Il blog di Luigi Accattoli Posts

Il 30 novembre è morto all’età di 101 anni un prete di Bologna, Giulio Malaguti, che ho conosciuto bene e che mi ha ospitato in casa sua, nella canonica di San Sigismondo, nella primavera del 1973, quando arrivai a Bologna da Roma, per lavorare al Regno, e stavo cercando casa. Poi nei decenni tutte le volte che tornavo a Bologna per conferenze, don Giulio veniva a sentirmi riempiendomi di confusione. Ogni volta io ero stupito di trovarlo ancora vivo e sveglio con una resistenza prodigiosa all’età. Ora una cara amica che molto l’ha amato, Giancarla Matteuzzi, mi manda un saluto che don Giulio ha affidato negli ultimi giorni a un video girato da una sua collaboratrice, un saluto – mi dice Giancarla – che possiamo considerare come un suo testamento, o lascito: ”Abbiate molta fiducia, il mondo è bello e santo l’avvenire. Il Signore è con noi e ci assiste sempre”.

Il tributo a Cesare di Bartolomeo Manfredi (1610-1620), che è agli Uffizi, per introdurre la registrazione audio dell’ultima serata di Pizza e Vangelo, nella quale leggemmo dal capitolo 12 del Vangelo di Marco la disputa di Gesù con farisei ed erodiani sulla liceità del tributo a Cesare. La serata fu anche occasione di un brindisi augurale per il mio ottantesimo compleanno. Nel primo commento propongo un richiamo al Vangelo di Luca dal quale ho preso il titolo di questo post
Il 6 dicembre è morto Massimo Toschi, amico e coetaneo al quale debbo molto: la sua vitale reazione alla disabilità, il suo gioioso matrimonio con Piera, l’evangelica reazione alla morte di lei, i viaggi di “solidarietà” in Algeria e Sierra Leone, l’impegno nella cooperazione internazionale per conto della Regione Toscana che lo portò a compiere con le sue gagliarde stampelle oltre quaranta viaggi in altrettante ‘zone calde’ del mondo, dall’Iraq al Burkina Faso, da Israele alla Palestina, dall’Eritrea ai Balcani: un uomo ammirevole, un forte credente in Cristo e nella vita. Nel primo commento metto il link a un testo che gli dedicai negli anni. E gli mando l’ultimo bacio
Moneta romana con l’immagine dell’imperatore Tiberio e sul retro quella della madre Livia, nonché con l’iscrizione che nomina il “Divino Augusto” e l’altra che qualifica l’imperatore come Pontifex maximus – con essa introduco la scheda di presentazione della lectio che faremo domani a Pizza e Vangelo leggendo un brano del capitolo 12 di Marco nel quale Gesù chiede ai farisei e agli erodiani che gli mostrino la moneta e domanda: Questa immagine e l’iscrizione, di chi sono? Nei commenti riporto la scheda e alla fine invito a naviganti a collegarsi

Buongiorno visitatori belli: oggi compio ottant’anni e mi pare sia ora che io metta giudizio. Ho già detto qui nel blog che giunto a questa quota avrei cessato di fare il vaticanista: lo faccio da quando avevo vent’anni, prima nelle riviste e poi, dai trenta, nei quotidiani. Ora lascio l’impresa perchè ho bisogno di tempo. Lascio la collaborazione ai giornali e alle riviste, come anche le conferenze professionali su Papa e Chiesa. Restringo la mia attività alla famiglia, alle ginnastiche – ho capito che la vecchiaia è anche un’impresa atletica – e al vasto programma di Pizza e Vangelo: conduco quella lettura della Bibbia da due decenni e ora la metto a mio impegno prioritario. Anche il blog, Instagram e Facebook li stringo a questi obiettivi. I sentimenti del compleanno? La gratitudine e l’attesa. Sono nato a metà del tempo di Avvento e conto che all’Avvento possa essere intonata la stagione che oggi si apre. Il tempo d’Avvento ci segnala che il più e il meglio devono ancora venire. Mi affido a questa vertigine.

Copertina di un nuovo libretto di poesie di Viviana Cuozzo presentato oggi pomeriggio a Palazzo di Firenze, in Roma, presso la Società Dante Alighieri. Nei commenti riporto due delle poesie e due mie annotazioni su Viviana e le sue scritture
Miniatura del Maestro del Codex Aureus Epternacensis (1035-1040) con la scena della vendetta del padrone della vigna sui contadini che gli hanno ucciso i servi e il figlio – con essa introduco la registrazione audio dell’ultima serata di Pizza e Vangelo che facemmo lunedì 27 novembre. Nel primo commento un’interpretazione della parabola firmata da Joachim Jeremias
C’era una volta il “povero cristiano” di Ignazio Silone e abbiamo oggi il “piccolo cristiano” di Guido Mocellin: vuol dire che passiamo dalla grande avventura medievale di un Papa evangelico contrastato dagli intrighi curiali alle vicende minute dei cristianucci di parrocchia dei nostri giorni, narrate da un collega giornalista che ha il genio della quotidianità e che, con mite tenacia, da un paio di decenni viene sondando la vita ordinaria della cristianità italiana. “Cronache di un piccolo cristiano” è una rubrica che Mocellin firma su Jesus e oggi è un libretto con una settantina di brevissime storie tratte da quella rubrica. Nei commenti riporto una scheda sul volume e sull’autore, una delle storie, una mia nota sul libretto. 
Sono capitato a Via dei Vecchiarelli che porta alla Piazza di San Salvatore in Lauro, zona Coronari, Rione Ponte, e mi sono detto che quella via faceva per me. So bene che rimanda a una gran famiglia antica e che lì stesso c’è il Palazzo Vecchiarelli – ma io faccio finta che quella via sia dedicata a noi vecchietti e mi sono divertito a cercare sul Battaglia le tante varianti della vecchiaia: le riporto nel primo commento
Due valorose colleghe giornaliste che scrivono di scuola sul Corsera e che sono mamme, che dunque si occupano dell’istruzione dei nostri figli per impegno pubblico e per fatto privato, hanno pubblicato un libro solido e leggibile sullo stato della scuola italiana: si tratta di un viaggio conoscitivo affascinante tra le eccellenze e le contraddizioni della “più grande comunità organizzata del Paese”, come chiamano la scuola. Io, conoscendola abbastanza per interposte persone – i figli e la moglie insegnante – l’ho sempre considerata, la nostra santa scuola, come il campo dei miracoli dell’intera comunità nazionale: dove cioè con mezzi insufficienti e con straordinaria dedizione si fa il possibile per mantenere in careggiata l’arduo rapporto educativo tra le generazioni. Nei commenti riporto l’indice e tre brani dell’ottimo testo, che non drammatizza e non sorvola. Che molto insegna. Concludo con un saluto alle autrici.