Trent’anni addietro ho conosciuto Augusto, un uomo avanti negli anni che dalla sofferenza aveva imparato la bontà. Quando nacque fu abbandonato sugli scalini di una chiesa dell’urbinate. Lo raccolse una famiglia che lo tenne con sé nove anni ma poi gli disse che non poteva restare ancora perché avrebbe acquisito gli stessi diritti dei figli. Fu preso a “garzone” da un’altra famiglia. Cresciuto domandò in giro da chi fosse nato. C’è sempre chi lo sa e Augusto si presentò a quella che gli fu indicata e chiese: “Sei tu mia madre?”. La mamma, forse per vergogna, rispose di no.
Augusto trovò un lavoro a Milano. La mamma vicina a morire lo cercò, ma nessuno sapeva dove egli fosse e non poté liberarsi di quella verità. Il figlio guadagnò bene, si sposò e tornò a vivere dalle sue parti.
“Una sera – è lui che racconta – tornavo a casa in bicicletta. Pioveva e stando curvo sotto l’acqua vidi per terra una busta che raccolsi: era una busta paga con dentro il denaro e il nome sul davanti. ‘Ora sono tutto bagnato – mi dissi – ma domani gliela porto’. Arrivato a casa pensai: ‘Chissà quello quanto soffre’. Girai la bicicletta, mi diressi verso la via segnata sulla busta e suonai il campanello. Mi aprì la moglie. ‘Mio marito non c’è’ mi disse. ‘Non è vero che non c’è, suo marito si è buttato sul letto perché ha perduto la busta paga’, risposi. ‘E lei come lo sa?’. ‘Eccola qui’. Mi fecero entrare in casa e prepararono una frittata con le salsicce per fare festa con me“.
Parabola della busta paga perduta e ritrovata
12 Comments
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[Segue dal post] Mi racconta la storia di Augusto don Orlando Bartolucci, parroco a Montecchio, Pesaro, che conosce la mia passione per i “fatti di Vangelo”. La sua e-mail così termina: “Il Vangelo è questo: la sofferenza vissuta da quell’uomo nella sua infanzia, l’ha reso sensibile agli altri. Ho compreso che le persone toccate dalla Croce sono più simili al Signore”.
[Segue dal primo commento] Montecchio, dov’è parroco don Orlando, si trova sulla statale 423 che da Urbino va a Pesaro scendendo nella valle del Foglia e passando prima per Gallo e poi per Cappone: vedi mio post del 17 agosto 2008. Faccio questo richiamo per lo scrupolo di collocare geograficamente l’ottima parabola che da là è venuta a me e ai miei visitatori
Da Urbino a Pesaro. Più o meno come da Gerusalemme a Gerico.
Le sofferenze formano.
“Chi semina nelle lacrime
mieterà con giubilo.”
Davvero una bella storia. Di onesti ce ne sono tanti e non fanno rumore.
Di disonesti ce ne è ancor più, e ne fanno ancor meno di rumore.
“Per quanto io ho visto, chi coltiva iniquità,
chi semina affanni, li raccoglie.”
DECISAMENTE OT!!
http://www.avvenire.it/Cultura/Saviano+il+mio+Dio+debole+a+Gomorra_200909160747101930000.htm
16 Settembre 2009
INTERVISTA
Saviano: il mio Dio «debole» a Gomorra
Ecco l’ultima delle domande di G. Ballerini a Saviano
Trovo assai profonda la riflessione su di un Dio non onnipotente
Qual è il suo rapporto con Dio? Problematico, inesistente, accantonato?
«Ho un rapporto costante con le letture religiose. Il mio rapporto con Dio passa attraverso i testi sacri. Soprattutto la Torah e i Vangeli. Mi è sempre piaciuta l’idea che ha Hans Jonas, filosofo di origine ebraica, di un Dio da aiutare. Di un Dio non onnipotente e che quindi si trova, come l’uomo, a doversi scontrare con un male. Un Dio non onnipotente è un Dio che mi è molto simpatico. Negli ultimi anni è aumentata esponenzialmente la riflessione religiosa. Che in gran parte della mia vita non ho avuto. E le persone che hanno creduto nel mio dolore e non hanno risposto con cinismo, con la solita tiritera che la mia era tutta un’operazione di marketing, sono state le persone religiose, con fede. Nel tempo, ho iniziato a percepire che la fede, spesso, è stato il vero motore delle persone di buona volontà che nelle zone più difficili del Sud han cercato di trasformare le cose».
Gianni Ballerini
Molto bella la storia di Augusto. La trova molto profonda.
Ciao a tutti!
Grazie a Nino per aver “postato” l’intervista a Saviano.
Chi ha sofferto non prende mai alla leggera la sofferenza altrui.
‘Di chi ha pianto puoi fidarti’.
E’ facile concepire un Dio non onnipotente senza rinngare i pregressi recenti peana per l’Uomo che si autodetermina, padrone della vita e della morte. Saviano svolge un’opera meritoria in un campo specifico e di ciò gli sono grato. Ma una più attenta lettura di Jonas gli avrebbe allora consentito una migliore empatia verso la testimonianza cristiana.
“Ma una più attenta lettura di Jonas gli avrebbe allora consentito una migliore empatia verso la testimonianza cristiana.”
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Forse anche una migliore accoglienza cristiana se proprio non vogliamo esegerare con la carità.
Prova a metterti nei suoi panni, aver passato l’adolescenza e la gioventù dove e come l’ha vissuta lui.
E come, oggi, è costretto a vivere virtualmente sapendo, da 27 enne, di non avere alcun futuro se non quello di un potenziale dead man walking tra incubi e solitudine.
Poi mi dirai delle attente letture di Jonas.
INFAMI !
FARABUTTI !
DELINQUENTI !
COMUNISTI !
………. ops !, scusate, avevo ancora nelle orecchie l’esibizione televisiva del nostro Capo del Governo, ieri sera, a “Porta a porta” !
Scherzi a parte, l’aneddoto è molto bello.
L’episodio, peraltro, deve risalire agli anni ’70, se non prima, quando, ancora, svariate aziende solevano consegnare il denaro contante in “busta paga”: poi venne l’era degli assegni circolari, ed ora (e da anni, ormai) il solo “statino” (perchè l’importo relativo allo stipendio mensile viene direttamente accreditato sul conto corrente bancario del lavoratore).
Buona notte a tutti !
Roberto 55
Caro Nino, impossibile non solidarizzare con i martiri. Il punto non era certo questo, come facilmente emerge dal mio commento.
A volte immagino il Signore intento ad osservare il grande libro della vita di ciascuno: pagine bianche sulle quali scrive giornalmente il diario. Una sorta di vademecum dove sono appuntati i grandi eventi, “i fatti di vangelo” appunto, che compiamo quitidianamente, le cui illustrazioni vengono dipinte giornalmente da noi tutti. Alcuni non sanno usare bene il pennello ma seguendo i Suoi consigli pratici ed efficaci riescono ad eseguire con maestria il tracciato del proprio disegno, interpretandolo in modo del tutto personale. Ecco, quel volume, grande, forbito, ricco di affreschi a volte un po’fantasiosi che ciascuno di noi fornisce al Maestro è la dimostrazione che la Sua visita sulla terra è servita a qualcosa. A questo punto, nella mia immaginazione mi pongo la domanda:” quale illustrazione, quale “fatti”, sono riuscita a spedire in cielo?”, e da qui parte il mio esame di coscienza. Sembrerà banale ma non lo è affatto. Mi accorgo che siamo sempre pronti a crearci l’alibi del “non tocca a me”, alibi che ci scagiona al bisogno dalle nostre responsabilità, pronto ad essere esibito ogni volta che ci viene contestato qualcosa. Percorriamo i famosi 25 chilometri da Gerusalemme a Gerico senza occuparci minimamente delle sofferenze altrui. Saviano, un martire dei nostri giorni che con il suo pennello, a modo suo, ha saputo scrivere una pagina di Vangelo dalle suggestive pennellate, denunciando i briganti incontrati sulla strada: una strada maledetta, non solo per la presenza dei banditi, ma per l’indifferenza dei buoni.