A proposito di Provenzano e delle sue Bibbie (vedi post del 14 e 15 aprile, e del 4 giugno), trovo una vecchia pagina del Corriere della Sera (18 marzo 2005) dove il collega Dino Martirano ritratta Massimo Tata, 40 anni, condannato a 25 per omicidio, fine pena 2019, che lievita i tempi lunghi della sua vita rinchiusa leggendo libri per i ciechi. Lavora cioè per la collana Libro parlato dell’Unione ciechi italiani: “Prima del carcere non leggevo molto. Guidavo tutto il giorno il carro attrezzi e quando non guidavo dormivo. Poi a Rebibbia ho chiesto una Bibbia forse per raccomandarmi al Signore e ho scoperto parole e significati ai quali non mi ero mai avvicinato”. Mi chiedo come sia avvenuto che abbiano negato una Bibbia a Provenzano, dopo l’arresto. Un collega della giudiziaria mi dice: perchè in isolamento non puoi avere libri. Già, la Bibbia è un libro!
Il blog di Luigi Accattoli Posts
Leggo qualcosa di un’antologia sulle pagine personali del web (Dopo la democrazia? Il potere e la sfera pubblica nell’epoca delle reti, Apogeo editore) e forse intuisco perché mi sono buttato nell’impresa di questo blog: per fare qualcosa con i miei figli informatici, che me lo stanno costruendo, ma anche per vedere se mi riesce di dire la mia fuori da ogni condizionamento. E’ un’avventura, questo mi è chiaro. Sento la spinta a tenere un diario in pubblico e trovo nella rete lo spazio per mettermi alla prova. Non so se funzionerà. Con due mesi di “numeri zero” e altri due di passa-parola tra amici ho messo insieme un’ottantina di visitatori diversi al giorno e avverto la tentazione di affrontare nuovi argomenti. Vedo la rete come un luogo dove uno può parlare a chi passa senza pagare pedaggi e può invitare i passanti a rifarsi vivi. La faccenda ha qualcosa a che fare con il mercato dove uno piazza il suo banco e con la conversazione in piazza, tra la fontana e il comune. Ringrazio i primi duemila visitatori e vado avanti.
“La pace è resa più salda se segue la guerra” e viene sempre il momento in cui “bisogna essere convinti che il ricorso alle armi è inevitabile”, ma soprattutto “non bisogna lasciare che gli avversari diventino più potenti”: non sono righe prese da articoli di Giuliano Ferrara sulla guerra all’Iraq, ma da La guerra del Peloponneso di Tucidide, che leggo in questi giorni di vacanza. Anche quella fu una guerra preventiva, motivata – a parere dello scrupoloso narratore, che dedicò la vita a studiarla – “dall’accrescimento della potenza ateniese e dal timore che essa incuteva agli spartani”. E’ cambiato tutto nel mondo, dal quinto secolo avanti Cristo a oggi, ma non è cambiata la legge della forza e della paura e il calcolo che ne fanno gli uomini accampati gli uni di fronte agli altri. Le parole tra virgolette sono prese dai paragrafi 124, 144, 86, 23 del libro primo di quel grande testo. Merita leggere chi pensò a lungo prima di scrivere e tanto si interrogò sui pro e i contro di una guerra quasi trentennale.
I giornali scrivono che Francesco Camaldo, cerimoniere del papa, sarebbe implicato nell’inchiesta su Vittorio Emanuele e riferiscono queste parole del faccendiere Massimo Pizza, che “descrivono” l’importanza di Camaldo per il principe: “Il monsignore è il responsabile dei servizi di sicurezza del Vaticano, vox populi dice anzi che è il responsabile dei servizi segreti del Vaticano”. Il buon Camaldo è cerimoniere e basta e uno dei tanti, non “il” cerimoniere, che è Marini. Lo conosco e non lo ritrovo nelle cronache di questi giorni. Non ha nulla a che fare con la sicurezza del Vaticano: credo ne sappia meno di me. Ma come ha fatto a entrare in contatto con tipi come Pizza e il “maniaco sessuale” Vittorio? Quando Camaldo me lo spiegherà, lo raccontero ai visitatori del blog.
Il pubblico ministero del processo a Saddam Hussein ha chiesto la pena di morte per il raìs e Pannella si candida per “un incarico governativo straordinario” al fine di salvare l’ex dittatore dal boia. Intanto la presidente della Repubblica delle Filippine, Gloria Macapagal-Arroyo, firma la legge di abrogazione della pena capitale e porta in dono al papa il testo della legge rilegato in pelle rossa: «Well done» (ben fatto), commenta Benedetto XVI. Ci sono ancora 54 paesi nel mondo che hanno la pena di morte. Io non avrei difficoltà a dare quell’incarico a Pannella: per una battaglia giusta, è giusto utilizzare ogni risorsa.
“Ratzinger. Benedetto XVI e le conseguenze dell’amore” è il titolo di un volume di Carlo Di Cicco – vaticanista dell’Agenzia Asca – pubblicato da Edizioni Memori, che viene presentato martedì 27 alla libreria Faltrinelli di via Orlando, a Roma, alle ore 18. E’ un libro fresco, che guarda senza pregiudizi all’avventura del cristiano Ratzinger che diventa Benedetto XVI: “un uomo ritrovato”, che punta sulla “centralità dell’amore” nel messaggio cristiano, per “riproporlo a tutti”, con nuovo linguaggio, “nel mondo globalizzato”. Di Cicco garbatamente polemizza con progressisti e conservatori che “continuano a leggere atti e parole di Benedetto con queste stesse categorie, quando egli da lungo tempo se ne è chiamato fuori”. La conseguenza è che tanti parlano “di un papa sognato ma irreale”. Per esempio lo dicono “angosciato”, mentre egli “appare gioioso e libero”. Lo presentano “arroccato”, quasi si trattasse di una persona “dalla fede debole”, mentre egli “ha una fede forte, trasparente, convinta”. Ho discusso più volte con Carlo la fisionomia del credente Ratzinger e oggi consiglio la lettura del suo libro come un vero aiuto a capire quanto sta avvenendo davanti ai nostri occhi. Da tempo considero decisivo, nella scommessa di interpretare un pontificato, che si parta dalla fede dell’uomo chiamato a fare il papa.
Voto “no” al referendum sulla Costituzione, arrivo cioè alla stessa conclusione dell’amico don Athos di Monte Sole (vedi sopra, 19 giugno) ma non condivido la sua idea che quella di oggi sia una “scelta decisiva” per il futuro dell’Italia, davanti alla quale il cristiano non può “dichiararsi neutrale”. La pensavo così anche quando a parlare di scelta decisiva era Dossetti in persona. Io sono per allargare il campo delle libertà spettanti al cristiano e non per restringerlo. Non condivido neanche lo sforzo con cui da più parti si è tentato di interpretare la neutralità della Cei come copertura a un “sì” sostanziale. Prendo sul serio il cardinale Ruini: se dice che la Cei non ha una sua posizione, vuol dire che non l’ha. Egli si pronuncia volentieri in merito alla vita pubblica e che interesse dovremmo mai avere a presumere che parli anche quando tace?
“Non sai quante sono le persone che pregano” dice Geneviève, un’amica sorprendente: “Molte di più di quello che pensi”.
I fratellini di Gravina scomparsi, una nuova retata di pedopornografi. La lettura dei giornali mi richiama alle parole terribili che sono in Genesi 6, 6: “E il Signore si pentì d’aver fatto l’uomo sulla terra e se ne addolorò in cuor suo”. Quell’uomo che poche pagine prima gli era parso, insieme al resto della creazione, “cosa molto buona”. A ogni pagina dei giornali ci sentiamo attraversati da questi trasalimenti di Dio.
“Città nuova” – la rivista del movimento dei Focolari – compie cinquant’anni e il collega Michele Zanzucchi mi chiede cinque righe per un numero speciale. Mando queste:
Sono un cultore di storie di vita e “Città nuova” ne ha sempre, per questo la leggo abitualmente. Confesso che sorvolo sul resto. Alcune delle storie sono straordinarie, ma anche quelle ordinarie mi incantano. Scoprire quella casa famiglia piena di “figli”, quella pensione o quell’agriturismo gestiti nello spirito dell’economia di comunione. Ma soprattutto le storie delle vite convertite: quando e come uno o una che hanno magari la mia età si sono aperti al mistero. Molti giornali oggi fanno questo. “Città nuova” lo fa con l’atteggiamento più ospitale che conosco: cioè più aperto alla varietà dei paesi, delle fedi e delle persone.
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