“Nonna ho fame: dai moneta per mangiare”: così un negher a una mia coetanea sul sagrato della Basilica di Santa Maria dell’Orto a Chiavari. E ottiene questa risposta: “Se mi chiami nonna la fame te la tieni, bello mio”.
Nonna ho fame: globalismo e confusione delle lingue
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Qualche giorno fa, nel supermercato Lidl, davanti a me in fila alla cassa un negher secco come un chiodo. Nel carrello solo birra e liquori per la “modesta” somma di 80 euro. Tira fuori una sacca piena zeppa di monete, la svuota. La giovane cassiera, poveretta, con una pazienza certosina inizia a contare: dieci , venti, trenta, quaranta…alla fine, mancavano cinque euro. Protesta, non si fa persuaso, pretende che si ricontino perché: “tu sbagliato, scusa, tu, scusa sbagliato, scusa”. La cassiera esausta e spazientita risponde di getto: “scusa m’par de’ palle, guarda che non ho nessun interesse a rubarti i soldi, hai capito, o no!?”…Poi tace e a testa bassa da inizio per la seconda volta il drammatico conteggio.Intanto la fila si allungava a dismisura.
Alla fine le cinque euro mancavano e di nuovo un’altra manciata e si ricomincia…. .
Durante la notte, poi, li senti urlare nella loro incomprensibile lingua e tirarsi dietro bottiglie di vetro che s’infrangono sui muri. Sempre così.
A me, qui in Abruzzo, un negher mi disse che io ero suo padre. Mi commossi perfino, e gli diedi un’offerta. Poi mi sono accorto che diceva a tutti gli uomini che erano suoi padri, e alle donne che erano sue madri… Così non gli ho dato più niente… Ma vado nella chiesa più vicina e lascio lì un’offerta…
Buona notte a tutti…
Negher: Luigi l’ha usato per ravvivare la scena che vede come protagonista un’anziana signora simpaticamente, diciamo, acida (notare, dell’età del padrone di casa). Clodine usa il termine in senso chiaramente dispregiativo. Ecco il motivo per cui, oggi, neppure una persona insospettabile di essere razzista può permettersi il lusso di non fare attenzione alle parole che usa.
Sarà perché mi chiamano mamma …
Conversazione sentita in autobus
Signora molto anziana seduta vicino al figlio di mezza eta’ guarda con evidente tenerezza due bambinetti di colore che giocano, uno sul passeggino l’ altro vicino in piedi , la mamma seduta sui sedili di fronte a quelli dell’ anziana e del figlio che parla al cellulare.
La signora anziana sorride ai due bambinetti, fa cucu’ coprendosi il volto, poi si rivolge al figlio: Guarda che carini quei due negretti!
Il figlio trasalisce, impallidisce, guarda di sottecchi la mamma dei due bambini .
Mamma- sussurra a bassa voce all’ anziana- non si dice negretti.
E perche’ non dovrei dire negretti? replica l’ anziana a voce altissima.
Il figlio vorrebbe sprofondare. La madre dei due bambini sempre al cellulare fa un grande sorriso.
Rif. 0.49 – Bravo Calò.
Per anni in zona Vaticano ho sentito uno chiedere una “piccola moneta” con sempre la stessa motivazione . Era italiano (del sud) e lo faceva in una fac simile lingua slava.
Anni fa in spiaggia passava spesso un africano nero come il carbone che parlava in dialetto:” cumpre’ quel a stal poar maruchin”..
Era simpatico, faceva sorridere o proprio ridere di gusto gli anziani. Non parlava dialetto, vendeva la sua mercanzia in dialetto. Qualcuno glielo aveva insegnato per questo scopo: strategia commerciale.
Mi sembra che lo stesso valga per gli altri episodi qui riportati: sono strategie (captatio benevolentiae) che a volte convincono (nel caso di Giuseppe, almeno una volta), a volte no ( l’amica di Luigi). Niente più.
Oggi sono andato a far spesa in un supermercato. Davanti c’erano due neri che cercavano di vendere accendini, accendigas, cinture, calze, fazzoletti e altro. Mi chiedo: ma chi gliela fornisce tutta quella oggettistica casalinga e di abbigliamento?…
Uno era quello che una volta, come ho gia scritto, mi aveva dichiarato suo padre. Gli ho chiesto “Ma quanti padri e quante madri hai?…” e non gli ho dato niente. Ci siamo salutati educatamente, e anche oggi un’offerta l’ho fatta in chiesa….
Buona giornata a tutti….
Vede, Leopoldo Calò, mi sono limitata a narrare un fatto così , come mi capita di assiste. Non è l’unico, ne avrei tanti da farne 10 zibaldoni. Fatti, reali, non “realistici”, reali, descritti in modo del tutto reale finanche nell’espressione gergale, dialettale, così come potrebbe descriverla una qualsiasi spettatrice.
La differenza tra Clodine e Leopoldo Calò è la seguente: Clodine ha descritto un fatto senza alcun coinvolgimento emotivo, tal qual’è.
Leopoldo ha espresso un giudizio su Clodine attribuendole pensieri non veri, in modo talmente spregiudicato da non prestare attenzione alle parole che usa.
Si ricordi Leopoldo, che tutte le volte si punta il dito verso qualcuno e lo si giudica,lo sta puntando ad una parte di te stesso. Veda lei. Forse sta osservando un aspetto di lei che non riesce a tenere sotto controllo e lo attribuisce agli altri…probabilmente!
Corrige:”…quando si punta il dito verso qualcuno è lo si giudica, lo sta puntando verso una parte di SE stesso”
Negher è una parola offensiva in sé, come già ha avuto modo di accertare più di un tribunale. Nel post di Accattoli “negher” è il ragazzo visto con gli occhi della nonnina. Nel suo post, Claudia Leo, è lei che chiama così il fastidioso cliente del supermercato (si permette pure di spendere ottanta euro di alcolici), è lei che chiama così gli autori degli schiamazzi notturni. Non è che se ti rivolgi a uno insultandolo con un chiaro riferimento al colore della pelle ti puoi aspettare che ti attribuiscano pensieri edificanti. Mi viene in mente una che s’incazzo’ come una bestia quando le dissero che era permalosa.
Giuseppe di Melchiorre
Chissà se era musulmano….in Turchia sovente si chiamano gli anziani che non si conoscono “ padre o madre” se sono molto anziani “ Nonno e nonna”. Io da guidatori di taxi , giornalai o addetti ai supermercati vengo spesso chiamata sorella. Mio marito diventa fratello o in segno di massimo rispetto “ fratello maggiore “. È un’usanza di molti Paesi islamici.
Cristina Vicquery
Negher vuol dire nero, semplicemente, così come in latino nero si dice niger: lapis niger : la pietra nera che secondo tradizione ricopre la tomba, profanata per altro, del fondatore di Roma, Romolo. Anche il vino rosso in dialetto lombardo è chiamato vin negher.
Personalmente non attribuisco a questo termine una connotazione razzista, probabilmente chi lo fa è il primo ad esserlo.
Inoltre, cosa le fa pensare, Leopoldo, che ritenessi fastidioso il negher . Lei lo ha detto, non io, idem: è ancora lei a supporre di me un pensiero giudicante sul contenuto del carrello.
Constàto, questo si, che il ragazzo è secco come un chiodo e – semmai lo abbia pensato e l’ho pensato- avrei preferito che in quel carrello ci fossero legumi, pasta, olio, farina,pane, pesce, carne, detergenti per la pulizia del corpo. Tutto, tranne birra e alcol . Avrei voluto vedere in quel carrello 80 euro di cose utili al sostentamento di un essere umano,che contribuissero alla dignità di un essere umano, non alla disgregazione,alla follia, alle coliche per intossicazione etilica con relativi sintomi e postumi che troviamo ad ogni girata d’angolo.. E’ un pensiero razzista questo? No, è piuttosto il pensiero di una sorella, di una madre, che mai vorrebbe vedere una roba del genere. Mi dispiace, caro Leopoldo, se è vero che i pensieri hanno un odore, non sono certo i miei ad essere maleodoranti.
“Ciascun dal proprio cuor l’altrui misura”.
Cristina Vicquery
Cara Cristina, potrebbe essere anche mussulmano, ma noi siamo in Italia, per la precisione, nel mio caso, in Abruzzo che già nel IX secolo fu invaso dai Saraceni, provocando l’incastellamento che assicurò una maggiore sicurezza. Infatti secondo il “Chronicon Casauriense” quelli che in quei tempi non si chiamavano abruzzesi vivevano “sub fico et su vite”, cioè in campagna. Gli “invasori” di oggi usano metodi più moderni, puntando sulla sensibilità… 🙂
Ma ormai nella mia zona nessuno crede più a quanto dicono queste persone per ottenere offerte, anche perché ormai la loro è un’attività, considerato che cercano di vendere oggetti casalinghi, forniti da chi, poi?…
A me un sacerdore Servita della Basilica di S. Carlo di Milano ha detto di non dare offerte a queste persone, perché molti di loro chiedono soldi per la droga o per giocare, con i soldi, nelle slot machine dei bar. Mi ha consigliato di lasciare delle offerte nelle chiese. Cosa che faccio.
Un caro saluto.
Caro Luigi, non so perché a te, che sei marchigiano, piacciano i lombardismi (altra volta ti ho sentito delibare “pirla”), ma questa è una irrilevante questione di gusti), e quindi ti lodo per il libero uso di “negher”.
Quanto alla conversazione riportata da Maria Cristina Venturi, tutta la mia simpatia va all’anziana signora che parla ancora un italiano corretto e libero. L’italiano che aveva due parole, “nero” e “negro”, con lo stesso significato ma con diverse applicazioni specifiche, senza offesa per nessuno. “Nero” era il colore, per esempio di un abito; “negro” si diceva delle persone di etnia africana caratterizzate da una pigmentazione della pelle molto scura.
Poi sono venuti dei prepotenti coglioni che, per ragioni che nulla hanno a che fare con la nostra storia e la nostra cultura, ce ne hanno portato via una. Perché è questo che hanno fatto: hanno derubato il popolo italiano di una sua parola. La signora sull’autobus non sa della rapina e quindi la usa ancora, ma gli altri, a cominciare dal figlio, inorridiscono. Miseri.
Non pensano, tra l’altro, che “nero” è potenziamente molto peggiore di “negro”, per le innumerevoli connotazioni negative che ha nella nostra lingua …
(Infatti i più avanzati nella sullodata categoria sono già arrivati a stabilire che non si devono proprio usare attributi qualificativi riferiti all’aspetto delle persone: anche “di colore” se viene applicato ai soli “neri” diventa automaticamente discriminatorio e se vale per tutti è privo di senso.
Ottimi, sia Giuseppe, che Leonardo, condivido i loro interventi al 100%
Ringrazio per le dotte disquisizioni linguistiche ed il palese amore per le parole italiane fra le quali annoto “coglione”, il cui disuso, mi rendo conto, potrebbe in taluni scatenare preoccupanti crisi di identità, ma“che bei negretti” non è uguale a “negro di merda”, ne converrete. Provasse il Lugaresi, che beato lui conosce l’inglese, ad andare in un quartiere di negri (va bene così?) negli Stati Uniti ed a chiamare qualcuno di loro colored, si accorgerebbe di quanto si sbaglia. Dipende – eh sì, bisogna fare un piccolo sforzo di discernimento – dal contesto in cui le parole vengono dette, da chi e da quando. Oggi in Italia c’è un preoccupante abbassamento della vista che provoca numerosi incidenti con armi da fuoco e ad aria compressa, per non parlare degli innumerevoli e non censiti episodi di xenofobia, che non possiamo più far finta di non vedere. E negher significa negro, per quello che per voi può valere.
Va bene, Claudia Leo, non avevi pensieri razzisti, come dici, e alla fine non ho motivo per non crederti. Tuttavia noi tutti stiamo a quel che scriviamo qua sopra. Rileggiti il tuo primo post. Se avevi intenzioni materne o fraterne non riesco a coglierle, se non dopo il chiarimento che hai dato. Inoltre, per essere tu una piagnona e io un turiferario, mi stai troppo simpatica.
Rif. 19.36 – Sempre bravo Calò
Leopoldo, se il pregiudizio di chi legge deforma il pensiero di chi scrive, il problema non è in chi scrive ma in chi legge.
Sono responsabile di quello che scrivo non delle possibili recondite interpretazioni…che, per quanto mi riguarda lasciano il tempo che trovano.
Negher ( e negar, nel mio dialetto) vuol dire SOLO è semplicemente “nero”, come il latino niger e vale indistintamente per cose e persone. Ogni altra interpretazione è assurda. I padri comboniani, di certo non razzisti, chiamano Nigrizia il loro giornale perché quello era il termine con cui era indicato il Sudan e, in generale, l’Africa Nera ( anche Sudan in arabo significa nero, se non erro) ai tempi, non lontanissimi, del loro fondatore.
Quanto al commento di p. Amigoni delle 20.17: ” sempre bravo CALÒ”, vorrei ricordare a lui e a tutti che CALÒ è lo stesso che in questo blog ha accusato di essere il “Male (maiuscolo) in persona” un vescovo cattolico che aveva osato esprimere delle idee che lui, il sempre bravo leopoldo CALÒ, non condivideva. Offese gravissime e immotivate, associare un uomo che esprime liberamente il suo pensiero al diavolo in persona.
Potete controllare: era il 26/05/17 ore 16.42.
Tanta sensibilità, elogiata da p. Amigoni, tanto senso civico antirazzista eppure anche intolleranza, insofferenza verso chi esprime idee diverse, mancanza di rispetto, astio feroce, pregiudizio ideologico…
Avevo chiesto al sempre bravo calò di rettificare e scusarsi: ha rifiutato di farlo. Mi sono ripromesso di tornare sull’argomento prima o poi. Ecco l’occasione.
Buona notte.
Ma quali offese gravissime e immotivate….sempre a fare la vittima Federico….
Calo’ disse che ciascuno di noi in ogni momento può compiere il bene o scegliere il male e in quel caso diventa il Male e a suo parere in quel caso il tuo adorato Negri si era comportato malissimo…. Stai a ravanare su sta cosa da un anno ???! Incredibile.
Cristina Vicquery
https://www.ilmessaggero.it/primopiano/cronaca/aggressione_razzista_via_negro_ristorante_lamezia_terme-3918187.html
Che diamine!
Mica ci sono solo simpatiche signore anziane sugli autobus a Milano a cui porgere la nostra simpatia in quanto parlano ancora un italiano corretto e libero.
Ci sono anche gagliardi camerieri calabresi, ecchecavolo.
Vediamo di essere equanimi.
Quando ero ragazzo e incontravo per la strada, cosa assai rara peraltro, un individuo di etnia africana dicevo: guarda , un negro! Non avevo alcuna intenzione “razzista” : “negro” era l’aggettivo che distingueva gli individui di etnia africana. Poi sono arrivati gli “americanismi” e la lotta per l’emancipazione dei neri è stata importata da noi, con la distinzione tra “negro = nigger, dispregiativo” e “black = nero, neutro”. Ora con il trionfo del “politically correct”, chi usa il termine “negro” viene immediatamente qualificato come “razzista” perché si DEVE usare il termine “nero” più rispettoso.
Non ci rendiamo conto che abbiamo decretato il trionfo della ipocrisia. L’importante non e come la pensi ma che non lo dimostri apertamente!
Picchio,
Dire che una persona è il Male assoluto in persona è un’accusa gravissima, un’offesa pesante e immeritata da chiunque: nessuno di noi è un diavolo, nessuno può rappresentare il Male assoluto in persona, tanto meno un sacerdote che esprime un’idea diversa dal sig. Calò… Che, a mio parere, non è da elogiare come “sempre bravo”, perché ALMENO in quella occasione, non lo è stato per niente, oltretutto rifiutandosi di chiarire e rettificare. Non ci rimugino da un anno, ma ebbi allora uno scambio di mail con Luigi su questo e mi è bastato un secondo per recuperare i riferimenti. Tutto qui.
Elogi e difesa d’ufficio scattano per ragioni di schieramento?
Ieri ho ricordato il termine Nigrizia usato dai comboniani ancora oggi è di normale uso ai tempi di Daniele Comboni per indicare l’Africa subsahariana (in particolare il Sudan, dove iniziò la missione dei comboniani).
Mi dite come si devono chiamare, senza allusioni razziste, gli abitanti della Nigrizia? Tanto per essere chiari.
Buona domenica a tutti
Poiché Benedetti insiste al di là di ogni immaginazione, anche per aiutarlo a superare la sua ossessione, questa è la lettera di Monsignor Luigi Negri:
http://www.lanuovabq.it/it/poveri-figli-della-societa-che-non-riconosce-il-male
Questo la mia opinione di allora:
“Il mio punto di vista, per niente pacato, è che nessuno può permettersi di definire l’altrui vita “sprecata”, cioè inutilmente vissuta. Inoltre, definire “sprecata” la vita di tanti giovani, alcuni addirittura bambini, è ancora più grave. Infine, le lettere si scrivono ai vivi, i morti sono un pretesto, e se veramente avessero la possibilità di leggere le parole dell’arcivescovo, non credo che ne avrebbero gran giovamento o danno, considerato dove si troverebbero ora. Dunque il monsignore scrive ai vivi, e fra i vivi ci sono i genitori di quei ragazzi-bambini. Non hanno ancora seppellito i loro morticini e si sentono dire da uno che non conoscono, e che non li conosce, che le vite dei loro bambini sono state sprecate e che la colpa sarebbe loro. Dopo il dolore della perdita, anche il dolore dell’inutilità della vita dei loro figli e addirittura il senso di colpa. Le parole del monsignore rigirano il coltello nella piaga sanguinante di coloro che in questo momento soffrono indicibilmente, non diversamente da come farebbe un sadico feroce.
Su una cosa sono d’accordo con l’arcivescovo, il Male è una persona. Non è però sempre la stessa, cambia nome secondo le circostanze. In questo caso si chiama Luigi Negri.”
Preciso che quando i ragazzi sono stati uccisi da una bomba avevano appena finito di ascoltare un concerto di musica leggera (23 morti e 250 feriti). Confermo tutto, parola per parola, e chi vuole se ne farà una ragione.
Rif. 8.39 – Negro e nero
D’acfpodo anche
Confermo la mia opinione di allora e sono scandalizzato dalla ostinazione con cui Calò ribadisce un giudizio sproporzionato, assurdo, cattivo, odioso che tradisce una superbia e un’arroganza fuori misura.
Ma chi si crede di essere? E poi, è proprio sicuro di avere capito l’intervento di Mons. Negri? Secondo me non ha capito un bel niente e si è scatenato in un attacco feroce per il puro gusto di sferrare un attacco a chi è ritenuto un avversario da demonizzare.
Per questo non trovo opportuno l’elogio al “sempre bravo” calò e la difesa d’ufficio di qualche compagno di schieramento.
Mi dispiace sul serio. È l’ennesima occasione persa per una rettifica doverosa e per prendere le distanze, dopo oltre un anno, da un giudizio eccessivo, cattivo e affrettato su una persona e su un testo che andava approfondito e capito meglio. Peccato.
Non voglio essere ossessivo, ma tornerò su questo argomento ogni volta che qualcuno esprimerà apprezzamento per Leopoldo Calò, per ricordare cosa è stato capace di scrivere nel 2017 e di ribadire anche oggi. Da parte mia esprimo il massimo della disistima per le parole di allora e di oggi.
Rif. 8.39 – Negro e nero
D’accordo anche questa volta (non: sempre o in eterno – sarò precisissimo con tutti) con Zezza. Questa distinzione (davvero imposta per decreto?) usata oltre ogni ragionevole limite ha del ridicolo.
Anche io (giù dai pulpiti, per non creare altri problemi) uso tranquillamente la parola “negro”. Questa distinzione, unita all’altra stupidaggine del genitore 1 e genitore 2, se è nata “a sinistra”, come sembra, non le ha proprio portato alcun vantaggio. Di nessun tipo. E’ molto più grave – lo dice oggi in un bell’articolo il Corriere – il fatto che ormai è stato sdoganato, salvinianamente, il razzismo, razzismo a fatti, non con l’uso di consonanti in più o in meno.
Nessuno mette in discussione che il “politically correct” sia un dopino facile facile e tuttosommato idiota per scaricarsi la coscienza del momento, dove ” del momento” è precisazione indispensabile, stante il fatto che ogni momento ha la sua moda politically correct. La nuova stagione dei transeunti dioscuri ha già sdoganato i suoi nuovi mantra, tipo ” prima gli italiani”, che non vuol dire nulla o tutto, ma “funziona” e adesso ci si deve adegua’, se non vuoi passare per lercio buonista e stop….
Abbasso il politically correct, dunque.
Ma qui il discorso andava proprio in senso opposto.
Partiva dalla constatazione che un termine come ” negher” poteva essere utilizzato in modo umoristico o in modo razzista, come i due commenti iniziali, di Accattoli e di chi l’ha seguito, hanno plasticamente messo in evidenza.
Non è il vocabolo, ma il modo di usarlo.
Anche un termine correttissimo e neutro, oggettivo,per così dire, puo’ caricarsi di valenza spregiativa e d’odio per il tono, il modo e il contesto in cui è usato: pensiamo a “ebrei”, ” africano” , ma anche, e abbondantemente, a ” italiano”.
Quindi il problema torna ad essere uno solo.
Ci stiamo rivelando per quel che siamo: un popolo razzista come tutti gli altri, in un certo senso di più, perché con assai meno ” attenuanti” contingenti di altri.
Non che ci fosse bisogno di prove o che si avessero dubbi: il ” meridionale” ( altro termine oggettivo bifronte) degli altri 50 immigrato a Torino può farci un trattatello istruttivo sull’argomento.
Ciascuno vigili su questo piccolo Alien che cresce e nutre dentro di sé: varia solo se ne abbiamo consapevolezza o meno.
Ultima cosa, in senso di intelligenza, da fare, è ritenersene esente o, peggio dei peggi, immune.
La mia nipote da piccola chiamava i negri “tati bui”. Tato nel linguaggio infantile significa persona.
Quando si dice ” siamo un popolo di razzisti ‘ cosa si intende? Che la maggioranza degli italiani è razzista? O che c è una buona percentuale di razzisti?
Fino a ora di diceva che gli italiani non erano razzisti ma solo perché ….di negri ce ne erano pochi ( Anche se i settentrionali erano razzisti nei confronti dei meridionali e dunque quello che si diceva era solo superficiale ).
Io credo di essere realista quando penso che una certa forma di razzismo sia intrinseca all’uomo quando non redento da Cristo
In quella situazione il massimo che si può ottenere ( il bene possibile) è la political correctness
Zezza:
Quando si dice ” siamo un popolo di razzisti ‘ cosa si intende?
Si intende che siamo un popolo di razzisti.
Avevo fame e non mi avete dato da mangiare.
Tutto il resto sono solo disquisizioni.
Dire : siamo un popolo di razzisti , indica “il razzismo” come una “caratteristica specifica – se non unica – della gente italiana” .
Intesa in questo senso è abbastanza inesatta.
Gli italiani sono un popolo di razzisti ne’ più ne’ meno degli americani, dei francesi, dei tedeschi, degli spagnoli, dei norvegesi, degli ungheresi, degli hutu, dei tutsi e via discorrendo.
Il “razzismo” – ossia il sospetto, la discriminazione, la non accoglienza – dello “straniero” che occupa il “nostro” ambiente e ci “toglie” o “minaccia di toglierci” qualcosa è una caratteristica dell’uomo non redento da Cristo, è la prima conseguenza di quella che la tradizione cristiana chiama “peccato originale” .
Questo “razzismo” si manifesta in modo sempre più evidente quanto più le genti si allontanano dalla redenzione di Cristo.
Pensare che sia solo una questione di “colore della pelle” è sottovalutare e banalizzare il problema. Credere che sia sufficiente un insaprimento delle leggi per estirparlo è una pericolosa illusione.
Difatti avevo scritto : “siamo un popolo di razzisti come tutti gli altri”.
Perfettamente d accordo che Cristo sia antitetico al razzismo.
Cio’ non toglie che il razzismo abbia attecchito rigogliosamente e continui ad attecchire tra i cristiani. Molte volte con costruzione di alibi grossi come case, molte volte inconsapevolmente. Dove la mancanza di consapevolezza non è una attenuante, ma una aggravante assoluta.
Come per i vocaboli, anche il colore della pelle c entra relativamente.Come il razzismo interregionale abbondantemente dimostra.E il discorso della vigilanza normativa va potenziato come fior di magistrati vanno ripetendo, ma è un altro discorso.
La vigilanza estrema Va adottata da ciascuno su se stesso e senza la minima concessione a benevolenze di sorta.
Grazie Leopoldo, avevi espresso un parere condiviso e apprezzato da me come da tanti altri.
Cristina Vicquery
Picchio ,
Il tuo amico Leopoldo ha espresso solo odio e pregiudizio. Anche tu odi Mons. Negri e detesti tutto quello che dice e la visione del cattolicesimo che rappresenta. Lo hai manifestato tante volte senza problemi. Il tuo apprezzamento a Calò, la tua difesa di ieri e il ringraziamento di oggi derivano da questo odio condiviso verso una persona che disprezzate.
Tutto questo mi inorridisce.
Odiare è una parola grossa , lo considero un arrivista non molto intelligente e un conservatore con i paraocchi. Quello che scrisse ai parenti dei ragazzi morti al concerto e’ qualcosa , per i destinatari scelti, per le parole usate, per il contesto in cui avveniva, non solo del tutto stupido ,ma anche anticristiano. In questo Leopoldo aveva perfettamente ragione.
Cristina Vicquery
picchio,
odiare è invece proprio la parola giusta, soprattutto perchè si capisce benissimo che non avete capire il senso di quelle parole e non avete voluto capirlo, chiudendovi nel solito pregiudizio contro l'”avversario”.
Per questo ritengo che Leopoldo e tu abbiate “perfettamente” torto.
Probabilmente rifletti negli altri un tuo modo di fare altrimenti non accuseresti gli altri di odio quando esprimono opinioni che tu non condividi.
Cristina vicquery
Io non ho mai definito nessuno “diavolo” o “il Male in persona” solo per aver letto un discorso che non ho capito. Questa è la differenza: voi sistematicamente attaccate con ferocia i nemici che decidete di odiare con tutte le forze. Le vostre stesse parole lo dimostrano.
Ripeto: il vostro atteggiamento mi inorridisce.
Mi domando che senso abbia indossare magliette rosse e riempirsi la bocca di belle parole quando poi si è capaci di tanta cattiveria ogni volta che non condividiamo l’ intervento di qualcuno che sostiene semplicemente idee diverse dalle nostre.
Buona notte
Come ti ho già detto io non odio nessuno….pensare che uno sia un coglione non vuol dire odiare una persona..
Ti leggo da anni,io sono allibita dal tuo infantilismo. Utilizzi in continuazione parole piene di astio nei confronti degli altri tipo “ attaccate con ferocia” , dai dell’odiatore all’altro solo perché non condivide la tua stessa opinionione, io e altri siamo “ chiusi nei nostri soliti pregiudizi contro gli avversari “ che dire di te e delle tue opinioni su Bergoglio e i gesuiti? Non sono anche i tuoi i soliti pregiudizi contro degli avversari? Perché le tue opinioni devono essere giuste e le mie espressioni di odio? Perché se tu esprimi un’opinione e io una diversa ti seti ferocemente attaccato e ti metti a fare la vittima?
Cristina vicquery
Non condivido una virgola di quello che ha scritto picchio, ma le lascio l’ultima parola, perché non volevo farne una questione personale (magari è anche vero che siamo un po’ tutti così), ma di metodo (i pregiudizi che portano ad eccessi ingiustificati contro qualcuno) e di merito (perché il senso dell’intervento di Mons. Negri è stato frainteso, letto superficialmente, volutamente non approfondito, non capito).
Ringrazio comunque per il confronto.