Oggi pomeriggio sono a TV2000 dalle 16.00 alle 18.00 per il Papa che parla ai nostri vescovi ad apertura dell’assemblea della Cei. Com’è giusto che sia, non va tutto liscio tra Francesco e i vescovi. Nei commenti qualche grano di pepe.
Oggi sono a TV2000 per il Papa alla CEI
29 Comments
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Qual è il disegno? Francesco non capisce perché i vescovi italiani restino seduti nonostante le sue spinte. I nostri episcopi non capiscono dove il Papa li voglia portare: “Si dà da fare ma ha un disegno?”
Spinge da matti. Francesco trova ammirevole per tanti aspetti la Chiesa italiana ma ritiene che essa – e i vescovi per primi – non avverta l’urgenza epocale di “uscire” con il Vangelo verso l’intera umanità che la circonda. Tutte le sue spinte sono leggibili nel segno dell’uscita, come propedeutiche a essa.
Ma tutto il resto? I vescovi ammirano la dedizione del Papa, la sua capacità di porre gesti di misericordia “in uscita”, ma si chiedono che ne sia di tutto il resto: del catechismo, del Codice, dei seminari, delle parrocchie, delle leggi sempre più lontane dal sentimento cristiano. Che dire, che fare?
In porta o all’attacco? Il Papa ritiene che lo stesso impegno tradizionale di contrasto alla secolarizzazione legislativa in realtà sia stato condotto – e continui a essere condotto – più per esigenze interne, ovvero per assicurare e confermare i praticanti, che per uscita missionaria, ovvero come un momento dell’annuncio cristiano ad extra.
Hanno fatto Papa Matteo Ricci. I vescovi temono di essere mandati allo sbaraglio dal Papa gesuita che si comporta nell’Europa del terzo millennio come si comportava il gesuita Matteo Ricci nella Cina del 1600. Ammirano la sua audacia apostolica ma preferiscono restare ancorati al già noto. Non osano buttarsi. Sentono la vertigine dell’ignoto. Come a suo tempo i domenicani, i francescani e la Curia Romana ebbero paura dell’uscita azzardata dal Ricci.
Situazione mossa. I vescovi hanno tutte le ragioni di temere il nuovo. Il Papa ha tutte le ragioni di spingerli in avanti. La posta in gioco è alta. La situazione è creativa.
Il paragone con Matteo Ricci è grandioso.
cristina vicquery
In che senso grandioso? La pedagogia del Ricci fu fallimentare in un certo senso. Il suo adattamento del latino rispetto agli ideogrammi originali dei popoli orientali risultò ingannevole per via delle molte interpretazioni che quei popoli davano al termine “Dio” o “cielo” al quale venivano associati concetti carichi di altri significati etici e ontologici; per non parlare delle interpretazioni atee che spogliavano il “cielo” di ogni significato metafisico. Il voler introdurre il concetto del “Dio personale” operando adattamenti per cui il “Signore Supremo” più che Cristo indicava il culto imperiale lo portò ad usare termini gravemente compromessi e compromettenti sul versante del Rito Eucaristico , da quì la “controversia dei Riti” tra il Gesuita e la Chiesa..
Perciò il paragone del Pontefice con il missionario Gesuita avrebbe poco del grandioso.
Mentre risulterebbe calzante se lo poniamo in prospettiva storica rispetto alla profonda crisi che attraversa il cristianesimo ormai la tramomto in cui Dio è più un prodotto psicologico dell’uomo, un suo desidero invece che una realtà. Approcciare un’umanità dove il vuoto della fede è riempito dall’ ignoranza e dall’incredulità, quello della religione e della Chiesa da una Politica in putrefazione, quello del cielo dalla terra e il vuoto lasciato dall’operosità del lavoro è riempito dalla miseria materiale e spirituale…
Ho sempre ammirato tantissimo Matteo Ricci … mi sbagliavo?
L’incolturazione poteva avere dei difetti, sanabili, ma andava fatta, le cose in Cina probabilmente sarebbero state diverse. L’esportazione di un pacchetto di riti, , linguaggi, tradizioni da Roma agli altri paesi è una cosa senza molto senso. Meno male che ora abbiamo almeno le Messe nei linguaggi nazionali.
Cristina vicquery
…e.se siamo a un punto di non ritorno, allora, temere le spinte centrifughe a mio avviso , sommesso, denota un atteggiamento saggio e prudente.
Non sono d‘accordo con questa considerazione di Luigi Accattoli:i vescovi hanno tutte le ragioni di temere il nuovo il Papa ha tutte le ragioni di spingerli in avanti.
Secondo me l‘errore sta nel giudicare il Sacro ,il religioso con categorie che non gli competano. I vescovi hanno torto a temere il nuovo e il papa ha torto a spingere verso il nuovo. il “nuovo“non dovrebbe essere la categoria cpn cui si giudica la fedelta‘a Cristo e alla religione cristiana. Ci sono vescovi che temono il nuovo e non per questo sono dei buoni vescovi e ci son dei papi che stravedono per il “nuovo“e npn per questo son dei buoni papi. La cronolatria o la cronofobia sono due errori speculari.
Sia i vescovi che il Papa dovrebbero testimoniare Cristo la pietra angolare Colui che ha fatto “nuove“tutte le cose. Purtroppo invece papa da una parte e vescovi dall‘altra testimoniano solo se‘stessi,l‘uno perso ormai in un egocentrismo pseudo-rivoluzionario,gli altri pavidi e tremebondi come vecchie cariatidi. Non vedo validi testimoni di Cristo al giorno d‘oggi nella Chiesa italiana,gli unici testimoni di Cristo oggi sono i cristiani martiri del Medio Oriente,Asia Bibi,e nel loro paziente sopporrtare ogni oltraggio, i Francescani dell‘Immacolata.
Il fatto e‘che la “novita‘ di Cristo non e‘la novita‘del mondo,cosa che i primi cristiani avevano capito,ma i cristiani moderni fanno fatica a capire. Questo papa vuole farci essere “moderni“ come il mondo,alla page con le piu‘moderne teorie:pacifismo ecologismo femminismo marxismo ecumenismo no global no borders .
Non e‘questa la novita‘del messaggio di Cristo,non e‘questo adeguamento alle ideologie e alle mode del proprio tempo che e‘richiesto ad un cristiano!
Beati i cristiani di oggi che invece di volersi adeguare al mondo si sforzano di seguire quelle parole “vecchie“ di duemila anni eppure eterne.
La creativita’ ancorata alle radici profonde che la generano non puo’ che essere benefica.
Non esiste nuovo o novita’ senza passato e senza storia. Temere il nuovo significa non comprendere la potenzialita’ esistente nell’annunciare il “vecchio” con linguaggi sempre piu’ comprensibili.
Bene Francesco a spingere, male – malissimo – i vescovi (e i super cattolici patentati) a temere un mondo nuovo ma sempre antico.
Il messaggio di Cristo e’ “incontrarsi” non “dicriminarsi, appartarsi,temersi….”
Cinzia Cripe, cioè Principessa, sono felice che tu abbia mutato il “nome da mostrare” [così lo chiama il sistema], come già avevano fatto alcuni e come mi aspetto che facciano altri. Non c’è nessuna ragione per temere di firmare le proprie opinioni in un pianerottolo dove il padrone di casa si firma con nome e cognome. Grazie.
“Assicurare e confermare i praticanti?”
….a furia di dedicarsi a assicurare e confermare i praticanti, eccoci qua: viziati, bamboccioni e capricciosi. Bulimici patologici di conferme e rassicurazioni sulle nostre quattro fissazioni e per niente disposti a lasciarci assicurare e confermare in qualcosa che sia diverso dal nostro ombelico spirituale.
Abbiamo la Chiesa, il Magistero, i Sacramenti e la Parola.
Abbiamo Cristo.
Se solo lo vogliamo, abbiamo IN OGNI MOMENTO la possibilità di essere assicurati e confermati.
Muoviamo le chiappe e vediamo di dare la vita per quello per cui siamo stati scelti, chiamati e mandati: essere facce di Cristo per quelli che non lo conoscono, non lo possono o non lo vogliono conoscere.
Chi rema contro, lavora, attivamente, per la riserva indiana.
Anzi, c’è già dentro.
Vedi, Luigi, e’ che sto invecchiando e dimentico sempre di firmare! Per cui, e’stato meglio cambiare direttamente il nome da mostrare!Una pura questione di convenienza ma anche di responsabilita’ delle proprie opinioni e parole.
Un bacio
Le forze centrifughe, “rotanti” , quelle che spingono fuori, sono solo movimenti apparenti destinate ad infrangersi su realtà “inerti” . Stupire con effetti speciali, senza una profonda radicale autocoscienza della Chiesa è un “fare” destinato al fallimento. Le azioni apparentemente visibili, proprio come certe categorie di linguaggio usare dal Papa: Chiesa povera, prete perfetto, ed altro, sono idealizzazioni, scenografie ad effetto che non entrano nella cornice troppo piccola e angusta. Mentre, al contrario, la forza verso il centro, la forza centripeda è quella che mantiene “la sfera” (Cristo Signore) dentro l’orbita circolare e impedisce che il messaggio evangelizzatore sfugga lungo la tangente e andarsi a schiantare verso un “nulla di fatto”. Nella forza centripeda c’è il vero cambiamento, il vero moto da seguire, non apparente, non illusorio, ma reale. La forza centripeda, quella che scava dentro è l’unica in grado di operare il cambiamento dentro, e per converso, fuori La Chiesa. Tutto il resto, non sono che parole….
Il problema della Chiesa italiana, e non solo, è sempre stato la “politica”, per quanto Paolo VI tentò, con tutto sé stesso di depoliticizzarla e darle un profilo di tipo spirituale, di tipo pastorale vero, non vi riuscì . Il cammino a quasi 50 anni -e non ammetterlo sarebbe assurdo- è che ora come allora, queste spinte, queste “fughe” esterne a destra e a inistra non sono mai verso il “centro” che è Cristo, la Legge di Dio, il senso vero di giustizia e misericordia.. Lo fu in epoca giurassica come negli anni 70 fino ad oggi.
Il mondo esteriore della Chiesa ( per usare categorie di linguaggio) è del tutto scollegato da quello interiore un po’ alla maniera dei luterani che vedono nello stato laico l’unico mezzo per operare la giustizia e tutto: leggi canoniche, dogmi, tutta la struttura sacramentale della cattolica: l’Orco, lo strumento pervasivo e aspro…aspetto che ha caratterizzato la Chiesa post Conciliare, con tutti gli annessi e i connessi sessantottini e post, fino al tempo presente in cui, sulla scia dei cristiani rivoluzionari, protestanti, si pensa di poter cambiare la Chiesa mondanizzandola certi che, a fronte di questo procedere, si interpreti meglio il Vengelo lo si renda appetibile e dunque “catapultarlo” all’esterno. Una sorta di clava pronta ad abbattere la società “ancorata” attaccata a certe principi o valori ritenuti obsoleti, superati , per trasformarla e profondamente incidere , anche violentemente, sul tanto auspicato “Rinnovamento” ad extra, senza coinvolgere quello ad intra! Ecco, secondo me questo modo “centrifugo” di procedere è un moto apparente che non porterà a nulla…
Bene Claudia Leo, ora il tuo nome splende come i tuoi capelli.
Il servizio, nella Chiesa, non splende di luce nuova smantellando tout court l’Istituzione e tutto ciò che appare “strumento di potere” in senso specifico e lato. E’ un’illusione pensare che eliminandone le prerogative il Vangelo risplenda come luce sui passi e quasi per magia la società laica , cosidetta “civile” si converta …in questo tempo, soprattutto, il peggiore di tutti, finanche della peste nera !
Ciao Cinzia, sono contento di ritrovarti.
Ma è il mio colore naturale Luigi.. con qualche filo bianco qua e la sparpagliato!
Ciao Cinzia, un abbraccio!
Noi una cosa dobbiamo fare, una sola.
” Catapultare ” noi stessi fuori, fino a lasciarci consumare come pezzi di burro sul fondo del tegame.
Finché ce ne stiamo fra di noi, a contare i peli del naso, e a ricordare come erano i peli che avevano i nasi dei nostri padri, nonni e bisnonni, buonanotte al secchio.
Poi dice: cristianesimo al tramonto.
E’ già un miracolo che non l’abbiamo fatto tramontare nella notte senza alba della nostra quaqquaraqquaggine.
🙂
“I nostri episcopi non capiscono dove il Papa li voglia portare: “Si dà da fare ma ha un disegno?””
“ma si chiedono che ne sia di tutto il resto: del catechismo, del Codice, dei seminari, delle parrocchie, delle leggi sempre più lontane dal sentimento cristiano. Che dire, che fare?”
“contrasto alla secolarizzazione legislativa in realtà sia stato condotto – e continui a essere condotto – più per esigenze interne, ovvero per assicurare e confermare i praticanti, che per uscita missionaria”
Luigi, dalle descrizioni che riporti, paiono proprio dei vescovetti… pensi davvero che sia questa la triste condizione in cui abbiamo vissuto finora?
Salve Mattlar, che t’affacci dopo tanto. Ora qui – dal 1° gennaio – c’è la regola della firma con nome e cognome. Se l’accetti, rispondi a questo mio commento firmandoti e io risponderò alla tua domanda. Un bel saluto a casa.
BENTORNATO, MATTLAR !
Roberto Caligaris
ohilà, bentrovato mattlar!