Salvatore è in un carcere di massima sicurezza dove incontra una volontaria di nome Graziella che gli fa una carezza e lui la chiama “mamma”: l’intera storia è nel capitolo 13 “Ero in carcere e mi avete visitato” della pagina “Cerco fatti di Vangelo” elencata sotto la mia foto.
Parabola di Salvatore convertito in carcere da una carezza
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La storia di Salvatore è narrata da Antonella Lignani, carissima visitatrice del blog, che ringrazio con un bacio. Antonella aveva già narrato su mia richiesta un’altra storia che può essere letta nel capitolo 16, “Qui è perfetta letizia”, di quella stessa pagina:
http://www.luigiaccattoli.it/blog/cerco-fatti-di-vangelo/16-qui-e-perfetta-letizia/antonella-lignani-e-le-monache-che-cantano-con-giubilo/
Caro nostro padrone di casa, grazie e ancora grazie! Spero che il blog serva a diffondere le parole buone che Salvatore vorrebbe dire a tutti noi!
Grazie anche per il ricordo delle suore, ma c’è pure un’altra storia che ho fatto pervenire: quella di Carla, battezzata da adulta col nome di Carla Maria, sposata con Gianni e madre di molti figli .. La settimana scorsa hanno avuto la settima figlia,che si chiama Elisabetta.
E con ciò mi ritiro con il timore di voler fare la prima della classe con i meriti altrui. Ma sono convinta che ne vale la pena, perché il mondo ha bisogno di qualcosa che dia speranza!
Antonella grazie anche d’aver ricordato la storia di Carla: proprio non capisco come ieri non mi sia venuta in mente! Ecco il link:
http://www.luigiaccattoli.it/blog/cerco-fatti-di-vangelo/documentazione/il-battesimo-per-me-e-stata-la-felicita/
Visitatori belli facciamo così: ognuno si studi di mandarmi una storia e io l’aiuterò a lavorarla e l’inserirò come ho fatto con quelle inviate da Antonella. Sarebbe un lavoro più utile della diatriba. Rasserenerebbe il blog. Lo farebbe fiorire come gli alberi che avete alle finestre.
Sì, raccontiamo le storie vere gli incontri che hanno avuto per noi un particolare significato! L’orologiaio di cui parla Carl si chiamava Antonio, ed ha saputo affrontare con serenità le lunghe sofferenze sue e della sua famiglia.
La bella vicenda di Salvatore testimonia che l’Amore è la via più giusta per parlare di Dio. Una carezza giunge al cuore molto più in fretta di regole e regolette, per avvicinare alla Chiesa.
E la Chiesa deve essere soprattutto “MATER” per riflettere più da vicino la misericordia del Signore.
Anche la storia di Carla è bella e significativa.
Parla di una fede adulta, trovata ad opera di un umile orologiaio, che io vedo come semplice strumento di Dio; e parla della scoperta di un Dio che ama infinitamente così come si è, anche quando ci si sente peccatori, disperati e falliti in una vita vuota di senso.
Su concetti come questi deve insistere la Chiesa, perché questo è il centro del Vangelo. Solo questo.
Tutti gli altri discorsi, più o meno raffinati, di stampo teologico non hanno la stessa incidenza sulla vita degli uomini.
È vero Victoria. Sono questi incontri che ci fanno sentire la presenza del Signore.
Dal momento che ci siamo, mettiamo anche Beata Margherita da Città di Castello.
http://www.luigiaccattoli.it/blog/collaborazione-a-riviste/quand%E2%80%99era-facile-la-fede-e-difficile-la-carita/
Sta per essere pubblicato un libro con due versioni in latino della vita di beata Margherita. Quando sarà pubblicato, lo invierò al nostro padrone di casa.
Alcuni non saranno mai proclamati santi. E forse Luigi storie di questo genere ne ha sentite tante. E so che non sono queste che ora sta cercando. Eppure rievocare queste storie di un passato neanche tanto lontano puo’ far bene.
Il gesto finale è stato il dono della vita…
Riporto qui di seguito la storia di 60 anni fa di un giovane bresciano, raccontata da un mio amico, Paolo Ferliga
Il racconto
“Nel mese di luglio del 1944, in alta Val Camonica, si costituì la Brigata Giacomo Perlasca che aderì alle Fiamme verdi, formazione partigiana di ispirazione cattolica. Tra i ribelli, così si chiamavano accettando la definizione spregiativa che di loro dava la polizia fascista, il giovane Tita Secchi, a capo di un gruppo che avrebbe dovuto operare prevalentemente in Val Sabbia, alle pendici della Corna Blacca. La sera del 25 agosto “un imponente schieramento di forze tedesche, coadiuvate da truppe fasciste, si portò all’imbocco delle strade, delle mulattiere e dei sentieri che portavano in Corna Blacca. … Il rastrellamento iniziò contemporaneamente per tutti i reparti impegnati, all’alba del 26 agosto.“Immediatamente Tita Secchi decise di raggiungere il Comando per rendersi definitivamente conto di quanto stava avvenendo; si era appena avviato, quando iniziò una violenta sparatoria da parte dei tedeschi che, nel frattempo, avevano circondato la zona. …l’unica via di fuga possibile era quella verso il basso, dopo aver superato un dislivello. ..Tita Secchi …riuscì a passare ed a raggiungere un boschetto, più sotto, dove si mise a raccogliere della legna fingendosi un montanaro. Una pattuglia di tedeschi gli si avvicinò per controllare; stava comunque allontanandosi quando uno di essi gli vide spuntare dalla tasca dei pantaloni un foglietto. Lo prese: era un foglio con l’intestazione della brigata Perlasca. Immediatamente venne arrestato e portato via. Quando si seppe della sua cattura si cercò in tutti i modi di liberarlo e un maresciallo tedesco sarebbe stato disposto a lasciarlo andare in cambio di una grossa cifra in valuta pregiata. Il padre, di famiglia facoltosa, era disposto a fare un sacrificio anche maggiore “purchè non esca solo mio figlio, ma anche tutti i suoi compagni di cattura, perché il mio Tita non me la perdonerebbe più se uscisse da solo”. “Il maresciallo tedesco vide che si sarebbe compromesso troppo. Così furono fucilati tutti, improvvisamente. In effetti Tita Secchi, saputo della possibilità di salvarsi, aveva posto come condizione irrinunciabile che venissero liberati anche i suoi compagni.Il dono della vita di Tita Secchi non lascia spazio ad alcun commento. E’ però da esempi come questo che possiamo tentare di dire qualcosa del dono come senso fondativo della vita in radicale ed assoluta alterità rispetto al bisogno.”
Questa è una storia tristissima. Da far piangere. Nessun commento è possibile.
Sono d’accordo con Andrea Salvi nel dire che i santi siano molti di più di quelli riconosciuti come tali.
Molte vite donate, nel nascondimento, per il Bene comune; molte esistenze consumate al servizio di un ideale di fraterna solidarietà.
In tutte era presente l’ Amore del Cristo.
Storie bellissime, di testimonianza cristiana ed eroismo civile.
Grazie, Antonella, e grazie, Andrea.
Un abbraccio ad entrambi.
Roberto Caligaris
Oggi il Signore non si incontra più sul Sinai, ma nelle periferie, ha detto oggi il Papa.