“Una mamma sola aveva due figlie, Marta la più grande e Sara la minore. Un giorno Marta – che stava per compiere 18 anni – le disse:
– Mamma, ti avverto fin d’ora: io non voglio fare l’università, ma voglio andare a vivere a Londra…“: è l’attacco di una PARABOLA DELLE DUE FIGLIE che ho raccontato ieri a un incontro biblico dell’Associazione Mambre a Vigano Certosino, Milano. Per leggerla tutta, vai alla pagina CONFERENZE E DIBATTITI elencata sotto la mia foto. La dedico ai visitatori nella domenica del FIGLIO PRODIGO.
Parabola delle due figlie di una mamma sola
14 Comments
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Quanta verità, quanta lezione di vita, quanta testimonianza d’amore, in questo racconto.
…… però, capisco anche il pensiero di Sara: lei vuole bene, sopratutto, a sua madre, che vuole bene, sopratutto, a Marta: o no ?
Buona domenica sera a tutti !
Roberto 55
Dio è anche madre.
Non lo dico solo io, prima di me lo disse già papa Luciani.
E una madre sa capire benissimo.
…io l’ho capito tardi che i figli devono fare i figli
e devono lasciar ai genitori il loro ruolo
Caro Luigi ho letto, e mentre leggevo mi sono venuti alla mente come un flash i volti di due -addirittura due, pensa tu!- ragazzi di mia conoscenza miei, uno di cresima, l’altro per averlo aiutato a conseguire la maturità : Andrea e Marco. Come vedi, storie come questa che hai narrata sono cronaca di “ordinaria follia” che gettano il genitore in uno stato di apprensione e dispiacere indicibile. E’ vero, come dice plpl8 che “i figli devono fare i figli”, ma quando un figlio sfugge come un pesciolino dalla rete e se ne va da solo nel grande mare della vita, come fai ad afferrarlo? Non si può obbligare una persona a mettersi sulla buona strada, né un genitore ha il potere di togliere accuratamente tutte le occasioni di male o restringere gli spazi di libertà. Andrea lasciò la casa a 18 anni ad esempio, e tutto mi sarei aspettata da quel ragazzo timido, solitario, che manifestava un disagio assoluto, che potesse allontanarsi repentinamente e in quel modo.. Anche per lui, stesso identico iter della Sara del racconto. Attualmente so che si è stabilito a Madrid e fa il cameriere passando da Londra ad Amsterdam. Come il raccondo di Luigi, anche la mamma di Andrea era sola con un’altra figlia Chiara, mentre per Marco è il padre ad essere stato abbandonato dalla moglie..vedete? c’è un filo rosso che lega le storie: lo sfaldarsi dell’unione famigliare, la perdita di senso, l’assenza di una colonna portante che finisce con lo sgretolare la parte fragile della struttura. E’ pure comprensibile e condivisibile la reazione del fratello o sorella, perché un fratello o sorella che non ti lasciano dormire sonni tranquilli, voglio dire…ti fanno incavolare non poco, e ti smuove una certa rabbia; è vero che siamo i custodi dei nostri fratelli ma non i polizziotti….alla fine ciascuno raccoglierà dalla vita quello che avrà seminato, nel bene come nel male, questo monito vale soprattutto per i genitori, quelli che abbandonano i figli più fragili al loro destino…
La storia di Andrea ad esempio ha dell’incredibile: arrivò dopo 15 anni di matrimonio. Nacque, e il padre se ne andò: nel frattempo si era costruito un altra famiglia, altri figli, senza che la povera moglie sapesse nulla…
anca un passaggio alla storia di Andrea: il padre se ne quando Andre aveva 8 mesi, nel frattempo la mamma -Paola, una ragazza dolcissima, che conosco da anni- era rimasta incinta di Chiara. Cosi’, povera disgraziata, si trovò con due figli piccoli, e sola..perché quel bastardo, uscito allo scoperto, non se la sentì di abbandonare i due figli avuti con l’amante, i quali si erano fatti grandi ed erano ingnari completamente di quanto accadeva alle loro spalle! capito?..eh…cari miei….
…scusate ho mangiato qualche sillaba…”M” (manca) e A (Andrea)ma il senso spero si capisca lo stesso
la parabola è molto bella e realistica…
conosco per esperienza tante storie simili, e accoglienze per ben più di sette volte!
le mamme sono incredibili (più dei papà, benché anch’essi non scherzino…).
Chi poteva narrare una cosa così incomprensibile come l’amore di Dio se non il suo Figlio??
detto questo, Luigi, una nota tecnica, sbaglio o il capoverso che inizia con “Intanto Marta si era sposata” dovrebbe essere “Intanto Sara si era sposata”?
Maioba hai ragione – è Sara che si sposa – ho corretto il testo e ti ringrazio.
Una notazione: mentre la parabola evangelica ha un finale aperto (non sappiamo se alla fine il figlio maggiore rientri o meno a casa, se capisca o meno l’amore misericordioso del padre, se abbracci o meno il fratello “prodigo”, del resto i due fratelli sono solo dei comprimari, il protagonista è il Padre) quella di Luigi ha un finale cupo, adatto ai nostri tempi privi di reale speranza: la sorella “normale” (o farisea, ma mi sembra eccessivo definirla così) non rientra più a casa e non capisce, non accetta una misericordia materna che le appare autolesionismo.
La mia amarezza è profonda in questi giorni, il mio operare come padre mi appare vano e quasi controproducente. Mi sono affannato a mostrare quanto fosse sbagliata una scelta sentimentale di una figlia (dell’età della parabola) e ora che i fatti mi hanno dato ragione io sono il colpevole. Di aver parlato, di aver avuto ragione, quasi solo di esistere. Di essere padre, non solo coinquilino o carta bancomat. Devo affrontare ogni giorno i silenzi carichi di tensione, la rabbia cupa di chi mi vede come un ostacolo…verso una Londra della vita, un’autodeterminazione costi quel che costi. Spero e prego che passi, anche perché io non ho la pazienza infinita di Dio, né quella della madre di Marta e Sara.
“… siamo oggetti da parte di Dio di un amore intramontabile.
Sappiamo: ha sempre gli occhi aperti su di noi, anche quando sembra ci sia notte.
E’ papà;
più ancora è madre. ”
GP I – 10 set 1978
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Noi uomini fatti ad immagine di Dio…
oltre che la paternità…
invitati ad
anche alla maternità…, in qualche modo ?
Era un pensiero passeggero che mi scaturiva dalle parole di Gerry, che ringrazio per la condivisione.
Passerà, caro Gerry, passerà, anche se dovrai armarti di tanta pazienza e capacità di sopportare i mugugni, i musi lunghi, la porta stoppata in faccia. Non ci badare, lei non lo comprende, non può comprenderlo, non è in grado al momento di capire le tue motivazioni: esistono le sue, e la sua visione del mondo che è incompleta e assolutamente frammentaria. Ma un giorno ti ringrazierà e voltandosi saprà dare il giusto valore a quei santi “no” , ora le apparirai come un padre dispotico, ma quando la vita si snoderà con tutto il suo bagaglio di problemi, in piena maturità e coscienza saprà apprezzarne il valore. Bravo Gerry , prega sempre e affidala alla Madonna.
Gerry mio.
caro gerry,
un genitore vuol sempre risparmiare al figlio una sofferenza. un genitore non sopporta che il figlio sia infelice. E se vede l’errore, da cui nascerà l’infelicità, cerca di consigliare, di fare aprire gli occhi, di indirizzare nella via giusta il figlio.
ma la parabola del Figliol prodigo ci dice che non è così. la sofferenza , l’errore l’infelicità non sono la cosa PEFGIORE! il figlio che sbaglia che soffre è forse anzi sicuramente del figlio che non sbaglia mai e che non soffre! l’infelicità non è il male peggiore1 La sazietà, la contentezza di se’, il successo, possono essere il male Peggiore! Sono i figli riusciti, i filgi che rimangono sempre nella casa del padre, i figli che ascoltano i consigli, sono loro di cui dobbiamo preuccuparci1
i figli smarriti, testardi, che non ascoltano consigli , i figli che soffrono dei loro errori esistenziali, sono loro i migliori! sono loro di cui dobbiamo rallegrarci…
MC
Un genitore ama sempre il proprio figlio, a prescindere, e lo ama prima ancora che venga al mondo, prima di conoscerlo: lo amerà sempre per tutta la vita ed oltre –parlo ovviamente di un genitore vero, responsabile-
Triste sorte, purtroppo, quella del genitore, padre o madre, uno soltanto o entrambe, che vivono la tragedia di un figlio arrogante, scavezzacollo, incline a fare tutto quanto gli passa per la testa senza ascoltare, recalcitrante, testardo, non credo sia il migliore anzi : rappresenta una tragedia grande, una calamità che non auguro a nessun genitore del mondo, neppure al peggior nemico, qualora ci fosse…
Come un padre o una madre mai rinuncerebbero ad amare il proprio figlio anche quando questi sbatte la porta e se ne va, quando sbaglia nel peggiore dei modi –e penso ai tanti giovani assassini, stupratori, ladri, che si macchiano dei peggiori reati , fenomeno assolutamente trasversale- oppure anche semplicemente tradendo la fiducia nel genitore che in lui ha creduto…similmente, dicevo..il figlio non prova gratitudine se non quando viene educato nella coscienza . Così come il padre non è un padrone –almeno in teoria- un figlio non è un dipendente: va seguito, ammonito, se è il caso con severità…perché ad ogni genitore verrà chiesto, quando sarà al cospetto di Dio.