“Ci piacerebbe andarcene insieme” diceva qui – in un post del 24 settembre – Antonio Thellung anche a nome della sua Giulia. Quelle parole mi hanno spinto a cercare una cartellina nella quale avevo raccolto storie di “sposi” che partono insieme. La più antica riguarda la più famosa di queste coppie avventurate: Giorgio Amendola muore a Roma, di malattia, il 5 giugno 1980 a 73 anni e lei, Garmaine Lecocq, se ne va poche ore dopo. Gli altri casi sono recenti. 23 agosto 2005: a Ferentino, Frosinone, Alberto Celani muore appena rientrato in casa dal funerale di Anna Maria, che aveva sposato 70 anni prima. 9 maggio 2006: Maria Cristina Di Maria segue il marito Giovanni Maselli a meno di mezz’ora. Avevano tutti e due 93 anni. 28 aprile 2008: a Ponteranica, Bergamo, Ugo Mafessoni e Annalisa Saviori, stessa età, lei a ruota di lui. 15 agosto 2008: a Casnate con Bernate, Como, Liliana Durio e Gianfranco Pirovano, 80 lui e 74 lei, che se ne va appena sepolto lui. 14 ottobre 2008: festeggiate le nozze d’oro, Giovanni Napoli viene ricoverato e Maria Ausilia Piras muore per un attacco di cuore senza sapere che lui è appena spirato. 24 agosto 2009: a Genova Giovanni e Liliana Buscaglia, 94 e 89 anni, vengono trovati a terra, lui caduto e lei morta mentre lo soccorreva. In sei dei sette casi è lei a seguire lui.
Parabola degli sposi che partono insieme
48 Comments
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Ricordo che i miei nonni materni avevano fatto un patto: il primo che muore porta subito in cielo l’altro. Il Signore dispose poi diversamente, ma il patto era molto serio ed era la naturale conseguenza di un matrimonio davvero santo ed esemplare.
Grazie per il bel post.
Si, grazie per questo bel post.
“Il tuo cuore lo porto con me
Lo porto nel mio
Non me ne divido mai.
Dove vado io, vieni anche tu, mia amata;
qualsiasi cosa sia fatta da me,
la fai anche tu, mia cara.
Non temo il fato
perchè il mio fato sei tu, mia dolce.
Non voglio il mondo, perchè il mio,
il più bello, il più vero sei tu…” (e.e. cummings)
Anche a me piacerebbe andarmene insieme a mio marito – non riesco a concepire una vita senza di lui 🙂
Bello questo post, carissimo Luigi.
E bella anche la poesia di cui ci ha reso partecipe Gabriella.
“IL senso più vero e più profondo della vita è l’amore, con esso unicamente si scioglie ogni enigma del mondo”.
(A. Moser)
C’è qualcosa di nuovo oggi nel sole,
anzi d’antico: io vivo altrove, e sento
che sono intorno nate le viole.
Son nate nella selva del convento
dei cappuccini, tra le morte foglie
che al ceppo delle quercie agita il vento.
Si respira una dolce aria che scioglie
le dure zolle, e visita le chiese
di campagna, ch’erbose hanno le soglie:
un’aria d’altro luogo e d’altro mese
e d’altra vita: un’aria celestina
che regga molte bianche ali sospese…
sì, gli aquiloni! È questa una mattina
che non c’è scuola. Siamo usciti a schiera
tra le siepi di rovo e d’albaspina.
Le siepi erano brulle, irte; ma c’era
d’autunno ancora qualche mazzo rosso
di bacche, e qualche fior di primavera
bianco; e sui rami nudi il pettirosso
saltava, e la lucertola il capino
mostrava tra le foglie aspre del fosso.
Or siamo fermi: abbiamo in faccia Urbino
ventoso: ognuno manda da una balza
la sua cometa per il ciel turchino.
Ed ecco ondeggia, pencola, urta, sbalza,
risale, prende il vento; ecco pian piano
tra un lungo dei fanciulli urlo s’inalza.
S’inalza; e ruba il filo dalla mano,
come un fiore che fugga su lo stelo
esile, e vada a rifiorir lontano.
S’inalza; e i piedi trepidi e l’anelo
petto del bimbo e l’avida pupilla
e il viso e il cuore, porta tutto in cielo.
Più su, più su: già come un punto brilla
lassù lassù… Ma ecco una ventata
di sbieco, ecco uno strillo alto… – Chi strilla?
Sono le voci della camerata
mia: le conosco tutte all’improvviso,
una dolce, una acuta, una velata…
A uno a uno tutti vi ravviso,
o miei compagni! e te, sì, che abbandoni
su l’omero il pallor muto del viso.
Sì: dissi sopra te l’orazïoni,
e piansi: eppur, felice te che al vento
non vedesti cader che gli aquiloni!
Tu eri tutto bianco, io mi rammento.
solo avevi del rosso nei ginocchi,
per quel nostro pregar sul pavimento.
Oh! te felice che chiudesti gli occhi
persuaso, stringendoti sul cuore
il più caro dei tuoi cari balocchi!
Oh! dolcemente, so ben io, si muore
la sua stringendo fanciullezza al petto,
come i candidi suoi pètali un fiore
ancora in boccia! O morto giovinetto,
anch’io presto verrò sotto le zolle
là dove dormi placido e soletto…
Meglio venirci ansante, roseo, molle
di sudor, come dopo una gioconda
corsa di gara per salire un colle!
Meglio venirci con la testa bionda,
che poi che fredda giacque sul guanciale,
ti pettinò co’ bei capelli a onda
tua madre… adagio, per non farti male.
argh!
http://www.corriere.it/cultura/09_settembre_29/moccia-matrimoni-italia-libro_0c231b98-acd6-11de-a07e-00144f02aabc.shtml
ps. povero Gibran… sigh!
tutta la mia solidarietà al caro moralista e a quanti non sopportano più Moccia e le sue invasioni…e le citazioni che travisano l’originale.
Non è stato subito dopo, ma posso anche ricordare Giulietta Masina che seguì Federico Fellini credo dopo poco più di un mese?
E’ sempre l’amore la chiave di tutto…
Ammazza principessa, mi hai tolto il pensiero dai polpastrelli: quando si dice affinità e telepatia!
Ti bacio…smmmaKKKK
… si ma l’amore è anche (sopra tutto forse è troppo leopardiano? Su “amore e morte” però una riflessioncina va fatta…) dolore.
Soffrire per/con l’altro. E l’amore maggiore si mostra nel dolore che prova colui che vede “partire” la persona amata. Quel dolore cosi forte che ci fa provare “invidia” dell’altrui “partenza” e fa desiderare di scendere subito, al più presto “sotto la dura zolle”.
Come nella poesia di Pascoli…
Luigi, sei come il farmacista di “Per grazia ricevuta”!
Scherzi a parte, la cartellina è da vero curioso di umanità. Complimenti.
E’ vero Ubi, l’amore come incorna così crocifigge.
” Per essere amati è “sufficiente” dare all’altro ciò che desidera – sebbene spesso ci “costi” – felici della sua felicità. Per amare è necessario chiedere all’altro ciò che desideriamo – sebbene sappiamo che gli possa “costare” – sicuri che farà il possibile per darcelo perché farlo lo renderebbe felice. Amarsi significa sapersi dire “si!” quando costerebbe meno dire “no!”
Principessa: Giulietta sei mesi dopo Federico.
Ehmmm, mi sa che Leonardo, brontolo qual’è, lo vedo un po’ contrariato, ehmm lo intravedi mentre storce il naso dinnanzi a tante mielose smancerie!!!
E vero Leonardo?
@Fabricianus, eccoti: quando si parla d’amore si parla di te! Tu e l’amore, siete una cosa sola.
In proposito ho vissuto un’esperienza in famiglia (zii di Giulia) veramente toccante. Lei cattolica osservante e lui libero pensatore che le diceva sempre: «non c’è da preoccuparsi perché so che al momento opportuno mi lancerai una corda per issarmi a bordo». Il marito, malato di tumore, ha subito una lenta decadenza dolorosissima e lei lo ha curato con tanta tenerezza. Ormai sulla soglia della fine lei, che stava bene, una sera si corica come al solito nel letto accanto a lui, gli da la buona notte, si volta dall’altra parte e… se ne va a preparargli il posto (e a lanciargli la corda). Poco dopo lui la segue. Il funerale con le due bare accanto è un ricordo che continua a commuovermi tuttora. (Ho raccontato la vicenda in: ACCANTO AL MALATO…. SINO ALLA FINE al capitolo: Il Professore).
Altrochè se toccante!
Mi ha fatto piangere …
scusatemi tutti, sarò un po’ cinico,
ma credo di più alla vecchia canzone di Lucio Battisti
“Che non si muore per amore
è una gran bella verità
perciò dolcissimo mio amore
io vivrò..senza te..
senza te… io senza te..
camminerò, lavorerò…qualche cosa farò…qualche cosa farò
sì qualche cosa farò..di sicuro qualche cosa io farò..
piangerò…….”
e i più ( di vedovi e vedove che conosco) non piangono neanche.. anzi
sembrano ringiovaniti……….
No, discepolo, non è così. Posso dirti che i miei genitori [deceduti abbastanza giovani] dopo la morte di un mio fratellino si erano persi anziché ritrovarsi. Per tutta la vita li ho visti distanti,mai sorridenti, estranei l’un l’altra. quasi apatici. Ero sicura che non si amassero. Invece, mi son dovuta ricredere: dopo la morte di mio padre, a due anni dalla sua dipartita, la mamma entrò in uno stato di profonda malinconia che si trasformo presto in patologia. Non faceva che cercarlo: lei morì in un primo mattino di marzo,e per tutta la notte fummo accompagnate dal canto di un merlo che ripeteva lo stesso identico verso che mio padre era solito fischiare in vita. Lei morì accompagnata da questo fischio convinta che papà le fosse accanto. Propabilmente era così.
siamo legati da infiniti fili
sottili,facili da
recidere
a uno a uno,
ma che essendo intrecciati
tra loro formano corde
indistruttibili
I. Allende
Cronaca recente. Venerdì 25 settembre il telefono di casa Paradisi, a Rende, suonava a vuoto. Dopo ore di vani e angosciati tentativi, venivano contattate le forze dell’ordine. I vigili del fuoco sono entrati dalla finestra della palazzina a due passi da Cosenza e hanno trovato i corpi di Cosmo e Angela uno accanto all’altro, nel corridoio dell’appartamento. Nessun segno di violenza: se n’erano soltanto andati a distanza di pochi istanti. Pare che Cosmo, 79 anni, sia stato colpito da un malore e si sia accasciato. Sua moglie, più anziana di lui di cinque anni, sarebbe accorsa per aiutarlo, ma non aveva abbastanza energie e forse non ci sarebbe stato comunque nulla da fare. Il dolore, a quel punto, ha portato via anche lei. Due giorni dopo, io e la mia fidanzata preparando la liturgia per il nostro matrimonio leggevamo la benedizione nuziale: “…E dopo una vita lunga e serena giungano (gli sposi) alla beatitudine eterna del regno dei cieli”. Tanto meglio se insieme, abbiamo sospirato.
Discepolo è molto amaro, ma la sua seconda osservazione (15.06) è realistica e più vera della prima (molto liberamente tratta da Battisti, che non si riferiva alla morte, ma alla morte di un amore e magari di un piccolo amore). La seconda si riferisce a coppie che non si amano o non si amano più, anche se io credo che non si siano mai amate davvero: certo che rifioriscono persone che – a torto o a ragione – si sono sentite oppresse da anni di incomprensioni o di solitudine vissuta in due, per non parlare delle patologie più gravi, come le violenze fisiche o morali.
Chi vive o ha vissuto un amore vero, di quelli che mutano con il tempo e si costruiscono con i mille mattoni di ogni giorno vissuto in due, non si libera mai perché non è oppresso o prigioniero: la sua vita non era un carcere.
Io non so semplicemente pensare ad una vita che possa proseguire senza mia moglie, mi angoscia già allungare il braccio e non trovarla perché già si è alzata e mi sveglio di colpo, cercandola.
Questa estate è stata come una prova di separazione a causa della lunga ospedalizzazione di suo padre – tra molti alti e bassi – e una mia malattia vissuta senza di lei, al mare con la mia anziana madre e mio figlio di 17 anni che faceva quel che poteva. Sarà stata anche la debolezza causata dalla malattia, ma io ho avuto la prova che la mia vita è con lei. Lo sapevo anche prima, ho avuto solo una conferma.
Come Tobia ho fatto un lungo viaggio nella mia vita, per trovare la mia Sara, che a sua volta aveva sperimentato dolore e sofferenza. Sono certo che nel mio viaggio mi abbia accompagnato un Raffaele, messaggero di Colui a cui chedo, con Tobia: “Degnati di avere misericordia di me e di lei e di farci giungere insieme alla vecchiaia”.
Luigi ti ringrazio della precisazione. La cosa mi aveva così tanto colpita da collocarla nella mia memoria a ben più piccola distanza temporale.
Del resto i suoceri di mia zia sono mancati a 9 giorni di distanza l’uno dall’altra.Dopo quasi 70 anni insieme a coltivare la terra, a scandire le stagioni delle olive e dell’uva e ad insegnarci l’unità familiare e l’amore con la A maiuscola, depositari di saggezza e conoscenza senza aver mai messo piede fuori dai loro poderi.
Baci e abbracci a tutti (ma specie a Clo e alle ragazze del blog e ai ragazzi assenti come l’indimenticato e indimenticabile Sump )….notizie di Mandis?
Gerry, che bella testimonianza. È così, con questa travagliata consapevolezza che si costruisce un amore per la vita. Lasciatelo dire da chi è sposato da tre volte (suppongo) gli anni del tuo matrimonio. Io tifo per te.
Si Clodine. Ma… “Amare” significa “NO!” quando costerebbe meno dire “si”.
Le cose amare tienile più care.
per me, amare è dire “si”, sempre “si”. Non si può di “no” all’amore…
Poi, Ubi, è ovvio che vanno fatte le dovute distinzioni. Se parliamo di amore sentimento, passione -che non è disgiunta affatto dal dolore- allora, come direbbe Voltaire “L’Amore è di tutte le passioni la più forte perchè attacca contemporaneamente la testa, il cuore e il corpo”. Io ricordo mia sorella, è finita in ospedale per amore: si può anche morire d’amore! Quello è un fulmine che colpisce, forse, una sola volta nella vita – e ai più fortunati- per cui, dimmi come si fa a dire “NO”, dai.
Se invece allarghiamo il concetto il raggio cade su una molteplicità di enti, ed è chiaro che il “si” in certe circostanze potrebbe essere la negazione stessa dell’amore.
Clodine, c’è un po di confusione grammaticale e di contesto.
Non sto dicendo dire no alla persona amata (che a volte va considerato, va detto). Sto dicendo dire “no” in altri contesti, per amore della persona amata (e pure per altro… Amore). Sono cose un poco “amare” (l’amare virgolettato nel post precedente ed in questo non va inteso come voce verbale) per il proprio orgoglio o per il proprio essere, ma che per amore valgono tanto, troppo, e danno la misura dell’amore.
Se sono troppo ermetico, e vuoi capire chiaramente cosa intendo per “dire no” leggiti l’ultimo mio post sul mio blog. Più chiaro di così… è giusto di stamane.
Un caro saluto a Clodine.
Grazie di cuore per ciò che hai scritto nel post delle 13.37. Un abbraccio forte!
Saluto anche principessa. Bentornata!
Ciao a tutti!
F.
E’ vero che sono amaro, ma se ci fate caso queste persone che muoiono dopo la morte del coniuge sono tutte anziane ,molto anziane.. quante persone giovani conoscete (venticinque, trent’anni) che muoiono perchè muore il loro amore?
eppure io ho conosciuto gente di vent’anni che ha sofferto DA PAZZi perchè è morto il loro amore.. ma non sono morti..hanno sofferto da pazzi ma non sono morti
la morte di persone anziane è nell’ordine delle cose .. è una cosa dolce, non amara.. se ne vanno tranquillamente SERENAMENTE perchè se ne è andato il loro coniuge.. ma la morte di persone giovani nel fiore degli anni PER aMORE
è un eccezione, una storia shakespiariana , alla Romeo e giulietta, …
quante ce ne sono di storie così?
anche molti cani (vecchi )muoiono per la morte dei loro padroni…..
anche molti anziani muoino se lasciano la loro casa, se cambiano le loro abitudini..
sarò cinico ma secondo me non è una prova che si muore per amore…si muore perchè si è vecchi, e si cambiano le proprie abitudini…
Mi sento chiamato in causa e vorrei evitare equivoci. Sono in gran parte d’accordo con quello che dice discepolo, ma da parte mia non ho mai inteso dire che a noi piacerebbe morire insieme perché non sapremmo vivere senza l’altro. Durante la nostra lunga vita ci siamo più volte detti reciprocamente, con Giulia, che se fossimo rimasti vedovi, pur nel grande dolore avremmo cercato altri stimoli per vivere. Ma ora che siamo invecchiati dopo un lungo percorso diciamo che ci piacerebbe andarcene insieme semplicemente perché non riusciamo a capire se ci piacerebbe di più curare il coniuge o esserne curati. Ma realisticamente questi sono solo desideri. Di grazia di Dio ne riceviamo talmente tanta che ci mancherebbe altro avessimo la pretesa di determinare noi il nostro percorso. Il nostro amore stagionato nel tempo è ormai indelebile, al di là di qualsiasi variante. Grazie a tutti per l’opportunità di condividere questi segreti pensieri.
OT? Mi permetto di riportare una omelia brevissima che ho condiviso un giorno lontano celebrando le esequie di due coniugi anziani.
Ancora mi commuovo ricordandoli.
In morte di Vittorio e Maria – 12 gennaio 2001
“Mettimi come sigillo sul tuo cuore, perchè tenace come la morte è l’amore” Partecipiamo, sacerdoti, catechisti e
Parrocchiani , al dolore della comunità di… Soprattutto esprimiamo affettuosa vicinanza ai figli. Al di là della circostanza doppiamente luttuosa, non possiamo non rimare commossi e quasi ammirati nel veder realizzate le parole del Cantico dei Cantici, mentre ancora risuonano in noi altre espressioni di San Paolo:
“..né morte né vita, né alcuna altra creatura potrà mai separarci dall’amore di Dio in Cristo Gesù”.
Chissà quante volte, nel declinare delle forze, lo sposo avrà silenziosamente pensato a questo momento. E quanto esso sarà stato tacitamente presente nel cuore della sua sposa. Riflessioni impossibili a comunicarsi esplicitamente, eppure ineludibili, quando ci si ama: chi partirà per primo? come sarà, dopo? e soprattutto, dove trovare la forza di sopravvivere?
Il Signore Gesù, vincitore della morte, accoglie le anime e le esistenze di Vittorio e Maria, separati solo per brevissimo tempo Egli permette che in noi il dolore sia più intenso, ma essi si ricongiungono in cielo. “Chi ci separerà?”: la morte, certo, è separazione, Ma quasi un soffio di preghiera in questo duplice andarsene è stato esaudito, Per quanto sta in voi, cari figlioli, siate sereni pur nella durezza della prova. Pensate a loro, ai vostri genitori entrambi uniti e felici per sempre. Accogliete -accogliamo tutti- con rispetto e tremore questa estrema ed edificante testimonianza, offertaci non a parole, bensì con la loro vita, con la loro morte.
Bellissimo “post”, che riscatta “alla grande” quello, invero deludente (beh, succedeva pure a Maradona, ogni tanto, di giocar male !), di ieri: grazie a Luigi e complimenti a Gerry, Antonio Thellung e Stephanus per le loro testimonianze.
I miei nonni, a differenza di quelli di Marcello, furono esauditi nel ritrovarsi nell’al di là a distanza di poche settimane l’uno dall’altro: non v’era nesun accordo preventivo tra di loro (sarebbe stato molto difficile perchè, se mia nonna era religiosissima, mio nonno era socialista ed un pò “mangiapreti”) ma quando mancò mio nonno mia nonna chiese al Signore di raggiungerlo al più presto, e fu accontentata.
Il “Premio Speciale della critica” – che stasera rispolvero dopo tanti mesi – va a Leonardo per la gustosissima citazione del farmacista/Lionel Stander del memorabile film “Per grazia ricevuta”: quant’era grande il nostro cinema !
Un saluto al ben ritrovato amico Fabricianus nonchè a Sump e Giovanni Mandis (che sono certo che ci stanno leggendo), e buona notte a tutti !
Roberto 55
Caro Luigi, i genitori di mia mamma (figlia unica) se ne sono proprio andati via insieme. Il nonno era stato ricoverato (nel 1978) per un brutto male e credo che i medici avessero sconsigliato alla moglie le visite. Quando la nonna si è resa conto che non c’era più nulla da fare per il marito è tornata a casa ed è morta di infarto a poco più che sessant’anni: era da pochi giorni andata in pensione. Il nonno è morto in ospedale il giorno dopo. Penso che in Cielo avrà avuto una grande sorpresa. Riposano insieme e la foto li ritrae insieme, abbracciati, appoggiati ad un carretto, sorridenti. Sono i miei nonni materni.
Mi chiedo: che vuol dire “morire insieme”? Non c’è in questa espressione qualcosa di non abbastanza pensato? Un abbaglio, un errore, insomma?
Sì, “una carne sola”. E tuttavia c’è un limite all’essere “una carne sola”, dice C.S.Lewis nel suo breve (grandissimo) “Diario di un dolore”: se la mente riesce a immedesimarsi nella sofferenza dell’altro, “il corpo meno. Meno che mai, in un certo senso, i corpi di due amanti perché tutti i loro scambi amorosi li hanno addestrati ad avere l’uno per l’altro sentimenti non identici, bensì complementari, correlativi, addirittura opposti”. “Noi -aggiunge- questo lo sapevamo enrambi. Io avevo le mie infelicità, e non le sue. Lei aveva le sue, e non le mie”. Come “l’inizio di quella separazione che è la morte stessa. E questa separazione ci attende tutti, presumo. Finora mi era parso che H. e io, strappati così l’uno all’altra, fossimo stati particolarmente sfortunati. Ma forse tutti gli amanti lo sono. Una volta mi disse: ‘Anche se morissimo entrambi nello stesso istante, qui, sdraiati fianco a fianco, non sarebbe meno separazione di quella che tu temi tanto’. Naturalmente neanche lei ‘sapeva’. Ma era vicina alla morte, abbastanza vicina da sfiorare la verità. Era solita citare: ‘Soli nell’Uno e Solo’. L’impressione, diceva, era quella. E come è immensamente improbabile che sia altrimenti!”
(C. S. Lewis, Diario di un dolore, Adelphi 2007, pp. 19 -21)
Mio nonno Angelo (oggi sarebbe stato il suo onomastico) morì nel 1987 accarezzando i capelli di mia nonna Liliana. Mia nonna è morta nel 2007. Erano rispettivamente del 1912 e del 1919.
L’amore fra un uomo e una donna non sposta la data della morte (almeno non sempre), l’amore fra un uomo e una donna può però trasformare la morte in una delle tante cose che si desidera fare insieme.
Grazie di nuovo per il post.
Insomma, anche se sono così belle queste storie di sposi che “partono insieme”, c’è anche, mirabilmente raccontata dal mio amato Lewis, la “parabola degli sposi che non partono insieme”. O, meglio, quella degli sposi che, se anche partono insieme, non muoiono “insieme”.
Queste le ultime frasi del libro di Lewis (non posso non citarle):
” Non a me, ma al cappellano disse: ‘Sono in pace con Dio’. E sorrise, ma non a me. ‘Poi si tornò all’etterna fontana’.” (p.85)
Le riflessioni sono tutte valide nelle loro sfaccettature. Ma per uscire dalla teoria, quel che conta poi è la capacità di affrontare positivamente le circostanze che la vita ci pone di fronte, comunque siano. Esprimere i propri auspici aiuta a capire meglio se stessi, senza dimenticare che alla fin fine non resta che dire: «non la mia ma la tua volontà».
Fiorenza mi fa ripensare a quello che mi disse un amico frate: si muore sempre soli, alle Twin Towers migliaia di persone morirono contemporaneamente ma non insieme: ciascuna di esse morì sola. E capisco pure che il sorriso finale possa essere l’incontro con Dio e non l’arrivederci all’amore della vita. Ma lo capisco fino a un certo punto. Perché nell’amore tra un uomo e la donna in terra c’è lo specchio dell’Amore divino tanto che il matrimonio riflette il rapporto tra Cristo e la sua Chiesa. E allora mi chiedo: il sorriso finale all’amore della vita è davvero diverso dal sorriso per Dio che ci accoglie? O è un continuum tra il grazie a colei (o colui) che in vita ha dato un corpo e un calore umano all’abbraccio premuroso del Creatore e il grazie al Creatore stesso che ora viene incontro?
a proposito di sposi che vivono (o muiono) insieme…
Luigi: quando la CEI tirerà fuori il nome dello sposo??
OT
“Voci dissonanti in ordine sparso”
un concerto di musica dodecafonica?
no, la Chiesa italiana secondo Sandro Magister , intervista al “Foglio”
http://ilfoglio.it/soloqui/3458
I miei rispettosi complimenti a Fiorenza. Mi veda idealmente alla sua porta con un mazzo di fiori.
Non so maioba i tempi della Cei. Stanno pensando. Forse a novembre. Ma prevedo che il nuovo direttore starà a Boffo come Bagnasco sta a Ruini e come Crociata sta a Betori e come Domenico Pompili (attuale portavoce Cei) sta a Claudio Giuliodori (portavoce Cei con Ruini e ora vescovo di Macerata). E non cavillate sulle mie parole, chè a tutti io sono amico. Magister e Vian compresi.
clerically correct… 🙂 vabbé… chi vivrà vedrà…
Intanto io sono abbastanza tranquillo… con o senza Avvenire! 🙂
Che belli i commenti a questo post: è così che sogno il mio blog anche nei giorni di pioggia. Ringrazio in particolare chi ha narrato storie – e ce ne sono state tante – in aggiunta a quelle da me evocate.
Discepolo giustamente chiedevi “quante persone giovani conoscete che muoiono perchè muore il loro amore” e io mi andavo dicendo che un caso almeno lo conoscevo e infine l’ho rintracciato: in casa ho un’intera stanza piena di ritagli di stampa e libri e appunti in gran disordine, riguardanti le più varie avventure umane. Ecco dunque una notizia ANSA del 30 aprile 1996, intitolata MUORE PER CREPACUORE QUALCHE GIORNO DOPO IL FIDANZATO. Avviene a Gualdo Tadino, Perugia. Carla Cotulelli, 27 anni, muore improvvisamente – per “arresto cardiocircolatorio acuto” dice l’autopsia – sette giorni dopo la morte del fidanzato Luca Baldelli, di 33 anni, portato via da un tumore. Io penso che un legame forte spinga sempre a seguire l’altro, ma negli anziani il corpo ubbidisce a questa spinta meglio che nei giovani
Grazie Luigi.
il corpo di sicuro è legato in modo misterioso dall’anima più di quello che noi vogliamo ammettere..o più di quello che noi sappiamo…
il “legame forte” anche questa è una espressione vera, molti legami tra coniugi sono irreprensibili e certo positivi, ma non “forti”
a volte invece il legame “forte” può non essere d’amore e non essere positivo…
come diceva Amleto
“Ci sono più cose Orazio , tra terra e cielo, di quante ne sogni la tua filosofia..”
Mia madre aveva 29 anni quando rimase vedova con una bimba di un anno e mezzo.
Mio padre ne aveva 33 quando rimase vedovo con due figli di sei e due anni.
Dopo qualche anno si son conosciuti e si sono sposati…
e son nato io… E siamo tre fratelli e una sorella, senza alcuna distinzione.
I misteri della vita!
Ma conoscevo una signora, un’intrepida che diffondeva in parrocchia la “buona stampa” (lei però era analfabeta) e passava a fare la questua in chiesa e una miriade di altri servizi, il cui fidanzato morì quando entrambi avevano forse 23 anni….
Lei mise il lutto e non lo tolse mai. E’ morta a 101 anni, la primavera scorsa.
Non so se queste si possono classificare nella categoria “esagerazioni”. D’altronde: “la misura dell’amore è amare senza misura”.
Buona notte
Beh, il papà di un mio amico medico, ormai quasi ottantenne, chiama l’altro
giorno il figlio (cinquantenne) per “parlargli di una questione seria e riservata”. Vanno a prendere un caffè e l’esterrefatto figlio apprende dal padre ottantenne questa storia:
C’è una donna nella vita del padre,una donna con la quale si fidanzò più di cinquant’anni prima, poi la lasciò , sposò la moglie e madre del mio amico, la ragazza in questione si trasferì all’estero, nel sud america . da allora, una volta o due la settimana, per cinquant’anni, il padre del mio amico ha ricevuto regolari telefonate dalla signorina (che non si è mai sposata), in cui questa gli parlava regolarmente del suo amore , gli diceva che era l’unico grande amore della sua vita.. all’inizio la moglie si era un po’ seccata di queste telefonate della donna , poi ci aveva fatto l’abitudine e visto che l’ex-fidanzata del marito era ormai in un altro Continente e lui non la poteva vedere, non si era preuccupata più di tanto..
il padre aveva convocato il figlio per questo motivo: nell’ultima telefonata la donna , ormai molto malata, gli aveva chiesto il favore di mandargli una sua foto.
il padre chiede al figlio: Tu non hai per caso una mia foto, ma non tanto recente per favore, diciamo di una quindicina di anni fa, da darmi, per potergliela mandare? sai alla mamma non mi sembra gentile chiederla…
il mio amico mi diceva che era rimasto talmente stupito da non sapere se ridere o rimanere serio, poi è andato a casa, ha guardato le vecchie foto del padre, ne ha scelta una in cui ancora un bell’uomo, l’ha portata al padre..
il viso del vecchietto si è illuminato, sì questa va proprio bene…