“Il Santo Padre segue con affetto e commozione la vicenda del piccolo Charlie Gard ed esprime la propria vicinanza ai suoi genitori. Per essi prega, auspicando che non si trascuri il loro desiderio di accompagnare e curare sino alla fine il proprio bimbo”: così il portavoce vaticano con un messaggio inviato ai media alle 19.31. Invito i visitatori a non litigare su queste sante parole.
Papa: “Accompagnare e curare Charlie fino alla fine”
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Speriamo che questo appello sia accolto da chi di dovere.
Io a dire la verità avevo già sentito che aveva detto qualcosa su Charlie ieri o ieri l’altro.
Comunque, ora che ha parlato chiaramente, sia pure tramite il portavoce, ci si se te più tranquilli.
Grazie, Luigi, per aver rotto il silenzio a favore di Charlie.
Pare che il centralino di Santa Marta nei giorni scorsi sia stato preso d’assalto da migliaia di telefonate dei fedeli indignati che chiedevano Fate qualcosa per Charlie!
Hanno dovuto fare qualcosa “a furor di popolo”
Enrico il 30 giugno c’era stato questo Tweet:
Difendere la vita umana, soprattutto quando é ferita dalla malattia, é un impegno d’amore che Dio affida ad ogni uomo.
Non replico a MCV solo per rispettare l’invito di chi ci ospita. Buona giornoata a tutti, belli e brutti.
Francamente, Luigi, quel Tweet:, il papa, poteva risparmiarselo. Avrebbe fatto più bella figura se avesse taciuto, diciamocelo. I cinquettii, gli squittii su temi di questa portata non onorano la figura di un pontefice, con tutto il rispetto. Ora, che finalmente si sia deciso a prendere un piccinin di posizione su questa tragedia che ha colpito il mondo, non sposta di un millimetro il fatto in sé . E il fatto in sè dice chiaramente, che, costretto dal rumore insorto contro il suo silenzio, alla fine abbia cercato di salvarsi in zona Cesaroni…
guarda Andrea Salvi che delle telefonate dei fedeli “indignados” a Santa Marta
hanno parlato anche i giornali inglesi.
ma perchè quando si riportano dei FATTI pubblici e non opinioni personali (le telefonate a Santa Marta che hanno intasato il centralino ci sono state, non è una mia personale opinione)) si viene accusati di polemiche?
qui un ottimo riassunto dei FATTI:
http://www.rossoporpora.org/rubriche/vaticano/710-il-caso-charlie-gard-dolore-e-indignazione-plurimi.html
Ma non lo vedi Cri, che neppure davanti all’oggettività dei fatti ci si vuole fare persuasi della gaffe enorme…è incredibile …ora, che il Papa, si sia voluto salvare in zona Cesarini è un fatto incontrovertibile. Cioè, voglio dire, un minimo almeno di coerenza!
La CEI si è offerta di ospitare Charlie al Gemelli o al Bambino Gesù.
Luigi,
sempre precisissimo, quel tweet era proprio ciò a cui mi riferivo.
Mi immagino la gioia di Mons. Galantino di fronte a questo “rigurgito” di rosari, manifestazioni, petizioni, raccolta di firme, dei cattolici pro-life.
🙂 🙂
Difendere la vita umana, soprattutto quando é ferita dalla malattia, é un impegno d’amore che Dio affida ad ogni uomo.
Nel tweet del papa il piccolo Charlie non ha neppure l’onore di essere citato per nome. Ogni essere umano ha un nome. Ogni essere umano è UNICO.
l’amore chiama per nome, la pietà chiama per nome,
Restare sul vago e sull’astratto significa rimanere a livello teorico.
Nel tuo blog, caro Luigi, ma non per colpa tua ovviamente, spesso si parla peggio che al bar. Anche se i clienti del bar sono sicuro che, nei confronti di Papa Francesco, usano un linguaggio più rispettoso.
Ancora una volta il tuo invito a mitigare i termini (che è la sostanza del non-litigio) non è stato rispettato. Ma a me più che il litigio in sé mi fa SCHIFO (questa volta mi permetto di usare anch’io una parola incivile) il linguaggio usato da certe persone nei confronti del Papa. Per il quale non usano il rispetto cui in genere si fa ricorso anche per una persona sconosciuta che si incontra per strada.
Stante questa situazione, faccio come hai fatto tu. Mi assento dal tuo blog. Tanto la mia assenza è insignificante…
Ti saluto con il rispetto e la stima che sai.
Giuseppe
P.S.: il 5 agosto a sera, a Castelbasso ci sarà un bellissimo concerto: “L’Europa musicale tra Rinascimento e Barocco” con l’Hermione Ensemble (Flauti dolci e Canto-Soprano-Organo portatile a canne-Liuto-Chitarra Barocca-Percussioni).
Se sei nei dintorni, sei il benvenuto.
Davvero se la CEI si fosse offerta di ospitare Charlie al Bambin Gesu’ sarebbe stato un gesto di risonanza mondiale!
A una prima lattura della offerta di ospitalità al Bambin Gesu avevo pensato che fosse una ” boutade ” ma , dato che invece è reale, io penso che bisognerebbe dargli il massimo di visibilità.
https://www.ilfattoquotidiano.it/2017/07/02/charlie-gard-papa-francesco-rispettare-il-desiderio-dei-genitori-la-cei-gemelli-e-bambin-gesu-pronte-ad-accoglierlo/3702315/
Speriamo che non sia troppo tardi!
OT Oggi è san Tommaso. Ho conosciuto pochi giorni fa un sacerdote indiano la cui comunità religiosa risale alla predicazione di questo apostolo.
Giuseppe di Melchiorre vai pure in vacanza. Però ogni tanto torna. Ho bisogno di persone che conoscono il valore delle parole.
Giuseppe ancora una parola. Io rispetto tutti. Lascio tutti liberi. Cerco di imparare da tutti. Ma so bene che ci sono persone che hanno bisogno di polemizzare. Mi applico a capirle. Le benedico da lontano.
Nel comunicato di cui si discute si auspica di assecondare il “desiderio dei genitori”. Questa è l’aria che tira, non da oggi. Anche per Beppino Englaro molti si erano mobilitati per dar corso al suo “desiderio” di genitore.
In primo piano dovrebbe esserci il valore indiscutibile, non passibile di trattativa, ossia non negoziabile, della vita di Charlie, di Eluana e di tanti altri.
A molti genitori di bambini disabili capita di sentirsi chiedere: “Ma lo sapevate? E lo avete voluto?”. Ad una eventuale risposta affermativa segue, di solito, una faccia che ti vorrebbe dire “e allora arrangiatevi”. La solidarietà scatta solo se la “disgrazia” ti è capitata senza che tu potessi evitarla (magari con l’aborto). La solidarietà per i “poveri disgraziati” si estende fino a rivendicare per loro il diritto a procedere, se lo volessero, con l’eutanasia. Per “amore”, ovviamente.
Adriano Nicolussi
Una benedizione data da lontano è pur sempre. una benedizione.
Lo “amore dei genitori” nel caso Englaro voleva la morte, nel caso Gard la vita.
La decisione , demnadata allo Stato, è stata la medesima : la morte!
Un caso?
Adriano Nicolussi bentornato – saranno sei mesi che non passi di qua – Luigi
Caro Adriano, il valore della vita in se stessa lo ha rivendicato il cardinale Caffarra .. attirandosi qualche plauso e molti improperi.
La “Comunità Papa Giovanni XXIII” offre ospitalità alla famiglia Gard:
«Ho appreso che l’ospedale Bambin Gesù ed il Policlinico Gemelli di Roma hanno offerto la loro disponibilità a curare il picc?olo Charlie. Come Comunità Papa Giovanni XXIII offriamo la disponibilità ad ospitare la famiglia Gard nella nostra casa di Roma per permettergli di accudire il loro bimbo». E’ quanto dichiara Giovanni Paolo Ramonda, Presidente della Comunità fondata da don Benzi, in seguito alla notizia della disponibilità dei due ospedali romani all’accoglienza del bimbo che sta commuovendo l’intera Europa. «Ci sentiamo particolarmente vicini a questa drammatica vicenda, in quanto nelle nostre case famiglia accogliamo tanti bambini gravemente malati, come il piccolo Charlie. – continua Ramonda – In questi giorni stiamo pregando per il piccolo Charlie, la sua famiglia e sopratutto per la società europea, impregnata di una cultura eutanasica. Adesso offriamo la nostra risposta concreta».
Mi aggancio alle parole di giuseppe di melchiorre per far notare che alcuni visitatori non trovano di meglio che configurare i loro interventi sempre e soltanto per stigmatizzare ogni mossa, ogni parola, ogni respiro del Papa. Questo è sotto gli occhi di tutti.
Se il Papa NON fa, NON dice qualcosa, vengono giù botte(verbali) da orbi; ma se il Papa, al contrario, fa o dice qualcosa, gli arrivano ugualmente botte in faccia. Sembra che l’unica preoccupazione di queste “adorabili” persone sia quella di incriminare il Papa per tutto, o di dare legnate alla sua Chiesa devastata da cento e più malanni. Dovremmo prendere atto che questo Papa non ne fa una giusta, e che deve essere nato sotto cattiva stella, povero lui! Possibile che non ne imbrocchi una che è una?
Ora non c’è chi non sappia che il troppo stroppia e che il comune buon senso vorrebbe un sacrosanto limite a tutto, soprattutto alle impallinature di chi spara in continuazione contro di lui o qualcun altro.
L’aria del blog è ammorbata da un clima guerriero che fa perfino nauseare e fa scappare dal blog stesso. Niente di costruttivo. Le contumelie devono avere il primato.
Ma Luigi, il padrone di casa, queste persone “le benedice da lontano”, generosamente.
Luigi, a te non interessano le persone che lasciano il blog disgustate a causa di questi individui? Se fossi in te ci farei un pensierino.
Adriano,
a me pare chiaro che il Papa chieda di assecondare il desiderio dei genitori PERCHE’ E’ PER LA VITA DEL FIGLIO. Questo è ancora più evidente alla luce del tweet di qualche giorno prima.
Ha la sua importanza anche il rispetto della volontà dei genitori: ci sono già stati casi in Europa di figli allontanati dai genitori perché troppo religiosi. Ma pensare che il Papa sarebbe stato coi genitori anche se loro avessero voluto il distacco della spina (e i medici il contrario) è un’ipotesi che non mi pare abbia basi per sostenerla.
Leggo ora che anche Trump ha tweettato a favore di Charlie.
Anche il presidente Mattarella era stato sollecitato ad intervenire concedendo la cittadinanza italiana a Charlie. E’ stata analizzata la situazione e purtroppo non è possibile far niente: da quel che ho capito non ci sono i tempi per tentare qualche passo.
Col senno di poi i genitori di Charlie hanno avuto troppa fiducia nei vari giudici, avrebbero dovuto da subito tentare di portare il bambino all’estero, in un Paese senza eutanasia.
Mi viene in mente una frase della canzone di De Gregori (in realtà di suo fratello Luigi Grechi) ‘Il bandito e il campione’ : cercavi giustizia, trovasti la legge.
Ora che il papa è intervenuto sembra che le cose stiano andando per il verso giusto.
Riporto da ‘Generazione Voglio Vivere’:
Nel nostro Paese i pazienti mitocondriali – la stessa malattia del piccolo Charlie – sono 15mila, con gradi di gravità diversi. La metà di questi sono bambini.
Piero Santantonio, presidente di Mitocon Onlus, l’associazione che da dieci anni si occupa di sensibilizzare l’opinione pubblica sulla ricerca per le malattie mitocondriali e il cui figlio 18enne ha la stessa malattia di Charlie Gard, seppure in forma meno grave, dice di conoscere “molti casi di bambini dati per spacciati con pochi mesi di vita, ma che hanno recuperato e da anni vivono, in maniera difficile, ma hanno una vita che ha superato di gran lunga le aspettative dei medici.”
Se Charlie dovesse morire oggi, la grande paura del Sig. Santantonio – e anche la nostra – è che la stessa sorte possa toccare ai bambini italiani.
“Da oggi sappiamo che la Corte Europea dei diritti umani non ci tutela. È un errore credere che Charlie sia l’eccezione, tutti noi un giorno saremo disabili e quando, dopo Charlie, toccherà agli anziani con la demenza senile, ai neonati prematuri, alle vite decretate “inutili”, dove saranno i diritti dell’uomo? Noi genitori di bambini gravi siamo preoccupati, potremo ancora portarli in ospedale se stanno male o dovremo nasconderli in casa? Se il criterio è uccidere un bimbo perché tanto è destinato a morire, allora uccideteci tutti, perché la vita è una malattia mortale”. 2
Che cosa accadrebbe se l’attuale disegno di legge sul testamento biologico in discussione al Senato dovesse passare oggi?
Quali garanzie avrebbero i minori e i loro genitori che un giudice non deciderà arbitrariamente le sorti delle loro vite? Nessuna. Già in parte è così, ma con il testamento biologico ci troveremmo dinanzi a una situazione irreversibile tale per cui lo Stato avrà potere di vita e di morte sulle persone.
È sufficiente leggere la sentenza dei giudici inglesi per capire verso quale abisso rischiamo di cadere: “sebbene ai genitori spetti la responsabilità genitoriale, il controllo prioritario è affidato, per legge, al giudice che esercita il suo giudizio oggettivo ed indipendente nel migliore interesse del bambino”.
La battaglia per i tanti Charlie italiani è appena iniziata e non possiamo farci trovare impreparati.
Se c’è una lezione che ho appreso da questa straziante vicenda umana è che la stragrande maggioranza degli italiani è contro ogni tipo di eutanasia: chiede soltanto che lo Stato non abbandoni le persone malate e che dia adeguato sostegno sanitario a chi è affetto da una malattia debilitante e al momento incurabile.
Adesso più che mai, mi rendo conto che i nostri sforzi per far conoscer la verità sull’eutanasia debbono moltiplicarsi. Ti chiedo perciò di aiutarmi a far circolare l’opuscolo di Generazione Voglio Vivere “Eutanasia e Suicidio Assistito. Il volto dietro la maschera” affinché il maggior numero possibile di persone possano conoscere la verità e schierarsi in difesa della vita.
Condivido la riflessione proposta da Enrico.
La storia del piccolo Charlie ci ha commosso, ma deve anche insegnare qualcosa. Dubito che questo parlamento riesca ad approvare una legge sul fine vita dignitosa e rispettosa del diritto alla vita. Sta a noi, ai cittadini italiani (e specialmente ai cattolici, ma non solo) vegliare e premere perché la discussione vada nella direzione giusta e si evitino leggi aberranti come quella che porterà alla soppressione di Charlie per soffocamento (senza eufemismi).
In altri tempi avrei invocato un intervento dei nostri pastori, ma ormai sono rassegnato al fatto che gli unici appelli sono e saranno per l’accoglienza incondizionata dei migranti. Non interessa nient’altro in Vaticano e alla CEI. Il Signore ci conservi a lungo quei pochi pastori che ancora si occupano di altre questioni, importanti e vitali come il diritto alla vita dal concepimento alla fine naturale, la famiglia fondata sul matrimonio, la libertà di educazione …
A me sembra francamente che in quell’articolo ci sia molto di esagerato.
Tutto per bloccare la legge sul testamento biologico Una legge che c’è dappertutto, ricordiamolo.
Il mio testamento è questo: voglio campare.
“In altri tempi avrei invocato un intervento dei nostri pastori, ma ormai sono rassegnato al fatto che gli unici appelli sono e saranno per l’accoglienza incondizionata dei migranti. Non interessa nient’altro in Vaticano e alla CEI.”
Se questa non sia una fissazione, non saprei come altro definirla.
Federico Benedetti ha l’ossessione dei migranti, questo è un fatto certo, e ogni discorso finisce in gloria, cioè sui migranti brutti, sporchi e cattivi.
E basta però!!
“Il mio testamento è questo: voglio campare.”
Io lo copio tale e quale. 🙂
Sì è proprio una fissazione, ma non la mia.
Mi limito a prendere atto che le cose stanno così.
Certe persone non sopportano,proprio non riescono a tollerare che ci siano opinioni discordanti dalle loro.
Pensano che ogni opinione diversa sia un dramma e una tragedia.Sono gli stessi che glorificano Don Milani e oi preti scomodi,i quali esprimevano con molta violenza di parole il loro dissenso.Ma se oggi ,in questa situazione dell a chiesa alcuni esprimono il loro dissenso,con parole franche,non lo sopportano ,non lo tollerano.
Per costoro e’insopportabile ogni critica,anche rispettosa. Queste persone vorrebbero vivere in un mondo utopico in cui regna la omogenita’ delle opinioni,anzi il pensiero unico ed omologato.
Non so che dire:la discordia e’il sale della vita .L’uniformita’di pensiero si ha solo nelle dittature.
Chi non sopporta le opinioni discordanti,le critiche;le polemiche forse inconsciamente vorrebbe vivere in una dittatura dove tutti pensano lo stesso.In un alveare umano, d ove tutte le api meccanicamente seguono un sol pensiero.Non dovrei dirlo perche’sono una conservatrice ma viva la libert’di pensiero!Viva la po lemica,Viva l critica,viva il dissenso!
Giuseppe di Melchiorre che ha schifo di chi non la pensa come lui dimostra sola grande paura verso tutto cio’che esula dalla sua ristretta ment a lita’.
La discussione e’ il nerbo di ogni attivita’intellettuale.
Socrate e Gesu’non avevano schifo a discutere con chi non la pensava come loro.Solo gli ottusi schifano
La discussione.
Federico,
hai ragione: in altri tempi.
Se una volta la CEI o un singolo vescovo avessero espresso una loro opinione, come minimo sarebbe stata presa in considerazione. Oggi se dicono qualcosa vengono invariabilmente accusati di ingerenza indebita. Quasi che non fossero cittadini italiani al pari di Salvini o Saviano.
Per cui ci troviamo nella situazione che per difendere certi valori che appartengono a tutti, come la vita, è meglio che i laici cattolici facciano da soli: hanno più possibilità di essere ascoltati e di raccogliere consensi.
NO, signora Venturi, NNNO!!! Lei come al solito non legge o non sa leggere. Io ho scritto letteralmente così: “A me più che il litigio in sé fa SCHIFO (questa volta mi permetto di usare anch’io una parola incivile) il linguaggio usato da certe persone nei confronti del Papa”.
Ho parlato di linguaggio schifoso, non di idee, anche se molte sue idee non le condivido affatto. Ma mi fermo qui. Perché rischierei di scadere nel suo stile.
Anzi, sebbene ottuso secondo lei, le auguro buona notte.
Ma non mi leggerà più qui, anche per farle una cortesia…
Maria Cristina Venturi: “Giuseppe di Melchiorre che ha schifo di chi non la pensa come lui dimostra sola grande paura verso tutto cio’che esula dalla sua ristretta ment a lità”. Non so da che cosa tu abbia capito questo: Giuseppe non l’ha detto. E’ un fine scrittore, ha ottime pubblicazioni. Ha detto che gli fa schifo “il linguaggio usato da certe persone”. A quale linguaggio penserà? Giuseppe è un amante della figura della Vergine, una specie di poeta mariano. Una volta ha letto queste tue parole: “inculatevi pure davanti alla Madonna”. Ecco: non approva questo linguaggio. E tu l’accusi di “ristretta mentalità”. Non puoi ammettere che a qualcuno non piaccia la tua letteratura? Sei tu che non tolleri il diverso da te?
Mi permetto di dire che la signora Venturi non ha capito nente di giuseppe di melchiorre. Il suo giudizio su di lui fa comprendere quanto sia superficiale e prevenuta la lettura di certi post da parte sua. A lei preme solo parlare male del Papa rivolgendosi a chi ha le sue stesse idee. In ciò trova collaborazione immediata in alcuni frequentatori del blog che sempre la approvano anche per partito preso. A parte questo non trascurabile dettaglio che a me non è mai piaciuto ( ma non importa), io ho sempre visto in giuseppe di melchiorre una persona garbatissima e di rara finezza. Una delicatezza d’animo ineguagliabale che me lo ha sempre fatto apprezzare moltissimo. Poche persone ho trovato come lui. In realtà, ciò che a lui non piace, essendo un cultore della lingua, sono i post spesso scombiccherati della Venturi, che sembrano scritti a volte con i piedi, e le frasi sguaiate che lei indirizza ad un uomo che sembra proprio odiare, e che è–inutile dirlo– questo nostro Papa contro cui lei lancia strali ed anatemi in continuazione, subito supportata, peraltro, da altre due persone di questo blog. Ogni pretesto è per lei buono per attaccarlo. Ma, come ho già detto, il troppo stroppia, e sarebbe ora di rendersene conto.
Ciò detto, chiedo a giuseppe di melchiorre di non fare lo sbaglio di andar via solo perché una signora ha preso fischi per fiaschi.
Qua ci sono altri bloggers che hanno saputo apprezzarlo moltissimo, e solo di loro dovrebbe curarsi, se lui le tiene in qualche considerazione. E sono certa di sì.
Si alla petizione per la vita di Charlie.
No alla destituzione del papa (oggetto di referendum nel “libero dissenso” e nella “disomogeneità critica” del rimodernato Sillabo cattolico).
Non ci si metta anche lei, ora, p. Amigoni.
La supplico! 🙂 🙂
Ho trovato un convincente articolo che difende la scelta dei medici inglesi. Provo a mostrarvi il link, ogni volta dimentico come fare:
http://www.tpi.it/opinioni/dottoressa-cattolica-commento-charlie-gard/
Dal link precedente:
“Qual è il confine tra eutanasia e sospensione delle terapie per non sfociare nell’accanimento terapeutico? Il commento di Alessandra Rigoli, medico di Milano che ha seguito due bambini con la stessa patologia di Charlie”
“Tenere un bimbo intubato per un mese significa arrecare dei grossi danni alla trachea, significa causargli infezioni severe e letali, significa tenerlo sedato in una condizione di grande sofferenza (provate a pensare cosa vuole dire avere un tubo in gola, che passa per le corde vocali, dover essere aspirato in trachea ogni 2 ore, senza poter deglutire e così via… su questo mi dispiace ma l’immaginazione non arriva mai a toccare la crudezza della realtà, quindi se non siete convinti vi invito a fare un giretto in una rianimazione pediatrica).”
“Protrarre questi trattamenti non ha alcuno scopo, significa solo procrastinare un decesso inevitabile e, facendo soffrire senza alcuno scopo, prolungare una vita naturalmente destinata a spegnersi attraverso atti medici estremamente invasivi e dolorosi.”
“Ho seguito Lorenzo e Martina*, due bambini con una forma di patologia uguale a quella di Charlie e non potete immaginare quanto mi hanno dato. Quanto mi hanno dato i colloqui con le loro famiglie. E i genitori nonostante il grande dolore erano sereni, a riprova che con sensibilità e molta cura si può arrivare a trasmettere davvero il senso buono di una scelta estremamente dura.
E, uno in particolare, l’ho tenuto in braccio a lungo nelle ore in cui si stava spegnendo dopo che abbiamo tolto il tubo (si fa così ovunque, non solo a Londra, nelle poche realtà in cui questi bimbi sopravvivono ai primi mesi di vita) mentre il papà si prendeva una piccola pausa. E sento ancora il suo calore che mi riempie di qualcosa di sconosciuto. E credo lui farà sempre parte di me.”
Un’intervista al direttore scientifico del Bambino Gesù:
link
«Bisogna distinguere l’utilità dell’intervento medico dall’accanimento terapeutico. E la stessa morale cattolica non favorisce di certo l’accanimento. Di fronte ad un quadro di una malattia molto grave, progressiva, ingestibile, è necessario fare una profonda riflessione, ma poi si deve giungere ad una conclusione». Per il professore Bruno Dallapiccola, genetista di fama internazionale, direttore scientifico dell’ospedale Bambino Gesù di Roma, non ci sono ideologie dietro il caso del piccolo Charlie Gard: «Credo che non si sia lasciato nulla di intentato e che la soluzione adottata sia quella maggiormente giustificata».
http://www.lastampa.it/2017/07/01/vaticaninsider/ita/inchieste-e-interviste/charlie-il-genetista-dallapiccola-difendiamo-la-vita-ma-non-cadiamo-nellaccanimento-PJVotHUMMun7ZBxYOE6cEM/pagina.html
Grazie per le tue riflessioni Mario Romeo. Ho provato tanto dolore nel leggere…
La malattia, quando si accanisce, è terrificante. E’ il tema dell’assurdità del male che ci sconvolge e, non lo accettiamo, non lo comprendiamo,rimane fuori dalla portata della nostra ragione, è inutile, è una lotta impari. Come si fa ad accettare la presenza di un , come definirlo, un “mostro”, qualcosa di maligno che abita il mondo e che, ci trascende, di cui siamo impotenti. Vorremmo poter influenzare, cambiare lo stato delle cose ma, il male, la malattia, rimane senza risposta…
“Non gli uomini solamente, ma il genere umano fu e sarà sempre infelice
di necessità. Non il genere umano solamente ma tutti gli animali. Non
gli animali soltanto ma tutti gli altri esseri al loro modo. Non gl’individui, ma
le specie, i generi, i regni, i globi, i sistemi, i mondi.
Entrate in un giardino di piante, d’erbe, di fiori. Sia pur quanto volete ridente. Sia nella più mite stagione dell’anno. Voi non potete volger lo sguardo
in nessuna parte che voi non vi troviate del patimento. Tutta quella famiglia
di vegetali è in istato di souffrance qual individuo più, qual meno. Là quella
rosa è offesa dal sole, che gli ha dato la vita; si corruga, langue, appassisce.
Là quel giglio è succhiato crudelmente da un’ape, nelle sue parti più sensibili,
più vitali. Il dolce miele non si fabbrica dalle industriose, pazienti, buone, virtuose api senza indicibili tormenti di quelle fibre delicatissime, senza strage
spietata di teneri fiorellini. Quell’albero è infestato da un formicaio, quell’altro
da bruchi, da mosche, da lumache, da zanzare; questo è ferito nella scorza
e cruciato dall’aria o dal sole che penetra nella piaga; quello è offeso nel tronco, o nelle radici; quell’altro ha più foglie secche; quest’altro è roso, morsicato nei fiori; quello trafitto, punzecchiato nei frutti. Quella pianta ha troppo caldo, questa troppo fresco; troppa luce, troppa ombra; troppo umido, troppo secco. L’una patisce incomodo e trova ostacolo e ingombro nel crescere, nello stendersi; l’altra non trova dove appoggiarsi, o si affatica e stenta per arrivarvi.In tutto il giardino tu non trovi una pianticella sola in istato di sanità perfetta.Qua un ramicello è rotto o dal vento o dal suo proprio peso; là un zeffiretto va stracciando un fiore, vola con un brano, un filamento, una foglia, una parte viva di questa o quella pianta, staccata e strappata via. Intanto tu strazi le erbe co’ tuoi passi; le stritoli, le ammacchi, ne spremi il sangue, le rompi, le uccidi. Quella donzelletta sensibile e gentile, va dolcemente sterpando e infrangendo steli. Il giardiniere va saggiamente troncando, tagliando membra sensibili, colle unghie, col ferro”
Giacomo Leopardi; “il giardino della sofferenza; Zibaldone .
(Bologna, 19 Aprile 1826)
Bellissimo questo brano di Leopardi che Clodine ci ha riportato.
Bellissimo e ….verissimo.
Viviamo immersi nella sofferenza , che raggiunge tutti gli uomini anche se questi mettono ogni impegno nel cercare di sfuggirle.
Noi cristiani siamo chiamati a spenderci per alleviare le sofferenze del mondo, ma non dobbiamo dimenticare che noi, e solo noi, siamo depositari di una “rivelazione” particolare della quale siamo chiamati a render partecipi gli altri uomini.
La rivelazione è che la sofferenza accettata è sorgente di una vita diversa e più piena.
E’ il messaggio che ci viene dalla contemplazione del crocifisso “glorioso”.
Il santo papa Giovanni Paolo II scrisse nell’ormai lontano 1984 una lettera Apostolica che si chiamava ” Salvifici Doloris” (Del dolore apportatore di salvezza) nella quale non spiegava – perché la sofferenza è e rimane un “mistero” e quindi non si spiega – ma tracciava il cammino spirituale della sofferenza accettata e ne testimoniava la fecondità.
Tutti dovremo, prima o poi, confrontarci con la sofferenza e dobbiamo conoscere non i modi per evitarla – perché non esistono – ma perché si possa trasformare per noi in sorgente di vita.
Per chi non avesse mai avuto modo di leggerla, gliela consiglio, è di grande aiuto.
Mi permetto di dire che la ben argomentata opinione della mia collega Dr.Rigoli non mi trova d’accordo.
Caro Mario Romeo sono un medico pediatra come sanno i frequentatori di questo blog,e vorrei solo dire che la dr.Rigoli nella sua diciamo difesa ad oltranza della categoria dei medici,della loro buona fede,onesta’,competenza, scienza e
coscienza,dimentica di citare una ovvia verita’:neppure i medici,come neanche i giudici,sono infallibili.
L’errore umano esiste sempre.Ma quando hai tolto la vita non gliela puoi puu’ridare.
Imedici inglesi pensano,in tutta onesta’,che tenere in vita il piccolo Charlie sia accanimento terapeutico.Per cui hanno deciso contro la volonta’dei genitori di non proseguire le cure.Ma hanno il diritto di farlo?Secondo la dr. RIGOLU si’perche i medici sono gli “esperti”mentre i genitori sono degli “ignoranti”.Ma a volte ,mto spesso gli esperti sbagliano e gli ignoranti si scopre che avevano ragione.Il medico non e’un demiurgo,un Signore della vita e della morte.Anche perche’se decretala morte e poi si accorge di aver sbagliato,non puo’piu’ridare lavita.
Il dilemma etico del caso Charlue non e’se si tratta o meno di eutanasia o di sospendere un accanimento terapeutico,il dilemma e’chiha il diritto di decidere.La dr. Rigoli sostiene che i medici e i giudici hanno il diritto di decidere anche CONTROlavolonta’del paziente (in questo caso dei genitori).Ma non e’vero.Ci deve essere un accordo fra medici e genitori e se questo accordo non c’e’ i medici non possono prevaricare perche’loro sono gli “esperti”.
Nella mio ormai trentennale pratica clinica di pediatra ho visto troppi casi di esperti ,di luminari,di semidei della medicina che ,in buona fede,hanno sbagliato e mandato all’altro mondo il paziente.Npn ho visto nessuno che ,dopo aver ammesso l’errore,avesse potuto ridare la vita al paziente. Ginecologi certi che il feto fosse malformato esigevano l’aborto terapeutico.I genitori non erano d’accordo ,hanno portato a termine la gravidanza e oh sorpresa!E’nato un foglio sano!Se avessero dato fiducia agli esperti avrebbero ammazzato un uomo…
E tanto altri casi,migliaia dicasi, mostrano che l’errore si puo’annidare amche dove c’e’la piu’altacompetenza e buona fede.
Si parla tanto di “alleanza terapeutica”fra medico e paziente come base della buona medicina.Nessun medoco dovrebbe mai domenticare che imporre qualcosa che il paziente(in questo caso i genitori)non condive e’pessima medicina,anche se fatta da luminari.
Non a caso le parole del papa sono “non si trascuri il desiderio dei genitori”.
Parole sante : non si trascuri!
Qui sul piccolo charlie si è ingaggiata come una gara di potere: chi ha il potere di decidere quale è il migliore interesse di Charlie ? I medici inglesi ( in buona fede)pensano di avere questo potere perfchè loro ne sanno di più. i giudici hanno dato loro ragione. Il “best interest” il migliore interesse di Charlie è quello di morire secondo gli esperti. I genitori non sono d’accordo? Gli si toglie la patria potestà e il diritto di decidere!
Ma non è così che dovrebbe succedere in medicina: al paziente non puoi togliere il diritto di decidere , e in questo caso poichè il paziente è un bambino non puoi toglierlo ai loro genitori. La speranza in una cura sperimentale non può essere impedita ai genitori.
Quante persone date per spacciate da un oncologo, si rivolgono altrove per avere almeno un po’ di speranza. perchè proibirglielo? perchè , anche se Charlie morirà comunque, togliere anche la speranza ed avvelenare gli ultimi momenti in cui questi genitori stanno col figlio?
http://isoladipatmos.com/dio-e-morto-e-noi-lo-abbiamo-ucciso-il-suo-nome-e-charlie-gard-assieme-al-cardinale-carlo-caffarra-lisola-di-patmos-urla-fermatevi-in-nome-di-dio/
Aggiornamento: i medici inglesi vanno diritti per la loro strada domani il piccolo Charlie sarà staccato dal ventilatore. I genitori ne danno notizia sulla pagina facebook
io non so come si senta la dr. Rigoli, ma per me come medico e come cristiana, questa resterà per sempre una bruttissima pagina della medicina , del diritto, e dell’umanità. Se è questo il futuro “illuminato” che ci si prospetta spero il Signori mi levi presto da questa “valle di lacrime”
http://www.ilroma.net/news/esteri/%C2%ABultime-ore-con-il-nostro-piccolo-charlie%C2%BB-lospedale-stacca-la-spina
È proprio sicura della notizia, Maria Cristina? Non trovo conferme nel web.
E’ vero Beppe, è vero…solo in prospettiva di fede si intravede la luce. Solo e soltanto in prospettiva di fede senza la quale al dolore e, al male, che sono di casa nella casa del mondo, dovremmo rassegnarci, schiacciati sotto il dominio, la prigionia, di questo coinquilino conturbante che acceca, schiavizza, paralizza!
Ci sono pagine di grande saggezza biblica che esprimono l’immagine di una umanità seduta nelle tenebre e nelle ombre della morte…e pagine di fulgida speranza che ci fanno gridare : Dio esiste, Egli è il fondamento, il Valore, il fine di tutto. Malgrado e, nonostante al male, alla malattia, alla morte, a forme antiche di afflizioni, succedono moduli nuovi di sofferenza e oppressione che si rinnovano come le foglie di una pianta… spine nella carne…
Sicché la condanna di morte, sembrerebbe, decisa: domani, 5 Luglio 2017, Mastro Titta, il boia di Roma, eseguirà la sentenza. Che atrocità, che Dio ci perdoni tutti….misericordia!
Questa notizia non mi sembra per niente confermata.
Concordo con quanto scritto da Maria Cristina a proposito della collega Rigoli.
Un bambino che avrebbe dovuto essere lascito morire per non farlo soffrire grazie all’ostinazione dei genitori è sopravvissuto e da grande è diventato persino ministro: Antonio Guidi. Ma i casi sono tanti in cui i medici si sono sbagliati.
Nel caso di Charlie sono mesi che i medici vogliono lasciarlo morire, in questo tempo stando ai genitori il bambino è diventato più grande e forte anziché deperire, a me pare un segno che così male forse non sta.
Il link postato da Maria Cristina mi pare porti la data del 29/06 e quindi si spera niente distacco della spina domani.
Sì, era un vecchio comunicato; hai ragione, Enrico.
Ma questo cosa è, se non accanimento?
http://www.repubblica.it/esteri/2017/07/04/news/charlie_bambino_gesu-169969560/?ref=RHPPLF-BH-I0-C8-P1-S1.8-T1
https://www.avvenire.it/famiglia-e-vita/pagine/charlie-non-puo-andare-a-ospedale-bambino-gesu
Qualcuno ha detto che i genitori di Charlie cercavano giustizia e hanno trovato la legge!
Antonella,
l’avevo scritto io, citando una canzone resa famosa da Francesco De Gregori.
L’impressione che ho è che l’ospedale inglese non sappia più cosa fare: da una parte ci sono le sentenze dei tribunali e dall’altra c’è l’interesse al caso di Trump, Papa e Italia. Siccome i tribunali non hanno dato scadenze precise penso e spero che stiano aspettando che si trovi un escamotage che permetta loro di liberarsi del bambino (nel senso che vada altrove). La mia speranza viene anche dal fatto che il distacco che doveva essere effettuato la settimana scorsa, non è ancora stato fatto. Il weekend richiesto era stato concesso e quindi in teoria non c’erano più motivi per aspettare ancora.
Antonella,
pregherò due grandi sante umbre affinché si realizzi il bene del bambino e della sua famiglia: santa Rita che è specializzata nelle cause impossibili e santa Veronica Giuliani visto che siamo in prossimità della sua festa.
“Tutti dovremo, prima o poi, confrontarci con la sofferenza e dobbiamo conoscere non i modi per evitarla – perché non esistono – ma perché si possa trasformare per noi in sorgente di vita.”
Con tutto il rispetto, vedo in questo modo di interpretare la sofferenza l’ antica, negativa, visione doloristica della religione cristiana.
Dio non vuole la sofferenza, dunque dobbiamo far di tutto per evitarla e per cercare i rimedi per vincerla.
Dio ci ha creati per viverla in gioia, la vita, per quanto possibile.
La sofferenza va affrontata non per farne una via di accesso al ” Paradiso”, ma per combatterla, anche se è un’impresa molto difficile, pressoché impossibile.
La si può alleviare la sofferenza se non eliminarla del tutto.
La vicenda del tenero piccolino (Charlie) e l’impegno accanito dei genitori stanno a dimostrare che si deve far di tutto per avere il sopravvento, nei limiti del possibile, sulla sofferenza.
Altrimenti, dobbiamo dar ragione alla madre di G.Leopardi che era assai contenta della malattia del figlio perché, con enorme ignoranza, era convinta che la morte del figlio, in virtù della sofferenza causata dalla malattia, sarebbe stata la garanzia sicura per la salvezza del figlio.
Questo è bigottismo allo stato puro, insopportabile nella ignoranza che lo determina. Chi lo asseconda, dimostra di essere lontano dalla verità della religione cristiana. Una religione che, vista con gli occhialini scuri con cui il passato la inquadrava, sarebbe all’insegna della tetraggine e della tristezza.
Un cristianesimo vissuto così è nel pieno dell’errore.
Il crocifisso “glorioso” non sta lì a dirci che la sofferenza ci dischiude la porta per la gloria. Vuole invece indicarci che la sofferenza immensa patita dal Cristo ha trovato sublimazione nell’Amore con cui Egli ha offerto quelle sue sofferenze per prendere su di sé i peccati del mondo.
È sempre l’AMORE al centro di tutto. Sempre e solo l’Amore.
Gentile Beppe Zezza, provi ad aggiornare il significato della grandezza della nostra religione.
Cara Antonella Lignani a me sembra che nel caso di Charlie ci si sta avvitando in un circolo vizioso di chi-decide-cosa e non se ne possa uscire.Il cosiddetto best interest del paziente ormai e’l’ultimo dei.problemi.E’una battaglia legale e come tutte le battaglie legali le parti d i intestardiscono sula loro posizione per una ragione di.primcipio.Si combatte una battaglia legale,persino.il tradfetimento al Bambin Gesu’ viene ritenuto impssibile per motivi.legali.Quando le aule dei tribunali entrano nella vita degli.individui.mon.c’e’scampo
Cara Antonella Lignani a me sembra che nel caso di Charlie ci si sta avvitando in un circolo vizioso di chi-decide-cosa e non se ne possa uscire.Il cosiddetto best interest del paziente ormai e’l’ultimo dei.problemi.E’una battaglia legale e come tutte le battaglie legali le parti d i intestardiscono sula loro posizione per una ragione di.principio.Si combatte una battaglia legale,persino.il trasferimento al Bambin Gesu’ viene ritenuto impssibile per motivi.legali.Quando le aule dei tribunali entrano nella vita degli.individui.non.c’e’scampo.
Vediamo il grande Leviatano, il mostro biblico,in azione.
Il grande Leviatano e’ogni potere impersonale,implacabile,inarestabile cieco che travolge la vita dei semplici e dei deboli,senza neppure dare loro la dignita’di vittime.La scrittrice Elsa Morante ha ben descritto questa forza impersonale,o sovrapersonale,nel suo romanzo La Storia.
IL Leviatano viene identificato dalla Bibbia con una delle grandi forze malefiche che YHWH domo’ e sconfisse ai primordi della creazione del cosmo.Ma quale forza bruta,impersonale quasi c ome un rullo.compressore che procede schiacciando implacabilmente chi trova nella sua traiettoria si puo’chiamare “la storia”come l’ha chiiamato la grandissima Elsa Morante.
Oggi il Leviatano ha le fattezze dei tribunali inglesi e la vittima che cade sotto il rullo compressore si chiama Charlie.
Scusami Antonella se ieri , per motivi contingenti, non ho potuto risponderti…
Come giustamente faceva notare Cristina, questo tristissimo inqualificabile atteggiamento non è che la cartina al tornasole di una secolarizzazione dell’Europa. Di fatto, è come se Dio non ci fosse’, anzi, ci si erge a Dio.
E’ l’impulso del ” pollice riverso” di lontana, pagana memoria, l’ebbrezza, mai scemata, generata dall’insaziabile e insana vanità di poter decretare chi debba vivere e chi morire. E’ il “potere dei senza potere”, diceva qualcuno tempo addietro. Quando si calunnia la vita, allora, vuol dire che siamo alla massima distanza, all’ipogeo tra l’uomo e Dio. Sta scritto “non uccidere”, ma sembra ci sia una vera allergia alla Legge di Dio condensata nella parola £misricordia” che sembra non reggere l’impatto. Infatti, si fa di tutto per sfuggirla, approcciando giustificazioni,criteri di giudizio: tutti molto zelanti nell’applicare leggi umane, falsando la gerarchia dei valori con teorie di tipo deontologico. E’ l’horror vacui, l’orrore del vuoto, che si tende a riempire con argomentazioni prive di senso…e di fondamento.
Siamo veramente sotto il potere del maligno, del Leviatan antico, il grande ribelle, figlio dell’orgoglio, capo di tutte le forze soprannaturali di disordine e di distruzione.
per Victoria
Perdonami Victoria. Qui non c’entra nulla il ‘dolorismo’ c’entra invece il ‘realismo cristiano’.
Che l’essere umano, ogni essere umano, si debba incontrare prima o poi con la sofferenza, qualunque siano i suoi sforzi per evitarla, è un FATTO incontrovertibile.
Fatto legato all’unico evento CERTO che abbiamo di fronte: la morte!
Ora naturalmente mi guardo bene dal dire che non si debba cercare di “alleviare” la sofferenza o anche cercare di evitarla, quando possibile e quando questo non entri in conflitto con esigenze etiche .
Tuttavia….
Io non so in quali termini si sia espressa la madre di Leopardi , perché è assai facile distorcere anche di poco le parole di qualcuno per farsene beffe.
E’ comunque CERTO che la sofferenza può purificare l’animo e umanizzare l’essere umano. (Dico PUO’ perché può succedere anche il contrario e incattivirlo – questo è il mistero della risposta libera dell’uomo).
Il pensiero della mamma di Leopardi era certamente “consolante” per lei – lei Victoria è proprio così certa che invece fosse sola “consolatoria” cioè fosse la illusione di una povera “bigotta” ?
Il crocifisso “glorioso” sta lì proprio a dirci che il conformarsi alla volontà di Dio – che si manifesta nella storia che Dio ci mette davanti – anche quando questo comporta passaggi molto dolorosi, produce frutti di vita (cioè di Amore). Anzi è la sola Via.
La grandezza della nostra religione sta proprio nel fatto che a chiunque crede in questo viene anche donata gratuitamente (per grazia) la forza per metterlo in pratica.
La buona notizia, il Vangelo , è che la sofferenza esiste – è ineliminabile – ma si può vivere senza esserne condizionati, in virtù dello Spirito Santo donato gratuitamente a chiunque crede nella morte e resurrezione di Cristo.
E vivere senza essere condizionati dalla sofferenza significa potere AMARE . perché l’amore è la vocazione profonda dell’uomo. Ma l’amore è indissolubilmente legato alla sofferenza. Non si ama mai senza soffrire.
Preghiamo.
Dichiarazione della presidente dell’Ospedale Bambino Gesù
https://www.youtube.com/watch?v=rCRqYB1Ook0&feature=youtu.be
Cardinale Parolin afferma che il Vaticano farà il possibile per Charlie, cioè per superare gli ostacoli legali che non consentono il trasferimento del piccolo al Bambino Gesù.
http://www.rainews.it/dl/rainews/articoli/ContentItem-0dc22094-255b-4d23-a289-65935d193d94.html
Gentile Beppe Zezza,
che la sofferenza faccia parte della condizione della vita è un dato di fatto che nessuno può negare. Che poi venga percepita in modo diverso dai singoli individui è altrettanto innegabile. Che poi tutti, papi compresi, abbiano cercato di spiegarla e di farsene una ragione ricorrendo a questa o a quella giustificazione, è pure un dato di fatto. I papi più avveduti( Ratzinger e Bergoglio), infine, hanno detto a chiare lettere che una spiegazione alla sofferenza proprio non c’è. Vivaddio qualcuno ha preso atto della realtà.
La morte, poi, non è in alcun modo vista da tutti come sofferenza, se mi permetti. Tanto è vero che non pochi l’hanno vista, invece, come una benefica fine delle sofferenze, e dunque l’hanno proprio cercata.
Ora, posto che io la madre di Leopardi non l’ho conosciuta personalmente, cosa della quale non mi duole minimamente,tutt’altro!, si è sempre saputo, dagli studi che si sono fatti, che il grande poeta visse in ambiente religioso bigottissimo, e la madre ne era la più eclatante dimostrazione. Giuro che l’episodio da me riportato, non me lo sono inventato, ma l’ho appreso dalla letteratura.
Se è vero che la sofferenza può purificare l’anima, è altrettanto vero, come anche tu hai sostenuto, che può inasprire, ed anche parecchio, la persona sofferente. A mio avviso, non c’entra prprio niente la Grazia. C’entrano piuttosto altre motivazioni personali, caratteriali e contingenti.
Se qualcuno ne sente sollievo abbracciandosi al Cristo sulla Croce, buon per lui, ma sostenere che si può vivere senza essere condizionati dalla sofferenza, in virtù della buona notizia rappresentata dal Vangelo, è uno sbilanciamento eccessivo, a mio parere.
Vero è che Gesù ha detto: “Se qualcuno vuol venire dietro a me… prenda la sua croce e mi segua. Perché chi vuole salvare la propria vita, la perderà; ma chi perderà la propria vita per causa mia e del Vangelo, la salverà.”
La croce va intesa qui come l’insieme delle croci che la vita porta inesorabilmente con sé. Non è certo quella “sofferenza” a cui tu, Beppe, sembri alludere.
Quando te ne esci spavaldamente con le frasi:” Ma l’amore è indissolubilmente legato alla sofferenza. Non si ama mai senza soffrire”, devo dire che resto annichilita, perché questo assunto perentorio lo sento solo da te.
Prima di tutto riporto questo articolo di Marina Corradi:
https://www.avvenire.it/opinioni/pagine/si-vuol-evitare-laccanimento-terapeutico-ma-perch-non-curare-charlie-fino
In quanto alla madre di Leopardi, si sa che festeggiava la morte dei figli piccoli perché sicura che fossero andati in cielo.
Per quanto riguarda l’amore, anch’io sono della convinzione che non si può amare senza soffrire (prima o poi).
Per quanto riguarda la croce, che è un mistero, i neocatecumenali dicono che è ciò a cui ci possiamo aggrappare per rimanere in piedi (ma non so se mi sono espressa bene, non polemizzate).
A victoria
Quando parlavo della sofferenza connessa con l’esistenza della morte, non facevo riferimento alla PROPRIA morte – la quale può anche essere vista come un sollievo, (ma solo perché prima si è sofferto tanto!) ma al fatto che tutti – o quasi – dobbiamo affrontare il dolore della morte dei nostri genitori, che almeno uno di una coppia deve affrontare il dolore della morte del proprio compagno, che tutti viviamo la perdita di qualche persona cara.
Che la sofferenza sia un mistro che non si spiega, perché trascende la nostra ragione, non è stato certo Benedetto XVI il primo a dirlo!!!
Certo la croce va intesa proprio come dici Victoria: sono tutti quei dolori, fisici, psichici, spirituali che la vita ci presenta. E che significa “PRENDERLA” se non “accettarla” senza ribellarsi?
E’ un errore pensare che “la croce sia SOLO qualcosa alla quale ci si può aggrappare per rimanere in piedi” ( è pur vero che una convinzione intellettuale è comunque di aiuto ) .
Ho volutamente citato la lettera apostolica di GPII : Salvifici doloris, perché il papa tratteggia il cammino spirituale al quale la soffeerenza conduce.
Dante diceva “intender non lo può chi non lo prova”.
La storia di tante persone che la Chiesa ha messo sugli altari ma anche di semplici fedeli lo attesta.
Nella sofferenza accettata si trova – misteriosamente – l’aiuto della Grazia.
( per questo penso che la mamma di Leopardi non fosse una pazza esaltata se diceva di essere felice. Lo era davvero per il dono di una Grazia che lei riceveva )
Mi sono meravigliato che lei, Victoria, reagisse così alla affrmazione che Amore e Sofferenza sono indissolubilmente connesse. a me pare che la cosa sia di evidenza sperimentale.
( A me pare, inoltre ,Victoria, che lei escluda la possibilità di un qualunque interscambio con Dio ma che tutto sia lasciato alle capacità e alla intelligenza umana )
Che cosa possiamo fare’ Gli Universitari per la vita ci chiedono di pregare e di partecipare:
https://www.facebook.com/uniperlavita/photos/pb.1139566242790458.-2207520000.1499255331./1412349398845473/?type=3&theater
“Nella sofferenza accettata si trova – misteriosamente – l’aiuto della Grazia.
“( per questo penso che la mamma di Leopardi non fosse una pazza esaltata se diceva di essere felice. Lo era davvero per il dono di una Grazia che lei riceveva )”
Pensi come vuole, Beppe Zezza; io la penso diversamente.
Sulla madre di G.Leopardi trascrivo queste parole del poeta stesso, tratte da “Zibaldone” ((I, 411) :
«Io ho intimamente conosciuto una madre di famiglia che non era punto superstiziosa, ma saldissima ed esattissima nella credenza cristiana e negli esercizi della religione. …Trovandosi più volte in pericolo di perdere i suoi figli nella stessa età, non pregava Dio perché li facesse morire perché la religione non lo permette, ma gioiva cordialmente; e vedendo piangere ed affliggersi il marito, si rannicchiava in se stessa e provava un vero sensibile dispetto. Era esattissima nei doveri che rendeva a quei poveri ammalati, ma nel fondo dell’anima desiderava che fossero inutili… Vedendo nei malati qualche segno di morte vicina, sentiva una gioia profonda… Considerava la bellezza come una vera disgrazia, e vedendo i suoi figli brutti e deformi ne ringraziava Iddio, non per eroismo ma di tutta voglia… Questa donna aveva sortito dalla natura un carattere sensibilissimo ed era stata così ridotta dalla sola religione.»
Ora, questa pagina così esagerata è passata alla storia ed è emblematica di quanto fosse distorta la visione religiosa in certi ambienti e in certe epoche. Davvero la Grazia può operare in questo modo?
Oggi nessuno può crederlo, a meno di coltivare la religione cristiana in forma così distorta da ritenere che la sofferenza sia la via obbligata per la salvezza.
I casi sono due: o si è convinti che una religione possa convincere che Dio permetta la sofferenza per avvicinare l’uomo a DIO stesso, oppure si è convinti che la sofferenza sia alienante e allontani l’uomo da Dio, come di fatto avviene in moltissimi casi.
La sofferenza ha di certo in sé un unico merito, quando c’è; ed è quello di avvicinare le persone nella solidarietà, come ben dimostra il caso Charlie.
L’interscambio con Dio c’è, eccome. Tutti siamo portati, nei momenti difficilissimi della vita, a parlare con Dio. Perfino gli atei e gli agnostici lo fanno, chiedendo ad un Dio sconosciuto: se ci sei, chiunque tu sia…fa’ questo o quello…
La Speranza è l’ultima dea, si dice con ragione.
Alla luce della fede nel Dio cristiano si tratta, però, non di cercare il miracolo, quanto di accettare il fatto che la vita va presa per quello che è, e che Dio non ci abbandona anche quando sembra averci abbandonato, perché nel sofferente è presente Dio stesso. Ma questa è una visione della sofferenza diversa da quella che lei sembra avere, Beppe. E ci vuole un modo diverso per comunicare credibilmente questo concetto difficile da accettare e da assimilare una volta acquisito.
Ho forse mai detto che la sofferenza è la Via OBBLIGATA alla SALVEZZA?
Non l’homai pensato!
Se di una via “obbligata” alla salvezza si può parlare , questa è lo “stabilire una relazione con Dio” . E in questo senso la sofferenza è una occasione importante che spinge l’uomo a cercare una relazione con Dio.
Ma, mi perdoni, che cosa intende lei quando dice che nella sofferenza Dio non ci abbandona? I casi sono due o questa è una semplice “convinzione” o è la percezione della presenza della sua Grazia in noi.
La sofferenza “accettata” della quale parlo è tutto fuorché la richiesta del “miracolo” che cambi la situazione oggettiva.
Quanto a Leopardi e a quello che scrive della madre : certamente è quello che lui percepiva. Che le cose stessero proprio come dice lui , beh questo è assai meno certo.
Non so se lei ha dei figli, ma se li ha sa per esperienza che i figli talvolta dei loro genitori non capiscono nulla ! ( e magari, a distanza di anni, modificano anche i loro giudizi )
Adelaide Antici ebbe il suo bel bagaglio di prove, altro che visione distorta, si è dovuta caricare di un peso non indifferente: rimboccare le maniche e prendere in mano le redini economiche, tremende, in cui versava il patrimonio di Monaldo che, al contrario, ne tesse le lodi (“se la casa nostra si è conservata in mezzo a tante burrascose vicende, questo è dovuto alle cure, diligenze e fatiche di questa savia e amorosissima donna”). Questi si, abbastanza inetto, più incline a fare il mammo. Quando un padre fa il mammo, la madre assume il ruolo maschile. E’ un’nversione di ruoli, una questione di equilibri che caratterizza molte famiglie, anche oggi.
Tra l’altro non è detto che questo brano riferisca della madre, quand’anche fosse, resta sempre il punto di vista di un figlio, e figli si sa: cominciano con l’amare i genitori, dopo un po’ li giudicano, raramente li perdonano.
Quindi credo che nel brano dello Zibaldone ci fosse un grave fraintendimento del carattere morale di Adelaide Antici della quale si fa il ” processo alle intenzioni”. Fatti corcostanziati,o prove che attestino il “cinismo” di questa madre, non ce ne sono. Allora, diciamo che qui, Leopardi, che cattolico non era, religioso men che meno, ben s’industria a sottolineare a quali eccessi di superstizione, durezza di cuore e inconsapevole cinismo può condurre la Religione; e tuttavia, incoerentemente, si premura di specificare, fin dalla prima riga, che non si trattava di una cattolica superstiziosa, MA di una cattolica molto attenta e scrupolosa nell’esercizio della propria religione.
Infatti come conclude? Conclude dicendo che quella donna, dotata dalla natura di un cuore sensibile, era diventata una madre snaturata precisamente per COLPA della religione e di essa soltanto come dire: vedete quali danni produce il credere in Dio? Eh, Giacomo Leopardi la sapeva lunga…
O Beppe, ma io te, la pensiamo allo stesso modo!
Victoria,
‘a meno di coltivare la religione cristiana in forma così distorta da ritenere che la sofferenza sia la via obbligata per la salvezza.’
E’ estremamente irritante il suo modo di scrivere, deve sempre offendere chi non la pensa come lei. In questo caso non offende me, che sull’argomento non ho certezze, ma offende San Giovanni Paolo II che in un incontro con dei malati a Torino nel 1988 disse tra l’altro:
‘La sofferenza è la via obbligata della salvezza e della santificazione. Per diventare santi,
possiamo mancare di questo o di quel carisma, di questa o di quella attitudine particolare, ma non
possiamo essere dispensati dal soffrire. Il soffrire è un ingrediente necessario della santità. Come
lo è l’amore. E di fatti, l’amore che Cristo ci insegna e che egli per primo ha vissuto dandocene
l’esempio, è un amore crocifisso, è un amore che espia e salva attraverso la sofferenza.
L’amore è più importante della sofferenza: le dà il suo senso e la rende accettabile. Vi può essere
amore senza sofferenza. Ma la sofferenza senza l’amore non ha significato; con l’amore –
accettata come l’ha accettata Cristo, come l’accettano i santi – essa acquista un valore
inestimabile.’
Parliamoci chiaro una volta per tutte, cari signori.
Voi avete una visione cristiana, e va bene; io ne ho un’altra e va bene lo stesso, anche se a voi non piace. La libertà prima di tutto.
Nel momento in cui qualcuno dice che il mio modo di scrivere è “irritante” e che è “offensivo”, io parlo a chiare lettere di INTOLLERANZA inaccettabile, e questa sì mi irrita davvero.
Mi sono spiegata, Usvelli?
Lei, fra l’altro, arriva in ritardo. Anche io ho parlato di AMORE, ma non lo associo certo alla sofferenza, se mi consente.
Che il papa G.P. II abbia detto quelle parole, a Torino, per me è del tutto irrilevante. Anzi, a dire il vero, le trovo perfino fuorvianti, che a lei piaccia o meno. Sono parole che tramandano una visione doloristica del cristianesimo che è stata superata da un bel pezzo e a cui ancora molti, tra cui lei, si avvinghiano. Faccia pure, ma non pretenda che io la segua su questa strada.
Non è la sofferenza a salvare, ma l’AMORE, con o senza sofferenza. Questo salva un uomo, a meno che la sua vita non sia stata deturpata da gravi peccati. In questo caso, si deve fare un discorso diverso. Altrimenti, che senso avrebbe il martirio del Cristo che, per Amore degli uomini tutti, si è assunto, una volta per tutte, i peccati degli uomini offrendoli al Padre?
Lei pensa forse che Gesù volesse che i suoi fratelli soffrissero come Lui?
Mi dispiace, ma non è così, o almeno io ( e non solo io) penso che non sia così.
E se la sofferenza fosse la via obbligatoria per la salvezza, dovrei credere forse che chi muore senza sofferenza, magari improvvisamente, non avrebbe salvezza? Lei lo creda pure , io no. E che dire di tutti quei milioni di trucidati, morti nei secoli, senza pensare al Cristo e senza offrire le loro sofferenze a Dio Padre? Tutti senza salvezza, secondo lei?
Si aggiorni, Usvelli, ne ha davvero un gran bisogno.
Quello che conta per la salvezza non è la sofferenza ma l’AMORE con o senza sofferenza. L’Amore che ha contrassegnato la vita degli uomini nell’arco dell’esistenza. Ogni piccolo gesto d’amore ha grande importanza e verrà messo nel conto del giudizio.
Lei è libero di pensare che non sia così; io sono libera di credere diversamente da lei. E so di non essere una mosca bianca.
Bastano e avanzano, per l’uomo, immesso senza sua volontà nel circuito di una vita piena di croci, i dolori che lo batostano fin dall’inzio e che non sono “vuoti a perdere”. Ché se lo fossero, sarebbe una bella ingiustizia.
Al sig. Beppe Zezza, che chiede il senso della frase ” nella sofferenza Dio non ci abbandona”, dico intanto che questa volta mi meraviglio io della sua domanda.
Lei non ha mai sentito dire, sig. Beppe, di fronte a certe sofferenze pazzesche, frasi tipo ” Ma dov’è Dio?” oppure ” ma quale Dio!” oppure ancora “Dio( Gesù) ha proprio voltato la faccia da un’altra parte”? Io queste espressioni le ho sentite più di una volta.
Questo è il momento di dire che Dio è proprio lì, in quelle sofferenze, anche se sembra tacere o non esserci o essersi voltato da un’altra parte. È l’eterno patimento del Signore.
Questo è il senso della frase.
Infine, per quanto riguarda la madre di Leopardi, ognuno può fare le considerazioni che vuole. Resta il fatto che quella donna era arida, rigidissima e senza calore umano, povera donna!
Religiosa sì, ma di una religiosità impregnata di formalità e di osservanza esteriore delle norme. Una religiosità che io, come ben si sa, respingo nettamente.
Così ne parlano tutte le letterature.
Poi, se a qualcuno riesce simpatica o solo giustificabile una donna così, niente da dire, per carità.
A me, sinceramente, esprimere giudizi sulla spiritualità della mamma di Leopardi non interessa punto, anche perché sarebbe un giudizio per “sentito dire” – il peggiore di tutti i giudizi ( che comunque siamo chiamati a non fare mai sulle persone ).
Certo che ho sentito dire : ma dove sta Dio? Quando ci si trova dentro una “tragedia”. E la risposta Dio non ha voltato la testa dall’altra parte sta a significare la fede che Dio sarà capace di trarre il bene da quel male come ha fatto con suo Figlio, trasformando l’iniquita’ in salvezza per l’umanità.
La tragedia è un invito a trascendere la propria intelligenza limitata nella fede che Dio è AMORE.
Comunque la mia personale esperienza mi dice che la risposta migliore di fronte a persone sconvolte che chiedono conto a Dio, sia quella di tacere e di pregare per loro e non quella di dire parole poco comprensibili
per tornare al caso Charlie Gand, leggete questo. i medici inglesi lo lascerebbero trasferire al Bambin Gesù, solo nel caso che i medici italiani lo staccassero dal ventilatore.
https://ilsismografo.blogspot.it/2017/07/vaticano-il-tentativo-impossibile-del.html
Ormai è chiaro che si tratta per i medici inglesi di non perdere la faccia. Se hanno detto e sostenuto che il migliore interesse, per Charlie, è quello di staccare il ventilatore, e che andare avanti sarebbe accanimento terapeutico, non possono fare marcia indietro. Devono andare avanti su questa linea, altrimenti ammetterebbero di aver sbagliato, cosa che non vogliono fare. e mettiamo che Charlie al bambin gesù o con le cure sperimentali in america sopravvivesse, e (non sia mai ) sconfessasse la loro prognosi? sai che figuraccia?
Chalie è diventato quindi ormai l’OGGETTO del contendere, e non più il SOGGETTO della situazione, l’essere umano che dovrebbe essere messo al primo posto.
Esempio agghiacciante di essere umano ridotto ad oggetto a cui vogliono ridurci i moderni cosiddetti fautori dei cosiddetti diritti umani, i moderni cosiddetti “esperti” che sanno-meglio-di-noi-quale -è-il-nostro-bene.
I medici inglesi lascerebbero andare al Bambin Gesù , Charlie solo se avessero la promessa che staccano le macchine.Perchè loro hanno decretato che questo è il miglior interesse per Charlie.
A questo punto di intestardimento, cara Antonella Lignani, penso proprio che non si possa fare più nulla.
a meno di un miracolo.
“la Farnesina ha ottenuto la stessa risposta che l’ Ospedale di Londra ha dato a noi – aggiunge Enoc – Loro non possono far trasportare il bambino a meno che non applichiamo il protocollo indicato, che prevede di non praticare nessuna cura al bambino e di staccare la spina. È ovvio che abbiamo risposto di no».
bisogna applicare il “protocollo” , questo moderno Leviatano.
‘Nel momento in cui qualcuno dice che il mio modo di scrivere è “irritante” e che è “offensivo”, io parlo a chiare lettere di INTOLLERANZA inaccettabile, e questa sì mi irrita davvero.’
Oh, ma io lo dicevo per lei. Se lei, invece di esprimere semplicemente il suo pensiero, va oltre e lo contrappone in maniera pesantemente critica a quello di giganti della Chiesa si espone a figure di m…. davanti a tutti quelli che passano di qua.
‘Sono parole che tramandano una visione doloristica del cristianesimo che è stata superata da un bel pezzo ‘
Ogni tanto postare qualcosa a supporto delle sue drastiche affermazioni?
Le stanno tentando tutte: il cardinale Parolin vuole dare la cittadinanza vaticana a Charlie, ma anche questo è inutile:
http://www.lastampa.it/2017/07/06/italia/cronache/il-tentativo-impossibile-del-vaticano-dare-la-cittadinanza-al-piccolo-EPnXf9ppovgXtUdIJgg91J/pagina.html
Vorrei proprio sapere quali sono questi motivi legali. Secondo me è la presenza del famoso “tutore” che blocca tutto.
E’ una autentica vergogna, questo bambino è sequestrato.
‘Ormai è chiaro che si tratta per i medici inglesi di non perdere la faccia. Se hanno detto e sostenuto che il migliore interesse, per Charlie, è quello di staccare il ventilatore, e che andare avanti sarebbe accanimento terapeutico, non possono fare marcia indietro.’
Concordo, Maria Cristina. Però non possono rischiare di creare un incidente diplomatico tra Gran Bretagna e Italia (c’è la Brexit da risolvere) e specialmente USA (se fanno arrabbiare Trump poi la GB resta sola). Per questo secondo me se saltasse fuori una cura nuova praticabile (con speranze anche quasi inesistenti) loro sarebbero felici di mollare il bambino e salvare la faccia dicendo: nella situazione precedente era meglio lasciarlo morire ma ora…
Io fossi nei medici dell’ospedale romano direi: ok, lasciatelo venire qua e la spina la stacchiamo noi. Poi una volta che il bambino è qua mi accorgerei che la procedura non è in accordo con la legge italiana (qualcosa si trova) e direi: scusate, ci siamo sbagliati, non lo possiamo lasciar morire.
Il Bambino Gesù non può dirlo; chi sa che bagarre ci sarebbe.
Cominciano già a fioccare le accuse sul Bambin Gesù e il Vaticano di voler sadicamente prolungare l’agonia del piccolo Charlie.
Il dr Silvio Viale ha mandato il seguente tweet:
“Trump e il Vaticano si preparano a torturare e a prolungare l’agonia del piccolo Charlie.l’Ospedale Bambin Gesù offre la camera di tortura per conto della Santa Sede.Mi auguro che i colleghi inglesi tengano la schiena diritta”
Non se ne vede proprio la fine. Speriamo che anche i nostri tengano la schiena dritta.
Il problema di fondo è comunque che i genitori non sono liberi di decidere.
Sono d’accordo con Enrico, Visto che la questione è muscolare, come mi sembra evidente che sia, aggirare gli ostacoli co qualunque mezzo sarebbe salomonico, c’è una vita umana che è nella mani della scienza, ma prima di ogni altra, in quelle di Dio.
Che il Bambino Gesù di Roma possa diventare una camera di tortura, e per conto della Santa Sede poi..cioè…è un’affermazione di una gravità inaudita ! Non mi risulta ci sia mai stato un fatto analogo in passato…credo che questo, che sta scuotendo così tante coscienze, è destinato a lasciare una eco profondissima. Su quel Silvio Vitale, radicale, abortista, non ci sono parole…è semplicemente vergognoso!
“Se lei, invece di esprimere semplicemente il suo pensiero, va oltre e lo contrappone in maniera pesantemente critica a quello di giganti della Chiesa si espone a figure di m…. davanti a tutti quelli che passano di qua.”
Io, caro lei, esprimo il mio pensiero e quello di altri. Se lei, com’è evidente, conosce solo le tesi di coloro che piacciono a lei, dimostra a tutto tondo un’ignoranza abissale, e la figura di m… la fa, alla grandissima, lei, che non sa ampliare i suoi orizzonti mentali.
Anche i “giganti” della Chiesa hanno sbagliato, e non da ora. E questo lo sanno anche i bambini.
In ogni caso, lei non merita attenzione, e il suo cristianesimo a me fa semplicemente orrore.
Infine, posso dirle, senza sbagliare di un ette, che lei è un inqualificabile maleducato e, come tale, la mando volentieri a quel paese.
Non prima di averle fatto presente che , pur essendo adulto anagraficamente, lei ha necessità di crescere intellettualmente.
Sì, lei deve ancora crescere, lo ha dimostrato altre volte; ma dubito che ne sarà capace.
Raccomandiamo il piccolo Charlie al Signore e, per piacere, non ci insultiamo al suo capezzale.
“Comunque la mia personale esperienza mi dice che la risposta migliore di fronte a persone sconvolte che chiedono conto a Dio, sia quella di tacere e di pregare per loro e non quella di dire parole poco comprensibili”
Anche io sono d’accordo sul fatto che nell’immediato è meglio il silenzio, perché certe parole non vengono recepite quando si è sconvolti dal dolore.
Solo dopo, al momento opportuno, sarà lo Spirito Santo a suggerire le parole giuste. Io lo credo.
Cara Antonella, io Charlie ce l’ho nel cuore e prego per lui e per i genitori che forse soffrono anche più di lui.
Tuttavia, ci sono insulti che non possono restare senza risposta.
Questo lo dico perché esiste una realtà dalla quale non è possibile restare fuori appellandosi ad un generico e melenso buonismo, che lascia il tempo che trova.
@Clodine,
permettimi una correzione: il nome di quel triste personaggio è Silvio Viale.
E pur provenendo dal mondo radicale, è iscritto al PD ed è anche stato candidato ed eletto nelle sue liste.
Invito tutti gli elettori del PD a prestare molta attenzione ai candidati ai quali rischiano di dare il proprio voto.
(E non venitemi a raccontare che il programma politico del PD non attrae figure di questo spessore o che non ne è influenzato).
Tra l’altro, cara Antonella, il Signore è già con il piccolo bimbo ed anche con i genitori, che giustamente vogliono avere l’ultima parola sul suo destino.
Sono gli uomini a doversi fare strumenti nelle mani di Dio, ma a volte molti ostacoli si frappongono, come sempre constatiamo, al realizzarsi della volontà del Signore.
Enrico, Beppe,
ma vi rendete conto? i giganti della Chiesa sbagliano, lei no.
Come potete pensare di non perdere tempo e di poter cavare qualcosa di buono dialogando con lei?
Come ho scritto in uno dei miei primi post, affaciandomi a questo blog sono rimasto sorpreso dalla animosità che traspariva.
E soprattutto tra persone che discutono sul modo più corretto di essere “cristiani”.
Mia madre mi diceva quando ero piccolo : avant de parler faite rouler bien la langue. In francese per dire : non rispondere mai sull’onda delle emozioni.
Il discorso vale anche per i post: credo che sia la “passione” quella che fa trascendere. La “passione” è segno di vivo interesse ed è buona cosa ma è necessario tenerla a freno per non cadere in difetto.
Il Signore è col piccolo bimbo, ma affidarlo a Lui ci consola. Per quanto riguarda gli insulti, a volte a mitezza vale più di mille repliche.
Io credo che la strategia di Papa Francesco di mettere la sordina sulle cose che dividono il pensiero cristiano dal pensiero mondano per cercare. E sviluppare le cose che accomunano ( abbattere le barriere e costruire ponti ) sia messa in crisi da questo caso Charlie. Lui non voleva esserci trascinato dentro perché ne è bien consapevole.
La reazione del popolo cristiano lo ha costretto a intervenire. Il Bambin Gesu è contrapposto a….. alla magistratura britannica! Chiesa contro Mondo! Questo, ridotto all’essenziale, è quello che si evince.
Anche se messi in ombra i principi non negoziabili prendono la loro rivincita.
Facciamo il tifo per il Bambin Gesù. La magistratura britannica ci ha deluso.
Victoria,
‘ Sono parole che tramandano una visione doloristica del cristianesimo che è stata superata da un bel pezzo’
Scriva quel che le pare su di me ma io aspetto che giustifichi questa frase. Non è la prima volta che butta là di queste affermazioni sulla Chiesa senza portare a supporto anche solo la citazione di un teologo da quattro soldi.
Viale ha dimenticato da un pezzo, sempre che l’abbia imparato, cosa significa essere medico.
Nel mio piccolo non ho potuto far a meno di notare che chi è d’accordo con l’ospedale inglese non riesce a far a meno di offendere. Ho ascoltato un pezzo di una trasmissione su Radio 1 RAI e l’esperto interpellato non è riuscito ad astenersi di accusare i genitori di Charlie di cercare notorietà, interviste ecc. Mi sono trovato a difendere Charlie non ricordo su che sito e mi sono beccato un sacco di insulti (e anche lì gente che accusava i genitori di cercare notorietà). Ora Viale non riesce ad esprimere un’opinione senza lanciare accuse indegne a dei colleghi ( vediamo se interverrà l’Ordine dei Medici ma ne dubito).
Coincidenze? Io non credo
I fascisti dicevano che Venanzio Gabriotti, fucilato da loro e dai tedeschi il 9/maggio 1944, si era fatto fucilare perché cercava notorietà.
San Paolo scrive: « Perciò sono lieto delle sofferenze che sopporto per voi e completo nella mia carne quello che manca ai patimenti di Cristo, in favore del suo corpo che è la Chiesa » Ed egli in un’altra Lettera interroga i suoi destinatari: « Non sapete che i vostri corpi sono membra di Cristo? »
la Chiesa di continuo si edifica spiritualmente come corpo di Cristo. In questo corpo Cristo vuole essere unito con tutti gli uomini, ed in modo particolare egli è unito con coloro che soffrono. Le citate parole della Lettera ai Colossesi attestano l’eccezionale carattere di questa unione. Ecco, infatti, colui che soffre in unione con Cristo — come in unione con Cristo sopporta le sue « tribolazioni » l’apostolo Paolo — non solo attinge da Cristo quella forza, della quale si è parlato precedentemente, ma anche « completa » con la sua sofferenza « quello che manca ai patimenti di Cristo ». In questo quadro evangelico è messa in risalto, in modo particolare, la verità sul carattere creativo della sofferenza.
Questo vuol dire, forse, che la redenzione compiuta da Cristo non è completa? No.
Questo significa solo che la redenzione, operata in forza dell’amore soddisfattorio, rimane costantemente aperta ad ogni amore che si esprime nell’umana sofferenza. In questa dimensione — nella dimensione dell’amore — la redenzione già compiuta fino in fondo, si compie, in un certo senso, costantemente. Cristo ha operato la redenzione completamente e sino alla fine; al tempo stesso, però, non l’ha chiusa: in questa sofferenza redentiva, mediante la quale si è operata la redenzione del mondo, Cristo si è aperto sin dall’inizio, e costantemente si apre, ad ogni umana sofferenza. Sì, sembra far parte dell’essenza stessa della sofferenza redentiva di Cristo il fatto che essa richieda di essere incessantemente completata.
LETTERA APOSTOLICA
SALVIFICI DOLORIS
DEL SOMMO PONTEFICE
GIOVANNI PAOLO II
AI VESCOVI, AI SACERDOTI,
ALLE FAMIGLIE RELIGIOSE
ED AI FEDELI DELLA CHIESA CATTOLICA
SUL SENSO CRISTIANO
DELLA SOFFERENZA UMANA
Sono d’accordo totalmente con Enrico.
Federico, hai ragione, parlavamo della stessa persona…quel tal Viale (non Vitale) si dovrebbe solo vergognare…
Radio Spada ha proposto la radiazione dall’Ordine del dr. Silvio Viale.Il problema e’ che non servirebbe a nulla.
Le parole offensive per la Santa Sede accusata di volere una camera di tortura per Charlie cadranno nel.vuoto.
Il vuoto di una cultura ,di una societa’,di un “pensiero dominante” che non e’piu’neanche nihilista,e’post-nihilista.
Come disse Sergio Quinzio,il nihilismo lo abbiamo superato,ormai davanti abbiamo solo il Nulla.
Gli antichi Esseni,la setta di monaci ebrei prima di Cristo, asceti del Mar Morto,i cui rotoli sono stati rinvenuti nelle Grotte di Qumram,benche’non si s ia mai chiarito veramente il loro rapporto con Gesu’e col.cristianesimo,avevano molte cose in comune con la dottrina cristiana.In uno dei Rotoli ritrovati nelle grottedi Qumram si parla della Lotta frai Figli della Luce e i Figli delle Tenebre .L’Angelo di Giustizia,secondo gli Esseni,illuminava la via dei Figli della Luce,mentre l’Angelo della Perdizione quella dei figli delle tenebre.
Non appartengo alla setta degli Essen ,estinta da due millenni,ma penso che in quei loro Rotuli,ritrovati dopo venti secoli nelle grotte del Mar Morto,ci siano i testi di una antichissima saggezza oggi dimenticata.
L’Angelo della Giustizia oggi sembra sconfitto dall’Angelo della Perdizione,ma come credevano gli Esseni,e come ha ribadito il papa emerito Benedetto durantela visita ai cinque nuovi cardinali:Dio alla fine vince.
O detto in altro modo,chi alla fine chi vince e’Dio.
Siamo arrivati alla fine.
Antonella,
speriamo ancora. L’associazione Mitocon (che si occupa delle malattie mitocondriali e di chi ne è affetto ed è in contatto con la famiglia Gard) ha fatto sapere che il protocollo sperimentale per Charlie è quasi pronto e dà speranze di essere efficace.
Staccare la spina ora sarebbe un crimine.
http://www.lanuovabq.it/it/articoli-la-terapia-puo-funzionare-anche-in-inghilterra-20392.htm
Vedo che ancora qualcuno dimostra di non capire che cosa si intenda per “dolorismo”. Più non capisce, più si avvita su sé stesso con una rabbia impotente.
Il punto di avvìo è sempre quello della sofferenza. Ed è il nodo che ha messo sempre in discussione l’esistenza stessa di Dio. La pietra d’inciampo per molti credenti. Questa pietra dello scandalo resterà per sempre a contrapporre chi vuol darne una spiegazione all’insegna della croce del Cristo e chi, guardando a quella stessa Croce, le dà un significato diverso da quello tramandato fino a non molto tempo fa dalla Chiesa.
Guardare alla sofferenza come alla chiave in grado di aprire la porta verso la salvezza, è sbagliato. Lo dico anche se ai più questo mio convincimento, che però non è solo mio, non piace.
Non pochi richiamano le parole di san Paolo: « Perciò sono lieto delle sofferenze che sopporto per voi e completo nella mia carne quello che manca ai patimenti di Cristo, in favore del suo corpo che è la Chiesa ».
E su queste parole certa Chiesa ha fondato la certezza che bisogna soffrire per salvarsi. Se questo non è masochismo, non saprei dire cos’altro sia.
E infatti molti cristiani, soprattutto in certe congregazioni religiose, si infliggevano tormenti di vario genere nell’autocompiacimento di sentirsi simili a Gesù nella redenzione del mondo.
Ai patimenti di Cristo non manca niente. Il suo supremo sacrificio per AMORE degli uomini è stato completo, e in quel sacrificio Egli ci ha già associati a sé. Nella Comunione durante la Messa si rinnova il Suo sacrificio ed anche il nostro insieme al Suo.
Magari non tutti ne sono consapevoli.
Il grande card. Martini ha detto che “Gesù non dice molto sul dolore in sé…Gesù parla d’amore, di perdono, del Regno del Padre, ed è credibile perchè non si è sottratto ad alcun dolore dell’uomo.” Ovvero, Egli ha lasciato trasparire sempre la capacità di condividere qualsiasi dolore. E noi siamo chiamati a fare lo stesso. Si chiama AMORE, questo, e ha valenza universale.
Dice mons. Franco Buzzi:”la croce rivela l’amore invincibile di Dio per noi, in quanto…la crocifissione del Figlio, è vissuta
interiormente da lui – che si offre liberamente alla sua passione (cfr. Gv 10, 17-18; 13, 1; 18, 4-8) –
come il gesto del suo amore che perdona chi lo offende, esponendolo a crudele sofferenza fino alla morte….
Ora dovrebbe essere più facile comprendere che ilcristianesimo non può risolversi nella proposta di un cieco “dolorismo”. Il cristianesimo rifiuta la proposta del soffrire per soffrire. La sofferenza non è un valore in sé, il dolore continua a recare in sé qualcosa di tragico e di disumano. La prospettiva cristiana è piuttosto quella della gioia nel tempo e nell’eternità, voluta da Dio per tutti. Nessuno, nemmeno Cristo in persona ha voluto soffrire tanto per soffrire”.
Da qui si vede che il fulcro della salvezza consiste nell’AMORE. Sempre e solo in quello, essendo, l’AMORE, l’essenza di Dio.
Detto che non tutti nella sofferenza si associano all’amore del Cristo, resta che la sofferenza non è indispensabile per salvarsi.
L’Amore invece è proprio irrinunciabile. Altrimenti, ben pochi si salverebbero e vana sarebbe stata la Croce del Cristo per la salvezza di tutti gli uomini.
Grazie Enrico per le buone. parole.
Come spieghi Victoria Boe le stigmate mandate da Dio ad alcuni dei suoi santi,per esempio San Francesco d’Assisi?Le stigmate sulle mani sono il segno dei chiodi della crocifissione di Cristo.Nei grandi santi stgmatizzati la Chiesa ha sempre visto la figura di Cristo,e nella loro sofferenza fisica il segno della compartecipazione alle sofferenze di Cristo.Questi grandi santi (penso anche a Padre Pio da Pietrelcina) hanno amato cosi’tanto Cristo da essersi immedesimati con LUI e con le sue sofferenze sulla Croce.
I. razionalusti non capiranno mai quello che e’alla base del misticismo:la sofferenza non e’un valore in se’questo e’vero,ma per i mistici e’immedesimazione nelle sofferenze dell’Amato, cioe’Cristo.
I razionalisti anche cattolici tendono a fare della religione un qualcosa di simile alla loro ragione ,per cui ammettono che si possa soffrire per un ideale umanitario,o politico, ma non ammettono che si possa autoinfluggersi delle sofferenze fsiche per amore di Dio, mentre i mistici annientando la propria ragione e il proprio io si sottopongono anche a sofferenze volontarie,digiuni,penitenze,per arrivare alla dimensione
soprannaturale. e questa ricetcarca della penitenza, della sofferenza,del digiuno,non e’solo nella religione cattolica ma in tutti gli asceti e i mistici di ogni religione .San Giovanni della Croce nella sua salita,al Monte Carmelo consigliava di andare per le vie impervie e deserte della rinuncia a tutto, e sulle pendici del Monte Carmelo scrisse NADA,nulla.
Ma questo non e’il nihilismo degli atei e dei razionalisti,e non e’neppure dolorismo. amore della sofferenza fine a se’stesso.
E’il modo in cui i santi si avvicinano alla sommita’del Monte,dove incontrano Dio.
Per arrivare a Tutto devi andare per il sentiero del Nulla.
Per arrivare a godere il Tutto devi rinunciare aTutto e non avere piu’Nulla dice San Hoovanni della Croce.
Che poi e’la massima evangelica chi perdera’la propria vita la salvera’
Gentile Victoria
ho letto con attenzione i suoi due ultimi post.
In che cosa non mi trovo d’accordo?
Concordo quando lei dice che la sofferenza non può essere vista come LA CHIAVE per la salvezza.
Certamente la SOLA CHIAVE per la salvezza è Nostro Signore Gesù Cristo.
La sofferenza non può dunque essere LA CHIAVE per la salvezza, ma certamente è UNA chiave, UNA via per accostarsi, assimilarsi a Gesù Cristo.
UNO dei modi in cui questo avviene – e ne parlo per esperienza personale – è quello che la sofferenza ci ridimensiona, ci fa più “piccoli”, ci spinge a “cercare”, a “bussare”. Vista in questa prospettiva la sofferenza è anche “benedetta” ( non “per sé stessa” ma perché “mezzo” )
Concordo anche con lei quando nega che sia corretto dire che BISOGNA soffrire per salvarsi. Questo infatti sarebbe ASSOLUTIZZARE la sofferenza. E’ invece vero dire che coloro che si mettono alla sequela di Gesù Cristo incontreranno nel loro agire la sofferenza e saranno chiamati, per restare fedeli al proprio discepolato, ad accoglierla e ad accettarla.
Sbagliato contrapporre una prospettiva DELLA GIOIA a una prospettiva della SOFFERENZA. La prospettiva finale è quella della Gioia, ma la via per raggiungerla COMPORTA l’incontro con la sofferenza ( è quello che ho detto prima). Non è neanche corretto pensare che la GIOIA sia solo una prospettiva a lungo termine – cioè ristretta a quello che si chiama aldilà. Paradossalmente – e il cristianesimo è paradossale , cioè non comprensibile alla luce della sola ragione – GIOIA e SOFFERENZA possono coesistere qui, e ora, allo stesso tempo e nella stessa persona. E’ quello che attestano S.Paolo e tanti mistici. E non abbiamo motivo di dubitarne, solo perché non rientra nella nostra esperienza e perché non lo comprendiamo.
La sofferenza, come ho scritto, ci richiama alla umiltà: non sappiamo tutto, non comprendiamo tutto, non abbiamo esperienza di tutto. Dio è molto più grande di noi.
Penso proprio che siamo arrivati alla fine per Charlie. Vari segnali me lo fanno pensare, anche se non so dire di più.
Contrordine: pare ci siano speranze.
attendiamo gli esiti,Antonella, in fiduciosa preghiera…
È sta lanciata un’inizativa di un rosario in comune questa sera alle 21.30
Bella, mi piace,non tardiamo a questo appuntamento. Mi rammenta quel passo di Atti 12,5. Di quando Pietro, incarcerato a Gerusalemme da Erode rischiava la pena di morte, allora “una preghiera saliva incessantemente a Dio dalla Chiesa per lui”, e Pietro uscì miracolosamente dal carcere. La preghiera è uno strumento potentissimo.
Il mio vecchio padre spirituale, raccomandava, dinnanzi a problemi difficili che sembra non avere sbocchi, la necessità della preghiera comunitaria.
“Immagina -diceva- se tu, afflitta, ti metti sola sola sotto il balcone del Sindaco e provi ad gridare un suo intervento per un problema che coinvolge un’ intera comunità. Può darsi ti ascolti, ma può anche darsi che la tua voce si confonda con quella di altri e non la intercetti. Ma se tutti ci si mette sotto quello stesso balcone invocando l’intervento del Sindaco. Allora le voci, unite, fanno gran rumore e sarebbe impossibile per il Sindaco non ascoltare e, affacciarsi”. Rimettiamoci alla Volontà di Dio, Lui ascolterà… preghiamo.
Quando papa Francesco era stato da poco eletto c’è stata una crisi in Siria. OBama voleva bombardare. Il Papa chiamò tutta la Chiesa a pregare perché si fermasse. E questo è avvenuto.
Purtroppo questo modo di operare, Verticale ( richiesta dell’aiuto di Dio )se mi è consentio il termine, è stato abbandonato a beneficio di modi “orizzontali ” ( ricerca di collaborazioni tra gli uomini ). È necessario trovare un riequilibrio tra le due dimensioni ( senza dimenticare che nelle nostre croci il braccio verticale è più lungo di quello orizzontale – forse non a caso )
Stiamo facendo una bella figura!
https://www.avvenire.it/mondo/pagine/per-charlie-la-cura-c-sitin-a-downing-street
http://www.tgcom24.mediaset.it/mondo/charlie-la-famiglia-pubblica-la-lettera-dell-ospedale-bambin-gesu-la-terapia-puo-funzionare_3082915-201702a.shtml
http://www.ansa.it/canale_saluteebenessere/notizie/medicina/2017/07/07/charlie-protocollo-terapia-puo-funzionare_94048abd-f335-4f90-89cf-4c10034f7ab2.html
http://www.repubblica.it/esteri/2017/07/07/news/charlie_l_ospedale_inglese_riapre_il_caso_dopo_gli_interventi_del_papa_e_di_trump-170240133/
http://www.corriere.it/esteri/17_luglio_07/caso-charlie-gard-l-ospedale-chiede-nuova-udienza-all-alta-corte-il-protocollo-bambino-gesu-5219d05c-6334-11e7-8724-0d53d361406e.shtml
http://www.ilgiornale.it/news/cronache/charlie-lettera-bambin-ges-terapia-pu-funzionare-1417602.html
Replico in ritardo a due post a me rivolti stamattina, e mi scuso per l’interruzione momentanea dell’argomento riguardante il caso Charlie. Riguardo al quale mi azzardo a dire che finirà bene, tanto è stato il clamore mediatico in tutto il mondo.
Non credo che si oserà sfidare la pressoché univoca solidarietà globale con i genitori del bimbo.
Diceva la signora Venturi:
“Questi grandi santi (penso anche a Padre Pio da Pietrelcina) hanno amato cosi’tanto Cristo da essersi immedesimati con LUI e con le sue sofferenze sulla Croce.”
È sbagliata l’impostazione, signora Venturi.
Questi grandi santi hanno tanto amato il Cristo da essersi associati a Lui misticamente, anche nel suo sacrificio PER AMORE. Si sono, cioè, “nascosti” in Lui arrivando al culmine della spiritualità, che niente altro è che l’unione con Dio stesso, che è, appunto, AMORE.
L’Amore, e solo l’Amore, è il fulcro di tutto.
Se Gesù fosse stato crocifisso senza esprimere quell’ Amore sommo che si riconosce nella frase “Padre, perdona loro perché non sanno…”, quella crocifissione non avrebbe avuto alcuna conseguenza redentrice sull’umanità. E Gesù non sarebbe risorto.
Amare la sofferenza è, a mio avviso, una deviazione di origine psicotica.
Infatti, anche oggi esistono parecche persone che fanno male a sé stesse, anche senza amare Gesù.
E vengono curate in psichiatria. se non erro.
Il signor Beppe Zezza dice: “certamente la SOLA CHIAVE per la salvezza è Nostro Signore Gesù Cristo.”
Per cui si dovrebbe dire, seguendo questo assunto, che coloro che non conoscono il Cristo non si salvano.
Non potrei mai accettare questa lettura così sbagliata, almeno per me, della salvezza.
Immagini solo di essere nato in un paese con altra religione.
Lei, sig. Zezza, stando a quel che afferma, non avrebbe alcuna possibilità di salvezza. La quale sarebbe riservata a poche persone che conoscono e amano il Cristo.
Davvero le sembra credibile tutto questo? Per me è assurdo.
Quando lei dice che la sofferenza ci “ridimensiona” e ci rende più umili, sono pienamente d’accordo con lei.
È anche possibile che dopo la sofferenza qualcuno o molti si mettano a cercare Dio. Che poi lo trovino è tutto da vedersi. Certi dicono di averlo trovato, certi altri no.
Quando poi lei afferma: “GIOIA e SOFFERENZA possono coesistere qui, e ora, allo stesso tempo e nella stessa persona. E’ quello che attestano S.Paolo e tanti mistici”,
ecco, a questo punto a me sembra di riascoltare il devotissimo A.M. Valli, che aveva espresso, più o meno, la stessa certezza parlando di una sua esperienza personale.
Che dire? Anche io ho provato dolori grandissimi e tuttavia nessuna gioia in contemporanea. Tutt’altro.
Non posso essere nel cuore e nella mente di un altro. Non posso capire le motivazioni che spingono qualcuno a fare affermazioni che per me non hanno senso perché in forte contrasto fra loro.
Sono però propensa a credere che si tratti, in casi simili, di autosuggestioni dovute alla volontà ferrea di identificarsi col Cristo tanto amato.
Ma, ovviamente, la mia è solo un’ipotesi. E resto incredula.
Lei cara signora Boe si fa trascinare dalla sua logica che considera mezzo infallibile.
Che Gesu’ Cristo sia la sola chiave della salvezza non lo dico io ma la dottrina della Chiesa recentemente riaffermata nella enciclica Dominus Jesus.
Vuole questo significare che chi non conosce Gesu’ Cristo non si salva? No. Non lo vuole dire!!!! La Chiesa afferma che in modo misterioso e a noi non conosciuto Cristo si fa presente anche in chi non ha mai inteso parlare di lui.
Semplicemente cara Signora Boe quando la fede e la ragione non collimano e’ necessario pensare che delle due quella più vicina alla verità è la fede – perché la nostra ragione non arriva a tutto.
E nessuno dice che SEMPRE e PER TUTTI possa realizzarsi questa coesistenza di gioia e sofferenza. Perché questo è un dono , una grazia! Se lei non lo ha mai provato – ma aggiungerei: ancora – perché dubitare della realtà della esperienza riportata da altri? Forse, inconsciamente, pensa di conoscere tutto?
Mi correggo la Dominus Jesus non è una enciclica ma una Dichiarazione della Congregazione per la Dottrina della fede
No, caro Zezza, mai pensato di conoscere tutto, neanche inconsciamente.
Penso invece, questo sì, di essere libera di esprimere le mie opinioni anche se in contrasto con quelle di altri che non mi convincono. Tutto qui.
Fra l’altro, una fede non ragionata appartiene alla categoria dei credenti non pensanti di cui parlava il card. Martini.
E certamente io non rientro in questa categoria.
Tra il bianco e il nero esistono tante sfumature di grigio.
Altro è essere un “credente NON pensante” , altro è scartare tutto quello, della dottrina della Fede, che non rientra nei nostri schemi mentali.
Quando due affermazioni della Fede ci paiono in contrasto vuol dire che ci deve essere una sintesi a livello superiore che siamo stimolati a ricercare.
Il qualificare esperienze che noi non abbiamo avuto come espressione di un disturbo della personalità mostra se non altro una altissima valutazione della proprie opinioni a confronto di quelle altrui, se non proprio la “convinzione (inconscia) di sapere tutto.
Come ho affermato a più riprese esprimere le proprie opinioni è non solo legittimo ma direi doveroso se si vuole dialogare. L’importante è riconoscere che sono “opinioni” che vanno “argomentate” validamente. Il dire “tizio è un disturbato mentale” non è una argomentazione sostenibile.
Ho capito dove si vuole andare a parare.
Per quel che mi riguarda, io ho sempre argomentato.
Se si comincia a imboccare, come lei fa, la strada della distorsione delle parole altrui per controbattere chi ha un pensiero diverso dal proprio e lo si definisce “altissima valutazione delle proprie opinioni “, allora si arriva all’ offesa; meschina e tipica di chi non vuole accettare la libertà altrui. Per cui non resta che interrompere un discorso che sta diventando pesante.
Ho già conosciuto questo giochetto, e non mi piace.
Con lei chiudo qui.
Mi dispiace che lei si sia risentita per il mio dire e le chiedo scusa se si è sentita offesa. Non desideravo assolutamente trascendere.
Tuttavia il sospettare che chi afferma di avere avuto una esperienza di contemporaneita’ tra dolore e gioia sia vittima di una autosuggestione legata alla volontà ferrea di identificarsi con Cristo, appare come la manifestazione del fermo convincimento della impossibilità di sbagliarsi nell’affermare che tale contemporaneità è impossibile.
Cara Antonella Lignani,ha visto?Le preghiere i rosari le veglie qualcosa hanno ottenuto:forse i cuori dei medici inglesi sono mutati anche grazie alle nostre preghiere. cominciano a cedere.Hanno chiesto la rivalutazione del caso Charlie da parte dei giudici.
Hanno ammesso la possibilita’di una cura sperimentale che prima negavano.
Sursum corda!
Speriamo che anche i giudici la pensino così.
Purtroppo se ho capito bene le cose si stanno complicando, ci sono problemi col giudice. Sempre se ho capito bene, al giudice dovranno far vedere le cartelle cliniche relative al cranio (la madre sostiene che c’è una crescita, che sarebbe cosa positiva). Se genitori e medici non si trovano d’accordo in teoria ci può stare che un giudice sblocchi l’impasse (ma non ci si dovrebbe arrivare), quando un giudice decide se una cura va bene oppure se un bambino si può curare non ci siamo più.
Che sulla vita di un bambino e sulle cure da dargli il desiderio e l’amore de genitori debbano essere rispettati, prima dei giudizi dei tribunali e’qualcosa che il senso comune ,il buon senso,ancor prima del’essere o meno credenti,vede in modo evidente,per questo il caso Charlie ha mobilitato cosi’tanti..Purtroppo viviamo in un mondo che si prefigge il ribaltamento delle cose evidenti,la trasformazione del bianco in nero,del bene in male e del male in bene.Lo vediamo in tanti casi:ci vogliono convincere di tante cose che ripugnano al senso comune:l’utero in affitto, la negazione del sesso biologico ,l’educazione fluida dei bambini.Ci vogliono convincere che queste sono cose buone ma il senso comune si ribella come nel caso della morte decretata per il piccolo Charlie.Ci possono costringere a suon di leggi e decreti a subire queste aberrazioni,ma il senso comune degli uomini aldi la’dell’essere credenti o no,si ribellera’sempre a tutto cio’che e’evidentemente una menzogna.
Gia’Chesterton aveva profetizzato che verra’un giorno si dovra’combattere per affermare le verita’piu’evidenti, che l’erba e’verde e che il cielo e’azzurro.
Oggi si deve combattere per verita’ancora piu’evidenti:che un bambino viene concepito da un padre e una madre ,che non puo’avere due genitori dello stesso sesso,che un bambino nasce o maschio o femmina ,non nasce neutro e poi decidi che sesso essere,che
non si puo’affittare un utero come si affitterebbe una provetta,che non si puo’ decretare l’eutanasia di un bambino se i genitori sono contrari.
Queste sono evidenze che ogni persona di buon senso,anche se non credente,vede chiaramente v ome che l’erba e’verde e il cielo e’azzurro.Eppure,eppure al giorno di oggi si vuole imporre di non credere alle evidenze,ma di credere a cio’che stabilisce la UE, gli Stati, i giudici inglesi eccc.
Ma ci sra’sempre una ribellione spontanea a questa dittatura peggiore di ogni altra:la dittatura della menzogna.
C’è un articolo su Charlie sulla pagina online di Avvenire. I medici del GOSH non sembrano entusiasti del nuovo protocollo e secondo la madre del bambino non stanno presentando la situazione in maniera onesta. Sembrerebbe quindi che abbiano deciso di tornare dal giudice più che altro per tutelarsi, lasciando la responsabilità della decisione finale al giudice.
non sembrano entusiasti del nuovo protocollo perchè l’ospedale ha dichiarato che sono tutte vecchie ricerche che erano già state presentate a suo tempo, protocolli di cura che, visto il danneggiamento cerebrale irreparabile in atto derivante dall’ encefalolopatia che ha danneggiato il cervello, sono state definite dagli stessi medici americani che le proposero inutili. L’unica ricerca nuova, del 2016, è una ricerca che studia i muscoli e non il cervello, che è invece la patologia di Charlie.
Si capisce che genitori non vogliano arrendersi all’evidenza e si capisce anche quanto ha dichiarato tempo fa il direttore scientifico del Bambin Gesù, quando disse che lui si sarebbe adoperato maggiormente per far capire ai genitori che bisogna rassegnarsi all’impotenza della medicina e prendere decisioni drammatiche per non prolungare l’accanimento terapeutico.
Ricordiamo che il bimbo vive continuamente sedato dalla morfina
cristina vicquery
Picchio, a me risulta diversamente (anche se non stravedo per la fonte, Il Fatto Quotidiano di ieri):
‘Le parole di speranza sono contenute in una missiva inviata nei giorni scorsi dall’ospedale pediatrico Bambino Gesù di Roma – che si era già detto disponibile ad accogliere il bimbo – ai colleghi britannici che lo hanno in cura. Una lettera pubblicata sul profilo Facebook “Charlie’s Army” dalla zia del bambino. A firmarla, un team internazionale di scienziati coordinati dal Bambino Gesù, formato da sette studiosi: due italiani, un inglese, due spagnoli e due statunitensi. Nella missiva si presentano come “clinici e ricercatori di malattie mitocondriali, che studiano da molti anni la sindrome da deplezione del Dna mitocondriale”, patologia congenita del piccolo Charlie. Nella lettera gli studiosi informano i colleghi del Gosh che in alcuni test preliminari sui topi un loro protocollo ha ottenuto risultati incoraggianti nell’invertire la degenerazione cellulare causata dalla sindrome del piccolo Charlie. Un risultato che non è stato ancora pubblicato sulle riviste scientifiche. Che, quindi, i medici del Gosh non potevano conoscere. E che spiega la riservatezza dei ricercatori del Bambino Gesù che, in queste ore, si astengono dal parlare nel merito della terapia sperimentale.’
Riguardo al danneggiamento irreparabile del cervello, questa è una cosa che nessun medico serio è in grado di affermare (o escludere) con certezza. Cosa vuol dire ‘danneggiamento irreparabile del cervello’? Con parole chiare e crude lo spiega Silvana De Mari: ‘ ridotto ai termini minimi cervello danneggiato deficit cognitivo vuol dire scemo, di questo si tratta’. Sempre la De Mari chiede: che problema c’è se i genitori amano e vogliono prendersi cura di un bambino scemo?