Domani il cardinale Matteo Zuppi parte per Mosca come inviato del Papa: starà due giorni nella capitale russa e sarà questa la seconda tappa della missione di pace che gli è stata affidata, dopo la tappa di Kiev, dov’era stato il 5 e 6 giugno. Una missione impossibile, avventata, spropositata. Ma è giusto che gli uomini di Chiesa prendano iniziative fuori portata, opportune e inopportune, a tempo e contro il tempo, anche umanamente illogiche. Nel primo commento richiamo quanto avevo scritto qui nel blog quando fu annunciata la missione, il 20 maggio. Nel secondo provo a legare, acrobaticamente, l’avventata partenza del cardinale per Mosca con la marcia su Mosca dell’avventato Prigozhin.
Il blog di Luigi Accattoli Posts
Con questo post intendo onorare la mia amicizia con la famiglia Prodi che risale agli anni ’70, quand’ero a Bologna per il Regno. Sono stato a tavola nella loro casa, loro nella mia. Quando arrivò a Roma Camillo Ruini, come segretario della Cei, nel 1986, Romano mi telefonò per propormi un incontro con quel vescovo che aveva celebrato il loro matrimonio: “Ti andrebbe di conoscerlo? E’ da poco a Roma e ha qualche difficoltà a orientarsi nel mondo dei media”. L’ho sempre votato, Romano: lo apprezzo. Riporto nei commenti un passaggio della lettera che il Papa ha mandato a Prodi l’altro ieri dal Gemelli, qualche spunto dell’omelia del cardinale Zuppi alla celebrazione della messa di addio di stamane, un brano di Flavia che è nel libro “Insieme” che scrisse con il marito nel 2005, alcune parole a suo ricordo dette oggi da Romano.
Un comunicato della Compagnia di Gesù informa che con decisione del superiore generale il padre Marko Ivan Rupnik è stato “dimesso” dalla Compagnia con decreto firmato il 9 giugno. Il motivo formale dell’espulsione è il suo “rifiuto ostinato di osservare il voto di obbedienza”, ma dall’insieme del comunicato si comprende che vi è stato un processo interno all’ordine, che ha ritenuto Rupnik colpevole di quanto accusato da più persone, cioè di abusi sessuali, d’autorità e di coscienza; e che in base a quel processo gli è stato comandato di “cambiare di comunità” e di “accettare una nuova missione” potendo così entrare “in un percorso di verità” che gli permettesse “di fare i conti con il proprio passato e di dare un segnale chiaro alle numerose persone lese che testimoniavano contro di lui”. La decisione dell’espulsione è stata conseguente al suo “rifiuto” di accettare questa disposizione. Finalmente un atto di chiarezza, forse tardiva, ma certo risolutiva. Nei commenti riporto per intero il comunicato della Compagnia.
Nei commenti riporto per intero l’omelia dell’arcivescovo Mario Delpini alla celebrazione in Duomo per Silvio Berlusconi. Un testo che io trovo magistrale: con il ricorso alle risorse dell’anafora e della parabola – strumenti classici dell’arte omiletica – l’arcivescovo è riuscito a dire molto, forse tutto, dell’uomo Berlusconi affidandolo anche tutto al giudizio e alla misericordia di Dio. Dopo il testo dell’omelia segnalo alcuni elementi descrittivi dell’uomo Berlusconi che da essa traspaiono come festuca in vetro.
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