Una mamma no global con due bimbi in macchina incontra al semaforo una zingara che ha con sé due bimbe dell’età dei suoi. “Che bei figli che hai! Dammi qualcosa per queste creature” dice la zingara. “Non ho soldi con me” risponde la mamma no global che ama vestire alla zingaresca “ma qualcosa ti do”. Accosta al marciapiede, apre il bagagliaio e ne cava il borsone del mare da cui prende tre paia di mutandine dei suoi bambini e le dà alla zingara che ringrazia. “Mettegliele però” dice seria la no global alla zingara. “Io gliele metto ma loro se le tolgono perché vogliono sentire il fresco”, fa la zingara tornando verso il semaforo. – Battute colte domenica 12 a Roma, all’angolo tra la circonvallazione Cornelia e la via Aurelia, verso le 14.
Parabola della mamma no global e della zingara
26 Comments
Lascia un commento
Devi essere connesso per inviare un commento.
Caro Luigi,
premetto che sono un orso che alza gli occhi al cielo quando, un istante prima che arrivi l’ascensore, entra nell’androne un vicino: addio beata solitudine! Quindi: niente lezioni da impartire al mondo.
Detto questo, mi piace l’episodio della mamma no-global che ferma la macchina, sceglie tre mutandine per i figli della zingara, ed instaura questo dialogo, anche se un po’ paradossale, ma molto umano.
Forse si possono trovare piccole pecche: la pretesa della mamma no-global che il suo regalo sia comunque usato, le abitudini un po’ selvatiche dei piccoli rom… ma mi sembra che il valore di quello “stop” e di quel dialogo siano immensamente superiori!
Grazie!
Aurelio
Io sinceramente avrei chiesto alla mamma dei bimbi rom: quando i tuoi figli raggiungono l’età scolare li mandi a scuola, perché possano decidere se trascorrere la loro ai semafori o fare per esempio l’ingegnere?
Io rimango sempre sconvolto che NESSUNO in questo paese si preoccupi del fatto che la maggior parte di questi bimbi non andrà a scuola! Nella mia città i bambini rom non sono MAI andati a scuola e chiedono l’elemosina anche di fronte al tribunale e nessuno si pone problemi. Ma noi i NOSTRI figli li mandiamo a scuola? Io non voglio che loro abbandonino le loro tradizioni, lingua ecc. ma non possiamo pretendere per i nostri figli l’istruzione per i nostri figli e poi di fatto far finta che ai loro viene negata.
Le mutandine sono per oggi: l’istruzione è per il loro futuro!! Dobbiamo dare loro gli strumenti per essere, se vogliono, una parte costruttiva del nostro paese.
mia moglie, che non è no-global (un po’ post-global, forse) ma assolutamente sui generis, ha più o meno lo stesso stile in queste situazioni… che faccio? La incateno? La denuncio a Maroni?
😀
Ma perchè Moralista?
E’ bellissima la frase: “Non ho soldi con me ma qualcosa ti do” – completamente l’opposto di quelli che danno delle monete ai barboni, o l’8 per mille o il 5 per mille o qualcosa a questo o quell’istituto di carità e poi si siedono tranquilli in poltrona convinti che … tanto il loro dovere l’hanno fatto!
(scherzavo, Gabriella)
infatti è uno dei motivi per cui amo mia moglie…. affronta le cose in un modo diverso dal mio, anche se le guardiamo più o meno con lo stesso sguardo…
Uhm, la mamma no-global che veste alla zingaresca mi ricorda un certo sinistrismo molto vogue…con ogni probabilità sarà pure incazzata nera col Vaticano, a prescindere…
Non è il mio universo mentale e di costume, ma il gesto merita il racconto.
probabilmente la mamma no-global non farà parte dei “quattro gatti” che secondo il Tg3 , hanno ancora il coraggio e la pazienza di ascoltare il papa.. tuttavia il suo gesto è perfettamente umano e gentile ..anch’io ho avuto un’esperienza simile , ho regalato a una mamma zingara delle medicine chiedendole di darle al suo bambino che mi sembrava bisognoso di cure.. magari le avrà vedute .. ma va bene lo stesso.. i piccoli rom senza mutande e senza medicine campano lo stesso..
A proposito di zingare , nessuna di loro vi ha mai letto la mano ?’
a me sì , quando ero molto giovane , e tutto quello che mi ha detto si è avverato….!!!!
mia moglie ama le gonne un po’ “zingaresche” (ne ha una patchwork molto bella). Eppure non è proprio vogue, al massimo… Oviesse.
Si appassiona per le cose di Chiesa: amava di più GPII ma l’ultima volta che siamo andati al convegno diocesano è corsa alla balaustra a salutare il Papa…
aiutatemi: dove sbagliamo? ci deve essere un errore…
ps. tenete conto che io mi vesto come quello buono di “Cuore”, e ai matrimoni rigorosamente blazer blu o abito grigio…
Bene, il blazer blu e l’abito grigio sono sempre un’ottima scelta.
Il di più (e talvolta anche il di meno) viene dal maligno…
🙂
e “niente righe”, mi ha intimato recentemente un amico…
Beh, se mi garantisci “niente righe” allora ti dico che non sbagliate 😉
A me piacciono molto le donne che vestono gonne – zingaresche o romantiche o con trine – e non solo e sempre pantaloni 🙂
Discepolo, io non ho mai permesso che mi leggessero la mano ma a quelle che me l’hanno proposto ho sempre risposto “te la leggo io” e loro sorprese mi guardavano con occhi sbarrati mentre leggevo … “C’è qualcuno lassù che ti ama da morire …”
“mi ricorda un certo sinistrismo molto vogue…con ogni probabilità sarà pure incazzata nera col Vaticano, a prescindere…
Non è il mio universo mentale e di costume”
no, tu sei molto migliore
Francesco73, sono sicuro che non ti sarebbe piaciuta nemmeno una con una mise nera, corta, con trucco leggero, che avrebbe potuto ricordare certo libertinismo molto CHI, con ogni probabilità molto ossequiente al Vaticano, ovviamente a prescindere…
🙂
Caro Jacu le mutande non escludono la scuola. Anzi, direi che sono un primo passo verso la scuola dove, se non sbaglio, col sederino di fuori non si è ben accetti. Una suora piccolina piccolina, qualche anno fa, individuò a Cosenza un ragazzino vispo e intelligente che passava le sue giornate raccogliendo monetine dagli automobilisti ai semafori della stazione. Dio solo sa come la religiosa riuscì a intavolare una trattativa col padre: “Perché non lo mandi a scuola per permettergli di costruirsi un futuro migliore” gli disse decisa. E lui, duro: “Già, e a me chi li dà i soldi che lui recupera lavorando?”. Mica si arrese la suorina: “Te li do io”. E da allora si ingegnò ad assicurare una piccola rendita mensile a condizione di poter verificare l’andamento del ragazzino a scuola, dalla frequenza al profitto. Coinvolse anche un gruppo di signore di quelle che se la cavano dando solo qualche euro (perché le giudicate così? servono anche loro alla causa): anziché fare beneficienza anonima si autotassarono per “liberare” il potenziale studente dai semafori. E tra l’altro proprio con le signore del quartiere si generò un altro piccolo miracolo: quel ragazzino del quale ci si interessava solo per i soldini che riusciva a raccogliere tra le macchine si ritrovò con una dozzina di persone che si interessavano e si appassionavano per i suoi risultati scolastici. E a differenza dei figli recalcitranti, per lui era una grande gioia.
@ lazzaro
Sul piano del gusto estetico, sceglierei sicuramente il look da te descritto. 🙂
Sul piano di quel che evoca l’abito (ma senza esagerare e generalizzare), apprezzo l’eleganza sobria ma di qualità, che valorizza la femminilità senza cadute pauperistiche, sciattumi (talvolta) parrocchiali, e ovviamente senza provocazioni in senso opposto.
Il bello è poi è soggettivo, anche se fino a un certo punto…
E in generale mi colpisce di più chi condivide ciò che ha secondo buon senso e cuore che chi si traveste per immedesimarsi in condizioni non sue.
La penso come Francesco: un poverissimo può essere pulito e vestito in modo decoroso; lo sappiamo tutti in Italia che la Caritas, almeno una parrocchia per decanato, e altre istituzioni, provvedono a questo.
Quindi vedere qualcuno sporco e sciatto fa sospettare un po’ di scena, come i giocatori che escono a bordo campo in barella e un minuto dopo saltano come grilli.
Se uno si veste e si lava come può, si può instaurare, fra due fratelli nella comune condizione umana, un piccolo rapporto umano di sincerità.
@ Francesco73 e Orsobruno.
Ma io volevo dare solo una risposta allusivamente (e scherzosamente)destrorsa all’interpretazione sinistrorsa di Francesco… Per il resto sono d’accordo anch’io.
😉
Tranquillo, Lazzaro! 🙂
Un salutone!
Aurelio
il problema dei no-global (con cui sarei anche d’accordo) è che lo sono sono
di ideologia e non di fatto.. è più no-global un contadino del Chianti , che non sa di esserlo, e ne conosco molti , che le sedicenti signore no-global della Milano bene..che vanno in bicicletta sì,. e mangiano slow-food.. ma poi non sanno assolutamente nulla
delle tradizioni della propria terra e di come siano state sconvolte dall’economia globale… e non si rendono conto che andare nel Borneo in aereo in vacanza non è da no-global ma da persone che vivono il mondo globalizzato.. che tutto quello che fanno è da mondo globalizzato e tutto quello che disprezzano è da mondo non globalizzato…
ERRATA CORRIGE!! Rileggendo i post mi sono accorto che ho inserito una i di troppo in beneficenza! Se qualcuno vuole avviare una sottoscrizione anche per la mia scuola forse è il caso 🙂
Comunque per la cronaca mi hanno aggiornato sugli studi del ragazzotto: quest’anno sarà di maturità e l’anno scorso ha pure conseguito una borsa di studio per i risultati raggiunti.
Sì sì, i poveri vestiti decentemente e puliti sono l’ideale, e i no-global sono contro il “mondo globalizzato” (lo dice la parola stessa), sono tutti soci Slow Food e vanno in vacanza nel Borneo: in aereo, ovviamente. E’ vero pure che suola e mutande non si escludono a vicenda, dato che la scuola pubblica ormai è praticamente in mutande.
OT: http://pentagras.wordpress.com/2009/07/16/le-cose-che-abbiamo-in-comune/
“Mettegliele però” dice seria la no global alla zingara. “Io gliele metto ma loro se le tolgono perché vogliono sentire il fresco”, fa la zingara tornando verso il semaforo
———————————————————–
E’ un po come quando i vecchi e nuovi no global anziché aiutare i paesi del terzo e quarto mondo, che fanno più dei 2/3 del pianeta, a uscire dalla fame, dalla sete e dalle malattie, sostenendoli nello sviluppando dell’agricoltura e fornendogli medicine, gli si mandano armi contro materie prime e siti strategici a fini militari.
Sopravvivenza Vs mutande. Appunto!
caro Jacu, non so la tua esperienza, ma posso dirti con sicurezza che non è vero che in Italia nessuno fa niente per far andare i bambini rom e sinti a scuola. Essi spesso frequentano la scuola, seppur in modo irregolare, ma il problema più grosso è una certa arretratezza dell’organizzazione scolastica. Il problema non è il non fare, perchè si fa tanto, ma il fare spesso con metodi inadeguati. Ma questo non è un problema solo dei rom.
Oltre a ciò vi sono diverse associazioni che seguono i bambini nomadi nei loro percorsi scolastici. Una delle più grosse e note è l’Opera nomadi, con cui ho collaborato molti anni fa. In realtà i genitori nomadi spesso sono contenti di mandare i figli a scuola, anche se il bambino è comunque visto come un “mezzo uomo” (e forse gli hobbit di cui parla Luigi nell’ultimo thread sono prima di tutto loro, i bambini e soprattutto quelli che contano meno). Altre volte occorrerebbe uno sforzo di vera inteculturalità. Molti anni fa, quando ero giovane, per alcuni mesi andavo io nel campo nomadi dove mi avevano allestito una roulotte – aula, nella quale di pomeriggio facevo lezione ai bambini: ero ben voluto e apprezzato, spesso mi offrivano gentilmente il caffè in una tazza sciacquata in una bacinella, e io non rifiutavo per altrettanta cortesia… ma non ho mai trovato indifferenza verso il futuro dei propri figli.
Forse dovremmo capire che si tratta di una cultura antichissima, che deve anche essa modificarsi come tutte le culture, ma in modo che essa non sia cancellata. Lo ha capito bene un sacerdote eccezionale, l’anziano don Mario Riboldi, che vive da zingaro con gli zingari, anzi si definisce “prete zingaro” e non “prete degli zingari”.
Che carina questa mamma! e anche la mamma zingara, ha dato una risposta molto semplice, ha accettato il regalo e non ha detto all’altra di farsi gli affari suoi. E’ un po’ come dire signora mia che ci vuole fare il mio non mangia… quando ci si incontra fuori dalla scuola. Anch’io preferisco dare biscotti o frutta ai ragazzi che lavano i vetri e mi fa piacere vederli mangiare dallo specchietto mentre mi allontano, almeno sono sicura che ho dato qualcosa a loro e non a qualche invisibile mafia…..