Che si possa fornire a Benedetto XVI un’informazione addomesticata non è verosimile: egli è uno degli uomini più svegli che esistano. So per presa diretta che legge personalmente i giornali. Inoltre il sistema vaticano avrà tanti difetti, ma non ha la vocazione a depistare il papa. Anche la necessità di “parlare” era ormai acclarata. Oltre a una decina di pezzi sull’informazione “addomesticata”, sui giornali di ieri mattina c’erano titoli che descrivevano un papa “adirato” che avrebbe “ribaltato” il Vaticano per “vendicare Boffo”. – E’ un passaggio saccente del mio commento pubblicato oggi dal Corsera a pagina 5 con il titolo “Notizie nascoste al papa”. Le voci, e il capo della Chiesa decide che bisogna intervenire.
Papa disinformato su Boffo: ma mi facci il piacere
14 Comments
Lascia un commento
Devi essere connesso per inviare un commento.
Credo anche io che BXVI non sia stato informato o male informato dell’affaire Boffo.
Credo anche che appena ha capito dalla lettura in solitario dei quotidiani o da quel po’ che gli è stato propinato abbia fatto di tutto per salvaguardare Boffo, la s. sede e la cristianità.
Voglio anche dare per scontata la totale estraneità, nella vicenda, degli attori della CEI e del Vaticano, nessuno escluso.
Forse è bene ricordare alcuni fatti accaduti tra la fine dell’estate e l’autunno , dopo la pubblicazione di alcuni innocui articoli di Boffo che hanno scatenato il baillame, con l’annullamento della visita alla Perdonanza e il gelo tra s.sede e governo per lunghe settimane con l’epilogo che conosciamo.
Esprimo qualche opinione.
Abbiamo, o non abbiamo una gerarchia sfacciatamente schierata con membri di questo governo?
Questo governo sta o non sta omaggiando in tutti i modi i desiderata di questa gerarchia?
Ne voglio ricordare solo una recente, l’aumento di circa 250 euro ai soli insegnanti di religione.
Un’altra, il casino che si sta nuovamente prefigurando con il fine vita con la vergognosa lettera del parvenue alle suorine che hanno assistito Eluana.
Qui finirà a schifio.
Io che sono ottuso e non capisco, vedo un rapporto basato sull’interscambio del do ut des con le conseguenze che ne derivano in caso di non rispetto della regoletta di una delle parti. Tutto qui.
Boffo è stato, come allora dissi e ancora sostengo, un ballon d’essaie.
Testa o croce: secolo vs profezia. Lanciata la moneta, rimase ritta. E vissero tutti felici e contenti.
Sulla linea indicata da Luigi, con Totò:
” Il mondo è bello perchè è avariato”…
Saluti
Una precisazione: l’aumento di 250 euro per i soli insegnanti di religione, di cui parla Nino, è una balla. L’ha confezionata “Repubblica” sotto Natale e qualcuno l’ha bevuta.
I fatti sono questi: gli insegnanti incaricati di religione cattolica (che ormai, dopo l’effettuazione dei concorsi, non sono più di 2000/2500 sul totale di 26.000) vedono lievitare la loro retribuzione del 2,5% ogni due anni: sono i famosi aumenti biennali ai quali hanno diritto solo i docenti incaricati e non gli insegnanti di ruolo, che, invece, usufruiscono di un altro calcolo retributivo.
Il comma 3 dell’articolo 76 del Contratto Collettivo Nazionale di Lavoro del comparto scuola aveva previsto che alla voce “stipendio base” venisse conglobata anche la voce “indennità integrativa speciale”, da riconoscersi a questa residuale tipologia di insegnanti. Tutte le sigle sindacali avevano approvato.
Come al solito molte scuole, senza ulteriori indicazioni precise, non pagavano.
Ebbene con l’informativa numero 166/09 del 28.12.2010 il Ministero dell’Economia ha chiarito come vanno calcolati gli scatti biennali.
Questo significa che dopo sette anni alcuni (cioè solo gli incaricati annuali) docenti di religione cattolica prenderanno gli arretrati che ammonterebbero a circa 200 €. Una tantum.
Cioè, se il calcolo riguarda 7 anni, ben 2,35 (due/35) euro mensili, arrotondando verso l’alto.
(attingo e cito da Nicola Incampo, che su http://www.culturacattolica.it tiene da anni la più puntuale rubrica giuridico-amministrativa sull’argomento)
Una precisazione: mia moglie dice che perdo colpi. Mi ha ricordato che Repubblica ha confezionato la balla di cui sopra a ridosso della visita di Benedetto XVI in Sinagoga. Si ricorda che mi ero chiesto “Cosa mai inventerà Repubblica per disturbare l’evento?” Siccome me lo chiedo a tutte le feste comandate, ho confuso con il periodo natalizio.
Adriano,
come vedi una prova diretta dell’inaffidabilità dell’informazione.
Così l’avevo capita. Hai fatto chiarezza e ti ringrazio.
Quindi essendo questa una balla si può avere un ragionevole dubbio sulla qualità e la veridicità dell’informazione in generale?
In ogni caso i due esempi, una balla e una non balla ( la vergognosa e meschina lettera del caimano alle suorine) non hanno alcuna rilevanza rispetto all’opinione che ho espresso sul caso specifico.
Personalmente sono piuttosto confuso. Quando è scoppiato il caso in Agosto ho pensato che fosse una vendetta del cavaliere, attuata da Feltri, per punire Boffo, Avvenire, la CEI e intimidire lo stesso Vaticano.
La smentita di Feltri a Dicembre me l’aspettavo perché il cinico direttore del Giornale deve difendersi dalla possibile radiazione dall’Ordine dei giornalisti. Se tutta questa storia della figura istituzionale che avrebbe passato la velina falsa l’avesse sostenuta solo Vittorio Feltri non avrei avuto dubbi a ritenerla un’ennesima bugia. Il punto però è che Giuliano Ferrara ha tirato fuori il nome del direttore dell’Osservatore romano Giovanni Maria Vian. L’elefantino e il suo giornale rappresentano il segmento d’unione tra la destra cattolica integrale e la destra laica, libertina e d’Annunziana più simile al cavaliere. Il direttore con la proboscide dice di comportarsi sicut Deus daretur, è fortemente schierato con la gerarchia ecclesiastica e addirittura la striglia per non ostacolare abbastanza la candidatura di Emma Bonino alla presidenza del Lazio! Inoltre lunedì sera durante l’Infedele di Gad Lerner, trasmissione basata su supposizioni più che su notizie, nessuno tra Amicone, Messori, Mancuso ha difeso con determinazione e chiarezza Boffo. L’unico è stato Folena ma con molta prudenza; eppure sarebbe bastato dire: “Su che fonti si basano le premesse della trasmissione? Chi ha dato le notizie a Magister o a Ferrara dato che anche Feltri ha smentito queste ricostruzioni?”. Nessuno l’ha detto però, anzi.
Dunque non riesco a capire se c’è dietro qualcosa o qualcuno di grosso che coinvolge Boffo o cui Boffo ha promesso copertura; oppure, in uno scenario diverso, se il cavaliere, tramite i fedelissimi Feltri e Ferrara, stia intimidendo la Chiesa per ragioni politiche o, ancora, se davvero sia una lotta interna alla Chiesa che coinvolge anche la vicenda della Fondazione Toniolo per il controllo dell’Università Cattolica di Milano.
Qualcuna/o saprebbe illuminarmi?
Comunque a me pare che – anche grazie a internet, ai blog, a luoghi come casa Accattoli – nella Chiesa vi sia oggi un’opinione pubblica in crescita, che non si esprime in sterili atteggiamenti contestatori o in sciocchi complessi antigerarchici o antiromani, ma chiede però di gestire i problemi con accortezza e chiarezza.
Lo esprimono bene, sulla stampa di oggi, due personalità diversissime come Melloni e Socci.
Lo ha espresso benissimo, lunedì sera da Lerner, un’altra personalità problematica ma di valore come Vito Mancuso.
Il tema è che anche i cattolici oggi desiderano sapere, conoscere i problemi di casa e non si accontentano di pannicelli caldi, di voli pindarici magari fondati ma intempestivi.
La fiducia in chi ha la responsabilità del governo, ai diversi livelli, è un anticipo di credibilità, ma non è a prova di ogni smentita.
Ci sono gli uffici, certo, e i mandati divini. Ma poi ci sono le persone che li rivestono, e queste sono giudicate.
Chi lo ha capito molto bene è proprio Benedetto, sin da quando era cardinale.
In questo senso ha ragione Luigi, lui è una delle persone più sveglie che ci siano in circolazione.
Mi sembrano indiscutibili alcune conclusioni:
a) la Chiesa, nel senso “istituzionale” dell’espressione, esce – inutile girarci attorno – un pò male dalla vicenda – Feltri/Boffo, che – lo volesse o meno Feltri – ha finito per scoperchiare un “piccolo mondo” di lotte intestine, intrighi, e bisticci di potere (è chiaro che sotto il dissidio, vero o presunto che sia, tra Segreteria di Stato e CEI non c’è alcuna battaglia ideale);
b) il comunicato di ieri non “chiude” la vicenda, nel senso che, per me, un pò d’acqua sporca verrà ancora “rimestata”;
c) la verità, forse, la sa solo Feltri: solo lui, cioè, è in grado di dire chi (ed a quel punto, perchè) gli ha “passato” la “velina” falsa.
Mi chiedo, ancora, se (ed eventualmente in che misura) quest’indebolimento della Chiesa influirà sulla realtà sociale e culturale italiana del prossimo futuro, nel senso – per intenderci – che ne possa, in parte, pregiudicare il successo della propria missione profetica.
Da ultimo, mi sto chiedendo – con tutta l’umile, rispettosa obbedienza di cristiano – se anche questa vicenda non abbia finito per proporci l’immagine d’un Pontefice fin troppo “tirato per la giacca”, da destra piuttosto che da sinistra, e non sempre in grado di “dominare” gli eventi all’interno della Sede Apostolica: o sbaglio ?
Buona notte a tutti.
Roberto 55
http://iltempo.ilsole24ore.com/politica/2010/02/10/1125292-caso_boffo_segreteria_benedetto.shtml#
Da Chiara Atzori ricevo questo messaggio:
Dopo avere seguito (ma non fino alla fine, per nausea) la trasmissione di Gad Lerner e avere seguito con fastidio montante il crescendo di “moralismo” giornalistico (unilateralmente diretto) del “Foglio” di Ferrara delle ultime settimane, confesso che la zizzania seminata dentro la Chiesa mi ha proprio colpita. Forse voglio ancora sperare che il “nemico”, il “cattivo” sia davvero fuori, magari dotato di grembiulino bianco, per non cedere allo smarrimento.
E’ mia modesta impressione tuttavia che il vero tema (mai esplicitato ma implicitamente nucleo di tutta la vicenda) sia la questione della omosessualità nel cattolicesimo. Pur disponendo di una buona dottrina, dal catechismo ai bellissimi documenti (totalmente disattesi!) sulla cura pastorale delle persone omosessuali, a causa del coinvolgimento dei consacrati e della rete di omertose coperture che vige nella complessità della chiesa (non solo “gerarchica”), si è finiti in un imbuto, se non in un vicolo cieco.
Personalmente non mi fa nè paura nè scandalo l’ipotesi che il direttore di “Avvenire” provi o viva pulsioni omosessuali, se lui riconosce che è una ferita, come ne esistono tante di altro tipo: vogliamo parlare delle mire di potere, di visibilità mediatica, di patetiche vanità per presunta superiorità culturale, di molta “intellighenzia” sia laica ed ecclesiastica? Sono brutte ferite per l’identità umana anche quelle!
Mi interroga invece drammaticamente, mettendomi un po’ in crisi, l’ipotesi che chi effettua le nomine sappia e poi non accetti di riconoscere con sincerità che le pulsioni omosessuali esistono, dicendo sul muso ai “moralisti” con la sua faccia di prelato (preferibilmente senza indossare paramenti liturgici) che questa tendenza non intacca la testimonianza cristiana che il ruolo di portavoce della testata dei vescovi comunque comporta.
Il dilemma è: coerenza esibita e proclamata, con la pretesa di essere senza peccato, o invece umile riconoscimento che si può essere ottimi giornalisti cristiani lottando con una tendenza che pur profondamente radicata rimane un intrinseco disordine?
Se non esiste la chiarezza (omosessualità come dis-ordine sulla base della legge naturale, non per il ditino colpevolizzante dei “giusti” , ancorché eterosessuali), nè nei diretti interessati, nè in ambito ecclesiastico, si lavora in modo sotterraneo e ambiguo per una “normalizzazione teologica” dei “generi” anche dentro la chiesa. Ma quando si solleva anche solo un lembo della copertina che copre la sporcizia, è inevitabile che un pò di cattivo odore fuoriesca.
Chiara Atzori
Mi riconosco pienamente nelle parole di Chiara Atzori. Credo anzi di aver scritto qualcosa di simile in una delle nostre discussioni di qualche mese fa. Come sarebbe stato bello se la CEI avesse detto: sì Boffo è omosessuale ed è un bravo direttore, quindi ce lo teniamo, raccomandando a lui, come a tutti, di vivere in modo non moralmente disordinato. Per i suoi peccati, come per quelli di tutti, c’è la confessione; il giudizio finale c’è per tutti e, grazie a Dio, non lo diamo noi.
Si tutto condivisibile quel che dice l’Atzori,
ma se non ho capito male l’obiettivo del Giornale e del suo patron era di far cessare le pubblicazioni di articoli e stimolati da lettere di fedeli alquanto critici che andavano a detrimento del caimano e del suo consenso.
Non a caso anche oggi ribadisce, il caimano, che l’unico danneggiato dalla vicenda è lui.
Quindi se così è , anche nell’ipotesi di una dichiarata e accettata omosessualità di Boffo da parte della gerarchia, nulla sarebbe cambiato rispetto all’obiettivo di far cessare quegli articoli “benedetti” dalla CEI.
Ripeto l’obiettivo non era Boffo in quanto persona con le sue vere o presunte tendenze omosessuali ma, colpire la CEI che di fatto ha potere assoluto sul suo giornale e decide cosa pubblicare.
Il retro pensiero sarebbe: ma come abbiamo stretto un patto di ferro con i vertici della chiesa per orientare il consenso dei cattolici e la CEI sbarella?
Il fatto che la vita privata di Boffo fosse emendabile ha solo reso più facile l’attacco con gli sviluppi e le conclusioni che sappiamo.
L’attacco ci sarebbe stato comunque con altre modalità.
anchio ho avuto l’impressione che nell’attacco a Boffo ci fossero vari obiettivi, tutti legati a riportare a cuccia una Chiesa meno diplomatica d prima verso il governo.
Dico “vari” obiettivi perchè vi sono diversi effetti collegabili secondo il principio “qui prodest” e al fatto che nelle settimane precedenti l’Avvenire aveva abbandonato la linea filo-governativa in particolare dissociandosi sul piano etico, sia relativamente agli scandali sessuali e amministrativi (perchè era anche in ballo l’uso di risorse pubbliche e del potere pubblico), sia circa i respingimenti in mare dei clandestini.
L’attacco aveva l’effetto
1) di indurre a più miti consigli la stampa cattolica;
2) far cadere il direttore dell’Avvenire nel tentativo di sostituirlo con persona più gradita;
3) deligittimare le fonti di informazione avverse che maggiormente potevano incidere sul prezioso elettorato cattolico;
4) abbassare l’impatto dello scandalo sul premier con la strategia “così fan tutti” per cui se un vizio è ritenuto diffuso è percepito come meno grave e comunque la contrapposizione tra giusti ed erranti si annacqua;
5) mandare un messaggio sul proprio potenziale offensivo alle gerarchie cattoliche, facendo pensare di poter colpire più in alto con il dosseraggio.
errata corrige “cui prodest”