Il blog di Luigi Accattoli Posts

Quando preparo le lectio di Pizza e Vangelo [vedi post precedente] sempre ne leggo e ne ascolto alcune dei maestri di lettura della Bibbia che mi sono più facilmente accessibili e tra questi c’è il servita Alberto Maggi che dirige un Centro di studi biblici a Montefano, Macerata. Proprio stamane ho ascoltato da un video YouTub una sua lectio su Marco 12, 28-34 che è il brano che dovrò presentare nell’appuntamento del 29 gennaio: quello dove uno scriba chiede a Gesù quale sia il primo di tutti i comandamenti e il Maestro risponde con l’enunciazione congiunta dell’amore di Dio e dell’amore del prossimo. Ascoltando la viva presentazione del padre Maggi mi è venuta una domanda che formulo nei commenti: prima riporto la trascrizione delle sue parole, poi gli chiedo di spiegarmi un passaggio
Angeli del Guariento – Padova – 1350 circa – per introdurre la lectio su Marco 12, 18 27, che faremo domani via Zoom, nella quale seguiremo la disputa di Gesù con i Sadducei, dove il Maestro ci assicura sulla risurrezione, alla quale quegli interlocutori non credevano, schierandosi dunque con i farisei, che la riconoscevano, ma avverte che non la dobbiamo intendere come un ritorno alla corporeità terrena, quale la concepivano quegli altri antagonisti: i risorti, proclama, “non prenderanno né moglie né marito ma saranno come angeli nei cieli”. Un testo chiave per la nostra fede in Cristo risorto. Nei commenti la scheda di preparazione alla lectio e l’invito di chi passa di qui a collegarsi
Paolo Benanti, teologo e filosofo francescano, membro del Comitato ONU di esperti sull’Artificial Intelligence e consigliere di Papa Francesco sulla stessa materia, il 5 gennaio è stato nominato presidente della Commissione sull’intelligenza artificiale per l’informazione, dopo le dimissioni di Giuliano Amato: ieri, quest’uomo ora cercatissimo, era ospite della mia parrocchia per una conferenza su Intelligenza artificiale e pace. Nei commenti due passaggi della conferenza e due foto della chiesa piena come non mai

Andando a vedere Goya [vedi post precedente] speravo di trovarvi il Cane semiaffondato (o semplicemente
 Il cane), un dipinto del 1819 proveniente dalla Quinta del Sordo e che ora è al Prado. Non c’era e io rimedio a quell’assenza mettendone qui un particolare: per me questo cagnetto va tenuto d’occhio, come i tanti altri che sono nella sterminata galleria goyesca [Francisco amava i cani], perchè può guidarci a intendere qualcosa dello sguardo sul mondo svolto, rivolto, dispiegato da questo pittore. Non sappiamo se il cane nuoti o stia morendo, se sia semiaffondato nella sabbia o mezzo nascosto a noi da una duna. Anche i titoli che gli vengono dati non sono del pittore ma dei critici. E questa oscurità – i dipinti della Casa del Sordo sono detti “Pitture nere” – fa parte del misterioso perchè delle cose sul quale Goya si è sempre interrogato. Nel primo commento faccio un rimando a Leopardi, contemporaneo di Goya, nel quale troviamo detto in parole, per verba, lo stesso perchè dipinto dal pittore spagnolo
È vero io sono spaventato ma voi non prendetevi spavento: presto queste parole al cagnetto della nobildonna aragonese Joaquina Candaro Ricarte, ritratta da Francisco Goya forse nel 1802. Ho visto ieri a Milano, a Palazzo Reale la mostra “Goya. La ribellione della ragione” e nel turbamento d’occhio del cagnetto mi è parso di trovare quasi per intero il magistero di questo maestro degli spaventi

Non faccio più il vaticanista, ma capita che ascolti un’omelia di Papa Francesco e desideri segnalare una sua parola forte, com’è capitato stamane seguendo la diretta della celebrazione della 57ma Giornata della pace nella festività di Maria Santissima Madre di Dio nell’ottava di Natale. La parola forte l’ho messa nel titolo e nel primo commento ne offro il contesto.

Auguro il buon Natale ai visitatori con una foto del presepe che abbiamo fatto in casa e con l’antifona maggiore di oggi, 23 dicembre: O Emmanuele, nostro re e legislatore, speranza e salvezza dei popoli, vieni a salvarci, o Signore nostro Dio.
Ho scelto il mio albero di Natale: un cedro del Libano che ho fotografato ieri nel Parco del Colosseo, tra l’Arco di Tito e gli Orti Farnesiani. Dopodomani metterò una foto del mio presepe: quello che abbiamo fatto in casa. Natale ecologico e autarchico