Piango i quattro israeliani uccisi dai due massacratori palestinesi in quella sinagoga di Gerusalemme: Moshe, Aryeh, Kalman, Avraham. Non voglio che siano morti. Non voglio che muoiano i palestinesi che saranno colpiti dal pugno di ferro annunciato da Netanyahu. Lo dico a Dio, non c’è altri che ascolti.
Aggiornamento al 19 novembre. “Seguo con preoccupazione l’allarmante aumento della tensione a Gerusalemme e in altre zone della Terra Santa, con episodi inaccettabili di violenza che non risparmiano neanche i luoghi di culto”: è l’incipit del ricordo delle vittime di Gerusalemme fatto stamane dal Papa al termine dell’udienza generale.
Per quello che può servire aggiungo le mie lacrime.
Dal Profondo a te grido Signore
Sal. 138
…e le mie…
…e le mie…
Perdonerete il modo approssimativo e improprio di esprimermi, ma sono convinto che Dio stesso mescoli le Sue lacrime alle vostre.
Amo quella terra meravigliosa e, a Dio piacendo, tornerò in Terrasanta tra pochi mesi. Il mio sogno, la mia speranza e la mia preghiera è che finisca l’odio e quei due popoli, che tanto hanno sofferto nella storia, vivano in pace.
Impressionante resoconto di uno dei sopravvissuti . (da Ansa)
L’italo-israeliano Nissim Sermoneta, 25 anni, ha visto la morte negli occhi mentre era assorto in preghiera nella sinagoga ‘Kehilat Bney Torah’, nel rione ortodosso Har Nof di Gerusalemme. “Stavo leggendo la ‘Amida”. E’ una preghiera che richiede concentrazione. Ho avvertito un rumore secco, come quello di una lampada che esplode. L’ho ignorato. Ma poi nella sala si è creata confusione. Mi sono occorsi una trentina di secondi per riavermi. Di fronte mi si è parato uno degli attentatori”. Sermoneta, figlio di un rabbino italiano e lui stesso studente di collegio rabbinico, racconta all’ANSA i drammatici momenti vissuti mentre due palestinesi armati facevano scempio fra una trentina di religiosi che come lui si trovavano nell’edificio per recitare le preghiere del mattino.
Con la coda dell’occhio Sermoneta ha visto alcuni fedeli gettarsi sotto i banchi nel tentativo disperato di ripararsi dai colpi degli assalitori. Lui è invece passato al contrattacco.
“Ho cercato di contrastare l’assalitore che veniva verso di me con una pistola in mano. Lui ha puntato l’arma e io gli ho dato una sedia in testa. Volevo permettere così ad altri di fuggire”.
Ma questa prima reazione non è bastata. “Allora ho sollevato un tavolo e me ne sono fatto scudo. Ho pensato: se mi spara, forse i proiettili si conficcheranno nel legno”. Con tutta la forza rimasta, ha lanciato anche il tavolo verso il palestinese e quindi è riuscito a raggiungere una stanza laterale.
“Non riuscivo a trovare il mio telefonino. Poi io ed altri tre o quattro fedeli ne abbiamo trovato uno e abbiamo dato l’allarme alla polizia”. Intanto nella sala centrale gli spari erano cessati, e per diversi minuti si è avvertito un silenzio di morte. Ma cosa stavano facendo gli assalitori? “Il caricatore della pistola si era svuotato e allora sono passati ai coltelli. Li hanno dati in testa ai fedeli rimasti. Erano per lo più anziani, disorientati, e sono stati seviziati… come in un mattatoio”.
Sembra impossibile uscirne.
http://it.radiovaticana.va/news/2014/11/19/francesco_in_medio_oriente_violenza_inaccettabile_/1111632
Francesco al termine dell’udienza generale di stamane: “Seguo con preoccupazione l’allarmante aumento della tensione a Gerusalemme e in altre zone della Terra Santa, con episodi inaccettabili di violenza che non risparmiano neanche i luoghi di culto. Assicuro una particolare preghiera per tutte le vittime di tale drammatica situazione e per quanti più ne soffrono le conseguenze. Dal profondo del cuore, rivolgo alle parti implicate un appello affinché si ponga fine alla spirale di odio e di violenza e si prendano decisioni coraggiose per la riconciliazione e la pace. Costruire la pace è difficile, ma vivere senza pace è un tormento!”
Quello della sinagoga di Gerusalemme è un pogrom, un vero e proprio pogrom antisemita come quelli che accadevano ( a allora i carnefici erano CRISTIANI! da non dimenticare) in Polonia, in Russia prima della guerra.
Si ammazzavano gli ebrei in quanto ebrei.