Tre sono i gesti compiuti da Francesco in questa settimana a guida della Comunione Cattolica nel dramma dell’Ucraina: la chiamata alla preghiera e al digiuno contro il demone della guerra, formulata mercoledì 23; il monito a Putin, con la visita di venerdì all’Ambasciata russa; la vicinanza al popolo ucraino, espressa ancora una volta oggi con la telefonata al presidente Zelenskyji. Da questi tre gesti e dalle parole che li hanno accompagnati mi sento pienamente interpretato. Nel primo commento la notizia della telefonata di ieri, nel secondo il rimando alla narrazione vaticana dei tre momenti.
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Amici ucraini mi mandano questo video che pubblico con piena adesione alle parole del giovane chierico che dice: “Pregate per l’Ucraina”
“Questa razza di demòni non si scaccia se non con la preghiera e il digiuno” ammonisce Gesù in Matteo 17, 21. Sulla base di questo insegnamento il Papa ieri – davanti allo scatenamento del demone della guerra al confine tra Russia e Ucraina – ha invitato tutti a una giornata di digiuno e di preghiera da tenere il 2 marzo, mercoledì delle Ceneri. Nel primo commento l’appello di Francesco. Nel secondo la mia adesione.
Aggiornamento al pomeriggio – All’ottavo commento la dichiarazione del Segretario di Stato Vaticano Piero Parolin delle ore 14.59 del 24 febbraio
“La figura del pontefice cattolico avrà ancora una sua centralità ed affidabilità, ma molto dipenderà dalle caratteristiche dei successori di papa Francesco, ben difficilmente capaci di ripeterne l’exploit sul piano comportamentale e decisionale”: è l’ultima delle dieci previsioni sugli andamenti del religioso alle quali si azzarda il creativo sociologo Roberto Cipriani nel suo opus magnum L’incerta fede (2020). Previsione che io contesto da vaticanista a sociologo, ricordando a Cipriani che i conclavi sono imprudenti e vai a capire che potranno cavare, nei prossimi decenni, dal camino della Sistina. Nei commenti tutte le previsioni del sociologo, una scheda sulla sua opera e altre maraviglie in essa contenute.
Il vocione dell’organo riempiva la chiesa e dalla porta aperta entrava nella piazza
Amici belli, sono felice di annunciare che domani, lunedì 21 febbraio alle 21.00, ci troviamo via Zoom per leggere dal Vangelo di Marco la narrazione delle guarigioni operate da Gesù nella piana di Gennèsaret, secondo la narrazione che ne fa il Vangelo di Marco a conclusione del capitolo 6, dov’è la bellissima immagine dei malati portati nelle piazze e da Gesù nelle piazze guariti: una primissima attestazione del carattere pubblico e missionario della vocazione cristiana. Nei commenti la scheda di presentazione della lectio: chi volesse partecipare mi scriva e gli indicherò come fare a collegarsi.
Il nuovo arcivescovo di Torino, che prende il posto di Cesare Nosiglia (77 anni), è un teologo di buona fama: Roberto Repole, 55 anni, che è stato anche presidente dell’Associazione dei teologi italiani dal 2011 al 2016. Nel primo commento le parole di richiamo al Vangelo con cui ha accolto la nomina e nel secondo un suo testo su Papa Francesco che pure fa riferimento al Vangelo. I richiami al Vangelo sono un buon criterio per capire un vescovo.
Aprendo ieri in Vaticano un Simposio internazionale “Per una teologia fondamentale del sacerdozio”, promosso dal cardinale Marc Ouellet, prefetto della Congregazione per i Vescovi, Francesco ha avuto alcune sobrie parole sul celibato dei preti, mirate a segnalare che la fedeltà a esso può risultare meno drammatica se vissuto in una sana relazione amicale nell’ambito della comunità presbiterale. Quelle parole sono state interpretate dai media come una risposta anticipata al Sinodo della Chiesa tedesca, che sollecita l’ammissione al sacerdozio di uomini maturi (viri probati) viventi nel matrimonio. Nei commenti riporto le parole del Papa, nego che siano una risposta al Sinodo tedesco, le inquadro nell’insieme della vasta riflessione – anche autobiografica – proposta ieri da Francesco, richiamo la mia posizione sul celibato dei preti, esposta più volte qui nel blog, che consiste nell’adozione di una disciplina mista, celibe e sposata, del sacerdozio anche nella Chiesa latina.
Quattro fratelli di Borzonasca in terapia intensiva nella primavera del 2021: uno muore, un altro – Enrico Devoto, diacono permanente della diocesi di Chiavari – con una videointervista trasmessa da Teleradiopace il 7 dicembre 2021 esprime “profonda gratitudine” per gli aiuti ricevuti e del dramma del fratello che se ne è andato mentre lui era in coma, ricoverato nello stesso reparto, dice: “Queste cose credo che le capiremo in Paradiso”. Nel primo commento la mia trascrizione della videointervista. Ringrazio don Alberto Gastaldi, di Chiavari, che mi ha segnalato questa storia.
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