Papà e mamma lasciano aperta la porta per fare compagnia ai bimbi che dormono nell’altra camera. Quando sono grandi i ragazzi chiudono la porta ma i genitori continuano a lasciarla aperta.
Papà e mamma lasciano aperta la porta
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Ragazzi comunque vorrei regalare alcune perle del Perozzi pensiero:
professione profeta: “quando faccio il mio mestiere di profeta”.
professione camorra: “e voi fareste bene a prendermi sul serio… lo dico per il vostro bene”.
professione zelig infernorum: “Quando satana ride di me…”
professione profeta che non conosce i saldi: “quando faccio il mio lavoro di profeta non faccio sconti a nessuno”
professione piagnone: “rassegnatevi e piangete con noi”
professione portasfiga cosmico: “vi auguro in natale bagnato di lacrime”
professione profeta new age: “ti auguro di rientrare in te stessa”.
Da Milano, caro professionista della profezia, una fetta di panettone (virtuale, ovviamente, che a te non ti do una lira) e un calorosissimo V.D.V.C.
Di tutto cuore!
(però andava bene anche un “và a lavurà”).
Perfido Ignigo…lo scombiccherato profeta, inedita versione del venerabile Jorge (peccato non abbia citato Basilio, il suo Cristo imbronciato e il secondo maledetto libro della Poetica di Aristotele) aggiunge colore e verve al blog. Io lo quoto! Adesso ci manca il nano, il gobbo e il voltagabbana e siamo al completo. Poi via tutti in tournee!
Saluti!
Antonio
P.S. mi candido per il ruolo di gobbo!
GRANDE!! Ignigo!!
Concordo e mi associo agli auguri finali !!
Anzi!! …sono anche troppo delicati!… perdiamo colpi, caro amico meneghino?
( e lo faccio con cognizione di causa!! … sono stata coraggiosa abbastanza da andarmi a guardare e leggere il blog del “profeta”…)
… eppure, anche quei genitori provengono da una porta chiusa sui primi batticuore e sulla loro formazione interiore.
Che la porta aperta quando si e’ genitori equivalga ad una disponibilita’ verso il mondo, ora che si e’ oltrepassato il periodo confusionario dell’adolescenza e si sono forgiate le basi del carattere di ciascuno?
Che quella porta – aperta o chiusa – sia in grado di rappresentare il nostro livello di maturazione?
Un caro saluto di Buon Natale a David Pierini.
ringrazio targum per gli auguri che ricambio con affetto…sono contento che principessa mi abbia letto…da oggi un’altra anima pregherà per la mia salvezza…ad antonio Finazi che dire…fammi toccare la gobba e speriamo mi porti fortuna… ad Ignigo invece che si burla di me dedico una mia poesia…
Chi più di noi, fratelli,
può configurarsi a Cristo
uomo dei dolori.
Come Cristo oppressi,
come Cristo piagati,
come Cristo inascoltati,
come Cristo derisi,
come Cristo umiliati,
come poveri cristi
inseguiti e raggiunti dal peccato.
Come il Cristo
incapaci di sfuggire
a questa oscura elezione.
gia che ci sono vi rivelo un segreto che solo i profeti sanno…
quando un profeta non viene ascoltato il Signore gli comanda di far credere che sia pazzo…ad Isaia comandò di mettersi a ballare nudo in piazza…
questo perché la gente torni a vivere serena dimenticando le minacce
prima del supplizio eterno. Dio non vuole che il nostro inferno cominci qui sulla terra così ci tranquillizza facendoci godere gli ultimi giorni.
Troppo forte Ignigo!! Ad Antonio dico che mi aggrappo alla sua gobba, visto che si è candidato…poi in quanto a ferro da toccare e grattate dove non batte il sole, oggi, dopo il simpatico siparietto sembravo la dea Calì…
Davide Perini, più che profeta a me sembra un menegramo, tipo ToTò in quel film “La patente” dove al personaggio di stampo pirandelliano -il famoso Rosario Chiarchiaro- veniva data la patente di jettatore o schiattamuorto . Occhiali neri, scriminatura al centro, baffetto, giacca nera su camicia bianca, espressione facciale cupa…andava pei vicoli e Napoli dicendo:
“tengo mode, garbo e gentilezza. ‘O muorto mmano a me po’ stà sicuro, ca nun ave nu sgarbo, na schifezza. Io ‘o tratto come fosse nu criaturo che dice a ‘o pate:”Me voglio jì a cuccà”. E ‘o cocco luongo stiso int’ ‘o spurtone, pure si è viecchio pare n’angiulillo
Traduzione: “Io ho modi, garbo, e gentilezza. Il morto nelle mie mani può stare tranquillo, perché non riceve né torti e né schifezze. Io lo tratto come se fosse un fanciullo che dice al padre:”Voglio andare a dormire”. E lo stendo nella bara, e anche se è vecchio sembra un angelo .
Sai che c’è: mi sono giocata tre numeri, un terno secco sulla ruota di Napoli, che ne sai che non mi porti buono…
Ciao Ignigo, Principessa, Antonio, Perini (spero non ti sari offeso e non mi tirerai un’altra delle tue invettive..non te sei regolato Perini)
Il “Premio speciale della critica” non può, stasera, non essere assegnato “ex-aequo” ad Ignigo74 (per l’intervento delle ore 12.17) ed a Clodine (per l’intervento delle ore 19.53): GRANDISSIMI !
A proposito, Ignigo74: magari, in una delle prossime occasioni in cui mi capiterà di venire a Milano (ci sono stato anche questa settimana), e se non sarò troppo “di corsa” (e sempre che anche tu possa), mi piacerà incontrarti.
Buona quarta domenica d’avvento a tutti gli amici del “pianerottolo” !
Roberto 55
Rob… sei romano centrico… ad Ignigo bisogna augurare buona sesta domenica! 🙂
Hai ragione, Maioba: Ti ringrazio della segnalazione e chiedo venia ad Ignigo74 ed a tutti gli altri amici di “rito ambrosiano”, ai quali auguro, appunto, “buona sesta domenica d’avvento” !
A domani !
Roberto55
P.S.: da venerdì, qui nel Nordest, è cessato di piovere ma, in compenso, è ripresa la nebbia ed il termometro, se possibile, è sceso ancor più in basso; che “gelido Natale” si prospetta nelle nostre campagne !
Quand’ero bambino nella mia camera c’era sempre una lucetta bianca soffusa per tenere la stanza in penombra e mai al buio. La notte mi addormentavo e speravo sempre di arrivare all’indomani mattina senza fermarmi in mezzo al buio: ma capitava, ovviamente, un qualche “stop” imprevisto. La notte si faceva inquietante e paurosa, scalciavo e mi alzavo in cerca di una qualche luce.
Poi, piano piano, ho imparato a convivere con il buio: due-tre scatti della serranda e la luce della luna a filtrare per una tapparella fino a quando, nell’estate del 1989, la pace definitiva: accanto alla casa al mare affittata in quel lontano luglio, passava il treno. Ogni tanto, nel silenzio più totale, si sentiva il rombo della locomotiva e il frastuono di un convoglio: dove andava? Era un treno passeggeri o merci? Chi era a bordo stava dormendo o pensava a qualcosa?
Anni dopo, studente universitario, sono stato più volte passeggero di quei treni notturni da e per la Calabria. E il buio non mi ha fatto più paura, accompagnandomi – con le luci dei paesi, delle gallerie o delle stazioni – lungo tutta l’Italia. Il treno, ancora presenza amica e forte, mi portava in giro insieme ai miei pensieri.
In treno di notte ho potuto scrivere, leggere, studiare, pensare alla mia giornata o fare il “punto nave” di questa navigazione chiamata vita. A volte ho scritto poesie, solo per me stesso, altre ho dedicato un pensiero a chi amavo o amo, o semplicemente a chi non è più per tanti motivi nella mia vita. Eppure non mi sono mai sentito solo. Forse la notte è il giorno guardato da un’altra parte, forse la notte è la libertà di essere se stessi senza le “maschere” del giorno.
Di notte ho studiato, preparato esami, scritto pezzi o parti di qualche libro. Di giorno non riesco mai a concentrarmi a dovere, di notte sì. Mi sento un po’ guascone, un po’ benedettino chino su carte e codici, un po’ goliarda alla Arbore. Eppure, credetemi, del buio non ho più paura. Perché per quanto possa esserlo so che troverò sempre una luce – sia essa lampione o una candela – a illuminare la mia strada.
Dimenticavo: e la mia famiglia? Anche la notte c’è un pensiero per loro. Non potrò mai dimenticare quando all’Augustinianum, verso le 23 ogni notte, chiudevamo la preghiera di compieta con queste parole: “Il Signore ci benedica, protegga noi e i nostri cari, ci conceda una notte serena ed un riposo tranquillo”. E un groppo di nostalgia, a tradimento, mi prende proprio come allora. Buonanotte a tutti voi.
Tonizzo carissimo!!,
che meraviglioso regalo di Natale il racconto delle notti e del treno e della tua vita!
Clodine io non mi offendo mai…tranquilla… e non mi pare di averti tirato nessuna invettiva…quello che ti ho detto lo pensavo e lo penso…però non posso fare a meno di notare come perdete facilmente il controllo e lasciate che lo spirito del mondo vi trascini a recitare delle parti che deturpano la vostra piacevole immagine…
è un peccato d’orgoglio ferito che mostra il malessere delle vostre anime…
e quanto sia ancora lungo il cammino di spogliamento che dovete fare…
per Natale confessate questo peccato…io vi ho già perdonato e vi dò la mia benedizione.
Caro Davide Perini, mi dispiace tu pensi brutte cose di me e di alcuni di noi che in questo blog si trovano a confrontarsi.
Io credo tu sia una bella anima,ma quel “Natale bagnato di lacrime” francamente non mi è piaciuto e non l’ho capito, è stato inopportuno, essendo il Natale la festa della gioia. Una gioia interiore, che pervade il nostro essere, la nostra anima: nasce la Luce del mondo, e non c’è posto per le lacrime di afflizione, ma solo per lacrime di gioia, anche se il legno della culla rimanda al legno della croce. Ma Natale è la festa della gioia e dello stupore,del mistero di un Dio che si fa carne
Siccome tu sei un profeta, conoscerai, immagino, uno dei più grandi profeti che l’umanità abbia avuto: il Pastore D’Erma, ebbene, Lui era molto cauto nei suoi giudizi, senti cosa dice a proposito del giudizio circa il modo di riconoscere lo spirito dell’ uomo:
“In una visione l’Angelo alla mia domanda su come fare per distinguere gli abitanti del mondo mi risponde:
“Gli alberi che vedi sono gli abitanti di questo mondo”; “Perché sono come secchi e uguali?”. “Perché in questo mondo non si vedono né i giusti né i peccatori, ma sono uguali. Questo mondo è un inverno per i giusti e non si vedono perché abitano con i peccatori. Come nell’inverno gli alberi perdono le foglie e sono uguali e non si vedono quali sono secchi e quali vegeti, così in questo mondo non si vedono né i giusti né i peccatori, ma tutti sono uguali”.
Perini…io ti voglio bene, ma, devi essere più cauto; Il dono di Scrutare le anime e saggiare i cuori dei credenti deve essere fatto con intelligenza e soprattutto amore. Senza queste prerogative, potresti danneggiare le anime e causarne un dolore profondo facendo così un cattivo servizio.
Buona quarta D’Avvento a tutti, che il Signore sia guida al nostro cammino e luce ai nostri passi.
Non conoscevo questo profeta dalla sublime parola…che dire Clodine…
faccio un passo indietro e dico che non sono infallibile…posso sbagliare.
Una voce nel cuore alcuni anni fa mi disse mentre recitavo l’Ave Maria…
“il Signore è con te”… tuttavia io non so a quale spirito appartenese quella voce ed anche se fosse dello spirito di Dio quando ci si insuperbisce si viene comunque lasciati in balìa del proprio delirio.
Però anche voi prendete esempio da Matteo che al pari di Gamaniele è molto prudente nel giudicare…
buone feste
Ti voglio bene Davide, chi ti parla non è che una povera creatura mancante e bisognosa di perdono più di quanto tu non possa osare immaginare…
Ti abbraccio, uniti in Cristo e in preghiera
Clodine
trasmetto, in prestito dall’indimenticato e indimenticabile don Tonino Bello, un sincero augurio ogni bene.
Nino
AUGURI SCOMODI
Carissimi, non obbedirei al mio dovere di vescovo se vi dicessi “Buon Natale” senza darvi disturbo.
Io, invece, vi voglio infastidire. Non sopporto infatti l’idea di dover rivolgere auguri innocui, formali, imposti dalla routine di calendario.
Mi lusinga addirittura l’ipotesi che qualcuno li respinga al mittente come indesiderati.
Tanti auguri scomodi, allora, miei cari fratelli!
Gesù che nasce per amore vi dia la nausea di una vita egoista, assurda, senza spinte verticali e vi conceda di inventarvi una vita carica di donazione, di preghiera, di silenzio, di coraggio.
Il Bambino che dorme sulla paglia vi tolga il sonno e faccia sentire il guanciale del vostro letto duro come un macigno, finché non avrete dato ospitalità a uno sfrattato, a un marocchino, a un povero di passaggio.
Dio che diventa uomo vi faccia sentire dei vermi ogni volta che la vostra carriera diventa idolo della vostra vita, il sorpasso, il progetto dei vostri giorni, la schiena del prossimo, strumento delle vostre scalate.
Maria, che trova solo nello sterco degli animali la culla dove deporre con tenerezza il frutto del suo grembo, vi costringa con i suoi occhi feriti a sospendere lo struggimento di tutte le nenie natalizie, finché la vostra coscienza ipocrita accetterà che il bidone della spazzatura, l’inceneritore di una clinica diventino tomba senza croce di una vita soppressa.
Giuseppe, che nell’affronto di mille porte chiuse è il simbolo di tutte le delusioni paterne, disturbi le sbornie dei vostri cenoni, rimproveri i tepori delle vostre tombolate, provochi corti circuiti allo spreco delle vostre luminarie, fino a quando non vi lascerete mettere in crisi dalla sofferenza di tanti genitori che versano lacrime segrete per i loro figli senza fortuna, senza salute, senza lavoro.
Gli angeli che annunciano la pace portino ancora guerra alla vostra sonnolenta tranquillità incapace di vedere che poco più lontano di una spanna, con l’aggravante del vostro complice silenzio, si consumano ingiustizie, si sfratta la gente, si fabbricano armi, si militarizza la terra degli umili, si condannano popoli allo sterminio della fame.
I Poveri che accorrono alla grotta, mentre i potenti tramano nell’oscurità e la città dorme nell’indifferenza, vi facciano capire che, se anche voi volete vedere “una gran luce” dovete partire dagli ultimi.
Che le elemosine di chi gioca sulla pelle della gente sono tranquillanti inutili.
Che le pellicce comprate con le tredicesime di stipendi multipli fanno bella figura, ma non scaldano.
Che i ritardi dell’edilizia popolare sono atti di sacrilegio, se provocati da speculazioni corporative.
I pastori che vegliano nella notte, “facendo la guardia al gregge ”, e scrutano l’aurora,
vi diano il senso della storia, l’ebbrezza delle attese, il gaudio dell’abbandono in Dio.
E vi ispirino il desiderio profondo di vivere poveri che è poi l’unico modo per morire ricchi.
Buon Natale! Sul nostro vecchio mondo che muore, nasca la speranza.
don Tonino
ragazzi!! Davidico Perelli ora è anche monsignore!! impartisce benedizioniii
e vvaai
Anch’io ho letto l’intervento “notturno” (in tutti i sensi) di Tonizzo e l’ho trovato molto bello: complimenti, Tonizzo.
Non t’è, per caso, venuto il dubbio, Ignigo, che David Pierini stia, in realtà, cercando di prendere per il naso tutti quanti noi ?
Buona domenica sera a tutti !
Roberto 55
P.S.: oggi pomeriggio sono andato in città e, mamma mia !, m’è parso di precipitare (alla faccia del Natale !) in una bolgia dantesca; ora, che sono tornato a casa, assaporo la piccola pace ed il silenzio serale del mio paese di campagna.
Molto significativi “gli auguri scomodi” di don Tonino Bello trasmessi da Nino!Ci parlano fra le righe del Natale di una buona parte dell’umanità,quella diseredata,quella che il Natale lo “soffre” in stridente contrasto con le feste,vere o fasulle,di tutti coloro per i quali Natale significa soprattutto frenesia dell’acquisto dei regali,lauti pranzi,luminarie di vario genere;tutte cose fra le quali il senso del sacro si perde o viene marginalizzato.Allora diventa del tutto retorico parlare della gioia della Luce che viene portata agli uomini da un Dio che assume la natura umana,nella sostanza divina,per condividerne la sorte,per redimerlo e per “divinizzarlo”.Guardiamo una buona volta in faccia la realtà.Il Natale per molti,per troppi,ha un significato profondo di tristezza e di solitudine,e il brutto è che questo difficilmente,o per niente, viene recepito dai “privilegiati”(o presunti tali) che si sentono soddisfatti e si lasciano travolgere nel turbinìo di una vita sostanzialmente senza senso.
Così il vero significato del Natale viene contraddetto e nemmeno i discorsi religiosi servono a dissipare il disagio di una precarietà che,in molteplici forme, sostanzia la vita di molti esseri umani.
caro Roberto non sto prendendo in giro nessuno anche perché il prezzo che pago è altissimo….
se qualcuno vuole vedere come cerco di scuotere le coscienze al mio paese per amore della verità ed il bene delle anime visiti questo sito…nella rubrica “politica e società” troverà due miei interventi…un terzo è in preparazione…
htt://portorecanatesi.it/
Caro Luigi, in queste settimane abbiamo qualche problema “con la porta aperta”: Teresa non manca da tre mesi di visitare il nostro lettone ogni notte, e a turno, qualche volta, quando annusano la situazione, si affacciano anche gli altri due, in cerca di coccole “democratiche”… una mattina ci siamo risvegliati tutti e 5 insieme!
Quando loro poi vorrano chiudere la porta, davvero chiedo al Signore di avere l’umiltà di lasciare la nostra sempre aperta… e che, comunque, in quella stanza in cui cercano se stessi, possano avere sempre la compagnia di Chi li ama davvero da sempre.
Davidpierini, con i tuoi interventi su politica e società non li scuoti un po’ troppo, i tuoi concittadini? Non se ne salva uno lì a portorecanati eh? Sodoma e Gomorra erano città sante in confronto…
Signor David Perellini, ma Emilio Perellini è Suo fratello?
E’ profeta potente in parole e opere anche Lui o fa, che so, il pasticciere?
Comunque siamo lieti che lì a P.R. ci sia tanto tempo libero per godere della brezza marina marina.
è mio cugino…
grazie per l’attenzione riservatami…
Che silenzio, quest’oggi, sul “pianerottolo” !
Eppure il “ruvido” ma sempre stimolante intervento di Don Tonino Bello, riportato dall’amico Nino, merita attenzione e discussione.
Non ricordo, Marilisa (e della mia smemoratezza ti prego di perdonarmi), se sei già intervenuta in questo “blog” o se sei – come dire ? – una “new entry”: ma, in ogni caso, il tuo contributo della scorsa notte m’è piaciuto molto e lo condivido.
Vorrei – chiedo troppo ? – che anche gli altri amici del “pianerottolo” si esprimessero sulle riflessioni di Marilisa e, più in generale, sul significato che noi cristiani ci possiamo impegnare a delineare di questo “Natale al tempo della crisi”.
“Lancio in aria” il microfono: vediamo chi lo cattura.
Buona notte a tutti !
Roberto 55
Trovo estremamente efficace l’espressione che fotografa quella porta tra genitori e figli o viceversa.
Quì, sia chi è genitore, che è figlio, chi è stato figlio, credo che può portare un arricchimento non indifferente, ciascuno nella propria specificità.
Un saluto a tutti.
Quest’anno l’Incarnazione mi sta colpendo in modo particolare, mi chiedo che cosa sta cercando di farmi capire il Signore, aldilà dell’ovvio a cui sono abituato fin dall’infanzia.
Con riferimento alla riflessione di Marilisa e all’invito di Roberto, personalmente, se fosse possibile, proibirei ogni accostamento della parola “Natale” e di altre ad essa attinenti con tutto questo deprecabile mercato fatto di luce, pace, gioia, regali, pranzi, consigli per gli acquisti, babbi-natale, tutta questa idolatria mercantile che tutto usa e di tutto abusa per vendere, vendere, vendere e indurre a comprare, comprare, comprare.
Pure un Dio incarnato usano, beninteso dopo essersi genuflessi davanti a Lui.
Che rabbia!
Bello il notturno di Tonizzo.
Grazie e nella luce del giorno auguro a tutti un Natale che sia Luce per ogni giorno della nostra vita.
RACCONTI DI NATALE
..E’ il primo inverno della vita che ricordo. La notte cala presto.
In cucina, vicino al fuoco io e la nonna.
Scoppiettio della legna e lenta sonnolenza, dentro.
Fuori è il finimondo da tormenta, acqua, grandine, tuoni e fulmini. Il vento si infila tra le piagne del tetto, nelle fessure delle finestre muove vetri e telai, fa tremare le porte, ulula, fischia e risucchia tra le scale e il solaio.
La nonna sta apparecchiando. La sua presenza argina e dissolve ogni paura possibile. E’ la mia forza, la mia sicurezza. Sostiene la casa tutta e il mondo intorno.
“Bimbo! Vai di sopra a prendere due mele che la nonna è stanca e non sta tanto bene.”
E’ una richiesta spaventosa!
Si tratta di uscire in corridoio, salire le scale fino al priompiano, aprirela porta cingolante scura e pesante della sala, attraversarla che, nell’angolo sulle assi del pavimento sono conservate le mele dell’orto per l’inverno.
Dire no alla nonna non si può. Dire si come si fà?
Di là dalla porta della cucina c’è il buoio, gli spifferi gelidi, i rumori, le scale che dal fondo non si vede in cima. La paura.
“Non avrai mica paura? Questa è la nostra casa e tu sei giàun ometto”
Devo farlo non c’è dubbio.
“Lascia la porta aperta così ci vedi.”
La scala è ripida, gli scalini altissimi, sarà dura. I prii scalini li faccio in ginocchio tirandomi su a fatica.
Come va? – la oce della nonna mi rincuora.
“Nonna”.
“Si bimbo”.
“Va bene nonna.”
La voce combatte la paura. Mi alzo in piedi e attaccato al corrimano salgo.
Ogni scalino, prima un piede poi tutti due, un richiamo.
“Nonna”.
“Si bimbo.”
“Sono qui.”
“Bravo.”
“Va bene.”
“Bravo.”
Dieci scalini, è fatta, spingo la porta e la grande stanza è tutta ombre.
Solo la voce mi può aiutare. Più forte: “Nonna”.
“Si bmbo.”
“sono qui nella sala.”
“Bravo. Prendi due mele e portale giù. Attento a non cadere.”
Occhie e orecchie sbarrati arrivo alle mele e mi volto. La luce fioca che sale col tepore del fuoco, adesso in fronte, fa più facile il ritorno, ma legambre mi tremano e devo sedermi sul primo scalino per riprendermi.
Due mele nelle mai: “Nonna ecco”.
L’eccitazione addosso el’orgoglio di aver compiuto l’impresa.
“Bravo bimbo, diventi grande alla svela e la nonna è contenta, si può fidare di te. A tavola, adesso, che la cena stasera te la sei guadagnata come un ometto.”
Reduce – 2006