Stasera a partire dalle 21.00 e domani dalle 16.00 sarò a TV2000 per gli ultimi appuntamenti del Papa in Perù, la conversazione con i giornalisti sull’aereo, la prolusione del cardinale Bassetti al Consiglio permanente della Cei. Nei commenti alcune parole dette da Francesco nelle tre giornate peruviane, come già il 18 gennaio avevo fatto per il Cile.
Oggi e domani sarò a TV2000 per Francesco e per la Cei
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Devastazione della vita. Ai popoli dell’Amazzonia 1. (Puerto Maldonado) Venerdì, 19. Probabilmente i popoli originari dell’Amazzonia non sono mai stati tanto minacciati nei loro territori come lo sono ora. L’Amazzonia è una terra disputata su diversi fronti: da una parte, il neo-estrattivismo e la forte pressione da parte di grandi interessi economici che dirigono la loro avidità sul petrolio, il gas, il legno, l’oro, le monocolture agro-industriali; dall’altra parte, la minaccia contro i vostri territori viene anche dalla perversione di certe politiche che promuovono la “conservazione” della natura senza tenere conto dell’essere umano e, in concreto, di voi fratelli amazzonici che la abitate […] fino a rendere a voi stessi inaccessibili il territorio e le risorse naturali che vi si trovano. Questa problematica soffoca i vostri popoli e causa migrazioni delle nuove generazioni di fronte alla mancanza di alternative locali. Dobbiamo rompere il paradigma storico che considera l’Amazzonia come una dispensa inesauribile degli Stati senza tener conto dei suoi abitanti […]. Parallelamente, esiste un’altra devastazione della vita che viene provocata con questo inquinamento ambientale causato dall’estrazione illegale. Mi riferisco alla tratta di persone: la mano d’opera schiavizzata e l’abuso sessuale. La violenza contro gli adolescenti e contro le donne è un grido che sale al cielo.
Chiesa con volto indigeno. Ai popoli dell’Amazzonia 2. (Puerto Maldonado) Venerdì, 19. Non soccombete ai tentativi che ci sono di sradicare la fede cattolica dei vostri popoli.[5] Ogni cultura e ogni visione del cosmo che accoglie il Vangelo arricchisce la Chiesa con la visione di una nuova sfaccettatura del volto di Cristo. La Chiesa non è aliena dalla vostra problematica e dalla vostra vita, non vuole essere estranea al vostro modo di vivere e di organizzarvi. Abbiamo bisogno che i popoli originari plasmino culturalmente le Chiese locali amazzoniche. E a tal proposito, mi ha dato tanta gioia ascoltare che uno dei brani della Laudato si’ è stato letto da un diacono permanente della vostra cultura. Aiutate i vostri Vescovi, aiutate i vostri missionari e le vostre missionarie affinché si uniscano a voi, e in questo modo, dialogando con tutti, possano plasmare una Chiesa con un volto Amazzonico e una Chiesa con un volto indigeno. Con questo spirito ho convocato un Sinodo per l’Amazzonia nell’anno 2019, la cui prima riunione, come Consiglio pre-sinodale, si terrà qui, oggi pomeriggio.
Attenti al virus della corruzione. Incontro con le autorità del Perù nel Palazzo del Governo di Lima – 19 gennaio. Lavorare uniti per difendere la speranza esige di essere molto attenti a un’altra forma – spesso sottile – di degrado ambientale che inquina progressivamente tutto il tessuto vitale: la corruzione. Quanto male procura ai nostri popoli latinoamericani e alle democrazie di questo benedetto continente tale “virus” sociale, un fenomeno che infetta tutto, e i poveri e la madre terra sono i più danneggiati. Quello che si può fare per lottare contro questo flagello sociale merita il massimo della considerazione e del sostegno; e questa lotta ci impegna tutti. “Uniti per difendere la speranza”, implica maggior cultura della trasparenza tra enti pubblici, settore privato e società civile, e non escludo le organizzazioni ecclesiastiche. Nessuno può dirsi estraneo a questo processo; la corruzione è evitabile ed esige l’impegno di tutti.
La fede in Gesù è contagiosa. A SACERDOTI, RELIGIOSI, RELIGIOSE, SEMINARISTI DEL NORD DEL PERÙ – Trujillo – Sabato, 20 gennaio. La gioia è contagiosa quando è vera. Andrea dopo essere stato con Lui e aver visto dove viveva, tornò a casa di suo fratello Simon Pietro e gli disse: «Abbiamo trovato il Messia» (Gv 1,41). E lì fu contagiato. Questa è la notizia più grande che poteva dargli, e lo condusse a Gesù. La fede in Gesù è contagiosa. E se c’è un sacerdote, un vescovo, una suora, un seminarista, un consacrato che non contagia, è un asettico, è da laboratorio. Che esca e si sporchi un po’ le mani e poi incomincerà a contagiare l’amore di Gesù. La fede in Gesù è contagiosa, non può essere confinata né rinchiusa; e qui si vede la fecondità della testimonianza: i discepoli appena chiamati attraggono a loro volta altri mediante la loro testimonianza di fede, allo stesso modo in cui, nel brano evangelico, Gesù ci chiama per mezzo di altri. La missione scaturisce spontanea dall’incontro con Cristo. Andrea inizia il suo apostolato dai più vicini, da suo fratello Simone, quasi come qualcosa di naturale, irradiando gioia. Questo è il miglior segno del fatto che abbiamo “scoperto” il Messia.
Vengo a pregare con voi. Omelia della messa sulla Spianata costiera di Huanchaco (Trujillo) – 20 gennaio. Voi, come gli apostoli, conoscete la forza della natura e avete sperimentato i suoi colpi. Come essi affrontarono la tempesta sul lago, a voi è toccato affrontare il duro colpo del “Niño costiero”, le cui conseguenze dolorose sono tuttora presenti in tante famiglie, specialmente quelle che non hanno ancora potuto ricostruire le loro case. Anche per questo ho voluto venire e pregare qui con voi. Portiamo a questa Eucaristia anche quel momento tanto difficile che interpella e pone molte volte in dubbio la nostra fede. Vogliamo unirci a Gesù. Lui conosce il dolore e le prove; Lui ha attraversato tutti i dolori per poterci accompagnare nei nostri. Gesù sulla croce vuole essere vicino ad ogni situazione dolorosa per darci la mano e aiutarci ad alzarci. Perché Egli è entrato nella nostra storia, ha voluto condividere il nostro cammino e toccare le nostre ferite. Non abbiamo un Dio estraneo a quello che sentiamo e soffriamo, al contrario, in mezzo al dolore ci offre la sua mano.
Numerosi casi di femminicidio. Celebrazione Mariana – Virgen de la Puerta – Plaza de Armas (Trujillo) – 20 gennaio. Guardando a Maria, non vorrei concludere senza invitarvi a pensare a tutte le madri e le nonne di questa Nazione; sono vera forza motrice della vita e delle famiglie del Perù. Che cosa sarebbe la nostra vita senza di loro? L’amore per Maria ci deve aiutare a generare atteggiamenti di riconoscenza e gratitudine nei riguardi della donna, nei riguardi delle nostre madri e nonne che sono un baluardo nella vita delle nostre città. Quasi sempre silenziose portano avanti la vita. E’ il silenzio e la forza della speranza. Grazie per la vostra testimonianza! Riconoscere e ringraziare; ma guardando alle madri e alle nonne voglio invitarvi a lottare contro una piaga che colpisce il nostro continente americano: i numerosi casi di femminicidio. Vi invito a lottare contro questa fonte di sofferenza chiedendo che si promuova una legislazione e una cultura di ripudio di ogni forma di violenza.
Scusa, Luigi. Di questo non parlate?
“Pedofilia, il cardinale O’Malley attacca il Papa: ‘Le sue parole su Barros scoraggiano le vittime’ “.
E’ su tutti i giornali…
Buona sera.
Penso che ne parleremo. Questa è l’informazione più completa che ho trovato:
http://www.lastampa.it/2018/01/20/vaticaninsider/ita/vaticano/pedofilia-omalley-le-parole-del-papa-su-barros-provocano-grande-dolore-nelle-vittime-vb5LPKd4kJSdqBFl5Gs0QN/pagina.html
Grazie per l’attenzione, non solo a me…. 🙂
Mi pare che il papa abbia ragione: non bastano le accuse per rimuovere un vescovo o un parroco dal suo ufficio. La difesa del vescovo cileno da parte sua è doverosa, se egli è convinto che non ci siano prove contro di lui.
Sarebbe anche credibile se troppe volte non si fosse comportato in maniera del tutto difforme, lasciando ampio adito al sospetto che i pesi e le misure per lui siano diversi a seconda dei casi. Il vescovo di Ciudad del Este, per fare un solo esempio, fu rimosso senza tanti complimenti, sulla base di accuse simili a quelle che, giustamente, non bastano a far destituire quello di Osorno, e – soprattutto – morì senza avere potuto parlare con il santo padre, come aveva supplicato. (E non è il solo, come sappiamo, ad avere avuto questa sorte).
Il titolo “attacca il papa” se uno va a leggere per intero le parole di O’Malley suona come una interpretazione alquanto discutibile
O’ Malley non attacca il papa ma le sue parole che possono essere ” offensive” per le vittime. In effetti le parole del Papa sono state piuttosto taglienti : sono tutte calunnie, e’ chiaro?
Le vittime possono sentirsi appunto da vittime trasformate in colpevoli di calunnie. In queste faccende di pedofilia del clero bisogna avere tatto e sensibilita’ , a volte Papa Francesco sembra muoversi come un rinoceronte in un negozio di cristalli.
A noi può sembrare eccessiva, esagerata tutta questa polemica sul vescovo Barros, ma in Cile è molto sentita , è una vera e propria guerra che sta spaccando la chiesa cilena, come potete rendervi conto leggendo per esempio cosa scrive Luis Badilla del Il Sismografo , cileno:
https://ilsismografo.blogspot.it/2018/01/cile-la-guerra-del-vescovo-barros.html
“Nella dolorosa vicenda del vescovo cileno Juan Barros, accusato da più parti di essere responsabile di aver occultato comportamenti ripugnanti del prete Fernando Karadima (condannato in sede civile e canonica per pedofilia e altro), la chiesa locale e anche il Vaticano non sempre hanno preso le decisioni migliori. Vi sono stati errori fino all’ultimo momento, anche quando il Santo Padre era in Cile giorni fa. A prima vista sembra che lui stesso non abbia avuto la possibilità di valutare a fondo quando stava succedendo fuori e dentro del Paese su quest’affaire che si prolunga da diversi anni e che ormai chiamano in Cile la “guerra di Barros”. Stando così le cose, e dopo le prese di posizione del cardinale arcivescovo di Boston Sean O’Malley, che incontrerà il Papa a Lima nelle prossime ore, non si possono commettere altri errori e farebbero bene tutti i responsabili a pesare con grandissima serietà la questione. In questa vicenda si è arrivato sull’orlo del penultimo errore, sovente più grave dell’ultimo.”
così Luis Badilla
Un riassunto completo lo trovate su questo sito:
http://magister.blogautore.espresso.repubblica.it/2018/01/16/in-cile-francesco-si-sdoppia-e-non-si-sa-quale-sia-quello-vero/
C’e’ pubblicata anche la lettera del Papa.
Vero, il titolo di un articolo è molto importante perché dà l’impronta che si vuole imprimere in chi legge e può far deviare. I giornalisti lo sanno bene e sono responsabili del falso che sono in grado di mettere in giro e che si propaga a macchia d’olio. Molte persone infatti si accontentano del titolo e restano lì, non leggono altro, ed è così che si diffondono le notizie false, del tutto o in gran parte.
Ad ogni modo, io credo che il Papa voglia andare molto cauto in questa faccenda. Lui ha sempre tuonato contro la pedofilia nella Chiesa, e mi sembra strano che adesso voglia prendere un altro percorso. Si vedrà.
Ma al di là di tutto questo io continuo a chiedermi perché il flagello della pedofilia sia così esteso nell’ambito ecclesiastico.
Pur tenendo conto del fatto che anche fuori, molto spesso in casa, avvengono misfatti di questo genere, c’è da porsi dei problemi su questo fenomeno perverso proprio nella Chiesa.
Sconvolge sapere che quel Vangelo predicato in lungo e in largo dai ministri della Chiesa venga calpestato proprio da loro. È una contraddizione scandalosa.
E non mi si venga a dire che si tratta di malattia. Non è possibile che così tanti ecclesiastici siano ammalati di sesso. Non ci credo, proprio no.
Devono esserci altre ragioni. E la Chiesa dovrebbe porsi dei problemi per cercare di risolverli.
Rif. 19.36 e 19.50 – Vicenda terribile
Tutto ciò che riguarda la pedofilia del clero (ma anche del non clero) è orribile, terribile, devastante.
Ho letto quanto segnalato nel blog sul Sismografo e quanto appare sull’Espresso (da Fittipaldi). In più:quello che mi è capitato su giornali e siti.
Un po’ di dati (che forse sembrano non nitidamente noti).
a) Barros Madrid è nato nel 1956; prete nel 1984: vescovo nel 1995 (dopo 11 anni di messa). Prima di arrivare a Osorno nel 2015 è stato ausiliare di Valparaiso, vescovo a Iquiqué nel 2000: ordinario militare nel 2004.
b) I fatti su cui Barros non avrebbe detto (o non ha detto) niente si riferiscono – mi pare – a quando nella parrocchia de “El Bosque” di Santiago era parroco Karadima; che parroco è stato lì e poi altrove almeno fino al 2006, fino a 76 anni.
Karadima, nato nel 1930, ha cresciuto varie persone, indirizzandole al sacerdozio (da qualche parte ho forse letto che sarebbero 5 i preti della sua cerchia parrocchiale, diventati vescovi). La condanna ecclesiale di Karadima è avvenuta nel 2011.
c) Se non ho capito male Barros sarebbe (o è) stato testimone dei brutti fatti quando era un giovane della parrocchia di El Bosque o al massimo un seminarista. Non so se e quando sia stato chiamato a testimoniare sui fatti di Karadima e come si sia comportato. Non mi pare che abbia coperto gente affidata alla sua responsabilità di vescovo (o è da 22 anni). Ciò non toglie che possa avere avuto (o abbia avuto) responsabilità nel periodo di “El Bosque”.
d) Nel pezzo citato di Badilla è scritto: “….in una parte del declino ecclesiale cileno di oltre 40 anni …vi sono responsabilità dirette del Vaticano, in particolare del periodo del pontificato di Giovanni Paolo II;….la questione riguardò la nomina del nuovi vescovi, i consigli e i suggerimenti al Pontefice dei diversi nunzi apostolici”.
e) Nell’articolo dell’Espresso viene imputato al papa – nell’ambito di questo scandalo – il cardinalato dato nel 2014 a Ezzati arcivescovo di Santiago dal 2010 e l’inserimento del suo predecessore, il cardinal Errazuriz, arcivescovo emerito di Santiago, nel C9 vaticano, nel 2013-14.
Non risulta che fino al 2015 su Barros sia stato sollevato, nei media internazionali, qualche fac-simile del polverone di oggi.
In ogni caso , non si tratta solo del vescovo Barros , ma di una vera e propria ” frenata” sull’ atteggiamento di trasparenza e collaborazione con le vittime dei preti pedofili inaugurato sotto Benedetto XVI e oggi arrivato ad una battuta d’ arresto.
Basta leggere cosa dice Marie Collins, che dette le dimissioni dalla Commissione vaticana . Tale commissione e’ paralizzata, non ha piu’ un capo, ne’ dei componenti perche’ si aspetta che il papa decida personalmente chi nominare. E da mesi il papa non prende una decisione. La Collins conclude sconsolata che un nuovo centralismo ed autoritarismo, nonche’ mancanza di trasparenza, hanno pralizzato la questione pedofilia nella Chiesa. Le speranze di tolleranza zero e cambio di atteggiamento suscitate da Benedetto XVI si sono arenate . L’ istituzione si chiude a riccio , difende i suoi membri, e rifiuta spiegazioni.
Sono tutte calunnie, e’ chiaro?
Le parole pronunciate dalla Collins dovrebbero essere queste.
http://www.lastampa.it/2017/03/01/vaticaninsider/ita/vaticano/vaticano-commissione-antiabusi-si-dimette-marie-collins-MMy09RXfloQgwECecgujRK/pagina.html
o anche questw
http://www.repubblica.it/vaticano/2017/03/02/news/l_intervista_la_donna_chiamata_dal_papa_a_contrastare_il_fenomeno_spiega_perche_ha_deciso_di_lasciare_l_incarico-159557952/
Con accuse precise a uffici di Curia, a partire dalla Congregazione per la Dottrina della fede.
La Collins nelle interviste non ha parlato bene della Congregazione per la Dottrina della Fede, Muller non è stato confermato da Francesco, ma pochi hanno collegato le due cose.
Senza fare troppe illazioni, anche pretestuose, va detto che il Papa a chi gli faceva la domanda su Barros ha risposto che prove contro di lui non c’erano e che era stato assolto in sede giudiziaria. Per cui andavano evitate le calunnie.
L’atteggiamento di papa Francesco mi pare, dunque, improntato a serietà, come sempre, e a DOVEROSA prudenza.
Il card. O’Malley, comunque, si è spinto un po’ troppo nel parlare di “scoraggiamento” delle vittime di abusi.
Il Papa queste vittime le ha incontrate personalmente, se non sbaglio. Queste vittime gli hanno parlato di Barros? Gli hanno chiesto di destituirlo?
Risulta tutto questo?
Ripeto: certi titoli di giornali indirizzano male i lettori. Sembrano fatti apposta per accendere il fuoco delle divisioni, e questo è un gioco non onesto dei giornali che puntano sempre su notizie eclatanti, anche in negativo, per attirare l’attenzione dei lettori. Ma anche per manipolarli.
Lugaresi accomuna i casi del vescovo di ciudad dell’este e quello di Barros. Non mi pare il caso.
il caso del vescovo di ciudad dell’este e della sua rimozione ha più analogie con la rimozione del vescovo di Albenga che con il caso cileno.
Il vescovo di Ciudad dell’este aveva accolto in diocesi un prete che da seminarista era stata allontanato dai lefebvriani, Fellay dice in una lettera al vescovo usa che lo ha accolto, che il seminarista aveva tenuto comportamenti immorali con gli altri seminaristi ( lui ed un altro seminarista ,anche lui cacciato, erano stati beccati a letto insieme). In Usa,in due diverse diocesi, fu accusato per gli stessi identici motivi .Se ne andò dagli usa dopo che il vescovo patteggiò un risarcimento per evitare un processo. Venne accolto in Sudamerica dove il vescovo di ciudad dell’este lo nominò nonostante i suoi trascorsi direttore del seminario e in seguito vicario . Il vescovo di Ciudad aveva inoltre dato asilo ad un prete argentino condannato dal tribunale al carcere per torture durante la dittatura e accoglieva in Diocesi, senza alcun discernimento, numerosi seminaristi e religiosi cacciati per vari motivi da altre Diocesi e ordini religiosi, perchè giudicati non adatti a essere ordinati e ad essere ammessi negli ordini. Come il vescovo di Albenga insomma.
Una cosa che accomunava il vescovo di Ciudad dell’Este e Barros era l’essere ambedue fortemente conservatori.
cristina Vicquery
Il papa che chiede scusa è la migliore notizia che potessi attendermi e quella che più mi fa apprezzare questo pontefice.
Victoria,
le ‘vittime’ che accusano Barros il Papa non ha voluto incontrarle.
Avrà sicuramente motivi validi per non credere a queste persone, però forse è andato oltre la doverosa prudenza usando parole così dure.
dalle parole dette dal papa nell’intervista odierna, dai racconti delle vittime, dalla grande differenza di età tra il carismatico santone e il seminarista e giovane prete Barros, mi sembra di capire che il papa e la congregazioni dei vescovi considerino Barros un’altra vittima di Karadima… Si spiegherebbero molte cose…
cristina vicquery
Questa è per i più papisti del papa di questo sito.
http://roma.corriere.it/notizie/cronaca/18_gennaio_22/papa-barros-ho-usato-parole-errate-chiedo-scusa-34543e7e-ff86-11e7-8956-3bd9e98ac74a.shtml
Caro Luigi,
ho appena letto, nel resoconto di Tornielli su Vatican insider, le domande e le risposte del papa nel colloquio coi giornalisti durante il volo di ritorno dal Perù e non ti nascondo di essere rimasto colpito dall’evidente cambiamento di tono e di “clima” rispetto alle conferenze-stampa degli altri viaggi. L’ “aggressività” delle domande dei giornalisti e l’imbarazzo delle risposte del papa (in qualche caso davvero poco plausibili) sono chiaramente percepibili. Sul caso Barros (dove – ripeto – mi pare che abbia ragione lui e torto O’Malley e tutti gli altri) cerca di tenere il punto aggrappandosi ad un’improbabile distinzione tra “prove” ed “evidenze”. Sugli sposi volanti si giustifica come può (e forse si intuisce che è rimasti impigliato in una trovata di qualche suo cortigiano). A una domanda cattivissima come questa: «Come risponde a chi dice che la sua visita in Cile sia stata un fallimento, per la poca gente che c’era e per il fatto che la Chiesa è più divisa di prima?» risponde che è la prima volta che lo sente dire e che lui non s’è accorto di niente. Il paragone non sembri irriverente, perché in questo caso è fatto con una certa simpatia per lui: mi ha ricordato un vecchio pugile in difficoltà.
(Però l’ho sempre detto che i papi non le dovrebbero fare le conferenze stampa)
Riguardo all’Amazzonia, a me pare che al Papa stia molto a cuore il polmone del pianeta, ma ancora di più la gente che lo abita. Non per niente il Papa parla sempre di ecologia integrale.
Probabilmente si riprenderà a discutere la questione dei viri probati. Certo per noi Italiani è facile accusare il Papa di voler eliminare il celibato dei preti, per noi che per partecipare alla S.Messa e ricevere l’Eucaristia possiamo scegliere la chiesa e l’orario più comodo. Se ci mettessimo nei panni di queste popolazioni per cui è materialmente impossibile partecipare ad una Messa più di qualche volta all’anno forse ci parrebbe utile almeno discuterne.
🙂 🙂 🙂
Salcone, quelli che tu chiami ” papisti” , sarebbero i banalissimi cattolici.
I quali, ti garantisco, se ne starebbero tranquillamente a consumar vita in qualcosa di cattolicamente più serio, che non a smetir fandonie da mane a sera, se solo non fossero obbligati a intervenire di continuo a lapalissiane difese del papa di turno difronte a scassacabasisi professionali antipapisti. Questi sì, “isti ” integrali, “isti” eccome!.
Ribelli e fracassoni, per quanto irrilevanti.
A loro, dunque anche a te stesso , dedica il tuo bel linkino.
Il papa chiede perdono, gli antipapisti, quando mai?
Già questo la dice luuuuuuuuuuuuuunga.
“(Però l’ho sempre detto che i papi non le dovrebbero fare le conferenze stampa).”
Questo l’ho sempre pensato anche io.
Vorrà dire che quando Lugaresi o Cuffini saranno eletti papa, la musica cambierà, che diamine.
“i papi non dovrebbero fare le conferenze stampa “. Ha ragione Leonardo Lugaresi.
Ho visto la puntata di TV200O e vorrei chiedere a Luigi Accattoli che ha ricordato in tale trasmissione che lui ricordava altri due casi di papi , Giovanni Paolo II e Benedetto XVIche abbiamo cercato di giustificare un loro “errore” davanti all’opinione pubblica, nel caso di GPII la nomina di un vescovo tradizionalista in Olanda e nel caso di Benedetto XVI la revoca della scomunica ai levfreviani.
Luigi Accattoli ha detto che questo papa lo ha fatto personalmente , a voce, di giustificarsi e scusarsi mentre gli altri due, GVII e Benedetto XVI, lo avevano fatto per scritto.
Prima di questi casi, dice Accattoli, nessun papa si è mai scusato o giustificato per sue parole erronee, non era uso che i papi si giustificassero e scusassero.
Verissimo. Ma non crede LUIGI che i papi di un tempo non avevano bisogno di giustificarsi o scusarsi, proprio perchè non davano interviste estemporanee sull’aereo e non parlavano emotivamente e a braccio ?
Un tempo il papa scriveva discorsi ed encicliche . in genere ponderate, limate , pensate, non emotive ed improvvisate . Era difficile che poi dovesse pentirsi per un errore in quel che aveva voluto dire.
Purtroppo la figura del papa è completamente cambiata dal Concilio Vaticano II a questa parte. Il papa è diventato un personaggio mediatico, che spesso rilascia interviste e parla a braccio. Gli errori sono all’ordine del giorno, perchè nessuno può pretendere che ogni parola che esce da un essere umano sia giusta e ponderata.
Dunque il papa ( come figura) ha rinunciato ad essere un esempio alto e sacro, per diventare , scusate l’espressione, un chiaccherone come tutti gli uomini.
un chiaccherone però le cui parole sono amplificate e soppesate dalla stampa di tutto il mondo. se dice una parola sbagliata o non corretta, zac, sono tutti pronti a saltargli addosso.
secondo voi è stato un cambiamento in meglio della figura papale?
secondo me NO. il papa non deve giustificarsi e scusarsi come non si giustificavano e scusavano i papi del passato , ma non deve neppure chiaccherare a ruota libera come una persona qualunque.
Non ci si rende conto che il papa NON E’ UNA PERSONA QUALUNQUE. Non se ne rende conto neppure Bergoglio.
la banalizzazione e il rendere il papa una figura mediatica e su le cui parole chiunque può dir la sua è un errore tremendo di cui la Chiesa cattolica pagherà le conseguenze. L’era dei papi chiaccheroni e alla mano , “vicini alla gggente” non porterà buoni frutti, anzi.
Quanto al pugile suonato, Bergoglio mi è sembrato tutto fuorché suonato, su quell’aereo.
La “certa simpatia” che puo’ avere suscitato me ne sembra la riprova.
Rettifica necessaria dopo il commento delle 19.02.
Vorrà dire che non solo quando Lugaresi o Cuffini saranno eletti papi, ma anche quando Venturi sarà eletta papessa , la solfa delle conferenze stampa papali cambierà, che diamine.
( ps. molto appassionata la riflessione, un tantino orecchiata per la verità, sulla desacralizzazione della figura del papa. La domanda è: chiamare il papa ” pampero”, dargli del massone politicante , del cialtrone senza mezzi termini- e qui mi fermo, il blog di Accattoli tutto intero non basterebbe a raccogliere le contumelie da rissa all’incrocio indirizzategli in questi cinque anni da una oersona sola- lo si giudicherebbe propedeutico alla resacralizzazione della figura del pontefice?
Essignur….)
Nell’era della comunicazione che in una frazione di secondo raggiunge il mondo intero, forse può capitare anche a un papa di sbagliarsi.
Buona serata.
Rif. 17.40 e 17.46. Frutti buoni (?) e alberi cattivi
E’ anche per me doveroso riprendere la parola sull’argomento Barrios, dopo le parole del papa, dopo altri commenti che lo letto (ieri non avevo ancora letto quello di Magister, scritto allegando alcuni documenti importanti e portando altri dati e date ).
Non mi considero più papista del papa e più difensore del papa di quanto provi lui a difendersi e a difendere. Mi sento di dire:
a) Nella vicenda cilena come si è sviluppata dopo il 2011 sono state implicate tante persone. Se fosse andata in porto la richiesta di far dimettere i tre ( o quattro) vescovi discepoli del “santone” si sarebbero chiamati in causa pesantemente anche i tre ultimi arcivescovi di Santiago (se non erro: Fresno, Errazuriz, Ezzati), più qualche nunzio, più qualche notabile porporato vaticano. Si poteva anche fare. Ma non posso immaginare le reazioni, da destra e da sinistra.
b) Bergoglio si è trovato a gestire nodi che risalgono a prima di lui (il quarantennio, sociale e ecclesiale, da Allende in poi).
Vale il discorso di prima: se avesse agito in un modo drastico avrebbe distrutto il lavoro di prima (avrebbe toccato i santi in paradiso); se avesse agito in altro modo – come ha agito – non avrebbe evitato, come di fatto non ha evitato, contraddizioni e incoerenze.
c) Credo che un punto da tenere in considerazione sia quello detto da Picchio
(ore 17.38): Barrios considerato a Roma, a un certo punto, più vittima che complice di Karadima. Potrebbe essere un buon punto prospettico per vedere il tutto, comuque molto brutto. Dalla parte di Barrios valgono almeno le dimissioni date due volte al papa e respinte.
d) A margine e senza entrare nella questione delle cose dette da Gesù e riferite o interpretate nei Vangeli: dopo Macial e Karadima e l’altro in Perù sotto processo (e altri) è molto più difficile ammettere che frutti buoni (o ritenuti tali) vengano da alberi buoni.
L’avesse anche detto testualmente Gesù non possiamo sostenere che il Figlio di Dio sia venuto in terra solo a confermare i buoni proverbi popolari, tutti veri e tutti falsi (questo proverbio o quello sui profeti non accetti nella loro patria o quello sui medici che devono curare prima se stessi ) o i detti che anche Gesù può avere conosciuto (“da Nazaret: poco di buono”). In questo senso anche qualche detto del Vangelo può essere superato o accettato con “buon senso”, buon senso evangelico.
Rif. 19.21 – Barros invece di Barrios
“Purtroppo la figura del papa è completamente cambiata dal Concilio Vaticano II a questa parte. Il papa è diventato un personaggio mediatico, che spesso rilascia interviste e parla a braccio.”
MENO MALE che la figura del papa è completamente cambiata a partire dal C.V.II. Io so che Gesù Cristo parlava a braccio ed era molto vicino alla gente, come lo è, per esempio, questo Papa che vuol percorrere paro paro le sue orme. A parte ogni discorso logico sulla modernità dei tempi che giustificano la modernità delle comunicazioni.
Di queste cose si è già parlato abbondantemente in questo blog.
Ad alcuni piacciono le figure ieratiche; a molti altri, fra cui mi pongo, piacciono quelle che si mettono all’altezza delle persone comuni. L’autorevolezza di una persona non va misurata sulla distanza che un uomo importante mette tra lui e il vile popolino.
Perciò ben vengano i discorsi a braccio del pontefice, tanto più se servono a correggere pubblicamente i suoi errori quando se ne rende conto. Ed è quel che ha fatto Francesco. Onore al merito, dunque. Non ha cercato di indorare la pillola; ha riconosciuto senza esitare di aver sbagliato un termine, come capita a tutti i comuni mortali e a maggior ragione se parlano una lingua che non è propriamente la madrelingua; ha chiesto scusa ripetutamente.
Perché il Papa è un comune mortale, anche se molti vorrebbero vederlo issato su un trono dorato e vorrebbero adorarlo come fosse Dio.
Quell’ intervista rilasciata sull’aereo di ritorno è di una chiarezza cristallina e ne fa risaltare, per come vedo io le cose, la grandezza umana.
Lo dico obiettivamente, senza essere “più papista del papa” come ha detto giocosamente un simpatico signore che però non ha alcuna simpatia per papa Francesco. E devo dire, inoltre, che non ho visto nessun imbarazzo, nessuna reticenza, nessun disagio, nelle risposte del Papa, a differenza di quanto detto da un altro simpaticone che, quando deve parlare di Francesco, entra nel blog di Accattoli per metterci qualche buona dose di dubbio più o meno rafforzato dalle parole di certi giornalisti-scrittori che non vedono l’ora di gettare ombre sull’operato di papa Francesco.
È proprio vero che una persona–qualsiasi persona–viene valutata col filtro delle simpatie o antipatie personali. Tanti saluti all’obiettività.
“…però forse è andato oltre la doverosa prudenza usando parole così dure.”
Usvelli, le parole così dure del Papa sono dovute, con tutta probabilità, al fatto che lui non ama le calunnie. E meno male!
Papa Francesco, mi è parso di capire, considera “calunnie” tutto quel che si è detto finora di Barros. Il Papa non ha mai avuto remore nel licenziare i personaggi che si sono macchiati in tutta EVIDENZA di pedofilia. Perché dovrebbe fare un’eccezione con Barros?
Questo vescovo forse ( dico FORSE) è stato preso in Cile come capro espiatorio per le nefandezze di Karadima.
Non è un gioco nuovo neanche qui da noi, mi pare.
Non si capisce perche’le testimonianze delle stesse vittime di Karadima che sono quelle che sccusano Barros di aver visto ed essere stato testimone degli abusi non vengano credute quando.parlano di Barros e invece sono state credute su Karadima.Sono le stesse persone che hanno testimoniato contro Karadima che testimonianocontro Barros. Una di queste vittime ha detto con amara ironia che per essere creduto avrebbe dovuto farsi un selfie mentre Karadima abusava di lui e Barros stava a guardare? Fra l’altro queste vittime hanno sempre chiesto di parlare col.papa e il.pap a si e rifiutato di incontrarle.
Dopo la conferenza stampa sull’aereo non si e’chiarito.nulla.Il papa ha chiesto scusa di aver usata laparola prove ma non di aver detto “sono tutte calunnie”
Dunque le vittime di Karadima che accusano Barros sono considerate dal papa calunniatori.Fral’altro il papa aveva anche detto che le persone che protestavano contro la nomina di Barros ad Osorno erano “zurdos”stupide. Barros rimane al suo posto. Il papa lo.a ppoggia ad oltranza e gli.impedisce di dare le dimissioni. La chiesa cattolica in Cile e’ridotta malissimo.Le vittime si sentono definire calunniatori e I cattolici che protestano si sento definire stupidi. I furbi in tanto sono al lavoro per rigirare la frittata e trasfo r mare Barros in vittima
Questi I frutti cattivi che non possono.provenire da un albero buono:I frutti cattivi vengono da un albero cattivo le cui radici sono cattive.
Rif. 8.06 – Frutti cattivi e alberi ex buoni
Fino a non lontani decenni fa Karadima era un albero molto buono e i suoi frutti (molti preti, poi giovani vescovi, e la stima di tutti gli arcivescovi di Santiago) molto buoni, tali ritenuti in Cile e a Roma. Poi le cose sono cambiate.
A parte il fatto che qualcuno/a parla come se sapesse e avesse visto tutto lungo i decenni, ma è il caso i ipotizzare che tutta la vicenda, nel suo succo, alla fine rischi di portare dritto in paradiso a dei santi ben aureolati. E, come dice l’Apocalisse, lì non ci sono più, per fortuna, né lutti, nè vittime, né rimorsi, nè scuse, nè vergogne, nè conferenze stampa, né selfie, nè bloggaroli.
E nemmeno un passato da purgare.
P.Amogoni, lei continua ad usare la frase dall’albero si vedono I frutti
in maniera strumentale e scorretta.
Potrei ribaltarle il suo raggionamente su Karadima appunto
facendole notare Che I frutti sono quello Che sta succedendo ora alla chiesa cilena.
Questi frutti sono davvero molto chiari e tutti possiamo vedere Che spno avvelenati.
La frase dal l’albero si vedono I frutti ha come significato che dal bene viene il bene
e dal male il male, e nn puo essere altrimenti, anche quando apparentemente puo nn sembrare cosi.
Anche un mafioso puo creare ricchezza e quindi “apparentemente” da un albero
cattivo si hanno frutti buoni, ma è solo apparenza, presto o tardi la realtà
sarà chiara a tutti.
Come è chiara la situazione della chiesa cilena.
Ho letto anch’io l’intervista del papa e davvero, mai visto un papa cosi in difficoltà,
altro che pugile suonato.
Mentre rispondeva alla domanda del nn aver ricevuto nessun abusato che
aveva denunciato Barros, perchè nessuno di loro aveva chiesto di incontralo,
si scopriva che da molte tempo e pubblicamente, le vittime di abusi, avevano chiesto
piu volte di essere ricevute, ricevendo un netto diniego.
E si scopriva che la sceneggiata del matrimonio fatto passare per una decisione
del momento era una richiesta pubblicata su un giornale cileno nel dicembre appena trascorso.
I frutti anche qui si vedono dall’albero.
salcone
scrivi: La frase dal l’albero si vedono I frutti ha come significato che dal bene viene il bene e dal male il male, e non può essere altrimenti”
Il Vaticano non la pensa così, e non sto parlando del papa attuale, ma di Benedetto. Nel caso di Padre Maciel e dell’ordine dei legionari di cristo da lui fondato . Padre Maciel, cocainomane, abusatore di seminaristi , con mogli e figli segreti, profanatore di eucarestia e sacramento della confessione è il male , un albero malato, ma il vaticano ha ritenuto che l’ordine da lui fondato, che come tutti gli ordini religiosi dipende fortemente dal carisma del fondatore, nonostante tutto è un frutto buono.
Vedi Salcone che il cattolicesimo non è una serie di detti o versetti applicati a casaccio fuori dal contesto, ma qualcosa di più profondo…
cristina vicquery
A proposito di Barros che non poteva essere punito senza una evidenza di colpe, mi viene da chiedermi ma dove andato a finire il tradizionale promoveatur ut amoveatur con il quale nei secoli la Chiesa si tratta di impaccio ?
E lei, Zezza, si affida ai giornali per ripeterne le parole tali e quali ?
Caro padre Amigoni non comprendo il senso del suo intervento . Lei dice ” li’ non ci sono più’ ne’ lutti , ne’ vittime, ne’ rimorsi eccc.”
Che significa? Se significa che le vittime degli abusi dei preti pedofili NON AVRANNO GIUSTIZIA NEPPURE NELL’ ETERNITA’ e che dovranno stare zitte e carnefici e vittime saranno indifferentemente trattati, trovo le sue parole estremamente offensive per le vittime.
I prete pedofili non sono dei buoni frutti della Chiesa, Karadima non e’ stato un buon frutto della Chiesa, e devono come tutti pagare per le proprie malefatte. Esiste una esigenza di giustizia che non si può’ ignorare. Non si possono offendere le vittime e stare dalla parte dei carnefici, mi sembra ovvio.
Ma tanto ovvio non e’ per certi cattolici che per esempio hanno difeso è coperto per anni i crimini del fondatore del Forteto, Fiesole, condannato per abusi sessuali e maltrattamenti , solo perché’ era un discepolo di Don Milani.
Della serie : se sei discepolo di Don Milani non puoi che essere una brava persona. E invece la Magistratura ha condannato il fondatore del Forteto , benche’ protetto e difeso da tutti icattocomunisti.
Purtroppo come una persona puo’ essere discepolo di Don Milani e macchiarsi di crimini e abusi, cosi’ Karadima e Barros possono pure essere come dice padre Amigoni dei frutti buoni, la realta’ che si sono dimostrati capaci
( almeno Karadima) di crimini e misfatti.
Dunque di cosa stiamo parlando padre Amigoni? Che il fatto che uno sia un prete, magari anche un educatore di giovani , un personaggio carismatico come si dice fosse Karadima, ti rende una persona ” al di là’ del bene e del male”?
E che le vittime devono stare zitte perche’ Barros e’ protetto dal papa? Vietato lamentarsi ha detto Papa Francesco. Vale anche per le vittime dei preti pedofili?
Cristina Viquery
Dalla menzogna non puo’ che venire che la menzogna.
Esistono delle piante velenose, dei funghi velenosi,molto belli all’ apparenza, del tutto indistinguibili dai funghi mangerecci. Ma se mangi un fungo velenoso o una pianta velenosa, muori. Questa e’ la realta’ , e il Vangelo c’è la ricorda quando dice ” dai loro frutti li riconoscerete” Il Vangelo e’ un profondo sguardo sulla REALTA’ delle cose, non un utopistico messaggio ideologico su come le cose dovrebbero essere. Il Vangelo ci avverte , ci da’ dei profondi avvertimenti.
Il realismo cristiano, il sano realismo cristiano, non ha mai idealizzato i preti, non ha mai idolatrato la gerarchia ecclesiastica, non ha mai venerato come ” perfetti” soprattutto moralmente i sacerdoti. Il sano realismo cristiano si tiene alla larga da ogni clericalismo. Il sano realismo cristiano e ‘ quello di una mia amica che saputo che il prete del gruppo scout del figlio amava dormire in tenda coi ragazzi, uno diverso per notte, non ha piu’ mandato il figlio in quel gruppo scout.
Esatto, come ho detto non sono una serie di detti e versetto fuori contesto, che si possono usare strumentale.
Anche il denaro macchiato di sangue del mafioso puó
essere servito per una buona azione, allora dovremo concludere che
dall’albero “non” buono e frutti sono buoni?
E quindi va bene guadagnare denaro con atti criminali perché
poi, ad fare esempio si è costruito un asilo?
Quindi la Verità è relativa? Il bene può essere male e il male
può essere bene?
Il frutto lo si mette in relazione al suo albero, nn ad altri alberi.
Il frutto dell’albero del mafioso nn è l’ausilio costruito, il frutto de mafioso
è la droga che uccide a milioni gli esseri umani.
Come i frutti di padre Maciel è nel tempo il danno enorme alla Chiesa, quindi la perdita
di fedeli, il discredito alla Sposa di Cristo, è in quel momento la distruzione della vita e delle famiglie degli abusati.
È questo il frutto dell’albero.
L’ordine da lui fondato, e frutto di Dio che sa “usare” qualsiasi evento
per il bene dell’uomo.
Per fare l’esempio, la guerra è un albero cattivo, porta sofferenze e morte e tante anime si perdono, ma Dio la “usa” a suo favore anche per portare a lui tantissime
anime che nella sofferenza si rivolgono a Lui.
Ma la conversione nn è frutto della guerra(albero cattivo), ma di Dio.
Il frutto della guerra è la desolazione, l’odio tra gli uomini ecc ecc.
Dio sa trarre il Bene anche dal male dell’uomo.
ma il significato della frase
dall’albero si vedono i frutti è fuori contesto.
Ho la netta impressione che la Venturi abbia frainteso del tutto i commenti del p.Amigoni.
Non solo. Mi chiedo assai perplessa che cosa c’entri in questa discussione il riferimento al grande don Milani ( di cui-guarda caso- in questi giorni si pubblica meritoriamente l’Opera omnia) e perché si evochi il termine “cattocomunisti” che fa ridere tutti i polli del mondo.
Dunque, di che stiamo parlando, signora Venturi?
Le vittime di pedofilia, fra l’altro, non sono state zitte, e bene-benissimo hanno fatto a denunciare. Solo che il Papa, per quanto lui ha detto, quelle che ha incontrato non gli hanno parlato di Barros, non ne hanno chiesto le dimissioni e non gli hanno dato “evidenze” di compromissione con i misfatti del Karadima, da cui è nato tutto lo scompiglio.
Rif. 11.53 e ss. e 14.26 – Alberi e frutti in tempi non escatologici
a) Vedo che dalle 8 di stamattina si parla di tutto e di tutti eccetto che di un “innominato”.
Avevo riportato un passo di un testo – per altro segnalato da chi in questi giorni non è pro papa – che era abbastanza chiaro e che è implicitamente al centro di tutta questa brutta vicenda. Lo ripeto.
“….in una parte del declino ecclesiale cileno di oltre 40 anni …vi sono responsabilità dirette del Vaticano, in particolare del periodo del pontificato di Giovanni Paolo II;….la questione riguardò la nomina del nuovi vescovi, i consigli e i suggerimenti al Pontefice dei diversi nunzi apostolici”.
b) Quanto agli alberi e frutti buoni e alberi e frutti cattivi, né per Gesù, nè per i palestinesi, nè per noi esso sarà argomento solo di giudizio universale. Allora tutti indovineremo e nessuno farà equivoci. A quel punto anzi non servirà nemmeno parlarne. Se ne parla adesso, si giudica adesso di alberi e frutti. E quando i frutti sono o sembrano buoni tutti diciamo, al momento che l’albero è strutturalmente buono; quando scopriamo che i frutti sono cattivi diciamo che lo stesso albero era strutturalmente cattivo fin dall’inizio. Tropo facile. “Son capaci tutti”.
Quando i testimoni (o vittime) di Karadima erano fatti vescovi (non dopo il 2013) tutti han detto che l’albero Karadima era buono.
E per essere ancora più chiaro: quando nel 2001 (o giù di lì, il 3 gennaio se non ricordo male) in san Pietro fu celebrato in esclusiva dal papa il 50° di messa di Maciel, con decine e decine di ordinati preti legionari, si disse che tanti frutti buoni non potevano venire che da un albero buono. Ma eravamo solo all’inizio del millennio.
P. Amigoni, le riporto questo ragionamento:
Dai loro frutti li riconoscerete.
Mt 7, 15-20
«Guardatevi dai falsi profeti che vengono a voi in veste di pecore, ma dentro son lupi rapaci. Dai loro frutti li riconoscerete.
Si raccoglie forse uva dalle spine, o fichi dai rovi? Così ogni albero buono produce frutti buoni e ogni albero cattivo produce frutti cattivi; un albero buono non può produrre frutti cattivi, né un albero cattivo produrre frutti buoni.
Ogni albero che non produce frutti buoni viene tagliato e gettato nel fuoco. Dai loro frutti dunque li potrete riconoscere».
“Guardatevi dai falsi profeti.”
Oggi come oggi abbiamo una grande quantità di falsi profeti. Gesù diceva, dei farisei che predicavano nel tempio: “Ciò che dicono, ascoltatelo, ma non fate secondo le loro opere”.
I farisei depredavano le vedove e gli orfani, privandoli delle loro proprietà, ingannavano il popolo e godevano dei benefici che derivavano dalla carica che tenevano. Ecco i lupi rapaci che nascondevano la loro avidità sotto le mentite spoglie di una pecora.
Il falso profeta è subdoli, perché il popolo lo crede come uno di loro, e gli si avvicina senza troppe remore. E questa affabilità con cui il popolo accoglie il falso profeta è come un recinto aperto per un lupo che vuole entrare nell’ovile.
Le pecore non lo riconoscono, perché lo stesso lupo è camuffato da pecora.
Non lasciamoci ingannare dalle parole dolci, suadenti, sentimentali, che plagiano la Parola, ma coglietene il senso vero e profondo. Il Signore dice che non è chi parla, e non opera secondo le parole, che entra nel regno di Dio: “Non chi Mi dice, Signore, Signore, entrerà nel Regno di Dio, ma chi ha compiuto la volontà del Padre”.
“Signore aprimi, ho mangiato alla Tua mensa” , dicono i falsi profeti, e il Signore risponderà:
Apriamo gli occhi , tanti sono oggi i falsi profeti che inventano la Parola e la impongono come vera! Dai frutti, parole e azioni suggerite dall’ego, conoscerete l’albero. Guardate i loro frutti.
Apriamo gli occhi, preghiamo; lo Spirito ci illumina se lo chiediamo e lo cerchiamo. Apriamo gli occhi per studiare le loro parole, confrontiamole con quelle di Gesù nel Vangelo. Ci accorgeremo che non hanno lo stesso stile, anche se a volte lo imitano.
La Verità ci farà liberi.
Ora lei dice:” E quando i frutti sono o sembrano buoni tutti diciamo, al momento che l’albero è strutturalmente buono; quando scopriamo che i frutti sono cattivi diciamo che lo stesso albero era strutturalmente cattivo fin dall’inizio. Tropo facile. “Son capaci tutti”.
Ha ragione, dopo, tutti siamo capaci.
Ma a maggior ragione, visto che e’ scritto dai frutti, parole e azioni suggerite dall’ego, conoscerete l’albero, dobbiamo pregare di conseguenza affinche lo Spirito Santo ci illumini affinche’ non seguiamo il falso maestro.
La Verita’ ci fara’ liberi, tocca a noi, con quello che ci e’ stato indicato nel Vangelo, cercarla.
Che poi alla fine dei tempi sara’ chiaro a tutti, anche quello e’ “troppo facile”, ma per qualcuno di noi puo essere anche troppo tardi.
Insomma, nessuno può parlare di alberi buoni e di alberi cattivi. Chi lo sa davvero quali siano quelli buoni e quelli cattivi? E chi può davvero giudicare sui frutti buoni e su quelli cattivi? Se si parte da questa categoria di giudizio, si rischia di prendere cantonate assai grosse e bernoccoli più grossi ancora. In una famiglia, per esempio, si dà la stessa educazione a tutti i figli e poi può accadere che qualcuno sia “buono” e qualche altro no. Cioè, sembra che non tutti i figli siano nati dagli stessi genitori. E poi magari si vede che chi era ritenuto cattivo, a conti fatti era migliore del buono.
Sarebbe meglio non trinciare giudizi troppo faciloni.
Se si riuscisse a capire finalmente che nella realtà della vita non sempre due+due fa quattro, nessuno si metterebbe su una cattedra religiosa.
Altro che alberi buoni e frutti buoni o viceversa.
Salcone, lei assomiglia tanto-tantissimo ad un testimone di Geova.
I suoi predicozzi, fatti per di più a un prete cattolico, sono solo divertenti ( almeno per me) ma non dicono niente di più di quanto già si sapesse.
Salcone,a proposito di falsi profeti,per quale motivo devi infriggere agli altri senza denunciarlo un predicozzo di tal Nicola Brizzi di Padova che sul suo sito da cui il brano è tolto di sana pianta pubblicizza tra il resto Rivelazioni a Luz de Maria a Miriam di Carbonia a Enoc del Buon Pastore Germana Goccia di Rugiada Benedetta ……Tutte inerenti Messaggi di Gesù. Ma naturale.E un apelle a Francesco papa che riveli il terzo segreto di Fatima vero …..Falsi profeti,appunto.
http://www.imitazionedicristo.it/mercoledi23giugno_10.htm
a Victoria Boe 14.23
“E lei, Zezza, si affida ai giornali per ripeterne le parole tali e quali ?”
Quale giornale si è espresso come mi sono espresso io? Sinceramente non lo so. Di “evidenza di colpe” ha parlato il Papa. Il “promoveatur ut amoveatur” è stata la soluzione per risolvere casi spinosi senza clamore, caratteristico della “prudenza” con la quale, molto saggiamente, si è mossa spesso la Chiesa
19.12
“Chi lo sa davvero quali siano quelli [i frutti] buoni e quelli cattivi? E chi può davvero giudicare sui frutti buoni e su quelli cattivi?”
“le opere della carne sono ben note: fornicazione, impurità, libertinaggio, 20 idolatria, stregonerie, inimicizie, discordia, gelosia, dissensi, divisioni, fazioni, 21 invidie, ubriachezze, orge e cose del genere; circa queste cose vi preavviso, come già ho detto, che chi le compie non erediterà il regno di Dio. 22 Il frutto dello Spirito invece è amore, gioia, pace, pazienza, benevolenza, bontà, fedeltà, mitezza, dominio di sé; 23 contro queste cose non c’è legge”
Se ci si attiene a questi criteri di giudizio, non ci si può sbagliare.
E’ vero peraltro che ” 1Cor 4:5 Non vogliate giudicare nulla prima del tempo, finché venga il Signore. Egli metterà in luce i segreti delle tenebre e manifesterà le intenzioni dei cuori; allora ciascuno avrà la sua lode da Dio”
Quindi i giudizi [ sia positivi, che negativi; su tutti, ivi comprese le più alte autorità ] sulle persone vanno “sospesi”
Tornando a parlare di cose serie, in riferimento al preciso e pulito intervento di Amigoni qui sopra e a sua integrazione, fu il 3 gennaio del 1991 il giorno in cui, in modo del tutto inusuale, vennero solennemente consacrati in San Pietro 60 sacerdoti Legionari di Cristo nell’occasione correttamente riportata
https://w2.vatican.va/content/john-paul-ii/it/speeches/1991/january/documents/hf_jp-ii_spe_19910103_legionari.html
Io non faccio nessun predicozzo, io esprimo liberamente il mio pensiero che e’ diverso da quello, in questo caso, da quello di p. Amigoni come dal suo.
A differenza sua, non sminuisco mai il pensiero degli altri, molto facile risponderle che quello che scrive lei non dice nulla e gia’ l’ho sentito mille volte.
Per quanto mi riguarda, il discorso non e’: ” nessuno può parlare di alberi buoni e di alberi cattivi.” qui non si tratta di dare giudizi, ma di come ha detto Cristo,
stare attenti a seguire falsi profeti e cercare di capire se lo sono dai loro frutti.
Non sono parole mie, ma del Vangelo, io do a queste parole grande importanza, non fermandomi alle apparenze ma valutando sia se quello che dicono e’ consono con il Vangelo e se lo e’, se alla loro parola seguono i fatti.
Come ha scritto Maria Cristina:” il sano realismo cristiano non ha mai idealizzato i preti, non ha mai idolatrato la gerarchia ecclesiastica, non ha mai venerato come ” perfetti” soprattutto moralmente i sacerdoti”, ed e’ quello che ho sempre cercato di fare.
Hai capito che fa il Salcone? Ma bravo!!
E voleva rifilare il polpettone rimasticato al p. Amigoni.
Che vergogna!
Cuffini,
ho riportato quell’aricolo casualmente con una ricerca su internet ponendo quelle parole del Vangelo, ho visto altri diversi siti e la spiegazione data in quel sito mi e’ sembrata semplicemente la piu sintetica.
Prendi il Catechismo e dice esattamente le stesse cose, mi smentisca se non e’ vero.
Nicola Brizzi( con la collaborazione del prete), non fa nessuna predicozza, spiega semplicemnte quel passo del Vangelo di cui avevo sentito la stessa spiegazione durante una catechesi/seminario sul Vangelo.
Ripeto, invece di criticare mi spieghi in quella spiegazione cosa c’e’ di sbagliato.
Ruf. 20.42 – Legionari di Cristo
Grazie della precisa correzione di data e del discorso riportato.
Chiarisco: il 3 gennaio 1941 (tre anni prima di essere prete) Maciel avvia in Messico un’opera che viene considerata l’atto di fondazione del suo “albero”, in seguito chiamato dei Legionari di Cristo.
Il 3 gennaio 1991 il papa ricorda il 50° di fondazione in san Pietro, con messa e ordinazioni.
Io non rifilo nulla a nessuno, io ho riportato frasi del Vangelo e la spiegazione data da un prete in maniera trasparente.
Ripeto, la spiegazione riportata mi e’ stata spiegata piu volte durante la messa
e ascoltata durante un seminario.
Se lei ritiene che e’ sbagliata mi spieghi il perche’ e quale e’ la spiegazione esatta, pendo dalle vostre labbra.
Lascerei perdere ” la maniera trasparente” di riportare roba qui sopra.
Non merita una parola in più.
Chi vuole citare il catechismo , cita il catechismo, non rifila le parole del primo capitato che pesca in internet , dove il medesimo sta a gabbare come profetiche rivelazioni completamente non riconosciute e inesistenti segreti veggentari.
Punto. Basta.
Salcone, la prego, mi risparmi il suo peso dalle labbra. Ci mancherebbe solo questo!!
Replico solo a Zezza, il quale continua a dividere, da sempre, le opere della carne da quelle dello spirito. E ancora non si accorge che questa divisione è obsoleta. Fin troppo antiquata e sorpassata, posto che nell’uomo ci sono corpo e spirito saldamente intrecciati, per cui il limite non è poi tanto distinguibile. So bene che quelle opere definite dello spirito sono cose assai belle ed auspicabili; resta il fatto che sono pura teoria da mettere sui libri e da predicare–ma sarebbe meglio di no– dai pulpiti, e che in questa vita terrena devono fare i conti con la dimensione corporea e genetica degli uomini, e anche con molteplici fattori casuali, che interferiscono con l’agire umano. E resta altrettanto certo, e dunque insindacabile, che la vita umana, che è ben al di sopra delle teorie di qualsiasi genere, spesso dimostra tassativamente che le opere dello spirito dimorano il più delle volte nel mondo dell’Utopia. Tanto è vero che l’Uomo Gesù non fu sempre mite, non fu sempre gioioso, non sempre benevolo, forse non sempre paziente e serenissimo, etc…E questo è un dato di fatto stando ai Vangeli.
Ne viene allora che alberi e frutti proverbiali, anche se detti dal Cristo o da qualcun altro, sono da rivedere e da riconsiderare alla luce della realtà vera.
Se una volta tanto si volessero considerare le parole di Gesù non in senso letteralistico, come molti continuano a fare imperturbabili, ma in senso indicativo, stimolante e provocatorio, forse si arriverebbe ad essere più aderenti alla realtà di questo mondo.
Soprattutto senza voler propinare ad ogni svolta d’angolo versetti scritturistici che alla lunga risultano pesanti( almeno a me).
Ma che barba!!
Ancora un riferimento a integrazione.
E’ interessante e letteralmente impressionante, leggere queste altre parole di Giovanni Paolo II, pronunciate 13 anni dopo quelle riportate prima: siamo al 30 novembre del 2004, l’anniversario da celebrare è questa volta il 60esimo di Messa di padre Maciel.
https://w2.vatican.va/content/john-paul-ii/it/speeches/2004/november/documents/hf_jp-ii_spe_20041130_legionaries.html
Rif. 1.08 – Maciel
Non avevo memoria di questo incontro ufficiale del Papa, a 4 mesi dalla sua morte, per Maciel. Altra esclusiva per lui, ritenuto ancora dal Papa “albero molto buono”, mentre ex alunni e altri riempivano le cassette postali vaticane non di auguri giubilari. Immagino che in cielo il santo papa abbia adesso conoscenza perfetta di tutto e certamente vorrebbe esternare pentimenti, chiedere scusa, fare conferenze stampa, ecc..
Ma non sono permesse in cielo – ci assicura infallibilmente l’Apocalisse – lacrime e pianti di dolore e di scuse. Meno male. Questo era detto – neanche troppo sottilmente – alle 10.52 di ieri. Adesso chi può comprendere (ore 14.26 di ieri) comprenda.
Come sempre, ad una semplice domanda, ossia cosa c’è di sbagliato in quello
che ho scritto, non si sa rispondere.
Il primo se ne esce con punto e basta(io ho citato la scrittura, poi ho messo la spiegazione di un prete che condivido anch’io e ho chiesto cosa c’è di sbagliato)
e l’altra dal suo altissimo piedistallo con: “mi risparmi il suo peso.”
Come ho sempre scritto, li riconoscerete dal comportamente.
A victoria Boe
Lei commette un errore quando attribuisce le “opere dello spirito” allo “spirito” dell’uomo, che, giustamente, lei considera essere strettamente interconnesso alla carne. Le opere dello spirito, sono quelle che lo Spirito Santo che è donato all’uomo dal Signore Gesu’ Cristo, consente all’esser umano di fare.
Opere dello Spirito Santo sono quelle del Discorso della Montagna che caratterizzano il cristiano: amare i nemici, perdonare le offese, accettare le ingiustizie, pregare per i persecutori, non giudicare, rispondere al male con il bene.
Tutto l’annuncio cristiano è questo: l’essere umano, con il dono dello Spirito Santo, è “divinizzato” e diventa a lui possibile “imitare” Dio nei suoi comportamenti!
Senza lo Spirito Santo che gli viene donato, il massimo che un uomo di “buona volontà ” può fare è compiere le azioni “umanitarie” sulle quali avverrà il giudizio finale.
Per Salcone.
“…e l’altra dal suo altissimo piedistallo con: “mi risparmi il suo peso.”
I piedistalli non mi sono mai piaciuti (neanche per i papi) e neppure i pesi sulle labbra, che producono un dolore da cani. Provare per credere.
Per Zezza.
Io so che Gesù aveva in larga misura lo spirito santo divinizzante, eppure anche Lui si adirava parecchio quando era il caso ( e faceva bene ad arrabbiarsi), tanto benevolo non era sempre, aveva parole molto dure e spiazzanti, e via discorrendo…
Dio Padre, poi, a leggere certe pagine dell’ A.T. che a lei piace tantissimo, tutto sembra meno che “divinizzato”.
Questo dico da “eretica” quale sono.
A Victoria Boe.
Forse che “benevolenza” significa non adirarsi mai?
Leggendola mi chiedo: ma se quello che dice la Sacra Scrittura qualche volta l’annoia , lei in cosa pone le sue fondamenta? Su rivelazioni personali ricevute direttamente dallo Spirito Santo oppure da qualche scritto ispirato di qualche teologo delle ultime generazioni?
Le parole del Vangelo sui frutti buoni e cattivi sono un buonissimo e pratico consiglio su come riconoscere gli alberi: dai frutti
Non e’ un ragionamento sofisticato e’ molto semplice e pratico, adatto ad una societa’ contadina Dai frutti buoni riconoscerete gli alberi buoni e dai frutti cattivi gli alberi cattivi. Chiunque viva in campagna sa che questa e’ una legge di natura. La realta’ e’ fatta cosi’ . Il sole sorge ad oriente e non ad occidente.il cielo e’ azzurro, L’ uomo e’ mortale, L’ acqua del mare e’ salata. Tutte verita’ fin qui non messe in discussione.
Ma naturalmente i ” sofisticati” modernisti, allontanandosi sempre più’ dalla realta’ e dalla natura, obbiettano che invece le cose sono più’ complicate e ipotizzano che anche se i frutti sono cattivi invece L’ albero e’ buono e viceversa. Con ragionamenti sofistici si pongono poi il problema cosa e’ buono e cosa cattivo? Chi puo’ stabilirlo? Cio’ che a uno pare buono ad un altro pare cattivo.
E di sofisma in sofisma si crea confusione incertezza : la dittatura del relativismo.
In poche parole : meglio non citare oggi le parole del Vangelo , perche’ ogni frase del Vangelo i modernisti riescono a rigirarla nel suo contrario . Per di più’ non c’ era il registratore quindi non sappiamo se Gesu’ le pronuncio’ davvero quelle parole
Secondo i modernisti dovremmo affidarci alle loro interpretazioni dell’ interpretazione dell’ interpretazione. E L’ ultima interpretazione in ordine di tempo , quella del teologo o del gesuita più’ alla moda e’ sempre quella giusta….finche’ non viene superata da un’ altra interpretazione ancora più’ alla moda o di un gesuita ancora più’ trendy capace di dimostrarti che il sole sorge ad occidente e tramonta ad oriente.
🙂
Guardi che io ho risposto:” pendo dalle vostre labbra” perche Cuffini e poi lei dicendomi; “vergogna”, mi avete accusato di “rifilare polpettoni”.
Io ho spiegato che quello che che ho preso da quel sito e’ esattamente cio’ che dice il catechismo e quello che mi e’ stato spiegato sin dall’infanzia.
Ho concluso dicendo che se quella spiegazione era sbagliata aspettavo una vostra spiegazione( ossia pendo dalle vostre labbra).
Tutto qui. Per inciso io avevo criticato un commento di p. Amigoni, non pensavo che eravate anche le sue guardie del corpo.
E che le mie non siano battute lo dimostra l’ attualita’ che stiamo vivendo.
.
Il direttore di La civilta’ cattolica , padre Spadaro, grande teologo gesuita , la mente eccelsa dietro il matrimonio volante spacciato per ” improvvisata” e preparato da mesi, ha twittato che nella teologia contemporanea 2 +2 non e’ piu’ uguale a 4, ma magari puo’ essere uguale a 5 o a 6 .
Geniale: unita alla frase sul registratore di padre Sosa e’ una vera rivoluzione cognitiva e ermeneutica : non solo non ci si affida piu’ alla ragione classica del 2+2=4, ma non ci si affida piu’ neppure alla autenticita’ di quanto scritto nei Vangeli.
Grazie a questa rivoluzione gesuitica il fedele medio puo’ inoltrarsi in una nuova dimensione galattica : una realta’ multidimensionale e con mondi paralleli, in un mondo Gesu’ ha detto quelle parole e 2+2 fa quattro, in un mondo parallelo invece no, ECC.
Altro che alberi buoni e cattivi:metafore datate legate al mondo contadino. Ormai siamo OLTRE: oggi gli alberi sono contemporaneamente buoni e cattivi, fanno frutti buoni e cattivi, i profeti sono veri e falsi nello stesso tempo, tutto e’ relativo è mutevole, il bene si trasforma in male e il male in bene, le vittime diventano colpevoli e i colpevoli vittime.
“E di sofisma in sofisma si crea confusione incertezza : la dittatura del relativismo.”
Vogliamo smetterla con questa “dittatura del relativismo” ad uso e consumo di chi vorrebbe sempre scagliare questa espressione come una pietra aguzza contro chi mette in funzione il cervello–grazie a Dio che ce l’ha dato!– per contestare, quando è il caso, chi non si allinea pedissequamente ai dicktat di alcuni sapientoni della Legge?
Chi vuole adeguarsi acriticamente è liberissimo di farlo, ovviamente, ma tacciare di “modernismo relativista” chi invece non vuole farlo, è un gioco scorretto che sa tanto di volontà, questa sì deplorevole, di colpevolizzare chi è lontano dalla cerchia dei tradizionalisti più retrogradi.
Se solo si sapesse quanto nei Vangeli e nella Scrittura in genere c’è di interpretabile in modo diverso da come si è sempre fatto, non si arriverebbe a dire spropositi quali sono quelli che qui vengono proposti a ogni piè sospinto.
Cari signori, con tutto il rispetto che ho per voi vi suggerisco di andare a vedere qualche conferenza tenuta da persone molto preparate teologicamente, molto addentro nella Chiesa, che di certo non hanno intenzione alcuna di manipolare le cose di Dio. Poco ma sicurissimo.
Imparereste moltissimo e smettereste di dubitare delle buone “fondamenta” di chi parla in modo diverso dal vostro.
Tenetevi aggiornati, per favore.
“Non e’ un ragionamento sofisticato e’ molto semplice e pratico, adatto ad una societa’ contadina Dai frutti buoni riconoscerete gli alberi buoni e dai frutti cattivi gli alberi cattivi.”
Signora Venturi, che ha da dire lei sulla frase detta al Maciel Degollado( dei Legionari di Cristo) dal papa, oggi santo, Giovanni Paolo II: “da un albero cattivo non vengono frutti buoni”?
Questa frase evangelica era rispondente al vero in quel caso?
Direi che proprio non lo era. O per lei sì?
Risponda, cara, in tutta sincerità.
Rif. 9.57 e 16.53 – Matteo 7, 15-20
Siccome l’accenno ad “alberi e frutti” l’ho introdotto io, è giusto che intervenga, spero a conclusione.
a) E’ più che valida l’esegesi prodotta di Mt 7, 15-20. Nessuno mette in discussione la sostanziale verità di questo proverbio (albero buono, frutto buono, ecc.) che corrisponde alla comune sana esperienza, compresa quella di Gesù.
b) Ma nella vita ci si trova spesso a dovere prendere decisioni o dare consensi sulla base di giudizi, di testimonianze, di “affidamenti”, di intuiti che sono stati pensati seriamente e giudicati fondati, salvo doversi ricredere anche anni e anni dopo. In questo senso, un po’ paradossale, può succedere che si debbano ritenere buoni dei frutti risultanti da alberi che si scopre, in seguito, essere cattivi (o viceversa); e può succedere che, ulteriormente ancora, si scopra che effettivamente albero e frutti sono della stessa natura, buoni o cattivi; ma per molto tempo si è proceduto sulla base di altre risultanze.
c) Siccome il discorso non nasceva in astratto, ma al rimorchio di fatti gravi, distesi in un tempo non breve e con protagonisti diversi, l’applicazione del principio di esatta proporzionalità tra albero e frutti ha visto lungo gli anni, nei casi in oggetto, esiti diversificati.
E per stare in argomento: quando in Vaticano, dopo la condanna di Maciel, si trattava di decidere se sciogliere o no la sua congregazione (a questo si è arrivati prima del commissariamento ordinato da papa Ratzinger) si è proprio “inventato”, come criterio giustificativo della opzione pro-life della congregazione legionaria, questo assioma: il fondatore non è stato buono ma la fondazione e lo spirito di moltissimi aderenti sono buoni. In termini ecclesial-giuridici: il carisma di fondazione è buono; il fondatore no. Che è proprio, gesuiticamente, come dire: frutto buono e albero cattivo. Distinzione sottile, molto sottile, ma in pratica utile. Così rimane salvo il Vangelo nella fondamentale verità dei proverbi citati da Gesù e la scienza canonica, necessaria per un organismo umano-divino, si affina.
Correggo”:… frase detta su Maciel…”
Non conosco la storia dei “legionari di Cristo” e di Maciel ma è possibile che il fondatore fosse un sant’uomo dotato di carisma quando ha fondato il movimento e si sia poi traviato, lui, nel corso del tempo.
Questa è una possibilità?
Nessun fondatore è “confermato in grazia” perché sotto l’influsso dello Spirito Santo ha dato le mossa a un movimento.
Nella disputa in corso è, a mio parere, un errore dire che l’albero è Maciel. L’albero è il Movimento dei Legionari di Cristo e i frutti sono i sacerdoti che sono venuti da questo movimento ( anche se alcuni o molti possono avere “tralignato”, perché la libertà è personale ).
In secondo luogo l’infallibilità papale è assicurata solo ex cathedra, e anche un santo può commettere errori di giudizio. Che San GPII abbia errato nello stimare Maciel è un fatto che nulla toglie alla sua santità
Sì certo, ma l’albero considerato buono ha dato inconfutabilmente frutti non buoni, tanto è vero che anche recentemente qualche frutto bacato è finito sotto inchiesta per le medesime nefandezze del fondatore dei Legionari.
Da qui si ricava che è quantomeno imprudente definire qual è l’albero buono e quale il cattivo, affidandosi ad occhi chiusi ai detti di Gesù.
Rif. 18.57 – Ex cathedra
Anche una frase sbagliata in aereo (di più: in ogni viaggio aereo) non toglie assolutamente alcunché alla grandezza e al coraggio di un papa, benchè gesuita.
Prezioso l’ulteriore contributo alla scienza canonistica: albero (buono) – frutti (buoni)- piantatore (cattivo). Bisognerà ampliare il detto del Signore. Si complica la vita e il Vangelo.
Non so se lei abbia esperienza di agricoltura.
L’albero “buono” ha frutti buoni questo non esclude che qualche frutto possa essere stato colpito da una malattia o da qualche insetto ed essere immangiabile.
Un contadino non avrà nessuna difficoltà a dire se un albero è “buono” o “cattivo” – un cittadino, che non ha esperienza di agricoltura, molto correttamente dovrebbe invece esimersi dall’esprimere giudizi.
L’albero “buono” poteva sembrare tale mentre, al contrario, non era buono per niente; tanto più se quell’albero era personificato da un lestofante quale era il Maciel. Qua i contadini non c’entrano un bel niente, sig. Zezza, e neanche i cittadini c’entrano, a dire il vero.
C’ entra, invece, che la realtà non va scambiata con la fantasia aureolata di crismi religiosi che si vogliono difendere a tutti i costi anche contro la verità dei fatti.
L’ ho detto e lo dico ancora: bisogna lasciar perdere il letteralismo nel parlare di Vangelo; bisogna aggiornarsi sulle interpretazioni per non finire fuori strada.
A Maria Cristina Venturi delle 16.59: ovvero a chi ha letto il suo commento e non conosce le fonti.
https://twitter.com/antoniospadaro/status/919680003696144384/photo/1
https://twitter.com/antoniospadaro/status/816921815805214720?lang=it
https://www.ncronline.org/news/opinion/fr-antonio-spadaro-spells-out-francis-mercy-drenched-vision
Ancora a Maria Cristina Venturi. Se io parlo a te senza polemica, tu potrai parlare di Antonio Spadaro senza spirito nemico? Sarebbe un buon passo. Perchè dove credi che arriveremo se tu scrivi che Spadaro è uno stolto e io rispondo che tu sei stolta – penso che ce la farei – e tu di rimando dicessi che lo stolto principe sono io e qualcuno che passa di qui aggiungesse che tu fai pietà: e così via? Parlo a te ma vale per tutti. Il blog è inutile e penoso se l’usiamo come un luogo di polemica compulsiva. Potrebbe essere invece un luogo di comprensione – di aiuto a capirsi. Per esempio di aiuto a capire che volesse dire il padre Spadaro con la metafora del “due più due” di Fyodor Mikhailovich Dostoyevsky.
La personificazione di Maciel con l’albero “buono” la fa lei allo scopo di dimostrare che le parole del Vangelo vanno tutte “interpretate” alla luce dei più aggiornati teologi odierni.
Taglia di qua, taglia di la’, considera legato al tempo quello che è stato scritto, della Sacra Scrittura, Vecchio e Nuovo Testamento, resta solo quello che si accorda con le teorie del momento.
Lei si autodefinisce “eretica”,ma in realtà io penso che lei non lo sia ma che sia solo fedele di una religione “nuova” solo vagamente legata al cristianesimo cattolico.
Il p. AMigoni a fronte di controversie diceva : recitiamo insieme il Credo.
Mi domando lei lo farebbe, senza attribuire al Credo nuovi significati?
“Mi viene un dubbien” faceva dire Bonvi ai suoi soldatini tedeschi, quando la realtà mandava al tappeto le loro granitiche, ideologiche, totalitarie certezze. Ecco: a me ‘sta equivalenza albero-frutto che si usa spesso, come in questo caso, non quadra quasi mai. Eppure viene così spesso usato come argomento tranchant, una specie di ipse dixit che mette punto e a capo, tipo il caso Medjugorie.
Cioè mi sembra che nella storia della chiesa “alberi” con frutti succosi in un certo periodo, si siano poi rivelati marci, vuoti, inutili dannosi o velenosi. Vedi il potere temporale, i roghi, l’avversione assoluta alla libertà di coscienza, ed espressione etc. Non è che forse non abbiamo capito bene quello che il Signore Gesù voleva dirci? O quantomeno, non è che troppo spesso abbiamo confuso i”frutti” con i fiori, foglie o l’imponenza del tronco…?
Silvio Lepora
Infatti io non sono eretica neanche un po’.
Sono una cattolica in piena regola (come tantissimi altri) capace di pensare e quindi di porsi delle domande a cui cercare risposte. Sempre. La fede, per chi pensa, ha un percorso che dura una vita intera. La fede è in realtà speranza viva.
E certo non toglie i dubbi né la capacità di ragionare e di vedere le cose come stanno qui, in questo mondo, dove il Cristo si fa incontrare nel prossimo.
Il sacro è appunto nel prossimo, soprattutto se bisognoso. Tutto l’ insegnamento di Gesù è volto a questo fine. Dei testi definiti sacri non si taglia niente. Solo che bisogna saperli interpretare alla luce delle conoscenze del nostro tempo in fatto di lingue e di situazioni storico-ambientali dei tempi di Gesù.
Per quel che può valere la mia opinione, credo che Silvio Lepora abbia ragione. Mi complimento con lui.
Non mi sono mai piaciute le apodittiche certezze in materia di fede.