Sto seguendo in diretta l’incontro dei cristiani del Medio Oriente che si fa oggi a Bari su invito di Francesco: e oggi pomeriggio alle 16.00 sanò nello studio di TV2000 per una lettura d’insieme della giornata. Nei commenti aggiornerò via via informazioni e riflessioni. Parto dicendo che è una giornata grande che dice la situazione misera dei cristiani in quelle terre: pochi, divisi, perseguitati, incapaci di pregare insieme, disabili a parlare a una voce, o a collaborare.
Oggi sono a TV 2000 per il Papa e i Patriarchi a Bari
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INCONTRO DEL SANTO PADRE FRANCESCO CON I CAPI DELLE CHIESE E DELLE COMUNITÀ CRISTIANE DEL MEDIO ORIENTE è l’intestazione della giornata.
“Su di te sia pace. Cristiani insieme per il Medio Oriente” è il motto della preghiera comune.
Questo è l’annuncio della giornata che fu dato il 25 aprile:
Il prossimo 7 luglio il Santo Padre si recherà a Bari, finestra sull’Oriente che custodisce le Reliquie di San Nicola, per una giornata di riflessione e preghiera sulla situazione drammatica del Medio Oriente che affligge tanti fratelli e sorelle nella fede. A tale incontro ecumenico per la pace Egli intende invitare i Capi di Chiese e Comunità cristiane di quella regione. Fin da ora Papa Francesco esorta a preparare questo evento con la preghiera.
Questo è il Tweet con cui ieri Francesco ha richiamato l’attenzione sulla giornata di oggi:
Le sofferenze di tanti fratelli e sorelle perseguitati a causa del Vangelo sono un richiamo urgente ad essere più uniti tra noi cristiani.
Come Assisi 1986. La “Giornata di Bari” è per me paragonabile a quella di Assisi 1986 che fu convocata da Papa Wojtyla. Bari e la memoria di San Nicola sono luogo di incontro riconosciuto dalle Chiese dell’Ortodossia e dalla Chiesa Cattolica. Metto in relazione l’annuncio di questa giornata, arrivato il 25 aprile, al gesto compiuto il 14 aprile dal patriarca russo Kirill, che quel giorno telefonò a Francesco e ai capi delle altre Chiese presenti nel Medio Oriente per cercare una via comune di intervento nella tragedia di quella regione. La buona mossa di Kirill trovò subito ostacoli nelle divisioni interne all’Ortodossia e Francesco – che dispone di maggiore autonomia – raccolse il testimone di quell’iniziativa.
Parole di Francesco a introduzione della preghiera comune sul lungomare di Bari 1. Cari Fratelli, grazie di cuore per essere venuti qui con generosità e prontezza […]. Qui contempliamo l’orizzonte e il mare e ci sentiamo spinti a vivere questa giornata con la mente e il cuore rivolti al Medio Oriente, crocevia di civiltà e culla delle grandi religioni monoteistiche. Lì è venuto a visitarci il Signore, «sole che sorge dall’alto» (Lc 1,78). Da lì si è propagata nel mondo intero la luce della fede […]. Ma su questa splendida regione si è addensata, specialmente negli ultimi anni, una fitta coltre di tenebre: guerra, violenza e distruzione, occupazioni e forme di fondamentalismo, migrazioni forzate e abbandono, il tutto nel silenzio di tanti e con la complicità di molti. Il Medio Oriente è divenuto terra di gente che lascia la propria terra. E c’è il rischio che la presenza di nostri fratelli e sorelle nella fede sia cancellata, deturpando il volto stesso della regione, perché un Medio Oriente senza cristiani non sarebbe Medio Oriente.
Francesco 2: Questa giornata inizia con la preghiera, perché la luce divina diradi le tenebre del mondo […]. I cristiani, infatti, sono luce del mondo (cfr Mt 5,14) non solo quando tutto intorno è radioso, ma anche quando, nei momenti bui della storia, non si rassegnano all’oscurità che tutto avvolge e alimentano lo stoppino della speranza con l’olio della preghiera e dell’amore […]. Preghiamo uniti con il grido del Salmo: «Su di te sia pace!» (122,8). […] E il grido dei tanti Abele di oggi che sale al trono di Dio […]. L’indifferenza uccide, e noi vogliamo essere voce che contrasta l’omicidio dell’indifferenza. Vogliamo dare voce a chi non ha voce, a chi può solo inghiottire lacrime, perché il Medio Oriente oggi piange, oggi soffre e tace, mentre altri lo calpestano in cerca di potere e ricchezze. Per i piccoli, i semplici, i feriti, per loro dalla cui parte sta Dio, noi imploriamo: sia pace! Il «Dio di ogni consolazione» (2 Cor 1,3), che risana i cuori affranti e fascia le ferite (cfr Sal 147,3), ascolti oggi la nostra preghiera.
Sono venti gli ospiti di Francesco a Bari in rapresentanza di altrettante comunità cristiane:
Il patriarca ecumenico di Costantinopoli Bartolomeo;
Theodoros II, patriarca greco-ortodosso di Alessandria e di tutta l’Africa;
l’arcivescovo di Anthedon Nektarios, in rappresentanza in rappresentanza di Theophilos III, patriarca greco-ortodosso di Gerusalemme;
il metropolita Hilarion, in rappresentanza del patriarca di Mosca e di tutta la Russia Kirill;
il metropolita di Konstantia e Ammochostos Vasilios, in rappresentanza di Chrysostomos II, arcivescovo di Nuova Giustiniana e di tutta Cipro.
Per le Chiese ortodosse orientali, sono presenti Papa Tawadros II, patriarca della Chiesa copto-ortodossa d’Alessandria;
Ignatius Aphrem II, patriarca siro-ortodosso di Antiochia e di tutto l’Oriente;
Hovakim, vescovo di Inghilterra e Irlanda, in rappresentanza di Karekin II, patriarca e catholicos di tutti gli Armeni;
Aram I, catholicos di Cilicia degli armeni.
Per la Chiesa ortodossa assira, partecipa Mar Gewargis II, patriarca e catholicos della Chiesa assira d’Oriente.
Sono presenti anche il Rev. Sani Ibrahim Azar, vescovo della Chiesa evangelica luterana in Giordania e Terra Santa, e Souraya Bechealany, segretaria generale del Consiglio delle Chiese del Medio Oriente.
Venti sedie tutte uguali. E’ appena terminata la preghiera sul lungomare e Francesco è tornato con i suoi ospiti a San Nicola dove ora per due o tre ore si svolgerà un incontro di lavoro alla ricerca di una posizione unitaria delle tante comunità sulla comune tragedia. Siederanno attorno a un tavolo rotondo, su 20 sedie, tutte uguali, al centro della Basilica. Accanto al Papa, l’arcivescovo Pierbattista Pizzaballa, Amministratore apostolico del Patriarcato latino di Gerusalemme che aprirà i lavori con una prolusione. All’esterno del tavolo, quattro sedie per quattro collaboratori del Papa: i cardinali Pietro Parolin, Angelo Becciu, Leonardo Sandri, Kurt Koch.
Gli obiettivi vaticani. L’incontro di Bari non terminerà con un documento comune: non c’erano le condizioni per arrivarci. Ma a che mira Papa Francesco? Il card. Leonardo Sandri, prefetto della Congregazione per le Chiese Orientali, tra i registi dell’appuntamento, ieri aveva così riassunto con l’agenzia Sir gli obiettivi pratici possibili dell’incontro: Avere informazioni vere che non dipendono dalle potenze di turno, intervenire immediatamente con corridoi per alleviare i bisogni delle popolazioni colpite dalle guerre e istituire una tavola di pace dove le nazioni, attraverso dialogo e intese possano trovare accordo per un cessate il fuoco e promuovere progetti di convivenza senza nessuna esclusione, riconoscendo a tutti gli abitanti eguale dignità e libertà religiosa. Non pensare più in termini di maggioranza e minoranza ma di cittadinanza. Anche i cristiani vogliono contribuire al bene della loro nazione.
Francesco all’uscita della basilica sulla guerra figlia del potere e della povertà 1. La guerra è la piaga che tragicamente assale quest’amata regione. Ne è vittima soprattutto la povera gente. Pensiamo alla martoriata Siria. La guerra è figlia del potere e della povertà. Si sconfigge rinunciando alle logiche di supremazia e sradicando la miseria. Tanti conflitti sono stati fomentati anche da forme di fondamentalismo e di fanatismo che, travestite di pretesti religiosi, hanno in realtà bestemmiato il nome di Dio, che è pace, e perseguitato il fratello che da sempre vive accanto. Ma la violenza è sempre alimentata dalle armi. Non si può alzare la voce per parlare di pace mentre di nascosto si perseguono sfrenate corse al riarmo. È una gravissima responsabilità, che pesa sulla coscienza delle nazioni, in particolare di quelle più potenti […]. Non si trasformino le terre d’Oriente, dove è sorto il Verbo della pace, in buie distese di silenzio […]. Si tutelino tutte le presenze, non solo quelle maggioritarie. Si spalanchi anche in Medio Oriente la strada verso il diritto alla comune cittadinanza, strada per un rinnovato avvenire. Anche i cristiani sono e siano cittadini a pieno titolo, con uguali diritti.
Francesco all’uscita dalla basilica 2. Fortemente angosciati, ma mai privi di speranza, volgiamo lo sguardo a Gerusalemme, città per tutti i popoli, città unica e sacra per cristiani, ebrei e musulmani di tutto il mondo, la cui identità e vocazione va preservata al di là delle varie dispute e tensioni, e il cui status quo esige di essere rispettato secondo quanto deliberato dalla Comunità internazionale e ripetutamente chiesto dalle comunità cristiane di Terra Santa. Solo una soluzione negoziata tra Israeliani e Palestinesi, fermamente voluta e favorita dalla Comunità delle nazioni, potrà condurre a una pace stabile e duratura, e garantire la coesistenza di due Stati per due popoli. La speranza ha il volto dei bambini. In Medio Oriente, da anni, un numero spaventoso di piccoli piange morti violente in famiglia e vede insidiata la terra natia, spesso con l’unica prospettiva di dover fuggire. Questa è la morte della speranza. Gli occhi di troppi fanciulli hanno passato la maggior parte della vita a vedere macerie anziché scuole, a sentire il boato sordo di bombe anziché il chiasso festoso di giochi. L’umanità ascolti – vi prego – il grido dei bambini, la cui bocca proclama la gloria di Dio (cfr Sal 8,3). È asciugando le loro lacrime che il mondo ritroverà la dignità.
Una giornata che sta a dimostare, per citare sempre Sandri ricordato da Luigi, che “il cammino ecumenico che è anche principio di pace per il Medio Oriente. Divisi non siamo un segno di pace né per la Chiesa né per il mondo. Uniti, invece, possiamo essere testimonianza di pace per la Siria, l’Iraq e per tutto il Medio Oriente e Gerusalemme”.
Bella iniziativa ecumenica. L’ho seguita da lontano come potevo. Grazie delle informazioni fornite