Il blog di Luigi Accattoli Posts

MammaWiktoria Ulma aiuta la figlia maggiore Stasia a fare i compiti: nei commenti trovi altre cinque foto di questa famiglia polacca della quale ho parlato nel post precedente e alla quale mi sento imparentato nella fede, nella speranza e nella carità
La famiglia Ulma che è stata riconosciuta martire dell’aiuto agli ebrei e beatificata ieri a Markowa, in Polonia. Nella foto scattata da papà Józef si vede la mamma Wiktoria con i sei figli, tra gli animali del loro cortile. Un settimo figlio, di sette mesi, è nella pancia della mamma e viene partorito nel trauma della fucilazione. Francesco ha voluto – caso unico nella storia delle canonizzazioni – che tutti fossero riconosciuti martiri e beatificati, compreso il non ancora nato: battesimo di sangue e martirio a immagine dei Santi Innocenti. Nei commenti il racconto della straordinaria vicenda e i rimandi all’omelia della beatificazione tenuta dal cardinale Semeraro e alle parole con cui i nove martiri sono stati ricordati all’Angelus da Papa Francesco

Giotto – particolare dell’affresco con l’ingresso di Gesù a Gerusalemme che è nella Cappella degli Scrovegni di Padova

Conto che lunedì 18 settembre si possa tenere il primo appuntamento via Zoom di Pizza e Vangelo dopo la pausa estiva. Leggeremo dal capitolo 11 di Marco l’ingresso di Gesù a Gerusalemme. Preparando la lectio mi sono imbattuto in sei video del vescovo di Pinerolo, Derio Olivero, dedicati a quell’episodio evangelico, accostato attraverso la “lettura” di sei immagini prese dalla storia dell’arte. Siccome anche noi, nei nostri appuntamenti, facciamo ricorso a figurazioni artistiche, invito i lettori che seguono le mie lectio a dare un’occhiata ai video del vescovo Derio. Nel primo commento metto i link alle sei opere. Nel secondo trovate una mia nota sul cercare aiuto nelle arti figurative per l’accostamento alla Scrittura. Nel terzo dico come ho conosciuto il vescovo Olivero

Comitiva di chiassose ortensie nel chiostro del Santuario di Boccadirio in attesa di entrare nella chiesa della Beata Vergine delle Grazie

Il Papa ha parlato a lungo, stamane, con i Vescovi del Sinodo della Chiesa greco-cattolica Ucraina spiegando alcune sue parole imprudenti sulla “grande Russia”, che aveva detto in un messaggio ai giovani cattolici russi il 25 agosto ed esprimendo il suo sgomento per la “tragedia che vivono gli ucraini, con una dimensione di martirialità di cui non si parla abbastanza”. Nel primo commento riporto il comunicato della Sala Stampa sull’incontro con gli ucraini e nel secondo le parole che Francesco aveva detto lunedì in aereo, di rientro dalla Mongolia su quelle parole imprudenti che hanno ferito i suoi ospiti. Nel terzo riporto la dichiarazione con cui il portavoce vaticano aveva già fornito il 29 agosto una risposta alle proteste degli ucraini per quelle parole. Chiudo con una mia nota

Nella conferenza stampa in aereo, durante il volo di ritorno dalla Mongolia, Francesco ha risposto a domande sulla Cina, sulla Russia, sul Sinodo che sta per partire, sull’annunciato aggiornamento della Laudato si’, sulle periferie, sul Vietnam. Ed è sui rapporti della Santa Sede con il Vietnam che è venuta la domanda sulla possibilità di un viaggio papale in quel paese, che ha provocato la risposta che ho sintetizzato nel titolo del post. Nel primo commento il contesto della battuta di Francesco e nel secondo una mia nota

Giornata piena di messaggi, questa ultima vissuta dal Papa che si è fatto missionario in Mongolia: un’esemplare presentazione della partecipazione della Chiesa cattolica al dialogo interreligioso, un saluto al “nobile popolo cinese”, un incoraggiamento al piccolo gregge cristiano sperduto in quell’immensità, un toccante ricordo della messa sul mondo di Teilhard de Chardin scritta dal gesuita francese “esattamente 100 anni fa, nel deserto di Ordos, non molto lontano da qui”. Non faccio commenti, tranne che sulla Cina, ma registro con viva gratitudine questi quattro messaggi, che riporto nei primi quattro commenti

In visita in Mongolia, dove i cattolici sono appena 1.500, il Papa ha parlato oggi dell’atteggiamento di “fraternità con ogni popolo” che caratterizza la missione cristiana, assicurando le autorità del paese ospitante che “nulla hanno da temere dall’attività evangelizzatrice della Chiesa” e incoraggiando quella minima comunità cattolica a non temere la sua povertà di persone e di messi perchè “la piccolezza non è un problema, ma una risorsa”. Nei commenti due brani del discorso del Papa nella cattedrale di Ulaanbaatar, capitale della Mongolia.

“Scimmia che ride” è una scultura in legno del 2012: Paolo Guerriero (trovi qui nel blog sei altri suoi lavori, in altrettanti post, a partire dal 13 agosto) l’ha figurata liberamente dopo aver visto un documentario del National geografic. Un’orecchia su e una giù, due sole gambe, unghie rosse ai piedi. E che altro l’aveva colpito? O vi aveva aggiunto? Una scimmia per metà aliena e per metà sorella, con una maglietta a pois e un pigiamino a righe. Una risata ad anguria tassellata: la vera protagonista insieme a quelle orecchie ridanciane

Don Chisciotte contro il mulino a vento: sesta pittura di Paolo Guerriero che segnalo qui nel blog. Vedi nei post dei giorni scorsi, a partire dal 13 agosto, altre pitture del mio amico e qualche informazione su di lui. Il cavaliere errante crede agli incantesimi e in questo caso è vittima di uno di essi, proveniente dalle pale del mulino. Ne hai la riprova dagli occhi abbacinati del cavaliere, dalla sua necessità di non guardare le braccia ruotanti del nemico, dalla dimensione stessa del cavaliere che travalica di tre volte il povero Ronzinante. Da notare soprattutto l’occhio del cavallo che ha tutta l’aria di scusare don Chisciotte agli occhi del riguardante: scusatelo, – ci dice – non è lui, è preso per incantamento