Il blog di Luigi Accattoli Posts

Buongiorno visitatori belli: oggi compio ottant’anni e mi pare sia ora che io metta giudizio. Ho già detto qui nel blog che giunto a questa quota avrei cessato di fare il vaticanista: lo faccio da quando avevo vent’anni, prima nelle riviste e poi, dai trenta, nei quotidiani. Ora lascio l’impresa perchè ho bisogno di tempo. Lascio la collaborazione ai giornali e alle riviste, come anche le conferenze professionali su Papa e Chiesa. Restringo la mia attività alla famiglia, alle ginnastiche – ho capito che la vecchiaia è anche un’impresa atletica – e al vasto programma di Pizza e Vangelo: conduco quella lettura della Bibbia da due decenni e ora la metto a mio impegno prioritario. Anche il blog, Instagram e Facebook li stringo a questi obiettivi. I sentimenti del compleanno? La gratitudine e l’attesa. Sono nato a metà del tempo di Avvento e conto che all’Avvento possa essere intonata la stagione che oggi si apre. Il tempo d’Avvento ci segnala che il più e il meglio devono ancora venire. Mi affido a questa vertigine.

Copertina di un nuovo libretto di poesie di Viviana Cuozzo presentato oggi pomeriggio a Palazzo di Firenze, in Roma, presso la Società Dante Alighieri. Nei commenti riporto due delle poesie e due mie annotazioni su Viviana e le sue scritture
Miniatura del Maestro del Codex Aureus Epternacensis (1035-1040) con la scena della vendetta del padrone della vigna sui contadini che gli hanno ucciso i servi e il figlio – con essa introduco la registrazione audio dell’ultima serata di Pizza e Vangelo che facemmo lunedì 27 novembre. Nel primo commento un’interpretazione della parabola firmata da Joachim Jeremias
C’era una volta il “povero cristiano” di Ignazio Silone e abbiamo oggi il “piccolo cristiano” di Guido Mocellin: vuol dire che passiamo dalla grande avventura medievale di un Papa evangelico contrastato dagli intrighi curiali alle vicende minute dei cristianucci di parrocchia dei nostri giorni, narrate da un collega giornalista che ha il genio della quotidianità e che, con mite tenacia, da un paio di decenni viene sondando la vita ordinaria della cristianità italiana. “Cronache di un piccolo cristiano” è una rubrica che Mocellin firma su Jesus e oggi è un libretto con una settantina di brevissime storie tratte da quella rubrica. Nei commenti riporto una scheda sul volume e sull’autore, una delle storie, una mia nota sul libretto. 
Sono capitato a Via dei Vecchiarelli che porta alla Piazza di San Salvatore in Lauro, zona Coronari, Rione Ponte, e mi sono detto che quella via faceva per me. So bene che rimanda a una gran famiglia antica e che lì stesso c’è il Palazzo Vecchiarelli – ma io faccio finta che quella via sia dedicata a noi vecchietti e mi sono divertito a cercare sul Battaglia le tante varianti della vecchiaia: le riporto nel primo commento
Due valorose colleghe giornaliste che scrivono di scuola sul Corsera e che sono mamme, che dunque si occupano dell’istruzione dei nostri figli per impegno pubblico e per fatto privato, hanno pubblicato un libro solido e leggibile sullo stato della scuola italiana: si tratta di un viaggio conoscitivo affascinante tra le eccellenze e le contraddizioni della “più grande comunità organizzata del Paese”, come chiamano la scuola. Io, conoscendola abbastanza per interposte persone – i figli e la moglie insegnante – l’ho sempre considerata, la nostra santa scuola, come il campo dei miracoli dell’intera comunità nazionale: dove cioè con mezzi insufficienti e con straordinaria dedizione si fa il possibile per mantenere in careggiata l’arduo rapporto educativo tra le generazioni. Nei commenti riporto l’indice e tre brani dell’ottimo testo, che non drammatizza e non sorvola. Che molto insegna. Concludo con un saluto alle autrici. 
Miniatura del Codice Speculum humanae salvationis – 1482 – con la quale introduco la scheda della lectio di Pizza e Vangelo che faremo via Zoom dopodomani, lunedì 27 novembre, leggendo dal capitolo 12 di Marco la drammatica parabola dei Vignaioli omicidi: in essa si vede la vigna cinta da una siepe, la torre alzata a sua difesa, i vignaioli che uccidono il figlio del proprietario gettandolo fuori dalla vigna. Invito chiunque passi di qui a collegarsi: basta che mi scriva e io gli mando il link per partecipare alla conference
Un casale abbandonato della maremma laziale, motivo ritornante negli oli e nei pastelli del mio amico di gioventù Pio Cerocchi. Lo metto qui a introduzione di una sua poesia intitolata Piccola lauda che riporto nel primo commento e interpreto nel secondo e nel terzo. Nel quarto metto una foto con le sei copertine delle raccolte di poesie pubblicate negli anni dal creativo Pio. Quanto al pastello, il giallo del falasco, delle stoppie e delle tegole dice bene l’anima della “Piccola lauda” svolta da un orante che non chiede ma ringrazia per la vita che con il giorno nuovo ricomincia.
Gesù interrogato dai farisei – copia da Bernardino Luini (1481-1482/1532) – con la quale introduco la registrazione audio dell’ultima serata di Pizza e Vangelo nella quale leggemmo la disputa che il Nazareno ha nel Tempio con i capi dei sacerdoti, gli scribi e gli anziani nel paragrafo finale del capitolo 11 di Marco. Nel primo commento riporto un’antologia di brani evangelici nei quali i discepoli non capiscono il linguaggio di Gesù che era quello di un Rabbi

“La parabola ci dice che ciascuno di noi, secondo le proprie capacità e possibilità, ha ricevuto i ‘talenti’. Attenzione: non lasciamoci ingannare dal linguaggio comune: qui non si tratta delle capacità personali, ma dei beni del Signore, di ciò che Cristo ci ha lasciato tornando al Padre. Con essi Egli ci ha donato il suo Spirito, nel quale siamo diventati figli di Dio e grazie al quale possiamo spendere la vita testimoniando il Vangelo ed edificando il Regno di Dio. Il grande ‘capitale’ che ci è stato messo nelle mani è l’amore del Signore, fondamento della nostra vita e forza del nostro cammino”: così ha parlato ieri il Papa nell’omelia per la Giornata mondiale del povero. Mi è parsa nuova – nuova per me tapino – la lettura dei talenti come “beni” a noi affidati dal Signore e provo a onorarla riportando due brani dell’omelia che mi pare la chiariscano