Il blog di Luigi Accattoli Posts

Il Presepe di Arnolfo di Cambio che è in Santa Maria Maggiore, dove amo per primi l’asino e il bue, umanissimi testimoni della Natività – insomma, quel Presepe non trova pace. Prima – e nei secoli – era nella cripta della cappella del Sacramento, o Sistina. Trasmigrò poi nel Museo della Basilica. Da lì emerse gloriosamente e andò a posarsi sul primo altare di sinistra della Cappella del Sacramento già nominata. Entrando ieri in Santa Maria Maggiore l’ho trovato, a sorpresa, in fondo – ovvero all’inizio – della navata di sinistra, davanti – ovvero dietro – alla Porta Santa. Dentro una teca, con una gran luce sopra a mo’ di aureola collettiva degli otto personaggi. Primi fra tutti l’asino e il bue
Particolare della Cacciata dal Tempio , affresco di Giotto che è a Padova nella Cappella degli Scrovegni – con esso introduco la registrazione audio della serata di Pizza e Vangelo di lunedì 16 ottobre, nella quale abbiamo letto la Cacciata com’è narrata nel capitolo 11 del Vangelo di Marco. Qui sotto il link alla registrazione, nel primo commento una mia divagazione sui mercanti del Tempio di ieri e di oggi

Hai sradicato una vite dall’Egitto,
hai scacciato le genti e l’hai trapiantata.
Ha esteso i suoi tralci fino al mare,
arrivavano al fiume i suoi germogli.

Questo era il Salmo Responsoriale  [Dal Salmo 79: La vigna del Signore è la casa d’Israele] che abbiamo pregato nella Domenica XXVII del tempo ordinario, quella che cadeva il giorno dopo l’attacco di Hamas a Israele, avvenuto in giorno di Sabato, come prescrive il protocollo della vendetta. Nel primo commento svolgo il mio salmo della desolazione

Gesù caccia i mercanti dal Tempio – mosaico di Monreale che metto qui per introdurre la lectio che faremo lunedì 16 su quell’episodio profetico e simbolico come viene narrato nel capitolo 11 di Marco. Chiave primaria per intendere quel gesto forte di Gesù e di tenere insieme, come fa l’evangelista, i venditori e i compratori, e di fare attenzione al fatto che tra i compratori vi sono pellegrini ben intenzionati, proprio come quelli di noi che vanno ai santuari e comprano dalle bancarelle di Loreto, di Lourdes, di Fatima, di San Giovanni Rotondo, icone, candele, foulard e quant’altro viene offerto. Nei commenti la scheda e l’invito di chi passa di qui a collegarsi.

“Quando ho occupato posizioni di potere ho fatto solo cattiverie. Le facevo a fin di bene, o perchè ero nervoso, ma le facevo in modo da farmi perdonare, perchè i peggiori cattivi – io in questo caso – sono quelli che poi la buttano sul buono, perchè vogliono essere amati”: parole veritiere di Paolo Mieli, dette l’altro ieri da Gramellini, alla 7. Avendo avuto Mieli come direttore al Corsera, a due riprese, per un totale di nove anni, posso confermare sia le cattiverie sia il rinculo buonista. Spiego la cabala nel primo commento

Stamane sul palco dell’Ottobrata Romana, in Piazza di Santa Maria ai Monti, il vescovo del Settore Centro Daniele Libanori con i portavoce delle comunità religiose presenti in parrocchia. La seconda persona da destra è l’organista Paolo Tagliaferri che ha fatto le presentazioni, la settima è il parroco don Francesco Pesce che ha preso l’iniziativa di questa uscita in piazzetta. Nel primo commento l’elenco delle comunità presenti nel Rione

Cesto con fichi, dipinto murale romano dalla villa di Poppea a Oplontis, in Campania. Con esso accompagno la pubblicazione della registrazione audio della serata di Pizza e Vangelo che facemmo lunedì 2 ottobre, leggendo la maledizione del fico che è nel Vangelo di Marco al capitolo 11. Nel primo commento riporto la parabola del fico che è narrata dal solo Vangelo di Luca e che va letta insieme alla parabolica maledizione che è invece presente in Matteo e in Luca. Ma solo Marco ha la notazione chiave che quella non era la stagione dei fichi: dunque il significato delle parole di Gesù va cercato – per quanto ci è dato – sul piano dei simboli e non su quello delle piante e delle stagioni
Ingresso al Duomo di Milano dal transetto di destra: ce n’era un altro dal transetto di sinistra che fu fatto murare dall’arcivescovo Carlo Borromeo per impedire che i bancarellari dei mercati che si tenevano intorno al tempio l’attraversassero con animali e ortaggi. Nel primo commento il riferimento fondante alla cacciata di venditori e compratori dal tempio operata da Gesù com’è narrata dal Vangelo di Marco e la richiesta d’aiuto che rivolgo ai visitatori per trovare una fonte autentica della decisione di Carlo Borromeo

Tra me e me avevo provato più di una volta a fare questo annuncio: compio ottant’anni e cesso di fare il vaticanista. Li compio a dicembre ma quell’annuncio l’anticipo fin d’ora, di due mesi e qualche giorno. Per l’anticipo c’è una ragione precisa: ho appena preso l’impegno con San Paolo Editore per una nuova edizione (da realizzare con l’aiuto di Ciro Fusco) del volume Nuovi martiri che avevo pubblicato nell’anno Duemila: una nuova edizione da realizzare in vista del Giubileo del 2025 . Dobbiamo consegnare il lavoro entro il 31 marzo e c’è da correre, non sarò dunque libero – da oggi – di seguire i fatti vaticani come si deve per poterne parlare appropriatamente. E in questo momento ce ne sono tantissimi, Oltretevere, di fatti piccoli e grandi. Già mi scrivono e mi telefonano, come sempre, amici e colleghi per chiedermi che penso del Papa che risponde ai Dubia, dell’esortazione apostolica “Laudate Deum” che ci è stata data oggi sotto embargo assoluto fino alle ore 12 di domani, del Sinodo che sta partendo, del processo a Becciu e di una decina d’altri argomenti. Non voglio dire che non dirò più nulla di queste e di altre analoghe vicende, ma che non lo farò con l’assiduità tenuta fino a ora. Ne parlerò quando avrò qualcosa da dire ma non mi adopererò per parlarne comunque e subito. Insomma d’ora in poi il blog sarà più d’autore e meno professionale. Fino a oggi era metà e metà, d’ora in poi sarà per nove dita d’autore e solo per un dito professionale.

Ero nel pomeriggio a Villa Aldobrandini quando mi è apparso un albero di limoni in piena luce che sembrava una favola, completa di testo e di morale. L’ho fotografato ma nello scrupolo della messa a fuoco ho dimenticato la morale