Nella predicazione svolta dal Papa nel viaggio in Africa, Madagascar e Maurizio – che termina oggi – ci sono state tre parabole, ovvero racconti con un insegnamento, meritevoli di narrazione. Le riporterò con questo post e con altri due nei prossimi giorni. Questa prima la intitolo alla “giovane monaca e al vecchio Papa” perchè in essa, attualizzandola, Francesco mette in scena se stesso. La seconda la chiamerò “Parabola della capra e della doppia grata”, la terza “Parabola del pallone di stracci”. Le prime due le ha narrate parlando a braccio sabato 7 settembre alle contemplative del Madagascar. Quella che metterò per terza, con il titolo sul pallone di stracci, l’aveva improvvisata il 5 settembre a Maputo, nell’incontro con le Scholas Occurrentes.
Parabola della giovane monaca e del vecchio Papa
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Una giovanissima e una vecchia. Una tarda serata, due suore, una giovanissima e una vecchia camminavano dal coro, dove avevano pregato i Vespri, al refettorio. La vecchietta faceva fatica a camminare, era quasi paralitica, e la giovane cercava di aiutarla, ma la vecchietta si innervosiva, diceva: “Non toccarmi! Non fare questo che cado!”. E, Dio sa, ma sembra che la malattia avesse reso la vecchietta un po’ nevrotica. Ma la giovane sempre col sorriso l’accompagnava. Alla fine arrivavano al refettorio, la giovane cercava di aiutarla a sedersi, e la vecchietta: “No, no, mi fa male, fa male qui…”, ma alla fine si sedeva. Una giovane, di fronte a questo, sicuramente avrebbe avuto voglia di mandarla… a passeggio! Ma quella giovane sorrideva, prendeva il pane, lo preparava e glielo dava. Questa non è una favola, è una storia vera: la vecchia si chiamava Suor San Pietro, e la giovane Suor Teresa di Gesù Bambino. Quella giovane avrebbe potuto pensare: “Sì, ma domani andrò dalla priora e dirò che invii una più forte ad aiutare questa vecchia perché non ce la faccio”.
Credette nell’obbedienza. Non pensò così. Credette nell’obbedienza: “L’obbedienza mi ha dato questo mestiere e lo farò”. Con la forza dell’obbedienza faceva con carità squisita questo lavoro. La via della perfezione si trova in questi piccoli passi sulla strada dell’obbedienza, piccoli passi che che “fanno schiavo” Dio, piccoli fili che “imprigionano” Dio. Questo pensava la giovane: ai fili con cui imprigionava Dio, alle corde, corde di amore, che sono i piccoli atti di carità, piccoli, piccolissimi, perché la nostra piccola anima non può fare grandi cose […]. “No ma io penso che deve cambiare la vita religiosa, deve essere più perfetta, più vicina a Dio, e per questo io voglio diventare priora, capitolare, per cambiare le cose!…”. Non dico che qualcuna di voi pensi questo… Ma il diavolo si insinua in questi pensieri. Se tu vuoi cambiare non solo il monastero, non solo la vita religiosa – cambiare e salvare con Gesù -, salvare il mondo incomincia con questi piccoli atti di amore, di rinuncia a sé stessi, che imprigionano Dio e lo portano tra noi.
Una musica da fuori. Una di quelle sere, mentre andavano dal coro al refettorio, passo passo, Teresa sentì una musica, da fuori… musica di festa, di ballo… E pensò a una festa dove le giovani e i giovani ballavano, onestamente, una bella festa di famiglia… forse nozze, compleanno… Pensò alla musica, a tutto quello… E sentì qualcosa dentro; forse ha sentito: “Sarebbe bello stare lì”, non so… E subito, decisa, disse al Signore che mai, mai avrebbe cambiato per quella festa mondana uno solo dei suoi gesti con la suora vecchietta. Questi la rendevano più felice di tutti i balli del mondo […]. Poi, questa Teresa si è ammalata. Si è ammalata e, a poco a poco, le sembrava di aver perso la fede. Questa poveretta, che nella sua vita aveva saputo mandar via i diavoli “educati”, all’ora della morte non sapeva come farcela con il demonio che le girava attorno. Diceva: “Lo vedo: gira, gira…”. È l’oscurità degli ultimi giorni, degli ultimi mesi della vita. Per la tentazione, la lotta spirituale, l’esercizio della carità non si va in pensione: fino alla fine tu dovrai lottare. Lei pensava di aver perso la fede! E chiamava le suore perché buttassero acqua santa sul suo letto, perché portassero le candele benedette… La lotta nel monastero è fino alla fine. Ma è bella, perché in questa lotta – crudele ma bella – quando è vera, non si perde la pace.
Ora accompagna un vecchio. Questo Papa – voi direte – è un po’ “folklorico”, perché invece di parlarci di cose teologiche, ci ha parlato come a delle bambine. Magari foste tutte bambine nello spirito, magari! Con quella dimensione di fanciullezza che il Signore ama tanto. Vorrei finire la storia di Teresa con la vecchietta. Questa Teresa, adesso, accompagna un vecchio. E voglio dare testimonianza di questo, voglio dare testimonianza perché lei mi ha accompagnato, in ogni passo mi accompagna. Mi ha insegnato a fare i passi. A volte sono un po’ nevrotico e la mando via, come la Madre San Pietro. A volte l’ascolto; a volte i dolori non me la fanno ascoltare bene… Ma è un’amica fedele. Per questo non ho voluto parlarvi di teorie, ho voluto parlarvi della mia esperienza con una Santa, e dirvi cosa è capace di fare una santa e qual è la strada per diventare sante.
http://press.vatican.va/content/salastampa/it/bollettino/pubblico/2019/09/07/0669/01360.html#omeliabraccio
Sul magistero narrativo di Papa Francesco – ovvero sulle sue “parabole” – ho scritto un libro insieme al collega Ciro Fusco. Lo puoi vedere qui:
http://www.luigiaccattoli.it/blog/antologia-delle-pubblicazioni-2/cera-un-vecchio-gesuita-furbaccione/
Cliccando sulla voce “premessa” puoi leggere un’interpretazione del genere parabolico usato da Francesco. Il volume raccoglie e interpreta 110 racconti svolti da Papa Bergoglio nella sua predicazione.
Caro e stimato Luigi, mi limito a dire che ai tempi di Gesù non si parlava di teorie, ma di fatti, perciò Lui ricorreva alle parabole. Questa non è una mia trovata, ma l’ho letta su libri di teologi che, sinceramente non ricordo, perché l’ho letti tempo fa. Oggi la situazione è diversa… Per tornare all’oggi, aggiungo che io ho comprato qualche libro di Papa Francesco, ma anche nei libri Papa Francesco parla, difatti e in pratica sono delle interviste scritte, Ma mi fermo qui. Cordiali saluti a te e ai tuoi visitatori.