Il blog di Luigi Accattoli Posts

Un nipote di nome Luigi si laurea alla facoltà di Scienze umanistiche della Sapienza con lode, sulle leggi nostrane riguardanti il cinema. Si festeggia con crostate e spumante sul prato che è dietro il rettorato. La tesi ha una dedica che ammirato trascrivo:

Dedico questo lavoro alla mia famiglia
tutta. In ogni caso,
origine.
Mia madre, sorgente di vita e d’infinito
amore.
Mio padre, scintilla prima della mia
curiosità.
Mia sorella, sentiero sicuro, casa
ovunque, stima intrecciata.

Inizio da oggi a trattare del libro del papa su Gesù (vedi post del 18 aprile), proponendomi di dedicargli almeno tanti post quanti sono i capitoli. Inizio dalla “premessa”. Riporto in corsivo le frasi più vive e poi metto qualche commento. Seguo questo metodo per facilitare la partecipazione di chi ancora non ha letto il libro. Segno tra parentesi la pagina da cui ho preso la citazione, in modo che chi vuole può ampliare la lettura.

Io ho fiducia nei Vangeli (17)

Ho voluto fare il tentativo di presentare il Gesù dei Vangeli come il Gesù reale, come il “Gesù storico” in senso vero e proprio” (18)

Io ritengo che proprio questo Gesù – quello dei Vangeli – sia una figura storicamente sensata e convincente (18)

Anch’io ho fiducia nei Vangeli e quando non capisco rileggo, interrogo chi ne sa di più, attendo di capire. Tendo a imparare a memoria le parole di Gesù riportare dai Vangeli: spero di riuscire a memorizzarle per intero entro l’ultimo giorno. Ripeto tra me quelle che non capisco, avendo fiducia che se continuo a bussare mi verrà aperto.

Che la figura di Gesù che troviamo nei Vangeli sia convincente è forse l’idea più chiara che io abbia mai avuto. Non conosco figura più “sensata e convincente”. Penso che se la Chiesa impegnasse tutte le sue energie a presentare il Gesù dei Vangeli al mondo d’oggi, riprenderebbero le conversioni. Qui da noi, intendo dire. Perché le conversioni a Gesù ci sono ancora e tante, ma lontano da qui.

Nella mia ingenuità sogno di dedicarmi alla presentazione della figura di Gesù. Bisognerebbe trovare, forse, un modo conviviale di farlo: si offre una sobria cena a una folla di curiosi e si racconta il Vangelo. Un po’ come avvenne quel pomeriggio sul lago di Tiberiade, che sboccò nella moltiplicazione dei pani e dei pesci. Io sono convinto che il metodo risulterebbe praticabile. La Chiesa cattolica in Italia ha tanti mezzi, perché non prova a investire qualcosa in una tale iniziativa?

“A volte prendevo lo scooter e me ne andavo in campagna da sola. Mi mettevo sotto un albero e aspettavo che quel senso di profonda solitudine passasse”: così parla Romina, una delle 41 claustrali intervistate da Espedita Fisher nel volume Clausura. Le nuove testimoni dell’assoluto pubblicato da Castelvecchi (260 pagine, 16 euro). Alina, Esmeralda, Chiara, Lucy, Michelle, Alba, Bianca, Irina sono alcune altre, da me scelte tra i nomi che danno luce.  

“Non comando nè sarò comandato”: scritto su un murale antimilitarista – si vedono elmetti e canne di fucile – in via Giuliano l’Apostata, a Roma

Dio non tace ma il suo è un “silenzioso parlarci”. E’ necessario il dono di una particolare “sensibilità interiore” che ci renda “capaci di udire e vedere i deboli segnali che Dio manda nel mondo”. Sono riflessioni che trovo alle pagine 117 e 116 del volume del papa su Gesù di Nazaret. A pagina 56 egli svolge una riflessione più ampia sulla fioca parola di Dio, invitandoci ad accettarne il mistero, che possiamo penetrare solo con lo “slancio del cuore” e come uscendo da noi stessi: “Naturalmente ci si può chiedere perchè Dio non abbia creato un mondo in cui la sua presenza fosse più manifesta; perchè Cristo non abbia lasciato dietro di sè un ben altro splendore della sua presenza, che colpisse chiunque in modo irresistibile. Questo è il mistero di Dio e dell’uomo, che non possiamo penetrare. Noi viviamo in questo mondo nel quale appunto Dio non ha l’evidenza di una cosa che si possa toccare con mano, ma può essere cercato e trovato solo attraverso lo slancio del cuore, l’esodo dall’Egitto”. Ho appena terminato la lettura del volume e questi richiami all’accettazione del mistero sono le righe che più mi hanno segnato. Il papa ci invita a considerare la condizione indifesa in cui i cristiani si trovano nel mondo. Più indifesa di quanto non vorremmo. Privi di qualsiasi prova provata, chiamati a gettare le reti sulla parola del Signore, che giunge a noi – appunto – come un “debole segnale”.

“Prima eri come l’oro – ora sei come loro”: scritto sul cornicione dell’Agenzia delle entrate di Recanati.

“Il Signore ha portato con sé le sue ferite nell’eternità. Egli è un Dio ferito; si è lasciato ferire dall’amore verso di noi. Le ferite sono per noi il segno che Egli ci comprende e che si lascia ferire dall’amore verso di noi. Queste sue ferite – come possiamo noi toccarle nella storia di questo nostro tempo! Egli, infatti, si lascia sempre di nuovo ferire per noi. Quale certezza della sua misericordia e quale consolazione esse significano per noi! E quale sicurezza ci danno circa quello che Egli è: “Mio Signore e mio Dio!” E come costituiscono per noi un dovere di lasciarci ferire a nostra volta per Lui!”: così ha parlato ieri il papa a commento del Risorto che invita l’apostolo Tommaso ad accertarsi della sua identità mettendo il dito nelle sue ferite. Lo segnalo ai visitatori come esempio della forza di parola del papa teologo, per la quale rimando al post del 19 febbraio e agli altri li richiamati.

“Vai a scuola e impara dalla strada”: scritto sulla parete di sinistra della stazione di Tagliacozzo, per chi la guarda dal treno.

Stamane alle 09,30 ho avuto in Sala Stampa Vaticana una copia del libro “Gesù di Nazaret” (Rizzoli editore) a firma “Joseph Ratzinger – Benedetto XVI”. Lo sto leggendo in treno, mentre vado a Morrovalle (Macerata) per una conferenza presso l’Istituto comprensivo “Via Piave” e mi sento fortunato: un libro su Gesù, l’argomento che amo di più, scritto dalla persona che ho più interesse a conoscere in ogni piega dell’animo e del pensiero, cioè il papa di Roma. Penso che tornerò con calma sull’argomento, ma da subito butto là un’idea per i visitatori che hanno qualche contenzioso con il papa teologo: approfittino di questo libro per amarlo. Il papa che parla di Gesù non è ciò che tutti attendiamo? Egli ci dà ora questo volume e ce ne promette un altro. Se non ci va granchè il papa che batte sulle “radici cristiane dell’Europa” o sui “principi non negoziabili”, non potremmo sintonizzarci con lui ora che affronta l’argomento degli argomenti? A risentirci.  

“Ho una bomboletta in mano – la strada è deserta – e penso a te”: scritto a grandi lettere sul selciato in via Borgo Pio, a Roma.