Sono a Rimini per il Festival Francescano, come già dicevo nei commenti al posto di ieri. Il Festival ha il titolo Femminile, plurale e intende festeggiare l’ottavo centenario del taglio dei capelli di Chiara di Assisi (avvenne la Domenica delle Palme del 1211 o 1212), che è così narrato nella Leggenda di Santa Chiara Vergine, anonima, generalmente datata al 1256, a un anno dalla canonizzazione di Chiara: “Era prossima la solennità delle Palme, quando la fanciulla con cuore ardente si reca dall’uomo di Dio, per chiedergli che cosa debba fare e come, ora che intende cambiare vita. Il padre Francesco le ordina che il giorno della festa, adorna ed elegante, vada a prendere la palma in mezzo alla folla, e la notte seguente, uscendo dall’accampamento, converta la gioia mondana nel pianto della passione del Signore. Venuta dunque la domenica, la fanciulla entra in chiesa con le altre, radiosa di splendore festivo tra il gruppo delle nobildonne (…). La notte seguente attua la desiderata fuga, in degna compagnia (…). Abbandonati, dunque, casa, città e parenti, si affrettò verso Santa Maria della Porziuncola, dove i frati, che vegliavano in preghiera presso il piccolo altare di Dio, accolsero la vergine Chiara con torce accese. Lì subito, rinnegate le sozzure di Babilonia, consegnò al mondo il libello del ripudio; lì, lasciando cadere i suoi capelli per mani dei frati, depose per sempre i variegati ornamenti“. – E ciò vi basti.
A otto secoli dal taglio dei capelli di Chiara
46 Comments
Lascia un commento
Devi essere connesso per inviare un commento.
“intende festeggiare l’ottavo centenario del taglio dei capelli di Chiara di Assisi (avvenne la Domenica delle Palme del 1211 o 1212), che è così narrato nella Leggenda di Santa Chiara Vergine, anonima,”
Magari potevano festeggiare anche la fiaba di cappuccetto rosso per evidenziare come i nobili diventano lupi per fare guadagno ingiusto. “I suoi principi in mezzo a lei sono come lupi che sbranano la preda nello spargere sangue, nel distruggere anime allo scopo di fare guadagno ingiusto” ( Eze 22.27)
“Chiara Scifi (Assisi, ca. 1193 – Assisi, 11 agosto 1253), è stata una religiosa italiana, collaboratrice di san Francesco e fondatrice delle Monache Clarisse: è stata dichiarata santa da papa Alessandro IV nel 1255. Il 17 febbraio 1958 venne dichiarata da papa Pio XII santa patrona della televisione e delle telecomunicazioni.” – Wikipedia
Anticipazione delle “veline” ! Le chiamavano monache allora.
“appartenente ad un’alta classe sociale, Chiara, fuggita dalla casa del padre, Favarone dei conti di Coccorano, dimostra forza d’animo nelle sue scelte radicali che [a 18 anni] la inducono a sfuggire il matrimonio predisposto dalla famiglia di origine, per seguire il desiderio di dedicare la vita a Dio.” Wikipedia.
Eh certo, volevano farle sposare il solito vecchio ricco bavoso non si sa se d’accordo con i frati che così riempivano i conventi di “malate d’amore”, di un amore “vigoroso e conturbante”, non di quello flaccido bavoso.
“ A partire dal 1218 il cardinale Ugolino dei Conti di Segni (poi papa col nome di Gregorio IX) iniziò a formulare per loro una nuova regola molto rigida, che prevedeva l’obbligo della clausura: questa regola fu rivista e definitivamente redatta da Chiara venne approvata da papa Innocenzo IV il 9 agosto 1253”
Visto ? non solo i Gran Visir si organizzavano gli Harem ?
“Dall’arabo: ????, ?ar?m”, propriamente “luogo inviolabile”, l’Harem indica il gineceo: il “luogo riservato” destinato alla vita privata delle donne.” – Wikipedia
“Le disposizioni relative alle donne, frutto di una tradizione antica precedente l’Islam e talvolta di una contaminazione derivante dall’acculturazione con i costumi bizantini, hanno presto comportato nell’ambito della cultura islamica che le donne vivessero, all’interno della casa, in uno spazio loro riservato, cui aveva diritto d’accesso solo l’uomo”
Chi ha copiato da chi ?
Non posso crederci.
Quindi, Luigi, i festival si organizzano anche per festeggiare il taglio dei capelli, sia pure di una santa? E per cos’ altro?
Ma a te non pare che si stia esagerando?
Bella la leggenda di santa Chiara Vergine. Ma francamente un festival per il taglio dei capelli lo trovo assurdo, con tutto il rispetto per Santa Chiara e per chi la venera.
Chissà quanto danaro si è speso, salvo poi lamentarsi per la disastrata situazione economica del Paese.
Tu concludi con un solenne, ma forse non tanto serio “E ciò vi basti.”
A me basta e avanza, a dire il vero. Ma scherziamo?
Beh, penso sia un simbolo per dire: ‘taglio col mondo inteso come
vanità e superficialità’ …
non facciamo troppo i moralisti per favore! 🙂
O chi si attacca a una parola piuttosto che un’altra, ma suvvia!
Io non sono al Festival francescano ora e ce l’ho avuto qui per 2 anni, ma nessuno si è lamentato delle spese o delle leggende:
è stato un momento culturale a cui hanno partecipato scuole, parrocchie, giovani e adulti, bambini e nonni e tutti erano soddisfatti, in realtà, meglio di altre manifestazioni di certo.
Non c’è stato spreco, non c’erano banchetti alimentari né si vendevano immaginette sacre …
lì non so, lo saprà Luigi.
A proposito: abbiamo il nuovo vescovo, da oggi! 🙂
Santa Chiara d’Assisi e il II Ordine (Clarisse) sono il “motore” di tutti gli Ordini Francescani e della loro spiritualità. Non a caso il Serafico Padre fondatore di Ordini mendicanti dediti alla vita attiva ha fondato il II Ordine dedito alla vita contemplativa.
E come non poteva far questo il Serafico Francesco; lui innamorato di Gesù del Vangelo e di madonna povertà conosceva amava e viveva, anzi direi “incarnava” il Vangelo, e troppo ben sapeva Che senza “Maria” non c’è “”Marta” e tutto diventa un inutile affannarsi.
Tutta, ma davvero tutta, la grande famiglia francescana trae linfa vitale dalla “pianticella” del Serafico Padre e dalle sue figlie spirituali, così come benefici ne trae il mondo tutto.
Si pensi che chiara ottenne da papa Gregorio IX un “privilegio” per così dire al contrario, il “privilegio della povertà”. Uno spirito francescano, come un qualunque cattolico deve essere solo lieto che si festeggi questa grande Santa.
Il mondo “materialista ed effimero“ (e quello si, dedito ai piaceri delle “pettinature”) rifletta sul chiaro esempio offerto da Santa Chiara e dalle Clarisse.
Una buona serata a tutti.
Certamente è un simbolo, lo si era capito.
Tuttavia, cara Fabi, per organizzare dei festival, culturali o altro, ci sono delle spese, generalmente da parte dei patronati, cioè spese pubbliche.
Qualche tempo fa si auspicava che, dati i tempi che corrono, anche nel campo di manifestazioni pubbliche di tal genere si facessero dei risparmi, non te lo ricordi? I comuni non si trovano in buone acque, è risaputo.
A parte questo, mi permetto di fare una considerazione per niente moralistica: possibile che vengano organizzati dei festival per qualsiasi cosa? Ovvero che tutto sia pretesto per festeggiamenti?
Il nostro è un Paese festaiolo per eccellenza.
Se poi sento dire che si festeggia la ricorrenza del taglio dei capelli di una santa, simbolo o non simbolo, mi pare eccessivo.
Avessero scelto una motivazione più importante almeno.
Ma qualcuno lo spiega alla signora che produce solo noiosi quanto oziosi ticchettii sui tasti della tastiera, che “taglio dei capelli” vuol dire “Consacrazione”… e magari gli spiega pure che nessuna delle “festeggiate” potrà assistere al festival.
(oltre al fatto che sul sito internet del Festival, c’è l’elenco di chi ha sostenuto e patrocinato l’evento..) http://www.festivalfrancescano.it/sponsor-2/
Page down, bar space, Page down, bar space, Page down, bar space, Page down, bar space, Page down, bar space, Page down, bar space, Page down, bar space, Page down, bar space, Page down, bar space,
A sor Luigi, tte stanno a rrovina er sitooooooooooooo!!!!!!!!!!!!
Marilisa rientro ora in albergo e subito ti rispondo. Il Festival Francescano è al suo quarto anno. Finora si era fatto sempre a Reggio Emilia, questa è la prima edizione riminese: sempre su iniziativa dell’insieme delle famiglie francescane dell’Emilia Romagna. Mi hanno detto che in questa regione il seme francescano è vitale: vi sono tutt’ora (era molte di più in passato 160 case francescane, sommando insieme tutte le denominazioni, religiose e secolari, storiche e dij nuova fondazione. Ogni anno il Festival ha un tema, quest’anno hanno colto l’ottavo centenario della “conversione”, o “consacrazione”, di Chiara per puntare l’attenzione sull’altra metà del cielo. La faccenda dei capelli era una mia trovata per il titolo: Quella dei titoli è un’arte senza regole e qualche volta ci si dà la zappa sui piedi. Dunque spero di aver chiarito: non hanno fatto un festival per il taglio dei capelli…
Quanto alle spese: il festival le affronta con sponsors privati, come si può vedere dal sito, e con il volontariato… è straordinario vedere quante persone da tutta l’Emilia Romagna e anche da altri luoghi, siano venute qui a “servire” in questa tre giorni senza un briciolo di compenso. E anche noi relatori e moderatori e presentatori lo facciamo con il solo rimborso spese…
Tanto ti dovevo per chiarire… mi scuso di essere stato impreciso nella presentazione…
Io sono contento di essere stato chiamato – è la prima volta – per questo Festival. Ed è avvenuto che per la seconda volta io abbia tenuto un incontro in piazza Cavour, cuore storico e monumentale di tutta Rimini, città quanto mai mondana, ed è la seconda volta che l’appuntamento ha un buon riscontro: tutte le sedie erano occupate, come già il 26 maggio, quand’ero qua per la vigilia di Pentecoste… anzi allora le sedie non erano bastate… vedi questo post: http://www.luigiaccattoli.it/blog/?p=9009. E anche a questo: http://www.luigiaccattoli.it/blog/?p=9019. E’ bello che la parola cristiana torni nelle piazze, non credi Marilisa?
Ubi il sito lo posso rovinare solo io, stante il principio che non è ciò che entra nei siti che contamina i siti ma ciò che esce dai loro gestori…
L’idea è carina Luigi, me la segno…
Chiara di Assisi è una figura affascinante. I suoi scritti, in particolare le lettere ad Agnese di Boemia, sono veramente molto belli. Chi è stato ad Assisi ricorda certamente il suo piccolo giardino pensile a San Damiano, lì dove San Francesco ha composto il Cantico delle creature. Bella la immagine di lei, ormai vecchia, che, con in mano l’ostensorio, caccia i Saraceni. Dei festival in suo onore mi scandalizzerei solo se non cogliessero almeno una parte di questo fascino. In quanto alle spese, con questi lumi di luna è bene che ne siano.
Ma no caro Luigi, non devi scusarti e non sei stato impreciso, sono stato io a dare il “la” in modo giocherellone, come al solito del resto, ma quell’attacco sul” Festival Francescano” mi hai farro tornare in mente quella raccomandazione poco meditata del resto durante i Festival dove tutti sono occupati in mille faccende:
“Poiché come furono i giorni di Noè, così sarà la presenza del Figlio dell’uomo. Poiché come in quei giorni prima del diluvio mangiavano e bevevano, gli uomini si sposavano e le donne erano date in matrimonio, fino al giorno in cui Noè entrò nell’arca, e non si avvidero di nulla finché venne il diluvio e li spazzò via tutti,” ( Mt 24.37.39)
Capisco che come si dice “non si dice messa con le avemaria” e a furia di dire messe ci si scorda pure di Isaia “Entra nella roccia e nasconditi nella polvere a causa del terrore di Jehovah, e davanti alla sua splendida superiorità.” (2.10) che Gesù parafrasò a modo suo : “allora quelli che sono nella Giudea fuggano ai monti. Chi è sulla terrazza non scenda a prendere i beni della sua casa; e chi è nel campo non torni a casa a prendere il suo mantello.” ( Mt 24.16-19) Capisci che c’è un contrasto con il “Festival Francescano” così mentre scrivo mi viene da chiedere: “ma perché fuggire ai monti”, forse che in montagna non ci sarà il giudizio ? E poi ai quali monti occorrerà fuggire ? vale solo per la giudea ? a Rimini no ? Mah, che difficoltà ste parabole…..
A proposito, devo ringraziare per l’ospitalità e la tolleranza. Era tanto che lo voleva fare e credo che non me ne vorrai se mi allungo un pò:
Il Trattato sulla tolleranza è una delle più famose opere di Voltaire. Pubblicata in Francia nel 1763 costituisce un testo fondamentale della riflessione sulla libertà di credo, sul rispetto delle opinioni e di molte di quelle caratteristiche con cui oggi identifichiamo una società come civile.
“Écrasez l’infâme”, Così Voltaire, “schiacciate l’infame”. Schiacciare l’infame significa lottare con tutte le forze della propria ragione e della propria morale contro il fanatismo intollerante tipico della religione confessionale (cattolica, protestante o altro). Ogni uomo di buona volontà è chiamato a lottare per la tolleranza e la giustizia della religione naturale, una religione governata da un Dio aconfessionale, senza dogmi, che rende inutili le cerimonialità e che punisce i malvagi e remunera i buoni, come un giudice giusto. Il Dio di Voltaire sovrintende alla macchina meravigliosa che ha creato come un orologiaio, che ne cura il meccanismo. “ Wikipedia
Magari dovremmo consigliarne la lettura ai mussulmani ?
Poiché mi piace, condivido la preghiera, di Voltaire donarla al pianerottolo per una riflessione:
“Non è più dunque agli uomini che mi rivolgo; ma a te, Dio di tutti gli esseri, di tutti i mondi, di tutti i tempi:
se è lecito che delle deboli creature, perse nell’immensità e impercettibili al resto dell’universo, osino domandare qualche cosa a te, che tutto hai donato,
a te, i cui decreti sono e immutabili e eterni, degnati di guardare con misericordia gli errori che derivano dalla nostra natura.
Fa’ sì che questi errori non generino la nostra sventura.
Tu non ci hai donato un cuore per odiarci l’un l’altro, né delle mani per sgozzarci a vicenda;
fa’ che noi ci aiutiamo vicendevolmente a sopportare il fardello di una vita penosa e passeggera. Fa’ sì che le piccole differenze tra i vestiti che coprono i nostri deboli corpi,
tra tutte le nostre lingue inadeguate, tra tutte le nostre usanze ridicole,
tra tutte le nostre leggi imperfette, tra tutte le nostre opinioni insensate,
tra tutte le nostre convinzioni così diseguali ai nostri occhi e così uguali davanti a te,
insomma che tutte queste piccole sfumature che distinguono gli atomi chiamati “uomini” non siano altrettanti segnali di odio e di persecuzione.
Fa’ in modo che coloro che accendono ceri in pieno giorno per celebrarti sopportino coloro che si accontentano della luce del tuo sole;
che coloro che coprono i loro abiti di una tela bianca per dire che bisogna amarti, non detestino coloro che dicono la stessa cosa sotto un mantello di lana nera;
che sia uguale adorarti in un gergo nato da una lingua morta o in uno più nuovo.
Fa’ che coloro il cui abito è tinto in rosso o in violetto, che dominano su una piccola parte di un piccolo mucchio di fango di questo mondo,
e che posseggono qualche frammento arrotondato di un certo metallo, gioiscano senza inorgoglirsi di ciò che essi chiamano “grandezza” e “ricchezza”,
e che gli altri li guardino senza invidia: perché tu sai che in queste cose vane non c’è nulla da invidiare, niente di cui inorgoglirsi.
Possano tutti gli uomini ricordarsi che sono fratelli!
Abbiano in orrore la tirannia esercitata sulle anime,
come odiano il brigantaggio che strappa con la forza il frutto del lavoro e dell’attività pacifica!
Se sono inevitabili i flagelli della guerra, non odiamoci, non laceriamoci gli uni con gli altri nei periodi di pace,
ed impieghiamo il breve istante della nostra esistenza per benedire insieme in mille lingue diverse,
dal Siam alla California, la tua bontà che ci ha donato questo istante.”
E la dedico a Luigi per la sua tolleranza.
Grazie.
Sì certo, è bello, Luigi, che nelle piazze si parli di cristianesimo, purché sia autentico e non una epidermica emozione passeggera alimentata (si fa per dire) dal ritrovarsi tutti insieme per tre giorni di fila. Se resta traccia profonda, è bello.
Ti ringrazio molto per il chiarimento.
Apprezzo, come sempre, la tua garbatezza, che è l’esatto contrario–inutile dirlo– della cafonaggine del frequentatore che ha reclamato sguaiatamente il tuo intervento.
Lui si definisce “umile” e ” sapiente” mentre altro non è che maleducato e zoticone.
I santi a cui pretende di ispirarsi non gli hanno insegnato niente. Un bel fallimento. Appunto, una cristianità di superficie che non può attirare, che resta fine a sé stessa.
Ecco vedi, Luigi, ho ragione quando dico che la vita è fatta anche di strane contraddizioni ?
Il tuo blog lo dimostra con una evidenza talmente significativa che di più non potrebbe.
Lascia che ti dica, con la solita sincerità e senza piaggeria, che il sito vale quasi unicamente perché ci sei tu. L’ho già detto una volta e lo ribadisco.
Ti abbraccio Luigi.
Ohibò Luigi, la faccenda si complica…
A parte che avevo dimenticato che ci sarebbe da spiegare alla signora del “ticchettio” che prima di lanciarsi in una lunga intemerata basterebbe informarsi – e internet è uno strumento straordinerio – e si eviterebbero brutte figure, ma leggendo l’ultima, questa faccenda cade in secondo piano: ora la priorità sarebbe spiegarle la differenza che passa tra il giudicare in foro interno e in foro esterno, e la “temerarietà” del primo…
@ Ubi humilitas ibi sapientia.
Ebbene si, la faccenda è complicata…… , secondo la rivista telematica di “Fisco Oggi : “Nelle liti la temerarietà non paga,anzi obbliga al risarcimento danni” Link
Mentre il dizionario della lingua italiana definisce Temerario colui che è : “1. intrepido ardito che si espone al pericolo senza riflettere; 2 avventato precipitoso fatto senza riflettere; “
Honoré de Balzac, nel:” Fisiologia del matrimonio, 1829” dice che “Il matrimonio è un combattimento ad oltranza prima del quale gli sposi domandano la sua benedizione al cielo, perché amarsi sempre è la più temeraria delle imprese.”
Invece, Ambrose Bierce, nel suo “ Dizionario del diavolo, 1911” la pone su un piano di casualità, dicendo : “Dicesi temerario chi è stato sfortunato nell’esecuzione di un atto coraggioso.”
Parere condiviso da Miguel de Cervantes, “Don Chisciotte della Mancia, 1605/15”: “La bravura quando non si fonda sulla base della prudenza, si chiama temerità, e le prodezze del temerario più si attribuiscono alla buona fortuna che al suo coraggio.”
Fino ad arrivare a Publilio Siro, Sentenze, I sec. a.e.c. che addirittura loda la temerarietà a differenza di “Fisco Oggi” dicendo : “Nel pericolo la temerarietà può valere più della prudenza.”
Parere condiviso anche da Giovanni Soriano, in Maldetti. Pensieri in soluzione acida, 2007 che la mette come atto di disperazione: “ Si può essere temerari per eccessiva paura, come la preda quando non ha più via di scampo.”
Volendo dipanare la matassa, lei come lo farebbe ? Si definirebbe prudente o temerario, un fortunato o coraggioso ? Così ci mostra il suo foro interno, quello esterno è visibile dato che si nota la luce dall’altra parte, da dove è uscito il proiettile con facilità non avendo incontrato resistenza.
Hai scritto, amico Ubi, “straordinerio”: è un refuso, oppure hai voluto richiamare la figura di “mister” Arrigo Sacchi (romagnolo di Fusignano) ?
Buona domenica !
Roberto 55
Per quanto mi riguarda, egregio maleducato, la faccenda non si complica affatto.
Lei è un perfetto cafone.Punto. Tale è stato in passato, tale è nel presente.
Lo strumento “internet” lo conosco più di lei, ne sono sicura, e so usarlo molto bene.
Bisogna esprimersi con chiarezza, questo è il punto, non ritenendo che tutti siano obbligati a conoscere quello che chi scrive sa.
E, esemplificando, lei non lo è per niente chiaro, tanto per intenderci. Non lo è stato neppure in quest’ultimo post, per esempio.
Resta il punto fondamentale. Lei è la smentita personificata di quello che dovrebbe essere un cristiano che si professa tale con un blog dove–mi par di capire–propone agiografie di santi a cui è devoto.
Impari qualcosa da loro, almeno.
La sguaiatezza a cui qualche volta si abbandona, non depone a suo favore.
Ai miei occhi è pura volgarità.
Le ha risposto a dovere Luigi.
Ciao Roberto.
Non seguo più il calco dal 1995. Guardo solo – anche con un certo distacco – le partite della nazionale giusto perchè in casa le guardano i miei figli e mia moglie. Quindi non so a cosa ti riferisci riguardo a Sacchi.
Di Sacchi due cose ho da dire: non gli ho mai perdonato -quante gli ne ho dette! – quando alla finale dei mondiali 94 ebbe l’ardire di far giocare Baresi che era operato di fresco (24 gg) e che poi sbagliò il rigore. NON si fa!
Motivi “Milan”? Ai posteri l’ardua sentenza…
Devo pur dire però, a onor del vero, con tutta l’antipatia che provo a motivo di quel fatto che… : come ha fatto giocare -entusiasmando- lui la nazionale, da allora non l’ha fatta giocare più nessuno!
A proposito di Santa Chiara mi ricordo ancora una “lauda “in suo onore che si cantava una volta e che cantavamo quando io , da ragazza, sono stata un mese ad ASSISI ospite appunto delle Clarisse:
mi ricordo ancora la prima strofa che diceva :
“Santa Chiara nova stella
sposa a Cristo molto bella
nostro esempio e luce e via..”
Peccato non abbia una tastiera con le note se no vi mandavo anche la musica una melodia dolce e struggente che ancora oggi mi risuona dentro: risento le dolci voci delle monache che cantavano “santa Chiara nova stella”
forse Ubi conosce questo canto.
http://www.cantualeantonianum.com/2011/04/chiara-dassisi-madre-di-tutti-i-figli-e.html
A colazione nell’hotel Bellamano – dove mi hanno ospitato quelli del Festival Francescano – ho incontrato Simona Atzori, che i visitatori già conoscono [A Simona Atzori non manca nulla per essere felice] ma che io non avevo mai visto davanti a me. Ospite anche lei del Festival, ha danzato in piazza Malatesta venerdì, ma io l’ho vista solo in albergo. Simona è senza braccia e non le puoi dare la mano. Mi sono limitato a osservarla. Era accompagnata da una ragazza che su sua indicazione prendeva succhi e cornetti e li portava al tavolo che si erano scelte. Poi si è seduta, si è tolta la scarpa del piede destro aiutandosi con quella del piede sinistro e portando il piede sulla tavola ha sistemato bicchiere, piatto, frutta e yougurt secondo la sua preferenza, ha preso il bicchiere con le dita del piede e ha bevuto come se la gamba fosse il braccio, senza spostare di un centimetro il busto. A questo punto sono uscito dalla sala dicendo a me stesso “oh oh oh oh”.
Brindiamo con un bicchiere di vino nuovo (magari, un “rosso” delle mie parti: sono certo che lo apprezzerebbe, perchè una persona così non può essere astemia ………) alla splendida Simona Atzori !
Buona domenica pomeriggio agli amici !
Roberto 55
“ha preso il bicchiere con le dita del piede e ha bevuto come se la gamba fosse il braccio, senza spostare di un centimetro il busto. A questo punto sono uscito dalla sala dicendo a me stesso “oh oh oh oh””
Allora ha ragione il papa quando dice che l’uomo discende dalla scimmia.
“Ci sono tante prove scientifiche in favore di un’evoluzione che appare come una realtà che dobbiamo vedere e che arricchisce la nostra conoscenza della vita”.” PAPA BENEDETTO XVI
@ discepolo
“mi ricordo ancora la prima strofa che diceva :“Santa Chiara nova stella sposa a Cristo molto bella nostro esempio e luce e via..”
Ma non era la chiesa la sposa di cristo ? E la luce non è più Cristo ? Anche la stella ?
“Io sono la radice e la progenie di Davide, e la luminosa stella del mattino’”.” ( Riv. 22.16)
Boh ….
Caro Gioab, è vero che la Chiesa Cattolica è la Sposa di Cristo per antonomasia.
Ma vedi, nelle religione cattolica, “spose di Cristo” sono dette anche le vergini consacrate a Cristo , cioè le monache.
Capisco che tu in questo non ci credi, non credi nella religione cattolica, ti fa ridere l’idea di “sposa di cristo” e delle monache
Ma nessuno ti ha ordinato ( non credo il medico) di continuare a leggere le idee, che tu aborri, dei cattolici e l’abominevole fede cattolica che tu esecri.
A ciascuno la sua religione e lasciamo che ognuno possa amare ciò che vuole. Se io , e tanti altri, amo santa Chiara ” sposa di Cristo” a te che
male te ne viene ???
http://www.repubblica.it/esteri/2012/09/30/news/kenya_bomba_esplode_in_una_chiesa_un_bambino_morto_e_tre_feriti-43568030/?ref=HREC1-3
diciamo una preghiera per questo bambino cristiano morto perchè andato al Catechismo.
se i nostri figli rischiassero di morire per andare al Catechismo, quanti genitori voi credete che nella cattolica Italia li manderebbero????
Il primo dono che mi è venuto dal Festival Francescano è stato l’incontro con Chiara Frugoni, studiosa delle origini del movimento francescano, che ho ascoltato ieri mattina al Museo della Città sul tema Chiara e Francesco: immagini e parole. Ne ha parlato aiutandosi con le immagini della Pala di santa Chiara che è nella Basilica di Santa Chiara in Assisi e ne sono stato ammaliato. Forse anche perché ebbi docente alla Sapienza, negli anni ’66-’68 Arsenio Frugoni, il papà di Chiara, e sempre leggo la figlia alla luce del padre e il padre a quella della figlia.
Qualche parola che mi sono appuntato di Chiara Frugoni: “Dobbiamo immaginare questa ragazza di 18 anni che se ne va di notte, nel buio delle strade di allora, per otto chilometri, da casa sua alla Porziuncola, da quel gruppo di giovanotti poco più grandi di lei, irregolari da ogni punto di vista”. E il concetto guida: “E’ una fortuna che Chiara e Francesco si siano incontrati, una fortuna per ambedue e per noi. Quell’incontro diede una guida al desiderio di lei di imboccare la via della penitenza e diede al carisma francescano l’arricchimento del genio femminile“.
Quante donne straordinarie di nome Chiara ho conosciuto:
Chiara Amirante
Chiara Badano
Chiara Castellani
Chiara Frugoni
Chiara Lubich
… e sono solo alla “elle”…
Posso dire che le vergini consacrate a Cristo non sono solo le monache?
E che sono anche fuori dalla clausura papale,
pur essendo dentro a quella del cuore? 🙂
Discepolo
Inno: S. Chiara Nova Stella n. 56
Il ritornello è cantato da tutti, le strofe dalle sorelle clarisse
Rit. Santa Chiara nova stella, sposa a Cristo molto bella
Nostro esempio e luce e via.
Cristo in tua gioventute
operò grande salute,
confermando la virtute
del giglio che in te fioria.
Stando fante delicata,
fra le spine rosa nata,
a Cristo fosti desponsata
da cui il tuo amor venia.
San Francesco in umiltate
tu seguisti in povertate,
liberasti tua cittate
per virtù d’Eucaristia.
Santa Chiara, nova stella,
alta vergine sorella,
di rosai rosa novella
che per tutto ‘1 mondo aulia.
Amor dolce, gaudióso,
cibo e frutto savoroso,
Gesù Cristo grazïoso,
figliol dolce di Maria! Amen.
1 ant. Esortava le sorelle
che quando vedessero gli arbori belli, fioriti e fronzuti,
laudassero Iddio.
Internet è meraviglioso
Rileggendo le lettere di Chiara ad Agnese di Boemia ho ritrovato tanti passi degni di essere citati. Mi limiterò a ricordare questi:
“O povertà beata! A chi t’ama e t’abbraccia procuri ricchezze eterne.
O povertà santa! A quanti ti possiedono e desiderano, Dio promette il regno dei cieli, ed offre in modo infallibile eterna gloria e vita beata.
“O povertà pia! Te il Signore Gesù Cristo, in cui potere erano e sono il cielo e la terra, giacché bastò un cenno della sua parola e tutte le cose furono create, si degnò abbracciare a preferenza di ogni altra cosa. Disse egli, infatti: Le volpi hanno le loro tane, gli uccelli del cielo i nidi, ma il Figlio dell’uomo, cioè Cristo, non ha dove posare il capo; e quando lo reclinò sul suo petto, fu per rendere l’ultimo respiro.”
@ discepolo
La domanda “ma a te che te ne viene” non è pertinente se viene da una cristiana. Dovrebbe saperlo da sé.
” Realmente, guai a me se non dichiarassi la buona notizia! Se compio questo volontariamente, ho una ricompensa; ma se lo faccio contro la mia volontà, mi è affidata ciò nonostante una gestione. Qual è, dunque, la mia ricompensa? Che mentre dichiaro la buona notizia io fornisca la buona notizia senza costo, al fine di non abusare della mia autorità nella buona notizia.”</i< ( 1 Cor. 9.16-18)
Se le capitasse di vedere qualcuno che si butta da un ponte, non farebbe qualcosa per convincerlo a non suicidarsi ? Per questo Paolo potè dire : “Il vostro sangue ricada sulle vostre proprie teste. Io [ne] sono puro.” ( Atti 18.6) “vi invito quindi a testimoniare che sono puro del sangue di tutti gli uomini, poiché non mi sono trattenuto dal dirvi tutto il consiglio di Dio. Prestate attenzione a voi stessi” ( Atti 20.26-28)
E’ questo che devono fare i cristiani, lo aveva scordato ? “Se lo faccio contro la mia volontà, mi è affidata ciò nonostante una gestione.”
Stia bene
GRAZIE UBI! Veramente grazie1
davvero grazie per avermi dato le altre strofe!
io canto spesso fra me e me la strofa Santa Chiara nova stella sposa a Cristo molto bella.
Io credo fermamente che Santa Chiara che San Francesco ci proteggano.. magari noi siamo anni luce dalla loro santità , dalla loro mentalità, ma
anche nell’Italia post-moderna , in cui siamo, la loro Luce arriva fino a noi.
Miracoli della Luce dello Spirito!!!!
Caro UBI!
ti ringrazio ancora !
ma perchè, io chiedo , di San Francesco e Santa Chiara non si fa più
testimonianza e più adorazione e più letteratura e più …
insomma perchè di san Francesco e Santa Chiara , grandissimi e sublimi
seguaci di Gesù Cristo non si insegna nelle ore di religione ? ( ore sprecate a parlare del più e del meno) perchè non se ne parla nel “Cortile dei Gentili”
dove si parla del più e del meno? Perchè non sono conosciuti e AMATI da NESSUNO CHE ABBIA MENO DI 50 ANNI????
Discepolo
ringrazia Google e i Frati Minori.
Clicca sul link e ti scarichi tutto il documento formato Word:
http://www.google.it/url?sa=t&rct=j&q=&esrc=s&source=web&cd=1&ved=0CCUQFjAA&url=http%3A%2F%2Fwww.ofm.org%2Fcapgen%2F00%2Fdocs%2FCGlitIT.doc&ei=Co9oUPfsJ86GswbamYDoBQ&usg=AFQjCNFEeHQj8rGSUsFcxzUfXSKzqqpr_Q&cad=rja
Discepolo il Festival di Rimini era pieno di giovani e ragazzi e bambini. Il Meeting VERSO ASSISI – al quale ho partecipato due volte – ogni anno accoglie almeno duemila ragazzi. Tra le donne che ho intervistato ieri nella piazza Cavour c’era Ornella Omodei Zorini delle SORELLE FRANCESCANE DELLA NUOVA GERUSALEMME, una famiglia di recente formazione le cui consacrate hanno tutte meno di cinquant’anni…
@ discepolo
“nelle religione cattolica, “spose di Cristo” sono dette anche le vergini consacrate a Cristo , cioè le monache.”
Interessante, ma se sono “vergini consacrate” come possono adempiere al comando “Crescete e moltiplicatevi ? ( Gv 1.28)
Anche nell’antica Roma “Le vestali sacerdotesse consacrate alla dea Vesta. Consacrate alla custodia del fuoco svolgevano un incarico a tempo.
“Il servizio aveva una durata di 30 anni: nei primi dieci erano considerate novizie, nel secondo decennio erano addette al culto mentre gli ultimi dieci anni erano dedicati all’istruzione delle novizie. In seguito erano libere di abbandonare il servizio e sposarsi. La loro verginità doveva durare per tutto il tempo del servizio nell’ordine.” – Wikipedia
E per fortuna che quelli erano pagani !
“Divenuto il credo niceno religione di stato nel 380 con l’editto di Tessalonica, a partire dal 391 […] Ferdinand Gregorovius descrive così la scena finale, all’ingresso di Teodosio in Roma: « I cristiani di Roma trionfavano. La loro tracotanza arrivò al punto, lamenta Zosimo, che Serena, sposa di Stilicone, entrata nel tempio di Rea, prese dal collo della dea la preziosa collana e se la cinse. Assistendo a questa profanazione, l’ultima vestale versò lacrime disperate e lanciò su Serena e su tutta la sua discendenza una maledizione che non andò perduta. »” – Wikipedia
Discepolo, Chiara e Francesco sono fortunatamente ancora amati e conosciuti, anche da tanti giovani. Tocca anche a noi fare la nostra parte raccontando di questi due meravigliosi santi che ricordiamolo, servono per poi portare a Dio, è egli il fine ultimo.
Però vedi, giova ricordarlo, il nostro piccolo “servizio” dobbiamo svolgerlo sempre come amava insegnare Francesco senza mai essere tristi (“la tristezza è la malattia del diavolo”), “senza litigare, evitiando le dispute di parole, senza giudicare gli altri; miti, pacifici e modesti, mansueti e umili”, in poche parole “in letizia”… (se poi quella letizia si trasforma in “perfetta letizia”, gaudium magnum).
Molto bella anche la mostra che era stata allestita ad Assisi per questo “anno clariano”. Il suo cuore era proprio quella Pala di santa Chiara per cui davvero uno non può che rimanere “ammaliato”:
http://www.youtube.com/watch?v=cCusFKlvcUo
Anche le suore Francescane dell’Immacolata, dirette seguaci di Santa Chiara, sono molto giovani. E ancora di più lo sembrano, con i veli grigio – celesti che incorniciano il loro volto.
Io penso, da laico non credente, che il centro della vita sia la relazione con gli altri. Se mi facessero la solita, stupida domanda “se andassi su un’isola deserta che cosa vorresti portare con te”, io risponderei “niente”, perché niente mi servirebbe che non potessi condividere almeno con un’altra persona. La relazione nasce da un’identità comune. Identità e cultura sono legate e sono i sedimenti di storia comune che ci aiutano a comprendere la realtà insieme, dalla lingua alla religione (e non intendo fede ma ricordi, simboli, segni comuni), usanze comuni eccetera. Ed è ben vero, come dice Gioab, che esiste un’identità che nasce dall’essere uomini, ma è anche vero che all’interno di questa ve ne sono altre e sono APERTE, come la più elementare sociologia insegna. Non esiste identità che sia un cerchio chiuso, è un immagine falsa e fuorviante, che produce mostri come l’intolleranza e il razzismo. Se è vero che la comunanza di cultura aiuta la relazione, tale comunanza va coltivata. Se ritrovarsi intorno ad una scelta di vita (il taglio di capelli di Chiara d’Assisi) che incarna il senso di una vita condivisa aiuta la relazione, benedetti i soldi che a questo servono. Marilisa ragiona come coloro che taglierebbero tutti i fondi alla Cultura negli enti locali perché esiste la povertà, e dimentica che se è vero che la povertà è frutto di un sistema economico sbagliato, alla base di tutto c’è la cultura dell’egoisimo, che quel sistema economico ha prodotto e che è la negazione della relazione fra gli uomini. E il cerchio si chiude, sempre secondo me.
Andiamoci piano, Leopoldo. Sei andato del tutto fuori strada.
Intanto, se mi permetti, la relazione a mio parere deve nascere A PRESCINDERE da una identità comune.
Se tu hai letto diversamente le mie parole, hai travisato completamente il mio pensiero, e me ne dispiace.E parecchio anche.
Da quando sono entrata nel blog non faccio altro che dire che tutti siamo fratelli e che non deve esserci divisione fra noi, e tu mi vieni ad attribuire, sia pure indirettamente, una “negazione della relazione fra gli uomini”?
Tu hai forzato il tuo ragionamento, non te ne rendi conto?
Ti dirò di più. Nel portare avanti le tue argomentazioni, ti sei perfino contraddetto.
La relazione è quella che deve intercorrere fra tutti gli esseri umani, senza barriere di sorta: né culturali né ideologiche né religiose né di colore di pelle etc…, anche senza volere omologare, cioè senza volere abolire i tratti distintivi di ogni gruppo umano.
Tu stesso hai detto: “Non esiste identità che sia un cerchio chiuso”.
Anche io ne sono pienamente convinta.
Poi dici: “Marilisa ragiona come coloro che taglierebbero tutti i fondi alla Cultura negli enti locali perché esiste la povertà, e dimentica che se è vero che la povertà è frutto di un sistema economico sbagliato, alla base di tutto c’è la cultura dell’egoisimo, che quel sistema economico ha prodotto e che è la negazione della relazione fra gli uomini.”
Leopoldo, sei sicuro che tu stia parlando di me?
Io non mi riconosco affatto in questa Marilisa di cui parli.
Se c’è una persona che è a favore dei finanziamenti della cultura, quella sono proprio io. E infatti disapprovo totalmente i tagli fatti dal Governo su Cultura e Scuola, per esempio.
“Cultura dell’egoismo”.Purtroppo sì, da essa nascono tutti i mali.
Veniamo allo specifico da cui partono le tue riflessioni.
Le mie considerazioni critiche sul festival per “il taglio dei capelli di santa Chiara” mi venivano suggerite dalla “banalità” dell’evento, prima che Luigi intervenisse a chiarire. Ed anche pensando, certo, ai tantissimi festival che vengono organizzati un po’ dappertutto nel nostro paese per i motivi più disparati, e–bada bene– non culturali , con notevole dispendio di risorse. Ed in questo momento particolare i sindaci, dovresti saperlo Leopoldo, non fanno altro che lamentarsi perché i comuni non hanno fondi.
Tu dici che i festival servono a rafforzare l’identità dei gruppi umani?
Io penso invece che, nella maggior parte dei casi, ciò non risponda a verità, che siano semplicemente delle occasioni, portate avanti per abitudine, per festeggiare qualcosa, per richiamare turisti e quant’altro.
Chiuso il festival, tutto come prima, e arrivederci all’anno prossimo.
Per l’identità di un popolo serve ben altro, come ad esempio la lingua, i costumi etc…
Tutto questo non considerando le grandi manifestazioni a cui partecipano personalità varie di ambiti culturali diversi.
@Marilisa
“Tuttavia, cara Fabi, per organizzare dei festival, culturali o altro, ci sono delle spese, generalmente da parte dei patronati, cioè spese pubbliche.
Qualche tempo fa si auspicava che, dati i tempi che corrono, anche nel campo di manifestazioni pubbliche di tal genere si facessero dei risparmi, non te lo ricordi? I comuni non si trovano in buone acque, è risaputo.”
Marilisa, Io non ti conosco, purtroppo, sto a ciò che dici e al momento in cui lo dici. I festival, chiamali come vuoi, sono un’occasione d’incontro come un’altra, e in questo caso mi pare che l’occasione abbia anche un certo contenuto. Quanto all’identità, può essere forte, debole, debolissima. Più grande è la platea consderata, minore è il legame che ne unisce i componenti. Non ne farei una questione etica (la relazione deve prescindere…). E’ un dato di fatto. Come faremmo io e te a relazionarci se non parlassimo la stessa lingua o se, distanti come siamo, non usassimo entrambi il computer? Fanno parte della cultura comune anche il modo di considerare e di utilizzare gli strumenti di comunicazione. D’altronde, almeno una cosa in comune bisgona averla per entrare in relazione, poiché non è possibile rapporto fra l’esistente il non esistente, almeno allo stato delle mie conoscenze (non è una battuta).
Ad ogni buon conto, mi fa piacere che la pensiamo allo stesso modo sui finanziamenti alla cultura. Una cosa in comune…
Per me stai forzando il discorso, Leopoldo.
Io, tanto per dire, entro in relazione anche con qualcuno che non conosco per niente, nel momento in cui gli parlo del più e del meno nella sala d’attesa di un medico, per esempio. Capita spesso, sai?
O quando con un uomo di colore mi intrattengo a chiedergli del suo Paese e della sua famiglia, e magari lui mi aiuta gentilmente a caricare la spesa sulla macchina, come è accaduto recentemente e senza che io gli avessi chiesto niente.
Ci si può relazionare anche con un sorriso o con una stretta di mano, per dire, anche non conoscendo la lingua e i costumi di qualcuno.Da cosa nasce cosa,si dice.
Sui festival come occasioni di incontro non si discute, perché non può essere smentita l’evidenza.
Ma dire, come hai fatto tu,”La relazione nasce da un’identità comune”, questo è stato il punto debole di partenza della tua argomentazione, secondo me.
Generalizzo il discorso. Bisogna distinguere, a mio parere, le motivazioni serie da quelle futili che spingono ad organizzare un festival.
E ripeto: il fatto che si perpetui nel tempo, abitudinariamente, un incontro di un gruppo più o meno numeroso per la sagra delle castagne, per dire, può essere divertente quanto vuoi ma non serve certo a definire l’identità di una regione o di un comune, né tantomeno a cementare l’unione degli abitanti di quel paese.
Il festival francescano che ha dato origine a questa discussione, alla luce di quel che ho appreso da Luigi, a parte il “taglio dei capelli”, è escluso, adesso, da queste valutazioni di merito.
Se vogliamo circoscrivere il discorso al fatto autenticamente culturale di qualsiasi manifestazione, sono d’accordissimo che i soldi vadano trovati ad ogni costo.