Il blog di Luigi Accattoli Posts

Voto “no” al referendum sulla Costituzione, arrivo cioè alla stessa conclusione dell’amico don Athos di Monte Sole (vedi sopra, 19 giugno) ma non condivido la sua idea che quella di oggi sia una “scelta decisiva” per il futuro dell’Italia, davanti alla quale il cristiano non può “dichiararsi neutrale”. La pensavo così anche quando a parlare di scelta decisiva era Dossetti in persona. Io sono per allargare il campo delle libertà spettanti al cristiano e non per restringerlo. Non condivido neanche lo sforzo con cui da più parti si è tentato di interpretare la neutralità della Cei come copertura a un “sì” sostanziale. Prendo sul serio il cardinale Ruini: se dice che la Cei non ha una sua posizione, vuol dire che non l’ha. Egli si pronuncia volentieri in merito alla vita pubblica e che interesse dovremmo mai avere a presumere che parli anche quando tace?

“Non sai quante sono le persone che pregano” dice Geneviève, un’amica sorprendente: “Molte di più di quello che pensi”. 

I fratellini di Gravina scomparsi, una nuova retata di pedopornografi. La lettura dei giornali mi richiama alle parole terribili che sono in Genesi 6, 6: “E il Signore si pentì d’aver fatto l’uomo sulla terra e se ne addolorò in cuor suo”. Quell’uomo che poche pagine prima gli era parso, insieme al resto della creazione, “cosa molto buona”. A ogni pagina dei giornali ci sentiamo attraversati da questi trasalimenti di Dio.

“Città nuova” – la rivista del movimento dei Focolari – compie cinquant’anni e il collega Michele Zanzucchi mi chiede cinque righe per un numero speciale. Mando queste:
Sono un cultore di storie di vita e “Città nuova” ne ha sempre, per questo la leggo abitualmente. Confesso che sorvolo sul resto. Alcune delle storie sono straordinarie, ma anche quelle ordinarie mi incantano. Scoprire quella casa famiglia piena di “figli”, quella pensione o quell’agriturismo gestiti nello spirito dell’economia di comunione. Ma soprattutto le storie delle vite convertite: quando e come uno o una che hanno magari la mia età si sono aperti al mistero. Molti giornali oggi fanno questo. “Città nuova” lo fa con l’atteggiamento più ospitale che conosco: cioè più aperto alla varietà dei paesi, delle fedi e delle persone.

Mangio in trattoria e vedo sedersi, al tavolo accanto, una coppia con una bimba forse di cinque anni, tonda e gioconda, che ordina la sua pizza e l’aspetta impugnando le posate e battendo i pugni sul tavolo, mentre canta “che fame che fame”. “Beato chi sfama uno di questi piccoli”, dico fra me pensando ai papà e alle mamme di tutto il mondo, che siano sposati o coppie di fatto, compresi quelli che non sanno la differenza tra le due categorie –  e pensando anche alla gente dei forni. Ma beati due volte quelli che sfamano figli che non sono i loro.

Mi ha scritto da Monte Sole don Athos Righi, il superiore dei monaci fondati da don Giuseppe Dossetti, per mandarmi una dichiarazione con cui invita a votare “no” nel referendum di domenica prossima, confermativo della riforma costituzionale. Ne ho parlato sul Corsera di oggi, riassumendo le sue parole. Che qui riporto per intero:

DICHIARAZIONE PER IL REFERENDUM SULLA COSTITUZIONE
Con il Referendum sulla riforma costituzionale, il nostro Paese si trova oggi di fronte a una scelta decisiva per il suo futuro. Come ormai ampiamente dimostrato dai più insigni costituzionalisti, la riforma varata dalla maggioranza di centro-destra nella precedente legislatura, mette in questione i valori fondanti della nostra Comunità nazionale garantiti dalla Carta Costituzionale, scritta all’indomani della Seconda Guerra mondiale e della riconquistata libertà dal regime fascista.
La Costituzione del 1948 fu una risposta all’immane tragedia della guerra, frutto di un sentire generato dal sacrificio di tanti milioni di vittime innocenti e esito di un impegno comune e generoso di tutte le parti democratiche del nostro popolo.
È perciò gravissima responsabilità e impegno ineludibile di ogni coscienza respingere questo tentativo di stravolgere il Patto fondante della nostra nazione, e votare no nell’imminente referendum.
Chi poi si richiami a una coscienza cristiana non può dichiararsi neutrale: suggerendo così che un testo vale l’altro, e sacrificando strumentalmente valori irrinunciabili a propensioni politiche e interessi di parte.
Non posso non ricordare come don Giuseppe Dossetti, padre costituente e fondatore della nostra Comunità monastica, più di dieci anni or sono, prevedendo quanto oggi si sta puntualmente realizzando, abbia speso le ultime energie della sua vita, come vigile sentinella, nell’intento di svegliare le coscienze degli italiani di fronte al pericolo di un ritorno ad un regime autoritario.
don Athos Righi – Monte Sole, 16 giugno 2006

Leggo i giornali anche per cercare segni di speranza: oggi ho trovato la notizia dell’inaugurazione del centro “Progetto rinascere”, avvenuta ieri a Mulazzo, Massa Carrara, che accoglierà una quarantina di ex detenuti. Dietro ci sono la Chiesa locale e don Oreste Benzi, con il suo grande cuore. Dirigeranno il centro Norina e Mauro Cavicchioli, responsabili di una casa famiglia di venti persone: tre figli naturali, uno in affido e “una decina di detenuti” già in programma di recupero. Per chi fosse interessato a dare una mano, metto questo numero di telefono: 349.2655777.

Ogni giorno la felicità ci tocca per vie inaspettate, proprio come il dolore: oggi mi arriva con la notizia che il padre Enrico di Rovasenda, domenicano, pioniere del riesame del “caso Galileo”, compie cent’anni in buona salute, nel convento di Genova dove si è ritirato. Paolo VI nel 1974 lo nominò cancelliere della Pontificia Accademia delle Scienze e in tale veste trattò con Giovanni Paolo II l’avvio di quel “riesame”, che fu all’origine dell’intera predicazione del papa polacco sulla “purficazione della memoria”. Il mio interesse  all’argomento – che mi ha portato alla pubblicazione del volume Quando il papa chiede perdono. Tutti i mea culpa di Giovanni Paolo II (Mondadori 1997) – parte dalle conversazioni avute con il caro padre Enrico nei primi anni ’80.

C’è dibattito sulla “lobby cattolica” che si sta costituendo tra deputati e senatori di ogni schieramento, cioè sull’Intergruppo parlamentare “Persona e bene comune” che dovrebbe tenere oggi la prima riunione. Spero che l’iniziativa abbia successo, che sia capace di parlare ai non cattolici e che vada avanti nonostante gli scontri interni. Non sempre riuscirà a prendere una posizione condivisa, ma sarà comunque utile che ci provi ogni volta che ne vale la pena.

Il vescovo Rino Fisichella, da me intervistato sul Corsera di oggi, afferma che il Comitato Amato è caduto in contraddizione fin dal primo pronunciamento e ritiene che esso non risponda ad alcuna necessità. Io invece immagino che un’utilità la possa avere e mi ostino ad attenderne la manifestazione, oltre il modesto compromesso della prima uscita, in forza della stima che ho per Amato: un laico che si pone le domande dei credenti. Mi sarebbe piaciuto fosse stato eletto alla presidenza della Repubblica, ma oso immaginare che la sua opera possa essere più feconda in questa scommessa di coordinare i poveri ministri del governo Prodi alle prese con lo tsunami della bioetica