Il blog di Luigi Accattoli Posts

Bellezza delle folle polacche per il papa tedesco, risorse della cattolicità! Lo attendono per ore sotto la pioggia a Varsavia, lo festeggiano come un parente sugli spalti del santuario fortezza di Czestochowa, lo cercano con affetto la sera alla famosa finestra dell’arcivescovado di Cracovia. I ragazzi gli gridano che s’affacci, tenendosi per mano. Proprio come facevano con il “loro” papa. Ed egli ricambia tanta generosità evitando di parlare tedesco. Dicono pronunci bene il polacco, per qualche frase e poi continua in italiano. Inaspettato completamento storico della riconciliazione tra i due paesi, che tanto era stata voluta dai cardinali Wojtyla e Ratzinger. Anche solo con le biografie e le nazionalità, questi due papi hanno riportato il nome cristiano nello tsunami della storia.  

Sono in Polonia con il papa. Ci sono venuto sei volte con Wojtyla ed eccomi qui, per la settima volta, con Ratzinger. Primo fuoco dell’attenzione: il senso della successione di un papa tedesco a uno polacco. Forse in questi giorni ci verrà mostrato qualcosa che attiene al segno offerto al mondo con quella successione. Il segreto – io credo – della figura papale è che vi sia nel mondo un cristiano che possa parlare a nome di tutti. Eccolo qui, questo cristiano, che torna in Polonia e stavolta è tedesco e parla di perdono, come il predecessore e dice di Auschwitz che è “una cosa tremenda”. Ecco a che cosa io vorrei prestare attenzione in queste quattro giornate: non alla “politica” del nuovo papa, se va avanti o indietro rispetto a Wojtyla, ma che cosa dice quest’uomo chiamato a essere cristiano davanti al mondo, essendo segnato dalla propria origine tedesca e parlando a un popolo che tanto ha sofferto per mano tedesca. A risentirci.

Angelo Custode (vedi post del 17 marzo) continua il suo lavoro di cecchino vaticano tenendosi al riparo dello pseudonimo. Stavolta – a pagina 93 del fascicolo di Panorama arrivato in edicola l’altro ieri – spara su preti “coinvolti in vicende omosessuali”. Dà le iniziali di uno precisando il suo luogo di lavoro e la città di nascita, segnala il computer da cui un altro “passava il tempo a navigare nei siti gay pornografici”. Trattandosi di persone in difficoltà, non corre il rischio di essere querelato. Così il gossip curiale si fa redditizio, nel senso che viene pagato ad articolo. Ma non è gossip, caro Angelo, è cecchinaggio. Stavolta addirittura spari sui feriti.

Sono davvero contento che per Verona sia stata programmata una “mostra” dei “testimoni”, che sono la prima risorsa della Chiesa. Spero che ne venga un effetto trascinatore per ogni regione, città, paese della penisola: sogno che in futuro, ogni volta che si riuniranno, i cristiani di ogni luogo porteranno con sé i loro “testimoni”, per farli conoscere a tutti.

Sono a un dibattito e uno del pubblico – con riferimento al libro Islam. Storie italiane di buona convivenza – mi chiede come io veda e che destino avrà lo scontro tra l’Islam e l’Occidente. Mi affido all’estro e rispondo così: il mondo islamico sta vivendo una rivincita rispetto agli ultimi due secoli lungo i quali, dal Marocco all’Indonesia, è stato colonizzato dall’insieme dei paesi europei, dal Portogallo alla Russia; fa parte di tale rivincita la sfida al dominio americano sul mondo, che l’islamismo politico avverte come una seconda colonizzazione; lo scontro probabilmente crescerà e non troverà sbocco fino a quando il petrolio resterà la fonte di energia primaria per i paesi occidentali; auguriamoci che questo tempo non sia lungo e che, per quando sarà terminato, avremo imparato a convivere almeno con i musulmani che nel frattempo si saranno stabiliti tra noi. Un altro mi ha chiesto su quali energie possa contare il mondo musulmano per uno sviluppo che lo liberi dalla tentazione della violenza, ho risposto: i veri credenti e le donne, che sono i più danneggiati dallo tsunami del fondamentalismo.

Il cardinale Camillo Ruini chiude l’assemblea della Cei con l’abituale conferenza stampa. Come già da quindici anni, e prima per i cinque anni di segretario generale, conduce il ballo con maestria. Sono due decenni che non sbaglia una parola quando incontra la stampa e affronta ogni argomento con totale padronanza. C’è da riflettere sulla sua bravura e sul poco affetto che incontra anche nella comunità cattolica. Ma noi giornalisti un legame con lui l’abbiamo sviluppato: a differenza dei più, egli risponde alle nostre domande.

Ho scritto ieri che tra i testimoni scelti dai vescovi per Verona ci sono sei donne come nel governo Prodi, ma un visitatore del blog mi fa osservare che il paragone è inappropriato anche dal punto di vista numerico: perché le sei sante sono state proposte su un totale di 16, mentre le sei ministre vanno rapportate a un totale di 25. Dunque nella Chiesa le donne italiane ottengono un 37% di riconoscimento testimoniale, mentre in politica si fermano al 24%.

Alla conferenza stampa in margine all’assemblea della Cei oggi ci hanno dato l’elenco dei “testimoni con cui la Chiesa italiana si presenterà al Paese in occasione del convegno di Verona, il 16-20 ottobre: tutti laici, uno per regione (con l’eccezione dei due fratelli Corrà per il Triveneto), sei donne come nel governo Prodi. E’ stato bello scoprirne quattro che non conoscevo: Lorena d’Alessandro (Lazio), Giovanni Modugno (Puglia), Maria Marchetta (Basilicata), Concetta Lombardo (Calabria). Mi sono rallegrato per queste figure, che venivano a rinfrescare il panorama di quelle che mi erano già note: Gesualdo Nosengo, Piemonte e Valle d’Aosta; Marcello Candia, Lombardia; Flavio e Gedeone Corrà, Triveneto; Itala Mela, Liguria; Annalena Tonelli, Emilia Romagna; Giorgio La Pira, Toscana; Enrico Medi, Marche; Vittorio Trancanelli, Umbria; Giuseppe Capograssi, Abruzzo e Molise; Giovanni Palatucci, Campania; Rosario Livatino, Sicilia; Antonia Mesina, Sardegna. Ho conosciuto La Pira, Medi e Trancanelli. Trancanelli l’ho intervistato per il volume Cerco fatti di Vangelo e sono stato a casa sua, a Perugia. Ho avuto occasione di scrivere i profili di Candia, Tonelli, Palatucci, Livatino, Mesina. Anche con le nuove conoscenze conto di sviluppare solide amicizie.

A proposito di Bertinotti, presidente della Camera, che ieri a Porta a porta ha criticato il papa, invitandolo a “vedere” il positivo delle unioni di fatto, che tendono a “costruire dei valori” ai quali “egli stesso dovrebbe essere attento”. Sono sensibile a questo argomento, in nome dei giovani che scelgono l’unione di fatto e lo fanno seriamente. Bertinotti sembra dire alla Chiesa: anche quello è un modo di costruire rapporti d’amore, non vi interessa? E’ una domanda più penetrante di quanto non abbiano colto i corsivisti che hanno reagito accusando Bertinotti di voler insegnare al papa. In verità quella domanda gli uomini di Chiesa se la pongono in privato, ma evitano di porla pubblicamente perché temono che possa danneggiare l’impegno a difendere la famiglia. Dal mio angolo di battitore libero, io me la pongo così: dobbiamo pregiare, onorare e favorire ogni atto d’amore, o dobbiamo costruire una società che favorisca l’amore duraturo? Io credo che dobbiamo pregiare ogni atto d’amore, cercando di contribuire alla costruzione di una società capace di favorire l’amore duraturo. E’ forse la stessa questione che una sera di qualche anno addietro mi fu posta da un uditore sveglio di una mia conferenza: “Il nostro compito è di pregare a nome di chi non prega, o non è piuttosto quello di fare in modo che cresca il numero di coloro che pregano?”. Questa fu la mia risposta, se ricordo giusto: dobbiamo pregare a nome di chi non prega, mentre ci adoperiamo in ogni modo perché cresca il numero di coloro che pregano.

Forse il cardinale Camillo Ruini desidera che il suo successore alla presidenza della Cei sia il vescovo Giuseppe Betori, attuale segretario. Lo si poteva pensare in astratto, tenendo conto del buon affiatamento che li caratterizza, ma da lunedì 15 maggio ci anche – come indizio – le parole con cui il cardinale ha commentato la conferma di Betori nell’incarico, venuta dal papa il 6 aprile, “accogliendo la proposta della Presidenza della C.E.I., pienamente condivisa dal Consiglio Episcopale Permanente”: “Per questa conferma sento il bisogno di esprimere al Papa il più vivo ringraziamento, nella certezza di interpretare il sentire comune di tutti voi. Il ringraziamento si estende di cuore allo stesso Mons. Betori, per la dedizione tanto intelligente, premurosa e infaticabile con cui promuove le molteplici attività della C.E.I., ha cura dei vincoli di fraternità e comunione che ci uniscono, affronta i problemi assai diversificati che quotidianamente si presentano: verso di lui abbiamo tutti, ma io a titolo speciale, un grande debito di gratitudine”.