Il blog di Luigi Accattoli Posts

Domani il cardinale Matteo Zuppi parte per Mosca come inviato del Papa: starà due giorni nella capitale russa e sarà questa la seconda tappa della missione di pace che gli è stata affidata, dopo la tappa di Kiev, dov’era stato il 5 e 6 giugno. Una missione impossibile, avventata, spropositata. Ma è giusto che gli uomini di Chiesa prendano iniziative fuori portata, opportune e inopportune, a tempo e contro il tempo, anche umanamente illogiche. Nel primo commento richiamo quanto avevo scritto qui nel blog quando fu annunciata la missione, il 20 maggio. Nel secondo provo a legare, acrobaticamente, l’avventata partenza del cardinale per Mosca con la marcia su Mosca dell’avventato Prigozhin.

Cristo che ridà la vista a Bartimeo – William Blake – 1799-1800 – pittura su tela – Yale: per introdurre la scheda di preparazione all’appuntamento di Pizza e Vangelo di domani, lunedì 26 giugno 2023, ultimo prima dell’estate, nel quale tratteremo della guarigione del cieco Bartimeo, di Gerico, che nel capitolo 10 del Vangelo di Marco grida a Gesù, balza in piedi, getta via il mantello e corre dal Maestro per implorare la guarigione. La scheda è nei commenti. Ho scelto per la copertina questa immagine di Blake, segnalata qui nel blog da Cristina Vicquery, che ringrazio, perchè mostra Bartimeo che getta il mantello e corre a Gesù seminudo, come a un battesimo, come a una rinascita. Un Bartimeo modello di chi invoca pietà e balza in piedi alla chiamata del Maestro

Una rosa dopo la pioggia da me fotografata ad Altino, Montemonaco, Ascoli Piceno, il 3 giugno, giorno del matrimonio della figlia più giovane: nel primo commento un testo del poeta Borges sulla frequenza della bellezza che ci assale, ci assedia, ci cerca
Guarigione dei due ciechi di Gerico – mosaico di Sant’Apollinare nuovo – Ravenna – per segnalare che in vista della prossima lectio di Pizza e Vangelo, che sarà lunedì 26, ultima prima dell’estate, cerco un’immagine del cieco Bartimeo che getta via il mantello e corre verso il Maestro che ha invocato a gran voce: “Figlio di Davide abbi pietà di me” (Marco 10, 46-52). L’immagine di Ravenna che riporto qui è esemplata sul passo parallelo di Matteo, che mette in scena due ciechi. Di essa non m’accontento, perchè cerco il gesto liberatorio e di spoliazione dell’uomo vecchio narrato da Marco: “Gettato via il mantello, balzò in piedi e venne da Gesù“. Ho un Bartimeo del Poussin e un altro del Maestro della raccolta della manna, ma in nessuno dei due trovo il getto del mantello. Mi serve quello

Salita all’empireo di Hieronymus Bosch – 1500-1504 – particolare – per segnalare un’affermazione visionaria di Gianni Baget Bozzo che riporto, con grata ammirazione, nel primo commento. Nel secondo una mia nota di inquadramento

Vocazione di Giacomo e Giovanni di Marco Basaiti, tavola del 1510, Galleria dell’Accademia – particolare – per presentare la registrazione audio dell’ultimo appuntamento di Pizza e Vangelo, di lunedì 12 giugno. Nei commenti qualche dettaglio sui figli del tuono, come Gesù chiamava i due figli di Zebedeo

Con questo post intendo onorare la mia amicizia con la famiglia Prodi che risale agli anni ’70, quand’ero a Bologna per il Regno. Sono stato a tavola nella loro casa, loro nella mia. Quando arrivò a Roma Camillo Ruini, come segretario della Cei, nel 1986, Romano mi telefonò per propormi un incontro con quel vescovo che aveva celebrato il loro matrimonio: “Ti andrebbe di conoscerlo? E’ da poco a Roma e ha qualche difficoltà a orientarsi nel mondo dei media”. L’ho sempre votato, Romano: lo apprezzo. Riporto nei commenti un passaggio della lettera che il Papa ha mandato a Prodi l’altro ieri dal Gemelli, qualche spunto dell’omelia del cardinale Zuppi alla celebrazione della messa di addio di stamane, un brano di Flavia che è nel libro “Insieme” che scrisse con il marito nel 2005, alcune parole a suo ricordo dette oggi da Romano.

Un comunicato della Compagnia di Gesù informa che con decisione del superiore generale il padre Marko Ivan Rupnik è stato “dimesso” dalla Compagnia con decreto firmato il 9 giugno. Il motivo formale dell’espulsione è il suo “rifiuto ostinato di osservare il voto di obbedienza”, ma dall’insieme del comunicato si comprende che vi è stato un processo interno all’ordine, che ha ritenuto Rupnik colpevole di quanto accusato da più persone, cioè di abusi sessuali, d’autorità e di coscienza; e che in base a quel processo gli è stato comandato di “cambiare di comunità” e di “accettare una nuova missione” potendo così entrare “in un percorso di verità” che gli permettesse “di fare i conti con il proprio passato e di dare un segnale chiaro alle numerose persone lese che testimoniavano contro di lui”. La decisione dell’espulsione è stata conseguente al suo “rifiuto” di accettare questa disposizione. Finalmente un atto di chiarezza, forse tardiva, ma certo risolutiva. Nei commenti riporto per intero il comunicato della Compagnia.

Nei commenti riporto per intero l’omelia dell’arcivescovo Mario Delpini alla celebrazione in Duomo per Silvio Berlusconi. Un testo che io trovo magistrale: con il ricorso alle risorse dell’anafora e della parabola – strumenti classici dell’arte omiletica – l’arcivescovo è riuscito a dire molto, forse tutto, dell’uomo Berlusconi affidandolo anche tutto al giudizio e alla misericordia di Dio. Dopo il testo dell’omelia segnalo alcuni elementi descrittivi dell’uomo Berlusconi che da essa traspaiono come festuca in vetro.

Questa foto del blogspost “La campagna appena ieri” mi ha riportato al giorno più santo della settimana che nella mia campagna tra Recanati e Osimo non era la domenica ma quello nel quale si faceva il pane. Una croce si tracciava sulla pasta lasciata per una notte a lievitare nella madia e un’altra su ognuna delle pagnotte prima di metterle nel forno e un’ultima, infine, sull’uscio del forno appena richiuso, segnata con la pala di legno dell’infornatura. Il forno con il pane dentro era un luogo santo come un tabernacolo. Come una donna incinta.