Da qualche mese Papa Francesco usa il neologismo di sua coniazione “indietrismo” per disapprovare la tentazione tradizionalista di tornare indietro, alla Chiesa di prima del Vaticano II. Ultimamente, facendo leva su questa parola nuova, è entrato nel linguaggio paravaticano una nuova maniera di segnalare gli opposti estremismi: agenda indietrista e agenda progressista. Nei commenti qualche citazione e un mio piccolo divertimento linguistico su questa materia leggerina.
Novità di lingua nella Chiesa: arrivano le agende indietriste e progressiste
10 Comments
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Le agende scadute e quelle futuriste sono comparse – credo per la prima volta – in un editoriale di Andrea Tornielli sul Sinodo della Sinodalità pubblicato da VaticanNews il 16 ottobre: C’è bisogno di non sprecare questa grande occasione evitando di applicare vecchi schemi e vecchie agende – quella “indietrista” o quella progressista – che danno sempre per scontato e per acquisito il punto di partenza, la fede del popolo di Dio, finendo per concentrarsi soltanto su singoli temi, per battaglie ideologiche di retroguardia e autoreferenziali.
https://www.vaticannews.va/it/papa/news/2022-10/sinodo-sessioni-sinodalita-papa-francesco-editoriale-tornielli.html
Parola di Francesco. Indietrismo è un neologismo di Francesco, uno dei tanti e uno dei più recenti. Ecco come comparve il 1° giugno scorso nel saluto ai partecipanti al Convegno internazionale “Linee di sviluppo del Patto Educativo Globale”: Andate avanti in questa linea del passato verso il futuro, di crescita continua. Bambini e vecchi, avanti tutti. E state attenti all’ “indietrismo”, che è la moda di oggi, che ci fa credere che tornando indietro si conserva l’umanesimo. Vi incoraggio ad andare avanti e vi accompagno con la mia benedizione. E ancora, nella stessa occasione: C’è la moda – in tutti i secoli, ma in questo secolo nella vita della Chiesa la vedo pericolosa – che invece di attingere dalle radici per andare avanti – quel senso delle tradizioni belle – si fa un “indietrismo”, non “sotto e su”, ma indietro. Questo indietrismo che ci fa setta, che ti chiude, che ti toglie gli orizzonti: si dicono custodi delle tradizioni, ma delle tradizioni morte. La vera tradizione cattolica, cristiana e umana è quella che quel teologo [San Vincenzo di Lerins] – secolo V –, descriveva come una crescita continua, cioè in tutta la storia la tradizione cresce, va avanti: “ut annis consolidetur, dilatetur tempore, sublimetur aetate”. La vera tradizione è questa, che si porta avanti con i figli.
https://press.vatican.va/content/salastampa/it/bollettino/pubblico/2022/06/01/0417/00867.html
L’indietrismo è un peccato. Tronando a fine luglio dal Canada, Francesco così ha spiegato il neologismo: Una Chiesa che non sviluppa in senso ecclesiale il suo pensiero è una Chiesa che va indietro, e questo è il problema di oggi, di tanti che si dicono tradizionali. No, no, non sono tradizionali, sono “indietristi”, vanno indietro, senza radici: sempre è stato fatto così, nel secolo scorso è stato fatto così. E l’“indietrismo” è un peccato perché non va avanti con la Chiesa. Invece la tradizione diceva qualcuno – credo che l’ho detto in uno dei discorsi – la tradizione è la fede viva dei morti, invece questi “indietristi” che si dicono tradizionalisti, è la fede morta dei viventi. La tradizione è proprio la radice, l’ispirazione per andare avanti nella Chiesa, e sempre questa è verticale. E l’“indietrismo” è andare indietro, è sempre chiuso. È importante capire bene il ruolo della tradizione, che è sempre aperta, come le radici dell’albero, e l’albero cresce. Se tu concepisci la tradizione chiusa, questa non è la tradizione cristiana… sempre è il succo delle radici che ti porta avanti, avanti, avanti. Per questo, pensare e portare avanti la fede e la morale, ma mentre va nella direzione delle radici, del succo, va bene.
https://www.vaticannews.va/it/papa/news/2022-07/papa-francesco-conferenza-stampa-aereo-canada-indigeni-genocidio.html
Indietro due passi. Ancora Francesco il 1° settembre all’Associazione italiana dei liturgisti: C’è uno spirito che non è quello della vera tradizione: lo spirito mondano dell’“indietrismo”, oggi alla moda: pensare che andare alle radici significa andare indietro. No, sono cose diverse. Se tu vai alle radici, le radici ti portano su, sempre. Come l’albero, che cresce da quello che gli viene dalle radici. E la tradizione è proprio andare alle radici, perché è la garanzia del futuro. Invece, l’indietrismo è andare indietro due passi perché è meglio il “sempre si è fatto così”. È una tentazione nella vita della Chiesa che ti porta a un restaurazionismo mondano, travestito di liturgia e teologia, ma è mondano. E l’indietrismo sempre è mondanità […]. No, tu vai avanti, secondo la linea che ti dà la tradizione. Andare indietro è andare contro la verità e anche contro lo Spirito. Fare bene questa distinzione. Perché in liturgia ci sono tanti che si dicono “secondo la tradizione”, ma non è così: al massimo saranno tradizionalisti.
https://www.vatican.va/content/francesco/it/speeches/2022/september/documents/20220901-cultori-liturgia.html
No anche ai solisti della novità. La parola indietrismo figura anche nell’omelia per il 60° del Concilio – 11 ottobre: Sia il progressismo che si accoda al mondo, sia il tradizionalismo – o l’ “indietrismo” – che rimpiange un mondo passato, non sono prove d’amore, ma di infedeltà. non cediamo alla tentazione della polarizzazione. Quante volte, dopo il Concilio, i cristiani si sono dati da fare per scegliere una parte nella Chiesa, senza accorgersi di lacerare il cuore della loro Madre! Quante volte si è preferito essere “tifosi del proprio gruppo” anziché servi di tutti, progressisti e conservatori piuttosto che fratelli e sorelle, “di destra” o “di sinistra” più che di Gesù; ergersi a “custodi della verità” o a “solisti della novità”, anziché riconoscersi figli umili e grati della santa Madre Chiesa. Tutti, tutti siamo figli di Dio, tutti fratelli nella Chiesa, tutti Chiesa, tutti. Il Signore non ci vuole così: noi siamo le sue pecore, il suo gregge, e lo siamo solo insieme, uniti. Superiamo le polarizzazioni e custodiamo la comunione.
https://press.vatican.va/content/salastampa/it/bollettino/pubblico/2022/10/11/0757/01550.html
Siamo ancora in moltissimi casi immersi nel drammatico razionalismo. L’intellettualismo conservatore non vuole cambiare nulla ideologicamente l’intellettualismo pseudo progressista, modernista, vuole cambiare secondo logiche terrene astratte.
https://gpcentofanti.altervista.org/la-recente-lettera-di-ratzinger/
Le continue dicotomie e contrapposizioni : indietristi-progressisti, misericordia- rigore, dottrina-pastorale, verita’-percezione soggettiva,regole- tolleranza, eccetera eccetera danno il tipo della predicazione di questo papato : una rozza, manichea, moralistica retorica su o questo-o quello. Ma basta per favore ! Il Magistero cattolico ,di millenaria saggezza, fa a meno di queste stupide contrapposizioni. La vera unica e grande contrapposizione e’ fra figli di Dio e seguaci del Diavolo .Fra luce e tenebre . Fra salvezza e dannazione . Fra Dio e Mammona.
Chi se ne frega se uno e’ indietrista o progressista: piuttosto la domanda e’ la sua anima e’ in grazia di Dio ?
Da persona che non firma ricevo questo messaggio:
Non si può dire che i neologismi di papa Francesco non colpiscano nel segno.
Quel suo “indietrismo” è quanto mai opportuno, anche se fa sorridere.
La Chiesa deve CRESCERE; se resta ferma al palo, poco a poco muore come di fatto sta avvenendo. Le sue radici avvizziscono e la linfa vitale si esaurisce. E le chiese sono sempre più vuote tranne che per occasioni particolari.
La responsabilità è in gran parte di quei ministri del culto, e sono ancora tanti, che per pigrizia non amano i cambiamenti o non riescono ad adeguarsi a quei “segni dei tempi” a cui richiamava Gesù. Anche molti laici dallo sguardo miope e dalla mente retrograda sono così. E criticano, anche con disprezzo, i cosiddetti “progressisti”.
Sono pochi i vescovi e i presbiteri che osano parlare apertamente, senza alcun timore, di innovazione. Sono quelli che non temono di essere additati come eretici. Agiscono seguendo la libertà di coscienza e di pensiero. Del resto, anche in passato non pochi ecclesiastici, a mio avviso illuminati dallo Spirito Santo, indicarono vie nuove e interpretazioni più appropriate dei Vangeli, ma sappiamo che venivano emarginati. E magari successivamente, quasi sempre post mortem, forse per un senso tardivo di colpa venivano rivalutati.
Tuttavia, le loro “profezie”, per nostra fortuna, non sono andate perse. Oggi proliferano nelle librerie i testi dove è registrato il loro pensiero modernissimo, valido per ogni tempo. E vengono acquistati e letti con consapevole adesione e gratitudine.
Una volta un parroco di mia conoscenza dalla mente aperta, sempre in contrasto col suo vescovo autoritario, ebbe a dire dal pulpito: “io amo la Chiesa ma non questo tipo di Chiesa” e poi “la dottrina può essere cambiata”. Più esplicito di così.
Certamente era ( ed è) un prete non “indietrista”.
Credo che al Papa piacerebbe assai un prete così libero e indipendente.
Cari saluti, Luigi.
https://gpcentofanti.altervista.org/una-via-nuova-e-feconda-a-tutto-campo/
Boh….In realtà parrebbe: Chiese indietriste piene, Chiese progressiste vuote.
Ad ogni modo: “salus animarum suprema lex”.
Abbracci!