“Non penso a / cosa pensano / né quel che dicono / l’altri / ma penso solo a te“: scritto a grandi lettere di spray bianco sul selciato in fondo alla scalinata di via dei Quattro Cantoni, a Roma, come su un leggio per chi scende i 40 gradini. Chi è oggetto di questo pensiero dominante farà ogni giorno quella strada e colei o colui che lo scrive di notte vuole assicurarlo che l’irregolarità della loro relazione, già bersaglio di maldicenza, non lo distrarrà minimamente.
Non penso a cosa pensano l’altri
195 Comments
Lascia un commento
Devi essere connesso per inviare un commento.
Eppure in quest’epoca “si butta”, quanta se ne butta! Mah!
“‘A carne se jetta e ‘e cane s’arraggiano”
E’ troppo grande la saggezza napoletana…
L’unica cosa salvabile di questo post è il vago riferimento al grande poeta recanatese riguardo il “pensiero dominante”.
Il resto -detto senza offesa- è trash… (“e fango è il mondo”; si anche questo è salvabile…)
Chiudo scusandomi se per la mia estrema sincerità posso offendere qualcuno o la sua sensibilità, ma trovo più “maturo” e veritiero, davvero degno di stima, chi -ragazzino o no- scrive sui muri:
“W la fica!”
Certo, amore e fica uguale no?
A volte i cattolici son più materialisti dell’ateo più incallito.
Materialista? Sono squallidamente realista e fatto troppo di carne…
Amore senza fica e fica senza amore è solo per i “contemplativi” e per i mistici, specialmente se consacrati.
Quella invece è la classica scritta del coglione cotto per la fica. Punto!
Caspita Ubi, davvero, quanto è materialista!!! Però mi ha fatto ridere! 😀
Comunque, Luigi, perchè non raccogli tutte queste “scritte” che trovi in giro per Roma e per le tue trasferte e le metti tutte insieme in un libro? Sarebbe una lettura divertente e spassosa per il sotto-ombrellone!
Buona giornata a tutti! (Finalmente è arrivato il sole nelle Marche!!!)
Non so per quali misteriosi sentieri ubi humilitas sia arrivato a identi”ficarsi” con chi ha scritto, tanto da non avere dubbi che si tratti di un maschio.
🙂
Misterium fideiiiiii
🙂
Non mi sono per niente identi “ficato” caro Leopoldo, ho solo voluto evitar la singolar tenzone con le femmine del blog.
Ti diro però, sempre in tema di saggezza napoletana, che se l’uomo per la fe… diventa fesso, la donna per il c….. diventa pazza.
Quindi nulla toglie che la scritta l’abbia fatta una esponente del sesso femminile che, giustamente, l’è bella e impazzita per l’uccellata…
Però sai le gentili dame oggi reclamano l’eguaglianza, però quando citi certe cose fanno poi le sostenute, dicendo che loro non sono cosi… (almeno in pubblico…)
“la donna per il c….. diventa pazza” vi piacerebbe….
..lasciamoglielo credere, cara sara…
“la donna per il c….. diventa pazza” vi piacerebbe…. ”
E’ piaciuto a tutte le nostre progenitrici, altrimenti non staremmo a cazzeggiare qui noi…
seeeeeee……
….Lo sanno loro quanto hanno subìto: gravidanze su gravidanze. Non facevano in tempo a partorire che già una panza tanta..Povere!!
Con tutto il rispetto per lo slogan imperituro e di rara forza assertiva ” W la fica”, che pure- da sempre- pare rinvenirsi specialmente in luoghi in cui l’oggetto dell’ inneggiamento scarseggia per diverse motivazioni ( scuole medie, caserme, cessi maschili assortiti), quest’altra scritta , piu’ ricercata e meditativa, rimanda a una qualche forma di dolore e di impedimento, e al pollaio dei pettegolezzi infami…mi da un po’ malinconia.
Sempre a proposito di scritte, segnalo questa , composita e stratificata nel tempo.
” Il Signore Gesù sta arrivando”- originaria, ( profetica)
” presto” – prima aggiunta ( precisina)
“e Deborah non me la da”- seconda aggiunta ( cronachistica)
all’imbocco di destra dei Murazzi del Po a Torino.
Se! Si! E’ cosi!
Ed è da stupidi/e bigotti/e dire che non è vero!
(E anzi, fatevi un ripasso sulla dottrina della Chiesa su certi diritti/doveri/piaceri del matrimonio; facendo pure mente locale sul fatto che un matrimonio ove non si “consuma” è nullo…)
(E io poi sarei il “bigotto” ed “integralista”; ma facitece o piacer!)
Chiudo cmq con una nota di soddisfazione, avendo magari da pensare che certe amiche che qui sul tema sono intervenute hanno ancora magari quelle vestagline con sù ricamato:
“Non per il piacer mio, ma per piacer a Dio”…
Caro Ubi vedo che dal “le donne vanno pazze” è passato al richiamarle ai loro doveri.
Ma perchè si scalda tanto, signor Ubi?
“diritti/doveri/piaceri del matrimonio”
Sara, non tagliuzzi come certi “integralisti preconciliari” (almeno cosi direbbero certi amici di vari blog). Diritti, doveri, piaceri, del matrimonio, che è solo tra uomo e donna, moglie e marito e quindi riguarda entrambi.
Non mi faccia dire ciò che non ho detto
(oltre a essere onesta con se stessa e pensare cosa succede se per , diciamo cosi a caso, tre mesi, chi di dovere non se la fila…).
E non sposti il discorso…
mah. qui la passione accecante per la frutta o l’uccellagione , la vedo poco.
Quando si è in quella particolare fissa, tutto si pensa fuorché a scrivere sui muri o sull’asfalto…
Mi scaldo perchè sul tema mi fa incazzare certo “bigottismo” che è antiquato e senza ragione, nè storica, nè soprattutto, cattolica.
La carne è carne! Questo idealizzare l’amore senza carnalità puzza, anche di eresia…
E’ delizioso come riusciate a passare dal discorso più verace e quasi grezzo ad una disputa tra tradizionalisti e modernisti e via dicendo….è quasi un’arte la vostra! Lo dico col sorriso ovviamente!
Sono nuova, per cui mi perdoni e mi dica Ubi, lei è un tradizionalista?
“E’ piaciuto a tutte le nostre progenitrici, altrimenti non staremmo”
Quando per le progenitrici non era la norma provare piacere !!!!!!
ma
lo era per il maschio…
a differenza di oggi visto che le donne si sono appropriate del corpo.
Grande cosa l’ignoranza !!!!!!!!!!!!!!
E la chiama…no saggezzaaaa…..
No! Non mi ritengo nè l’uno nè l’altro.
Però dato che alcuni degli intervenuti poi spesso sono incappati nella diatriba, allora era il caso citare…
Matteo, tu in questo discorso saresti, per usare un termine calcistico, “fuori quota”, quindi che te ce metti a fà…
Dubito assai, però, che l’autore dei versi imbiancati sull’asfalto e il lui/lei/ics cui sono destinati si muovano in un matrimonio…almeno non nello stesso!
Ubi Ubi, parli di bigottismo e non hai neanche il coraggio di scrivere “cazzo”. Fica invece ti riesce benissimo di scriverlo. Direi che ci provi un certo gusto.
No Leopoldo, per il “cazzo” non provo nessun gusto, nemmeno a scriverlo…
Bravo Leopoldo.
Lorenzo, stesso nel post Luigi dice “l’irregolarità della loro relazione” e quindi lo suppone che non si “muove nel matrimonio”…
Vi saluto tutti.
Mandandovi anche cordialmente a… “farvi benedire”
(tranne lorenzo, benedetto, che mostra passione per l’argomento…)
Io cmq ai “coglioni” già sposati che perdono la testa per fica o cazzo che sia rovinando il matrimonio la famiglia e il partner, continuerò a dirgli a voce alta che sono dei coglioni!
E’ anche opera spirituale meritoria!
(Perchè è di questo che si supponeva parlare nel post di “relazioni irregolari”)!
A proposito di matrimonio, i matrimoni hanno cominciato a sfasciarsi a ritmo impressionante non per il venir meno dell’amore ma proprio perché si è posto l’amore alla base del rapporto. Prima i matrimoni erano fondati su reciproche convenienze che non rischiavano di venir meno col tempo, perciò duravano tanto. Considerando le dovute eccezioni, s’intende. L’introduzione sacrosanta del divorzio, il fatto che l’idea di famiglia intesa secondo gli schemi cattolici ormai non valga manco per i cattolici (io dico per fortuna) non servono a spiegare il fenomeno. E’ l’amore la tomba del matrimonio, nel senso che ho cercato di dire. Parere mio, ovviamente.
Ubi, non è che ora per farci vedere quanto sei aperto ed equanime ci devi necessariamente propinare questo debordante turpiloquio. Ti pare?
Amore tomba del matrimonio, per me è un po’ il contrario appena sposata sempre a mio marito dicevo: divorziamo e diventiamo amanti clandestini.
Per quel che si aspettano gli altri da te . (E qui vedo differenza tra istituzione e sacramento).
Però all’amore eterno ci credo.
Ah, Ubi delle 12.35, qua la mano e pure un abbraccio.
Mi era sfuggito questo particolare aspetto, pensavo il tuo fosse un parlar generico.
Su quel particolare tipo di coglionaggine, che fa buttare all’aria un matrimonio e una famiglia , sono perfettamente d’accordo anch’io. D’accordo anche sulla pratica di dirglielo chiaro e forte al coglione/ cogliona di turno colpito da fulmineo rincoglionimento, che anch’io metto in atto.Con preghiera diffusa agli amici già per tempo- in caso di rincoglionimento mio eventuale- di passare con me ad ogni via di fatto.
Scusa Sara: e “che si aspettano gli altri” da te?
Sara1, noi invece abbiamo deciso di essere ancora più trasgressivi: sposati e conviventi!!!
Luigi, avresti immaginato che questo post avrebbe dato la stura a tanti voli di fantasia erotica? E da parte di visitatori, uno in particolare, che devotamente, molto devotamente!, parlano di religione, di santi e di doveri imprenscindibili per i cattolici “purosangue”?
Mai offrire l’appiglio! Neanche ai “santi”!
Tomba del matrimonio?
Ammemmepare che il matrimonio non sia mai stato così forte e vegeto.
si si le progenitrici erano felicissime…..potesse parlare mia bisnonna: 16 figli uno dietro l’altro dei quali 11 morti bambini e una da sola in ospedale chiamando la mamma per 2 giorni. Mamma che non poteva essere li perchè a casa ad accudire i figli e ad aspettare il marito di ritorno dai campi.
Mattlar è vero, si impara con il tempo questo.
:-),
Mi son fatta un bel po’ di risate:
grazie ragazzi!
🙂
Mia suocera (un pozzo di saggezza) ha affrontato le più dure difficoltà tirando fuori a proposito e a sproposito, nel mezzo di una crisi o con le lacrime agli occhi, una battuta colorita, una barzelletta sconcia, perchè dice sempre:
“Tosa, se te parli de schei, tuti pianze, se te parli de graso, tuti ride” (chiaro, vero?)
@Leopoldo
in quel che dici c’è del vero, ma è vero anche che l’amore cristiano autentico, quello a cui fa riferimento la scrittura, quello di cui parla san Paolo (vedi i due bei libri: “Sposalo e sii sottomessa” “Sposala e muori per lei”) non è la tomba, ma la vita del matrimonio, capace di farti vedere l’altro affascinante, e sexy, e unico fino all’ultimo giorno insieme. Mio padre diceva a mia madre (già sessantenne): sei più bella di lady Diana.
Solo gli occhi dell’amore fanno questo, e un tale amore, fatto di carne e Spirito (l’uno non senza l’altro), esiste, c’è, opera, cura, vivifica…
Non solo tra i cristiani, grazie a Dio.
“Questo amore è espresso e sviluppato in maniera tutta particolare dall’esercizio degli atti che sono propri del matrimonio. Ne consegue che gli atti coi quali i coniugi si uniscono in casta intimità sono onesti e degni; compiuti in modo veramente umano, favoriscono la mutua donazione che essi significano ed arricchiscono vicendevolmente nella gioia e nella gratitudine gli sposi stessi” GS 49.
(Che poi fare l’amore piaccia solo agli uomini… parliamone!!!)
claudia74 che bella famiglia!!!! Sedici dalla bisnonna, chissà quanti siete quando fate le riunioni di famiglia, oggi!!!!
A proposito, visto l’interesse così spiccato del signor Ubi, chissà che discorsi fanno in famiglia da lui, tutti i giorni…
Se la tua bisnonna potesse parlare oggi sarebbe su tutti i giornali, in particolare sul Corsera. Guarda!
http://www.corriere.it/cronache/13_giugno_11/famiglia-con-sedici-figli_fbf92b74-d254-11e2-8fb9-9a7def6018a2.shtml
Nico, parer mio non è problema, di sapere se piace a uomini o donne ma ridurre la questione a frutta o uccellagione (Lorenzo dixit!!).
Uomo o donna è uguale.
parer mio virgola. Ho sbagliato ad aggiungerla.
Marilisa, che ti dicevo?!?!?! Hai visto? Anche Sara1 ormai è dei nostri…
🙂
🙂
🙂
“(Che poi fare l’amore piaccia solo agli uomini… parliamone!!!)”
No, Nico, non piace solo agli uomini ma a loro in particolare. Forse è una predisposizione voluta dal Creatore.
Resta il fatto che in passato, nella nostra civiltà, le donne erano quasi costrette a mettere al mondo dei figli, vuoi per la “libidine” maschile vuoi per la sottomissione della donna che rispettava alla lettera i dettami della Chiesa, secondo la quale la moglie DOVEVA accontentare il marito nei suoi desideri sessuali.
Ecco il perché delle tante famiglie numerose, anche poverissime, nel passato.
Da allora qualcosa è cambiato, mi sembra. E meno male! Anche se si è passati da un estremo all’altro, visto che la natalità oggi è quasi nulla.
E non tacciatemi di anticlericalismo, per piacere. Parlo a ragion veduta.
La verità va detta.
Di Nico oltre all’eleganza con cui approda nel dibattito, apprezzo i temi ha apportato. Quanta bella “carne” al fuoco, Gaudium et Spes poi…
Il pezzo da brace per eccellenza è però: “Che poi fare l’amore piaccia solo agli uomini… parliamone!!!”.
Se ne parlassimo fino in fondo tra persone pacate coerenti e competenti alla fine poi dovremmo toccare poi anche un tasto che susciterebbe tanto fumo e ire furibonde (e di cui già ne è venuta fuori una velata traccia in qualche post…; il tema ha a che fare con la maternità , la gravidanza…)
Sì, Mattlar, quest’ ultimo post del nostro Luigi vede una sequela di termini volgari a ruota libera, detti con grande disinvoltura anche dalle persone più insospettabili. Magari può trattarsi dello sfogo di chi, in qualche misura, è represso. Ma non vorrei essere fraintesa.
Chissà se Luigi avrà gradito. Qualche volta i messaggi possono portare fuori strada, come in questo caso.
“il tema ha a che fare con la maternità , la gravidanza…”
Soprattutto quelle indesiderate per motivi ragionevoli e giustificabili.
Stavo parlando delle virgole…
ma condivido quello che dici. Non che non si possa parlare di certe cose, tutt’altro. A proposito, suggerisco due ottimi libri di Yves Semen, La sessualità secondo Giovanni Paolo II; e “La spiritualità coniugale secondo Giovanni Paolo II”, entrambi delle edizioni San Paolo. Sulla teologia del corpo di Giovanni Paolo II. Ottimi libri e ottimi spunti per la coppia
Oltre a quelli di Costazna Miriano che ha segnalato Nico. Ma stiamo parlando di due generi letterari diversi.
Concordo, Ubi.
Viviamo in una cultura pansessualizzata che ha dimenticato che cosa significhi fare l’amore.
E come per molti altri temi, noi cristiani stessi, che abbiamo le istruzioni per l’uso più belle ed umane, ci siamo fatti gettare polvere negli occhi, così adesso siamo schizofrenici: pensiamo in un modo, agiamo in un altro, brancolando nella confusione tra pregiudizi religiosi e costrizioni culturali.
Pensa che a mio marito è stato chiesto, più volte, come poteva vivere con me che studio teologia, perchè una teologa dal punto di vista della sessualità coniugale non può che essere astinente o – in alternativa – frigida (i due termini vengono intesi come sinonimi di ‘casta’ – sic!).
Che fare l’amore significhi dare all’amore vita, e mani e braccia e gambe per camminare sulla terra, lo dimentichiamo. Troppo spesso.
Eppure questo sono i nostri figli: amore che cammina.
@Matteo: questo per rispondere anche al tuo post sui poveri che hanno bisogno di aiuto: l’aiuto per loro può venire solo da altre mani, e gambe e braccia e cuore.
Ma TUTTE le mani e gambe e braccia e cuore che esistono, possono esistere o esisteranno sulla terra si radicano in due cellule che si incontrano e piano piano si sviluppano in un amore che fa loro spazio.
Vedi Nico, mi sono sfogato pe vari motivi.
Primo sembra che ci sia difficoltà a capire di cosa si parla, mentre poi tutti pretendono di parlarne (e il post di Luigi era chiaro: “colei o colui che lo scrive di notte vuole assicurarlo che l’irregolarità della loro relazione, già bersaglio di maldicenza, non lo distrarrà minimamente”) senza aver capito niente…
Secondo perchè vivo la tua stessa difficoltà, e oggi c’è gente che pensa che se tu sia credente, praticante e sei un poco addentro alle cose della fede, sei uno che a sesso “stai male”. Oltre a non rispecchiare la mia condizione, anzi…, crea un luogo comune paradossale, e cioè che vita coniugale secondo i dettami dell’amore vero e della Chiesa sia sinonimo di infelicità sessuale.
Questa immagine deviata e deviante crea danni in molte “menti” (per lo più già bacate…).
Se ne ebbe una prova anche tempo fa in cui in altra occasione se ne parlò su questo blog e su vino nuovo, con un articolo ad opera di un frequentatore di questo blog o della sua consorte, non ricordo di preciso.
Una roba insulsa che allora non volli intervenire, proprio per evitare di essere esplicito come ora (se non peggio).
Ora però mi sono incazzato e sfogato perchè questo post offre proprio una visone distorta: coppie regolari infelici, e amanti felici e menefreghisti.
Ma quando mai!
Ma che la si smetta di dire insulsaggini e si dia pane al pane e vino al vino, pur di esser duri, volgari e ferire quelche sensibilità (certamente travieta, fuor d’ogni dubbio!).
beh beh beh , Nico, che fare l’amore significhi dare all’amore vita,
nel senso di fare figli, è un tantinello riduttivo.Il termine fosre puo’sembrare usato a sproposito, ma è riduttivo lo stesso.
Lorenzo Gaudium et Spes dal 47 al 52, in ginocchio sui ceci.
Familiaris Consortio idem, tutta!
Lorenzo mo’ mi scordavo…
pure Humanae Vitae.
Ubi, capisco.
Non ho presente l’articolo di cui parli, però. Puoi farmi memoria?
@Lorenzo:
Come sempre, quando mi lascio avvincere da questi temi qui sul blog, mi accorgo che la sintesi mi conduce all’incompletezza. Sorry…
Dare all’amore vita non è certo riducibile a procreare, anche se non possiamo dimenticare che procreare è il modo naturale di dare all’amore vita.
Mi spiego: fare l’amore in modo autenticamente umano rende vivi prima di tutto i due sposi, rende la loro unione forte e feconda, anche se magari la fecondità fisica si è esaurita, o non c’è mai stata, o è stata circoscritta ad un numero di figli adatto alle loro condizioni
(come dice già GS 50: “tenendo conto sia del proprio bene personale che di quello dei figli, tanto di quelli nati che di quelli che si prevede nasceranno; valutando le condizioni sia materiali che spirituali della loro epoca e del loro stato di vita; e, infine, tenendo conto del bene della comunità familiare, della società temporale e della Chiesa stessa. Questo giudizio in ultima analisi lo devono formulare, davanti a Dio, gli sposi stessi”).
Si tratta di una vitalità che si diffonde intorno a loro, qualunque siano le condizioni in cui vivono.
Chi di noi conosce coppie di sposi che si amano così, sa di che cosa parlo.
sissi, le conosco entrambe. Fondamentali.
Ma con loro ho un fondamentale problema di linguaggio. Ne sono sempre stato profondamente allergico. Mio limite personale ma è così.
Mi è sempre cascato tutto il cascabile sotto il tavolo a sentire quel termine
– la ” casta intimità”- che ho sempre trovato di una tristezza sconfinata. Trovo da sempre che da tutto l’insieme spiri un’ aria solenne e peppia da aula di dotti tromboni , una terminologia che continuo a trovare sessuofoba, una certa aria chiusa da sacrestia. Capisco che è solo una questione di linguaggio, ma a me sentir definire ” atti onesti e degni” fare pienamente sesso con mia moglie, mi ha sempre fatto venire il latte ai gomiti.
Non mi stupisco affatto , poi, che continuino a girare quelle idee bislacche e campate per aria dei cattolici repressi e frigidi, o ambe le cose….
Chiedo anticipatamente scusa .
Nico:
http://www.vinonuovo.it/index.php?l=it&art=375
(E’ meglo che non mi esprimo, perchè poi si finisce male…)…
….mi riferivo alle letture da fare sui ceci….
La sessualità secondo Giovanni Paolo II ……
—
Come parlare dei cavoli a merenda !!!!
Per non parlare di Costanza Miriano,
che deve il successo solo a questa epoca di riflusso storico.
Panta rei………. e attendo sul ponte….
abbiamo le istruzioni per l’uso ?????????
Lorenzo “sui ceci” è una indicazione scherzosa sui generis…
basta leggerle, con un certo Spirito…
(Matteo oramai è sempre più disinformato (io direi rinc…… , ma ho esagerato troppo per oggi). Papa Wojtyla con la sua “teologia del corpo” si è attirato le ire e l’antipatia dei “fratelli cattolici integristi” (Matteo dixit).
Fratelli cattolici integristi che sembrano essere i tuoi (fantomatici) più acerrimi nemici.
Indi la quale ragion per cui Papa Wojtyla dovrebbe essere tuo “amico”.
Stai male! Non distingui più i nemici dagli amici!
“colei o colui che lo scrive di notte vuole assicurarlo che l’irregolarità della loro relazione, già bersaglio di maldicenza, non lo distrarrà minimamente.”
Ma poi perché, Luigi, sei così sicuro che si tratti di “irregolarità di relazione”?
La “maldicenza” non potrebbe essere dovuta ad altro motivo?
ancora una volta mi viene in mente il verso di Auden
La verità, vi prego sull’amore!
insomma questo amore umano, che tutto travolge anche la maldicenza l’opinione degli altri “non penso a cosa pensano gli altri , ma penso solo a te”. che cosa è? una fissazione? un sublime sentimento che innalza il cuore umano ? o invece come pensa Ubi solo un istinto animale , una semplice voglia sessuale W la fica, W il cazzo, rivestiti di “belle parole”?
La verità , vi prego, sull’amore.
secondo gli antichi pagani Eros era un demone, cioè stava a metà strada fra il mondo umano e quello divino. se si era posseduti da Eros , non c’era nulla da fare. Il vecchio impazziva per la bambina, la fanciulla per una ltra fanciulla, Zeus per una mortale e si trasformava in cigno per possedere Leda. insomma non v’era alcuna barriera , alcun “paletto2 per ciò che poteva compire l’uomo posseduto da ERos! e’ quello che dicono a propria discolp, anche alcuni pedofili, “non penso a cio che pensano l’altri penso solo a te” potrebbe essere il motto di Humboldt il quarantenne professore che si innamora della dodicenne Lolita nel bellissimo romanzo di Nabokov.
Eros non bada a maldicenze o a perbenismo , secondo gli antichi. Eros colpisce e basta e la sua vittima è “posseduta”.
diverso dovrebbe essere il cristiano che considera queste cose. certo come dice Ubi c’è un certo realismo cristiano che dice pane al pane e fica alla fica, cioè che non ammanta di ipocrisia e belle parole ciò che è un semplice istinto.
ma c’è anche ( o ci dovrebbe essere) per il cristiano quello che si chiama “sublimazione”, cioè sublimare il sentimento d’amore in una elevazione dell’animo. Dante e Beatrice. Petrarca e Laura. Tristano e Isotta.
certo c’è molto platonismo in questa “sublimazione”
penso che Ubi forse obbietterebbe : forse anche Dante, nonostante tutta la sua sublimazione non pensava ad altro che a “frasi” letteralmente Beatrice.
io invece non credo. credo che alcuni uomini ( pochi) sappiano amare una donna anche “platonicamente”
Maria Cristina
Cioè, Lorenzo, fare sesso con tua moglie può essere meglio definito come atto disonesto e indegno?
🙂
Ma con che lingua vuoi che parlino i preti?
Poi, ti racconto un episodio – vero – che potrà forse chiarire un po’ le cose:
Tra gli osservatori laici al Concilio c’era una coppia di sposi argentini, i coniugi Icaza. Nella commissione per il matrimonio e la famiglia di GS c’erano alcuni padri di orientamento piuttosto conservatore, i quali insistevano perchè si inserisse nella GS la definizione classica dell’amore coniugale come remedium concupiscientiae: la signora Icaza, che aveva avuto dodici figli, intervenne in commissione affermando che certamente nessuno dei cardinali presenti pensava di essere nato da un atto di concupiscenza della propria madre, ma da un atto di amore, così come lei riteneva fossero nati tutti i suoi figli. I cardinali tacquero, la definizione della sessualità coniugale come rimedio della concupiscenza scomparve dal linguaggio della Chiesa.
Definire la sessualità coniugale come ‘Casta intimità’ è una rivoluzione copernicana! Il sesso non è più solo rimedio, concessione, colpa, è realtà BUONA in sé, tanto da poter essere addirittura casta.
Che non vuol dire castigata! Né repressa, né sminuita!
Casto è quell’amore vissuto alla ricerca del bene dell’altro, che non fa dell’altro un puro oggetto del proprio piacere, come invece avviene nella lussuria.
La differenza tra le due è questa: la castità coniugale è relazionalità piena, ricerca del bene dell’altro (anche del suo piacere), la lussuria annientamento dell’altro alla pura ricerca del proprio piacere.
E’ molto più lussurioso un atto sessuale del genere di quelli descritti da Marilisa o Claudia, apparentemente aperti alla vita ma in realtà puro sfogo e sopraffazione, e molto più casta una sana ‘battaglia’ di un paio d’ore tra marito e moglie che si amano e si donano reciprocamente e che, per i più diversi motivi, lo fanno nel quadro di una responsabile attenzione a non dare inizio a una gravidanza.
Tutto questo nei documenti viene detto in ecclesialese, ne convengo. Ma noi che viviamo nella Chiesa dovremo ben imparare a decifrarlo, l’ecclesialese, no?
@Matteo
Istruzione per l’uso numero uno – e unico:
Cristo e il suo modo di amare.
(a scanso di fraintendimenti!)
Discepolo/MariaCristina,
Ubi di tutto cuore ti augura che la tua dolce metà per gg 90 ti ami del più puramente “platonico” degli amori…
😉 🙂
Discepolo chiede: “La verità , vi prego, sull’amore.”
Tu sei mia-Sono Tua
Tu sei mio-Sono Tuo
Non nel senso di possessoperò, ma nel senso che “siamo una sola carne”.
Indivisibile, e dividerla vuol solo dire “lacerarla”…
I 90 giorni son proprio un problema.
🙂
UBI
credo che tu ti sia strafatto….
stai affermando molte menzogne…
in modo pesante.
Cosa che io non avevo fatto verso di te …..
Probabilmente stai vivendo qualche grosso problema,
e tutti ti stanno vicini, ad assecondarti.
Spero che ti passi !!
Matteo, citi menzogne please!
A me va tutto bene, grazie a Dio!
L’unico problema che sto vivendo è vedere molti stupidi/e, sia nel gruppo degli amici che dei colleghi che per una infatuazione del c…. o della fi.. stanno mandando a monte “famiglie” e persone, cioè la vita di chi hanno portato all’altare e dei figli che sono nati.
E’ questo mi fa gridare, forte!
L’eventualità Ubi che qualcuno si sia innamorato di un’altra persona (per quanto fuori dal matrimonio) non è contemplata, è solo questione di c. e f.??
A me pare squallido sinceramente
No cara Sara, non è contemplata.
La si può desiderare, concupire, quello che vuoi, chiamalo come vuoi ma mai “innamorare”, amore!
E sai perchè! Perchè l’amore è un sentimento così nobile in se stesso (viene da Dio…) che non permette, non può permettere che la felicità, non può essere a “tempo determinato”, ma è “eterno”.
E un amore che spezza “l’eternità”, che crea felicità in uno e infelicità in un altro non è “amore” ma una menzogna!
E’ il sentimento che viene del menzognero, il divisore. E’ il sentimento dell’egoismo e del pos-sesso…
E’ “fumo e niente più”
Bho, siamo più complessi di così Ubi, non c’è catechismo che tenga.
Tiene o non tiene, lo cito, lo vivo e invito a viverlo.
E la mia testimonianza-missione si compie.
Poi ognuno darà conto delle proprie parole/azioni.
Urca, che commenti oggi…. !
Si ma il catechismo non riduce l’uomo a c ed f né nel bene né nel male.
E infatti “squallido” è, Sara.
Molti parlano con faciloneria e morigeratezza, riguardo all’amore umano–etero e omo–, perché mancano di ESPERIENZA. Non conoscono veramente e nemmeno ci provano a capire. Non si guardano intorno vedendo e ascoltando davvero. Hanno la mente chiusa, soddisfatti della loro appartenenza alla cerchia della società perbenista. Non si pongono dei “perché”.
A loro certe esperienze non sono capitate, dunque si sentono in grado di giudicare il giusto e l’ingiusto, a puro livello di teoria. Non vengono nemmeno sfiorati dal dubbio.
E giudicano criticando gli “errori” altrui che spesso errori non sono.
Questo lo trovo intollerabile.
Sono sicura che, se si trovassero “casualmente” nel vortice delle imprevedibilità della vita, si stupirebbero, e qualche idea la cambierebbero.
Di sicuro imparerebbero a non giudicare.
Sappia, il signor Ubi, che anche al di fuori di un matrimonio riuscito può nascere un altro vero amore, non fondato sul sesso ma su altre qualità ben più consistenti. La questione fisica è transitoria.
La questione vera, in una nuova relazione non effimera, è riuscire a “troncare”, per non tradire la fedeltà promessa ad un’ altra donna o ad un altro uomo, e per non mandare a catafascio una famiglia soprattutto quando ci sono dei figli che risentirebbero di un tale stato di cose.
cara Nico, fare sesso con mia moglie va definito ” fare sesso con mia moglie”.
Capisco e condivido tutta la sostanza, e quello che tu scrivi.
Ma mi pare solo sensato chiamare le cose col loro nome, e quello che io faccio da sempre con mia moglie non lo definirei né casta intimità, né “atti” degni o indegni. Capisco che i preti abbiano parlato così per secoli. E’ ora che cambino registro e vocabolario.Perlomeno incominciamo a farlo noi ( lodo abbondantemente UBI oggi, per esempio).
Non per moda, ma per sostanza.
Queste perifrasi- assai prude- cui si ricorre nascondono una paura a nominare la parola SESSO grande come una palazzina di due o tre piani.
E la cosa si sente puzzare ad alcune miglia di distanza.
Che male c’è a dire le seguenti due parole: fare sesso?! E a parlarne attorno?
Si cambi, e sperabilmente, si cambi con rapidità.
I linguaggi e gli atteggiamenti cambiano, vivvaddio. Don Bosco saltava dalla poltrona da barbiere perché gli si era accostata una donna- sostituta per fargli la barba….ed era tutto fuorché un bigottone di ultima, ma la mentalità di allora era quella. Oggi Francesco Papa bacia e abbraccia chiunque, comprese donne di qualunque età e qualunque foggia, e senza il minimo imbarazzo, e perché mai dovrebbe averlo?
Linguaggi come quelli che la Chiesa si ostina ad usare in campo di etica e morale sessuale sono sbagliati e controproducenti.
Avevo già piantato su il mio bel casino ai miei tempi, nel corso prematrimoniale, proprio sulla lettura di questi passi…non oso pensare cosa ne potrebbe pensare un ragazzo oggi, venticinque anni dopo.
Quando Gesù disse ” Chiunque guarda una donna in cuor suo desiderandola commette adulterio” la signora Marilisa gli avrebbe risposto :
“Sappia, signor Cristo, che al di fuori del matrimonio riuscito può nascere un altro vero amore.
e se Cristo gli avesse replicato ” e stato scritto non desidererari la donna o uomo d’altri” la signora Marilisa gli avrebbe risposto ” I dieci comandamenti sono superati, tu signor Cristo , sei un tradizionalista, e poi non sei neppure sposato, aggiornati o fatti un esperienza!!”
@Lorenzo
“Questo amore è espresso e sviluppato in maniera tutta particolare dai rapporti sessuali nel matrimonio. Ne consegue che per due sposi fare l’amore è cosa bella e degnissima; farlo in modo veramente umano favorisce la mutua donazione che significa ed arricchisce vicendevolmente nella gioia e nella gratitudine gli sposi stessi”
Devo ammettere che così GS 49 è molto efficace.
Mi piacerebbe sapere però cosa ne pensa il resto del pianerottolo…
Posso dire (almeno) due cose?
La prima riguarda la mia avversione per tutti (ma proprio tutti) quelli che scrivono sui muri. Se qualcuno ha delle cose da dire non me le imponga scrivendole sui muri: il più delle volte detti muri non sono nemmeno suoi, e, spesso, quello che viene scritto sui muri deve essere cancellato.
Per quanto riguarda il matrimonio aggiungerei le seguenti considerazioni.
Continuo a pensare che il matrimonio sia un sacramento, come tutti gli altri sei. Che sia un sacramento lo certifica il fatto che il Vangelo secondo Giovanni, che si apre con l'”inno al Logos” che tutti conosciamo, al Cap. 2 ci propone le Nozze di Cana. In quell’occasione Gesù compie il suo primo miracolo. Quindi Gesù, con la sua presenza, santifica, valorizza ed alza a vette altissime il matrimonio. Non credo che la presenza di Gesù alle Nozze di Cana sia stata casuale: Dio non fa niente “per caso”.
Certo che la sessualità è parte integrante dle matrimonio, però lasciatemi trarre quest’ultima conclusione: credo che Dio abbia creato la sessualità affinchè venga usata nel matrimonio e finalizzata alla continuazione della specie, oltre che al dono di se che si scambiano reciprocamente i coniugi.
Detto questo si può anche continuare a scherzare sull’argomento: sono millenni che lo si fa, a cominciare dalla cultura ebraica, e non sarò di certo io a cambiare le cose…
Sdrammatizziamo con un poco di musica anni ’80.
http://www.youtube.com/watch?v=_XzUHVmE6Ss
Non so in che Vangelo creda la signora Marilisa , evidentemente non nello stesso in cui credo io povera e stupida “tradizionalista” non “illuminata”dalla nuova morale della teologia cattolica moderna
evidentemente non crede nel Vangelo dove è scritto ( Matteo 5 , 27)
” avete inteso che fu detto “non commetterai adulterio ( Esodo 20,14) ma io vi dico : chiunque guarda una donna per desiderarla , ha già commesso adulterio con lei nel proprio cuore!!
Oppure lo stesso Vangelo che dice “Chiunque ripudia la propria moglie commette adulterio, e chinque sposa una ripudiata commette adulterio”
(Matteo,5. 32)
Oppure al Vangelo che dice “Dal cuore provengono propositi malvagi, omicidi ADULTERI” ( Matteo 15,19)
Dalla lettura del Vangelo non sembra che Gesù avesse molta indulgenza per gli adulteri , anzi.. ma magari forse perchè “non si era fatta un esperienza? ”
😉
Questa è di questi anni correnti…
http://www.youtube.com/watch?v=Vlg18RBYerQ&NR=1&feature=fvwp
Discepolo, ma sai, per alcuni il Vangelo è… “relativo”…
😉
Luigi, le parole erano disposte proprio come le hai trascritte qui?
Se sì, la scansione, a tuo avviso, dipendeva dallo spazio disponibile o l’autore voleva proprio scrivere dei versi? (in questo caso, ci sarebbe da interrogarsi a lungo su quel forte enjambememt tra primo e secondo verso … anzi sulla scelta di fare due versi, invece del più “normale” «non penso a cosa pensano / né quel che dicono / l’altri / ma penso solo a te»).
In ogni caso, “l’altri” è davvero molto bello.
(La tua esegesi, permettimi, per una volta mi pare piuttosto triviale … e se ne son viste le conseguenze qui sopra: banalità sconfortanti e una noia mortale)
Vero, Maria Cristina, discepolo svelata 🙂
Nel Vangelo ci sta scritto quello.
Però quella arcifamosa frase del Vangelo non credo sia stata detta tanto per lanciare anatemi contro anche chi solo guarda una donna con desiderio , perché in tal caso mi domando quali uomini si salverebbero da condanna certa ( forse i gay, ma credo che , variando l’oggetto del desiderio, la condanna non cambi…). Credo piuttosto , dato anche il contesto di tutto il discorso, che sia stata detta per dare la consueta fustigata a chi ” si sente a posto” con la coscienza, in questo caso per non essere mai andato con un’altra donna…
Quanto alla mancanza di “esperienza diretta” del signor Cristo, bisogna intendersi molto chiaramente.
O siamo eretici, e pensiamo che Gesù abbia solo “assunto la forma umana”, o siamo cattolici apostolici romani, e allora crediamo che Gesù è Dio incarnato, veroDio e vero uomo. Vero uomo. Il che significa che ha fame, ha sonno, si lava, va al cesso, si stanca, suda, e avrà avuto tutte le sue brave pulsioni sessuali naturali e fisiologiche in un giovane maschio di una trentina d’anni.
Che avrà dovuto imparare a vivere, a conoscere, a controllare in funzione della sua missione.
Quindi, quando Gesù parla di queste cose, non ne parla da un trono di nubi, sideralmente algido, puro spirito etereo, ma sa esattamente quello di cui sta parlando…che è sempre la nostra massima fortuna.
Sara1 scrive,11 giugno 2013 @ 16:40
“Si ma il catechismo non riduce l’uomo a c ed f né nel bene né nel male.”
A questa perla non si può che rispondere così: certi uomini e donne si invece…
(o tutti i negozi d’abbigliamento intimo e non, saloni di bellezza, profumerie, creme cremine, tinture ecc… sono solo per “narcisismo personale?).
Allora è “anche e non solo”, ma lo fa nell’insieme della unicità e complessità uomo-donna che si danno nel matrimonio…
Altrimenti è narcisismo-consumismo sessuale, altrimenti detto quello a cui si sono ridotti i rapporti oggi: masturbazione-assistita, gesto atletico, nulla più!
(Sempre augurandomi di non scandalizzare i benpensanti per la schiettezza dei termini…)
Ubi, santo subito!
@ Nico.
Visto? Con poca fatica, un ottimo risultato in termini di comunicazione.
Stiamo sempre a parlare di attualizzare il messaggio del Concilio… e se cominciassimo ad ” attualizzarne” il linguaggio?
Bisogna che facciamo pervenire questa idea a Francesco, chissà…
Lorenzo qui non si fustiga nessuno.
Si cerca di aprire gli occhi agli “inesperti” che potrebbero finire con la “testa nella cascetta”. Chi ci è già finito, che Dio gli conceda la forza di rialzarsi.
Tutto qui, opera spiritualmente meritoria anche questa.
Che fai sfotti Tonizzo?
Ma infatti Ubi, non è qui che si fustiga.
E’ nel Vangelo che parte “la consueta fustigata”: a chi si sente a posto con la coscienza sua .
Sai, discepola M.Cristina, qual’è la cosa che sconcerta, almeno me? La contraddittorietà di affermazioni che sovente leggo circa “l’amore per il prossimo”, e tutti quei bellissimi discorsi sul “non fare agli altri ciò che non vorresti fosse fatto a te”. Oppure, l’accorato tentativo di esser “buoni cristiani promotori di quell’amore e misericordia che tutto ricopre…ci si può innamorare e, lasciare anche moglie e figli in nome dell’amore, tanto…l’amore ha un significato “univoco”, in fondo, cos’è un tradimento se c’è l’amore? E si dimentica proprio la vittima innocente di un potere malvagio e dispotico vittima di un vile tradimento: Gesù Cristo!
Anche la tragedia Greca ricorda Filottete, Ippolito, Prometeo, puniti proprio per la loro lealtà, la loro castità, e Medea, oltre che Fedra, proiezioni di donne segnate da quello che Leopardi chiamerà il «dolore antico», e Saba il «dolore eterno» che «ha una voce e non varia».
Il tradimento lascia addosso un dolore cieco, smisurato, innominabile, quasi indicibile. Chi parla di infedeltà con tanta leggerezza forse non sa cosa dice…Certo, accade che lui o lei, dopo aver promesso fedeltà all’interno di un patto volga lo sguardo altrove, e..si innammmmori…oh certo, capita!? Se lo si vuole far capitare. Nulla capita per sbaglio: c’è sempre una scelta alla base degli atti che si compiono, la testa è sempre SOPRA al cuore!
Perciò, lasciamo alle bestie, che agiscono d’istinto, i felici accoppiamenti …
Vorrei far notare di striscio che neanche chi tradisce sta in un letto di rose, né prima né poi. Il mito del traditore “ratto e felice” sospetto sia stato messo in giro da tutti quelli che avrebbero voluto tanto, ma tanto tradire, e non lo hanno mai potuto fare…
Ci sono anche quelli, e non sono pochi.
Poveri disgraziati anche i traditori. Chiedere a Giuda. Ma anche a san Pietro.
Poveri disgraziati un corno!
Credi che siano felici? Balle. Mai conosciuto uno.
Lei, discepolo, non ha capito un’emerita acca di quello che ho scritto.
Io credo in quello stesso Vangelo in cui crede lei. Proprio lo stesso.
Legga bene, signora Maria Cristina.
Io non ho detto che si debba essere infedeli o che si debba indurre altri all’ infedeltà. Questa, sì, sarebbe colpa. E non ho parlato di “desiderio” nel senso di concupiscenza. A questo si riferiva il Signore, caso mai lei, signora, non lo avesse capito.
Ho ragione di dire che i cattolici “bigotti”( mi scusi sa) imparano a pappardella senza riflettere?
Io ho detto, per la precisione, che anche al di fuori del matrimonio è possibile che ci si innamori veramente e profondamente di altra persona che non sia il proprio coniuge. Dipende dalle circostanze, e fa parte delle imprevedibilità della vita di cui prima parlavo.
Ai sentimenti, cara discepolo, non si comanda. Nascono e basta, soprattutto se ci sono affinità profonde fra una persona e un’altra.
Fa parte, con naturalezza, dell’essere vivi; e non c’è nessuna colpa in questo. Come, per esempio, non ha nessuna colpa–per ampliare il discorso–un prete che si innamora, suo malgrado, di una donna. Succede sa?
Il punto è, caso mai, non “acconsentire”.
La coscienza ti dice che non è bene tradire un’altra persona cui pure vuoi bene. Per non farle del male. E caso mai dall’altra parte ci fossero una donna o un uomo, a seconda dei casi, non fare del male ad essi sfasciando una famiglia.
Si combatte con se stessi per non cedere, ed è un sacrificio anche questo. Uno dei tanti che ti capita di dover sopportare nella vita.
E questo è quell’amore-carità di cui parlavo in altro post proprio indirizzato a lei, discepolo.
“Non fare ad altri quello che non vorresti fosse fatto a te”. Ovvero, immedesimati negli altri. Ovvero, se più le piace, “ama il prossimo tuo come te stesso”. Mi sono spiegata?
Legga bene e cerchi di capire, senza precipitarsi a criticare e a condannare.
O vuole che le auguri di fare un’esperienza del genere, per riuscire finalmente a comprendere?
Che orrore!
Ma chi l’ha sciolta…
@Luigi Franti
ma se sei riuscito a leggere tutto senza soccombere, la noia forse non era così mortifera…
🙂
Il discorso che ho fatto a discepolo vale anche per l’altra signora.
Possibile che risulti tanto difficile capire ciò che la vita ci mette sotto gli occhi? Possibile che non si provi neppure per un attimo a comprendere quel che è sotto gli occhi di tutti e che merita riflessione approfondita, senza appigliarsi ai luoghi comuni?
Ho ragione quando dico: bisogna provare per credere.
Provate…provate…
Ubi senza offesa anche certi mariti possono ridursi così sa? tipo birra, rutto libero e dammela che lo prescrive il catechismo.
Riguardo al vestirsi bene, andare dal parrucchiere o tenersi in forma spero che lo si possa fare anche senza secondi fini o dobbiamo andare in giro con il burka data la fallacia della natura umana?
Personalmente mai giustifico il tradimento ma non riesco nemmeno a pensare che si lasci marito e moglie solo per problemi di ormoni.Ci sono tante variabili in atto, tenerezza, dialogo, amore condivisione.
Variabili che mi pare assurdo un cattolico non riesca a mettere in conto.
Che “orrore”, lei, Ubi : volgare, cafone e bigotto.
Lasci perdere “l’umiltà” di cui si è fregiato nel nikname. Come le è venuto in mente di scegliersi uno pseudonimo del genere?
L’umiltà vera è ben altra cosa che la bigotteria.
“Provate…provate…”
Mi ricorda quel Martin: predestinazione e salvezza per sola fede…
🙂 🙂
Poche parole: “fare all’amore” è bello, è sciogliersi….
Alla fine sappiamo, tutti noi bravi latinisti che orgasmus significa sciogliersi: e cosa c’è di più bello dello sciogliersi “facendo all’amore”??
La vita è molto complicata: può sembrare banale dire che bisogna trovarsi nelle situazioni per “giudicare” ma lo dico.
Nello stesso tempo, forse a volte bisogna stare molto attenti a non farsi friggere troppo facilmente dalla carnalità e dall’amore verso un altro/a quando si è già impegnati nel vincolo del matrimonio.
Da ultimo: tra il serio e il faceto siamo comunque dei “pirlanti” come diverse volte detto dal nostro padrone di casa Luigi.
Cari saluti.
Voglio esprimere la mia solidarietà a Marilisa, attaccata dal falso francescano.
Perdonatemi enormemente se vi disturbo e vi interrompo ma ho una richiesta importante da fare a tutti voi: avrei un gran bisogno di materiale (cartaceo, titoli di libri, articoli, link al web, audio, visivo, chi più ne ha più ne metta) sul tema: l’aborto in epoca fascista. Sareste così gentili da aiutarmi?
Se non volete farlo qui per non interrompere questo meraviglioso e variopinto scambio, questo è il mio indirizzo e-mail:
elisaaccattoli@hotmail.it
Grazie grazie grazie!!!
Certo che no Sara, non ci li lascia solo per problemi di ormoni.
Anzi, il casino è che sempre meno matrimoni scoppiati scoppiano per questioni di corna & sesso, come si diceva una volta.
Ciò non toglie che c’è una certa fetta di casi in cui, per seguire la botta ormonale, la crisi della mezza età, il brivido della tasgressione e altre stronzate .- perché sono veramente stronzate- ci si ritrova a spaccare “il giocattolo” del matrimonio e, quel che poi è peggio, a buttare tutto in malora per storie che poi si sflosciano da sole, magari in brevissimo tempo….
Piu’ che da sessuomania,che c’è sempre stata, siamo afflitti- da immaturità relazionale e infantilismo emotivo cronico, e , in certi casi, sembriamo in balia degli eventi e delle emozioni come boini alla deriva….
I
Marilisa, che obbrobrio!
Sara, ma è possibbile che io dica fischi e lei capisca fiaschi?
“Allora è “anche e non solo”, ” lo ha letto? Si intende facilmente!
E invece lei spezzetta e parla di burka che non c’entra una emerita mazza (visto che siamo in tema…).
Si piace a se stessi e si cerca di piacere all’altro, si badi bene: “all’altro” non agli altri. Ciò vuol dire che si è sempre belli e curati nel pubblico e nel privato ma “l’intimità” si esibisce “all’altro” e non “agli altri”.
Pur se si è di gradevole aspetto a tutti, lo is fa/è perchè lo si vuol essere per “uno” e non per “tutti”.
Eppure mi meraviglio, lei non ha solitamente problemi a comprendere cosa vogliono dire gli altri.
Sempre a meno che non voglia cadere in un bastiancontrarismo che le impone di menare il can per l’aia o far finta di non capire…
…è rimasta una I in sospeso, prologo di:
In molti casi , invece, le questioni sono assai piu’ complesse, incasinate, assai meno volontarie e volute di quanto si possa pensare in astratto.In questo anche Marilisa ha le sue ragioni, in quel che dice.
Uh il pirla dell’ultimo minuto.
Però, può darsi che nà mazza la capisca, oltre a capire solo il “gioco di squadra”
vorrei sapere quanti anni ha, se ha superato i venti, poverino è rovinato, la maturità è un tragardo che non taglierà mai…
Proprio domenica noi abbiamo avuto una brutta sorpresa incontrando Domenica a messa un cugino di mio marito da solo.
Alla domanda come stava la moglie ci siamo sentiti dire che se n’era andata via di casa non si sa perchè.
5 anni di matrimonio ragazzi tranquilli, buona posizione economia che le è preso?
Non c’è nessun altro piange, e se n’è andata.
Misteri.
Probabilmente più questioni di fragilità che di ormoni.
Però per quello che conosco di lei non userei mai i termini usati da Ubi.
Scusate gli errori.
@ubihumilitas
Caro fascista col finto saio de francesco: quanti anni ho io, a te nun te ne deve fregare nulla.
Sara l’esempio non calza (però mi dispiace davvero per la brutta situazione capitata al tuo parente).
Si parlava di “relazioni irregolari”…
E allora tu fregatene di me e ignorami, e non leggermi e non rivolgermi nemmeno una parola comunista dei miei stivali !
Il fatto è che se fossimo lisci e lineari come delle rette, le nostre storie sarebbero chiare e dimostrabili come tanti bei teoremini. Ma siccome siamo dei gomitoli arruffati, che si sia credenti o no, le nostre rette si spezzano sempre piu’ frequentemente, e talvolta ho il sospetto che anche chi le rompe di proposito non sappia bene nemmeno lui/lei quel che sta facendo.
Io rilevo cmq sempre livelli schifosi di sofferenza da parte di tutti i coinvolti.
@UbuHumilitas
Ahhhh….O fascista col Catechismo in mano, guarda che io sono intervenuto senza nominarti, sei poi tu che hai ripreso il mio commento….
Stai perdendo colpi o fascista col catechismo in mano, una volta eri più attento nell’insulto verso di me. Ahhhhh…..UbiHumilitas sta perdendo colpi……Ahhhhhh…….
Che belle le zuffe tra fascisti e comunisti! Perchè non vi guardate insieme il film “Mio fratello è figlio unico”, è veramente ben fatto! Se volete c’è pure la versione in cartaceo, da cui è tratto, e si intitola “Il fasciocomunista” di Antonio Pennacchi. Ve lo consiglio!
Ora rispondete al mio appello, please!!!
Come sono paradossali questi sedicenti cattolici adulterati (e con tendenze a lodare gli adulterini).
Sposano e accettano visioi quasi “romantiche” del tradimento e delle “relazioni irregolari”, a tal punto da non distrarsi minimamente dl difendere strenuamente, con argomenti che a definirli “pietosi” è un complimento alla “Ratio” umana, pur la più infima!
Non si distraggono minimamente, e nella foga di difender l’errante (cosa buona) arrivano al paradosso di difendere l’errore (pessimo, anatema!).
E giocano pure in squadra… (una “squadra” molto “compassata”…)
Non ho cominciato io!
Vedi che hai cominciato tu, sbagliando anche: la solidarieta la dovevi esprimere alla “compagna” attaccata…(al tram…)
E non ti ho nominato, sei tu che ti sei riconosciuto nel “pirla dell’ultima ora”…
😉 🙂
Ciao carissima Elisa,
io e UbiHumilitas non siamo nuovi a queste zuffe su questo pianerottolo.
Il film l’ho visto, hai ragione, è fatto bene.
Riguardo al tuo appello, io posso darti qualche dritta giuridica: fai una ricerca sul Codice Penale dell’epoca, ovvero il Codice firmato dal giurista Alfredo Rocco, all’interno del quale l’aborto era considerato un delitto contro l’integrità e la sanità della stirpe: in particolare sugli artt. 545-546 del vecchio Codice dell’epoca fascista, ma già la denominazione data a questi articoli ti può dare un’idea della problematica e del dramma dell’aborto in quel periodo.
Potresti poi fare uno studio sulle politiche di natalità dell’epoca fascista che, ovviamente avevano un contatto diretto con le politiche di contrasto alle pratiche di aborto.
Spero di esserti stato un po’ di aiuto.
Ciao!!!
F.
Ohhhh!!!!Iniziamo a capirci….grazie gentilissimo Fabricianus, per quanto riguarda il Codice e gli articoli dell’epoca già li conoscevo, ma seguirò il tuo prezioso consiglio per quanto riguarda il secondo punto sulle politiche di natalità! Grazie! Ma ora, scusa se mi permetto, ma visto l’argomento qui c’è qualcuno che la dovrebbe sapere lunga….giusto signor Ubi? Non mi mandi a quel paese, la prego!
A proposito di natalità, ma la sapete leggere una banale carta demografica…
http://it.wikipedia.org/wiki/Demografia_d%27Italia
Andare alla tabella “Singole età” e leggere bene….
Per la prima volta nella storia in Italia gli uomini da o a 34 anni sono in minor numero delle femmine.
e lo sono ancre presi per fascia anno per anno…
ciò vuol dire che legato al basso indice di natalità, forse tra 50 anni gli italiani sono quasi dimezzati
(mentre i cattolici se non saranno estinti lo sarà solo per grazia di Dio, la promessa del “piccolo gregge”…)
Niente, non vuole proprio rispondermi, mi ignora addirittura, eppure son certa che sarebbe fonte di grande saggezza!!
@UbiHumilitas
Ah, ok.
A Elis@
Sulle politiche di natalità in epoca fascista tieni presente: L. 10 dicembre 1925 n. 2277, R. decreto 6 novembre 1926 n. 1848 e 23 giugno 1927 n. 1070: essendo normativa dedicata alla protezione della maternità e dell’infanzia e alla repressione dei reati contro la maternità e l’infanzia in epoca fascista, potresti trovare riferimenti al tuo argomento di studio.
Ciao.
Elis@ la “versione in cartaceo” sarebbe quello che un tempo veniva chiamato “libro”?
Gentile Elis@ non ero ancora nato in epoca fascista (e lo sarò moooolto dopo), quindi non so.
Le faccio io invece una domanda: ma cosa avrà voluto dire Papa Francesco quando se la prendeva con certi che parlano un linguaggio edulcorato e si adeguano al politicamente corretto, cedendo all’ideologia dominante ed alle lusinghe che vengono da quel mondo?
Non mi ignori, la prego!
Su 138 post quasi 50 sono miei.
Come in ogni cosa che faccio -scusate l’immodestia- ci metto tutta la mia grinta e la mia passione.
(Peccato per quel paio che ci mette solo “l’insipienza”, ma come si dice: ogni botte può dare solo il vino che ha) (è aceto…)…
Per Elis@.
Posso dirti che mia madre alla fine della guerra aveva 16 anni, perciò durante il periodo fascista era adolescente per cui “assorbiva” tutto quanto le accadeva attorno. Raccontava di una zia, e ben due cigine morte di setticemia a seguito di una interruzione di gravidanza per mano di una “praticona”, la stessa che faceva abortire tutte le donne del rione Trastevere la maggior parte delle quali restava sotto il ferro.
E si, perché lo strumento principe era un ferro da calza, o un comune uncinetto posto all’interno della cavità uterina con una abile manovra alla cui estremità veniva fissato un sostanzioso mazzo di prezzemolo. Questa erba, dal forte potere abortivo, veniva spesso associata a lavande interne, purghe, sale inglese [non ho mai capito cosa fosse], miele, olio, anche catrame, piombo, succo di menta, semi di cavolo, segale cornuta che procura contrazioni atroci[il comune “mettergin”usato a tutt’oggi dalle puerpere per ripulire l’utero dopo il parto], semi di trifoglio e persino urina animale…
Questa erbaccia macerava fino ad uccidere il feto, che veniva espulso attraverso manovre degne di un macellaio.Alla fine, il più delle volte, se ne andava agli alberi pizzuti anche la madre…
I miei non ne vollero mai sapere: aborrivano l’aborto.
cugine..scusa il refuso
Caro Ubi, non volevo assolutamente supporre che lei fosse nato in epoca fascista, portavo avanti la burla tra lei e Fabricianus il quale l’aveva simpaticamente chiamato fascista! Lei non mi conosce, ma se mi conoscesse saprebbe che sono molto vicina alle sue posizioni, e oggi come altre volte, leggendo, ho condiviso e condivido quanto lei sostiene con tanta passione (e quando interviene, anche quanto sostiene federico benedetti) ma questo non credo le interessi…comunque, non so cosa abbia voluto dire Papa Francesco, ma credo che forse a volte ad essere “moderati”, a cercar di non offendere nessuno, ad essere eccessivamente calmi si rischia di cadere nel “neutro”, spesso nel relativismo. Essere cattolici richiede grande coraggio, non c’entra nulla con la neutralità nè ovviamente con il relativismo. Ma credo che essere cattolici non significa utilizzare epiteti volgari, bisogna essere equilibrati nel linguaggio, di questo sono convinta. E lei, cosa crede volesse dire Papa Francesco?
Per mattlar:
Eh sì, la versione in cartaceo è il caro libro! Bada bene che io amo i libri, specie su carta, anzi, unicamente su carta!
Elis@, credo volesse dire quello che lei ha ben sintetizzato. Credo anche però che volesse dire che quando è il caso ci vuole il linguaggio forte, della ribellione.
Gli epiteti volgari ci fanno uscire da noi stessi e ci proiettano nella realtà che -è triste dirlo- è anche violenza e volgarità.
Lei è giovane credo, io un poco meno di lei e la vita l’ho vissuta e la vivo troppo a contatto con la gente purtroppo; ne ho viste troppe e troppe ne vedo ancora. Non vivo in un mondo “sterilizzato” e selezionato, ma nella realtà -triste- della gente. Mi piacerebbe vivere in un mondo ovattato e selezionato ma non posso…
“aborto era considerato un delitto contro l’integrità e la sanità della stirpe” è l’impressione che avuto leggendo alcuni siti di estrema destra, la lotta contro l’aborto più che alla difesa della vita è legata a quella della razza.
Sono giovane ma non vivo in un mondo sterilizzato neanche io. Ho scelto una professione che mi porta e mi porterà a stare a contatto con la gente, in modo particolare con tutti coloro che si trovano etichettati e belli confezionati dentro ad una categoria: tossicodipendenti, minori con famiglie disagiate, malati psichiatrici, immigrati, carcerati. ma quanto ringrazio Dio che ha messo in me il seme di questa passione…..
Ah, dimenticavo di dirti, cara elisa@ che, proprio durante il periodo fascista…sempre per aver sentito dire dalle sorelle di mia madre, alcune ditte farmaceutiche formularono una pillola gelatinosa a base di “prezzemolo” trattato con etere ecc.., da ingerire. Una vera e propria “pillola del giorno dopo” venduta alla grande, molto usata e di grande efficacia. Ma ahimé, costosissima, potevano usarla solo le signore ricche, mogli e amanti dei gerarchi…ovviamente. Non accessibile alle tasche delle povere disgraziate … le donne del popolo avevano tre possibilita:
a) partorire una volta si e l’altra pure -12, 15, 18 e anche venti figli
[ seguendo la politica di regime: la 50 lire in regalo, e pure il pacco natalizio]
b) andare dalla praticona col rischio di rimetterci la vita o causare mutilazioni irreversibili
c) castrare il marito incauto….
senz’ altro, avrei optato per quest’ultima…
La lettera c forse sarebbe stato il rimedio migliore! Grazie mille Clodine, informazioni molto interessanti. Posso citarti nella tesi? 😀
Esattamente!!!
Scherzo, ovviamente, sono una sostenitrice della famiglia numerosa…sto leggendo un libretto delizioso scritto dai tredici figli di Settimio e Licia Manelli, dedicato appunto ai loro genitori, nel quale raccontano la loro vita e il rapporto di Settimio con Padre Pio. Qui trovate qualcosa, se vi interessa! http://www.settimioelicia.com/
Elis@ non volevo dire o insinuareche lei vive in un mondo ovattato e sterilizzato.
Il mio era un modo per dire che sono un uomo vissuto, che si è fatto il suo bello “anno di militare a Orvieto” e solo Dio sa quanti me ne sto facendo ancora qui a Firenze…
Cmq io lavoro con una categoria di quelle da lei citate, che purtroppo al suo interno contempla spesso se non sempre anche tutte le altre…
Piacere della conoscenza virtuale e le auguro: “in bocca al lupo!”.
Sono assolutamente in sintonia con Ubi, “troppe ne ho viste e troppe ne vedo ancora! , Di amore “romantico ” e passionale alla Tristano ed Isotta , con il suo strascico di “colpi di scena” nella mia vita ne ho avuto fino alla nausea.. e fino alla alla conversione
Sì perchè la mentalità di fanciulla con cui credevo alle belle parole dell'”amore romantico” ha lasciato , con la maturità, il posto al rimorso per tanti atti da me commessi contro la morale cristiana e anche contro DIO … Il pentimento e il disgusto verso questi atti, mi fa ora pensare , come Sant’Agostino, che ho sprecato la mia giovinezza in amori effimeri che solo hanno recato dolore ad altre persone . .
“tardi ti amai, bellezza così antica e così nuova” Dice Sant’Agostino al SignoreGesù nelle Confessioni, e così potrei dire anch’io , con rammarico, tardi ti amai…. Sì tardi, forse, nella vita, ma alla fine, ti amai , ed amando te, Cristo Gesù, non posso più amare il peccato, la trasgressione, la promiscuità sessuale….
Ma pur con ritardo , chi si converte capisce che gli amori effimeri e fugaci e
tristemente “trasgressivi” non portano alla gioia ma solo all’infelicità e alla dannazione, dell’anima e del corpo.
Ubi, né umile né sapiente, rilancio: “che obbrobrio” lei! Che cattolico di cacca (quando ci vuole, è un peccato non dirlo)!
È proprio lei a non capire “una mazza”. Lei che sembra vivere sulla luna e sembra un extraterrestre.
Altro che “cattolici adulterati”!
Cerchi di entrare in contatto con il mondo per capire la realtà vera, non quella di fantasia e utopistica. Altrimenti la sua cristianità è del tutto fasulla, fatta solo di parole vuote.
Come quella di tante altre persone. Parole memorizzate senza filtro di riflessione propria e senza osservarsi intorno.
Per quanto mi riguarda, caro signore, io non “difendo” manco per niente le relazioni irregolari, mai detta una cosa simile.
Ho detto invece ben altra cosa: che nella vita possono accadere fatti più grandi di noi, impensabili fino a ieri, che colgono alla sprovvista, e di fronte ai quali si resta perfino sconcertati. E ci chiamano ad una scelta che può costare molto. Un sacrificio vero e proprio.
Le “visioni romantiche” dell’ amore ottocentesco le lascio volentieri fra gli spropositi della sua mente e di quella di discepolo.
Lei conosce il significato profondo delle parole “colpevole” e “colpa”? Non direi. Vada a cercarlo ma non sui soliti libri agiografici.
Qualunque scelta si faccia, il solo che può giudicare è il Signore, non i cattolici come lei, discepolo e altri, pronti a puntare l’indice accusatore contro chi ha una fede diversa e più consapevole della vostra.
Io non mi permetto di criticare, prendendo a pretesto la religione, chi si comporta diversamente da me.
Comunque,
Comunque, se lei fraintende, due sono le cose: o non riesce a capire, per limiti suoi, o da cattolico bigotto qual è interpreta le parole del Vangelo in modo deviato. E allora mi permetto di dirle che ha ancora tanta strada da fare per approdare all’essenza del cristianesimo.
E perché ciò accada deve– volere o non volere–“sporcarsi” nella melma del mondo.
Troppo facile predicare, ed è presuntuoso da parte sua credere di essere immune da quelli che lei definisce impropriamente “peccati”.
Le manca l’esperienza di vita, che fa crescere nella fede autentica giorno per giorno attraverso le vicissitudini proprie e altrui. Anche quelle altrui, certo, ma per uno come lei meglio sarebbero quelle personali. Perché lei, mi pare di capire, ha bisogno di toccare con mano.
Allora–ne sono certa–scuserebbe se stesso e gli altri, e capirebbe che i cattolici “normali” sono esseri umani come tutti gli altri, con pregi e difetti comuni a tutti, soprattutto chiamati a fare i conti con la propria coscienza come tutti.
Non si senta al sicuro nella sua fede di ferro che lei ritiene incontaminabile perché appresa, ma non corroborata, a quanto pare, dai fatti della vita.
Non vada a sputare sentenze senza provare ad entrare nella mente e nelle circostanze di vita degli altri suoi fratelli.
E non sia insolente e volgare. La volgarità non è contemplata dal cattolicesimo, anche se non è un peccato.
È solo una questione di educazione. Che forse a lei manca.
L’ “amore romantico” ! Che balordaggine!!
Ma a che cosa è dovuta tanta stupidità ? Dove vivete, in quale secolo ?
Amor et melle et felle est fecundissimus.
“L’amore è fecondo di molto miele e di molto fiele”
Plauto
Discepolo. Ubi, for for for eveerrr !!!
Le assicuro, cara lei, che proprio perché ultra corroborata dalla vita le rispondo con le parole della Fallaci, tratte da “lettera ad un bambino mai nato” di cui dovrebbe fare gran tesoro:
“Tra un uomo e una donna ciò che chiamano amore è una stagione. E se al suo sbocciare questa stagione è una festa di verde, al suo appassire è solo un mucchio di foglie marce”.
Amen!
Qualcuno, non ricordo chi, fece memento circa un eventuale, probabile innamoramento tra un prete e una donzella…..uuuhhhuu……ooohhhhh…niente di più scontato.
Dio ce ne scampi e liberi dal prete piacione, gigione, con l’occhio da pesce marcio. Disonesti come pochi, quelli sono una calamità, mine vaganti dal quale fuggire e gambe levate !!!
Ne ho raccolte di confidenze e pianti, a causa di siffatti preti disonesti!
io… gli taglierei il pisello…parola di Clodine!
Barbariccia è presente anche qui in questo blog…
Quanto scrivo poteva benissimo essere postato in relazione al precedente argomento (“La teologia dell’Amore” di Benedetto e Francesco), ma preferisco postarlo quì, visto anche il basso profilo che sta prendendo la discussione (tranne alcune piacevoli eccezioni).
Per me, il punto di partenza di ogni discorso sull’Amore è la chiusura della terza Cantica della Commedia di Dante.
L’escursione cosmica in cui Dante nella sua “Divina Commedia” vuole coinvolgere il lettore finisce davanti alla luce perenne che è Dio stesso, davanti a quella luce che al contempo è “l’amor che move il sole e l’altre stelle” (Par. XXXIII, v. 145).
Luce e amore sono una sola cosa. Sono la primordiale potenza creatrice che muove l’universo. Questo è un punto fermo che supera, anzi distrugge, ogni banale considerazione su cosa sia l’Amore. Invece oggi, la parola “amore” è così sciupata, così abusata che quasi non se ne riconosce il significato essenziale.
Se queste parole del Paradiso di Dante lasciano trasparire il pensiero di Aristotele, che vedeva nell’eros la potenza che muove il mondo, Dante però va oltre e scorge una cosa totalmente nuova ed inimmaginabile per il filosofo di Stagira.
Non soltanto che la luce eterna si presenta in tre cerchi ai quali egli si rivolge con quei versi che rappresentano un apice della letteratura e della poesia di ogni tempo: “O luce etterna che sola in te sidi, / sola t’intendi, e da te intelletta / e intendente te ami e arridi!” (Par., XXXIII).
In realtà, ancora più sconvolgente di questa rivelazione di Dio come cerchio trinitario di conoscenza e amore è la percezione di un volto umano – il volto di Gesù Cristo – che a Dante appare nel cerchio centrale della Luce.
Dio, Luce infinita il cui mistero incommensurabile il filosofo greco aveva intuito, questo Dio ha un volto umano e un cuore umano.
In questa visione di Dante si mostra, da una parte, la continuità tra la fede cristiana in Dio e la ricerca sviluppata dalla ragione e dal mondo delle religioni del passato.
Al contempo, però, appare anche la novità che supera ogni ricerca umana – la novità che solo Dio stesso poteva rivelarci: la novità di un amore che ha spinto Dio ad assumere un volto umano, anzi ad assumere carne e sangue.
Ma l’eros di Dio non è soltanto una forza cosmica primordiale.
È amore che ha creato l’uomo e si china verso di lui, come si è chinato il Buon Samaritano verso l’uomo ferito, giacente al margine della strada.
La parola “amore” – lo ripeto a vantaggio di tutti coloro che anche nel blog ne sviliscono l’importanza ed il senso – oggi è sciupata, e così consumata che quasi si fatica a riconoscerne la grandezza morale e meta-fisica.
Eppure è una parola primordiale, espressione della realtà primordiale; noi non possiamo abbandonarla, ma dobbiamo riprenderla, purificarla e riportarla al suo splendore originario, perché possa illuminare la nostra vita.
Io penso sia necessario almeno tentare di esprimere per la nostra esistenza qualcosa di quello che Dante nella sua visione ha ricapitolato in modo sublime.
Il vero senso dell’Amore consegue alla centralità della fede in Dio – in quel Dio che ha assunto un volto umano e un cuore umano: abbiamo bisogno del Dio vivente, che ci ha amati fino alla morte.
La fede non è una teoria che si può far propria o anche accantonare. È una cosa molto concreta: è il criterio che decide del nostro stile di vita.
Così, i temi “Dio”, “Cristo” e “Amore” vanno visti e vissuti insieme come guida centrale della fede cristiana.
E la Fede – come suggerisce Dante – ha un volto umano, di cui fa parte l’eros – il “sì” dell’uomo alla sua corporeità creata da Dio, un “sì” che nel matrimonio indissolubile tra uomo e donna trova la sua forma incarnata della creazione.
E lì avviene anche che l’eros si trasforma in agape – che l’amore per l’altro non cerca più se stesso, ma diventa preoccupazione per l’altro, disposizione al sacrificio per lui e apertura anche al dono di una nuova vita umana. L’agape cristiana, l’amore per il prossimo nella sequela di Cristo non è qualcosa di estraneo, posto accanto o addirittura contro l’eros; anzi, nel sacrificio che Cristo ha fatto di sé per l’uomo ha trovato una nuova dimensione, quella perfetta e definitiva.
Quindi, l’essenza dell’amore va compresa alla luce della testimonianza biblica. Partendo dall’immagine cristiana di Dio, è impossibile non credere che l’uomo non sia creato per amare e come questo amore, che inizialmente appare soprattutto come eros tra uomo e donna, deve poi spiritualmente trasformarsi in agape, in dono di sé all’altro – e ciò proprio per rispondere alla vera natura dell’eros.
Quanto più consapevolmente e chiaramente lo portiamo come dono, tanto più efficacemente il nostro amore cambierà il mondo e risveglierà la speranza – una speranza che va al di là della morte e solo così è vera speranza per l’uomo.
Saluti a tutti e perdonate la lunghezza.
Luigi
Tanto impegno, tanto sapere, per vedere il blog trasformato in ” lettere alla Adalgisa” non deve essere piacevole.
Tutta la mia solidarietà.
A proposito, oggi quasi tutti parlano dell’ufficializzazione del fatto che ci sia una lobby gay in Vaticano.
(i gay ci son sempre stati e sempre ci saranno, e il fatto che siano “lobby” che fa spaventare…)
eh…ho provato a dire ciò che i miei occhi hanno visto un paio di settimane fa, ma che ne vedono di cotte e di crude da che lavoro nelle vicinanze di P.San Pietro, con una grande finestra a ridosso del Vaticano, in bellavista! ..Eppure, mi si chiedeva il “particolare”, la descrizione delle “pose” eventuali! Come se non fosse cosa nota: che ipocrisia. Non credo ci fosse bisogno di entrare nel particolare, certe cose son talmente evidenti! Eppure, mi pentii di averlo detto ed essere accusata, in seguito, di essere stata incauta e anche maldicente! Parlbeau!
Spero che Papa Francesco faccia qualcosa per ripulire la curia romana da un tale degrado!
Di Nico ce n’è una sola.
Sola ora leggo la comedìa che si è sviluppata dalla scritta stradale. Debbo una risposta a Luigi Franti: le parole erano disposte come le ho riportate, lo scrivente credo volesse gli “a capo” per dare risalto a quello che scriveva.
Quanto all’esegesi per una volta triviale – sempre il Franti – vado a precisare che quella scalinata conduce in effetti a un trivio dove si intrecciano via dei Quattro Cantoni, via Cavour e via di Santa Maria Maggiore (che è quella dove abito io). Avrò subito un condizionamento ambientale.
Grazie, Luigi. Allora si deve riconoscere che l’autore dei versi (ché tali sono, a questo punto) si è impegnato. Aveva pronto un settenario sdrucciolo, agile e disinvolto, “Non penso a cosa pensano” che sarebbe stato sin troppo facile continuare in un’arietta alla Metastasio:
“Non penso a cosa pensano,
o cuore del mio cuore
né a quello che dicono,
fiore del mio amore”.
Invece ha creato una sospensione drammatica: “Non penso a” (come ad aprire al movimento del pensiero lo spazio di una indeterminatezza in cui leopardianamente smarrirsi), su cui il secondo verso, così scorciato “cosa pensano” acquista un di più di forza interrogativa.
Segue “né quel che dicono”, dove si noterà la variatio rispetto al “penso a” sottolineato del primo verso: non penso quel che dicono, cioè non lo “peso”, (giusta l’etimologia di pensare), non lo investo con la forza del mio pensiero, perché per me non esiste.
Poi viene il bellissimo versicolo che già mi aveva attratto: una parola sola (Ungaretti?), “scavata nel silenzio”: questo enigmatico “l’altri” che non si capisce donde gli venga. Una contaminazione col romanesco (dove però, se non mi sbaglio, si direbbe “l’artri”)? Mi piace però pensare che, quale che sia la via, il poeta sia però giunto ad una felicissima forma indistinta, un neutro che annulla anche quel poco di individualità che “gli altri” conservano. Non più tanti singoli pensanti/parlanti, ma un aliud. Altri (un po’ come l’uso dantesco di “altrui”).
A questo punto il verso finale “ma penso solo a te” si staglia con una nettezza e una profondità che ne riscattano l’apparente banalità. Davvero, se non temessimo di esagerare nel scomodare i grandi, potremmo evocare persino l’Equipe 84: “Io ho in mente te”.
“Partendo dall’immagine cristiana di Dio, è impossibile non credere che l’uomo non sia creato per amare e come questo amore, che inizialmente appare soprattutto come eros tra uomo e donna, deve poi spiritualmente trasformarsi in agape, in dono di sé all’altro – e ciò proprio per rispondere alla vera natura dell’eros.”(Luca73)
Parole di buon senso, queste. Eppure, c’è nel discorso una considerazione che rientra nei luoghi comuni che possono essere sfatati.
Proprio sicuro che l’amore tra un uomo e una donna abbia come inizio la forma dell’eros?
Io ritengo, al contrario, che il sentimento profondo che può nascere fra un uomo e una donna li unisca “spiritualmente” per affinità elettive, e che pian piano li porti con naturalezza al desiderio dell’unione completa, fisica, che comporta l’eros nella forma più alta. Che, in tal caso, esclude del tutto la volgarità a cui molti si richiamano quando parlano di erotismo.
E questo è per me quell’ “amore vero” di cui parlavo prima, non capito o irriso da molti anche in questo blog.
E questo è, altresì, quell’amore che può nascere “tra un prete (non “piacione, gigione e con l’occhio da pesce marcio”) e una donzella” di cui ha parlato con irrisione una certa signora, non mi ricordo quale.
Non c’è niente di scontato in tutto questo, tutt’altro, qualunque cosa possano pensare certi cattolici bigotti.
Sono tanti i preti sposati, e sono persone buone e oneste che vengono gravate, dai bigotti, di colpe che non hanno.
Ad ogni modo l’amore di cui io parlo, e che–ripeto–può determinarsi anche al di fuori di un matrimonio, è tutto il contrario di quello che può accendere i giovanissimi ed anche i meno giovani che “giocano” con l’amore-eros-epidermico. Lo prendono per “amore vero” e poi si sposano, o vengono costretti dai genitori a farlo, magari perché c’è un figlio in arrivo, e l’ “onore”, comunque, va salvato agli occhi della gente.
E dopo qualche tempo chiudono la baracca e si separano perché nella vita coniugale hanno scoperto che l’eros non basta a tenere viva una unione e che il matrimonio era proprio la strada sbagliata. Ennesimo matrimonio costruito sulla sabbia e poi franato.
Senza parlare di quegli uomini maturi che si invaghiscono con facilità della bellezza fresca di una donna ben più giovane, magari neanche tanto bella, ne vengono attratti e non vedono l’ora di unirsi a lei, costi quel che costi. Amore vero, anche in questo caso? Provate a rispondermi di sì.
Dunque, esistono molte variabili dell’ “amore”; e per definire l’amore non c’è bisogno di appellarsi ai poeti e ai letterati, che, anche loro, avevano le loro personali idee sull’amore.
A parte l’Amore divino, di cui quello umano è un pallido riflesso.
Basta riflettere, se si vuole e se si riesce ( ma molti non lo fanno), sugli insegnamenti della vita.
Ognuno si trova l’occupazione o passatempo che meglio gli aggrada.
Ogg alcuni/ scelgono “l’opinionismo da blog” (metedo democratico per definire le “insulsaggini logorroiche da nullafacenza”.
La bellezza del mondo è che è vario (la bruttezza è che certe varieta mi/vi stanno sulle palle…)
Chi promette in buona fede amore eterno e chi ci crede sono ugualmente ingannati: l’uno dal suo buon cuore, l’altro dalla sua vanità.
http://youtu.be/UTeY3dktezg
E questo è, altresì, quell’amore che può nascere “tra un prete (non “piacione, gigione e con l’occhio da pesce marcio”) e una donzella” di cui ha parlato con irrisione una certa signora, non mi ricordo quale.
Irrisione? Che irrisione!? Forse, anzi, certamente pena, pena indicibile perché certe storie, la maggior parte, lasciano in bocca l’amaro e un pugno di cenere!
“la bruttezza è che certe varieta mi/vi stanno sulle palle…)”
E allora non legga, più semplice di così !!
Mi piace leggere, poichè dopo “adoro sentenziare” che quanto ho letto sono “emerite fregnacce”…
Qui abbiamo specialiste/i del settore…
Sopvassediamo, cavo Ubi..del vesto, lo stolto…non vede lo stesso albevo che vede il saggio…e poi , pavla in modo sensato a uno stolto e ti chiamevà stupido…pevciò…non conviene…
; ))
Che pessimismo Clodine!
Innamorati di tutto il mondo unitevi per confutarla!
🙂
; )))))
…Magari potessi essere smentita, magari potessi trovare un riscontro contrario, ne sarei sommamente felice.
Dico grazie a Marilisa che si è soffermata su quanto ho scritto.
Però, cara amica, non sono affato d’accordo con te. E penso tu non abbia inteso quello che volevo dire.
Quando dici:
“E questo è per me quell’ “amore vero” di cui parlavo prima, non capito o irriso da molti anche in questo blog.
E questo è, altresì, quell’amore che può nascere “tra un prete (non “piacione, gigione e con l’occhio da pesce marcio”) e una donzella” di cui ha parlato con irrisione una certa signora, non mi ricordo quale.
Non c’è niente di scontato in tutto questo, tutt’altro, qualunque cosa possano pensare certi cattolici bigotti.
Sono tanti i preti sposati, e sono persone buone e oneste che vengono gravate, dai bigotti, di colpe che non hanno.”
Su questo punto siamo distanti anni luce.
Ogni sacerdote è chiamato ad essere “un altro Cristo” come si diceva una volta. Ogni sacerdote è mediatore fra Dio e gli uomini. L’errore più funesto per un prete è di avere un mediocre concetto della sua dignità e missione, di considerarsi un funzionario, un impiegato a servizio della Chiesa, della parrocchia.
Non è così. Non esiste al mondo altro personaggio più importante e indispensabile del sacerdote di Cristo. Il mondo non ci crede, ma la fede ci dice che è così.
Il prete dev’essere un uomo innamorato di Gesù Cristo (no di donne, altrimenti deve fare una scelta diversa, pienamente legittima, ma diversa!), innamorato di Cristo per dare al mondo l’immagine dell’unico Salvatore dell’uomo. C’è una assoluta differenza fra l’amore sponsale per una donna e l’amore per Gesù Cristo. Ognuno è chiamato alla sua scelta, ma di compromessi e sfumature non c’è spazio!
Solo quando Gesù è l’unico amore della vita del Sacerdote, allora egli riesce ad amare il prossimo, anche quelli che non gli vogliono bene; a comunicare in modo efficace la Parola di Dio e portare frutti di vita eterna.
Non basta che il prete predichi Gesù Cristo, non basta che Lo studi e Lo preghi, Lo deve amare con passione, metterLo sempre al primo posto nelle proprie scelte esistenziali.
Innamorarsi di Cristo è un dono di Dio che si deve chiedere ma anche prepararsi a riceverlo con una vita trasparente totalmente orientata a Dio, alle realtà spirituali e soprannaturali, distaccandoci a poco a poco da tutti gli affetti e gli ostacoli terreni che impediscono la totale consacrazione a Cristo. Non ci si riesce mai del tutto, è una via di purificazione che dura tutta la vita e che ringiovanisce ogni giorno.
Il prete è efficace nel suo ministero solo se segue il consiglio di Gesù: “Rimanete uniti a me e io rimarrò unito a voi”. Questo vale per tutti, ma soprattutto per quelli che sono chiamati ad essere per la gente “un altro Cristo”.
“emerite fregnacce”…
“Qui abbiamo specialiste/i del settore…”
Infatti lei ne è uno degli esemplari più lampanti. Per di più un “volgare” bigotto.
Mi dia retta: cambi pseudonimo! Stona troppo con lei.
Guardi innominabile, pochi minuti fa un altro commentatore le faceva notare una sua.
Cmq lei dice fregnacce, si informi
(nel senso si informi su se stessa, lo sanno tutti tranne che lei…)
E poi io son contento di esseve bigotto volgave pvosaico e tvoglodita
Il fatto è che sono supeviove alla massa amovfa mediocve in cui lei sguazza, sono al di sopva, tvoppo al di sopva…
Quindi smetta puve i suoi “sensi di infeviovità”.
Nessun senso, no. Lei “è”, semlicemente
Au Vevoiv Madame
Grazie Luca73….ti ringrazio di cuore per le cose che hai detto.
Grazie a te gentilissima Clodine!
Luca73, ho capito benissimo il tuo discorso e lo rispetto pur condividendolo solo parzialmente.
Quando avevo la tua età ( se è quella indicata nel nik) la pensavo esattamente allo stesso modo. Col passare del tempo la vita mi ha donato più esperienza a contatto con gli altri, e ho cambiato molte idee, arrivando a condividere alcune di quelle che non erano state le mie e che altri, più anziani di me, già mi avevano espresso sulla base della loro saggezza dovuta all’esperienza viva. ESPERIENZA VIVA.
Noi non viviamo nel mondo dell’ Utopia.
Il prete, prima che essere ministro del culto e “innamorato” di Gesù Cristo ( e qui, comunque, si potrebbe fare qualche riserva), è una creatura umana. Soggetto, che lo voglia o no, a tutte le variabili naturalmente presenti in un essere umano.
In tutti, compresi i preti, ci sono intelligenza, fantasia, emozioni, istinti, sessualità, aggressività etc…
L’amore appassionato per Gesù Cristo non elimina tutti questi elementi. Chiedilo a loro. I preti, quasi tutti, si esercitano a disciplinarsi, ad un maggior dominio di sé, ma non ne restano esenti.
Normalmente il prete fa di tutto per restare fedele al suo amore-Cristo, ed in esso si sente pienamente realizzato, ma nonostante ciò può capitargli, per un misterioso accadimento ( le imprevedibilità della vita cui ho già accennato ), che si innamori di una donna (dipende dalle circostanze), dato che l’attrazione fra un uomo e una donna rientra nella normalità della esistenza umana a meno di un’anomalia (che può pure esserci).
Anche il prete–ripeto–è un uomo, non un angelo, cioè non un essere del tutto spirituale.
Soggetto quindi alla forza propulsiva della vita in tutte le sue componenti e in tutti i sensi.
Anche per il prete quella famosa frase “ti amerò per sempre” detta al Signore può rivelarsi “inusitatamente”, ad un certo momento della vita, relativa e traballante.
A quel punto c’è una crisi profonda.
Molti preti riescono a superarla e restano comunque fedeli al Cristo. “Eunuchi per il Regno dei cieli”. Altri invece non ci riescono e chiedono la dispensa.
È proprio quel che avviene, con qualche distinguo, in un rapporto di coppia normale, anche in un matrimonio riuscito.
Il punto è: restare fedeli a colui a cui si è detto il primo “sì”(Cristo o il coniuge) oppure cedere al nuovo,non voluto, innamoramento-amore non superficiale? Questa è la vera questione.
Tutto ciò non è che succeda ( e meno male!) in ogni momento, in ogni giorno, in ogni mese di ogni creatura umana; ma può accadere, nessuno può escluderlo.
E ciò non deve essere guardato come anomalo e colpevole. O come un errore. Fa parte della vita nella sua normalità, su questa Terra.
Quanti preti e religiosi, bravi e capaci e “innamorati” del Cristo, sono stati sopraffatti dal profondo sentimento per una donna, e sono stati “costretti” a rinunciare al ministero sacerdotale a causa del celibato obbligatorio nella Chiesa cattolica? Io qualcuno l’ho conosciuto. Persone degnissime.
Solo la Chiesa cattolica lo impone, e solo a partire da qualche secolo fa. Perché prima tale divieto non c’era.
Perché le altre confessioni cristiane non contemplano il celibato dei ministri del culto?
Possibile che abbia ragione solo la Chiesa cattolica?
Di questo passo temo che ci saranno sempre meno preti.
Ed ora spero che qualcuno non mi fraintenda, come spesso succede.
Che ovvove che ovvove!
Non vede che eva meglio che vestava zitta?
Poveretto che pena!
Lei è un bigottone frustrato. Vedo da qui la schiuma di rabbia sulla sua bocca.
Non fa ridere nessuno. Fa solo un po’ schifo.
Mi dia retta: cambi il nickname !
Leggendo bene è puve vecchia…
che ovvove che ovvove!
http://italia.panorama.it/Le-notti-brave-dei-preti-gay
Cara Marilisa,
sul celibato ecclesiastico, mi piace ricordare la verginità perenne di Maria e quella di Gesù, che, pur andando alle feste di nozze e fornendo ad esse il vino, e condannando il divorzio e avendo compassione delle adultere, nelle parabole parlava delle vergini e, a proposito del matrimonio, ricordò che «vi sono alcuni che si sono fatti eunuchi per il Regno dei cieli».
Farsi prete, insomma, è una libera scelta, come anche per monaci e monache celibato e nubilato sono un obbligo.
C’è gente – tra cui non pochi cattolici – che continua a credere che il problema della scarsità di clero sia dovuto soprattutto al celibato che la Chiesa cattolica di rito latino richiede ai futuri sacerdoti.
Non è mia intenzione soffermarmi sulle radici teologiche del celibato.
Molto più semplicemente invito quelli che la pensano così a volgere lo sguardo alle Chiese protestanti e alla Chiesa ortodossa, i cui ministri di culto non sono celibi. Ebbene, anche lì non sembra che le cose vadano meglio, in termini di Fede vissuta, o anche più semplicemente in termini di partecipazione alla Messa domenicale.
E lo stesso discorso potrebbe valere per i preti che sono caduti nel abominio della pedofilia. Tanti, in assoluta mala fede, continuano a mettere insieme pedofili e celibato. Come se la piaga della pedofilia riguardasse solo i celibi, siano essi religiosi o laici. Purtroppo l’infame crimine riguarda gli esseri umani in modo trasversale. Lo sappiamo tutti: tante volte sono stati gli stessi congiunti, all’interno della stessa casa, ad abusare dei bambini. Altre volte l’abuso è avvenuto nelle scuole, nelle palestre o, comunque, in luoghi frequentati dai bambini. In questi casi, quasi sempre, il pedofilo era regolarmente sposato.
No, cara Marilisa, non è il celibato a creare problemi al prete, come non è il vincolo del matrimonio a creare problemi alla coppia.
Celibato e matrimonio sono due differenti vocazioni alle quali solo chi è chiamato può rispondere.
Ambedue necessitano della fedeltà alla parola data, all’impegno preso. La fedeltà costa ma è indispensabile per vivere una vita gioiosa, trasparente e piena di senso.
Quella Fedeltà coerente che sia Papa Benedetto che Papa Francesco hanno invocato per ciascuno di noi, per ogni nostra scelta
Mi ripeto: innamorarsi di Cristo è un dono di Dio che ogni sacerdote deve chiedere, ma anche prepararsi a riceverlo con una vita trasparente totalmente orientata a Dio, alle realtà spirituali e soprannaturali, distaccandosi a poco a poco da tutti gli affetti e gli ostacoli terreni che impediscono la totale consacrazione a Cristo.
Non è facile riuscirsi sempre del tutto: è una via di purificazione che dura tutta la vita. Il prete è efficace nel suo ministero solo se segue il consiglio di Gesù: «Rimanete uniti a me e io rimarrò unito a voi» (Giov. 15, 4).
Condivido tutti gli interventi di Luca, che ringrazio.
Grazie a te Federico.
Ma io scrivo solo ciò che penso.
Luca73, ho letto in ritardo e rispondo in ritardo.
Premesso che anche io “scrivo solo ciò che penso” , e ci mancherebbe altro che non fosse così, ti dico francamente che credo che tu mi abbia frainteso in molti punti.
La questione degli “eunuchi per il Regno dei cieli”, se mi permetti, l’ho già ricordata io, e tale scelta la rispetto, naturalmente, come rispetto ogni scelta.
Ma, caro Luca, mi permetto di farti osservare che i preti non sono altrettanti Gesù Cristo, e non si può pretendere che lo siano.
Gesù infatti non lo ha imposto, il celibato, la Chiesa invece sì. E lo ha fatto con faciloneria e senza alcuna lungimiranza.
Secondo te l'”infedeltà al Cristo”, come tu consideri un eventuale matrimonio dei presbiteri alla luce del sole, è preferibile all’infedeltà nascosta dei preti che vanno a donne quando nessuno li vede?
Sono tanti, sai? E da tali relazioni nascono anche figli, lo sai vero?
Io ho parlato di possibilità di libera scelta, molto più ragionevole di una costrizione al celibato. Del resto, ci sono molti preti che la pensano così.
Ho già detto inoltre che ci sono tanti spretati–degnissime persone– che avrebbero voluto continuare ad essere preti pur essendo sposati. Mica è venuto meno in loro l’amore per il Cristo!
Quella “via di purificazione che dura tutta la vita” è preziosa ma, realisticamente, non è per tutti. La perfezione del Cristo è pressoché irraggiungibile. Questo io credo.
Ed è mia opinione che la rigidità della Chiesa su questo punto aggraverà una situazione già grave. Non mi importa che nelle altre Chiese cristiane ci sia una situazione altrettanto grave, e non mi interessano i motivi.
Mi importa di più che la nostra Chiesa sappia trovare una soluzione al problema.
Tu non hai capito, o non hai voluto farlo, il mio discorso anche a proposito del matrimonio fra laici.
E siccome non voglio ripetermi, perché ne ho fin sopra ai capelli dei fraintendimenti in questo luogo, ti invito a rileggere parola per parola, se vuoi, quello che ho scritto. Ma fallo senza preconcetti, altrimenti parti con il piede sbagliato.
Per quanto riguarda l’ ABOMINIO della pedofilia, mio caro Luca73, io so bene che questa “piaga” non riguarda solo i preti, ma è indubbio che coinvolge soprattutto loro, da tempi lontani. Quando le gerarchie sapevano e nascondevano.
SOPRATTUTTO LORO!! Che dovrebbero conoscere meglio di chiunque altro le parole di Gesù al riguardo, e che invece sembrano ignorarle del tutto mentre indegnamente le predicano dal pulpito. Non le osservano pur considerando la gravità di tale colpa.
Ci sarà un motivo ben preciso per tutto questo, o no? Non può trattarsi di un semplice caso.
Ti sfugge l’ evidenza più evidente.
Dire 194 è dire di aborto.