Riprendo la fiera degli ossimori che era in pausa da maggio [Ossimori 7: Pianti di gioia] con “O viva morte, o dilettoso male”: settimo verso del sonetto del Petrarca Se amor non è, che dunque è quel ch’io sento? (Canzoniere 132). Questo è l’ultimo verso: “e tremo a mezza state ardendo il verno”. Mario Luzi: si esprime nel linguaggio della morte / ogni nostra vita, in “Rosales”, BUR 1983, p.117. Ancora Luzi in “Ipazia”, BUR 1978, p. 106: Una donna muore per la vita, non per la morte. Sempre Luzi: A volte si tocca il punto fermo e impensabile / dove nulla da nulla è più diviso, / né morte da vita / né innocenza da colpa, / e dove anche il dolore è gioia piena (“Su fondamenti invisibili” 1971). “Vivere la morte” titolo di un volume di Enzo Bianchi, Gribaudi 1983. Sequenza di Pasqua: “Morte e vita si sono affrontate in un prodigioso duello”. – “Viva la muerte!” grido del franchismo contestato da Miguel De Unamuno. “Morendo ha distrutto la morte”: prefazio ambrosiano della Notte di Pasqua.
Ossimori 8: Viva morte
22 Comments
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Te ne do due. Uno ” alto” e uno ” basso”.
Quello alto: Ungaretti e il suo ” la morte si sconta vivendo”.
Quello basso: mia nonna Maria che usava sempre “Lasciami vivere…” per dire lasciami tranquilla, e che negli ultimi giorni a letto sbuffava per le medicine dicendo ” Sto morendo! Lasciami vivere….”
Il forte è che il primo l’ho sempre trovato cupissimo, il secondo (entrato nel gergo familiare) mi ha sempre messo di buon umore. E poi, in ottica cristiana, spalanca delle prospettive addirittura mistiche….
🙂
Il più bell’ossimoro sulla Morte: ” Sorella morte corporale” S. Francesco d’Assisi.
un altro bellissimo ossimoro sulla caducità della vita ” Mais ou sont les neiges d’antan”
(le nevi dell’altr’anno) Francois Villon , Ballade des dames de temps jadis
E infatti Dante nella Divina Commedia, parlando di Madonna Povertà, sposa di S. Francesco, la paragona alla Morte alla quale “le porte del piacer nessun disserra” . Paragone e verso ardito che vuol dire letteralmente che nessuno si accoppia sessualmente con la Morte o con la Povertà.
I nostri grandi poeti e santi cristisni un tempo erano audaci e “trasgressivi”
come oggi un cantante rock !!!
A proposito di ossimori, che ne dici di questi ?
Sogno ad occhi aperti – Dormo in piedi – Realtà virtuale – Safety Hazard – Bomba intelligente – Brivido caldo – Dolce amaro – Ghiaccio bollente – Guerra civile – Lucida follia – Original copy – Grazia volgare, – meglio le convergenze parallele.
E tu che vedi qui ?
Una giovane o una vecchia ?
Vedi come ci si può facilmente ingannare pur vedendo la stessa cosa ?
E Qui ? E questi… si muovono ?
“Sbagliando ho fatto la cosa giusta”
“Saper essere pronti è una grande cosa! È una facoltà preziosa che implica fermezza, analisi, colpo d’occhio, decisione. Saper essere pronti è anche saper partire. Saper essere pronti è anche saper finire. Saper essere pronti è, in fondo, anche saper morire”. Henri-Frédéric Amiel (1821-1881).
(Questo mi ha fatto pensare alle parole di Margherita che Luigi ha scritto qualche giorno fa).
«Non ho niente contro di te, morte, / non riesco neanche ad odiarti […]. / Ma cosa faresti tu e come vivresti, / se avessi una madre e lei morisse, […] se un figlio avessi e lui morisse? […] Paura, timore di te non ho – / ti compiango solo profondamente / perché una madre non avesti, / perché dei figli mai avesti». Grigore Vieru
Da Curzio Malaparte, Maledetti toscani:
“Stranissimo popolo, il toscano, inquieto e inquietante…E quali uomini son più liberi dei toscani?…son chiacchieroni, ma di poche parole…Chi non credesse che noi toscani siamo fatti a questo modo, venga in Toscana…
Venga in Toscana e ascolti i toscani ragionar della morte. Ne ragionano con piacevolezza, come soltanto san fare gli uomini liberi, e sono i soli al mondo che sappiano quanto il morire è cosa ridicola, e quanto più ridicola cosa del morire è la paura della morte. Per questo, e sopra tutto per questo, sono uomini liberi: perché non hanno paura della morte.
Non ne hanno paura perché sanno che, in Italia, muoiono soltanto i grulli.”
Dice (canta), Carlo Betocchi:
“No, non temere mai nulla da Dio. E intanto
respira nel coro di quantunque respira
la certezza che non c’è differenza tra vita
e non vita, poiché nel cosmo non c’è altro
che vita, ed ogni apparenza di morte non è,
nell’esistere, che un confidare la carità
del vissuto a ciò che sempre vivrà.”
Ancora Betocchi:
“…io sono tuo amante, morte, mia morte
che raccogli la vita tra le braccia e la
tramandi, dalle sue spoglie grano traendo
e vita, nuova vita nel sole dei morti,
invisibile nella loro pace fruttifera”
Ancora lui:
“…Ma la mia anima
prega sugli orizzonti senza suono,
di là dai lidi sabbiosi dov’è andata
mia madre: di tra le ciglia della vita
che palpitano, come di bambina
che si ridesta,
la mia anima prega per ciò che muore.”
Penso che forse soltanto il Sacerdote, e solo in un certo attimo, riesca a sapere “perfettamente” -e, perciò, a perfettamente dirlo- che cosa sia “viva morte”: questo mi è venuto da pensare rileggendo la poesia “Perché”, di JAN TWARDOWSKI, sacerdote-poeta (poesia che mi ha fatto ripensare, anche, a “i tre crocifissi”, contemplati in Battistero, a Firenze…).
Perché
Non perché sei risorto dal sepolcro
non perché sei asceso al cielo
ma perché Ti hanno fatto lo sgambetto
Ti hanno spogliato nudo
perché in croce hai ripiegato il collo come un airone
perché sei morto come un Dio che non assomiglia a un Dio
senza medicine e panno molle sulla testa
perché i Tuoi occhi erano più grandi della guerra
come quelli dei caduti in trincea con il nontiscordardimé –
perché sporco di lacrime Ti alzo
sempre durante la Messa
come un agnello al quale tirano le orecchie.
Lettera di Paolo ai Romani 5: “Come regnò il peccato nella morte, così regni anche la grazia mediante la giustizia per la vita eterna”.
“Sono io che do la morte e faccio vivere”: Deuteronomio 32.
“la dismisura d’essere
che chiamiamo morire”
(Roberta De Monticelli, da “Teodicea minima (A una mente che nasce)”, in “La preghiera di Ariele”, Garzanti, 1992, p.41)
Da “Il viaggio dei Magi” di T. S. Eliot ( Ariel Poems):
“…ci trascinammo per tutta quella strada
per una Nascita o per una Morte? Vi fu una Nascita, certo,
………..
Ma….. per noi questa Nascita fu
come un’aspra ed amara sofferenza, come una Morte, la nostra Morte.”
C’è un film (del 2001) al cui centro sta la grande e ossimorica “meditazione ” contenuta nel più bello (se fosse davvero possibile scegliere tra i capolavori) dei “Sonetti Sacri” di John Donne: “Death, be not proud…”
“WIT” è il titolo del film, reso in italiano con “La forza della mente” (una traduzione che mi pare felice: poteva andare molto peggio).
Film che mi era piaciuto molto. Moltissimo (Lo conosci, Leopoldo?). Questo post mi ha spinto a rivederlo su youtube.
In questa breve sequenza Vivian (Emma Thompson), malata terminale, ricorda una lontana e molto importante lezione (E’ una bella lezione anche per noi. E buona da ascoltare alla fiera di “Ossimori 8”):
http://www.youtube.com/watch?v=ATbdYwjMlcs
Qui, ancora Vivian con la sua “maestra”, in una ben diversa situazione
(di questa scena che dire? A me toglie le parole. Ve la segnalo -da non perdere- nel caso -disgraziatissimo- che a qualcuno sia capitato di non vedere questo film):
http://www.youtube.com/watch?feature=endscreen&v=eucAdWW-4HM&N
E, qui, la sequenza finale. La lezione di John Donne infine realmente appresa, nella voce liberata di Vivian: “e morte più non sarà, tu morte morrai”
http://www.youtube.com/watch?v=MI6CYNHG7bA
Buonanotte
Grazie Fiorenza, è molto bello lo spezzone di film che hai postato. E’ un periodo in cui sono abbastanza confuso, non mi sono più tanto chiare realtà che prima pensavo di aver compreso, il passato e il presente, per esempio, che esistono solo in quanto collegati all’esperienza di vita di qualcuno, come pure il futuro. Tanto più nella prospettiva dell’eternità, che sia di Dio o dell’universo, non cambia. Certo, l’idea della virgola è molto bella ma esiste anche il punto fermo, per non parlare dei puntini di sospensione…
C’ è una bella canzone (di Franco Battiato) dove ricorre il verso “si muore un po’ per poter vivere”.
Grazie tantissime Fiorenza… Stupendo…che nostalgia mi hai fatto venire!
Sentire poi parlare Leopoldo di “punto fermo” ….beh,… 😉
Ciao.