Domenica 24 giugno, festa di San Giovanni Battista. Sono nella sacrestia della cappella dell’ospedale romano di Sant’Andrea, in largo anticipo sull’orario della messa che si celebrerà come ogni giorno alle 9,30 e al termine della quale i volontari andranno in visita ai malati. Si presenta un signore, chiede l’olio santo per la moglie in fin di vita. Precisa che non è battezzata, ma che da qualche tempo ha manifestato più volte il desiderio di voler ricevere il sacramento. Lo tranquillizzo dicendogli che ne riferirò ai due cappellani al loro arrivo prima della Messa. Più tardi i due sacerdoti andranno in visita alla malata che su sua esplicita richiesta riceverà il battesimo. Stamani alle 11 si sono svolti i funerali della giovane signora (Tania è il suo nome) che lascia il marito e una figlia di 25 anni. La chiesa della sua parrocchia territoriale è intitolata a san Giovanni Battista. Segni dello Spirito Santo, dentro un quadro a mio avviso evangelico.
Parabola della prima e dell’ultima unzione
37 Comments
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La parabola di cui nel post mi è stata narrata da un visitatore romano che preferisce restare anonimo e che ringrazio. Anche l’ultima riga sul segno “evangelico” del piccolo fatto è sua. Solo il titolo è mio.
Meraviglioso il fatto. Brillante la narrazione. Grazie. Dio solo conosce i segreti di tutti, anche di chi non è battezzato, mentre noi magari passiamo una vita intera a pensare cosa pensino mai del battesimo e perché non pensino minimamente al battesimo. Mi capita con un’amica vicina e me lo domando spesso.
Grazie Luigi di essere tramite
Cappella dell’ospedale di sant’Andrea.
“Uno dei due che avevano udito le parole di Giovanni e lo avevano seguito, era Andrea, fratello di Simon Pietro” (Gv 1,40).
Maestro, dove abiti? aveva chiesto Andrea. E Gesù lo aveva accompagnato (mi piace pensare che lo avesse preso per mano), erano le 4.00 del pomeriggio, l’ora della deposizione, l’ora del sepolcro…
Definire questa bella testimonianza “evangelica” è l’unico termine adatto.
Io non credo nelle coincidenze, credo che Dio lasci le sue orme leggere nella nostra storia e che chieda a chi le riconosce di condividerne la speranza che trasmettono.
Grazie.
Buona festa di san Pietro e Paolo.
Caro Luigi, ma non lo trovi scandaloso ? E’ semplicemente assurdo ! La narrazione della codardia senza dignità.
Uno/a vive tutte la vita come gli pare, fa quello che gli pare e solo alla fine, prima di morire chiede di essere battezzato ? Ma che ipocrisia è mai questa ? Che incoerenza vigliacca e codarda. Farsi battezzare solo per la paura di finire all’inferno ? non ha nessun valore. Non può averne perché dimostra che era una persona ipocrita. Prima o dopo. Prima perché ha vissuto come ha voluto senza interessarsi della fede. Dopo perché non può avere abbastanza fede da stabilire qual è il Vero Dio o se l’inferno esiste davvero oppure no. E per di più, perché ha pensato che il Dio sia un ingenuo che si fa imbonire da una conversione mascherata e da convenienza, senza nessun valore.
Questa storiella del battesimo in punto di morte, dimostra solo quanta vigliaccheria e quanta stortura c’è nel pensiero delle persone che vengono indotte a pensare che Dio possa accoglierle solo perché si sono “arruffianate” all’ultimo momento senza nessuna coerenza. Non lo accetterebbe neanche un umano, e tu pensi davvero che Dio sia disposto a farsi fregare così facilmente ? Verrebbe meno la sua promessa : “Mangeranno dunque del frutto della loro via, e si sazieranno dei loro propri consigli. Poiché il rinnegare degli inesperti è ciò che li ucciderà, e l’indolenza degli stupidi è ciò che li distruggerà. In quanto a chi mi ascolta, risiederà al sicuro e sarà indisturbato dal terrore della calamità”. ( Prov 1.31-33)
Ma secondo te, perché ha scelto di farsi battezzare “cattolica” e non “mussulmana o buddista ? Che differenza avrebbe fatto, dal momento che tutte le religioni sono accettate da Dio (almeno così si dice dal dopo Assisi) Non avendo dimostrato nessun attaccamento per nessuna religione, poiché in vita non ne ha scelta nessuna, o almeno non si è informata circa nessuna, almeno per capire quale possa essere il Dio Vero, sceglierne una così a caso alla fine è una vigliaccata pazzesca senza coerenza. Non credi ?
Vedi, Dio dice : “Jehovah tuo Dio devi temere. Lui devi servire, e a lui devi tenerti stretto, e nel suo nome devi fare dichiarazioni giurate. Egli è Colui che devi lodare,”( Deut 10.20-21) – “Rispondendo, Gesù gli disse: “È scritto: ‘Devi adorare Jehovah il tuo Dio, e a lui solo devi rendere sacro servizio’”. ( Lc 4.8) Facendosi battezzare alla fine, non ha ottemperato a questo comando ! Come si può accettare l’idea che possa essere utile farsi battezzare in finale solo per la strizza dell’inferno ? Dai è ridicolo. Come può esserci gente che ancora pensa di poter truffare pure Dio ?
Ricordi la parabola dei talenti ?
“Poiché è come quando un uomo, in procinto di fare un viaggio all’estero, chiamò i suoi schiavi e affidò loro i suoi averi. […] “Infine si presentò quello che aveva ricevuto un solo talento, dicendo: ‘Signore, sapevo che sei un uomo esigente, che mieti dove non hai seminato e che raccogli dove non hai sparso. Perciò ebbi timore e andatomene nascosi il tuo talento nella terra. Ecco, hai ciò che è tuo’. Rispondendo, il suo signore gli disse: ‘Schiavo malvagio e pigro, sapevi che mietevo dove non avevo seminato e che raccoglievo dove non avevo sparso? Ebbene, avresti dovuto dunque depositare il mio denaro d’argento presso i banchieri, e al mio arrivo avrei ricevuto ciò che è mio con l’interesse. “‘Perciò toglietegli il talento e datelo a colui che ha i dieci talenti. Poiché a chiunque ha, sarà dato dell’altro e avrà abbondanza; ma in quanto a colui che non ha, gli sarà tolto anche quello che ha. E gettate lo schiavo buono a nulla nelle tenebre di fuori. Là sarà il [suo] pianto e lo stridore dei [suoi] denti’.” ( Mt 25.14-30)
Secondo te, battezzarsi alla fine per paura dimostra di aver fatto buon uso del “talento ( denaro d’argento- perchè non d’oro)” ? Avrà accumulato l’olio nella lampada come le 10 vergini ? Certamente no, non ne ha avuto il tempo dato che è morta subito dopo. Che illusione ! Secondo me non andrebbero alimentate queste false speranze.
”Non siate sviati: Dio non è da beffeggiare. Poiché qualunque cosa l’uomo semini, questa pure mieterà;” ( Gal 6.7) Vedi ?
OT
vi segnalo un link alle conferenze di “Linfa dell’ulivo” che, nel quadro del Festival Biblico, hanno proposto un focus sulle terre bibliche.
http://www.linfadellulivo.it/?page_id=705
Il quadro è evidentemente evangelico Luigi e certamente non solo a tuo avviso.
Approfitto di questo post per riferire una recente predica del mio parroco che disse negli ultimi dieci anni è stato chiamato una sola volta per un’unzione degli infermi.
L’infermità e la morte sono due tabu dell’odierna società “moderna”. Un tabu avvolto dal silenzio e all’ipocrisia. La “morte santa”, si sa, non è più di moda.
Succede spesso così che il clima d’ipocrisia di cui il moribondo è vittima a volte consapevole porti a negare il conforto spirituale, che ritengo sia più importante a quel punto di aghi, gommini, flebo, cateteri e monitor che fanno bip, bip.
Aldilà delle panzane di qualcuno, grazie al cielo non esiste più il tabu degli antidolorifici, strausati e straabusati. Ma oltre al dolore fisico permane nel moribondo cosciente la paura atavica della morte, del distacco, e, in chi è credente, l’angoscia del giudizio divino.
Che argomento scabroso, parlare di morte….
Vado del tutto O.T., ma notizie come questa non si possono perdere:
http://www.corriere.it/cronache/12_giugno_29/angelo-invisibile-milano-schiavi_b8b28f6c-c1a8-11e1-8b65-125b10ae7983.shtml
Io credo che il problema che ha posto Gioab esista. Capisco la difficoltà di ragionarci su, considerati i toni fuori luogo e offensivi del Nostro, ma due parole mi sento di dirle, sempre dal mio punto di vista. Inutile che stia a ricordare a voi, che la conoscete meglio di me, la parabola degli operai mandati nella vigna a salario uguale nonostante gli orari di lavoro diversi (Mt 20.1-16). Penso ai più grandi santi, riconosciuti e non riconosciuti, e credo che se veramente esistesse un Dio come quello di cui parla il Vangelo, quei santi non avrebbero potuto salvarsi comunque per loro stessi. Se ciò è stato possibile, lo è stato in virtù della misericordia divina più che per la loro rettitudine. Perché è così grande (sarebbe così grande) tale misericordia che al suo confronto ben poca sarebbe la differenza fra la vita di un uomo cattivo, se vogliamo stare in questo schema, e quella di un uomo buono. In fondo Gioab è molto umano nei suoi ragionamenti, si riempie e ci riempie di citazioni bibliche ma è soggiogato da questo mondo, al cui principe ben s’accompagna, anzi s’accompagnerebbe se esistesse (il principe, non Gioab). Ma, chissà magari anche lui, quando sarà il momento, andrà (andrebbe) a destra. Ciao cari.
Dirò anche che, sempre in un’ottica di fede, la condizione dell’uomo, di vicinanza (paradiso) o lontananza (inferno) da Dio può essere modificata finché l’uomo integro nella sua unità e quindi soggetto agente (attraverso il corpo). E in questo senso pensare ed agire corrispondono. Venuta meno tale possibilità, con la morte che distrugge il corpo, i giochi sono fatti. Così il Giudizio precede concettualmente il suo oggetto (l’uomo) ma non temporalmente. La dannazione e la salvezza dipendono da ciò che noi siamo nell’istante, e fino all’istante estremo in cui possiamo modificare il nostro rapporto con Dio, attraverso l’agire. La soggettività disgiunta dal corpo (chiamatela pure anima) è salvezza o dannazione senza possibilità di cambiamenti. Così la penso (penserei).
Ci manca un predicato, mettetecelo voi.
@Leopoldo
In un aspetto hai certo ragione: le soggettività che non sono corpo restano angeli o demoni in eterno, dal momento di quella irreversibile scelta originaria.
Ma la cosa straordinaria del cristianesimo è che noi crediamo la risurrezione della carne, e che la salvezza ci riguarda e ci abbraccia totalmente, non solo nell’anima.
E’ questo il meraviglioso messaggio di Gesù risorto, che non è solo spirito, ma porta le tracce della sua croce nella carne, e da quel momento la sua (la nostra) carne è in Dio.
La Chiesa ce lo ricorda con forza anche nella liturgia, facendoci recitare nel tempo pasquale il credo apostolico, che nomina espressamente la discesa agli inferi e la risurrezione “della carne”.
Confusamente lo sappiamo, tanto che abbiamo la dottrina del purgatorio in cui, in modo certo misterioso, esiste un nostro progresso verso la pienezza della vita.
Scusami la frammentarietà. E’ un tema immenso, che si pone al cuore stesso della nostra fede, senza il quale essa sta o cade.
Tutto il resto, le norme, l’etica, il rito, è secondario: “Se non esiste risurrezione dai morti, neanche Cristo è risuscitato! Ma se Cristo non è risuscitato, allora è vana la nostra predicazione ed è vana (vuota, insignificante) anche la vostra fede” (1Cor 15,13-14)
Io non la penso esattamente così. Penso che si: certamente la salvezza, che è per tutti sotto il cielo, può essere decisa e attiva fino all’ora x fino ad un istante prima di attraversare il bardo della morte -ce lo dice chiaramente il Vangelo di Matteo 20,1-16 con i vignaioli dell’ultima ora che ebbero lo stesso compenso di quelli che sgobbarono fin dalle prime luci dell’alba- ma sono eccezioni concesse dall’Onnipotente in base alla Sua Volontà a chi Lui chede e vuole. E’ una Sua prerogativa, non nostra,, e non può rappresentare la prassi. Invece, ritengo che l’interrogativo di Leopoldo tocchi nervi scoperti, pensieri profondi che tutti dovrebbero formulare. Non si passa a vita eterna se non si è fatta anima nell’esistenza terrena, se non si è almeno tentato un cammino di conoscenza interiore di se stessi in relazione alle domande di senso che postulano l’esistenza di Dio dal quale siamo usciti e dentro al quale torneremo. Ritengo fuorviante pensare che i riti liturgici siano ininfluenti: non lo sono affatto, anzi, sono canali, corsie preferenziali imprescindibili così come la preghiera -che sia spontanea o ripetuta, solitaria o comunitaria non importa- non esiste altro mezzo se non quello, senza il quale non si comunica con Dio. Dio è Spirito e noi carne insufflata senza la preghiera e il rito siamo fuori dall’occhuo di bue, in ombra…Possiamo fare tutto il bene che vogliamo, ma sarà come un dono senza indirizzo, una busta senza mittente.
Di paradiso, inferno e purgatorio non possiamo dire nulla perché aldilà di rappresentazioni e congetture non è possibile rappresentare una realtà che è completamente al di fuori della nostra dimensione terrena ed umana.
Sarebbe come chiedere ad un pesce di mare di descrivere il mondo con il cielo, i monti e le pianure.
Anche della resurrezione della carne è difficile parlare ed è inutile cercare di rappresentarla con quello che noi conosciamo e sperimentiamo della vita e della morte. Crediamo che resusciteremo, ma il come è impossibile spiegarlo.
Basta inoltre avere qualche base scientifica per comprendere come sia completamente fuori luogo riferirsi a concetti temporali come vita eterna, prima, dopo, purgatorio (visto come periodo di tempo di espiazione) sono facendo riferimento alla nostra realtà fisica e alle nostre percezioni sensoriali.
Sono concetti molti più intuitivi quelli di felicità, premio, castigo, pena, espiazione.
…
Anche se sappiamo bene che i concetti di castigo, pena ed espiazione non sono politicamente corretti, per cui la melassa buonista imperante vorrebbe eliminarli definitivamente dal gergo cattolico, proponendo alternative molto più allettanti come quella di un inferno rigorosamente vuoto o quello di una felicità eterna garantita dall’immensa misericordia divina…
@ nico
“Ma la cosa straordinaria del cristianesimo è che noi crediamo la risurrezione della carne, e che la salvezza ci riguarda e ci abbraccia totalmente, non solo nell’anima.”
Così, tanto per capire, se “noi crediamo nella risurrezione della carne” ciò esclude completamente il paradiso celeste, o l’aldilà, perché come nel caso di Lazzaro e di Gesù la “risurrezione” avvenne nell’aldiquà ! Anche perché se Dio avesse voluto creare là, non avrebbe creato qua.
E guarda caso, quando creò qua, la morte per gli umani non era neanche un’eventualità inevitabile dato che : “in quanto all’albero della conoscenza del bene e del male non ne devi mangiare, poiché nel giorno in cui ne mangerai positivamente morirai”.( Gen. 2.17) Era una possibilità, ma evitabile. Ergo se non avessero mai mangiato, mai sarebbero morti. Per questo è giusto ed è nelle cose scritte che la vera vita non sia di là ma di quà.
In fondo a che servirebbe il ritorno di Cristo se tutti andassero di là ? Non potrebbe adempiere alla promessa : “da ora in poi non berrò più di questo prodotto della vite fino al giorno in cui lo berrò nuovo con voi nel regno del Padre mio””( Mt 26.29)
E in paradiso non ci sono le vigne. E il Regno deve venire qua. Non pregano tutti “venga il tuo regno ? Qua !
p.s. per quanto attiene a chi ha lavorato molto o poco, da cui la differenza di salario, va notato che comunque c’è stato un po’ di lavoro mentre chi si battezza prima di morire non ha MAI lavorato neanche un poco.
@ Leopoldo
“Io credo che il problema che ha posto Gioab esista.”
Ringrazio
“Capisco la difficoltà di ragionarci su, considerati i toni fuori luogo e offensivi del Nostro,”
Mai offeso nessuno. I toni forse sono forti, ma la Bibbia non è tenera.
“‘Conosco le tue opere, che non sei né freddo né caldo. Oh, fossi tu freddo oppure caldo! Così, poiché sei tiepido e non sei né caldo né freddo, ti vomiterò dalla mia bocca.” ( Apoc 3.15-16)
29 giugno festa dei santi Pietro e Paolo patroni di Roma: che giornata per uno che vive a Roma.
Giornata doppia per me che ho una figlia sposata a un Paolo e un nipote che si chiama Pietro.
Giornata doppia per me che ho una figlia sposata a un Paolo e un nipote che si chiama Pietro.
Beh… un vaticanista non avrebbe potuto chiedere di meglio, no?
😉
@Nico
Forse il mio modo di sentire non è in contrasto con l’idea della resurrezione della carne.
@Fides et ratio
“Anche se sappiamo bene che i concetti di castigo, pena ed espiazione non sono politicamente corretti, per cui la melassa buonista imperante vorrebbe eliminarli definitivamente dal gergo cattolico, proponendo alternative molto più allettanti come quella di un inferno rigorosamente vuoto o quello di una felicità eterna garantita dall’immensa misericordia divina…”
Non sapevo che esistesse un gergo cattolico. Per quello che mi riguarda non credo nella libertà dell’uomo, neppure in Dio s’è per questo. Tuttavia, l’idea di un dio che nella sua onniscienza mette al mondo delle creature sapendo in partenza che sono destinate alla sofferenza eterna mi ripugna, letteralmente. Fosse per me manderei all’inferno solo coloro che continuano ad usare espressioni e parole come buonismo, politicamente corretto, imperante e simili, senza sapere di che cosa stiano parlando e convinti, poveri, di far parte di una illuminata minoranza. Anzi, ce li mando direttamente, con un bel calcio nel sedere: virtuale solo perché non ce li ho davanti.
Questi fatti che Luigi ci presenta e che così tanto apprezziamo, quasi con commozione, sono una grandissima prova dell’amore e della bontà di Dio, che va incontro a chi pensa a Lui, a chi in qualche modo si fida di Lui.
Ma credo che Dio, da noi che diciamo di amarlo, si aspetti qualcosa di più di questi apprezzamenti e del godimento che ci procurano.
Ci ha data la missione di convertire tutte le genti, e quando chi amiamo ci chiede qualcosa, da bravi innamorati dovremmo solo stare a guardare e magari pregare perché questo succeda, penso che occorra qualcosa di più
Chissà se quella signora battezzata all’ultimo per sua volontà, fosse stata magari sorpresa, interessata da qualcosa che nemmeno sappiamo, magari presentatole da qualcuno che la amava, non sia stata poi attratta da Dio che aveva visto in lei sorgere una fede che lo ha portato, quasi costretto, a salvarla.
Non credo nella predestinazione, pertanto qualcosa, un embrione di fede, deve essere spuntato.
Luigi fa proprio questo, suscitare delle domande, delle osservazioni, che fanno riflettere, e poi ci pensa Lui.
E lo fa anche con internet, così suscita riflessioni in più persone.
Sono convinto che la base è quanto fa Luigi: la testimonianza.
Ma sono altrettanto convinto che questa testimonianza va diffusa ben oltre le possibilità individuali o di quelle di piccoli e pochi gruppi che la perseguono specificamente.
Questo ci chiede Gesù, Dio, come testimonianza della nostra fede in lui.
Da volontario in parrocchie, trovo che queste sono i nuclei di base per una veramente nuova evangelizzazione, che deve anche (o soprattutto) mirare ad essere diffusa a tutti, come bene ci dice Benedetto XVI, riflettendo quanto ha detto Gesù agli Apostoli, quanto ha ripetuto S. Paolo eccetera.
Ma trovo che questo non è facile per le parrocchie, di fatto ci si limita (di regola costretti) ad accogliere e parlare a chi si presenta più o meno spontaneamente, e si perdono per strada molti, troppi bimbi che erano venuti nell’ovile, mancando la possibilità di attrarli man mano che crescono in un ambiente spesso ostile.
E non è assolutamente un rilievo per le parrocchie sempre a corto di risorse, nelle quali quasi ovunque ho trovato persone che letteralmente hanno rinunciato alla loro vita per noi, accollandosi tanti problemi del mondo, soffrendoli in prima persona.
Osservo invece che, nella Chiesa, i nuovi programmi di evangelizzazione non trattano questo punto, almeno non lo trattano abbastanza.
Ma il bastone ricurvo dei Vescovi, cosa sta a significare?
Come potremmo fare a portare questi concetti a chi può meglio attuarli? Questo, ripeto, non per sostituire la testimonianza personale, ma per permetterne una maggiore diffusione.
Penso che solo una grande struttura come la Chiesa possa attuare una più diffusa azione missionaria nella nostra Italia che, tutto sommato, ancora è la nostra patria, e magari anche in tante altre nazioni che sono nel nostro stato o peggio.
Qualche idea ? Forse Gesù ci chiede anche di usare il talento dell’intelligenza, dell’esperienza, del mettere assieme le idee e gli sforzi di tanti.
CORREZIONE ALLA RIGA 8: leggere NON dovremmo solo stare a guardare …
scusate
Leopoldo scrive,
29 giugno 2012 @ 17:53
Devo ringraziare il cielo, se non ti hanno al momento ancora affidato le chiavi del regno, dispensandoti dall’onere (o gusto) di mandare all’inferno le persone.
Ma mi tengo volentieri ben stretto il tuo calcio virtuale. Un bel bagno di umiltà fa sempre bene. E’ certamente probabile che io parli a vanvera e che usi a sproposito o abusi di certi termini che ti infastidiscono; non posso ovviamente essere io a giudicare obiettivamente l’assennatezza dei miei pensieri.
Riguardo alla pena e all’inferno sei libero di pensarla come credi; rispetto il tuo punto di vista rispetto al quale credo tu sia in buona e numerosa compagnia.
Mi permetto qualche altra considerazione sulle discussioni di oggi.
Anch’io ho (o almeno cercato) di erudirmi con la Bibbia, e soprattutto con il Vangelo, su cosa sia la nostra religione, Dio eccetera.
Ma non sono riuscito ad andare molto lontano finché non ho completata questa mia sintesi.
Per definizione Dio è trascendente, ossia dove la nostra ragione, la nostra scienza, non possono entrare. Altrimenti non sarebbe trascendente, e la Fede sarebbe solo filosofia, scienza o che so altro di solo umano.
Dio è infinito, anche nell’amore, nella potenza, nella giustizia.
E questo crediamo per fede, quindi senza gran possibilità di dimostrazioni.
Ma la più bella caratteristica di Dio è l’amore per noi, che ha dimostrato sacrificandoci il Figlio, più di così …
E se siamo un po’ a sua immagine e somiglianza, ossia se il suo amore è un po’ simile a quanto ci ha suggerito con l’istinto dei sentimenti che proviamo verso l’innamorata/innamorato, anche Lui non vuole essere amato da un grammofono, da un automa, altrimenti che amore sarebbe?
Ed allora ha dovuto tollerare che si possa disubbidirlo, vuole che il nostro amore sia una libera scelta. Sennò cosa varrebbe? Ed è stato tollerato il male, tante volte così difficile da capire, da interpretare.
Gli esempi di Luigi ci mostrano, con i fatti, quello che non riusciamo a dimostrare o capire con la ragione.
Ma un vero innamorato fa l’impossibile per soddisfare i desideri dell’innamorata, lo dicevano anche nei romanzi cavallereschi di poco tempo fa.
Ed è bello, perché così azioni che altrimenti sarebbero difficili, dolorose, diventano una soddisfazione, un vanto. Credo che lo abbiano provato tutti gli innamorati.
Ma l’istinto deve durare poco, serve solo a mostrarci come dovremmo fare, ed infatti piano piano svanisce, si è anche dissertato sulla durata dell’amore … che tristezza.
Il bello è che se si riesce a far durare l’amore, rimane tutto facile, ma non affrontiamo anche questo tema.
Per semplificarci la vita, Gesù ha sintetizzato in due ben note frasi quanto dobbiamo fare, due frasi di una semplicità e chiarezza estreme. Forse non voleva che chi lo ama dovesse perdere troppo tempo par capire cosa Dio desidera da noi, e, dopo tutto, non occorrono tanti dettagli, almeno per me.
E se guardiamo alla situazione del nostro mondo, vediamo che il succo delle due frasi è l’unica strategia utile per vivere tutti meglio, in tanti hanno dissertato su cosa è meglio fare per mezzo delle scienze, della filosofia, economia, politica eccetera, ma finora ogni tanto siamo stati costretti a cambiare idea.
Ed allora, cosa aspettiamo a fare dell’amore per il prossimo la nostra principale strategia terrena, con questo amore che per prima cosa significa portare il vero pane a chi non ne ha?.
E Dio è anche giusto, ed allora ci sarà pure qualche pena, che sia Inferno o che so altro, ma ci dovrà essere.
Ma tutto sarà fatto con giustizia.
Questo si ricollega all’intervento precedente.
PS: non vorrei essere male interpretato: la ragione serve, serva per attuare la Fede, per capirla meglio, lo hanno detto in tanti.
Ma c’è un punto dove si deve fermare, anche se talvolta no è facile identificarlo.
marcello.n scrive,
29 giugno 2012 @ 18:33
PS: non vorrei essere male interpretato: la ragione serve, serva per attuare la Fede, per capirla meglio, lo hanno detto in tanti.
Ma c’è un punto dove si deve fermare, anche se talvolta no è facile identificarlo.
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Guardando in alto all’entrata della chiesa di sant’Ignazio a Roma, c’è un grande dipinto del gesuita Andrea Pozzo che rappresenta la gloria di sant’Ignazio.
La scena mostra il santo tra Gesù Cristo che imbraccia la Croce e una figura sospesa in aria che sorregge un grande specchio. La luce emanata da Cristo non colpisce direttamente Ignazio ma è riflessa dallo specchio da cui parte un raggio che illumina Ignazio, spalle al Cristo ma con la testa girata e lo sguardo rivolto all’indietro verso di lui.
Cioè la luce di Dio non va direttamente verso Ignazio.
Secondo la dottrina gesuita l’illuminazione del divino è la conoscenza.
Dio per farci conoscere deve passare attraverso gli strumenti della conoscenza che ci ha insegnato.
Noi non possiamo conoscere direttamente Dio, la conoscenza diretta non esiste.
Il segno della conoscenza dice Ignazio negli Esercizi, è in tutte le cose quindi se Dio con la sua luce vuole colpire Ignazio lo deve fare con il sistema della rifrazione o della riflessione.
La luce funziona così. L’ha creata Dio e creandola gli ha dato un funzionamento scientifico.
Tutto è scientifico, ed è scientifico perché è divino.
Un breve commento sul caso riportato da Luigi.
A me personalmente ha commosso.
Per me ha lavorato il cuore, un pò la pancia riferita alla commozione ( dal greco provare il dolore fisico delle doglie) per il dolore che quel nucleo familiare ha dovuto affrontare di colpo e in breve tempo e forse del tutto impreparato alla novità di una conversione.
E francamente capisco poco o nulla le contorsioni mentali e filosofiche di alcuni bloggers sul caso.
Grazie a Nino e a ognuno che ha commentato. Credo che dovremmo essere attenti a ogni conversione.
Cercando di capire, se possibile, che cosa sia che converte: che cioè fa girare le persone verso il Signore.
Quando non è possibile indagare – come forse in questo caso – si tratta di tenere nel cuore il fatto della conversione come il più importante che ci possa capitare intorno.
Attenzione: per fatti di Vangelo io intendo fatti di conversione. Vite convertite.
Grazie Nino e grazie Luigi.
Una sola precisazione per Nino, che ha centrato li tema: per definizione tutto ciò che è materiale (non trascendente) è scientifico, nel senso che può essere trattato, gestito con il metodo inventato da Galileo.
Ma la scienza non può “gestire” il trascendente, proprio per la definizione di sé stessa. Gli scienziati che pensano di poter operare diversamente sbagliano.
Quindi, come dici, poiché la Fede ci dice che il “materiale” è stato creato da Dio, ne consegue che anche la scienza è stata creata da Dio.
E Dio, quando vuole comunicare con gli uomini, spesso si esprime con un linguaggio “terreno”, altrimenti dovrebbe fare ogni volta una specie di miracolo, e di questa sua attenzione lo ringraziamo.
L’esempio dello specchio è molto bello, esprime in modo molto efficace quanto sopra.
Sempre per Nino: sei grande quando dici:
“e francamente capisco poco o nulla le contorsioni mentali e filosofiche di alcuni bloggers sul caso.”
La conversione del prossimo: secondo me è solamente nella disponibilità di Dio, in quanto c’entra il trascendente.
Sia ben chiaro che da soli non convertiremo mai nessuno, e ci renderemmo antipatici, anche a Dio.
Ha perfettamente ragione il grande Luigi quando dice:
” Quando non è possibile indagare – come forse in questo caso – si tratta di tenere nel cuore il fatto della conversione come il più importante che ci possa capitare intorno.”
Mi pare proprio che il Vangelo ci ha ripetutamente detto che per far concedere da Dio la Fede basta un interessamento, sentire un’esigenza di qualcosa sopra di noi, e poi Lui agisce, con infinita giustizia ed infinita bontà.
Quindi sono ancora d’accordo con Luigi: “per fatti di Vangelo io intendo fatti di conversione. Vite convertite.”
E’ perfetto. Quello che penso è che, appunto, si debbano far conoscere questi fatti del vangelo a tutti, non solo a chi viene già a trovarci, in Parrocchia, in un blog, o quando molti di noi li portano in giro, nelle carceri, negli ospedali, in genere a quelli più colpiti, con un senso dell’amore, del sacrificio, della Fede veramente grandi, diventando i veri seguaci di Dio.
E sono altrettanto convinto che occorra almeno tentare di raggiungere in qualche modo, con questi fatti del vangelo, tutti, ma proprio tutti, come ci dicono il Papa e tanti altri.
E per questo occorre la potenza di comunicazione spirituale e materiale (visto che parliamo di materia) che solo la Chiesa può dare, occorrono le Parrocchie, occorrono tutti, i cervelli e le mani, Marta e Maria.
Per dirne una: non sono molto convinto che parlare di “partito politico dei cattolici” sia molto utile per questa necessaria opera di missionarieta’.
Mi pare così semplice: siamo in democrazia, e per avere uno stato che accetti la nostra etica, questa etica deve essere condivisa almeno da un certo numero di elettori, il che, in altri termini, significa portare i fatti del Vangelo a più persone possibile, che poi, a sua volta, è come dire amare il prossimo, come al solito si va a finire lì, all’amore.
Ancora grazie a tutti, mi state chiarendo molte idee.
Madre di tutte le conversioni fu quella di Saulo: emblematica, prototipo di ogni altra conversione sotto il cielo perché coglie il punto focale della questio. Si guarda con stupore al rinnovamento,all’ “irriconoscibilità” di ciò che si era. Mi capita , spesso, di usare la categoria umana di “rovesciamento” in ordine al modus operandi di Dio nei confronti di noi creature: come si rovescia un sacco e se ne scruta l’interno così Dio con la nostra anima. Operazione cruenta dolorosissima dove, rovesciata la coscienza appare alla mente di colui che è chiamato a conversione, intonso il male intrinseco delle azioni compiute e appare, così chiaramente il male fatto da esserne schifati. La conversione è iniziativa di Dio che prende, ruba, attira con prepotenza colui che si lascerà salvare. Ricordo quando a scuola approfondimmo il tema magistralmente esposto dal Manzoni in quella dell’Innonimato, l’abietto, il ripugnante che fa il male peronando cause ingiuste, scientemente, e proprio per questa forza superiore anche al male miserabile, meschino, di bassa malvagità. Nel momento in cui entra in profonda crisi interiore e l’uggia delle sue scelleratezze si fanno a poco a poco coscienza ecco che il dolore diviene insopportabile e la catarsi… La conversione è prova schiacciante dell’esistenza di Dio. Dio non violenta l’uomo nel temperamento che resta tale anzi, per una sorta di incomprensibile aporia, se ne serve pure [perché la conversione tocca forti personalità] ma cambia radicalmente lo stato di coscienza e la capacità di guardare oltre…
corrige “Innominato”
A voler essere precisi, sarebbe «innominato» perché nel romanzo è sempre con la minuscola. E c’è il suo perché.
è vero…
@ Nino
Congratulazioni per la sua disquisizione sula conoscenza e l’illuminazione. Davvero bella. La condivido.
“La luce funziona così. L’ha creata Dio e creandola gli ha dato un funzionamento scientifico.
Tutto è scientifico, ed è scientifico perché è divino.” Molto intelligente.
“innominato” colui il cui nome è s c o n o s c i u t o .
Peccatore sui generis “di cui non possiamo dire né il nome né il titolo e nessuna congettura sopra nulla di tutto ciò…[…] un tale che, essendo de’ primi tra i grandi della città, aveva stabilita la sua dimora in una campagna situata sul confine; e li, assicurandosi a forza di delitti, teneva per niente i giudizi, i giudici, ogni magistratura, la sovranità; menava una vita affatto indipendente; ricettatore di forusciti, foruscito un tempo anche lui; poi tornato, come se niente fosse […]. Fare ciò ch’era vietato dalle leggi, o impedito da una forza qualunque; esser arbitro, padrone negli affari altrui, senz’altro interesse che il gusto di comandare; esser temuto da tutti, aver la mano da coloro ch’eran soliti averla dagli altri; tali erano state in ogni tempo le passioni principali di costui…»
La “regale” malvagità dell’innominato, ribelle all’ennesima potenza, crea , sui presupposti della violenza, la propria legge e la sua l i b e r t a’. Grande nel male, superiore ai piccoli, mediocri malvagi ebbene in costui, Dio ,operò la conversione…Pagina di mirabile manzoniana memoria!
@ marcello
<i<“Ma la scienza non può “gestire” il trascendente, proprio per la definizione di sé stessa. Gli scienziati che pensano di poter operare diversamente sbagliano.”
Forse è lei che attribuisce un significato alla scienza. – “Per scienza si intende un sistema di conoscenze, ottenute con procedimenti metodici e rigorosi e attraverso un’attività di ricerca prevalentemente organizzata, allo scopo di giungere a una descrizione, verosimile e oggettiva, della realtà e delle leggi che regolano l’occorrenza dei fenomeni.” Wikipedia
“Continuate a chiedere, e vi sarà dato; continuate a cercare, e troverete; “ ( Mt. 7.7) – “Chi cerca il bene, continuerà a cercare buona volontà; ma in quanto a chi cerca il male, esso verrà su di lui. ( Prov 11.27)
p.s.
“E per questo occorre la potenza di comunicazione spirituale e materiale (visto che parliamo di materia) che solo la Chiesa può dare, occorrono le Parrocchie, occorrono tutti, i cervelli e le mani, Marta e Maria.”
Mi pare che ci sia una contraddizione, perché la chiesa e le parrocchie non possono dare “la conoscenza” del trascendente ma “quella conoscenza” è il dono di Dio che viene dato personalmente a chi cerca con il giusto motivo, non a chi è interessato solo a seguire “insegnamenti di uomini”.
“‘Questo popolo mi onora con le labbra, ma il loro cuore è molto lontano da me. Invano continuano ad adorarmi, perché insegnano come dottrine comandi di uomini’” ( Mt 15.8)
Gli scienziati ascoltano le teorie di tutti gli altri ma poi si inoltrano nell’inesplorato da soli fino a quando seguendo le proprie percezioni e il proprio istinto scoprono cose nuove e le comunicano agli altri. E’ questo il procedimento.
Tutti gli ebrei erano invitati, ma solo pochi raccolsero l’invito. Tutti sono ancora invitati, prima che” la porta si chiuda” ma solo pochi raccolgono l’invito infatti è detto “dove non vi ascoltano scuotete la polvere dai vostri piedi”.
Infine la chiesa non è ancora stata rivelata : “rivolgiamo lo sguardo non alle cose che si vedono, ma alle cose che non si vedono. Poiché le cose che si vedono sono temporanee, ma le cose che non si vedono sono eterne “ (2Corinti 4.18)
La chiesa materiale non è eterna come si è visto in Emilia.
“Chi è realmente lo schiavo fedele e discreto che il suo signore ha costituito sopra i propri domestici per dar loro il cibo a suo tempo? Felice quello schiavo se il suo signore, arrivando, lo troverà a fare così! Veramente vi dico: Lo costituirà sopra tutti i suoi averi.” ( Mt 24.45-47) Solo allora…
@ Gioab
Per evitare confusioni: sono marcello.n, partecipa al blog anche un marcello.
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Il <>
di Wikipedia può, appunto, trattare solo quanto è percepibile dai sensi umani e misurabile, cosa che il trascendente non è.
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<>.
Giustissimo, mi riferivo solo al fatto che i mezzi di comunicazione, come quelli che usa anche Luigi per darci esempi di cosa può far fare la Fede, sono materiali, e vediamo che questi mezzi materiali hanno un enorme potere di indurre desideri, passioni, domande, che, se giustamente incanalate, possono produrre un interesse per il trascendente. Poi interviene Dio, che non abbandona mai chi si rivolge a lui con vera Fede.
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Sono d’accordo, forse dovevo chiarire meglio: mi riferivo al fatto che la Chiesa, per comunicare, deve usare i mezzi materiali, come detto prima.
In Emilia sono crollati i luoghi materiali della chiesa, ma non la Chiesa intesa come dice S. Paolo, e non certo lo spirito della Chiesa.
scusatemi, non ho ancora rpesa la mano sul come usare certi caratteri.
Riporto il testo precedente tentando di ottenere un risultato più comprensibile:
@ Gioab
Per evitare confusioni: sono marcello.n, partecipa al blog anche un marcello.
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Il —- sistema di conoscenze, ottenute con procedimenti metodici e rigorosi —– di Wikipedia può, appunto, trattare solo quanto è percepibile dai sensi umani e misurabile, cosa che il trascendente non è.
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—- Mi pare che ci sia una contraddizione, perché la chiesa e le parrocchie non possono dare “la conoscenza” del trascendente ma “quella conoscenza” è il dono di Dio che viene dato personalmente a chi cerca con il giusto motivo, non a chi è interessato solo a seguire “insegnamenti di uomini”—–
Giustissimo, mi riferivo solo al fatto che i mezzi di comunicazione, come quelli che usa anche Luigi per darci esempi di cosa può far fare la Fede, sono materiali, e vediamo che questi mezzi materiali hanno un enorme potere di indurre desideri, passioni, domande, che, se giustamente incanalate, possono produrre un interesse per il trascendente. Poi interviene Dio, che non abbandona mai chi si rivolge a lui con vera Fede.
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— “rivolgiamo lo sguardo non alle cose che si vedono, ma alle cose che non si vedono. Poiché le cose che si vedono sono temporanee, ma le cose che non si vedono sono eterne “ (2Corinti 4.18)
La chiesa materiale non è eterna come si è visto in Emilia.——
Sono d’accordo, forse dovevo chiarire meglio: mi riferivo al fatto che la Chiesa, per comunicare, deve usare i mezzi materiali, come detto prima.
In Emilia sono crollati i luoghi materiali della chiesa, ma non la Chiesa intesa come dice S. Paolo, e non certo lo spirito della Chiesa.