“Lasciar entrare in noi la luce di Dio per non essere come pipistrelli nelle tenebre” è il titolo che il sito vaticano ha dato all’omelia di stamane di Papa Francesco. La migliore, a mio vedere, di quelle che abbiamo ascoltato da quando la messa del mattino viene data in diretta e pubblicata per intero: cioè dal 9 marzo. Era a commento del colloquio di Gesù con Nicodemo. Riporto tre brani e concludo con una mia nota.
Omelia del Papa sulla croce e sulla luce e sulle tenebre
5 Comments
Lascia un commento
Devi essere connesso per inviare un commento.
Il Crocifisso come libro dell’amore di Dio. Questo passo del Vangelo di Giovanni, capitolo 3 (cfr Gv 16-21), il dialogo tra Gesù e Nicodemo, è un vero trattato di teologia: qui c’è tutto. Il kerygma, la catechesi, la riflessione teologica, la parenesi … c’è tutto, in questo capitolo […]. Oggi prenderò soltanto due punti di tutto questo, due punti che sono nel passo di oggi. Il primo è la rivelazione dell’amore di Dio. Dio ci ama e ci ama – come dice un santo – come una pazzia: l’amore di Dio sembra una pazzia. Ci ama: «ha tanto amato il mondo da dare il Figlio unigenito» (Gv 3,16). Ha dato suo Figlio, ha inviato suo Figlio e lo ha inviato per morire in croce. Ogni volta che noi guardiamo il crocifisso, troviamo questo amore. Il crocifisso è proprio il grande libro dell’amore di Dio. Quanta gente, quanti cristiani passano il tempo guardando il crocifisso … e lì trovano tutto, perché hanno capito, lo Spirito Santo ha fatto capire loro che lì c’è tutta la scienza, tutto l’amore di Dio, tutta la saggezza cristiana.
Pipistrelli umani. Il secondo punto è un punto che ci aiuterà, pure: «La luce è venuta al mondo, ma gli uomini hanno amato più le tenebre che la luce, perché le loro opere erano malvagie» (Gv 3,19). C’è gente – anche noi, tante volte – che non può vivere nella luce perché abituata alle tenebre. La luce li abbaglia, sono incapaci di vedere. Sono dei pipistrelli umani: soltanto sanno muoversi nella notte. E anche noi, quando siamo nel peccato, siamo in questo stato: non tolleriamo la luce. È più comodo per noi vivere nelle tenebre; la luce ci schiaffeggia, ci fa vedere quello che noi non vogliamo vedere. Ma il peggio è che gli occhi, gli occhi dell’anima dal tanto vivere nelle tenebre si abituano a tal punto che finiscono per ignorare cosa sia la luce. Perdere il senso della luce, perché mi abituo più alle tenebre […]. Anche noi, quando siamo in stato di peccato, in stato di allontanamento dal Signore, diventiamo ciechi e ci sentiamo meglio nelle tenebre e andiamo così, senza vedere, come i ciechi, muovendoci come possiamo.
Signore delle tenebre. Lasciamo che l’amore di Dio, che ha inviato Gesù per salvarci, entri in noi e “la luce che porta Gesù” (cfr v. 19), la luce dello Spirito entri in noi e ci aiuti a vedere le cose con la luce di Dio, con la luce vera e non con le tenebre che ci dà il signore delle tenebre. Due cose, oggi: l’amore di Dio nel Cristo, nel crocifisso, nel quotidiano. E la domanda quotidiana che noi possiamo farci: “Io cammino nella luce o cammino nelle tenebre? Sono figlio di Dio o sono finito per essere un povero pipistrello?”.
Mia nota. Il pazzo amore di Dio che ci viene rivelato nel mistero della Croce. Il mistero del peccato che induce al rigetto della luce che da quell’amore ci inonda. L’urgenza di interrogarci se camminiamo nella luce di Cristo o come pipistrelli catturati dal signore delle tenebre. Di tal fatta è la predicazione di Francesco. In essa c’è il kerygma, la catechesi, la riflessione teologica, la parenesi. E tutto vi è consegnato alle parole più semplici, dettate da una lunga ruminazione del mistero della redenzione.
https://commentovangelodelgiorno.altervista.org/commento-24-aprile-2020/