Oggi ho visto per la prima volta il Museo Palatino, che mi è caro perché custodisce il graffito con la scritta “Alexamenos adora il suo Dio”. Agli antipodi di quel pezzo d’intonaco – che è forse del terzo secolo e dice già per intero il dramma del cristiano nel mondo – ho scoperto lì accanto il “Giovane satiro che si guarda la coda”, che interpreto come parabola della vanità.
Parabola del satiro che si guarda la coda
3 Comments
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E che ne dite delle zeppe sulle quali cammina il giovane satiro?
La “parabola della vanità” mi fa pensare a San Filippo Neri, di cui oggi ricorre la festa. (Oltre, naturalmente, alla bella canzone di Angelo Branduardi).
1. Se vivessi mille anni,
nella gioia e senza affanni,
alla morte che sarà?
ogni cosa è vanità.
2. Se ottenessi ogni favore,
ogni brama ed ogni onore,
alla morte che sarà?
ogni cosa è vanità.
3. Se io avessi case e ville,
campi e servi a mille a mille,
alla morte che sarà?
ogni cosa è vanità.
4. Se a me docil la fortuna
non negasse brama alcuna,
alla morte che sarà?
ogni cosa è vanità.
5. Se io fossi un gran sapiente,
ma superbo nella mente,
alla morte che sarà?
ogni cosa è vanità.
6. Ma se vivo da cristiano,
disprezzando il mondo vano,
alla morte che verrà
solo Dio mi basterà.
7. Dunque a Dio rivolgi il cuore,
dona a lui tutto il tuo amore,
Questo mai non mancherà,
tutto il resto è vanità.
Circa le zeppe, Luigi, posso dirti che, beh !, le vedo in vendita anche nei negozi del centro di Milano ……………. -))))))))))))
Ciao a tutti !
Roberto Caligaris