La scultura dell’anima che va in cielo è sul portale del Duomo di Sovana, Grosseto. Il titolo del post è un verso di Giacomo Leopardi. L’accoppiamento delle parole alla pietra è mio e forse lo spiego nel primo commento.
Or leve intra la gente anima voli
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Il terzo archivolto del portale – mi hanno spiegato a Sovana domenica scorsa: vedi il post Castell’Ottieri e nessuno lo conosce – “mostra una figura umana a braccia aperte che sembra fluttuare nell’aria” e forse rappresenta “l’anima che ascende al paradiso”. Il verso del Leopardi è nella prima strofe della canzone “Alla sua donna”, strofe che riporto al commento seguente. Canto di bellezza, anzi grandezza. Il più caro a me tra quelli che non sono entrati nelle antologie.
XVIII – ALLA SUA DONNA (1823)
Cara beltà che amore
Lunge m’inspiri o nascondendo il viso,
Fuor se nel sonno il core
Ombra diva mi scuoti,
O ne’ campi ove splenda
Più vago il giorno e di natura il riso;
Forse tu l’innocente
Secol beasti che dall’oro ha nome,
Or leve intra la gente
Anima voli? o te la sorte avara
Ch’a noi t’asconde, agli avvenir prepara?
Assoluta perfezione. Il numero romano XVIII che figura accanto al titolo della canzone è quello della numerazione progressiva dei Canti stabilita dal poeta per l’edizione napoletana del 1835. L’importanza della canzone “Alla sua donna” è così segnalata da Mario Fubini nel commento ai Canti del 1966 (Loescher Editore, p. 144): “Certo con l’Infinito questo canto è dell’opera poetica del Leopardi anteriore alle Operette Morali [1824] la cosa più originale, di assoluta perfezione”.
http://www.leopardi.it/canti18.php
Questa donna amata dal Leopardi richiama la donna angelicata della poesia stilnovista.
Il poeta stesso ne parlò come di un’ immagine di bellezza “celeste e ineffabile” vagheggiata dalla fantasia degli adolescenti o sognata qualche volta nel sonno, o creata da un’ “alienazione mentale” nelle giovinezza.
In quei tempi, naturalmente.
Oggi le immagini di fantasia sarebbero, credo, di tutt’altro tenore.
Quella figura antropomorfa,incisa lassù sul portale del Duomo potrebbe rappresentare l’anima, si; del resto i popoli barbartico dopo la cristianizzazione credevano fermamente nell’inferno e la Chiesa , che dall’editto del 313 per quanto avesse continuato a convivere con il mondo pagano fino alla caduta dell’Impero (476dc), era una realtà forte e ben strutturata. La predicazione sull’immortalità dell’anima -a fronte del martirio di uomini ma soprattutto donne sulle quali si avventò l’odio dei pagani penso a Cecilia, Barbara, Caterina d’Alessandria : torturate, scuoiate, seni e lingua tagliata, occhi cavati, assunse un’importanza di rilievo con Agostino , Gregorio Magno. Ma è proprio nel periodo relativo al Duomo di Sovana, X/XI sec che compare per la prima volta il concetto di “giudizio” dell’anima al momento della morte un tema ricorrente nella letteratura del basso medioevo.
Però, potrebbe essere un simbolo dal valore atropopaico,di quelli che si usava scolpire all’esterno delle Chiese, dei Duomi, ma anche sulle facciate esterni dei palazzi civili dell’epoca allo scopo di tenere lontano gli influssi di spiriti maligni, immondi…non lo escluderei…
barbarici (scusa per il refuso)
@apotropaico, non atropopaico…