Ossimori 2: Felice colpa

Non l’avessi intitolata all’ira dell’Agnello [vedi post del 22 febbraio] questa sagra degli ossimori poteva avere come motto la “felice colpa” – felix culpa nell’originale latino – che è al centro dell’Exultet pasquale del Rito romano e che lo fa ardere come un falò di paradossi. Si tratta dell’annuncio liturgico della risurrezione di Cristo che svolge con solennità il tema del combattimento tra la luce e le tenebre – “la luce del Re eterno ha vinto le tenebre del mondo” – e così celebra la vittoria della vita sulla morte: “Felice colpa che meritò di avere un così grande redentore! La notte splenderà come il giorno e sarà fonte di luce per la mia delizia. Il santo mistero di questa notte sconfigge il male, lava le colpe, restituisce l’innocenza ai peccatori, la gioia agli afflitti. Dissipa l’odio, piega la durezza dei potenti, promuove la concordia e la pace. O notte veramente gloriosa che ricongiunge la terra al cielo e l’uomo al suo creatore!“.

37 Comments

  1. Luigi, devo pensare che senza le nostre colpe, la nostra povera “umanità”, non si riconoscerebbe la grandezza del Signore? senza di noi, il Signore non “sarebbe”?
    attento a darmi di questi pensieri! potrei smarrirmi cercando le risposte…
    Un abbraccio

    27 Febbraio, 2012 - 19:33
  2. Stefano (olim Syriacus)

    Ubi abundat delictum, superabundat et gratia.

    (Questa
    la dedico in primis alla Prof.Lignani)

    27 Febbraio, 2012 - 19:57
  3. Stefano (olim Syriacus)

    No, scusate -e poi mi taccio davvero- : ho testè capito quel che auspicava Giovanni XXIII quando parlava dell’insegnamento della teologia in latino… :

    “Utrum homo semper resurgat in minori caritate
    Ad quartum sic proceditur.

    1. VIDETUR quod homo semper in minori caritate resurgat. Amos 5, 2: «Virgo
    Israel cecidit» etc.; Glossa: «Non negat ut resurgat, sed ut resurgere virgo possit:
    quia semel aberrans etsi reportetur humeris pastoris, non habet tantam gloriam
    quantam qui nunquam aberravit». Sed gloria commensuratur caritati. Ergo
    homo post peccatum non habet tantam caritatem resurgens, quantam primo.
    2. Praeterea, Ezech. 44, 10: «Levitae qui recesserunt a me… nunquam appropinquabunt
    mihi, ut sacerdotio fungantur». Sed aliquis quantum ad spirituale
    sacerdotium appropinquat Deo per caritatem. Ergo non habet tantam caritatem
    qui aliquando recessit a Deo per peccatum, quantam ante.
    3. Praeterea, caritas incipiens nunquam est tanta, quanta proficiens et perfecta.
    Sed aliquis quando cecidit, habuit caritatem proficientem, vel perfectam; quando
    autem resurgit, habet caritatem incipientem. Ergo non habet tantam caritatem
    quantam prius.
    4. Praeterea, nunquam potest tantum disponere se ad recipiendum divini luminis
    influentiam qui est sine caritate, quantum cum caritate. Sed secundum quod
    aliquis disposuit se ad gratiam, Deus illi gratiam infundit. Ergo semper magis
    recipit de influentia gratiae aliquis permanens in caritate, quam de novo caritatem
    accipiens; et sic idem quod prius.
    SED CONTRA, in Malach. 3, 4: «Placebit Deo sacrificium Iuda et Hierusalem,
    sicut dies saeculi et anni antiqui». Sed caritas facit omnia nostra Deo esse
    accepta. Ergo aliquis post lapsum resurgens potest habere tantum de caritate,
    quantum prius.”

    E’ chiaro. E’ una goduria assoluta (per orecchie e meningi) .

    Punto.

    Buona serata (ché ora vado al Teatro ad ascoltare una cinese che suona Chopin) .

    27 Febbraio, 2012 - 20:14
  4. Luigi, io non ho studiato il greco e non ero poi cosi attento tutti i trimestri quindi con gli ossimori non me la cavo proprio.
    Quindi, chiedo: ma ” Ubi humilitas, ibi sapientia” è un ossimoro (o almeno può esserlo data l’attuale “vulgata” del “mondo”…) ?
    Buona serata a tutti.

    27 Febbraio, 2012 - 22:42
  5. Mi sembra più un ossimoro “celsitudo ex humilitate”, titolo di una lettera apostolica di Giovanni XXIII con la quale viene dichiarato dottore della Chiesa San Lorenzo da Brindisi.

    27 Febbraio, 2012 - 23:24
  6. fiorenza

    Ah, quanto è vero, Stefano Syr, la teologia in latino può davvero essere “una goduria assoluta (per orecchie e meningi)”.
    Ma, dopo -oltre- questa goduria di orecchie e meningi, per me c’è un di più… C’è “la palma”. “La palma alla fine della mente”… La palma o “il mero essere”, per dirla con Wallace Stevens.

    Of Mere Being

    The palm at the end of the mind,
    beyond the last thought, rises
    in the bronze decor.

    Un uccello dalle piume d’oro
    canta nella palma, senza suono umano,
    senza sentimento umano, un canto strano.

    You know then that it is not the reason
    that makes us happy or unhappy.
    The bird sings, Its feathers shine.

    La palma svetta al limite dello spazio.
    Il vento muove piano nei rami.

    I teologi possono dire quello che vogliono -o, meglio, spero che mi perdoneranno- ma per me sono un piccolo Exultet, questi versi.

    28 Febbraio, 2012 - 0:24
  7. Il fatto è che la teologia è di più.
    Di più che goduria per orecchi e mente (che pure qualche volta – qualche volta – ti vengono incontro, lasciandoti senza fiato), di più che una palma d’oro alla fine dello spazio, o un meraviglioso canto.

    Credo ut intelligam – intelligo ut credam (s. Agostino): credo per capire e capisco per credere
    Ma se prima non crederò, non potrò capire (s. Anselmo)

    La teologia è studio adorante.

    28 Febbraio, 2012 - 8:07
  8. Con questo ci siamo certo allontanati un po’ dall’ossimoro della felix culpa, che pure dal punto di vista teologico meriterebbe una serie di distinguo piuttosto importanti (anche per rispondere ai dubbi di principessa).

    Tornando agli ossimori, il bellissimo intervento di Gerry sull’altro thread si presta bene, secondo me, ad essere letto anche qui.

    28 Febbraio, 2012 - 8:10
  9. Mabuhay

    Son d’accordo con Nico 8:10, secondo paragrafo…

    (e 8:07 naturalmente, visto che citi il mio favorito…Anselmo! 🙂

    28 Febbraio, 2012 - 8:39
  10. Luigi Accattoli

    Una volta il cardinale Bagnasco usò l’espressione “Finalmente uno scandalo buono” che mi pare un calco di “felice colpa”: lo fece a segnalazione di quanto affermato dalla suore Misericordine a proposito di Eluana Englaro: “Se c’è chi considera Eluana morta, lasciatela a noi che la sentiamo viva” (Prolusione Consiglio permanente della Cei, 23 marzo 2009) .

    28 Febbraio, 2012 - 11:09
  11. Gioab

    Che la colpa possa esser “felice”, non è un ossimoro. E’ un paradosso. E’ il paradosso del folle, che urla la sua “disperazione” per il fallimento della sua impresa, mascherando con la risata stridula e maligna, volendo apparire felice, la disperazione di chi livido di rabbia, con un il terrore crescente, osserva il crollo della sua opera, accompagnandosi sulla cetra, con il melanconico canto di chi osserva l’incendio, mentre tutto della sua mastodontica mistificazione si distrugge nell’imminenza del crollo.

    “la luce del Re eterno ha vinto le tenebre del mondo” Il piccolo raggio di luce, sta inevitabilmente scalzando le tenebre che per millenni hanno dominato le vite di troppi incatenati in quella prigione oscura; Essi cominciano ad osservare la buia stanza che in un alba di speranza e meraviglia si riempie di luce, mostrando l’inutilità di catene ormai arrugginite incapaci di trattenere il desiderio di libertà. La luce mostra che la porta non ha serratura e che solo un piccolo sforzo li libererà definitivamente da quella prigione di superstizione e paura facendo abbandonare quel castello, ormai decadente e prossimo al collasso, mentre il folle continua ormai troppo compromesso a rimanere il cima alla torre più alta in attesa dell’ultimo crollo mascherando con apparente calma il livore e l’ira, la disperazione e lo strazio per una battaglia perduta per sempre.

    Perirà in un falò di paradossi con la disperazione del colpevole per aver “mutato il sole in tenebre e la luna in sangue” ( Atti 2.20) Ignaro che ad ogni notte, inevitabilmente segue “un alba” ( Lc. 1.78) che con la sua crescente “luce avrebbe visitato dall’alto, per dar luce a quelli che siedono nelle tenebre e nell’ombra della morte, dirigere con successo i piedi nella via della pace”. ( Lc. 1.79)
    “Ah, l’agitazione di molti popoli, che son tumultuosi come col tumulto dei mari! E per il rumoreggiare dei gruppi nazionali, che fanno fragore proprio come il rumoreggiare di potenti acque! I gruppi nazionali stessi faranno fragore proprio come il rumoreggiare di molte acque.” ( Isa 17.12-13) Mentre fuggono liberi e lontani da quel fragoroso crollo.

    E non è un ossimoro è “Quello che fu dal principio, che abbiamo udito, che abbiamo visto con i nostri occhi, che abbiamo attentamente contemplato e che le nostre mani hanno toccato,” ( 1 Gv. 1.1) quello che abbiamo visto e udito riferiamo anche a voi, affinché anche voi abbiate partecipazione con noi. – Ecco, “È accaduto !” ( Riv. 16.17)

    28 Febbraio, 2012 - 11:36
  12. Leopoldo

    Minchia Gioab, e ci credo che la protezione civile non basta! Affettuosamente.

    28 Febbraio, 2012 - 12:39
  13. “Chiacchiere e tabbacchere ‘e lignamm ‘o banc e Napule nun se ‘mpegna!”

    (Le chiacchiere (e i chiacchieroni) non hanno nessun valore, come le tabacchiere in legno, e non son buone nemmeno a esser date in pegno,)
    .

    28 Febbraio, 2012 - 13:01
  14. “lignamm” nel senso di “lignani”? Naturalmente sto scherzando.

    28 Febbraio, 2012 - 13:03
  15. fiorenza

    Per Luigi:

    – ” miele dalla pietra” (“Et de petra melle saturavit eos”)

    – “sterilis peperit plurimos”

    – “vita eterna”

    (continua)

    28 Febbraio, 2012 - 13:26
  16. “Lignam” nel senso di lignee…
    Antonella nel thread precedente le ho postato quel canto mariano di cui mi chiedeva: spero abbia gradito.

    28 Febbraio, 2012 - 13:35
  17. Luigi Accattoli

    Nel Catechismo della Chiesa Cattolica al paragrafo 412 c’è questo riferimento alla “felice colpa”:

    Ma perché Dio non ha impedito al primo uomo di peccare? San Leone Magno risponde: « L’ineffabile grazia di Cristo ci ha dato beni migliori di quelli di cui l’invidia del demonio ci aveva privati ». E san Tommaso d’Aquino: « Nulla si oppone al fatto che la natura umana sia stata destinata ad un fine più alto dopo il peccato. Dio permette, infatti, che ci siano i mali per trarre da essi un bene più grande. Da qui il detto di san Paolo: “Laddove è abbondato il peccato, ha sovrabbondato la grazia” (Rm 5,20). Perciò nella benedizione del cero pasquale si dice: “O felice colpa, che ha meritato un tale e così grande Redentore!” ». 553

    28 Febbraio, 2012 - 13:35
  18. fiorenza

    OT. Il mio ossimoro preferito: “Negative Capability”.
    La “Capacità Negativa di cui parla Keats: la capacità che, secondo lui, era posseduta da Shakespeare in così larga misura (il prezzo da lui pagato per essere Shakespeare), la capacità di tollerare incertezze , dubbi, misteri, di rimanere in essi “senza” ricorrere subito a fatti e ragioni.
    (L’essere “negativamente capace”? O “capacemente negativo?” O…)

    28 Febbraio, 2012 - 13:36
  19. Caro Ubi, grazie per il canto mariano: “Dell’aurora tu sorgi più bella”, che cantavo a squarciagiola quando ero una ragazzina. Il brano in youtube incorre, a mio modo di vedere, in un difetto proprio delle interpretazioni odierne. Si vuole fare qualcosa di più intellettuale, e quindi si accentua il ritmo smorzando il pathos, mentre questi testi devono conservare un andamento che privilegi l’onda del canto invece che il ritmo e la stilizzazione. Che dire? Non so come esprimermi meglio, ma non si può interpretare snaturando la caratteristica del brano, che è basato sulla melodia, sulla cantabilità ecc. Pensi che effetto farebbe “Amami Alfredo” cantato alla maniera di un mottetto settecentesco ….

    28 Febbraio, 2012 - 15:02
  20. Ed infatti cara Antonella, definivo l’interpretazione che ho udito effettuata dal coro parrocchiale molto migliore di quella proposta nel video. (che è pur ottima, sia detto). Fu eseguita con molto più trasporto e con il crescendo di voce (e di anima…) che è più adatto a quel brano (non però, fortunatamente, in stile canzonistico, ma in stile lirico).

    28 Febbraio, 2012 - 15:26
  21. Nino

    Mi scuso con Luigi e con i bloggers,
    ma visto che nessuno ne ha fatto parola, anche se forse fregherà nulla a nessuno dei frequentatori, voglio ricordare qui lo “scomodissimo” teologo Giulio Girardi morto domenica scorsa.

    Addio a Giulio Girardi, il ricordo di “Noi Siamo Chiesa”
    Il fratello e amico carissimo Giulio Girardi ci ha lasciati questa mattina dopo sei anni di una grave malattia che lo aveva lasciato cosciente ma non più in grado di dare il suo contributo prezioso alla riflessione sul Vangelo e sulla società.

    http://temi.repubblica.it/micromega-online/addio-a-giulio-girardi-il-ricordo-di-%E2%80%9Cnoi-siamo-chiesa%E2%80%9D/

    Girardi il teologo rivoluzionario
    http://rassegna.camera.it/chiosco_new/pagweb/immagineFrame.asp?comeFrom=rassegna&currentArticle=1BDH4B

    Giulio Girardi, addio al teologo che amava la storia
    http://vaticaninsider.lastampa.it/homepage/documenti/dettaglio-articolo/articolo/giulio-girardi-teologia-della-liberazione-13019/

    28 Febbraio, 2012 - 15:30
  22. Per ritornare agli ossimori, in attesa che qualcuno aiuti a portare un po’ di luce tra i miei dubbi, il seguente è un ossimoro?

    Cercare la felicità in ciò che non si possiede è come cercare il silenzio urlando il suo nome.

    28 Febbraio, 2012 - 16:54
  23. Ottimo, Ubi. Mi mancava proprio il termine “stile lirico”. Il mio maestro di musica, un vecchio organista, aveva composto un canto molto bello in onore della Madonna del Buon Consiglio. Andava appunto eseguito come dice lei. Morto il maestro, il canto non fu più eseguito, finché non fu riscoperto da una corale, che lo eseguì con un coro polifonico molto “ingessato” (dico io). Spiegai al maestro che quell’inno era cantabile ecc. ed egli la volta seguente lo fece eseguire da un mezzo – soprano che cantava appunto in stile lirico. Molto, molto migliore. Lo stesso dicasi del “Tota pulchra” del Bortoni. Il mio maestro (che si chiamava Roberto Arcaleni) lo faceva eseguire con molto trasporto, con tempi ad libitum ecc. Ripreso da una corale di adesso, viene eseguito alla perfezione, ma senz’anima. Gli anziani dicono: “Sembra quello, ma non è proprio quello, era più bello”.

    28 Febbraio, 2012 - 17:02
  24. Urlare: anche il silenzioso “Urlo” di Munch è un ossimoro.

    28 Febbraio, 2012 - 17:04
  25. Questa canzone a quel che pare, piace molto. Ho avuto una interrogazione da lycopodium sull’etimologia di letame. E’ la stessa etimologia di “lieto” e di “letizia”. Il letame è ciò che rende fertile, e quindi “lieta”, e quindi “ricca di erbe e fiori” la terra.

    28 Febbraio, 2012 - 17:29
  26. Luigi Accattoli

    A proposito dell’Exultet e della sua felicissima colpa, ecco come Maio Luzi in “Pasqua orciana” [è nella raccolta Frasi e incisi di un canto salutare, Garzanti 1990] saluta l’illuminazione della “basilica” subito prima dell’annuncio pasquale:

    L’uno fuori del pronao,
    l’altra nella sua conca
    il fuoco e l’acqua aspettano
    nel buio il loro battesimo.
    Poi disserra la luce
    la sua nera palpebra

    28 Febbraio, 2012 - 17:33
  27. “Felice colpa”: è bello sentirlo cantare da un coro di giovani durante la veglia di Pasqua.

    28 Febbraio, 2012 - 17:47
  28. Una delle cose che più affascinano i bambini che riusciamo a coinvolgere nella Veglia Pasquale è proprio quel momento in cui “disserra la luce la sua nera palpebra”.
    Sono piccoli, ma sanno riconoscere la bellezza. Infatti è spesso questo il loro commento: “che bello, maestra!”

    28 Febbraio, 2012 - 18:07
  29. In effetti ha ragione Nico, tutta la Veglia pasquale è un meraviglioso ossimoro.

    28 Febbraio, 2012 - 19:02
  30. Mors et Vita duello conflixere mirando: Dux Vitæ mortuus, regnat vivus.
    Dic nobis, Maria, quid vidisti in via?
    Sepulcrum Christi viventis, et gloriam vidi resurgentis,

    Mi dispiace di non saper mettere in evidenza le coppie di opposti.

    28 Febbraio, 2012 - 23:01
  31. fiorenza

    Per Luigi, o, meglio, per la “sagra degli ossimori”, ecco un altro piccolo elenco di quelli di cui più mi sono nutrita. Questi stanno, con innumerevoli altri, nelle Laude di Jacopone da Todi:

    – “Alta nichilitate”
    “Tua profonda bassezza sì alto è sublimata”
    (dalla Lauda XCI, “Come l’anima per questa nichilitate e carità perviene a stato incognito et indicibile”)

    – “lo cor tutt’ho partito…
    vivendo more…”
    “Vivendo sì, è morire…”
    “ché moio en deletanza -e vivo senza core”
    “tacendo parlo, fugo e so legato,
    scendendo salgo, tengo e so tenuto,
    de fuor so dentro, caccio e so cacciato”
    (dalla Lauda XC, “Como l’anima se lamenta con Dio…”)

    (continua)

    29 Febbraio, 2012 - 0:07
  32. discepolo

    Dedico il mio ossimoro preferito a Stefano( olim Syriacus).
    “Singende Steine ” di Marius Schneider , trad italiana “Pietre che cantano “, Guanda Milano, 1980
    “le pietre furono scolpite in figure rappresentanti note musicali nei templi, così afferma Filone Alessandrino.. . nei capitelli dei chiostri cristiani medioevali le ha riconosciute e decifrate lo Schneider… in ciò che è del tutto privo di anima, la pietra, è da cercare il principio della vita, come nell’invisibile e nell’acustico è da cercare l’essenza musicale del visibile ( E. Zolla ” I mistici dell’occidente)
    a questo proposito c’è anche un bell’ossimoro di Pasternak: l’orecchio è
    “l’occhio dell’anima”. (B. Pasternak, Saggio su Chopin)

    1 Marzo, 2012 - 14:06
  33. Stefano (olim Syriacus)

    Cara Maria Cristina (aka Discepolo) , almeno per un motivo preciso avrei
    voluto rispondere in maniera più estesa, ma -almeno per ora- ti rispondo
    con una composizone che ho appena scoperto due minuti fa, e che dimostra
    come la “serendipity” (trovare anche se non stai cercando) esista davvero..
    Non cercavo un qualche particolare ossimoro in YouTube, ma ecco che da
    Gould da solo, passo a Gould con la Schwarzkopf che canta Strauss, a
    quest’ultima che con il grande accompagnatore Parsons canta un Lied di Grieg.

    Ebbene, cosa c’è nel testo tedesco?

    Un’espressione che viene ripetuta più volte, insistentemente, come
    chiave di volta del brano (il brano essendo “Ich liebe Dich”, “Ti amo” ,
    traduzione della poesia di Hans Christian Andersen ‘Jeg elsker dig’ ) :

    “Ich liebe Dich in Zeit und Ewigkeit”.

    “Ti amo nel tempo e nell’eternità”.

    2 Marzo, 2012 - 23:58
  34. Stefano (olim Syriacus)

    [ Però anche questa canzone di cabaret polacco di mezzo secolo fa cantata dell’attore Wies?aw Michnikowski ha un suo ossimorico perché.. :

    “Baciare uno zio con una doppietta”

    http://www.youtube.com/watch?v=Nn0zCFWogyM ]

    3 Marzo, 2012 - 0:31

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