Ho ricevuto il volume “Oltretevere. Il rapporto tra i pontefici e i presidenti della Repubblica italiana dal 1946 a oggi” di Alessandro Acciavatti (Piemme) e sono andato all’appendice dov’è un testo scritto da Benedetto XVI per questo libro nel 2016. In esso il Papa emerito parla con apprezzamento di Napolitano, che fu presidente negli anni del suo Pontificato, ne loda la veduta umanistica di progressivo avvicinamento al cristianesimo e conclude con l’affermazione che la sua presidenza sia stata una “fortuna per l’Italia”. Nei commenti due passaggi delle parole benedettiane e un mio commentuzzo.
Papa Benedetto sulla fortuna d’aver avuto Napolitano
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Autentica imparzialità. «Ho conosciuto personalmente il Presidente Napolitano in occasione della sua visita ufficiale in Vaticano il 20 novembre 2006. Mi rese visita appena sei mesi dopo la sua elezione alla più alta Magistratura dello Stato, ma anche in questo caso, uno dei miei ricordi più belli legati alla sua persona è senz’altro la visita che gli resi al Quirinale il 4 ottobre 2008 nel giorno della festa del patrono d’Italia San Francesco d’Assisi. Ma naturalmente da lungo tempo la sua figura mi era nota. Soprattutto mi aveva impressionato la sua azione come Presidente della Camera dei Deputati caratterizzata da severa obbiettività e autentica imparzialità. Era evidente che la sua idea del Partito comunista aveva una forma diversa rispetto a come noi conoscevamo quel fenomeno sulla base della storia tedesca. Senza dubbio egli ben presto ha percorso strade per la chiarificazione delle sue idee politiche che lo hanno condotto a un incontro profondo con la tradizione giuridica cristiana – la cultura, la civiltà della fede – preparandolo a portare la suprema responsabilità per il suo Paese, l’Italia, che, pur nella contrapposizione delle tradizioni spirituali, è comunque giunto a un’idea di fondo di giustizia e di verità che può dare al Paese interna unità. Già il primo incontro mi fece vedere un’ampia, profonda convergenza sulle posizioni di fondo che oggi sono in ballo“.
Ci ha aiutati la musica. “Un incontro più intenso tra noi, che posso chiamare amicizia – è curiosamente nato attraverso la musica. Ogni anno, san Giovanni Paolo II usava invitare a un grande concerto nell’Aula Paolo VI eseguito di volta in volta da un’importante orchestra europea. Ovviamente ho proseguito questa tradizione, in particolare presentando a Roma, com’è naturale, anche le tre grandi orchestre di Monaco di Baviera – l’Orchestra di Stato della Baviera, i Filarmonici di Monaco e l’Orchestra sinfonica della Radio di Monaco di Baviera. Ai concerti, seguendo la tradizione iniziata da Giovanni Paolo II, veniva sempre invitato anche il Presidente della Repubblica che ha sempre corrisposto volentieri all’invito. La cosa inattesa fu che il Presidente Napolitano decise a sua volta di organizzare ogni anno un concerto in mio onore in occasione del mio compleanno, che aveva luogo anch’esso nell’Aula Paolo VI e nel quale suonavano importanti orchestre italiane. Napolitano stesso è un autentico conoscitore della musica classica. È stato amico di Claudio Abbado, a lungo Direttore dei Filarmonici di Berlino. Ambedue hanno inteso la loro appartenenza al Partito comunista come un nuovo umanesimo che intendeva preservare e insieme rendere nuovamente operanti i grandi valori della precedente tradizione umanistica. Inoltre Napolitano ha sostenuto Daniel Barenboim nella formazione della sua orchestra composta da ebrei e palestinesi, invitando una volta il Direttore e l’orchestra da noi a Castel Gandolfo. Era consuetudine che prima dell’inizio del concerto il Presidente e il Papa chiacchierassero un momento in una saletta. Questo atto protocollare si è trasformato per noi in vero dialogo, durante il quale abbiamo discusso le grandi questioni di fronte alle quali oggi si trova l’umanità. E così andò sviluppandosi sempre più una profonda vicinanza che portò anche a incontri assolutamente non protocollari: è ancora ben impresso nella mia memoria lo stare insieme, una volta – anche con sua moglie Clio Bittoni – nel giardino di Castel Gandolfo. Napolitano mi invitò anche a un incontro personale in una delle residenze messe a disposizione del Presidente della Repubblica, che poi purtroppo per cause esterne non poté realizzarsi. Inoltre sono stato contento che sia venuto a farmi visita qui nel mio piccolo Monastero “Mater Ecclesiae”. Per l’Italia ha rappresentato certo una fortuna essere guidata in tempi difficili e tra scogli di ogni tipo da un uomo così».
Condivido l’apprezzamento di Benedetto. Come sanno da cento occasioni i visitatori del blog, condivido l’apprezzamento di Benedetto per Napolitano. Che ho conosciuto in un’occasione particolare, a Bologna, nel marzo del 1975 – 43 anni fa – proprio in un dibattito sul possibile avvicinamento, in nome di un comune umanesimo, tra cristiani e comunisti. Una minima eco di quell’incontro la puoi cogliere in un testo che scrissi nel 2014 sui quarant’anni della mia collaborazione al Regno:
http://www.luigiaccattoli.it/blog/collaborazione-a-riviste/i-miei-quarantanni-al-regno-e-la-sua-spinta-ad-andare-al-largo/
Ecco due dei miei post di apprezzamento per Napolitano:
http://www.luigiaccattoli.it/blog/buon-anno-a-napolitano-e-a-tutti-gli-altri-buoni-e-cattivi/#comments
http://www.luigiaccattoli.it/blog/su-craxi-la-penso-come-napolitano/#comments
Ogni anno il presidente Napolitano dava alla Sala Nervi un concerto in onore di Benedetto XVI. Una volta ho avuto l’opportunità di andare, e sono rimasta colpita dalla grande delicatezza del presidente Napolitano che manifestava comprensione per i problemi e le sofferenze del papa.
“Possibile avvicinamento in nome di un comune umanesimo fra Cristiani e comunisti”
E’ sintetizzato in questa frase un percorso politico che ha avuto luogo per decenni in Italia, fin dai tempi di Aldo Moro, del Santo Paolo VI, di Berlinguer, del “ compromesso storico” , delle convergenze parallele ecc.
Per decenni eminenti personalita’ nei due campi, hanno lavorato a questo progetto, fra cui anche Napolitano. Dopo il crollo del Muro di Berlino e la caduta del comunismo nei paesi dell’ Est, in Italia il progetto ha preso piu’ vigore. Il cattolicesimo sociale e gli epigoni del comunismo si sono ritrovati insieme in Italia in formazioni politiche quali partito democratico che hanno avuto l’ opportunita’ di governare l’ Italia, di governare varie regioni italiane . L’ hanno fatto bene o male? Hanno fatto bene o male all’ Italia? A ognuno le sue valutazioni.
Poi hanno subito alle ultime elezioni una batosta epocale, di cui ancora sono rimasti storditi , frastornati, non riuscendo ancora a capire il Perche’ , non riusciuscendo piu’ a
Direi , con tutto il rispetto per tale progetto di avvicinamento fra Cristiani e comunisti, che gli ormai anziani protagonisti, come Napolitano, sono ormai superati e quasi sconfessati dagli eventi , incalzanti, di una storia che sembra andare in una altra direzione. Per esempio alle ultime elezioni , in Italia, , in Brasile , molti Cristiani sembrano oggi distaccarsi sempre di piu’ dai candidati politici di sinistra per avvicinarsi a quelli di destra.
Come diceva una antica canzone, La Musica e’ finita, gli amici se ne vanno.
«Papa Benedetto sulla fortuna d’aver avuto Napolitano». Non che Benedetto, tra le molte doti e virtù che ha, sia particolarmente noto per il “fiuto” nel valutare le persone …
Certi esponenti dei comunisti, per esempio Fausto Bertinotti hanno avuto un percorso di avvicinamento al Cristianesimo. Non una vera e propria conversione ma la presa di coscienza di una somiglianza fra i valori di giustizia sociale e uguaglianza da loro creduti alla base del marxismo e gli insegnamenti per esempio di San Paolo nella Lettera ai Galati : Non c’ e’ piu’ ne’ giudeo ne’ greco, non c’ e’ schiavo ne’ libero, non c’ e’ maschio ne’ femmina.
Fausto Bertinotti parla in un libro “Sempre daccapo “(Marcianum press 2014) i questo suo percorso di avvicinamento al Cristianesimo iniziato anche per la stima che provava per il Santo Giovanni Paolo II.
Comunisti che si avvicinano al Cristianesimo in nome dei comuni valori sono comprensibili e ammirabili, ma cristiani che si avvicinano al comunismo in nome di cosa? E’ gia’ tutto nel Cristianesimo, Cristo e’ la via e la Verita’ , cosa puo’ aggiungere di piu’ il marxismo ? E poi storicamente il marxismo non ha lasciato che” macerie e anime distrutte “ . Parole di Joseph Ratzinger in “Introduzione al Cristianesimo (Queriniana 2005 , pagina 7) :
“Desiderosi di migliorare la storia, di creare un mondo di liberta’, di uguaglianza, e di giustizia in molti si convinsero di aver trovato la strada migliore nella grande corrente del pensiero marxista. L’ anno 1989 segno’ il sorprendente crollo dei regimi socialisti in Europa che lasciarono dietro di se’ il triste strascico di terre distrutte e di anime distrutte”
Si potrebbe dire che anche in Italia il governo del Partito Democratico ha lasciato il triste strascico di terre distrutte …ma su questo ognuno ha le sue opinioni politiche.
“Non che Benedetto, tra le molte doti e virtù che ha, sia particolarmente noto per il “fiuto” nel valutare le persone ”
Infatti le persone non si valutano a fiuto come i cani da trifola.
Concordo con MCV quando afferma che è comprensibile un avvicinamento dei comu isti al cristianesimo, meno l’avvicinamento dei cristiani al comunismo.
In fondo il comunismo è una “eresia” giudaica e peranto ha radici culturali comuni con il cristianesimo, di qui le “convergenze” su alcuni temi.
Si può, a mio avviso, parlare di un avvicinamento dei cristiani ai comunisti ( non al “comunismo” ) nel senso che si è fatta strada la distinzione basilare, ma spesso disattesa, tra “errore – da combattere – ed errante – da trattare umanamente” , distinzione agevolata dal fatto che, almeno in Italia, i comunisti hanno smesso di mostrare un volto feroce. ( Napolitano è sempre stato un esponente di questa corrente del partito )