Che può fare un vaticanista in guerra? Non è affar suo. La sua arte è l’ascolto prolungato delle parole. Auscultando come fa il medico con i nostri polmoni si coglie qualcosa che è dietro la propaganda. Praticando quest’arte sui discorsi dei russi e su quelli degli ucraini e degli occidentali mi vado segnando le parole che ritengo rivelatrici. Oggi avvio il loro rendiconto e parto dal campo russo. Riporto nei commenti due testi: il passo che ieri Putin ha dedicato ai morti russi in Ucraina, una risposta del ministro degli esteri Lavrov sulle intenzioni del Cremlino che ho trovato in una sua intervista del 1° maggio.
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Ho conosciuto la coppia più singolare che mai mi sia capitata: piena di travagli ma per nulla lamentosa. Lui è cieco da un decennio per una patologia mal curata, lei è sorda pure da un decennio e non vuole apparecchi. Giura che le fanno confusione. “Ci sente lui per me” conclude serenamente. Sono sui settanta. Camminano molto, hanno il contapassi e sono orgogliosi delle medie che realizzano. Lei guida i movimenti, lui parla con la gente che non vede. Non discutono mai su quello che vedono e sentono: l’uno si fida dell’altro. Non si considerano sfortunati. “Pensa – dice l’uno all’altra – se ero sordo anch’io”. “E tu immagina – replica lei – se ero cieca come te”. Quando incontrano un conoscente che chiede “come va” rispondono a una voce: “Basta accontentarsi”.
Intervista piena di informazioni e implorazioni quella che Francesco ha dato al Corriere della Sera di oggi. La volontà di incontrare Putin per fermare la guerra, lo scontro che ha avuto con il Patriarca Kirill, la Nato che abbaia alla porta della Russia, le proteste che gli sono arrivate dagli ucraini per le due donne chiamate a portare la croce: “Sono un popolo fiero”. Le guerre che servono per “provare le armi”, la mancanza di una vera “volontà di pace”. L’ottimo lavoro del cardinale Parolin. La resistenza dei vescovi italiani al cambiamento. Riporto nei commenti i passaggi principali e metto alla fine una mia nota.
Soffro e piango dice il Papa al Regina Coeli, implorando “corridoi umanitari sicuri per le persone intrappolate nell’acciaieria” di Mariupol, “barbaramente bombardata e distrutta”, ma anche chiedendo “insieme a tante persone angosciate, se si stia veramente ricercando la pace” e “se ci sia la volontà di evitare una continua escalation militare e verbale”. Sono tra i tanti angosciati e interpreto la crescita del linguaggio guerrafondaio come un segno della mancanza, nei due fronti, di una vera volontà di pace. Nei commenti tutte le parole del Papa.
Putin che mette in allerta il comparto nucleare della Federazione russa e minaccia di colpire con “armi mai viste” i sostenitori dell’Ucraina. I paesi occidentali, tra i quali il nostro, che moltiplicano l’invio di armi e si impegnano a “fare il possibile” per “sconfiggere la Russia sul terreno”. – Nel primo commento dico per intero il mio spavento.
“Caro fratello! Possa lo Spirito Santo trasformare i nostri cuori e renderci veri operatori di pace, specialmente per l’Ucraina dilaniata dalla guerra, affinché il grande passaggio pasquale dalla morte alla nuova vita in Cristo diventi una realtà per il popolo ucraino, desideroso di una nuova alba che porrà fine all’oscurità della guerra”: così Francesco con un messaggio inviato al patriarca di Mosca Kirill, in occasione della Pasqua ortodossa che cadeva il 24 aprile, secondo il calendario giuliano. Nei commenti altri elementi del messaggio papale e quanto Francesco ha detto sulla guerra domenica a mezzogiorno.
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