il compito di veicolare il concetto che la democrazia – e con essa la modernità – perché si preservi e prosperi è opportuno che incontri il messaggio e la testimonianza cristiana. È questa la risposta al problema politico dei cattolici, un problema che la fine del “prodismo” e la nascita del PD consentono di ripensare in chiave sturziana e degasperiana.
30 gennaio 2008
Il deputato ucciso in Kenya era un cattolico impegnato nel sociale
Nairobi (Agenzia Fides)- “Il deputato Mugabe Were era un cattolico impegnato nel sociale ed era sposato con un’italiana originaria di Lecce” dicono all’Agenzia Fides fonti della Chiesa locale dal Kenya. Mugabe Were era un deputato dell’Orange Democratic Movement, il partito di Raila Odinga, il leader dell’opposizione che contesta la vittoria del Presidente Mwai Kibaki alle elezioni del 27 dicembre 2007.
Ieri, 28 gennaio, un commando di due persone ha atteso sotto casa il deputato e lo ha ucciso all’istante, mentre si trovava ancora in automobile.
“L’onorevole Were era stato formato nel centro per i giovani creato a Nairobi da P. Adelmo, un missionario comboniano, che ora si è ritirato in Etiopia come eremita. Collaborava con p. Moscatelli, sulla questione della discarica di Nairobi. La sua morte ha suscitato una profonda emozione tra le persone che lo conoscevano e ne apprezzavano il suo impegno sociale” dicono le fonti di Fides. “Pensiamo che i suoi assassini appartengano alla setta dei Mungiki, che hanno molti interessi illeciti nelle baraccopoli della capitale”.
Appena si è diffusa la notizia dell’uccisione del deputato sono scoppiati disordini a Kibera e a Mathare, due delle principali baraccopoli della capitale. A Kibera la “linea del fronte” è la ferrovia che attraversa lo slum e che divide i kikuyu, l’etnia del Presidente, dalle altre etnie, favorevoli al leader dell’opposizione. Secondo fonti locali le violenze hanno provocato almeno 7 morti e diversi feriti. (L.M.) (Agenzia Fides 29/1/2008 righe 18 parole 40)
Iginio, la ringrazio per la lezione ma Livio Fanzaga è un uomo pubblico e come tale si espone a critiche anche aspre, lui lo sa e sa anche difendersi molto bene, certamente meglio di quanto sappia fare lei per conto suo.
Io sono un semplice privato cittadino a cui piace questo spazio di confronto, quindi non capisco il suo atteggiamento livoroso nei miei riguardi, che non mi pare sia esattamente nello spirito del blog.
Non rispondo a quanto ha scritto semplicemente perché non ho continuato a leggere, dato che il presupposto di una qualunque discussione, anche da posizioni radicalmente diverse, è il rispetto per l’interlocutore. E anche per se stessi.
Messaggio per Leopoldo e Iginio.
Vogliamo provare a dimenticare per un attimo, di fronte alla parabola di Luigi, la cabina elettorale che ci aspetta fra qualche mese?
Leopoldo è stato intemperante, a mio modo di vedere, ma Iginio ci è andato giù pesante, e non tanto nei suoi confronti, ma più in generale.
Il problema della sicurezza esiste, uno Stato deve affrontarlo con gli strumenti suoi, e cioè in un difficile equilibrio fra solidarietà e uso della forza. Ma noi, qui sul pianerottolo, non abbiamo gli obblighi e le scadenze degli uomini di Stato (per fortuna: “la potenza e la gloria di tutti i regni del mondo – dice Satana a Gesù nel deserto – è stata messa nelle mie mani e io la dò a chi voglio”). E forse possiamo, invece, riflettere sul fatto che è fin troppo facile solidarizzare con gli immigrati onesti e regolari, che vanno a messa alla domenica e magari hanno parenti preti e frati. Riconoscere Gesù nelle loro facce non richiede particolari doti eroiche.
Il fatto è, Iginio, che Gesù è anche il delinquente, la “marmaglia” bivaccante e orinante. Non siamo lo Stato, noi, possiamo cercare di comportarci – meglio, possiamo provare a pensare – da cristiani. Se le cose stanno come dice il Vangelo, forse Gesù nel Giudizio ci chiederà conto di questo, no?
Mi viene in mente un brano della cantata sulla Chiesa di Giovanna Marini (1966? ’67? – più o meno là):
“… dice che Cristo
era il primo socialista,
che si accosta alla Samaritana
e una sera si è chinato
e ha lavato i piedi a Pietro.
… Ma Cristo è la Samaritana,
è Pietro,
è te,
è me,
è solo vita,
è noi
che siamo nati eterni
e andiamo a morire.
Cristo è Antigone,
è Giocasta,
è Bruto,
è Caligola,
è il bandito Giuliano,
è Leonardo Cimino…”.
(Cimino è il fosco protagonista di un orrendo fatto di cronaca nera dell’epoca; oggi si potrebbe dire: “Cristo è Olindo Romano”…)
Io ho solo citato fatti, e sui fatti razionalmente discuto. Attendo risposta. Non capisco perche’ quando certuni fanno “denunce”, e’ tutto uno stracciarsi le vesti. Se le faccio io, appena diverse dallo scontato, allora ci si gira dall’altra parte. Non ci vedo molto di razionale ne’ di “confronto”.
Insultare gli altri e poi sottrarsi alla replica – ripeto: razionale – e ‘ puerile a dire poco. Leopoldo ha insultato un sacerdote – che oltretutto, per i cattolici, e’ “padre Livio”: un sacerdote si chiama sempre con l’appellativo, “padre” se e’ di una congregazione religiosa, “don” se e’ diocesano ovvero secolare. Ridicolo fare la vittima se poi qualcuno gli replica mostrandogli la sua superficialita’ e maleducazione. Difendere chi e’ attaccato ingiustamente e’ un dovere di qualsiasi cristiano, anzi e’ uno dei dieci comandamenti. Dunque non sono ‘fatti di padre Livio” o “fatti di Leopoldo”. Sono fatti anche miei. Tanto piu’ che, insultando quel sacerdote, si insultano implicitamente tutti coloro che lo stimano.
Per Sunpontcura:
lei rovescia le carte in tavola ma senza affrontare quello che ho detto.
Politicamente e laicamente parlando, mi pare di ricordare che ” la giustizia” fosse un ideale ritenuto “di sinistra”. La situazione che ben conosciamo e che ho descritto aiuta o danneggia i piu’ deboli? Io una risposta l’ho data e dimostrata, attendo dimostrazioni del contrario.
Lo Stato ha un ruolo anche per i cristiani. Il cristiano non e’ un sovversivo ne’ un ribelle. Gesu’ non predicava la rivoluzione del proletariato ne’ diceva che tutto va bene. Ha giudicato e condannato, e lo fara’ ancora, alla fine dei tempi. Predicava l’amore per il prossimo, ma l’amore per il prossimo vale da parte di tutti e non vuol dire: fai quello che ti pare, tanto alla fine c’e’ un babbeo che ti fa la pappetta e ti da’ una pacca sulla spalla. Oggi i veri emarginati sono coloro che cercano di comportarsi decentemente, italiani o stranieri che siano. Se uno non si ubriaca, non bestemmia, non dice sconcezze, non fa il casanova, non scrive sui muri, non va in discoteca, non copia i compiti, non dice bugie, non prende droga… Mi dite voi che fine fa? Sbaglio o viene automaticamente tagliato fuori come uno che e’ “palloso” (per usare un termine idiota tanto di moda)? Non parliamo poi se il tapino si azzarda a far capire che e’ cattolico… Orrore… Ecco, queste sono le denunce anticonformiste da fare, non “sanatoria per tutti” o “tolleranza” che sono solo forme ipocrite di menefreghismo relativistico.
I delinquenti si aiutano mettendoli in condizione di non nuocere, prima di tutto, e poi di capire dove hanno sbagliato, di riparare al malfatto e di ricominciare una vita onesta. Li si aiutano anche togliendo loro le occasioni che potrebbero indurli a comportarsi male. Non con la legge della giungla dove chi e’ piu’ furbo vince.
Amici, se chiamare “esiziale” Livio Fanzaga, il quale peraltro non usa riguardi particolari nei suoi discorsi “pubblici” nei confronti di chi non la pensa come lui, è segno di intemperanza, siamo alla frutta.
Se si dovesse reagire come ha fatto Iginio ogni volta che vengono attaccati anche pesantemente coloro che hanno un pensiero vicino al proprio staremmo freschi.
Spiacente Sum ma non ci sto a fare di tutte le erbe un fascio.
E lasciamo stare lo stile, dato che ognuno ha il proprio.
Grazie comunque per aver riportato la discussione nei giusti confini.
Per vivere bene in un Paese straniero bisogna innanzitutto conoscerlo, apprezzarlo, farlo proprio, non considerarlo alla stregua di una terra di scorrerie. Se questo in Italia per tanti immigrati non avviene, la colpa maggiore e’ dei nostri eroici connazionali, che hanno perso un’identita’ e vivono come atomi impazziti. Dunque e’ da noi stessi che dobbiamo ripartire. Non dall’assistenzialismo clientelare.
Non e’ semplicemente segno di intemperanza: e’ segno di ignoranza. Non e’ che una cosa e’ giusta o sbagliata perche’ lo dico io o lo dice padre Livio o lo dice Leopoldo o lo dice Accattoli o lo dice Pincopallino. Non e’ questione di “non pensarla allo stesso modo”: e’ questione di dire la verita’. Padre Livio, oltre ad essere uno che si e’ convertito (ma come, dira’ qualcuno, non era un prete? E invece… anche i preti si convertono), fa tanto bene a tanta gente, basta non essere prevenuti per rendersene conto: anche Politi, il vaticanista di Repubblica, dopo aver conosciuto Radio Maria si e’ commosso. Definirlo “esiziale” denota solo una enorme ignoranza, senza per questo dovere per forza essere fan di padre Livio o ascoltatori indefessi di Radio Maria.
“Se uno non si ubriaca, non bestemmia, non dice sconcezze, non fa il casanova, non scrive sui muri, non va in discoteca, non copia i compiti, non dice bugie, non prende droga… Mi dite voi che fine fa?”
finisce su un blog
L’episodio è veramente un bell’esempio di umanità.
Sono anch’io molto preoccupato che questo paese di emigranti diventi sempre meno accogliente e identifichi lo straniero come una minaccia, tanto più minaccia quanto più lo straniero è diverso per costumi religione o altro.
C’era una proposta per accorciare il periodo necessario per ottenere la cittadinanza da 10 a 5 anni, ma purtroppo non se ne è saputo più nulla.
P.S. Sono veramente divertito dalla fantasiosa ricostruzione di Flavio Felice sulla “fine del prodismo”. E’ caduto un governo, a mio avviso un ottimo governo, ma vedere in questo il segno di un fallimento di una visione di lunga data del rapporto tra cattolici e politica… via non scherziamo. Visto che Igino si ostina a trasformare questo blog in una rassegna stampa, sarebbe interessante sapere anche da dove sono presi questi articoli (giornale o giornalino, data di pubblicazione…), così per amor di precisione filologica.
[…] elena f: […]
Cittadinanza, è quello che pensavo vedendo a Ferrara i bandi per le elezioni per la consulta stranieri locale, dove molti tra i candidati erano residenti in Italia da 10 anni e titolari di attività imprenditoriali.
E mi chiedevo come mai non potevano ancora avere la cittadinanza.
Non ricordo dove ho letto che il primo santo del Regno di Dio è stato un delinquente al quale Gesù non ha chiesto chi fosse e da dove venisse.
A riguardo di Radio Maria
Ma si dai: è anche bello scaldarsi un po’ e argomentare: dopotutto gli ignavi secondo Dante non meritano nemmeno l’Inferno. Pertanto, chiarito che le persone si rispettano sempre, vediamo di discutere le idee. Che idea di sacerdozio emerge dall’omiletica e dalla testimonianza del presbitero Livio Fanzaga? Quantomeno sgangherata e certamente non esemplare: il presbitero in questione apparteneva ad un ordine religioso, dal quale è uscito senza l’autorizzazione piena dei superiori per fondare l’arcinota Radio Maria, parente stretta di quella Radjo Marya polacca che ha messo in imbarazzo persino la Santa Sede (anche lì un religioso disubbediente…) e il Santo Padre in persona con deliranti dichiarazioni pseudopolitiche. In che rapporti è il presbitero Livio con il proprio Ordinario (un vescovo, si suppone, visto che il superiore non ce l’ha più): NESSUN TIPO DI RAPPORTO. Il presbitero Livio si definisce canonicamente in una situazione IRREGOLARE: che bell’esempio. E le cose non andranno meglio in futuro per la radio di Erba nella quale, a dire delle melense conduttrici, è apparsa la Madonna: SS. Benedetto XVI non ha nessuna simpatia per il devozionalismo a-teologico di Radio Maria, ma, se possibile, è ancora più infastidito – e non poco – dalla questione delle presunte apparizioni di Medjugorie: la (presunta) Madonna ora sta persino dettando un catechismo… Io stesso ricordo con orrore una trasmissione pomeridiana che ero costretto ad ascoltare in brianza – poiché RM è l’unica stazione che si sente bene – in alcuni viaggi in macchina: la conduttrice autoproclamatasi teologa sosteneva con forza che la Resurrezione sarà solo spirituale perché il corpo è tutto e sempre mortificato e mortificante come tutte le azioni fisiche, che conta solo l’anima e che il corpo fa schifo, inoltre – ricordo MOLTO bene – sosteneva che il mondo è stato creato ESATTAMENTE in sette giorni così come dice Genesi, esattamente così, e che i dinosauri, poiché nella Bibbia non ci sono, non sono mai esistiti. Questo accadeva una decina di anni addietro, dai microfoni di RM. E quando di notte trasmettevano le visioni accompagnate da cinguetii tipo cartoni animati? Ma fatemi il piacere: c’è già tutto nel Vangelo, al quale non si deve né si può aggiungere nulla essendo la pienezza della Rivelazione. Questo è puro frumento cattolico.
Il presbitero Livio torni a leggere e studiare il catechismo di S. Romana Chiesa: per ora lo sa a memoria ma di sicuro non lo ha capito.
Gli “ultimi” non sono quasi mai persone piacevoli ed educate, e non a caso sono ultimi.
Ma la stupidità di questo paese, purtroppo, si vede da come tratta anche chi ultimo non è, pur essendo straniero. Ho in mente il caso di una brillante studentessa di dottorato albanese, in italia da molti anni, una persona veramente a modo, colta, intelligente, motivata. Mi ha raccontato delle umiliazioni continue che comporta essere albanesi in Italia. Mi ha detto di come viene trattata nelle nostre questure.
Dopo molti anni di residenza in Italia, ha deciso di emigrare in Belgio, dove con 3 anni di residenza può avere la cittadinanza, e dove le hanno offerto un posto in una prestigiosa università; avrebbe preferito stare in italia, perché ama l’Italia, ma… non è stata ricambiata. Mi sono vergognato e mi è venuta rabbia. Persone così gli altri paesi fanno a gara per attirarle, noi abbiamo leggi che partono dal presupposto che chi viene qui lo faccia per delinquere.
La riduzione da 10 a 5 anni di residenza regolare per ottenere la cittadinanza italiana era prevista da un Disegno di Legge approvato dal Governo nel 2006, a correzione della Bossi-Fini. Il Disegno di Legge è stato criticato aspramente da tutte le forze di centro destra. Purtroppo, per quanto ne so, non è mai stato approvato dal Parlamento, per l’opposizione di IdV e UDEUR.
… e questo non si capisce quando ci si accorge come di immigrazione è fatto il nostro quotidiano. Dall’autista del corriere che ritira e consegna la merce, alla bambinaia, all’inquilino, il muratore, il cameriere, il bottegaio all’angolo… e cito banalmente chi incontro tutti i giorni.
Gente che lavora, e lavora duro, insieme a noi, paga le sue tasse e contributi, ma ha il proprio futuro appeso a continue spade di damocle burocratiche.
E ciononostante ha creato un mercato di cui indirettamente o direttamente benficiamo tutti: affitti, telefonia, servizi bancari, trasporti.
Ed il 14% dei nuovi matrimoni in Italia è “misto”.
Per capire quanta miseria c’è in tanti pregiudizi rimane sempre bellissima la frase di un 50enne intervistato dopo gli incidenti della Chinatown milanese, che diceva ridendo che lui era diventato italiano solo dopo che erano arrivati i cinesi: prima per tutti era solo un terrone….
PS: il mio cappellano è Ivoriano, lo chiamiamo Don Tyson.
L’ideologia che ha ispirato e ispira il laicismo contemporaneo, nel suo confronto con i cattolici – ma anche, purtroppo, la dialettica intraecclesiale tra “estremisti tradizionalisti” ed “estremisti progressisti” e, non da ultimo il qui presente “dibattito” (voce del verbo DIBATTERSI) – testimonia il suo vero volto: la sconfessione del c.d. “reciproco RICONOSCIMENTO”.
So di ripetermi, ma ritrascrivo un mio precedente intervento.
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«Girando tra i blog, ho trovato un’interessante esposizione, che riporto solo e soltanto nei passi e per i passi che qui interessano (tralasciando i riferimenti personali e le concrete espressioni di schieramento politico, di esclusiva pertinenza dell’autore!), mentre il link completo è: http://kelebek.splinder.com/post/11377171/Il+Riconoscimento+e+il+Dialogo#11377171 :
Scusate la lunghezza.
IL RICONOSCIMENTO E IL DIALOGO
« […] Per esistere, dobbiamo riconoscere ed essere riconosciuti come esseri umani.
Il PADRONE (nella ruota della fortuna, cambia facilmente chi impersona questo ruolo) si specchia nei Servi, i quali però, sorridendo mitemente, gli rimandano solo il suo volto riflesso: il Padrone non potrà mai soddisfare il suo desiderio di un riconoscimento autentico.
Mentre i SERVI sono in continua trasformazione, alla ricerca del riconoscimento che il Padrone nega loro. E questo processo, che sembra un astratto ragionamento filosofico, è il motore concreto di tanti elementi della storia.
Ovviamente, la soluzione – rara e difficile – di un simile processo può consistere solo nel reciproco riconoscimento tra esseri umani LIBERI, UGUALI E DIVERSI.
Il RICONOSCIMENTO non è la stessa cosa del DIALOGO, che costituisce la base di una successiva solidarietà tra questi esseri umani liberi, uguali e diversi, perché il Dialogo richiede la condivisione di premesse.
Ma il Riconoscimento è l’inizio dell’umanità e la fine, certo provvisoria, della dialettica del Padrone e del Servo.
[…] usa un termine preciso: onore. Un termine ambiguo, perché richiama anche ad ambiti come i “delitti d’onore”.
Ma se intendiamo “onore” come riconoscimento dell’umanità, la definizione di “NEMICO ONOREVOLE” è certamente il più bel complimento che abbia mai ricevuto e compensa ampiamente le errate interpretazioni del mio pensiero che il post di […] contiene.
Il Riconoscimento è una COSA RARA, da tutte le parti, nei conflitti veri.
Ovviamente nei conflitti falsi, come quelli tra […], c’è una “correttezza” che maschera una realtà molto più banale: quella dell’INCIUCIO.
In genere, nei conflitti veri, il Riconoscimento è del tutto assente, perché si parte dal presupposto di essere Padroni: se non di qualcosa, almeno della Verità (con la sua rigorosa maiuscola).
Gli altri sono Servi, e quindi inferiori, spregevoli, da domare a frustate verbali, mossi da istinti bassi, come sarebbe nella loro natura.
Ogni dubbio sull’inferiorità dell’Altro, mette in crisi la nostra certezza di superiorità.
A QUESTO DESIDERIO DI ESSERE PADRONI, SI ACCOMPAGNA L’ANSIA – COMPRENSIBILE – DI EVITARE L’INCIUCIO, ritenuto l’unica alternativa al disprezzo. Leggo tra le righe che qualcuno della parte avversa deve aver borbottato per il Riconoscimento che […] hanno comunque voluto dare. E anch’io ho sentito qualche borbottio analogo tra quelli che posso chiamare i miei alleati.
Ecco perché è importante anche il sostantivo scelto da […]: un nemico onorevole. In questo senso, non esiste alcun Dialogo inteso socraticamente, ed è giusto che sia così, a meno che un giorno non ci troveremo a condividere anche delle premesse.
Certo, si può chiamare “DIALOGO”, CON LA MINUSCOLA, il fatto che la comunicazione comunque avviene attraverso le parole, ma è un’altra cosa.
In questo senso, il RICONOSCIMENTO non implica minimamente un CEDIMENTO ALL’AVVERSARIO, o un indebolimento delle proprie scelte.
In realtà NON ESISTE ALCUN MOTIVO per cui uno che fa concretamente parte di uno schieramento nemico debba essere più spregevole sul piano umano delle persone che fanno parte del “nostro” schieramento […] ».
___________________________________________________________________________
@ il prof. MassimoD,
giustamente in cerca di riferimenti bibliografici ….
Nel testo di Flavio Felice
[“La DC aveva esaurito il suo compito storico, quello di convertire i cattolici alla democrazia, non le restava altro che suicidarsi”] ,
è riecheggiata una vecchia frase di un mio conterraneo, tal Antonio Gramsci.
Il testo fu riportato in auge da un importante filosofo cattolico della politica (che è morto prima di vedere … la grama condizione della RAI attuale), ma che sarebbe utile tener presente (al meno per il 5% di autocritica che ognuno dovrebbe omeopaticamente inserire al momento di pensare al voto).
Una volta “si finiva sempre a parlar del papa”. Ora è caduto il governo e si finisce sempre a parlar di politica. Il prossimo stadio sono i motori e le donne, Luigi è avvertito. 🙂
Inginio ma insisti? Basta su, ritiro tutto quello che ho detto su Fanzaga.
Benvenuto nel blog a targum55 al quale chiedo scusa per aver moderato con tanto ritardo il suo messaggio (da ora i commenti che lascerà entreranno in automatico): sono a Clusone (Bergamo), dove ieri sera ho tenuto una conferenza su “Lo scandalo della mitezza”, in vitato da Leone, uno dei più costanti visitatori di questo blog. Il post sull’africana a Torino l’ho mandato dal treno ieri mattina appena letti i giornali, ma poi il blog l’ho potuto riaprire solo ora. Chiedo scusa a tutti gli intervenuti per essere estato fuori dalla discussione. Ammirato sempre della passione di ognuno. Ho idee lontane – per lo più – da quelle del padre Livio ma gli sono grato per il fatto che legge spesso i miei articoli nella rassegna stampa del mattino. Anch’io lo cito, quando capita, sul Regno, sul Corsera e in questo blog (vedi post del 6 aprile, 6 e 7 giugno 27 settembre 2006; 21 febbraio e 31 marzo 2007) e lui è contento di come faccio riferimento alle sue idee sempre combattive. Riusciamo a rispettarci nella diversità. Per quello che mi riguarda direi che ci riesco quasi con tutti, essendomi allenato a ciò in decenni di frequentazioni tumultuose e allargate. Invito i visitatori a tale esercizio, che considero profittevole per tutti. – Oggi vado a Villanova di Verona per un incontro serale su il Vaticano II a 45 anni dalla prima sessione e a Roma rientro domani. Non so quando rimetterò le mani su una tastiera. Buona e serena conversazione sul pianerottolo, in mia vigile assenza!
… comunque Luigi ha postato una bella storia che dovrebbe far felici tutti… o no?
… io direi sì!
ecco, allora, Iginio etc… raccontateci per esempio una storia bella che merita di essere additata come buona pratica?
Mia moglie dice che prima di addormentarsi bisogna trovare almeno 3 cose belle successe nel corso della giornata.
Se lo facessimo, che so, una volta alla settimana e ci scambiassimo il risultato (per quanto rilevante per tutti) su queste pagine, forse anche il padrone di casa apprezzerebbe.
Ecco, io tornerei alla bellezza della storia che ha dato origine a tutto questo. Voglio dire, sappiamo che la fede può (deve) ispirare un credente nella sua azione politica, ma sappiamo anche -e chi non lo sa cerchi di informarsi, direbbe Totò- che fede e politica sono due cose diverse. In Italia, abbiamo due schieramenti politici nei quali sono presenti cristiani cattolici, ognuno dei quali vive il cristianesimo e la sua passione politica seguendo quelli che sono i “suoi” carismi, i suoi doni. Anche fra i cattolici ci sono i… fratelli che sbagliano, eppure sempre fratelli sono. La fede unisce, la politica divide; e i cattolici che litigano in politica possono (debbono… dovrebbero!) ritrovarsi uniti quando l’azione politica riguarda temi che sono illuminati dalla luce della fede. Un cattolico di destra, in tema di solidarietà, deve pensare come un cattolico di sinistra; e quest’ultimo dovrà pensarla come il suo omologo dell’altra parte su bioetica, altro. Il fatto è che dovremmo tutti cercare di seguire, -ad esempio- ciò che ci suggeriscono il Papa, i vescovi; ognuno a modo suo, ognuno secondo la sua individualità, ma tutti uniti nella Chiesa di Cristo. Solo che, come capita spesso, anziché riconoscere di doversi mettere in discussione, si preferisce pensare di essere “perfetti”, e che a doversi mettere in discussione sono “gli altri”… 🙂
Quindi, come dicevo all’inizio, godiamoci e nutriamo la Speranza (che ci salverà…) che da questa bella storia può nascere, e non soffochiamola con beghe poco cristiane, poco utili, poco sensate…
Allora, visto che qualcuno insiste (poi pero’ basta, siete pregati di informarvi meglio prima di agitare i soliti spauracchi):
1. Radio Maria non c’entra niente con la sua omonima polacca, sarebbe ora di finirla con questa storia rilanciata da Dacia Maraini, nota teologa cattolica;
2. avere la cittadinanza di una nazione non e’ un fatto di pagare tasse (sempre soldi, eh? E meno male che un cristiano non e’ materialista, crede nei “valori”…Io non mi fido dei ‘valori”, ma questa e’ un’altra faccenda) ma un fatto di identificarsi con una nuova patria, nella sua cultura, nel suo modo di vivere, nei suoi valori (riusiamo quiesto termine inflazionato), sino al punto di dare la vita per essa. Eh gia’… Quanti oggi sono disposti a dare la vita per l’Italia? O semplicemente a sacrificare i propri interessi immediati per essa? E mi riferisco agli italiani (che ormai stanno perdendo un legame identitario con la propria storia). Figuriamoci gli altri…
3.Di esempi positivi ne ho forniti, bastava leggere: ho parlato di immigrati onesti e in regola, per giunta cattolici, che non nuotano affatto nell’oro ma lavorano seriamente, hanno studiato in scuole italiane e possiedono legittimamente la cittadinanza italiana. Prima di averla pero’, hanno subito tutta una serie di angherie (che ho esplicitamente denunciato: qualche giornalista potrebbe attingervi, anziche’ sognare paradisi in terra) dalla nostra burocrazia e dai nostri tutori dell’ordine, pur essendo perfettamente in regola e desiderando restarvi. Riflettiamo su questo, torno a ripetere, non su governi meravigliosi che esistono solo nei desideri disperati di qualcuno che ormai ha i capelli bianchi e una grande nostalgia di quando era giovane e voleva “cambiare il mondo” (poi il mondo e’ cambiato per conto suo, ma lui non se ne e’ accorto).
4. Per Lycopodium: la capisco, ma temo purtroppo che i nostri interlocutori non abbiano compreso il senso dei suoi interventi e le allusioni che vi inserisce. Li saltano a pie’ pari. Non penso proprio che abbiano capito perche’ ha parlato del sacerdote africano ucciso ne’ di chi siano i filosofi della politica cui ha fatto allusione. Peccato. preferiscono estasiarsi di fronte allo spirito di patata di tale Targum55, che vorrebbe imitare la cultura ebraica ma risulta essere un incrocio tra Zabum e una gomma da masticare.
piccola correzione per Lycopodium: ho sbagliato, non era un sacerdote, ma un deputato. Pero’ in Kenya hanno ucciso anche un sacerdote, purtroppo.
Immagino che Lycopodium abbia citato il deputato cattolico ucciso con altri in Kenya per richiamare l’orizzonte dei mali dell’Africa che occorre non dimenticare trattando di solidarietà italiana a rifugiati africani. E suppongo che il filosofo cattolico da lui evocato sia Augusto Del Noce. Ma può darsi che io mi sbagli a interpretare. Odio gli enigmi. E chiedo da sempre spiegazioni ai visitatori meglio attrezzati. “A domandare non c’è vergogna” diceva la mia mamma.
Iginio perchè se la prende con Targum55? La sua battuta mi era piaciuta.
“2. avere la cittadinanza…”
Iginio, a parte gli scherzi, sei sicuro che è tutto a posto?
Se devo trarre da quello che scrivi un idea di quello a cui aspiri, mi pare di vedere danzare cappi dalla trave….
Qualsiasi cosa ti abbia fatto il mondo non vale una disperazione così nera.
cioè, ma infatti.
Come suo solito, Canelli risponde con freddure a problemi seri, saranno gli effetti dei programmi della tv berlusconiana (che, ci scommetto, lui vede: io, per inciso, non li vedo e non ne sento la mancanza). Oppure il lambrusco forse fa questi scherzi. Che c’entrino i cappi lo sa solo lui: saranno le ombre (in senso sia emiliano sia veneto) nella nebbia a farglieli vedere. L’uso della ragione va a farsi benedire, con tanti saluti a papa Benedetto.
Essere cittadini di un Paese implica che lo si ami e lo si serva, non che ci si stia solo per goderne i vantaggi, e che lo si ami riconoscendosi nel suo modo di vita e nei valori di coesione che ha. Va bene cosi’? In altri Paesi e’ del tutto ovvio, per esempio in un posto squallido e insignificante chiamato Stati Uniti d’America, che “purtroppo” ha il Partito Democratico ma non ha il Modello Emiliano.
Il non tenerne conto genera tutta una serie di fenomeni desocializzanti e disgreganti che l’Inghilterra “multiculturalista” conosce bene (e Canelli,a quanto pare, no, malgrado ami presentarsi talvolta come esperto di cose inglesi, chissa’ perche’, forse gli piace fumare la pipa o crede che i club siano come la bocciofila dell’ARCI) e di cui comincia a preoccuparsi, dopo qualche bombetta esplosa e qualche sfilata di gente abbigliata in modo particolare che urla slogan minacciosi contro chi non condivide la loro religione e il loro modo di vita.
Pubblichiamo brani di una lettera inviata in Italia poco prima di Natale da padre Aldo Trento, sacerdote bellunese in Paraguay dal 1989, parroco della chiesa di San Rafael ad Asunción e dal 2004 responsabile della clinica per malati terminali intitolata a san Riccardo Pampuri.
Che tenerezza ho provato ieri sera, quando è arrivato un uomo ammalato di cancro, con parte del collo e della spalla putrefatti e pieni di vermi. Un odore nauseabondo. Dandogli la comunione, ho visto un verme camminare sul cuscino, ma ho pensato subito al corpo di Cristo e non ho provato voltastomaco, ma tanta tenerezza. L’abbiamo messo in una stanza bella, da solo. Le infermiere con tenerezza l’hanno pulito. Però ci vorranno giorni di terapia perché quei vermi annidati nella profondità della sua carne, quella carne “divina”, spariscano. Casualmente avevamo lasciato aperta la porta che dà sul giardino, e le mosche tropicali come inferocite per l’odore puzzolente hanno invaso la stanza. Quel Gesù sofferente si è spaventato e mi ha detto: «Aiutami a liberarmi da questa sporcizia, perché poi nidificano nelle mie piaghe”
Poveretto! Per mesi ha vissuto nella sporcizia in queste condizioni. Adesso è felice, anche se l’odore che emana è insopportabile anche per lui. Mi sono chinato su di lui, l’ho confessato e baciato. È tornato bello, bello perché è Gesù che nasce. In questi giorni la clinica è piena di casi come questo e l’odore è insopportabile. Che fare? Sì, i deodoranti ci sono, ma non bastano. Il profumo è Gesù Eucarestia che, esposto 24 ore, ci guarda e ci accompagna tenendoci per mano.
L’altra sera, erano le 23, mentre facevo l’ultimo giro in clinica, incontro Sisto – in questo momento il suo cadavere è nella cella mortuaria che mi sta aspettando per la Messa -, già moribondo. Vomita un liquido nero. Provo il voltastomaco. L’istinto mi direbbe di andare oltre, ma subito il pensiero: è Gesù. Mi siedo al suo fianco, lo pulisco e poi accarezzandolo termino di recitare il breviario che avevo incominciato nella cella mortuaria mentre facevo compagnia a Roberto, un altro povero, appena morto. Da un morto a un moribondo. È la Presenza del Mistero che mi accompagna. Quando viene l’infermiera per cambiare Sisto le dico: «Animo, è Gesù, trattalo bene». Vedere con quale tenerezza lo puliva mi ha comosso. Fisicamente, a volte, sembra che non ce la facciamo, ma Lui è lì che ci guarda nel Santissimo, nel vecchio putrefatto che vomita perfino materia fecale. Cose mai viste nella mia vita e che da tre anni mi accompagnano. Ed è bello, è una grande grazia, un dono unico perché è sempre Gesù che mi si manifesta con la Sua tenerezza, quella tenerezza con cui don Luigi Giussani e padre Alberto mi hanno sempre guardato.
Elena, 61 anni, un’emoragia continua. Il sangue non è contenuto da niente, esce dal pannolone, irriga il letto, sporca il pavimento. Ha un cancro terribile nel ventre, è tutta una metastasi. Ha il Rosario in mano: «Padre, dimmi di Gesù, preghiamo assieme». Si afferra al Rosario: «Adesso sto bene. Buona notte, padre».
Lucio, 40 anni, ammalato di Aids. Una diarrea interminabile che fuoriesce dal pannolone, sporca il letto e anche il pavimento. La bella infermiera Betty in un’ora lo ha cambiato già dodici volte, da cima a fondo. Però la diarrea non passa. Tutta la notte Betty, 27 anni, come un angelo ad assisterlo con la tenerezza di Gesù.
Stella, Aids, prostituta e alcolizzata, madre di 5 figli. È arrivata alla clinica per l’ennesima volta l’altro giorno, distrutta in tutti i sensi. Sta malissimo. Mi guarda, sa bene che ha fatto quello che non doveva e che mi aveva promesso che non sarebbe successo di nuovo. Più volte mi ero anche arrabiato con lei, perché nonostante un sanguinamento quotidiano, continuava a vivere come sempre. L’ho guaradata lí, distrutta, e non ho potuto che accoglierla di nuovo perché era Gesù in quelle condizioni disumane. E come d’improvviso, dalla reattività di quel momento, è sbocciata nel mio cuore una tenerezza. Che fare? Darle un bacio e metterla sul letto. Ogni giorno è così, ogni settimana dalla clinica al cimitero e dal cimitero alla clinica.
Il 12 di dicembre la Madonna di Guadalupe mi ha fatto un dono straordinario. Mi chiama il giudice dei minori e in due ore mi consegna come figlio adottivo Milziade, il bambino che vedete nella foto, tutto deformato. Non ha niente di “normale” eccetto che è una grande Ostia bianca. È figlio di Dio quindi è tutto, è normalissimo anche se la sua testa misura 50 centimetri di circonferenza, ha la gobba, una mano paralizzata, non parla, mangia per sonda, i piedi divaricati, il corpo uno stuzzicadente. Oggi, come ieri, lo chiamerebbero un piccolo mostro. Per me, per noi, è Gesù. Mi consegnano il certificato di nascita in cui è finalmente scritto: Trento Antonio, figlio di Trento Antonio e di madre NN, nato in San Rafael, Barrio Tembetary, Asunción, il 25 dicembre 1997. Firmato, l’ufficiale di Registro civile. Ho voluto che il giudice lo facesse nascere il 25 dicembre. Compirà 10 anni, faremo una grande festa. Mai avrei creduto che mi dessero in adozione un figlio, e in più che figlio!
A chi mi domandava: “Ma tu puoi, come prete?”, rispondevo: “Se lo può Dio, credo che è il minimo che un prete possa fare come ministro di Dio”. Se Dio si occupa di ognuno di noi, se Dio si è fatto carne, anche noi dobbiamo per lo meno cercare di essere degni del Suo infinito Amore. Sono davvero felice per questo dono, anche perché di fronte a qualunque cosa possa succedermi, so che rimarrà nella clinica per gli anni di vita che gli rimangono. Per me questo è un Natale eccezionale. Una volta in più vedo la bellezza della mia vocazione, dell’elezione di Dio su di me, della Sua infinita Pietà, che chiamandomi a sé mi dà la gioia di sperimentare in piccolo la promessa fatta ad Abramo. Il richiamo del Papa alla speranza è il cuore di quello che ci è dato di vivere, ed è il cuore della clinica che è la mia famiglia.
Padre Aldo Trento
Ps. Questa mattina, 20 dicembre, ho incontrato Elena, di cui ho già parlato sopra, prossima a morire. Con un filo di voce mi ha detto quanto segue. «Padre, l’aspettavo per accomiatarmi da lei, perché già sta arrivando l’ora della mia partenza. Sto bene, perché il Signore mi sta portando in paradiso. Sono felice, padre, perché sto per morire. Sto troppo bene. Non ho dolore (ed è tutta una metastasi), non ho paura. Adesso il Signore mi sta chiamando in paradiso. Padre, sono felice di morire, perché finalmente incontro Gesù. Mi sto accomiatando da tutti e desidero che tutti siano felici. Finalmente sta arrivando il riposo eterno: Gesù. Coi miei familiari sono già nella pace eterna. Sto riposando al punto che neanche il dolore mi pesa più. Da quando sono qui con voi, mi sento in paradiso. Sono felice, padre, sono felice dentro il mio cuore. Benedicimi, perché sono nella pace del Signore. Non voglio che nessuno si senta male perché vado in paradiso. Desidero il paradiso con Gesù. Per questo ho una grande allegria, perché già assaporo la bellezza del paradiso. Dica ai miei figli che io vado in paradiso e non si preoccupino. E tu, figlio mio (rivolgendosi al figlio maschio), dovrai fare da padre e madre per le tue sorelle. Ho chiesto a Gesù se mi vuole donare la grazia di arrivare a Natale, però decida Lui, anche perché sento che Gesù mi vuole con Lui. Alla Madonna chiedo che mi accompagni, perché lei è la mia avvocata. Ogni giorno e ogni notte prego il Rosario. Chiedo perdono a tutti e perdono tutti».
«Che farò io senza di te, Elena?», le ho domandato. E lei mi ha risposto: «Padre, io starò sempre con te, perché sono nella gloria del Signore. Il dolore non mi spaventa, anzi è una grazia, perché vivo con Gesù. Quando il dolore è fortissimo recito il Rosario e il peso ritorna leggero. Passerò il Natale in paradiso e pregherò per tutti voi, perché continuiate a fare il bene. La notte la passo alternando un po’ di sonno con il Rosario, che è la mia preghiera, la mia consolazione, la mia forza. Il Rosario è tutto per me. Voglio al mio fianco solo persone che pregano con me il Rosario».
«Elena – le ho chiesto – cosa desideri dire alla gente?». «Che preghino il Rosario per gustare la vita e raggiungere il paradiso. Desidero che quelli che soffrono recitino il Rosario, perché è l’unica maniera per vincere il dolore. Io vivo contemplando i misteri del Rosario. Il Rosario è la felicità, è la vita eterna. Preghino con il Rosario la Vergine della pace. Il Rosario ci porta in paradiso, il Rosario è il paradiso. Nel paradiso mi stanno aspettando tutti i santi. Non ho fretta né per il cibo né per le bevande, ho fretta solo di pregare il Rosario. Non mi importa il mangiare, ma non posso stare senza il Rosario».
«Elena – ho domandato – è più potente la morfina o il Rosario?». «Il Rosario, padre. Quando recito il Rosario la morfina non mi interessa più e tutti si meravigliano, restano sorpresi da questa risposta mia». Poi l’ho salutata per visitare gli altri ammalati, e lei ha ricambiato dicendomi: «Padre, il Rosario è la salvezza, ti conduce al paradiso»
Cari amici, è solo uno dei tanti dialoghi con Elena. ma ogni giorno è una grazia parlare con lei, cosciente com’è che il cancro è una grazia perché è stato il miracolo che le ha fatto scoprire la bellezza di Gesú
Hanoi (AsiaNews) – Più di 3 mila cattolici si sono radunati nel giardino della nunziatura apostolica di Hanoi a pregare, in aperta sfida all’ultimatum posto dal governo della città di liberare l’area e terminare le manifestazioni entro le 5 di ieri pomeriggio. Molti cattolici hanno perfino dormito nel giardino dell’edificio, sequestrato dal governo nel 1959 e che la Chiesa vietnamita continua a richiedere indietro, ora che si vuole utilizzare per costruire ristoranti e night club. Intanto l’arcivescovo di Hanoi, mons. Joseph Ngô Quang Ki?t ha diramato oggi un comunicato in cui rivendica il diritto dei cattolici a manifestare in un’area della Chiesa cattolica, sottratta ingiustamente dallo stato.
Il 26 gennaio scorso il Comitato del popolo di Hanoi ha emesso un comunicato, minacciando “azioni estreme” se le manifestazioni e il sit in – che continua dal 23 dicembre scorso – non terminavano entro le 5 del pomeriggio di ieri.
La dichiarazione a firma di Ngo Thi Thang Hang, la vice-presidente, esige dall’arcivescovo della città di ordinare ai cattolici di togliere la statua della Madonna, presente nel giardino della nunziatura, e la croce che i fedeli hanno piantato davanti all’entrata dell’edificio. Ngo Thi Thang Hang ha anche ordinato al vescovo di “presentare a lei un rapporto entro le 18” di ieri.
Intanto la stampa governativa ha aperto una campagna di disinformazione sui tafferugli avvenuti lo scorso 25 gennaio, in cui alcuni cattolici sono entrati nel giardino dell’edificio per salvare una donna picchiata dalla polizia perché era penetrata nell’area per portare dei fiori alla statua della Madonna presente in giardino.
La stampa accusa i cattolici di Hanoi di aver attaccato le forze di sicurezza e domandano la governo di ristabilire l’ordine prendendo le misure più severe.
Il p. Joseph Nguyen, che ha assistito agli scontri del 25 gennaio, bolla la lettura dei giornali comne una “svergognata distorsione”. E ad AsiaNews spiega: La preghiera di protesta si è tenuta alle 11.30, dopo la messa. Durante la dimostrazione, una donna Hmong ha saltato il cancello della nunziatura e ha deposto alcuni fiori alla statua della Madonna nell’area dell’edificio”.
“Il personale di sicurezza l’ha scoperta e ha cercato di afferrarla. Senza badare alle sue spiegazioni, essi hanno cominciato a picchiarla e a darle calci. Erano presenti almeno 2 mila cattolici come testimoni. Un comandante del personale di sicurezza ha perfino ordinato ad alta voce alle sue guardie di picchiare la donna fino a farla morire”.
“L’avvocato Lê Quoc Quan, lì presente, è intervenuto in difesa della donna, accusando le guardie di violare la legge. Le guardie allora hanno cominciato a picchiare anche lui, trascinandolo in un ufficio interno”.
“Vedendo tutto questo, i dimostranti non hanno avuto altra scelta che forzare il cancello e scontrarsi con la pubblica sicurezza. Dire però che i cattolici hanno attaccato il personale di sicurezza è una grossa menzogna”.
Ieri in tutte le messe nella capitale, i cattolici sono stati informati sull’ultimatum. Ma nonostante ciò, essi hanno deciso di manifestare ancora davanti alla nunziatura, con canti e preghiere.
Quest’oggi l’ufficio dell’arcidiocesi di Hanoi ha emesso un comunicato in cui si criticano i media statali di non presentare in modo “accurato” gli eventi di questi giorni.
Secondo radio, televisione e giornali di stato, l’arcidiocesi non può pretendere la proprietà dell’edificio perchè “il 24 novembre 1961, il p. Nguy?n Tùng C??ng, allora amministratore della diocesi,… ha donato la proprietà al governo”.
L’arcivescovado risponde che l’autorità competente per tale transazione è solo “il vescovo diocesano, col consenso del consiglio finanziario e il collegio dei consultori”. Il comunicato precisa che “di sicuro egli [il p. Nguy?n Tùng C??ng] non ha mai fatto alcuna donazione”. Esso ricorda pure che la Costituzione vietnamita difende la libertà religiosa e i luoghi di preghiera; inoltre, l’ordinanza 21/2004/PL-UBTVQH11 del 18 giugno 2004 specifica che le proprietà legali delle organizzazioni religiose sono protette dalla legge e che ogni violazione di tale diritto è proibito.
I media statali accusano i cattolici di Hanoi di distruggere proprietà dello stato, occupare suolo statale, radunarsi e pregare illegalmente su suolo pubblico, disturbare l’ordine publico erigendo una croce nel giardino della nunziatura, diffondere notizie distorte su internet.
Il comunicato della diocesi precisa che la proprietà in questione non è dello stato. “Il governo non ha alcuna prova che la Chiesa del Vietnam glielo ha donato, né vi è un decreto di confisca. Essa è perciò ancora proprietà della diocesi”. Da questo punto di vista, i raduni e le preghiere su una proprietà della Chiesa sono perfettamente legali e non possono essere interpretati come “raduni illegali su aree pubbliche”. Anche la statua della Vergine e la croce “erano lì in origine. I fedeli li hanno solo riportati dove erano prima”.
Sulle accuse di diffondere notizie distorte su internet, la diocesi sottolinea che tali articoli “sono stati messi da molte persone e l’arcidiocesi di Hanoi non ne è responsabile”. Ma, continua, “la maggior parte di essi sono accurati ed è diritto dei cittadini, protetto dalla Costituzione” il diffonderli. Al contrario, conclude il comunicato dell’arcidiocesi, “sono la radio e la televisione di Hanoi, il giornale ‘La Nuova Hanoi’ e il ‘Capital security’ ad aver in modo intenzionale distorto la In una dichiarazione del 14 gennaio scorso, il Comitato del popolo di Hanoi ha accusato l’arcivescovo della capitale di “usare la libertà di religione per provocare proteste contro il governo” e così “danneggiare le relazioni fra il Vietnam e il Vaticano”.
di J.B. An Dang
AsiaNews 28/01/2008
@ Accattoli.
Giuste entrambe le ipotesi.
@ Iginio
Pazienza … Ma l’identità dei cattolici in politica si gioca spt sui temi cui accennavo. Slowhand ci ha dato una mano.
Il discorso sulle condizioni per l’integrazione degli stranieri in Italia mi sembra molto interessante, e forse c’è qualche appiglio per un minimo di condivisione. Peraltro, sono convinto che sul terreno dell’immigrazione e l’integrazione stia la sfida centrale dei prossimi anni, su cui tutti dovranno confrontarsi.
Non c’è dubbio che per essere accolti in un paese si debba condividerne certi valori di fondo e il modo di vita, e si debba essere disposti a fare la propria parte per la collettività. In primo luogo rispettarne le leggi, scritte e direi anche non scritte.
Su questo ovviamente deve esserci severità.
Tuttavia, il sentirsi parte richiede anche che chi arriva percepisca che la legge è uguale per tutti; richiede che le leggi che vogliamo rispettate dagli stranieri siano rispettate in primo luogo da noi italiani; richiede che siamo noi i primi ad amare e sostenere le istituzioni del nostro paese, che facciamo la nostra parte per la collettività (magari non necessariamente dare la vita, fortunatamente di questi tempi non è richiesto…. mi accontenterei che i patrioti nostrani pagassero le tasse!). Purtroppo qui si registra la peggiore carenza del carattere italico, che non brilla certo per senso civico. E -duole tornare sempre su questo punto- non giovano certo gli esempi di certi politici (non di una sola parte). Questo mi fa essere poco ottimista sul futuro del nostro paese.
Quanto alle esperienze estere: non me la sento di dire, come Iginio, che gli USA sono un paese squallido e insignificante. Conosco molto di più (per averci vissuto per un certo periodo) e ammiro enormemente il Canada, che ha saputo coniugare in modo veramente ammirevole senso civico e multiculturalimo. L’esempio del Canada mi fa pensare che a volte non avere un’identità forte è proprio ciò che aiuta l’integrazione e la convivenza. Ma è un aspetto su cui confesso di non essermi ancora fatto un’idea precisa.
Iginio, non faccio dello spirito.
In quello che dico sono sincero e spero che tu lo capisca.
Io sono seriamente preoccupato per la visione nerissima che traspare da quella frase.
Se me la passi, e non ti offendi, io sono preoccupato per te.
Ho appena finito di spiegare a mio figlio che l’ottimismo è una virtù cristiana.
Non per ottusità, ma perchè io so che dappertutto posso vedere .. il bene, e se vuoi, Cristo. Io spero davvero che tutti possano vederlo.
Stai attento però a pensare che chi viene da fuori si approfitti, o a pensare che in un paese si vada per accettarlo e apprezzarlo per quello che è, così com’è.
Io credo che chiunque debba contribuire a costruire il paese in cui vive, contribuendo e confrontandosi, in quanto credo che ognuno porta qualcosa che è degno di essere apprezzato e condiviso.
E possa apprezzare e condividere quello che altri portano.
Ma quel che è più incredibile è che tutto questo lo facciamo anche se non vogliamo, solo vivendo gli uni accanto agli altri.
PS: sì, hai idovinato, stasera ho finito il lambrusco che avevo aperto Lunedì con i miei per festeggiare il compleanno.
MaxD: in onore di Iginio, io penso che avere un’idea forte dell’identità e del collante del paese è quello che distingue gli USA dalla GB.
Sono rimasto impressionato di come un Obama possa fare leva sull’idea quasi messianica del destino e del carattere degli USA per mobilitare energie positive.
Mentre in GB non c’è una direzione, un criterio o una missione. E lo stesso rischio corrono i paesi dell’Europa continentale.
Mi ha fatto impressione vedere un servizio mi pare sulla CNN in cui una donna soldato USA in Iraq si diceva mussulmana ma diceva che lei era lì per una jihad, perchè amava il suo paese.
Ma nella parrocchia dove stavano Antonio e Patrizia (che io visitavo regolarmente, anche oltre la loro sopportazione) il canto finale poteva essere “America the beautiful”, ma anche “The battle hymn of the republic”. Cioè il canto della guerra di secessione. Cioè quello che inizia con “Mine eyes have seen the Glory of the coming of the Lord…” e che finisce con (tradotto) se Cristo è morto per liberarci, allora anche noi moriamo per liberare gli altri.
Alessandro, questo messianismo degli USA, che spesso è uso della religione come collante civile, a me spaventa. Ci vedo qualcosa di molto simile ad un certo fondamentalismo islamico (per fortuna ancorato nel caso degli USA ad un profondo senso della democrazia e della libertà individuale).
Per questo citavo il Canada, che non deve prendere lezioni dagli USA quanto a capacità di integrare culture diverse, e riesce a coniugare questo con un fortissimo senso del legame civile e del rispetto reciproco. Vedi il diversissimo indice di criminalità e di devianza nei due paesi. La cosa interessante è che l’identità del Canada è quella di non avere un’identità, di essere una società mosaico di cui puoi sentirti parte in un tempo molto breve. Certo, un ruolo molto rilevante lo gioca anche la presenza in Canada di un Welfare State sviluppato.
Il problema della GB secondo me è la struttura sociale troppo rigida e classista, per cui anche dopo tre generazioni sei sempre un pakistano. Ma stiamo parlando di un paese dove, se sei inglese madrelingua, il tuo albero genealogico viene dedotto dall’accento che hai.
“messianismo degli USA, che spesso è uso della religione come collante civile”
Quando eravamo in USA io e Martina eravamo arrivati alla conclusione che c’era una super-religione civile, ovvero credere nel paese-USA. E ci divertivamo a notare le bandiere a lato degli altari (col ridicolo di quella del Vaticano dall’altro lato – pensa cosa direbbero qui!).
Ma quando ti guardi attorno in quel paese ti rendi conto che non è un abuso artificioso, è un richiamo a un dato condiviso. Mi sono letto tutto il leggibile di Obama, e ne sono uscito ancora più convinto.
Io penso che il tutto abbia radici profonde.
Quel passo della dichiarazione di indipendenza, quello in cui si dice che gli uomini sono “created equal” e che Dio li ha dotati di diritti inalienabili, soprattutto confrontato con la dichiarazione francese dei diritti dell’uomo, ha un respiro che dà un valore… sacro all’umanità, che si riflette poi sull’istituzione.
Pensa che il Rockefeler Center di New York è pieno di riferimenti biblici sulle pareti.
Non metto in dubbio che il continuo richiamo a Dio sia il riflesso di un’autentica convinzione. Però secondo te questo non ha niente a che vedere con la convinzione di essere investiti di una missione civilizzatrice nei confronti del mondo? Come diceva Gaber: “Gli Americani hanno le idee chiare sui buoni e sui cattivi. Chiarissime. Non per teoria, per esperienza… i buoni sono loro!”
Certo, un aspetto che colpisce è che il sentirsi americani è indipendente dalla specifica religione, anche se sospetto che un bianco protestante tende a sentirsi un po’ più americano degli altri.
Tornando al rapporto identità/integrazione: forse possiamo essere d’accordo che ciò che è importante è che l’identità del paese che accoglie, forte o debole che sia, sia aperta all’immigrato, cioè che l’immigrato possa sentirla propria per il fatto di accettare un insieme di valori che possono conciliarsi anche con la propria radice culturale o religiosa, e soprattutto possa farla propria senza dover aspettare tre generazioni. Dunque in questo senso funzionano sia il “teismo” degli USA che il multiculturalismo spinto del Canada. Nell’Europa delle identità fortemente radicate nella tradizione mi pare tutto un po’ più complicato.
Ti do assolutamente ragione: pensare di essere investiti di una missione è meraviglioso ma anche pericoloso.
Lo è stato anche per l’europa dell’800 con le sue certezze culturali, tecniche ed anche etnocentriche (in fondo le radici del razzismo nazista stanno anche in pensatori britannici ‘800eschi).
“identità/integrazione”: ripensandoci il collante vero è la prospettiva. Il modello USA – ma anche Canada – funziona finchè è in grado di dare una prospettiva verso un futuro migliore, altrimenti i collanti non reggono. E se pensiamo anche alle situazioni francese e inglese attuali, i modelli di integrazione non bastano (vedi le ideologie post-imperiali o di civiltà) se non ci sono anche concrete possibilità di miglioramento economico e di integrazione sociale.
In fondo è anche quello che sperimentiamo sulla nostra pelle: quando si dice che l’Italia di oggi non ha nulla da spartire con quella del dopoguerra o degli anni ’60 è anche perchè non ci sono più prospettive verso una mobilità sociale, un miglioramento economico, e invece la prospettiva è oltremodo grigia. E la reazione è spesso un disgregato “si salvi chi può”.
Ieri è venuto il cardinale a visitare il nostro decanato, accompagnato dal vicario per la città (sarò volutamente vago sulla mia identità geografica…).
Voglio riportare una frase felicemente profetica del vicario, riferita all’impegno in genere, alle scelte di vita, alle testimonianze dei giovani. Parlando proprio di questi – giovani metropolitani – ha detto: ” quando confesso mi capita di incontrare ragazze e ragazzi stupendi, intelligenti, affidabili, maturi… che non fanno parte di nessun movimento, che non ne hanno mai fatto parte, che non hanno il bisogno di etichette o particolari riconoscimenti: ce ne sono, ce ne sono e sono sempre incontri che lasciano il segno. Altre volte mi interrogo su quelli che stanno sempre attaccati al campanile o a quel movimento o all’altro: li seminiamo, li coltiviamo, ci zappiamo intorno, li aiutiamo a crescere, li concimiamo: eppure vien fuori nulla, nulla, nulla”. Scusate ma l’ho trovata una affermazione così vera, che ho pensato di condividerla con voi.
… ignigo, mi riallaccio per dire una cosa che mi sta capitando in questi giorni: siccome sta arrivando la terza figlia (a “soli” 35 anni dicono i più….) , diverse persone anche in ospedale ci chiedono: “Ma siete Neocatecumenali?”. Noi dobbiamo sorridere, spiegare e rispondere di no: “non c’è bisogno di essere Neocatecumenali…”, diciamo. O forse si?
firmato: un cattolico diocesano cresciuto in parrocchia (no movimenti, no associazioni)
… E SE NON SONO RAGIONI DI SPERANZA QUESTE QUI….
Dio opera senza bisogno di ricettari pastorali….
😉
Per Massimo D:
gli attributi che davo agli USA erano evidentemente ironici, e alludevano ai nostri eroici concittadini che ne parlano male senza conoscerli e per giunta scimmiottandoli, dai jeans al rap alle primarie.
Mi permetta di dissentire dalla sua ammirazione del multiculturalismo canadese. Si parla gia’ da tempo di introdurre la sciaria in alcuni Stati canadesi. Il multiculturalismo non e’ una soluzione ed e’ all’origine dei guai dell”inghilterra (altro che struttura sociale rigida: ma che, crediamo ancora che comandino i Lords? 🙂 )
Inoltre le identita’ forti possono benissimo convivere, come accadeva per secoli in territori facenti parte di imperi plurinazionali. Occorre pero’ che vi siano, almeno implicitamente, valori (uso ancora questo termine che non amo) condivisi e una lealta’ di fondo verso le istituzioni. Gli atomi disgregati con convivono, semplicemente si scontrano.
Mi dispiace moltissimo che nessuno abbia letto le due testimonianze che ho riportato. Erano lunghe, ma ne valeva la pena.
Leggere di fretta non arricchisce il blog e porta solo a fraintendimenti, come si e’ visto.
… non è vero, io li ho letti…
Mi spiace, non avevo colto che il riferimento agli USA fosse ironico. E’ un paese che per molti versi (non per tutti…) ammiro, e dunque reagisco sempre quando lo sento insultare.
Questa della sharia in Canada mi suona veramente molto strana. L’argomento mi interessa, quindi le sarei veramente grato se avesse qualche riferimento più preciso. Nel periodo che ho trascorso in Canada, presso la facoltà di legge di Toronto, ho avuto modo di parlare con diversi docenti musulmani che si occupavano di come la sharia potesse essere resa compatibile con le istituzioni di una società liberale. Se allude a questo, non mi sembra una cosa negativa.
Mi permetto di dissentire sull’Inghilterra: la presenza di una struttura sociale è a mio avviso abbastanza evidente. Anche senza citare statistiche, quanti sono i figli di immigrati che ricoprono posizioni di potere e prestigio? Quanta parte della classe dirigente non ha studiato in college esclusivi o a Oxford/Cambridge?
Sono ovviamente d’accordo sui “valori” condivisi.
Ma scusi, e non le viene il dubbio che siano gli immigrati stessi a non volersi/potersi integrare, dato il retaggio che hanno? E poi, scusi, in Francia non succede forse praticamente lo stesso? E possibile che tutto questo non faccia riflettere nessuno qui da noi? Siamo sempre a ripetere la favola del Complotto Razzista Nazistoide?
In Ontario volevano introdurre la sciaria per i musulmani. Esempio perfetto di multiculturalismo. Esempio altrettanto perfetto di perdita dell’identita’ che, per brevita’ anche se malvolentieri, chiamero’ occidentale. Non e’ possibile tenere insieme societa’ fondate su valori contrastanti.
È anzi mia opinione che il male non possa mai essere radicale, ma solo estremo; e che non possegga né una profondità, né una dimensione demoniaca. Può ricoprire il mondo intero e devastarlo, precisamente perché si diffonde come un fungo sulla sua superficie. È una sfida al pensiero, come ho scritto, perché il pensiero vuole andare in fondo, tenta di andare alle radici delle cose, e nel momento che s’interessa al male viene frustrato, perché non c’è nulla. Questa è la banalità. Solo il Bene ha profondità, e può essere radicale.
Il totalitarismo é un fenomeno ” essenzialmente diverso da altre forme conosciute di oppressione politica come il dispotismo, la tirannide e la dittatura. Dovunque é giunto al potere, esso ha creato istituzioni assolutamente nuove e distrutto tutte le tradizioni sociali, giuridiche e politiche del paese. A prescindere dalla specifica matrice nazionale e dalla particolare fonte ideologica, ha trasformato le classi in masse, sostituito il sistema dei partiti non con la dittatura del partito unico ma con un movimento di massa, trasferito il centro del potere dall’esercito alla polizia e perseguito una politica estera apertamente diretta al dominio del mondo ”.
In un regime totalitario l’ideologia ” é la logica di un’idea. La sua materia é la storia a cui l’ idea é applicata, il risultato di tale applicazione non é un complesso di affermazioni su qualcosa che é, bensì lo svolgimento di un processo che muta di continuo. L’ideologia tratta il corso degli avvenimenti come se seguisse la stessa legge dell’esposizione logica della sua idea. Essa pretende di conoscere i misteri dell’intero processo storico – i segreti del passato, l’intrico del presente, le incertezze del futuro – in virtù della logica inerente alla sua idea ”
”Estraniazione, che é il terreno comune del terrore, l’essenza del regime totalitario e, per l’ideologia, la preparazione degli esecutori e delle vittime, é strettamente connessa allo sradicamento e alla superfluità che dopo essere stati la maledizione delle masse moderne fin dall’inizio della rivoluzione industriale, si sono aggravati col sorgere dell’imperialismo alla fine del secolo scorso e con lo sfascio delle istituzioni politiche e delle tradizioni sociali nella nostra epoca. Essere sradicati significa non avere un posto riconosciuto e garantito dagli altri; essere superflui significa non appartenere al mondo ” . E ancora: ” quel che prepara così bene gli uomini moderni al dominio totalitario é estraniazione che da esperienza al limite, usualmente subita in certe condizioni sociali marginali come la vecchiaia, é diventata un’esperienza quotidiana delle masse crescenti nel nostro secolo. L’inesorabile processo in cui il totalitarismo inserisce le masse da esso organizzate appare come un’evasione suicida da questa realtà ”
”Il suddito ideale del regime totalitario non è il nazista convinto o il comunista convinto, ma l’individuo per il quale la distinzione fra vero e falso non esiste più”.
Hannah Arendt
“quanti sono i figli di immigrati che ricoprono posizioni di potere e prestigio? Quanta parte della classe dirigente non ha studiato in college esclusivi o a Oxford/Cambridge?”
Non capisco bene quello che intendi: a giudicare dalla pelle degli speaker dei canali BBC, di immigrati in posizioni di prestigio ce ne sono diversi in GB.
Ci sono anche alcuni Lord musulmani.
Capisco meglio la seconda parte della frase, anche considerando quanta parte delle classi dirigenti dell’ex-impero si forma in quelle scuole.
‘’Il suddito ideale del regime totalitario non è il nazista convinto o il comunista convinto, ma l’individuo per il quale la distinzione fra vero e falso non esiste più’’.
Hannah Arendt
GRAZIE IGINIO PER LA CITAZIONE !!! MOLTO BELLA.
In fondo allora si tratta di una sfida di laicità.
x Iginio: ho qualche difficoltà a seguire il filo del suo discorso. Non la prenda male, ma da quel poco che ho visto da che seguo questo blog e i suoi interventi, ho spesso come l’impressione che lei attribuisca ai suoi interlocutori posizioni proprie della categoria in cui evidentemente li colloca (la sinistra, i sessantottini, i terzomondisti…).
Per questo motivo ho frainteso la sua ironia sugli USA (non capivo e continuo a non capire a chi era diretta) e ora non mi è chiaro cosa intenda parlando di cose come il “complotto razzista nazistoide” (chi ha parlato di complotto?).
In ogni caso, stavo cercando di sviluppare la tesi per cui può esserci integrazione efficace anche in presenza di un’identità debole, purché accompagnata da una forte affermazione di regole di convivenza e tolleranza, e citavo il caso del Canada. A me il Canada è parso un esempio riuscito di integrazione, favorito certo da molti fattori. Ripeto che mi interesserebbe un riferimento più preciso su questa cosa dell’introduzione della sharia in Ontario, visto che non mi risulta proprio che sia così e un poco mi sono interessato di questo tema.
Credo interessante che il multiculturalismo, ammesso che sia stato realizzato in modo analogo, abbia dato risultati così diversi nel Regno Unito, e provavo ad identificare una causa di questo. La Francia mi pare un caso ancora diverso, che sotto questo profilo non conosco abbastanza bene.
Ho poi la sensazione che quando parliamo di “valori” (neanche a me piace il termine) dell’occidente, intendiamo probabilmente cose un poco diverse, ma siccome su questo è restato sul vago non voglio attribuirle opinioni che magari non ha. Constato peraltro che il conflitto tra valori è una circostanza più comune di quanto non si creda, anche in società culturalmente omogenee.
resta il fatto che Iginio non ha risposto alle mie osservazioni su radio Maria.
Visto l’interesse per l’intervista a Mons. Catti, segnalo il seguito ideale in questa intervista a Mons Bettazzi, apparsa oggi sulle pagine di Bologna di Repubblica. Mi raccomando non lasciatevi fuorviare dal titolo.
http://bologna.repubblica.it/dettaglio/Cosi-questa-citta-rinuncio-alle-speranze-del-Concilio/1419667
Mi pare un bel racconto fuori dalle icone di parte.
Caro Iginio, sono arrivato in ritardo su questo BLOG perchè con Luigi abbiamo organizzato un bellissimo incontro sulla mitezza, cercherò di andar piano aino a dicutere con te perchè a volte mi sembri un po’ sopra le righe.
Il tutto è partito da un aggettivo riferito a Padre Livio, esiziale che dal vocabolario significa che provoca un danno irreparabile, rovinoso, sostanzialmente Padre Livio è un cattolico dannoso a chi lo ascolta se interpreto bene il vocabolario.
L’aggettivo è forte ma si può ribattere anche in maniera più garbata o no?
Senza offendere, se sbaglia il mio primo interlocutore o se io penso che sbaglia, per non rompere subito il dialogo forse è meglio cercare un rapporto meno conflittuale..
Comunque i tuoi inteventi che ho apparezzato molto sono i due articoli soprattutto quello del prete missionario, bellissimo.
Nei tuoi ragionamenti trovo affermazioni comuni ad un mio collega di CL, la cosa non è che influenzi il mio parere o le mie posizioni ma ho trovato diversi collegamenti.
In sostanza la verità non ci appartiene mai completamente come diceva bene Panikkar qualche post orsono, dialoghiamo riconoscendo che anche nell’altro c’è qualcosa di buono e verrà fuori il meglio di ognuno.
Il vero straniero? Dentro di noi
Corriere della Sera, 23 gennaio 2008
Quando parliamo di accoglienza dello straniero non dovremmo dimenticare che il termine ospite indica sia chi accoglie che chi viene accolto: siamo gli uni stranieri rispetto agli altri e ogni cultura appare «barbara» — cioè incapace di esprimersi in un linguaggio comprensibile — rispetto all’altra. È quindi solo da un progressivo scambio tra l’ospite che accoglie e l’ospite accolto che nasce la possibilità di edificare e di abitare una «casa comune » che entrambi possano sentire «nostra».
Quando oggi si parla, a ragione, di ritorno alla barbarie, non è per mettere in guardia da inesistenti orde che premerebbero fameliche ai nostri confini, bensì per stigmatizzare la rottura del dialogo, il rifiuto dell’altro, la rinuncia a costruire insieme uno spazio abitabile per tutti. Di fronte all’enigma dello straniero occorre cogliere e rispettare la differenza dell’altro: colore della pelle e tratti somatici, lingua e cultura, religione, etica e costume fanno dello straniero l’altro radicalmente altro da me. Lì la domanda «chi è l’altro?» si sdoppia nell’interrogativo «chi sono io?» e conduce alla consapevolezza che la paura istintiva suscitata in noi dallo straniero è lo specchio di
una «stranierità» che ci abita. Si tratterà allora di ascoltare l’altro per coglierlo come è e si narra, e non come io credo che sia: non si tratta solo di acquisire «informazioni» sullo straniero, ma di aprirsi al variegato «racconto» che questi fa di sé e della propria storia. Atteggiamento faticoso, certo, ma tale da far sì che l’altro non abiti più tra di noi ma in noi. Solo dall’ascolto senza pregiudizi nasce lo sguardo sgombro da diffidenza e capace di simpatia verso lo straniero e verso quanto lo straniero reca con sé: uno sguardo che non si nutre di cinismo, di indifferenza o di egocentrismo, ma che è capace di aprire un cammino verso un mutamento di mentalità dal quale deriveranno svolte salutari che chi è saldo nella propria identità non deve temere.
Enzo Bianchi
No, le categorie forzate non le ho introdotte io: tutto e’ cominciato quando qualcuno ha cominciato a cianciare di un’entita’ mitica, un Orco Cattivo chiamato “centrodestra” i cui adepti trogloditi sarebbero indegnamente presenti in questo blog.
Tra l’altro, ora che ci penso, il prof. Marco Tangheroni, docente all’Universita’ di Pisa, che e’ stato in dialisi per anni e anni ed e’ prematuramente defunto dopo una lunga sofferenza, era un cattolico tradizionalista, si era candidato a sindaco per AN, ha la moglie deputato di Forza Italia e insieme – lui sofferente, ripeto – avevano adottato tre ragazze del Ruanda, che vivono in Italia con la nuova famiglia. Una volta la moglie era andata a parlare con Adriano Sofri, il quale, con la spocchia che gli e’ solita (e non solo a lui…), senza sapere la sua storia le aveva detto: figuriamoci se qualcuno di destra adotterebbe un bambino negro. La signora gli rispose: noi ne abbiamo tre. E almeno quella volta Sofri dovette stare zitto.
Per l’Ontario, intanto si puo’ leggere:
http://www.thepolitic.com/archives/2005/09/11/ontario-sharia-tribunals-will-not-be/
oppure qui:
http://www.cbc.ca/canada/story/2005/09/09/sharia-protests-20050909.html
ma ci sono molti altri commenti.
Ecco, allora ricominciamo con le categorie: adesso io sarei affine a CL.
Ma non viene in mente a nessuno che l’uso della ragione e’ prerogativa di chiunque? E meno male che siete contro le appartenenze imposte… Bella coerenza 🙂
La verita’ non e’ quella di cui parla Panikkar, ed Enzo Bianchi contribuisce a dissolvere la Chiesa dal di dentro. Non sono l’unico a pensarla cosi’, e magari “un po’ di verita’” potrei averla anch’io, no? 🙂
Vedo che e’ saltato un mio commento per MassimoD.
Dicevo che la moda delle categorie non l’ho introdotta io, ma chi si stracciava le vesti per la presenza di presunti adepti di un’entita’ mitica, sorta di Orco Cattivo, chiamato “centrodestra”.
Dicevo poi che il prof. Marco Tangheroni, docente all’Universita’ di Pisa, per molti anni in dialisi a causa di una grave malattia che lo ha prematuramente stroncato, cattolico tradizionalista indefesso, candidato a sindaco per AN, con moglie deputato di Forza Italia, aveva adottato tre bambine del Ruanda, cresciute nella nuova famiglia italiana. La moglie una volta ando’ a parlare con Adriano Sofri, il quale, ignaro della sua storia, con la supponenza che gli e’ propria le disse a un certo punto: figuriamoci se uno di destra adotterebbe un negro. Lei gli rispose: noi ne abbiamo tre in casa. Al che Sofri una volta tanto dovette stare zitto.
Infine, per quanto riguarda la sciaria in Ontario, alcuni commenti in:
http://www.cbc.ca/canada/story/2005/09/09/sharia-protests-20050909.html
e
http://www.thepolitic.com/archives/2005/09/11/ontario-sharia-tribunals-will-not-be/ –
Amici non c’è verso, rassegnamoci.
A cosa, Leopoldo?…
iginio
continua a non rispondere alle mie osservazioni su radio Maria e il suo fontatore
Iginio guarda che io ho amici di CL e della Lega, vivendo in provincia di Bergamo è assolutamente enormale, ho anche dei parenti iscritti alla Lega, quindi la cosa non mi crea nessun problema.
Che a te non piaccia Enzo Bianchi e Panikkar l’avevo capito da un pezzo e posso comprenderlo, come a me non piace Padre Livio, ci sta assolutamnte, ma proprio perchè probabilmente anche tu avrai come me un pezzo di verità, anche chi non la pensa come te altrettanto.
Su questo potremmo iniziare a trovarci, per adessonon mi rassegno, Leopoldo, spero di riuscire ad avere un rapporto con iginionon conflittuale, poi se ci sarà qualche conflitto, fa parte della vita.
Iginio potremmo metterci d’accordo sul cardinal Martini?
per Ignigo 74.
Dato che mi reco a Ispara da 4 anni alla Casa Don Guanella per i corsi di iconografia, ogni tanto si parlava di Padre Livio e di Radio Maria, io ad esempio non sapevo che all’inizio radio Maria è stata fondata da un altro prete che è stato poi esautorato, (così mi è stato riferito), da Padre Livio.
Qualcuno conosce la storia?
E’ successo veramente così?
Poi a Padre Livio bisognerebbe spiegare che c’è stato un Concilio Vaticano II.
Un discepolo una volta si lamentava con il maestro: “Ci racconti delle storie, ma non ci sveli mai il loro significato”.
Il maestro disse: “Che ne diresti se qualcuno ti offrisse un frutto e lo masticasse prima di dartelo?”.
Nessuno può sostituirsi a te per trovare il tuo significato. Neppure il maestro.
Aggiungerei neppure Padre Livio….
Iginio, non penso che un articolo come il seguente dissolve la Chiesa:
Siamo tutti ospiti
“L’ospite è come un fratello per l’uomo che abbia anche solo un poco di senno”, ricorda l’Odissea, e Platone nelle sue Leggi ammonisce: “Ogni mancanza verso l’ospite straniero, in confronto con quella che lede i diritti di un concittadino, è gravissima… Lo straniero infatti, isolato com’è dai suoi compagni e dai suoi parenti, è per gli uomini e per gli dèi oggetto di un più grande amore”. Ma oggi praticare l’ospitalità nei modi in uso nel mondo antico o presso le popolazioni seminomadiche del Medioriente, appare sempre più difficile: un’antica consuetudine, presente in tutte le culture come dovere sacro, si sta smarrendo soprattutto in quella che chiamiamo la civiltà “occidentale”. Le cause di tale fenomeno sono certamente molteplici. In primo luogo, il declino della prassi dell’ospitalità è provocato dal carattere consumistico di questa società. Il mercato oggi si è impadronito anche dell’ospitalità strappandola alla gratuità e facendone un affare commerciale, un business: le strutture ricettive e le diverse categorie di alberghi e hotel di fatto sono accessibili solo a chi ha possibilità economiche. Se non si possiede una carta di credito, non si può prenotare una stanza di albergo. A pochi passi dagli alberghi più o meno costosi, sulle panchine dei parchi e sui marciapiedi delle strade si trovano le sempre più folte schiere dei “senza casa”, che si riparano con un giornale o un cartone.
Bisogna inoltre mettere in conto la mutata tipologia della presenza degli stranieri nelle nostre società. Una presenza non più sporadica o stagionale ma consistente, stabile e – a differenza dei flussi migratori conosciuti a partire dal XIX secolo – “plurale”: gli stranieri giungono tra di noi da paesi, culture e mondi religiosi distanti da noi e tra di loro. Di conseguenza, molti degli “autoctoni” si sentono minacciati nella loro identità culturale e religiosa, oltre che in termini di occupazione e di sicurezza, così che gli stranieri finiscono per incutere paura. La paura di chi è diverso e il ripudio di forme culturali, morali, religiose e sociali lontane da noi finiscono per spingerci sempre più velocemente verso la sfera del “privato”, l’isolamento, la chiusura all’altro, magari mascherati da custodia della propria identità.
Va anche riconosciuto che, poco per volta, questo atteggiamento di diffidenza e di difesa tende a inquinare tutti i nostri rapporti, al punto che finiamo per non praticare più l’ospitalità neppure nei confronti di chi possiamo definire, letteralmente, il “prossimo”, cioè chi è “più vicino”, chi vive accanto a noi condividendo la stessa lingua e la stessa cultura. Così le nostre case assomigliano sempre più a fortezze protette da serrature, porte, cancelli, sistemi di allarme, telecamere, recinti e muri: siamo diventati progressivamente succubi di una mentalità che si restringe e si chiude a ciò che appare come “altro”, sconosciuto, nuovo, diverso. Finiamo allora per pensare l’ospitalità soltanto come indirizzata a coloro che invitiamo: ma l’invitato non è un ospite, né le attenzioni usate verso di lui sono ospitalità…
L’altro, il vero altro, infatti, non è colui che scegliamo di invitare in casa nostra – forse anche con il retropensiero di essere poi a nostra volta invitati – bensì colui che emerge, non scelto, davanti a noi: è colui che giunge a noi portato semplicemente dall’accadere degli eventi e dalla trama intessuta dal nostro vivere, perché “l’ospitalità è crocevia di cammini”. L’altro è colui che sta davanti a noi come una presenza che chiede di essere accolta nella sua irriducibile diversità; poco importa se appartiene a un’altra etnia, a un’altra fede, a un’altra cultura: è un essere umano, e questo deve bastare affinché noi lo accogliamo. In altre parole, perché dare ospitalità? Perché si è uomini, per divenire uomini, per umanizzare la propria umanità. O si entra nella consapevolezza che ciascuno di noi, in quanto venuto al mondo, è lui stesso ospite dell’umano, o l’ospitalità rischierà di restare tra i doveri da adempiere: sarà magari tra i gesti significativi a livello etico, ma si situerà su un piano fondamentalmente estrinseco e non diverrà un rispondere alla vocazione profonda dell’uomo, un realizzare la propria umanità accogliendo l’umanità dell’altro.
Il considerarsi ospiti dell’umano che è in noi, ospiti e non padroni, può invece aiutarci ad avere cura dell’umano che è in noi e negli altri, a uscire dalla perversa indifferenza e dal rifiuto della compassione che, sola, può condurci a comprometterci con l’altro nel suo bisogno. Il povero, il senza tetto, il girovago, lo straniero, il barbone, colui la cui umanità è umiliata dal peso delle privazioni, dei rifiuti e dell’abbandono, del disinteresse e dell’estraneità, incomincia ad essere accolto quando io incomincio a sentire come mia la sua umiliazione e la sua vergogna, quando comprendo che la mortificazione della sua umanità è la mia stessa mortificazione. Allora, senza inutili e vigliacchi sensi di colpa e senza ipocriti buoni sentimenti, può iniziare la relazione di ospitalità che mi porta a fare tutto ciò che è nelle mie possibilità per l’altro. Ma dev’essere chiaro che l’ospitalità umanizza innanzitutto colui che la esercita: “Non ha ancora incominciato ad essere un vero uomo chi non ha vissuto la pietà per l’umanità ferita e svilita nell’altro” (Pierangelo Sequeri).
Scriveva Jean Daniélou: “La civiltà ha fatto un passo decisivo, forse il passo decisivo, il giorno in cui lo straniero, da nemico (hostis) è divenuto ospite (hospes) … Il giorno in cui nello straniero si riconoscerà un ospite, allora qualcosa sarà mutato nel mondo”. In effetti, il modo di concepire e vivere l’ospitalità è rivelativo del grado di civiltà di un popolo. Ospitare è uscire dalla logica dell’inimicizia, è fare del potenziale nemico un ospite. Dovremmo imparare a pensare il grado di civiltà in riferimento al livello dell’umanità e del rispetto dell’umanità dell’uomo, non in termini di tecnologia e di sviluppo. Nel praticare l’ospitalità si fa dunque più che mai opera di umanizzazione, come aveva compreso con molta intelligenza già Benedetto, il quale nella sua Regola chiede che il monaco mostri all’ospite “ogni umanità”, mostri dunque ciò che è proprio degli umani.
Ma come praticare l’ospitalità? Proprio l’esperienza della vita monastica che tanto insiste sull’ospitalità, fino a farne la sua diakonia più nobile e sempre all’opera, ci offre una deontologia dell’ospitalità e ci ricorda che ospitare significa creare uno spazio per l’altro, dare tempo all’altro.
Enzo Bianchi
Per me Iginio anche io e te siamo ospiti e e mi piacerebbe incontrarti sulle strade dellavita, per adesso contentiamoci di questo incontro virtuale.
LA LEZIONE DELLA FARFALLA
(di Anonimo)
Un giorno un uomo trovò un bozzolo, dal quale s’intravedeva un piccolo foro. Si sedette ed osservò per diverse ore la farfalla mentre lottava per spingere il suo corpo attraverso quel piccolo buco.
Ad un tratto sembrava che avesse smesso di fare progressi. Sembrava che la farfalla avesse fatto tutto ciò che poteva e che non avesse la possibilità di proseguire. Così l’uomo decise di aiutarla prendendo un paio di forbici e tagliando la parte rimasta del bozzolo.
La farfalla uscì facilmente, ma aveva un corpo piccolo e gonfio e delle ali avvizzite. L’uomo continuava ad osservarla, perché credeva che, da un momento all’altro, le ali si fossero spiegate e sarebbero state in grado di sostenere il corpo, il quale, col tempo, si sarebbe contratto. Non accadde nulla!
Infatti, la farfalla passò il resto della sua vita trascinandosi per terra con un corpo gonfio e delle ali avvizzite. Non fu mai capace di volare.
Ciò che quell’uomo nella sua gentilezza e nella sua fretta non capiva, era che quel bozzolo ristretto e lo sforzo necessario alla farfalla per passare attraverso quel minuscolo buco, erano i modi con cui il suo Creatore trasmetteva il fluido dal corpo della farfalla alle sue ali, affinché essa potesse essere pronta per volare una volta raggiunta la sua libertà dal bozzolo.
Talvolta, gli sforzi sono esattamente ciò di cui abbiamo bisogno nella nostra vita. Se il nostro Creatore ci permettesse di condurre un’esistenza priva di ostacoli, ci limiterebbe. Noi non saremmo così forti come dovremmo, se le nostre capacità fossero testate senza ostacoli. Non potremmo mai volare, né crescere.
(traduzione dall’inglese di G. Carro © 2007)
Niente Alessandro, non ci badare.
A proposito di padre Livio, vorrei chiarire perché ho usato un aggettivo così forte.
Premetto che Livio Fanzaga e la sua Radio Maria svolgono per certi aspetti un’azione meritoria, soprattutto per quello che riguarda la preghiera e soprattutto la preghiera per e con gli ammalati, ricordo anche alcune trasmissioni notturne per i carcerati.
Sono anche convinto e non ho motivo di dubitare che il fondatore di Radio Maria sia una persona onesta e fortemente convinta delle sue scelte. Sono però altrettanto convinto che i suoi discorsi e i suoi libri non facciano bene né alla crescita della fede né all’immagine della Chiesa.
Voglio qui tralasciare la fervente propaganda alle apparizioni mariane che si ripeterebbero con cadenza mensile da svariati lustri, tanto poco credibili quanto frequenti. Ciò che penso sia veramente dannoso, esiziale appunto, è la visione fortemente pessimistica della nostra epoca, in cui l’umanità sarebbe sempre più preda inconsapevole del Diavolo ( don la D maiuscola), in uno con la confusione che il Nostro fa tra dialogo fra religioni (sempre difficile, considerato il carattere dogmatico delle stesse) e la possibilità di convivenza pacifica e di incontro fra le persone di fedi diverse (la “catechesi” sulla non discendenza comune (Abramo) fra le tra grandi religioni monoteiste, perché i musulmani avrebbero il loro avo in Ismaele e gli ebrei, quindi i cattolici, in Isacco, rimarrà una della pagine più brutte di Radio Maria).
Non mi piace, ancora, che un sacerdote si schieri, neppure tanto velatamente, con una parte politica ben precisa (il centro-destra) ma sarebbe lo stesso anche se fosse il centro-sinistra.
Non mi piace, infine, l’atteggiamento tranciante, “papiniano” direi, che Livio Fanzaga ha nei confronti di coloro che non la pensano come lui.
Tutto qui, non ho mai inteso insultare né Livio Fanzaga né nessun altro.
P.S. Non ho chiarito a suo tempo il significato che attribuivo all’aggettivo “esiziale” perché era solo un inciso.
Per Leone
sì, si tratta di don Mario, esautorato poichè il presbitero Livio – dire “padre” al religioso in situazione canonica IRREGOLARE è improprio, con questo non voglio dire che presbitero sia offensivo o riduttivo anzi, però “padre” dipende dallo stato di vita comunitario… – comunque, il presb. Livio desidera circondarsi solo di yes priest. Ora don Mario ha fondato – oh, la sconfinata fantasia dello spirito…bigotto – Radio Mater, la radio “che porta la chiesa in casa e la casa in chiesa” come dice lo spot-mantra udibile sulle sue frequenze. Non so se a radio Mater sia apparsa la Madonna, fenomeno invece consueto a radio Maria. Quando sento queste cose penso a Carmelo Bene e al suo formidabile “Sono apparso alla Madonna”.
A tutti i dissolvitori veri o presunti:
Io sono convinto che esista una Provvidenza e per quanto male possiamo fare – noi per primi – non ce la faremo mai a disfare quello che Lei fa.
Quindi io preferisco pensare che, la di là del dibattito (o meglio, nel dibattito) sia bene concentrarsi sul bene che traspare o traspira, e lasciare perdere il resto.
Per Iginio: i link sulla sharia in Ontario sono molto interessanti. Grazie molte.
Da quanto capisco, c’è stata una richiesta di estendere anche ai musulmani la pratica, già adottata in Ontario per cristiani ed ebrei, di ricorrere a forme di arbitrato organizzate su base religiosa per risolvere le dispute su casi di diritto familiare. A fronte delle proteste di chi considera che la sharia garantisca poco la posizione della donna, è stato alla fine deciso di abolire queste forme di arbitrato per tutte le religioni. L’alternativa sarebbe stata riconoscere un diverso status a diverse religioni, una scelta evidentemente giudicata incompatibile con la laicità dello stato. Le proteste sono state infatti avanzate in nome della separazione tra stato e chiese: “We will not tolerate the interference of religion in our justice system”.
In effetti ciò che mi colpisce di più non è l’ultimo passaggio della vicenda, ma il fatto che in precedenza si fosse accettata la delega (sebbene su base volontaria, questo va detto) delle soluzioni delle controversie familiari a tribunali religiosi, caso credo unico in occidente (con l’eccezione di Israele, che però è difficile definire uno stato laico).
Ciò che capisco meno è perché tutta questa vicenda sia giudicata come un fallimento del multiculturalismo.
Sempre per Iginio, che evidentemente ha una capacità particolare di porre questioni e sollecitare risposte: vorrei chiarire che, almeno per quanto mi riguarda, non ho mai pensato che uno “di destra” potesse mancare in generosità o essere meno capace di atti di solidarietà o carità (sono mica Sofri….). La differenza con una visione “di sinistra” è invece nel passaggio dalla dimensione individuale, cioè dalla solidarietà faccia a faccia, alla dimensione collettiva. Riguarda il tentativo di portare tale solidarietà al livello dei diritti e del patto di cittadinanza, modificando in direzione solidale le istituzioni. Forse alla fine è una differenza soprattutto quanto a ottimismo sui processi di azione collettiva basati sulla ragione e il dialogo.
A Ignigo74: provo a indovinare l’idetità geografica: se ci sono i decanati e se c’è un cardinale, sarà Milano…
A Iginio: non era saltato un suo commento, ma attendeva che io lo “moderassi” perchè conteneva più di un link – è un criterio di “dieta” adottato per mantenere limitati i rimandi che nei blog tendono a moltiplicarsi.
Decanati, vicario cittadino…. difficile che la diocesi ambrosiana si possa mimetizzare facilmente. La prossima volta, Ignigo74, potresti sollecitarci con qualche indizio più sottile, dandoci indicazioni tipo “dopo il kyrie eleison della benedizione finale”, oppure “all’offertorio, durante lo scambio della pace”, o anche “con l’inizio della quaresima, la prossima domenica”.
per MassimoD
ma dai il mio era un celare ironico…
comunque sarà quaresima per tutti, non solo per gli ambrosiani.
E’ l’avvento che dura due settimane di più… la quaresima ambrosiana paradossalmente dura tre giorni di meno non essendoci il mercoledì delle ceneri.
Comunque mi ha divertito la tua ironia, sinceramente.
Provo a dire una parola distensiva. Poniamo che padre Livio ed Enzo Bianchi siano due punte e noi stiamo nel mezzo: non potremmo cercare di starci bene? Perchè dobbiamo giudicare e risolvere? La stessa autorità della Chiesa lascia spazio ad ambedue e noi non potremo? Lasciare spazio vuol dire confidare nello Spirito: se qualcosa viene da lui, attraverso i due, avrà futuro, se invece viene dalla carne finirà da solo. Intanto noi ascoltiamo, critichiamo, lodiamo, prendiamo quello che ci serve da ognuno dei due o dal solo che ci sembra potabile. Che bisogno c’è di agitare panni rossi davanti al toro o davanti ai nostri occhi? Ho descritto quello che faccio io, non voglio insegnare nulla. Mi pare però un metodo che risparmia energia per ciò che più conta.
Grazie al padrone di casa.
In questa prospettiva, consiglio di leggere il teologo citato da Bianchi.
Sequeri è penna difficile, ma mantiene quel che promette e piacerà anche ai molti innamorati della Tradizione (come il sottoscritto).
Ancora su radio Maria e scusate per la lunghezza
Egr. dott. Accattoli,
convengo che dirigersi verso o aggirarsi intorno alla Verità con stile e pacatezza sia particolarmente adatto. Però. Non si può nemmeno fare finta di nulla quando qualcuno parla da un pulpito che raggiunge molti semplici e piccoli – la radio – e, letteralmente, li scandalizza ovvero mette pesi sulle loro spalle o, più filologicamente, bastoni tra le loro ruote. Quando qualcuno non libera ma imprigiona – scusi dott. Accattoli – ma credo che vada detto, con tutta la pacatezza che si vuole e in particolare con motivazioni aperte alla discussione e al confronto. Ora, lei ha parlato di due punte e di noi che stiamo nel mezzo. Io non sono d’accordo, io sto proprio con Bianchi e non con il presbitero Livio, che mi auguro venga presto ricondotto alla regolarità dell’esercizio del proprio ministero, ovvero che radio Maria venga smantellata e i milioni di euro che costa ogni anno destinati ad altro: tessitura di cotte con gigliuccio, pianete ricamate o restauro di organi barocchi… o quadri perché no… visto che se uno va sul sociale gli danno del comunista. Sono proprio necessari i network cosiddetti cattolici? Non sono vecchi, stantii, decrepiti nelle forme e nei contenuti? Non sarebbe più efficace un giornalista radiofonico cristiano consapevole che lavora in una radio non ufficialmente confessionale? Con la scusa che si trasmette negli ospedali e per gli ammalati si tratta da malaticci tutti gli ascoltatori, con stile paternalistico consolatorio, con effetto grande fratello orwell quando negli ospedali viene trasmessa – imposta? – la santa messa da altoparlanti gracchianti. Di fatto la comunità di Bose, che i cosiddetti tradizionalisti indicano come la sinagoga di Satana è una comunità religiosa che, dopo un lungo periodo di confronto – anche drammatico – con il vescovo locale, è ora una comunità religiosa a tutti gli effetti, che rispetta e vive tutti i cosiddetti canoni, cosa che il presbitero Livio non fa nonostante l’ordinario abbia pazienza con lui da oltre dieci anni. Il presbitero Livio nega dal suo pulpito radiofonico molti basilari contenuti teologici ed evangelici. Si può dire questo? Ecco un piccolo, davvero piccolo esempio dei toni e dei contenuti della predicazione del presbitero Livio:
« Non escludo, come dicono alcuni giornali, che ci siano gruppi satanici tra questi studenti, come gruppi di atei che hanno come slogan “odio la Chiesa”, “ammazziamo Cristo” o cose di questo genere. Sono questi gruppuscoli al limite del satanismo, tra l’altro… Ecco, comunque sia, cari amici non facciamoci illusioni: Satana è dappertutto, anche nell’Università. Non mi meraviglio che vi siano dei professori cornuti con tanto di tridente e di coda. Perciò non facciamoci tante illusioni, cari amici, perché sotto sotto, state tranquilli, c’è l’odio contro Dio, l’odio contro Cristo, l’odio contro la Chiesa. Dietro questi personaggi c’è sempre il Maligno, state tranquilli che è così: non mi posso sbagliare su queste cose, perché non si spiega, capito? Se tu vai lì con quella gente lì e li spruzzi di acqua santa, esce fuori il fuoco… Fumano! Se li spruzzi di acqua santa fumano, quella gente lì fuma! Fuori va il fumo, capito? Come avviene negli esorcismi più tremendi. » (L. Fanzaga commena i fatti del giorno, radio Maria).
Dai su, non scherziamo. Anzi, prghiamo affinché radio Maria chiuda e le pie donne che sono edificate dal rosario possano tornare in salute e dirigersi con i loro passi a pregare nelle loro parrocchie.
Amen.
Network radio cattolici: per me – non entro nei giudizi sulle persone – è comunque interessante il successo che hanno ottenuto. E varrebbe la pena, quello sì, di approfondirne le ragioni.
Per me che non sono un frequentatore di quelle frequenze (oddio che gioco di parole) è impressionante il network.
http://www.radiomaria.org/index.asp?LNG=ITA
Caro Ignigo sono d’accordo con te su quasi tutto.
Per fortuna che nel palinsesto di Radio Maria c’è anche del buono.
Certo, di quelle frasi che hai scritto ne ho sentite molte anch’io, è un cattolicesimo quello di Padre Livio che fa leva sulla paura, sul timore, e oggi apparae anacronistico e mi fermo qui.
Piuttosto il nostro amico Igino non si è più visto, deve ancora delle risposte a diversi frequentatori del blog.
Rovente polemica tra il Cardinal Bertone e “Radio Maria”
Mar 04, 2005
Monsignor Tarcisio Bertone, l’Arcivescovo di Genova, Canavesano di Romano, è balzato agli onori delle cronache per una rovente polemica con l’emittente radiofonica “Radio Maria”, molto ascoltata, ma vista con un fondo di scetticismo anche da gran parte del mondo cattolico.
(localport.it, 25/02/2005) La presunta pietra dello scandalo sono le dichiarazioni rilasciate dal Cardinale nel corso del suo intervento alla trasmissione televisiva di RaiUno “Porta a Porta”, condotta da Bruno Vespa. In quell’occasione Monsignor Bertone ebbe a esprimere il suo scetticismo in merito alle apparizioni di Medjugorje e di Civitavecchia.
La presunta pietra dello scandalo sono le dichiarazioni rilasciate dal Cardinale nel corso del suo intervento alla trasmissione televisiva di RaiUno “Porta a Porta”, condotta da Bruno Vespa. In quell’occasione Monsignor Bertone ebbe a esprimere il suo scetticismo in merito alle apparizioni di Medjugorje e di Civitavecchia.
Apriti cielo! Gli ascoltatori di Radio Maria sono letteralmente insorti, tempestando la redazione di e-mail e telefonate di protesta. Un vero linciaggio morale che Monsignor Bertone non ha potuto accettare e al quale ha replicato con un duro comunicato ufficiale. «Sono state – si legge nel documento – reazioni scomposte e offensive di fedeli e sacerdoti che si definiscono “medjugorjani” e anche da parte della stessa Radio Maria, attacchi non certo compatibili con i fautori di un’autentica devozione mariana». Tarcisio Bertone ha poi spiegato di non voler negare a nessuno il diritto di pregare la Madonna dove meglio crede, ma di condannare, senza appello, tutti gli eccessi di fanatismo, anche quelli legati al nome della Madre di Gesù.
Nella sua difesa il porporato ha dimostrato il carattere e il “polso” che lo contraddistinguono fin da quand’era ragazzo e che lo hanno portato a ricoprire incarichi di primissimo piano nel mondo della Chiesa: è stato per anni il “braccio destro” del Cardinale Ratzinger, a seguire per conto del Vaticano delicate faccende come il “caso Milingo”, i segreti di Fatima e la questione Alì Agca. Inoltre, anni addietro, proprio Monsignor Bertone ha seguito in prima persona l’istruttoria sulle apparizioni di Medjugorje e, in tema di devozione mariana, è stato inviato del Papa a Fatima per i funerali di suor Lucia.
A fronte delle polemiche di Radio Maria, il clero genovese si è schierato al fianco del suo Arcivescovo, senza mezze misure: «Ha ragione il Cardinale a prendersela con Radio Maria – è il commento di don Andrea Gallo, il “prete dei poveri” noto per la sua amicizia con Fabrizio De André—: fa propaganda martellante, una crociata. Ma che cosa aspettano a richiamarla? Se io raccomando ai ragazzi il preservativo, mi convocano subito in tribunale ecclesiastico. Se loro usano la Madonna per chiedere soldi, nessuno fa nulla. Quella radio è una patata bollente. E non è la voce di Maria, perché approfitta d’un certo fanatismo, un po’ come i maghetti in tv che sfruttano il dolore della gente»
Non vi vanno bene padre Amorth e Radio Maria?
Tenetevi questo: http://berlicche.splinder.com/
L’amico Iginio non ha risposto perche’ primo non ha tempo, secondo la connessione a sua disposizione e’ molto lenta, terzo desidera evitare polemiche inutili e preferisce piuttosto fornire spunti per meditare. Crede peraltro che la prima dote di ciascuno sia il voler conoscere la verita’ nella realta’, a costo di mettere da parte qualche pregiudizio (o di vederne confermato qualche altro). Preferisce chi gli porta Cristo tramite la preghiera, i sacramenti e i sacrifici, chi glielo fa incontrare nella vita quotidiana (non in “un altro mondo possibile” o in scelte di vita che evadono dalla cosiddetta “vita normale”) e magari anche tramite qualche mezzo straordinario se cosi’ piace a Dio, piuttosto che chi porta solo “ideali” o “valori” (l’amico Iginio infatti e’ cosi’ ingenuo da credere che il mondo lo cambi Cristo e non l’uomo, se non in peggio). In questa ottica trova molto inquietante che qualcuno che si dice cristiano e magari cattolico faccia il tifo per dimostrare a ogni costo che un’apparizione della Madonna sia falsa o che un modello sacerdotale sia un tale don Gallo genovese o che una scelta che si dice monacale, dunque di ritiro dal mondo per poter piacere a Dio, sia compatibile col pubblicare articoli – nei quali Dio non si nomina – su quotidiani che viceversa fanno del successo nel mondo e dell’espulsione della religione dalla vita pubblica (ma forse e’ questo il nesso… non ci avevo pensato, devo approfondire) un merito. Si permette di osservare che la situazione del mondo attuale e’ tremendamente critica, lo dica o meno padre Livio: trattasi di realta’ sotto gli occhi di tutti, a meno di non credere che un mondo dove sia normale drogarsi, avere rapporti sessuali incasinati a partire dall’eta’ piu’ bassa possibile, mandare a quel paese il prossimo anche solo quando si e’ in macchina per strada, eliminare milioni di creature per mezzo di una cosa chiamata aborto, produrre film e canzoni che esaltano il caos nella vita, esprimersi continuamente con termini “scatologici” o “genitalici”, fare l’apologia della “leggerezza” e allo stesso tempo pretendere di rappresentare la serieta’, mandare all’aria matrimoni o rifiutare i medesimi a priori a favore di non meglio identificate “convivenze” e viceversa pretendere di chiamare matrimoni rapporti sessuali contronatura e francamente disgustosi, mettere bombe che uccidono ignari passanti e gli attentatori medesimi, sia una forma di Progresso Umano. Aveva anche segnalato un libro al riguardo, intitolato “Desocializzazione, La crisi della postmodernita’”, ma nota con rammarico che nessuno ha mostrato il benche’ minimo interesse. A questo punto, scusate: ma che altro volete di piu’ da lui? Continuate a vivere nel migliore dei mondi possibili e tanti auguri. Non crediate pero’ di aiutare qualcuno cosi’, men che meno i giovani.
L’amico Iginio vi saluta perche’ deve andare all’Adorazione Eucaristica, dove portera’ al Signore la sua propria indegnita’ e limitatezza nella speranza e nella fiducia che Egli sapra’ ricavarne il bene. Ricordera’ anche coloro che non hanno tempo per tali pratiche “preconciliari” e che vivono in un paradiso terrestre multicolor dove tutti fanno girogirotondo tenendosi per mano e ciascuno se ne sta solo con le sue domande, che e’ bene non esternare troppo, anzi a cui e’ bene rispondere che la risposta non c’e’ e non ci puo’ essere, altrimenti si guasta la festa e si viene accusati di “fondamentalismo” e di “antiscienza” e di “integralismo”.
Polacci Alfredo ( 1907 – Milano 1998)
«Veleno, se mi baci ti do il mio veleno – o una rosa scarlatta sul seno…». Che c’entra la rosa scarlatta? «È una pugnalata. Nella rivista, …Lucrezia Borgia, …non si limitava ad avvelenare le pietanze».
Chissà perchè mi è venuta in mente ‘sta canzone….
La calunnia è un venticello
Un’auretta assai gentile
Che insensibile sottile
Leggermente dolcemente
Incomincia a sussurrar.
Piano piano terra terra
Sotto voce sibillando
Va scorrendo, va ronzando,
Nelle orecchie della gente
S’introduce destramente,
E le teste ed i cervelli
Fa stordire e fa gonfiar.
Dalla bocca fuori uscendo
Lo schiamazzo va crescendo:
Prende forza a poco a poco,
Scorre già di loco in loco,
Sembra il tuono, la tempesta
Che nel sen della foresta,
Va fischiando, brontolando,
E ti fa d’orror gelar.
Alla fin trabocca, e scoppia,
Si propaga si raddoppia
E produce un’esplosione
Come un colpo di cannone,
Un tremuoto, un temporale,
Un tumulto generale
Che fa l’aria rimbombar.
E il meschino calunniato
Avvilito, calpestato
Sotto il pubblico flagello
Per gran sorte va a crepar.
Rossini – Il Barbiere di Siviglia
Viva Rossini! (e anche “Veleno” non era male).
Ma, a parte questo, non è che questo blog sia diventato un po’ pesante ultimamente? Io ci capito più di rado, ma da vecchio avventore ho l’impressione che qualche tempo fa ci fosse più ‘leggerezza’ (e forse anche più esprit de finesse).
Sì, per favore, di ring in giro ce ne è già abbastanza.
Lasciamo che questo sia anche uno spazio di riflessione costruttiva, se non addirittura di reciproca edificazione.
Che tra un po’ arrivano pure le elezioni e di veleno ne scorrerà ampiamente.
A Iginio e a Ignigo74 figli del tuono. Ho detto la mia su padre Livio qui sopra e tante altre volte. E ho detto molto in passato di Enzo Bianchi (vedi in particolare due miei commenti al post del 25 gennaio 2007 e il post del 23 marzo 2007). Sono amico di Bose dove sono andati e vanno per campi e settimane tutti i miei figli, ma voglio essere amico anche di padre Livio che è ascoltato da mia suocera e dal taxista amico e da tante persone che mi conoscono – e sanno che si dice Accàttoli e non Accattòli – solo perchè “padre Livio legge sempre i suoi articoli la mattina”. A Iginio dico che trovo buono il suo desiderio di evitare le polemiche. A Ignigo74 confido che non mi unirò alla preghiera perchè venga chiusa Radio Maria. Quanto alla mia povera preghiera io da tempo l’ho concentrata nel chiedere al Signore che torni a manifestarsi in questo nostro tempo in modo che l’umanità smarrita avverta nuovamente come degno di amore il messaggio del Vangelo. Che poi questo avvenga attraverso le lectio di Bose o attraverso i rosari di Radio Maria mi è sostanzialmente indifferente, anzi gradisco che avvenga per ogni via, magari anche attraverso le vostre accese parole di figli del tuono. Il mondo è grande e lo Spirito soffia dove vuole.
Se hai fretta, vai da solo.
Se vuoi andare lontano, vai insieme.
(proverbio africano)
Abbiamo conquistato il cielo come gli uccelli,
e il mare come i pesci, ma dobbiamo imparare di nuovo
il semplice gesto di camminare sulla terra come fratelli.
(Martin Luther King)
Un giorno d’inverno un monaco
si rivolse a un albero brullo e stecchito
e gli disse: “Parlami di Dio”.
E l’albero fiorì.
(dai detti dei Padri del Deserto)
Anch’io preferisvo fare il “mediano” piuttosto che la punta (o il “figlio del tuono”). Non ascolto “Radio Maria” e non amo molto Panikkar né don Gallo (Enzo Bianchi però è diverso, non è così radicale). Aggiungo però che la persona non è riducibile alle sue idee e alle sue scelte politiche o teologiche: anch’io, Iginio, ho conosciuto e stimato il prof. Marco Tangheroni, persona umanamente squisita e cordiale, anche se non condividevo le idee del suo mobimento (“Alleanza cattolica”). Le persone generose e spiritualmente ricche esistono in tutti i movimenti, al di là delle etichette: è questo che conta (ho visto persone che teorizzavano la “scelta dei poveri” e vivevano da borghesi; altri dfendevano “la famigliA” ma nella prassi erano molto lassisti…). Proprio per questo, così come i “progressisti” devono ammettere che anche un cattolico conservatore può essere generoso ed altruista, anche Iginio dovrebbe ammettere che non tutti i cattolici “postconciliari” sono necessariamente depravati, “secolarizzati” e pèrivi di una sincera vita spirituale (si ricordi che La Pira era un cattolico “di sinistra” sul piano sociale ma molto devoto alla Vergine Maria ed anche al pontefice…).
sono curioso di sapere da lycopodium perchè ha linkato il blog di Berlicche… perchè non voglio immaginare nulla.
Leonardo aiutaci a recuperare la perduta leggerezza!
@ilmoralista
http://berlicche.splinder.com/
è un blog spiritosamente cattolicissimo.
Ah, quel Berlicche! Mia moglie me ne parla ancora con entusiasmo dopo 25 anni che l’ha letto…
Per Lycopodium,
Radio Maria a scanso di equivoci penso che sia una realtà positiva nel complesso, ci sono però trasmissioni che mi lasciano molto perplesso, come quelle di Padre Livio….
Tra queste non ci metterei Padre Amorth, che stimo ed ho letto con piacere.
Questo per ricordare come diceva bene Raffele come una persona non è riconducibile solo alle sue idee ed alle sue scelte poliiche, (per Raffaele, un concetto simile lo esprimeva bene Panikkar…).
Saluti a tutti
… ah, ecco, sono più tranquillo 🙂